Urbanesimo e industrializzazione

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Testo

INDICE
STORIA:
• L’urbanesimo
- La crescita della popolazione urbana;
- Le metropoli;
- Lo sviluppo delle città europee;
- Nuovi modelli urbani.
• La trasformazione delle città
- La nuova fisionomia urbana;
- Le periferie operaie;
- Fogne e approvvigionamento idrico;
- Trasporti e nuovi luoghi d’incontro;
- L’amministrazione della città.
• Quattro esempi di rinnovamento urbano: Parigi, Londra, Vienna e Chicago
- Parigi;
- Londra
- Vienna;
- Chicago.
• Il rapporto città-campagna
• Il mondo delle campagne
- I lavoratori agricoli;
- Gli effetti della privatizzazione della terra;
- Povertà ed emigrazione.
• Approfondimenti: gli sviluppi di Manchester e Liverpool
- Manchester;
- Liverpool.
INGLESE:
• The industrialization in England
- The industrial revolution;
- The Victorian age;
- The industrial city.
• Charles Dickens
- A brief biography of Charles Dickens;
- Coketown.
• An important example of industrial city: Manchester
- Physical geograhy;
- The industrial revolution in Manchester;
- Architecture.
ITALIANO:
• Italo Calvino
- La vita;
- Cenni sulla poetica di Calvino;
- Le città invisibili;
- La città per Calvino.
• Thomas Stearns Eliot
- La vita;
- La terra desolata;
- La città della gente.
BIBLIOGRAFIA:
• Storia;
• Inglese;
• Italiano.
L’URBANESIMO
Villette nella periferia di una città britannica
LA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE URBANA
Nell’Europa dell’800, l’affermazione della borghesia e la crescita del proletariato andarono di pari passo con lo sviluppo dei grandi centri urbani. Ebbe allora inizio l’urbanesimo, quel fenomeno che avrebbe gradualmente portato la maggioranza della popolazione dei paesi industriali a trasferirsi dalle campagne nelle città.
Attorno al 1850, la grande città (con più di 100000 abitanti) era ancora un fenomeno molto raro, ad eccezione della Gran Bretagna; qui, infatti, già negli anni ’40 la popolazione urbana aveva superato quella rurale e, intorno al 1850, esistevano già una trentina di grossi centri industriali.
In Germania, invece, il pareggio fra la popolazione urbana e quella agricola venne raggiunto solo all’inizio del ’900, in Francia una trentina di anni dopo, in Italia solo a metà del secolo.
LE METROPOLI
Nell’800 si moltiplicò il numero delle grandi città. Se all’inizio del secolo soltanto Londra aveva già superato un milione di abitanti, nel 1914 ben ventidue città superarono questa soglia: otto in Europa, dieci in Asia e quattro in America.
Questo sviluppo fu stimolato in gran parte dall’espansione del commercio europeo nel mondo: anche in Asia, infatti, crebbero soprattutto le cosiddette “città-emporio”, ovvero i centri di scambio situati vicino alle foci di fiumi navigabili o ai terminali di linee ferroviarie, come Canton (in Cina) o Calcutta e Bombay (in India).
LO SVILUPPO DELLE CITTÀ EUROPEE
Verso la metà dell’800 Londra, con oltre due milioni e mezzo di abitanti, era di gran lunga la più grande città del mondo e continuava ad espandersi ad un ritmo impressionante.
In Francia, nello stesso periodo, le città con più di 100.000 abitanti erano solo sei, (compresa Parigi, che superava ormai il milione).
In Germania, invece, erano otto (fra cui Berlino, che raggiungeva appena i 400.000 residenti).
Soltanto trent’anni dopo, la situazione cambiò notevolmente. In Francia e in Germania il numero delle grandi città era circa raddoppiato e le grandi capitali si erano ampliate a dismisura: Parigi era passata da poco più di uno a oltre due milioni di abitanti; Berlino passò da 400.000 a oltre un milione di abitanti, mentre Londra manteneva largamente il suo primato, superando i quattro milioni e mezzo.
Alla base di questo fenomeno c’erano diverse cause, strettamente legate fra loro. Lo sviluppo industriale, che creava nuove occasioni di lavoro, e la rivoluzione dei trasporti, che rendeva più facili gli spostamenti alimentavano un imponente flusso migratorio dalla campagna alla città.
NUOVI MODELLI URBANI
In Gran Bretagna, in particolare, piccoli centri si trasformarono in grandi città nell’arco di pochi decenni; ciò accadde in quei luoghi che, per la particolare posizione geografica (vicinanza di giacimenti carboniferi o di importanti vie di comunicazione), acquisirono nuova importanza dopo la rivoluzione industriale.
Già verso la metà dell’800, infatti, città industriali o portuali come Birmingham, Glasgow, Liverpool e Manchester avevano superato abbondantemente i 200.000 abitanti (Manchester arrivava addirittura a 400.000), mentre un secolo prima nessuna di esse superava la soglia di 30.000.
In Gran Bretagna, dunque, l’industrializzazione ridisegnò la geografia delle città, favorendo lo sviluppo di piccoli centri che, in passato, si trovavano ai margini della vita economica e sociale del paese.
In Francia e in Italia, invece, lo sviluppo delle città ebbe caratteri diversi; questo sia per le caratteristiche specifiche del sistema urbano dei due paesi, sia per il più lento sviluppo dell’industrializzazione: qui, in generale, furono le città già preminenti durante “l’ancien règime” a registrare gli incrementi demografici più significativi, lasciando quasi intatte le tradizionali gerarchie urbane.
Nella seconda metà dell’800, furono soprattutto gli Stati Uniti ad elaborare un nuovo modello di sviluppo della città, con la costruzione dei grattacieli e l’espansione dei sobborghi periferici. Nacque allora una nuova idea di città, ben rappresentata da New York e Chicago. La prima passò da poco più di 50.000 abitanti (all’inizio dell’800) a tre milioni e mezzo nel 1900; la seconda, addirittura, fu protagonista di un vero e proprio boom demografico in solo mezzo secolo: dai 5.000 abitanti nel 1850 a 1.700.000 nel 1900.
