TOMMASO MORO UMANISTA E MARTIRE - LOUIS BOUYER

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

RELAZIONE STORIOGRAFICA

TOMMASO MORO UMANISTA E MARTIRE
LOUIS BOUYER
JACA BOOK
PRIMA EDIZIONE (ITALIANA) 1985
ANNO DI STAMPA 1994
PAGINE 98
SCHEMA DELLA RELAZIONE
PARTE I (PAG. 2-3)
* MOTIVI DI SCELTA
* ASPETTATIVE
PARTE II (PAG. 3-9)
* L’AUTORE
* SINTESI
* APPROFONDIMENTI
PARTE III (PAG. 9-11)
* ANALISI CRITICA
* COMMENTO
* ATTUALIZZAZIONE
PARTE IV (PAG. 12)
* FOGLIO GUIDA
PARTE I
MOTIVI DI SCELTA
Dopo una prima avventura con il saggio storico “Il meraviglioso ed il quotidiano nell’occidente medievale”, che mi ha lasciato una pessima impressione di questo genere di libri, ho scelto la lettura di una biografia. Il presonaggio rinascimentale del quale avevo sentito più parlare e che avevo trattato anche in altre materie è Tommaso Moro. Ma come ebbi constatato le dimesioni di questo saggio, decisi di lasciar stare per ora la biografia e leggere un altro saggio; precisamente “Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano” di Eugenio Garin. Ho letto solo le prime pagine di quel saggio, non capivo molto e nel timore di commettere l’errore fatto con il primo saggio storico, ho scelto di tornare sui miei passi e affrontare la breve ma interessante lettura della biografia di Tommaso Moro.

ASPETTATIVE
La lettura di una biografia offre la possibilità di conoscere più a fondo una personaggio che si incontra, magari velocemente nel rapido excursus storico che si fa a scuola. Con questo proposito ho intenzione di leggere la biografia di Tommaso Moro, che abbiamo incontrato nelle lezioni di Letteratura inglese. Di questo personaggio mi interessava il modo di pensare, ma dati i limiti sia di lingua che di tempo che hanno le lezioni di inglese, non avevo mai avuto la possibilità di approfondire la mia conoscenza riguardo la sua vita e le sue idee innovative. Per questo motivo ho scelto di leggerne la biografia con l’intento di poter scoprire qualcosa di più di ciò che ho imparato a scuola, di conoscere i motivi che l’hanno spinto alla redazione del suo libro, “Utopia”.
PARTE II
L’AUTORE
Louis Bouyer è una delle figure più prestigiose della teologia cattolica contemporanea. È nato nel 1913 ed è stato ordinato sacerdote dell’Oratorio del 1944. Professore alla facoltà di teologia dell’Institut Catholique di Parigi; professore associato delle università di Notre Dame (Indiana), Brown (Rhode Island), Washington DC, Salamanca (Spagna), e dell’ Università di Lovanium (Zaire), è stato nominato nel 1968 e 1974 membro della Commissione teologica internazionale. Convertito al cattolicesimo in età adulta, si è ispirato alla figura del cardinale inglese J.H. Newman; per questo è diventato oratoriano ed ha avuto numerosi contatti con il mondo anglicano.
Le sue opere vertono soprattutto su aspetti liturgici ed ecclesiastici.
SINTESI
Il primo capitolo introduce il personaggio in un modo particolare. Bouyer, con un po’ di immaginazione, fa “dipingere” ad Holbein un ritratto della Londra di More, facendo particolarmente attenzione alla sua famiglia, ed addirittura ci permette di avere un’idea di come doveva essere la sua vita. Il primo capitolo scritto in stile romanzesco ci presenta i familiari calati in un contesto di vita quotidiana. Dopo questa anticipazione e prima illustrazione della sua vita, inizia ad ogni effetto la biografia. Nel capitolo seguente viene narrata in ordine cronologico la sua nascita e formazione, avvenuta sia presso la certosa che il foro.
Tommaso Moro nasce a Londra nel 1478, da una famiglia borghese, figlio di John More. Non abbiamo molte notizie della sua infanzia, sappiamo però che a 13 anni, nel 1490 viene posto al servizio dell'Arcivescovo di Canterbury, Jhon Morton, cancelliere del Re d'Inghilterra e futuro Cardinale.
Qui, sebbene fosse molto giovane, durante le feste natalizie appariva ad un tratto in mezzo agli attori e, senza prepararvisi mai, improvvisava la sua parte tra di loro, divertendo gli spettatori molto più di tutti gli altri attori.

