Rinascimento Artistico

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Testo

SCULTURA E PITTURA PRE-RINASCIMENTALE A FIRENZE.
SCULTURA.
Durante gli ultimi anni del Trecento a Firenze si delineano due possibilità per superare i vecchi modelli cortesi: accogliere lo stile internazionale o recuperare con più rigore le radici classiche.
Queste alternative emergono nei due saggi presentati da GHIBERTI e BRUNELLESCHI al concorso bandito nel 1401 per scegliere l’ artista cui assegnare l’ esecuzione della porta Nord del battistero. Il saggio richiesto doveva presentare all’ interno di un compasso quadrilobo il Sacrificio di Isacco.
Ghiberti riassume nella sua formella componenti classiche ed internazionali, fondendo insieme modelli ellenistici(quali il nudo di Isacco) e linearismi gotici.
Il chiaro scuro presente non determina violenti stacchi dal fondo e ciò implica calma e linearità. Infatti i personaggi sono statici, si atteggiano in pose eloquenti non coinvolti in una grande drammaticità.
La narrazione si svolge da sinistra verso destra, divisa in due parti dal rilievo di roccia.
Brunelleschi invece dona ai personaggi più vitalità e coinvolgimento nella drammaticità dell’ azione. La scena viene organizzata su diversi piani in cui è presente una violenta profondità e dinamicità assenti nell’ opera di Ghiberti.
Brunelleschi si è concentrato di più sul tema emotivo, presente soprattutto al centro in cui Abramo mentre sta per uccidere Isacco, viene fermato dall’ angelo che interviene nel momento più triste in cui le tre volontà dei protagonisti si incontrano.
La vittoria di Ghiberti dimostra come non era ancora maturato l’ orientamento verso un classicismo rinascimentale.
PITTURA.
I Pittori più importanti dei primi anni del Quattrocento non ancora attaccati al vero Rinascimento sono GHERARDO STARINA,LORENZO MONACO e MASOLINO DA PANICALE.
Gherardo Starina.
Un opera testimone della scioltezza pittorica di STARINA è Madonna in trono con il bambino e i santi Battista e Nicola di Bari: La grafia è vivace con una raffinata gamma di colori presenti nelle vesti fastose ed eccentriche.
Lorenzo Monaco.
Nella sua pittura le figure si allungano, rivestite di ampi panneggi.
Una sua opera fondamentale è l’ Incoronazione della vergine.
In essa sono presenti proporzioni allungatissime, gesti accennati ma ritmici e colori innaturali, quasi a sottolineare la natura ultraterrena dei personaggi i quali sono lontani dalla realtà.