LA TRASFORMAZIONE DELLE CITTÀ
LA NUOVA FISIONOMIA URBANA
Con il mutare delle dimensioni, le città cambiarono anche il loro aspetto e le loro strutture. Nella seconda metà dell’800 molti grandi centri urbani assunsero un volto e una forma simili a quelli che ancora oggi conosciamo.
Per secoli e secoli la pianta delle città era stata definita dalle cinte murarie. Sotto la spinta dello sviluppo economico e demografico, la zona abitata prese ad ampliarsi rapidamente e disordinatamente, coprendo gli spazi vuoti circostanti il vecchio nucleo urbano. Così la forma della città si rendeva del tutto indipendente dagli antichi condizionamenti di origine militare e si modellava sempre più sulle esigenze della produzione e dei traffici.
Tutta la vita cittadina cominciava a ruotare intorno a nuovi centri, che si affiancavano e si sostituivano a quelli tradizionali (la cattedrale, il municipio, la piazza del mercato, ecc.). Diventarono punti di riferimento essenziali le stazioni ferroviarie, la Borsa, i centri commerciali, il tribunale e, nelle capitali, i palazzi dei ministeri.
LE PERIFERIE OPERAIE
I ceti popolari espulsi dai centri storici andavano ad addensarsi (assieme ai nuovi immigrati) nelle grandi periferie, costruite completamente da zero o nate dall’assorbimento e dalla trasformazione di villaggi già separati dal centro principale (come i sobborghi che costituivano la “cintura operaia” di Parigi).
Diventava sempre più netta la separazione fra le periferie operaie (sovraffollate, malsane, prive di servizi e spesso afflitte dal fumo delle fabbriche) e i quartieri residenziali borghesi (i quali, situati in zone più verdi e aerate, cominciavano ad essere provvisti di acqua corrente e di impianti di riscaldamento centralizzato).
Anche questa separazione costituiva una differenza importante rispetto alla vecchia città, che faceva coabitare ricchi e poveri nelle stesse strade o, addirittura, nei medesimi edifici: i ricchi ai piani bassi, i poveri ai piani alti e nelle soffitte.
FOGNE E APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
La costruzione delle periferie avveniva nella maggior parte dei casi in modo spontaneo, sotto la spinta della speculazione edilizia e in assenza di qualsiasi piano regolatore.
Ma, nello stesso periodo, quasi tutte le grandi città europee videro anche moltiplicarsi le iniziative dei poteri pubblici per cercare di risolvere i più urgenti problemi igienici. L’afflusso degli immigrati nelle città, infatti, determinava una situazione di cronico sovrappopolamento, favorendo la diffusione di malattie infettive (in primo luogo il colera) e mantenendo la mortalità a livelli molto elevati.
Ovunque fu migliorata la rete fognaria e, in alcuni casi, venne interamente ricostruita: scomparvero così i rigagnoli fetidi che costeggiavano le vie dei quartieri poveri e la città fu gradualmente liberata dalle emissioni che rendevano l’aria talora irrespirabile.
L’approvvigionamento idrico divenne più diffuso e regolare, anche se mancava ancora parecchio tempo prima che la disponibilità di acqua corrente e di servizi igienici nelle case diventasse un fatto generalizzato.
TRASPORTI E NUOVI LUOGHI D’INCONTRO
Le autorità pubbliche cercarono anche di facilitare gli spostamenti all’interno dell’area urbana. Le strade in terra battuta, polverose d’estate e fangose d’inverno, furono ricoperte dal selciato.
I quartieri della periferia, bui e malsicuri nelle ore notturne, furono illuminati da lampioni a gas.
Attraversare la città divenne più facile anche per chi non disponeva di mezzi privati, grazie all’organizzazione di reti di trasporto pubbliche. Un caso unico era quello di Londra che, già negli anni ’70, aveva un efficiente sistema di ferrovie metropolitane. Ma in tutte le grandi città, molto prima dell’avvento delle metropolitane e delle tramvie elettriche, gli itinerari più importanti erano serviti dai cosiddetti “omnibus”, grandi carrozze su rotaie trainate da cavalli.
Oltre ad essere più ordinate e attrezzate, le città divennero più confortevoli e vivibili (soprattutto per le classi agiate, ma anche par i ceti popolari). Man mano che l’area urbana si ampliava, si moltiplicavano i centri commerciali (mercati, botteghe, grandi magazzini), i luoghi di svago e di riunione (teatri, caffè, ristoranti), i punti di riferimento culturali (scuole, musei, biblioteche) e le istituzioni preposte al controllo sociale (uffici comunali, posti di polizia, tribunali, carceri).
L’AMMINISTRAZIONE DELLA CITTÀ
I processi di urbanizzazione che si verificarono furono disciplinati ed attenuati da diversi fattori:
• L’intervento sempre più sistematico dei poteri pubblici (statali e municipali);
• Lo sviluppo di più ampi apparati burocratici per il governo delle città;
• La creazione di nuovi corpi di polizia, sempre più numerosi;
• La formazione di nuovi quadri tecnici (amministratori, architetti, ingegneri) specializzati nei problemi della convivenza urbana.
Pur conservando al suo interno squilibri giganteschi e ponendo sempre nuovi e difficili problemi ai suoi amministratori, la grande città tendeva a perdere l’aspetto caotico e tentacolare che tanto aveva affascinato gli scrittori ottocenteschi ( Honorè de Balzac, Charles Dickens, Victor Hugo) e si avviava a diventare un sistema organizzato.
QUATTRO ESEMPI DI RINNOVAMENTO URBANO:
➢ Parigi;
➢ Londra;
➢ Vienna;
➢ Chicago.
PARIGI
La ristrutturazione di Parigi fu un esempio d’intervento attuato dallo stato, in base ad un progetto consapevolmente studiato.
Su incarico di Napoleone III, il prefetto Gorges Eugène Haussmann operò in profondità sul vecchio tessuto urbano, sventrando buona parte del centro medievale e aprendo una serie di larghi viali, i Boulevards, che avevano lo scopo di rendere meglio percorribile il centro cittadino e di impedire il ripetersi di sommosse urbane: nei grandi Boulevards, infatti, erano più facili gli spostamenti delle forze di polizia ed era impossibile la costruzione di barricate (da parte dei cittadini).