Per fargli proseguire meglio gli studi, a quattordici anni, il Cardinale lo collocò ad Oxford, dove, dopo aver imparato il latino e il greco, tra il 1492 e il 1500 studiò giurisprudenza, e divenne un ottimo avvocato.
Suo padre stava all’erta e, visto l’interesse di suo figlio per la letteratura, a diciassette anni lo richiama a Londra e gli fa seguire la trafila delle Inns Of Courts ( le scuole di diritto).Tommaso diviene prima barrister(avvocato), poi bencher ed infine reader(professore di diritto).

Negli anni successivi si dedica alla lettura del Nuovo Testamento in lingua originale ma soprattutto alla devozione e alla preghiera nella Certosa di Londra, dove vive come un religioso, senza far professione, per circa 4 anni, fino a che si reca da lui un certo signor Colt, un gentiluomo, che lo aveva spesso invitato, e che aveva 3 figlie.
Tommaso sulle prime è attratto dalla secondogenita, perché la riteneva la più bella e la più benvoluta, tuttavia, quando si rende conto che per la sorella maggiore sarebbe stato un dispiacere e una vergogna vedere la sorella più piccola sposarsi per prima, allora "volge il suo affetto verso la primogenita", Giovanna e la sposa nel 1505 (fu un matrimonio ottimo, e Tommaso era molto innamorato della moglie). Giovanna dà alla luce 4 figli, e nel 1511 muore.
Circa un mese dopo Tommaso sposa in seconde nozze Alice Middleton, vedova anch'essa, e con una figlia, per garantire in qualche modo una figura femminile accanto ai propri figli.
Fu per tutta la vita marito e padre affezionato e fedele, intimamente impegnato nell'educazione religiosa, morale e intellettuale dei figli.
La sua casa rimaneva accoglieva generi, nuore e nipoti, e rimaneva aperta per molti giovani amici, alla ricerca della verità o della propria vocazione.
La vita di famiglia lasciava molto spazio alla preghiera comune e alla lectio divina, insieme anche alla ricreazione domestica. Tommaso partecipava quotidianamente alla Messa, e sempre, prima di prendere decisioni importanti, si confessava.
Nel 1504, sotto re Enrico VII, venne eletto per la prima volta al Parlamento.
Enrico VIII gli rinnovò il mandato nel 1510, e lo nominò anche rappresentante della Corona nella capitale, aprendogli una carriera di spicco nell'amministrazione pubblica. Nel decennio successivo, il re lo inviò a varie riprese in missioni diplomatiche e commerciali nelle Fiandre e nel territorio dell'odierna Francia.
Non smette mai di scrivere, e tra il 1511 e il 1516 stende L'Utopia, un meraviglioso trattato di filosofia politica, sul quale ho dedicato un approfondimento.
Sempre nel 1516 Tommaso riceve a Londra per la seconda volta Erasmo con il quale stringe sempre più un legame di amicizia.
Entrambi scrissero due importanti libri, Tommaso l’Utopia, Erasmo l’Elogio della Follia, e tra di loro c’è un mutuo scambio di opinioni sui loro componimenti.
Fatto membro del Consiglio della Corona, giudice presidente di un tribunale importante, vice-tesoriere e cavaliere, nel 1523.
Tommaso prova allora a rinunciare alla nomina pronunciando un discorso a sua maestà per esserne esonerato, ma, non volendo il re acconsentire, accetta l'incarico.

Tommaso era una persona molto gioviale ed amabile, amava stare in compagnia, e, quando si imbatteva in qualche discussione con qualcuno, essendo lui un perfetto oratore e anche molto colto, nel momento in cui aveva l'impressione che la persona con cui parlava iniziava ad essere in imbarazzo, di colpo cambiava discorso per non umiliarla.

Da tutti stimato per l'integrità morale, l'acutezza dell'ingegno, il carattere aperto e scherzoso, e l'enorme cultura, nel 1529, in un momento di crisi economica e politica per il paese, Tommaso fu nominato dal re Cancelliere del Regno.
Primo laico a ricoprire questa carica, Tommaso affrontò un periodo estremamente difficile, sforzandosi di ser4vire il re e il paese. Fedele ai suoi princìpi, si impegnò a promuovere la giustizia e ad arginare l'influsso deleterio di chi perseguiva i propri interessi a spese dei deboli.
Nel 1532, non volendo dare il proprio appoggio al disegno di Enrico VIII che voleva assumere il controllo sulla Chiesa di Inghilterra, rassegnò le dimissioni, si ritirò dalla vita pubblica, accettando di soffrire con la sua famiglia la povertà e l'abbandono di chi fino ad allora gli era stato vicino.