Masolino da Panicate
Costui, dopo un alunnato presso Starina, diviene subito autonomo e ciò lo dimostra nelle sue prime opere, tra le quali la Madonna con Bambino, in cui le proporzioni allungate, le ricercate armonie cromatiche e la fluenza ritmica dei contorni si connettono alle proposte dela cerchia brunelleschiana.
IL QUATTROCENTO RINASCIMENTALE A FIRENZE.
Una svolta vera e propria avvenne grazie ad artisti quali FILIPPO BRUNELLESCHI, DONATELLO e MASACCIO che contribuirono alla nascita di un nuovo modo di considerare il mondo. Esso traeva alimento non solo dalla fioritura economica ma anche dal legame con le origini romane, da cui prese il nome di “ RINASCIMENTO”.
La parola Rinascenza viene usata nel XVI secolo per significare , insieme, la rinascita degli studi classici e l’ inizio di un‘ epoca nuova, dopo i “secoli bui” del Medioevo, durante la quale matura un nuovo modo di pensare il mondo e se stessi, già noto nelle opere letterarie, ma giunto ora nelle arti figurative fino ad incidere sulla mentalità del tempo.
Questo mutamento può essere esemplificato attraverso alcuni temi significativi:
L’ antichità.
Il termine stesso di “Rinascità” implica un risveglio sia dello spirito sia delle forme dell’ età classica.
Esistono infatti, oltre alla ripresa della cultura greca e romana, aspetti che distinguono il Rinascimento dalle altre “rinascenze”, quali quella carolingia e ottoniana: uno è la diffusione di svolgimento, l ‘ altro è la consapevolezza di una frattura apertasi con il mondo classico.
Proprio questa tradizione classica diventa fonte di creazione originale, grazie alla quale lo
artista può riavvicinarsi e rappresentare la figura dell’ uomo con tutti i suoi problemi tanto messa da parte nel Medioevo perché non degno di esaltazione.
Il sapere e il sapiente.
Ad una conoscenza fondata sull’ auctoritas se ne sostituisce un’ altra in cui la virtù fondamentale è la Dignitas. Gli Studia Umanitatis, la riproduzione stessa dell’ antico sono mezzi per formare uomini completi, utili anche alla comunità in cui vivono.
La riscoperta dell’ importanza dell’ uomo e delle sue capacità portano ad una rivoluzione di pensiero, distante a quello medievale, nel campo della magia. Essa, circondata da un’ aura demoniaca nei secoli precedenti, diviene, insieme all’ alchimia, la positiva scienza della trasformazione e la capacità dell’ uomo di dominare sugli elementi.
Uno fra molti letterati che si avvicinò benignamente a questo ambito fu Giordano Bruno.
Giordano Bruno fu un filosofo italiano nato a Nola, Napoli nel 1548.
A diciotto anni entrò nell’ ordine dei domenicani dove fu ordinato sacerdote nel 1572.
Lasciò l’ ordine nel 1576 perché sospettato di eresia e cominciò il suo vagabondaggio che avrebbe caratterizzato la sua vita. Da Napoli si diresse a Ginevra, poi a Tolosa, a Parigi e a Londra nel 1583. Qui trascorse due anni, durante i quali scrisse La cena de le ceneri(1584), opera in cui difendeva il sistema cosmologico copernicano.
Figura complessa di filosofo e “mago” rinascimentale, Bruno sostenne teorie filosofiche vicine al neoplatonismo mistico e al panteismo, nella convinzione che l’ universo fosse la manifestazione di un unico principio vivificatore.
All’ interno del trattato D e Magia, Giordano Bruno scrive:”magus significat sapientem cum virtute agendi”, per sottolineare l’ importanza della Ragione umana.
I testi magici bruniani rispondono ad un’ esigenza filosofica che sembra essere quella di inserire l’ operazione magica nel più ampio contesto dell’ intervento umano sulla natura.
Non si tratta di un’ operazione che ne trascende e sconvolge l’ ordine, ma di un intervento teso a sfruttarne le più nascoste potenzialità, capace di schiudere l’ infinita gamma della sue risorse, intervenendo sui meccanismi che la governano.
Nonostante i buoni intenti che Giordano Bruno aveva, le sue dottrine e le sue convinzioni vennero denunciate al Tribunale della Santa Inquisizione che, dopo otto anni di carcere del filosofo, condannò lui al rogo su quale arse vivo il 17 febbraio 1600.
L’ uomo e il mondo.
L’ Umanesimo e il Rinascimento, quindi, delineano una figura di uomo che si rapporta in modo assai diverso con la natura, con gli altri uomini, con Dio.
Come dice Nicolò Machiavelli l’ uomo è in grado di autodeterminarsi e vincere la “Fortuna” dalla quale può trarre giovamenti.
Anche Pico della Mirandola considerava l ‘uomo come una creatura capace di dominare la natura attraverso la ragione con l’ ausilio della magia.
Quindi l’ elogio della vita attiva e del successo personale nascono dall’ idea dell’ unità e dell’ armonia inscindibile tra anima e corpo dell’ individuo.
Infine il Rinascimento non è sinonimo di ateismo, ma è il trionfo della ragione umana grazie alla quale l’ uomo può avvicinarsi a Dio in modo più maturato.
Gli umanisti, la società, gli artisti.
La piena consapevolezza di questi temi è patrimonio di un’ elite ristretta.
Gli ideali proposti dagli umanisti sono in larghissima parte assonanti con la cultura e con gli ideali espressi dalla borghesia cittadina media e alta.
L’ etica civile e l’ esaltazione della vita attiva trovano pieno appoggio nella dottrina calvinista che si diffonde maggiormente tra i mercanti perché coinvolti nella realtà commerciale.
Anche gli artisti sono partecipi di questo modo di intendere la vita e i suoi valori, ma essi hanno una formazione più vicina a quella del loro pubblico e strumenti comunicativi di più ampia efficacia che suscitano interesse a tutti i livelli.
Le arti figurative.
Lo “stile rinascimentale” si può dire che nasce su tre importanti basi, quali:
• L’ uso della prospettiva lineare centrale con la quale lo spazio tridimensionale può essere riprodotto esattamente su due dimensioni, sfruttando la matematica e i principi dell’ ottica.
• Attenzione all’ uomo come individuo, nella sua componente sia fisica,sia emotiva.
• Ripudio dell’ essenzialità e della sintesi.
La prospettiva.
Si indica con prospettiva ogni sistema atto a rappresentare su di un piano la tridimensionalità dello spazio e la posizione reciproca degli oggetti in esso contenuti.
Brunelleschi mette a punto un metodo partendo dalle nozioni dell’ ottica medievale e da un nuovo concetto di spazio(infinito e continuo).
La prospettiva centrale è solo uno dei possibili modi di rappresentazione spaziale, scelto per la sua consonanza con la mentalità rinascimentale poiché permette all’ artista di dare un ordinamento razionale alla proporzione di mondo prescelta.
Grazie a Leon Battista Alberti la prospettiva viene teorizzata e accolta subito con successo dalla borghesia fiorentina, poiché dotata di dimestichezza matematica per ragioni professionali.