L’opera di Haussmann non si limitò alla sistemazione della rete viaria: nell’arco di un ventennio, tra il 1850 e il 1870, Parigi fu dotata di quindici nuovi ponti sulla Senna, di quattro nuove stazioni ferroviarie, di un nuovo sistema di fognature, di parchi e di edifici pubblici.
Teatro dell’Opera e circostante area della Parigi di Haussmann
LONDRA
Da principi completamente diversi fu guidato lo sviluppo di Londra nell’800. Qui l’intervento pubblico risultò quasi assente: mentre a Parigi il governo indicava dettagliatamente i caratteri e le direttrici dell’attività edilizia, a Londra non esisteva nemmeno uno strumento di pianificazione generale.
L’espansione della città era nelle mani dell’iniziativa privata, ovvero dei proprietari terrieri che cedevano agli imprenditori edili diritti di superficie e usufrutto per periodi determinati (fino a 99 anni), rimanendo però in possesso della terra e garantendo così un’omogeneità tra i complessi immobiliari. A Londra, infatti, i quartieri venivano chiamati con i nomi delle famiglie proprietarie dei terreni.
Nell’800, soprattutto nella parte occidentale della città, nacquero eleganti complessi residenziali dove si concentrarono i ceti più benestanti.
Quartiere operaio nel centro di Londra
VIENNA
Nell’800 Vienna rappresentò un modello urbanistico per la riorganizzazione del suo nucleo centrale e la dislocazione degli edifici connessi alle sue funzioni di capitale imperiale. Tra il 1815 e il 1857, infatti, furono abbattute le antiche mura e, nella zona liberata, venne costruita la Ringstrasse; si tratta di un’ampia strada circolare dove, successivamente, furono collocati i principali edifici pubblici (parlamento, municipio, università, teatro lirico, musei nazionali) e una serie di eleganti palazzi con abitazioni private.
Il Ring divenne presto il luogo più importante e prestigioso della città, al confine fra il centro antico e i borghi periferici: come i Boulevards parigini, esso costituì una via di passeggio e un punto di ritrovo per la vita intellettuale e mondana, in particolare per la ricca borghesia cittadina.
Vista aerea del Ring di Vienna
CHICAGO
Nell’ultimo decennio dell’800 Chicago costituì uno dei simboli più efficaci del dinamismo americano. Questa grande metropoli, nata come centro della macellazione delle carni, dell’immagazzinamento dei cereali e come nodo strategico delle comunicazioni ferroviarie tra l’Est e l’Ovest degli Stati Uniti, venne quasi completamente distrutta da un incendio nel 1871. In breve tempo fu ricostruita e, da allora, cominciò ad espandersi a ritmi impressionanti.
Fu un luogo privilegiato di sperimentazione per la costruzione dei primi grattacieli: qui, infatti, molti architetti misero in pratica le loro teorie per uno sviluppo verticale della città.
Nacquero così un importante centro degli affari e una serie di efficienti infrastrutture urbane.
Con la fiera colombiana del 1893, Chicago divenne famosa in tutto il mondo come una delle metropoli più moderne e dinamiche del pianeta.
Vista aerea di alcuni grattacieli di Chicago
IL RAPPORTO
CITTÀ-CAMPAGNA
La città e la campagna hanno sempre rappresentato due diversi tipi di economia e di organizzazione dello spazio, e quindi due diversi paesaggi e due differenti civiltà.
Il rapporto città-campagna per secoli è rimasto equilibrato, ma con l’avvento dell’industrializzazione e del conseguente urbanesimo si è spezzato. La campagna ha cessato di essere autosufficiente ed è divenuta solo il luogo di produzione delle merci destinate al consumo urbano: la campagna ha assunto cioè il ruolo di area economica dominata, mentre la città quello di area dominante.
In questo modo si verificò un improvviso sovrappopolamento delle città e, nel corso di questo fenomeno, vennero sottratte vaste estensioni di territorio alla produzione agricola (a favore della speculazione edilizia).
L’urbanesimo comportò, inoltre, un generale stravolgimento delle strutture sociali dell'epoca, che portò nel giro di pochi decenni alla trasformazione radicale delle abitudini di vita della popolazione, dei rapporti fra le classi sociali e dell'aspetto delle città stesse, soprattutto le più importanti.
Prevalentemente nei centri urbani si avvertirono questi mutamenti sociali, grazie alla repentina crescita di grandi sobborghi a ridosso delle città, nei quali si ammassava il sottoproletariato (che dalle campagne cercava lavoro nelle fabbriche cittadine).
Tuttavia non va dimenticato che la maggioranza della popolazione europea continuava ancora a vivere nelle campagne.
IL MONDO DELLE CAMPAGNE
I LAVORATORI AGRICOLI
Intorno alla metà dell’800, in tutta l’Europa continentale erano i lavoratori della terra a costituire la grande maggioranza della popolazione attiva. Il mondo contadino comprendeva una miriade di realtà economiche e di figure sociali diverse, con forti differenze fra stati e regioni.
La Gran Bretagna, con una popolazione agricola formata in buona parte da lavoratori salariati, rappresentava un caso isolato. Così come un caso limite era costituito dalla Russia, con i suoi 20 milioni e più di servi della gleba, liberati solo nel 1861.
In Francia la tendenza all’aumento della piccola proprietà contadina, favorita dalla rivoluzione del 1789, continuò a manifestarsi per tutto l’800.
Negli stati tedeschi e nei paesi dell’impero asburgico, una serie di leggi di emancipazione emanate fra il 1815 e il 1850 aveva gradualmente abolito le ultime forme di lavoro servile e stimolato il processo di privatizzazione della terra.
GLI EFFETTI DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA TERRA
Diversi furono i beneficiari di queste trasformazioni. Nel sud e nell’ovest della Germania, la scomparsa del regime feudale lasciò il posto alla piccola e media proprietà.
Nelle regioni tedesche a est dell’Elba la privatizzazione della terra andò, invece, a vantaggio dei grandi latifondisti, mentre, per la maggior parte dei contadini, l’emancipazione significò semplicemente il passaggio dalla condizione di servi a quella di braccianti senza terra e non sempre comportò la rottura dei vincoli di subordinazione agli antichi signori. Una condizione in parte analoga, aggravata dalla scarsa produttività dei suoli, era quella che caratterizzava i contadini dell’Italia meridionale e dell’intera Europa mediterranea.