Il problema è questo: il 23 maggio 1523 il Vescovo Cranmer dichiara nullo il matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona per avere il sovrano sposato la vedova del fratello.
La pretestuosità delle argomentazioni usate per sciogliere il vincolo matrimoniale si evonce dalla circostanza che lo scioglimento avvenne a ben 24 anni dal matrimonio. Il 28 dello stesso mese lo stesso prelato provvide a dichiarare valido il matrimonio con Anna Bolena che venne incoronata regina il 1 giugno successivo.

Invitato a prendere posizione sulla questione del divorzio il 13 aprile 1534 si presentò a palazzo Lambeth rifiutando di sottoscrivere, per le sue implicazioni sul piano della fede, l'atto di successione votato dai Lords e venne incarcerato nella Torre il successivo 17 aprile.
Tommaso aveva intuito che prestare giuramento avrebbe comportato l'accettazione di un assetto politico ed ecclesiastico che preparava il terreno ad un dispotismo senza controllo.
Fu sottoposto ad interrogatorio e venne condannato a morte per aver parlato del re in modo malizioso e diabolico(falsa testimonianza).

Ma Tommaso non si perde d'animo. Incoraggia i familiari che lo visitano nella prigione della Torre di Londra e scrive cose bellissime in latino a un amico italiano che vive a Londra, il mercante lucchese Antonio Bonvisi: "Amico mio, più di ogni altro fedelissimo e dilettissimo... Cristo conservi sana la tua famiglia".
Bonvisi gli manda in prigione cibi, vini e un abito nuovo per il giorno dell'esecuzione (ma non glielo lasceranno indossare). Davanti al patibolo, è cordiale anche col boia che dovrà decapitarlo: "Su, amico, fatti animo; ma guarda che ho il collo piuttosto corto", e gli regala una moneta d'oro. Poi, venuto il momento, dice alcune parole. "Poche", gli hanno raccomandato: e poche sono. Tommaso Moro invita a pregare per Enrico VIII, "e dichiarò che moriva da suddito fedele al re, ma innanzitutto a Dio".
Era il 1535. 
Tommaso fu l'unico laico a non firmare, ed insieme ad altri 53 martiri, compreso il vescovo Fisher fu beatificato da Papa Leone XIII nel 1886 e canonizzato da Pio XI nel 1935, proclamato patrono dei politici da Giovanni Paolo II il 31 ottobre 2000.
APPROFONDIMENTI
HANS HOLBEIN
Nasce ad Augusta, nella Germania meridionale verso il 1497 dal padre omonimo conosciuto con il soprannome di IL VECCHIO.
Nel 1515 si reca a Basilea ed èntra come apprendista nella bottega di di Herbster.
Nel 1519 si iscrive alla Corporazione dei pittori di Basilea e diviène padrone di una bottega, lo stesso anno sposa Elsbeth Binsentock vedova di un conciatore di pelli dalla quale avrà quattro figli. Voci più o meno maligne dicono che abbia un'amante che ha ritratto nei panni di una cortigiana e poi come una Vergine. Nel 1526 compie il primo viaggio in Inghilterra dove conosce Thomas Moore; dopo un breve ritorno a Basilea, nel 1532 inizia il secondo lungo soggiorno inglese e nel 1537 è nominato Pittore del Ré da Enrico VIII.
Muore di peste a Londra nel 1543.
UTOPIA
La parola deriva dal greco e significa "in nessun luogo". E’ dedicata all’amico Peter Gilles, dotto umanista olandese dell’epoca.
Utopia è presentata da Thomas More strutturata sotto forma di resoconto di una lunga conversazione che ha avuto luogo ad Anversa fra l'autore, il suo ospite Pieter Gilles e Raffaele Itlodeo, personaggio di fantasia, presentato come un navigatore portoghese compagno di Amerigo Vespucci.
L'opera è divisa in due libri: il primo contiene un'accesa polemica contro gli ordinamenti politici europei, soprattutto quelli inglesi. Viene contestato soprattutto il fatto di punire il furto con la morte, in quanto la pena appare sproporzionata rispetto alla gravità del delitto e per questo motivo ingiusta; è inoltre illegittima, perché contraria al precetto di non uccidere, assurda, perché incita il ladro a uccidere il derubato e infine inefficace in quanto non va a incidere sulle cause che conducono al furto.