I PADRI DEL RINASCIMENTO ITALIANO.
Coloro che si posero con maggior chiarezza il problema del rapporto tra ideali umanistici e una nuova forma espressiva, furono BRUNELLESCHI e DONATELLO.
Questo intento può essere notato nei due artisti, mettendo a confronto l’ interpretazione che essi danno al tema tradizionale del Crocifisso.
Brunelleschi traduce la divinità e la perfezione morale di Cristo in perfezione di forme non intaccate dal dolore, in equilibrio di proporzioni: le braccia allargate di Cristo equivalgono esatamaente all’ alteza dela figura.
Il Cristo brunelleschiano assume una leggera torsione verso sinistra.

Donatello,invece, drammatizza l’ elemento umano: il suo Cristo è colto nel momento dell’ agonia, con i lineamenti contratti, la bocca dischiusa, gli occhi semiaperti. Il corpo greve e sgraziato, mostra senza ombra di dubbi come a Donatello premesse, più dell’ idealizzazione e della misura,la verità umana del personaggio.

1. DONATELLO.
Nei due cantieri della scultura di Orsanmichele e di Santa Maria del Fiore,in cui prevaleva il linguaggio di Ghiberti ed il suo richiamo gotico, con la nuova svolta umanistica, presero piede DONATELLO e NANNI DI BANCO.
Questi, amici del Brunelleschi, lavorarono per così dire fianco a fianco, ma ciò non rimanda alla stesso stile dei due.
Grazie a questo si possono paragonare due copie di opere, quali San Luca e San Giovanni eseguiti per la facciata di Santa Maria del Fiore tra il 1408 e il 1413; SS. Quattro Coronati e San Giorgio per Orsanmichele, rispettivamente di Banco e di Donatello.
• San Luca(N.BANCO) e San Giovanni(DONATELLO)
Nel San Luca, Nanni segue con maggiore ossequio un modello classico. Questa scultura, come quella di Donatello, possiede molta vivacità plastica e fisionomia.
Nel San Giovanni, Donatello ricerca una più aderenza alla realtà rispetto al suo collega, comunicando maggiormente l’ umana verità dei personaggi. San Giovanni,ruotato leggermente attorno all’ asse centrale, determina improvvisi chiaroscuri e anima i panneggi.
• SS. Quattro Coronati(Nanni) e San Giorgio(Donatello).
In quest’ opera, Nanni accentua il proposito di esprimere la ritrovata dignità umana attraverso la lezione dell’ antico: le statue sono in posizione solenne con abiti statici ma ricchi di esasperati panneggi.
Il San Giorgio di Donatello possiede molta vitalità ed energia. La forma è compatta, delineata da una serie di ovali: il volto, il profilo del manto, l’ andamento delle spalle, lo scudo.
E’ evidente lo scatto della testa in direzione opposta al corpo per cui la statua acquista solennità e fierezza.