La situazione era ancor più complessa in altre zone del continente: Germania centrale, Italia centro-settentrionale, Austria, Boemia; qui coesistevano e s’intrecciavano latifondo, azienda capitalistica e piccola proprietà, lavoro salariato e mezzadria.
POVERTÀ ED EMIGRAZIONE
I progressi, peraltro limitati, realizzati dall’agricoltura europea, in corrispondenza del generale sviluppo economico degli anni ’50 e ’60, non valsero a modificare nella sostanza le condizioni di vita delle masse contadine. Ovunque i lavoratori agricoli occupavano i gradini inferiori della scala sociale e avevano condizioni molto disagiate: bassi redditi, alimentazione povera, analfabetismo diffuso, quasi inesistente partecipazione alla vita politica. Inoltre, i ceti rurali costituivano “l’elemento statico” della società, cioè quello più legato alle religioni tradizionali e alle consuetudini del mondo pre-industriale.
La novità più rilevante stava nel fatto che lo sviluppo industriale e la rivoluzione dei trasporti offrivano ai lavoratori della terra maggiori possibilità di allontanarsi dal luogo d’origine.
Fra il 1840 e il 1870, milioni di lavoratori (in buona parte contadini provenienti dall’Inghilterra, dall’Irlanda e dall’Europa centrale) lasciarono il vecchio continente per trasferirsi in Nord America, dove trovarono condizioni più favorevoli anche dal punto di vista tecnico e giuridico.
Ancora più rilevante fu, nello stesso periodo, il numero di coloro che abbandonarono definitivamente le campagne per cercare nuove occasioni di lavoro nei grandi centri industriali.
APPROFONDIMENTI: gli sviluppi di Manchester
e di Liverpool
MANCHESTER
Città di fondazione romana, Manchester non è che un villaggio nei primi anni del Settecento. Intorno al 1750, la città presenta un borgo agricolo con frutteti e barche sull’Irwell. Non compaiono ancora edifici industriali o commerciali.
L’invenzione delle macchine tessili segna il vero decollo della città e dei centri industriali che la caratterizzano, geograficamente favoriti dalla navigabilità dell’Irwell.
I primi sviluppi della città sono finalizzati a legare l’attività industriale ai centri di mercato. Il canale di Bridgewater, aperto nel 1760, è la prima realizzazione di una serie di infrastrutture per il trasporto su via d’acqua, che si rivelò essenziale anche dopo la grande espansione ferroviaria che avverrà in seguito.
La popolazione sale dai 40000 abitanti del 1780 ai 70000 del 1800, per poi raggiungere i 142000 nel 1831.
Dopo il 1800 si cominciano ad usare macchine a vapore; le conseguenze sono subito visibili nella struttura della città, che divenne caratterizzata da un altissimo grado di commistione di residenze, industrie, magazzini e infrastrutture. La popolazione operaia resta compressa nel vecchio centro, che s’infittisce di sordide abitazioni, mentre la borghesia imprenditoriale comincia a costruire le proprie abitazioni nelle zone periferiche.
La prima ferrovia (che è anche un primato nel mondo) lega Manchester a Liverpool nel 1830, ma già nel 1846 compaiono altre sei linee, provocando la distruzione di parte dei quartieri popolari. Ciò rende possibile notare che, fino al 1860, l’unico fattore di rinnovamento della città è costituito dalle infrastrutture, specialmente ferroviarie.
Gli effetti della libera iniziativa portano la città ad uno sviluppo capitalistico impressionante. Intorno al 1840, il caso di Manchester diviene il fenomeno sociale più impressionante in Inghilterra: ciò grazie alle condizioni di vita della classe operaia, l’inquinamento letale dell’ambiente, la fame, la mortalità e la logica spietata del sistema concorrenziale.
La situazione complessiva della grande città operaia (formatasi nella prima metà dell800) viene ,in futuro, corretta assai lentamente. Nel 1861 Manchester appare ancora una “grande caserma a buon mercato per 400000 persone”.
Dopo qualche segno di declino economico, si ha nel 1885 una ripresa segnata dall’ampliamento della giurisdizione comunale da una crescente attività pubblica: acquedotti, servizi, fognature e un maggior controllo delle iniziative private in tutti i settori, costituiscono l’intervento dell’amministrazione.
Nel 1911, ancora meno della metà delle abitazioni di Manchester è provvista di regolari servizi igienici.
Vecchio quartiere operaio nel centro di Manchester
LIVERPOOL
All’estremità della foce del fiume Mersey, Liverpool ha uno sviluppo che precede di qualche decennio il periodo caratterizzato dal boom industriale; tale sviluppo fu dovuto alla sua crescente importanza come scalo marittimo della costa occidentale dell’Inghilterra nel commercio con l’Africa e con le colonie americane.
Nel 1668, la città contava solamente sette strade; nel 1715 l’apertura dell’Old Dock rese possibile una forte espansione delle attività mercantili. Fra il 1770 e il 1800 venne completata la rete di navigazione fluviale che interessava l’intero bacino del Mersey.
Nel 1786 una legge in materia urbanistica stabilì allargamenti viari interni e nuovi allineamenti per la crescita periferica: questo è il primo caso in Inghilterra nel quale una città di recente formazione cerca di disciplinare gli effetti della crescita commerciale ed industriale mediante uno schema di urbanizzazione.
In parallelo al miglioramento della rete stradale, dal 1830 prende l’avvio la costruzione della rete ferroviaria che collega Liverpool con Manchester (che costituisce un primato mondiale). Nel 1850 viene completata la stazione della linea che collega Liverpool con Preston e Blackpool, operazione che comportò la demolizione di circa 500 abitazioni. In seguito viene realizzata la Central Station, per la linea di collegamento con Chester e Birmingham.
Alla ristrutturazione centrale fa riscontro la formazione di sobborghi periferici e suburbani. Dal lato opposto all’estuario del Mersey prese piede lo sviluppo del sobborgo di Birkenhead, nato dopo le guerre napoleoniche come residenza per la classi ricche di Liverpool. Al margine di tale quartiere venne realizzato da Paxton un parco pubblico di 180 acri, per prevenire una possibile infiltrazione industriale.
Nel 1850 si ha l’elaborazione di uno schema di piano, ad opera di H. P. Horner, relativo alla formazione di una cinta di giardini e parchi circostante il centro urbano.
