Separazione di un miscuglio

Materie:Appunti
Categoria:Chimica
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Testo

Ghizzoni Matteo , Giroldi Stefano , Leoni Chiara , Namio Fabio Pedrini Guido , Pergetti Francesca
SCOPO : individuare da quante componenti è formato un miscuglio, mediante diverse tecniche di separazione.

MATERIALI : un becher
una beuta
una carta da filtro a forma circolare
un specillo
un fornello a becco BUNSEN
un treppiedi con reticella d’amianto
una capsula
un imbuto

SCHEMA

PROCEDIMENTO :
All’inizio dell’ esperienza abbiamo trovato pronto un miscuglio all’interno del beker che necessitava solo di essere mescolato con lo specillo di vetro.
A prima vista il miscuglio sembra formato da una sostanza liquida e da due diversi corpi solidi.
Abbiamo piegato il filtro circolare in 4 parti uguali in modo da poterlo appoggiare e farlo coincidere con le pareti dell’imbuto. Successivamente abbiamo bagnato il filtro con lo stesso solvente dell ‘miscuglio in modo da farlo aderire meglio.
Nel frattempo nel liquido era avvenuto Il processo di decantazione (più precisamente il processo di sedimentazione) durante il quale il solido ,con densità superiore al
liquido ,si è depositato sul fondo, mentre il solido ,di densità inferiore, galleggiava in superficie .
Abbiamo poi travasato parte del miscuglio all’ interno dell’imbuto ,ponendo attenzione a non versarvi dentro anche il solido depositato sul fondo
Passato il tempo morto (cioè il momento di attesa), abbiamo prelevato con le pinzette la componente solida depositatasi sul filtro e l’abbiamo posta sul vetro di orologio .
Abbiamo versato parte del filtrato liquido all’ interno della capsula in porcellana (resistente ad elevate temperature)per verificare se il liquido conteneva altre sostanze non visibili in apparenza.
Abbiamo posto la capsula sulla superficie d’amianto del treppiede e abbiamo acceso il fornello a becco bunsen nel seguente modo:
il tecnico di laboratorio ha aperto il rubinetto principale del gas e noi abbiamo fatto altrettanto con i rubinetti dei nostri fornelli.
Abbiamo poi regolato il flusso del gas variando l’altezza della fiamma ,mediante una vite posta alla base del becco bunsen.
Con un’altra vite abbiamo regolato l’afflusso dell’ossigeno
in modo da conferire alla fiamma un colore blu (la fiamma gialla infatti consuma una bassa quantità d’ossigeno ) .
Il liquido all’interno della capsula è stato riscaldato, portato ad ebollizione fino alla sua evaporazione totale.
Notiamo che al posto dell’acqua rimangono attaccati alla superficie della capsula dei cristalli bianchi.
Mediante tali procedimenti siamo riusciti a separare quattro sostanze: tre solide e una liquida .

OSSERVAZIONI:
Prima abbiamo potuto distinguere i 3 elementi grazie alle proprietà
caratteristiche che li distinguono :le loro dimensioni i loro colori e la loro diversa granulosità. Se il miscuglio fosse stato composto da più sostanze liquide riusciremmo a distinguerle utilizzando i loro diversi punti di ebollizione.
Le sostanze solide possono essere distinte a seconda della diversa solubilità
In un liquido mediante la tecnica della cristallizzazione frazionata.
A prima vista avevamo distinto solo tre elementi , ma dopo aver effettuato la distillazione del solvente abbiamo osservato che gli elementi erano quattro ,
tre solidi e uno liquido .
CONCLUSIONI:
Possiamo concludere che il solvente era acqua (l’acqua è considerata il solvente per eccellenza perché scioglie quasi tutte le sostanze)
al cui interno era disciolta una percentuale di sale.
Le altre due sostanze per le loro caratteristiche possono essere identificate come sabbia (il solido depositato sul fondo) e come granuli di pomice (il solido che galleggiava).
Per separare tutti gli elementi abbiamo dovuto effettuare numerosi processi di divisione: prima la decantazione (sedimentazione), per individuare il numero dei corpi solidi, presenti nel miscuglio ,poi il processo di filtrazione per separare l’acqua, infine il processo di distillazione per scoprire se nell’acqua erano disciolti altri elementi.
Non siamo certi che nell’acqua fosse disciolto un solo sale o più sali, se avessimo desiderato saperlo avremmo dovuto utilizzare la diversa solubilità nello stesso volume di solvente (cristallizzazione frazionata).

Esempio