Cappella degli Scrovergni

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Testo

CAPPELLA DEGLI SCROVERGNI
Gli affreschi della cappella narrano episodi della vita di Gesù a partire dagli eventi che la precedono, riguardanti Gioacchino e Anna (genitori di Maria) e la Madonna stessa, nel registro più alto per giungere fino alla Pentecoste nel registro più basso:si tratta di una decorazione per scene sovrapposte. La parete di destra e all’alto è coperta dal Giudizio Universale e in 6 affreschi Giotto e i suoi aiuti si soffermano sulle storie di Gioacchino, padre di Maria. Sulla parete di sinistra si snodano le Storie della Madonna. Sopra l’arco trionfale di fronte all’ingresso si trova la scena dell’Annunciazione scomposta nei suoi 3 personaggi: sopra l’arco della porta una tavola inserita nella parete raffigura l’Eterno, sotto a sinistra l’angelo annunciante a destra Maria. Nella parte mediana delle pareti in 24 scene si svolgono le storie di Cristo. Sotto l’arco trionfale si trovano i due finti coretti. Nella parte bassa delle pareti scorre una decorazione che incornicia figure allegoriche delle sette Virtù dei sette Vizi. Nella volta a botte è dipinto un cielo stellato con medaglioni raffiguranti Cristo e la Vergine entrambi circondati dai profeti.
USO DEL COLORE
Giotto accentua le gradazioni del colore, rende i contorni meno duri e incisi, li attenua giungendo a risultati di un morbido pittoricismo. I paesaggi diventano sempre più parte integrante della composizione. I tenui chiaroscuri, i trapassi sensibili di luminosità creano la possente volumetria dei corpi che isola i gruppi in forme compatte e salde. Come nel Compianto sul Cristo morto Giotto tralascia la gamma tradizionale, i verdi risultano più profondi i gialli chiarissimi contrastano con i rosa e sono bagnati da un luce blanda e uniforme
LA PITTURA
Nelle grandi scene corali Giotto mette a punto nuove definizioni degli affetti e dei sentimenti, ma la connotazione psicologica dei personaggi si fa più ricca e articolata. Dal punto di vista del complessivo rapporto pittura-architettura, l’invenzione più stupefacente viene offerta dall’illusione dei due finti coretti. Con la sua profondità straordinaria si inseriscono in un vero programma di simulazione architettonica dell’impianto generale della cappella, come accade per il finto zoccolo marmoreo e per i quattro pilastri dipinti agli angoli dell’ambiente.
AFFRESCHI DEL BUON GOVERNO
Il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti rappresenta le allegorie del Buon Governo e del Cattivo Governo e i loro effetti nella città e nella campagna. Nell’Allegoria del Buon Governo la Giustizia e il Buon Governo siedono in trono e su uno scranno affiancati dalle Virtù (carità, fede, speranza) sovrastano i 24 magistrati della Repubblica. La Tirannia domina la composizione dell’Allegoria del Cattivo Governo. La composizione delle due scene è simmetrica: come se ai cittadini veniva offerta la scelta tra il Bene e il male.
CITTA’ BEN GOVERNATA
Sulla parete orientale della sala, tutta dedicata agli Effetti del Buon Governo nella città e nella campagna, la figura della Securitas domina la vastissima scena. La grande orchestrazione del paesaggio dipinto presenta sulla sinistra il contesto architettonico di Siena circondata dalle mura: la vita pulsa nella città dove i personaggi mostrano l’operosità della vita quotidiana nelle strade e nelle piazze. La campagna senese è raffigurata sulla zona destra della parete. Si tratta di un paesaggio puro e ampio, ordinamento rappresentato, dove il lavoro dei campi prosegue felicemente. Si tratta di scene idealizzate con persone che danzano per strada e contadini che seminano e raccolgono nella stessa stagione.
CITTA’ SOTTO LA TIRANNIA
Ben diversa prospettiva offre la grande composizione degli Effetti del Cattivo Governo, dipinta sulla parete dirimpetto ormai rovinata. Si tratta di una vera e propria città dolente dantesca. Il paesaggio offre l’immagine di una città corrotta, le porte della quale immettono in una campagna abbandonata, incolta e povera. Un’arpia alata è identificata da una scritta come Timore ed è infatti paura che regna sotto la Tirannia, la mancanza di sicurezza di chi è privo di diritti.
Ambrogio trasferì nella pittura profana, valori civici ideali. L’intento allegorico non attenua l’attenzione per il dato naturalistico, per la notazione realistica. L’arte di Ambrogio rivela una pronta aderenza alla vita percettibile.
L’ADORAZIONE DEI MAGI
La tavola supera la tradizione struttura del polittico a più scomparti poiché la scena centrale occupa interamente il campo del dipinto. La cornice tardogotica è quella originale, dipinta nei piastrini con erbe e fiori. Nelle cuspidi sono tre tondi sovrastati da un cherubino e fiancheggiati da due profeti: in quello centrale è rappresentato Cristo Giudice, ai lati l’Angelo annunciante e l’Annunciante. Le scene della predella rappresentano: la Natività, la Fuga in Egitto e la Presentazione al tempio. La struttura architettonica della tavola, culminante in tre lunette, viene magistralmente utilizzata dall’artista che inizia il suo racconto in alto a sinistra, continua a destra e infine condurlo in primo piano.
LE LUNETTE
Nella lunetta di sinistra sono rappresentati lo sbarco davanti alla città. In quella centrale si dispiega il lungo corteo che muove verso la stessa città della prima scena. L’estrema minuzia descrittiva coglie ogni dettaglio: la fattoria, le mucche accosciate, il falcone, ecc.. in questa sequenza di episodi i Magi sono ritratti in un’amabile conversazione. Nella lunetta di destra troviamo l’attraversamento del ponte levatoio e ancora la città in sorcio.
LA SCENA CENTRALE
La scena che occupa tutto il vasto primo piano della tavola si svolge all’interno delle mura del paese di Betlemme ed è fissata nel momento in cui il corteo arriva davanti alla casa della Sacra Famiglia. La figura più umile è quella di Giuseppe che ha d’oro solo l’aureola, mentre i magi ne sono quasi coperti. Tutto brulica d’ori lavorati a bulino: corone, else, spade,tutto è fastoso e mondano. Ad accendere i colori e ravvivare gli incarnati è una luce lievemente ambrata che suscita un ininterrotto brillio tra i filamenti d’oro dei broccati.
LA PREDELLA
Il raffinato luminismo della tavola centrale ricorre anche nei tre scomparti della predella. In particolare è nel notturno della Natività che meglio si evidenzia la coerenza dell’impiego in senso plastico della luce.

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