Ben diverse sono le condizioni delle aree nelle quali alloggiano le classi operaie. Dopo il 1875 un’intera area della città, Nash Grove District, fu interessata da un piano di sostituzione sulla base di una nuova legge urbanistica (appunto del 1875), grazie alla quale vennero realizzati i “Victoria Buildings” (un complesso residenziale a grande corte interna destinato alle classi disagiate); questo complesso venne aperto dalla municipalità nel 1885.
L’importanza di Liverpool come scalo portuale atlantico si accentua nella seconda metà dell’800; ne fa fede il grande incremento delle aree portuali lungo il Mersey e i relativi interventi di ammodernamento in seguito compiuti. La parte principale del complesso dei “docks”, il Pierhead, viene rifatto nei primi anni del Novecento, con la costruzione di tre grandi edifici: il Royal Liver Building (1910), il canard Building (1912-1916) e il complesso dei Dock Board Offices (1907). Nel dopoguerra i docks di Liverpool e Birkenhead raggiunsero un totale di 654 acri di bacini e 38 miglia di attracchi.
Vista aerea della Central Station di Liverpool
THE INDUSTRIALIZATION IN ENGLAND

THE INDUSTRIAL REVOLUTION
The Industrial Revolution began in Great Britain in the textile industry. The first major change came in 1733 when the flying shuttle was invented. Another important invention was the spinning jenny in 1764.
The factory system began when they found ways to use the power of falling water. Workers, who still lived in their cottages, came to live in town centres, near the factories; so towns grew up around them.
In 1765 the steam engine was invented; so steam replaced water as the major source of power. Now factories could be built near markets and mines.
During the Industrial Revolution, the middle class increased and many people of this class became as rich as the nobles. In this period also the working class grew. People of this class had to work for lots of hours a day (from twelve to sixteen hours a day), for low salaries. The working conditions in the factories were difficult, dirty and dangerous; many people were killed or injured by unsafe machineries.
Most children of the working class didn’t have time to go to school; they had to work long shifts in factories and mines together with men and women. They were sometimes injured by the work.
Another change brought by the Industrial Revolution was the growth of the cities. A lot of people, who were living in the country, went to live in the cities, which became overcrowded. So, sometimes, more than a family had to live in the same room, and epidemics of cholera, typhoid and tuberculosis were common.
Many people of the middle class were indifferent to these problems, but after this growth of the cities schools, orphanages and hospitals for the poor were provided. Improvements were slow, but gradually life conditions became better for the working class.
THE VICTORIAN AGE
During Queen Victoria’s reign, the Industrial Revolution changed much of the British economy. Many machines were invented, especially in the cotton industry. New energy sources, such as electricity and later coal, were used. Many materials, such as iron and steel, were employed in industry and building construction; the Crystal Palace of London is a very important example of buildings made with modern materials and techniques.
The urban working class increased with industrial expansion; workers and their families went to live in town centres, near the factories. The working conditions in the factories were very difficult for the workers; so, especially in the nineteenth century, many people protested against factory conditions, and many laws were passed by Parliament to modify them.
In Victorian times there was another important problem: the working conditions of children and women. In this period many children and women worked in factories fourteen hours a day or more. Many children had to work down the coalmines. Others lived in the streets cleaning the muddy roads for the ladies and the gentlemen only for some money.
In London there were children who had to catch pieces of iron (to sell) in the dirty water of the Thames. There were also many orphans who lived in homes near the factories; they couldn’t leave the factory until they were twenty-one years old.
The education act of 1870 introduced state schools, but many children of the working class couldn’t attend them because they had to work or to stay at home with younger brothers and sisters, while their parents were at work.
In 1884 a new Act was applied to the textile factories; this act established that children between the ages of eight and thirteen weren’t allowed to work more than six hours a day, while women weren’t allowed to work more than twelve hours a day.
THE INDUSTRIAL CITY
With the invention of the steam engine in 1765, the production of goods increased, trade expanded, shops moved from the homes into separate quarters and the distinction between employee and employer widened. This process began in Britain and then spread to Belgium, France and Germany.
The size of factories grew and each factory employed many workers. The Industrial system depended upon transportation of raw materials to the factory and finished products to the consumers. The industrialists needed a new transport system: in Britain a network of canals and roads spread across the country.
However, the greatest revolution came with the invention of the steam train in 1804. The railroad penetrated the town with a network of tracks. So the factory became the hearth of the city.
The impact of the Industrial Revolution was first felt in England; the new industrial economy brought exploitation of the poor and poverty.
In the English factory-towns of the 19th century, the most common type of dwelling was the two-storey row-house, with small backyards. So the living environment was dreary and monotonous.
These houses surrounded the factory buildings and were often overcrowded as more than one family lived together in the same room. However the living conditions inside the houses were very poor. More than one family often used the lavatory located on the rear yard.
Some Utopian communities tried to improve their conditions. An utopian who contributed to solve this problem was Robert Owen, the proprietor of a Cotton Mill at New Lanark, Scotland. Another man who tried to solve this problem was the owner Crespi Cotton Mill, near Capriate (Italy). This village has been recently restored and it could be visited by people who are interested in it.
A contribute to solve this problem was also given by the British Housing Law of 1890, which empowered the state and local authorities to build dwellings to rent to the workers.
CHARLES DICKENS
A BRIEF BIOGRAPHY OF CHARLES DICKENS
Charles Dickens is the writer who most described the problems created by the industrial revolution. He wrote some of the most famous books about the Victorian age.
Dickens, the son of a Navy clerk, was born in Landport (near Portsmouth) in 1812. When he was a young boy, his father lost all his money and was sent to prison. So Charles, at the age of twelve years, left school and went to work in a factory; he had to work ten hours a day.
After three years, he found a job at a lawyer’s office; he was only a clerk, but it was much better than a factory job, which was tiring and depressing. At the lawyer’s office, he began to write; at first he wrote short articles for newspapers: funny descriptions about London life and people.
Then he decided to leave his job at the lawyer’s office and he became a professional writer; at first, he wrote for lots of newspapers; then he wrote his first book, about a fat and funny man, called “Mr Pickwick”. When this book was published, it immediately became a best-seller.
