Nascentes Morimur

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Testo

NASCENTES MORIMUR
Verso la morte siamo spinti dal momento della nascita
“...one day like any other day […] one day we were born, one day we shall die […] the light gleams an istant, then it's night once more...”
( Samuel Beckett, Waiting for Godot )
Paul Gauguin, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
La morte è sempre stata per l'uomo un punto di accese discussioni. Si è riflettuto molto anche sulla questione se ci fosse qualcosa dopo la nostra fine, e in caso affermativo cosa ci fosse. A questo dilemma hanno cercato di dare una risposta tutte le religioni presenti nel mondo.
Invece, ben diverso è stato il ruolo di filosofi e scrittori, molti di essi, ad esempio, hanno sempre cercato di rassicurare l'uomo. Per molti di loro, infatti, lo scopo è stato quello di convincere l'uomo che non c'è motivo di aver paura della morte, ovviamente sostenendo ognuno di loro la propria tesi.
Titus Lucretius Carus, esponente della filosofia epicurea, sosteneva la tesi che con la morte ci fosse una divisione tra anima e corpo, una disgregazione degli atomi. L'anima avrebbe perso la coscienza di sé e quando si sarebbe unita nuovamente ad un altro corpo non si sarebbe più ricordata della vita precedente, ma sarebbe stata pronta per quella nuova. Il corpo, invece, distaccandosi non sarebbe stato più il “nostro” corpo, così che l'uomo non si sarebbe più dovuto curare di lui, in quanto non gli apparteneva più. Il dolore che questo avrebbe potuto provare, l'uomo non l'avrebbe provato. Il suo intento era quindi quello di liberare l'uomo dalla paura della morte.
Anche Lucius Annaeus Seneca riflette molto su questo tema, e, secondo la filosofia stoica a cui appartiene, esprime più volte il concetto che l'uomo non deve temere la morte, poiché questa è nostra compagna quotidiana.
Nelle Epistulae ad Lucilium ( 24, 20 ) dice infatti: “COTIDIE MORIMUR; COTIDIE ENIM DEMITUR ALIQUA PARS VITAE, ET TUNC QUOQUE CUM CRESCIMUS VITA DECRESCIT” ( Moriamo ogni giorno, ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce ).
Ed è ancora nelle Epistulae ( 1, 2 ) che mostra al suo amico Lucilio uno degli errori dell'uomo, ovvero quello di vedere la morte solo dinanzi a lui, ma “MAGNA PARS EIUS IAM PRAETERIT; QUIDQUID AETATIS RETRO EST MORS TENET” ( Gran parte di essa è già passata; tutto il tempo che abbiamo dietro le spalle lo tiene la morte ).
Il passato appartiene tutto già alla morte, “USQUE AD HESTERNUM QUIDQUID TRANSIT TEMPORIS PERIT; HUNC IPSUM QUEM AGIMUS DIEM CUM MORTE DIVIDIMUS” ( Ep. 24, 20 : Tutto il tempo che abbiamo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte ), e bisogna inoltre essere consapevoli che “ULTIMA HORA QUE ESSE DESINIMUS NON SOLA MORTEM FACIT SED SOLA CONSUMMAT; TUNC AD ILLAM PERVENIMUS, SED DIU VENIMUS” ( Ep. 24, 20: L'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, ma da tempo vi siamo diretti ).
Ancora nelle Epistulae ( 24, 21), ricorda a Lucilio di meditare su ciò che lui stesso ha scritto, ovvero che “ MORS NON UNA VENIT, SED QUAE RAPIT ULTIMA MORS EST” ( La morte non viene una volta sola, ma è l'ultima morte quella che ci porta via ). E' inutile, quindi, che l'uomo tema la morte estrema ignorando quella che tutti i giorni lo conduce inesorabilmente ad essa. Sarebbe meglio che l'uomo fosse consapevole che dal momento che è nato, è destinato a morire. E' anche bene che comprenda che la vita che gli è stata data dalla natura non è poca, infatti essa ha concesso all'uomo abbastanza tempo per poter realizzare le cose più grandi, ricordiamo infatti che nel De Brevitate Vitae ( 1, 3 ) dice: “SATIS LONGA VITA ET IN MAXIMARUM RERUM CONSUMMATIONEM LARGE DATA EST, SI TOTA BENE CONLOCARETUR...”; il problema infatti è che bisogna saper usare saggiamente il tempo che ci è dato a disposizione anche se siamo diretti verso l'ultima ora da sempre. “NON EXIGUUM TEMPORIS HABEMUS, SED MULTUM PERDIDIMUS” ( De Brev. 1, 3: Non è esiguo il tempo che abbiamo, ma è molto quello che perdiamo ).