Verso gli anni trenta del secolo a Donatello venne commissionata dagli Operai di Santa Maria del Fiore una Cantoria simile a quella affidata due anni prima a LUCA DELLA ROBBIA(1431), di cui è possibile un confronto:
CANTORIA( LUCA DELLA ROBBIA)
Luca rappresenta punto per punto il salmo 150, il cui testo è riportato sulle cornici. I rilievi sono popolati da figure di composta, olimpica bellezza. In essi lo scultore afferma la sua moderna classicità, che unisce a naturalezza espressiva un senso vivo per i sentimenti umani nella loro gamma più pacata e serena.
CANTORIA(DONATELLO )
La struttura è rigorosissima: il parallelepipedo della vasca ha altezza uguale ai mensoloni che lo sorreggono, generando così un ideale rettangolo esattamente bipartito. Ad ogni mensola corrisponde sul bordo della vasca una coppia di colonne. Nella parte superiore viene a crearsi una specie di stretto palcoscenico porticato in cui si sfrena una danza di putti.
Anche Donatello si ispira ad un salmo, dove si allude alla danza come espressione di gioia spirituale in un’ esaltazione del movimento.
1. FILIPPO BRUNELLESCHI.
Dopo gli esordi come scultore Filippo inizia già nel primo decennio del secolo la sue meditazioni sui problemi architettonici. Tutto quanto Brunelleschi ha progettato e in parte ricostruito è racchiudibile nell’ arco di un trentennio ed è contenuto entro le mura fiorentine. Il tratto distintivo del suo linguaggio è la chiarezza che nasce dalla linearità geometrica degli elementi costitutivi.
Ciò lo si nota nell’ Ospedale degli innocenti, in cui Brunelleschi mette in atto le proporzioni perfette tipiche della sua “scuola”: il portico è formato da nove campate a base quadrata in cui l’ altezza delle colonne è uguale alla profondità del porticato.
Ma la struttura architettonica che occupò più tempo e che causò vari problemi a Brunelleschi fu la Cupola di Santa Maria del Fiore.
Iniziata il 1 agosto 1420 proponeva fondamentalmente tre problemi:
• L’ enorme copertura, seguendo i sistemi tradizionali, avrebbe richiesto ponteggi partenti da terra e centine lignee per reggere la copula in costruzione. Ma date le grandezze della struttura, i costi eccessivamente elevati si presentavano insostenibili.
• Si cercava una forma che riassumesse l’ esigenze estetiche , ma che al tempo stesso concludesse armonicamente l’ edificio preesistente.
• La cupola doveva avere dimensioni tali da sovrastare sullo spazio urbano e sui dintorni.
Le soluzioni ai problemi.
Brunelleschi idealizza una doppia cupola a sesto acuto, costituita da un’ ossatura di otto costoloni.
Alla cupola interna , più piccola e robusta, è affidato il compito di reggere quella esterna, alla quale fornisce anche appoggi intermedi che consentono di farla più leggera e di modificarne il profilo.
Il problema delle centine è invece risolto grazie all’ uso di murature a spina di pesce, che sono autoportanti.
Brunelleschi emette ogni tipo di orpello decorativo e nasconde all’ interno il complesso gioco statico che regge la cupola invece di dichiaralo apertamente come avveniva nel Gotico.

Infine una delle ultime meditazioni brunelleschiane è il progetto e l’ esecuzione della chiesa di Santo Spirito.