Dickens wrote more than twenty books, some of which are very funny; others, instead, are more serious, like “Oliver Twist” or “Hard Times”; these ones describe the very difficult lives which many people had during the nineteenth century.
Most of Dickens major novels were first written in monthly or weekly journals, such as “Master Humphrey’s Clock” and “Household Words”, later rewritten in book form.
Dickens novels were works of social observations. He was a critic of the poverty and social stratification of Victorian society.
COKETOWN
Coketown is an example of a typical industrial city described by Charles Dickens in his novel “Hard Times”. It illustrates the dreary conditions of the workers in industrial England in the mid-19th century. The city has the fictional name of Coketown; here we can find all the main features of the eighteenth century city.
Every object was unreal and repetitive (such as the piles of buildings and streets, but also the worker’s dwellings and the noise coming from the steam engine of the industrial machineries).
Dickens speaks also about a purple river, where all the sewage where dumped, and “serpents of smoke” came out from factories chimneys.
From Dickens’ description we can understand that the main principle that rules in Coketown is just “work”; in fact Dickens says that the city is “inseparable from work”. Also monotony is a feature of this city, as the workers living there work all day long and go home only to have a little rest and sleep and than go to work again the following day just to be paid a little salary.
The name Coketown not only recalls the black colour that covers everything but also confirms the general impression of an ugly town where living is monotonous and unpleasant.
It represents a primitive world with a complete lack of nature and life and, with its description, Dickens accuses:
• Social and economical system;
• Factory owners;
• The capitalist mentality.
AN IMPORTANT EXAMPLE OF INDUSTRIAL CITY: Manchester
Cotton mills on the Bridgewater canal, near Beetham Tower
Manchester is a city in North West England. The metropolitan borough of Manchester has a population of 441,200. The Greater Manchester urban area has a population of 2,240,230 (making Manchester and its county England’s third largest conurbation).
The city is historically notable, because it’s one of the first industrialised cities in the world. During the Industrial Revolution, it was the dominant international centre of textile manufacture and cotton spinning.
Manchester today is a centre of the arts, the media and commerce; it’s considered by many of its citizens England’s second city.
PHYSICAL GEOGRAPHY
Manchester lies in a bowl-shaped land area bordered to the north and east by the Pennine hills and to the south by the Cheshire Plain.
The city centre is on the east bank of the river Irwell, near the confluence of the river Medlock and the river Irk.
The city is between 35 and 42 metres above the sea level. Its geographic features were widely influenced by its industrial development. These features are its climate, its proximity to the seaport of Liverpool, the availability of water power from its rivers and its nearby coal reserves.
THE INDUSTRIAL REVOLUTION IN MANCHESTER
In the late 18th century, James Brindley built the Bridgewater Canal to bring coal from the mines. This intervention was at the begin of an impressive industrial development, which interested the city during the 19th century.
In fact, in this period Manchester grew to become the most important centre of the cotton industry in Britain (so it was called “Cottonpolis”). But also the canal system grew in Manchester and the first railway line in the world developed there, connecting the city with Liverpool.
Manchester quickly grew into the most important industrial centre in the world; also during this period, the city saw a rise in its population, and many people immigrated to the city (from the country).
The city quickly became a centre of capitalism; consequently it had to face two problems: the terrible life conditions of the lower class and the pollution.
ARCHITECTURE
Manchester has a wide variety of buildings mainly from Victorian architecture through to modern. Much of the architecture in the city leads to its earlier days as a global centre for the cotton trade. Many warehouses have now been converted for other uses, but the external appearance remains mostly unchanged (so the city keeps much of its original character).
In Manchester (and several other cities which were interested in a construction boom during the Industrial Revolution) inspiration was taken from Venice. Some examples of this architecture can be easily found to the south and east of Albert Square and near the 92nd lock of the Bridgewater Canal, near Beetham Tower. Manchester has also some skyscrapers; most of them were built between 1960 and 1980.
However, in the last few years there has been a new interest in building skyscrapers in Manchester; numerous residential and office blocks are being built or have recently been built in the city centre and Beetham Tower (together with some houses and a Hilton hotel, which are along the tower) was completed in the Autumn of 2006. Now it’s the tallest building in the UK (outside of London).
Manchester and the surrounding communities in the North West of England are served by numerous transport systems: an international airport and a major motorway and rail network; today, the county of Manchester still has an extensive railway network, with two mainline stations. The metropolitan borough of Manchester is served by a network of bus routes and a modern tram system radiates from the city centre. A network of canals also remains from the Industrial Revolution.
ITALO CALVINO
“Le città sono un’insieme di tante cose: di memorie, di desideri, di segni di un linguaggio; le città sono luoghi
di scambio (…) ma questi scambi non sono solo scambi
di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.”
LA VITA
Italo Calvino nasce il 15 ottobre del 1923 a Santiago de las Vegas, nell'isola di Cuba. I genitori sono entrambi italiani e studiosi di scienze naturali: il padre Mario, di San Remo, è agronomo e si trova a Cuba per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura; la madre, Evelina Mameli, è botanica e ha origine sassarese.
Due anni dopo la famiglia rientra a San Remo nella villa “la Meridiana”, immersa in un giardino ricco di esemplari esotici. Italo impara presto a conoscere le piante, gli animali e i sentieri delle Prealpi liguri.
Nel 1926 nasce il fratello Floriano. Dai genitori (entrambi di formazione laica, liberi pensatori, legati a tradizioni repubblicane e socialiste) Italo riceve un'educazione tollerante e anticonformista rispetto a quella della maggioranza dei suoi coetanei.
Frequenta poi il prestigioso Liceo Cassini dove ha per compagno Eugenio Scalari; affascinato dal romanzo d'avventura e di formazione, egli compone le prime poesie. Suscitano inoltre la sua attenzione le riviste umoristiche, i fumetti e il cinema.
Negli anni del secondo conflitto mondiale, il giovane Calvino è di fronte a nette scelte politiche e morali. Durante l'occupazione tedesca è fra i renitenti alla leva della repubblica di Salò e, dopo aver appreso della morte in combattimento di un giovane medico comunista, si unisce insieme al fratello sedicenne, alle brigate partigiane garibaldine operanti nella zona delle alpi marittime. Nel mentre, i suoi genitori vengono presi in ostaggio dai tedeschi.