Cosa che non fa Augusto Pérez, protagonista de la nivola Niebla, di Miguel de Unamuno.
En efecto, Augusto está toda la vida como ciego, no vive realmente su vida. Él un día sale de su casa y encuentra a Eugenia, de la cual se enamora. Empieza asì una odisea en busca de unas respuestas que nunca encontrará. Todo termina para Augusto cuando abandonado por Eugenia decide suicidarse. Se presenta así en casa de Unamuno porque ha leido sus obras y una en particular sobre el suicidio. Durante el diálogo pero descubre que él es su creador y que no puede suicidarse en cuanto no es vivo ni muerto, no existe, porque es únicamente un ser ficticio, un ente de ficción, pensado y creado por la mente del escritor Unamuno.
Se desarrolla así el tema existencial, Augusto Pérez recoje las dudas y las contraddiciones de su creador. Hay un juego de espejos entre la realidad y la ficción, asì que el lector hasta el diálogo entre Unamuno y Augusto duda si el personaje ha tenido o no la libertad de decidir sobre su final.
Durante el diálogo Augusto descubre que ha pasado toda su vida sin que fuera él a decidir sobre sus actos. Además Unamuno le dice que es verdadero que no puede suicidarse, aunque ya está escrito que él morirá porque el autor ya no sabe que hacer de él, y por esto lo mata, como Dios “cuando no sabe qué hacer de nosotros, nos mata.”
Frente a todas estas “rivelaciones” Augusto se opone, ahora que ha descubierto que casi toda su vida es pasada sin que él la haya vivido de verdad, quiere “salir de la niebla”, quiere vivir, verse, oírse, sentirse, dolerse y “serse”. Pero lo que está ya estabilido no se puede cambiar, y su muerte, como la nuestra, es un hecho natural, el curso de la vida que no puede ser cambiado.
Por esto es inútil que Augusto al final de la obra diga: “Pues bien, mi señor creador don Miguel, también usted se morirá, también usted, y se volverá a la nada de que salió... ¡ Se morirà usted, sí, se morirá, aunque no lo quiera; se morirà usted y se morirán todos lo que lean mi historia, todos, todos, todos, sin quedar uno!” y después dice: “El que se crea se crea y el que se crea se muere.”.
La muerte es el destino de todos los hombres y nadie puede evitar su destino.
La muerte es un hecho biólogico.
Infatti che siamo spinti verso la morte dalla nascita è un aspetto biologico che dipende da molti fattori, non esiste né una sola causa né un meccanismo unico per i quali avviene quel processo che comunemente viene chiamato invecchiamento.
Le cause di questo processo sono molteplici e possono agire secondi modelli diversi che si svolgono in maniera differente per ogni individuo, anche se le alterazioni fondamentali strutturali e funzionali sono simili.
L'invecchiamento propriamente detto ha inizio dopo il raggiungimento della maturità riproduttiva e al termine del processo di sviluppo, quando l'organismo raggiunge il massimo delle sue attività biologiche. Solo le forme più complesse di organizzazione biologica mostrano un invecchiamento fisiologico con l'aumento dell'età. La durata della sviluppo è in rapporto alla longevità: uno sviluppo rapido dell'individuo porta ha una durata più breve di vita rispetto a quella di un individuo a sviluppo più lento.
Anche nell'uomo l'inizio dell'invecchiamento biologico, dal punto di vista funzionale globale, coincide con l'epoca della fine dell'accrescimento e con l'inizio della vita riproduttiva.
Una volta nato il nuovo individuo cresce e si sviluppa fino a diventare adulto. La crescita maggiore e più rapida si ha tra i 13 e i 19 anni; nei primi anni dell'età adulta i tessuti dell'organismo vengono mantenuti in condizioni ottimali, ma con il passare degli anni è sempre più difficile mantenere queste condizioni.
Tuttavia non tutti gli organi iniziano a degenerare nello stesso momento, infatti le alterazioni avvengono in maniera asincrona.