La chiesa di Santo Spirito è frutto di un’ interpretazione della classicità, di cui non si vogliono riprodurre solo i metodi ma anche l’ imponenza e la monumentalità.
Viene qui ripresa la tradizione mediavale con l’ uso del colonnato continuo.
La luce invade la navata centrale, mentre le navate laterali sono immerse in una crescente penombra.
Il centro dominante è costituito dal capocroce, dove tre bracci convergono verso la luminosa cupola.
3. MASACCIO.
L’attività di questo artista può essere racchiusa in un arco brevissimo: dal 1422, anno in cui terminò la prima opera pervenutaci, al 1428, anno della morte, avvenuta a Roma.
Masaccio viene ritenuto per tradizione allievo di Masolino da Panicate, ma gli stili artistici dei due sono decisamente differenti. Se Masolino prende come modello artistico Starina, Gentile o Ghiberti,
Masaccio aveva condotto una rilettura di Giotto, affine sia per la sintesi volumetrica, sia per la tempra morale dei personaggi. Questo ricorso lo si può notare nel Polittico di San Giovenale(1422),
in cui la ricercata profondità e la volumetria dei personaggi richiama lo stile di Giotto.
Un confronto dei due stili può essere eseguito prendendo in considerazione la tavola Sant’ Anna, la Madonna e il Bambino databile al 1424 in cui i due artisti lavorano fianco a fianco.
La Vergine, il Bambino e l’ angelo reggicortina in alto a destra, dipinti dal Masaccio, testimoniano che egli ha assimilato a fondo, nel giro di pochi anni, i nuovi principi figurativi.
Di contro alle immagini senza spessore di Masolino ( Sant’ Anna e gli angeli), la Vergine e il putto occupano uno spazio preciso, scolpiti da un chiaroscuro che ne squadra i volumi.
La cappella Brancacci: convivenza di stili diversi.
La decorazione della cappella, fondata da Pietro Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine, fu commisionata a Masolino e a Masaccio nel 1424 da Felice Brancacci.
Le pitture rivestono interamante il vano: sulla volta sono raffigurati gli Evangelisti, mentre le pareti sono decorate con Storie di San Pietro, disposte su tre registri.
Nonostante la presenza di due stili diversi, Masaccio e Masolino adottano un’ unica gamma cromatica limpida e brillante e ricorrono all’ utilizzo di un unico punto di vista, pensato allo spettatore fermo al centro della cappella.
Il distacco tra i due pittori si può notare con evidenza confrontando
• il Peccato Originale( dipinto da Masolino) e la Cacciata dei Progenitori( ad opera di Masaccio).
Le figure di Masolino mostrano una grande correttezza anatomica, ma non occupano uno spazio preciso.
I gesti di Adamo ed Eva sono governati dal ritmo e i volti generici non esprimono alcun preciso sentimento.
La coppia del Masaccio, invece, è carica di espressività con gesti di vergogna o disperazione, gesti che caratterizzano psicologicamente Eva di fronte alla reazione più contenuta e razionale di Adamo.
• la Resurrezione di Tabita e la guarigione dell’ infermo (Masolino) e il Tributo (Masaccio).
Nonostante la perfetta costruzione prospettica e gli inserti classicheggianti, il linguaggio masolinesco è ancora lontano da essere identificato come rinascimentale.
La presenza delle case sul fondo sono solo dei dettagli ed estranee ai personaggi in primo piano.
Masolino perfeziona i volumi attraverso luci soffuse e sottilissime, date dalla punta di pennello.
Masaccio unifica invece potentemente i tre momenti del Tributo facendoli ruotare intorno alla figura di Cristo, che è centro geometrico e spirituale insieme., legandoli attraverso rispondenze di gesti, espandendo lo spazio a partire dal nucleo dei solidissimi apostoli lungo le
bisettrici segnate dagli alberi, fino alla corona dei monti.
Lo stesso cielo possiede nuvole in prospettiva. Masaccio dona plasticità alla scena con dense lumeggiature bianche.

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