Dopo la liberazione, iscritto al PCI (Partito Comunista Italiano), frequenta gli ambienti della casa editrice Einaudi dove conosce Pavese e Vittorini.
Nel 1947 si laurea in letteratura svolgendo una tesi su Joseph Conrad. Nel 1949 è Pavese ad esortarlo a mettere mano al suo primo romanzo, “Il sentiero dei nidi di ragno”.
Successivamente, Calvino comincia a collaborare con l'Unità di Torino e il settimanale “Il Politecnico”. Il suicidio di Pavese nel 1950 lo coglie di sorpresa e segna una svolta nella sua vita. Nel 1951 perde anche il padre.
Fra il ‘52 e il ‘56 pubblica, fra gli altri romanzi, “Il visconte dimezzato”. Il ‘56 segna anche una frattura storica: si allontana dal PCI a causa della crisi in Ungheria. Fino al ‘66 pubblica Fiabe italiane: “Il barone Rampante” e “Il cavaliere inesistente”.
In seguito compie anche escursioni nel settore dell'astronomia, della biologia, della cibernetica. Calvino si trasferisce poi a Parigi dove resta sino al 1980; qui egli pubblica “Le città invisibili” (1972).
Dal ‘74 Calvino avvia una discontinua collaborazione col Corriere della sera. Nel 78 perde la madre di 92 anni e vende "La meridiana"; inizia quindi la collaborazione con “la Repubblica”, subito dopo aver pubblicato “Se una notte di inverno un viaggiatore” (1979).
Nel 1980 dichiara chiusa un'intera stagione culturale pubblicando tutti i suoi saggi con l'emblematico titolo “Una pietra sopra”. Sempre nello stesso anno, Calvino torna in Italia e si stabilisce a Roma.
Nell'estate del 1985, intento a preparare un ciclo di conferenze a Harvard, viene colto da ictus e muore a Siena il 19 settembre.
CENNI SULLA POETICA DI CALVINO
Guardare le vicende degli uomini da una certa distanza (al fine di giudicarle meglio) è sempre stato l’atteggiamento narrativo di Calvino, che si è espresso in libri talora diversissimi tra loro per tematica e scelta linguistica. Ma al “patos della distanza” lo scrittore non è mai venuto meno, anche quando ha affrontato argomenti dichiaratamente autobiografici.
Inoltre, un altro elemento importante che emerge dalla biografia di Calvino è l’accostamento di mondi e culture differenti cui l’autore è stato esposto sin dall’infanzia. Quest’ultimo aspetto è posto in evidenza nella sua opera “Le città invisibili”, di cui si tratterà nella pagina seguente.
LE CITTÀ INVISIBILI
Questo romanzo è ambientato in Asia, ma ciò che ha suscitato maggiori commenti tra i critici sono osservazioni riguardanti l’atmosfera surreale in cui è immerso il romanzo stesso. Però anche la proiezione verso una terra straniera, la Cina in particolare, non è un fatto trascurabile.
Protagonista è Marco Polo che, alla corte di Kublai Khan, fornisce attraverso i suoi dispacci al Sovrano, le descrizioni delle città che vengono toccate dai suoi viaggi all'interno dello sterminato Impero: in queste narrazioni parla degli uomini che le hanno costruite, della forma della città, delle relazioni tra la gente che le popola e la loro forma architettonica. Le città descritte da Marco Polo sono intese come mondi chiusi: le città invisibili, infatti, non entrano in relazione tra loro.
Queste città però esistono solo nella mente del viaggiatore veneziano: è Marco Polo stesso che le "crea" mentre le racconta (così come per Calvino, lo scrittore "crea" i mondi di cui tratta).
Numerosissimi gli spunti che il romanzo offre: anzitutto il rapporto che corre tra lo Straniero e la terra in cui si trova; infatti, sia Kublai Khan che Marco Polo sono estranei all'Impero cinese e ne percepiscono costantemente la diversità.
Altro tema interessante è quello, doppio, della comunicazione e del linguaggio: infatti Marco Polo ha difficoltà, inizialmente, a parlare la lingua del Monarca (tanto da doversi esprimere a gesti e versi per descrivere le città visitate).
Ma, soprattutto, Le città invisibili sono uno studio del simbolo della città come proiezione dei terrori e dei desideri dell’uomo contemporaneo. Marco Polo si chiede, infatti, quali sono le ragioni segrete che hanno portato l’uomo a vivere nelle città. Egli stesso afferma che l’inferno dei viventi, se esiste, è l’ambiente in cui l’uomo vive: la città stessa. Per lui ci sono due modi per non soffrirne:
• Accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più;
• Cercare e saper riconoscere ciò che, nell’inferno, non è inferno, facendolo perdurare e dandogli spazio.
LA CITTÀ PER CALVINO
“Le città invisibili” di Calvino è un romanzo basato sul potere evocativo e suggestivo della parola; infatti, questa trasporta fin dall’inizio i personaggi in una dimensione fantastica e fiabesca.
Nell’opera, Marco Polo descrive a Kublai Kan il suo impero; sono due personaggi lontani in tutti i sensi, ma (in realtà) molto vicini grazie al fascino della parola che li unisce in un gioco d’immaginazione.
La parola crea universi nei quali è bello credere, al di là del fatto che siano reali o no. I due personaggi sperimentano insieme la capacità umana di immaginare e descrivere con la parola.
“Le città invisibili” sono, quindi, un pretesto per mantenere viva nell’immaginazione la percezione di tutto ciò che è possibile.
Ci sono anche spunti di riflessione molto interessanti su tutto ciò che è una città, non tanto dal punto di vista architettonico o storico, ma da quello evocativo e fantastico.
La città è vista anche come luogo saturo di esperienze, ricordi e sogni di prospettive future. Le città che Calvino descrive nella sua opera “Le città invisibili” sono immaginarie e hanno nomi di donna. Esse rappresentano luoghi della fantasia o dell’inconscio; ognuna di esse ha qualcosa che riproduce un’ossessione dell’uomo metropolitano.
THOMAS STEARNS ELIOT

“Città irreale,
sotto la nebbia bruna di un’alba invernale, una
folla fluiva sul London Bridge, così tanta, ch’io
non avrei mai creduto che morte tanta n’avesse
[disfatta.”