Il timo, per esempio, che serve alla formazione delle cellule della difesa immunitaria, si atrofizza nella prima giovinezza; l'occhio riduce la propria capacità di accomodamento del cristallino fin dalla nascita e a 50 anni raggiunge il livello minimo. I fattori di resistenza e di durata che coinvolgono altri sistemi, come gli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, iniziano il loro processo di deterioramento più precocemente. Il sistema omeostatico nell'anziano mostra una più lenta risposta nel ritorno alla norma e una diminuita capacità di riserva e resistenza. In ogni caso possiamo comunque affermare che è nell'anziano che ormai tutti gli organi hanno perso la loro normale funzionalità, le alterazioni sono più evidenti e quindi la possibilità di contrarre malattie è maggiore.
Le fondamentali modificazioni che avvengono durante l'invecchiamento sono: alterazioni morfologiche delle cellule, dei tessuti e degli organi; rallentamento delle funzioni biologiche; alterazione delle funzioni dei vari apparati e sistemi; diminuzione dell'energia di riserva.
Le cellule, costituiscono una delle cause principali del “danneggiamento” dell'uomo. Tuttavia non sono ancora chiare tutte le cause e il perché di alcune conseguenze. Molte cellule si riproducono, ma altre, specializzate o perenni, come ad esempio le cellule nervose, non si riproducono; così l'invecchiamento si manifesta più facilmente negli organi che contengono cellule perenni, la cui perdita può essere dovuta a semplice degenerazione, a fattori genetici, o a difficoltà che intervengono nella capacità delle cellule di eseguire il programma funzionale inserito nel codice genetico. Altri scienziati sostengono che l'organismo non riconosca più le sue cellule, che con il tempo hanno accumulato graduali modificazioni, così che queste vengono pian piano eliminate. Se ciò non si verificasse si avrebbe l'accumulo di cellule diverse che potrebbero indurre reazioni autoimmunitari capaci di far invecchiare rapidamente o di far insorgere vere e proprie malattie. Anche i tumori, molto frequenti nell'invecchiamento, potrebbero essere spiegati con questo meccanismo.
La ricerca ha inoltre suggerito che le cellule abbiano un potenziale di divisioni limitato: la mitosi potrebbe cioè essere programmata geneticamente per un numero limitato di divisioni, che quando cessano provocano l'indebolimento del nostro sistema immunitario.
Il cambiamento della funzione cellulare può essere indotto da modificazioni della struttura proteica del nucleo cellulare, da accumulo di mutazioni genetiche conseguente all'azione di radicali liberi. Infatti, i radicali liberi, sostanze chimiche tossiche che si producono nei processi nutritivi e metabolici delle cellule e che sono indotte da radiazioni, compromettono le cellule attaccandone il DNA e alterandone la la struttura e le funzioni e quindi i normali processi vitali. Tuttavia gli scienziati non conoscono fino a che punto i radicali liberi siano responsabili della nostra morte.
Un'altra teoria sulle possibili cause dell'invecchiamento è quella dell'accumulo di errori nella sintesi proteica, cioè del moltiplicarsi di disturbi dell'attività enzimatica delle cellule e quindi del loro metabolismo. Il danno enzimatico porta alla formazione di una proteina difettosa che inizia un circolo vizioso con difetti vari che portano fatalmente alla disfunzione e alla morte cellulare. Anche il tessuto connettivo, che è fatto di fibre oltre che di cellule invecchia. L'invecchiamento di questo tessuto è quello che più di ogni altro è la causa dell'invecchiamento di organi e di apparati.
Un'altra teoria afferma che una delle cause dell'invecchiamento possa essere una reazione chimica, la “reazione dell'annerimento” che si produce tra il glucosio e le proteine. Nella vita cellulare la reazione di annerimento provo alterazioni e danni alla funzione delle proteine e all'espressione dei geni. Si suppone quindi che il processo dell'invecchiamento sia predeterminato nel nostra genoma, ovvero nel nostro corredo genetico, ma non si conosce come questa programmazione venga portata a termine. I cromosomi presentano una parte terminale in più, contenente anch'essa DNA. Questa parte, che si chiama telomero, “entra in azione” quando c'è qualche disfunzione dell'organismo. L'invecchiamento può dipendere anche dalla lunghezza del telomero.
Per contrastare alcuni dei più comuni effetti dell'invecchiamento può essere utile, nella vita adulta, seguire una dieta povera di grassi e un'attività fisica costante e regolare che risulta benefica anche per la funzione cardiovascolare e respiratoria, oltre a minimizzare la perdita di massa ossea e la demineralizzazione del tessuto. Inoltre è fondamentale una prevenzione contro le malattie cardiovascolari e i tumori, principali cause di morte.

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