LA VITA
Thomas Stearns Eliot nasce nel 1888 a Saint Louis, nel Missouri, da un’antica famiglia di origine inglese. Da giovane, compie i suoi primi studi a Saint Louis e poi all’Università di Harvard.
In seguito compie diversi viaggi in Europa, a Parigi e ad Oxford. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si stabilisce a Londra, dove conosce James Joyce e il poeta americano Ezra Pound. Nel 1917 scrive il sui primo libro, “Prufrock e altre osservazioni”, cui segue “Poesie” (1919).
Dopo il matrimonio con Vivien Haigh-wood è costretto a rinunciare alla carriera universitaria per impiegarsi in banca. Conquista tuttavia un posto di rilievo nel mondo culturale londinese, soprattutto grazie ai saggi letterari raccolti nel volume “Il bosco sacro” (1920), che avranno una larghissima influenza sulle generazioni successive. Nel 1922 compone “La terra desolata”, in cui s’identificheranno intere generazioni.
Le successive opere poetiche (“Quattro quadretti”, 1943) e i lavori teatrali (“Assassinio nella cattedrale”, 1935; “Cocktail party”, 1948; “L’impiegato di fiducia”, 1955; “Lo statista a riposo”, 1959) comportano un crescente successo internazionale e il Premio Nobel nel 1948.
Eliot, a partire dal 1927 (anno in cui aderisce pubblicamente alla Chiesa Anglicana e ottiene la cittadinanza britannica), si avvicina progressivamente alla fede cristiana; ciò si traduce anche nelle sue scelte tematiche: i temi delle sue ultime opere, infatti, lasciano spazio alla speranza e ad una visione del mondo nella quale è più facile riconoscersi.
Il poeta muore a Londra nel 1965.
LA TERRA DESOLATA
Questa è probabilmente l'opera più celebre di Eliot. La prima pubblicazione della Terra desolata avvenne nell'ottobre 1922 sulla rivista “The Criterion”; nel dicembre dello stesso anno fu pubblicata la prima versione su libro, comprensiva delle note del poeta.
Questo suo lungo poema, composto da cinque parti, esprime la sua concezione della sterilità della società moderna, in contrasto con le società del passato. Eliot crede che la moderna società sia carente di un senso vitale della comunità. La “terra desolata” di cui si parla nel poema è la moderna cultura Europea, giunta troppo lontano dalle sue radici spirituali; qui gli esseri umani sono isolati e le loro relazioni sono sterili e senza senso.
L’autore apre l’opera considerando il mese di aprile (solitamente simbolo della rigenerazione della natura e della spiritualità dell’uomo), inteso come il mese peggiore in una società sterile e senza valori, in quanto tale rigenerazione risulta essere una forzatura alla vita. Questa prima parte, “La sepoltura dei morti”, può essere letta come una metafora delle condizioni dell’uomo moderno, la cui vita è vuota, alienata e simile alla morte. A questo proposito, egli presenta l’immagine contemporanea di Londra, simbolo della società moderna; infatti, tale città è affollata di gente che si muove attraverso le strade brancolando come se fosse morta.
Nella seconda parte, “Una partita a scacchi”, Eliot presenta varie figure femminili vittime di lussuria e disonestà. I rapporti tra uomo e donna sono considerati sterili in questa Terra, poiché manca la comunicazione (sia verbale che sessuale).
Nella terza sezione, “Il sermone di fuoco”, il poeta narra una scena di seduzione (banale e senza amore) tra due “amanti”. Tale scena è squallida e senza passione. Inoltre, la casa non simboleggia l’amore sentimentale, ma solo un luogo dove le persone hanno un rapporto sessuale senza passioni.
Nella quarta sezione, “La morte per acqua”, viene raccontata la storia di un marinaio morto durante un’uscita di pesca. In questa parte, l’annegamento è stato interpretato in due modi: può significare la morte sacrificale che precede la rinascita, oppure morte senza resurrezione.
L’atmosfera dell’ultima sezione, “Ciò che disse il tuono”, è quella di un dramma ricordato: la morte di Gesù Cristo.
Gli abitanti della terra desolata accettano un tipo di vita minimale senza la speranza di una resurrezione: sono uomini vuoti, cui solo il distante brontolio di un tuono suggerisce la primavera.
La Terra Desolata vuole essere interpretazione complessiva del destino dell’uomo e della storia europea. La sensazione espressa è quella dell'estrema inutilità provata dall’uomo trovandosi a dover vivere in un mondo sterile, dove nulla ha più significato.
LA CITTÀ DELLA GENTE
Eliot, nella sua opera “La terra desolata”, descrive la grande metropoli moderna nella sua profonda desolazione e aridità; il paesaggio che emerge è una Babele di solitudini e miserie, dove non alloggia la speranza.
Parlando di frammenti di spazi, oggetti e figure egli trasmette i suoi stati d’animo. La città che emerge dal libro è lo specchio del suo stato d’animo. Eliot comunica il suo disagio di vivere attraverso la descrizione di un desolato paesaggio urbano; per esempio, nel brano “Una città di spettri”, Londra è descritta come un ambiente infernale, luogo di morti viventi che si muovono in una fredda metropoli invernale.
Questa sua “angoscia di vivere” emerge chiaramente nelle sue prime opere. Successivamente, con il suo avvicinamento alla fede cristiana, dalle sue opere emergerà la speranza e la riflessione.
BIBLIOGRAFIA
STORIA
• Paolo Sica; Storia dell’urbanistica, l’ottocento; editore Laterza;
• Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto; Prospettive di storia, dal 1650 al 1900; editore Laterza;
• Lewis Mumford; La città nella storia, uomo e società; editore Etas Kompass;
• Guido Zucconi; La città dell’800, storia della città; editore Laterza.
INGLESE:
• Rocco Verna, Paola Papa, Mariacarla Vian, Cecilia Verna; Mondi Letterari, storia e testi della letteratura italiana con riferimenti ad autori stranieri; editore Paravia;
ITALIANO:
• Italo Calvino; Le città invisibili; editore Einaudi;
• Renzo Crivelli; Introduzione a T.S. Eliot; editore Laterza;
• Thomas Stearns Eliot; La terra desolata, Quattro quadretti; editore Feltrinelli;
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Esempio



  


  1. deccy

    crescita industriale e urba negli stati uniti