Nell'analisi di Itlodeo vagabondaggio, furto e omicidio sono diretta conseguenza delle enclosures, che hanno cacciato dalla loro terra i contadini riducendoli alla miseria; più in generale essi sono il frutto perverso della divisione fra ricchi e poveri, del divario sociale che contrappone lavoratori in miseria e ricchi oziosi. Itlodeo propone vari rimedi, di carattere "riformistico" che rappresentano però soluzioni provvisorie, come mitigare la pena e attuare riforme nella politica economica dello Stato, riducendo l'impiego di denaro nell'espansionismo bellico o prefissando per legge l'ammontare, che deve in ogni caso essere modesto, delle tasse.
La soluzione del problema, tuttavia, deve essere radicale e consiste nell'ordinamento economico fondato sulla comunione dei beni, il solo che può assicurare un regime politico fondato sulla giustizia e sulla prosperità: è il vecchio insegnamento di Platone che, dice Itlodeo, ha trovato attuazione a Utopia, l'isola da lui scoperta nel corso dei suoi viaggi.
Questo fatto, ovviamente, consente di superare le obiezioni all'ideale platonico avanzate già da Aristotele; e dunque, via dalla corrotta Europa (e soprattutto dall'Inghilterra) verso l'isola fortunata, che, con le sue strutture e i suoi ordinamenti, è la protagonista del secondo libro.
ERASMO DA ROTTERDAM
Geer Geertsz (cambierà successivamente il suo nome con quello umanistico di Desiderio Erasmo) nasce la notte tra il 27 e il 28 ottobre del 1466 a Rotterdam dal prete Rotger Geertsz o Gerrits. Dopo essersi formato agli studi classici sotto la guida di Alessandro Hegius, nel 1488 prende i voti a Steyn diventando canonico agostiniano. Da questi legami si libera solo ventinove anni più tardi a causa forse della sua eccessiva sensibilità feminea che gli rese impossibile accettare ancora la vita conventuale.
Tra il 1495 e il 1521 prosegue gli studi prima a Parigi dove al seguito di vari mecenati studia il greco, poi a Basilea ed in seguito a Friburgo. La sua continua ricerca verso gli studi, alimentata da una sempre nuova esigenza di libertà, portano Erasmo a viaggiare continuamente per l'Europa. In Inghilterra incontra Colet e Tommaso Moro e scrive nel 1509 la sua opera più nota: l'Elogio della pazzia (satira della teologia scolastica, dell'immoralità del clero ed elogio della follia del vero cristiano che impronta la sua vita alla fede). Giunto in Italia passa la maggior parte del suo tempo a Venezia presso Aldo Manuzio dove approfondirà le sue conoscenze sull'uso della stampa. La sua fama cresce a tal punto che finirà per dominare intellettualmente l'Europa sino alla polemica luterana che però non seguirà a causa del suo ideale delle bonae literae, inteso come cristianesimo umanistico. Nell'Antibarbari, il suo primo scritto, si rileva già la sua dottrina tesa alla ricerca di una religione spirituale e antidogmatica, preoccupata più della vita morale che alla sottigliezza razionale. In seguito comincia i Colloquia su cui, insieme agli Adagiorum Collectanea (Adagia raccolta di detti, allusioni, proverbi, aneddoti latini e greci tesi a rendere popolare la nuova cultura) interverrà più volte. Nel 1505 pubblica coraggiosamente le Annotationes del Valla al Nuovo Testamento. Alla polemica antiluterana appartengono il De libero arbitrio (1524) e l'Istitutio christiani matrimonii. Nel tanto discusso Ciceronianus (1528), Erasmo dichiara la sua perplessità nei confronti dell'Umanesimo tendente a trascurare gli interessi religiosi.
ELOGIO DELLA FOLLIA
L’Elogio della Follia, di Erasmo da Rotterdam, rappresenta una esaltazione allegorica della figura della Follia: rappresentata come dea in vesti di donna. Erasmo servendosi delle dolci parole della dea, pone in discussione tutto un mondo ed un sistema di vita.
Il libro si presenta dunque come una satira della teologia scolastica, dell’immoralità del clero ed elogio della follia del vero cristiano che impronta la sua vita sulla fede.
L’ironia è assai poco velata, si prende infatti esplicitamente gioco di molti concetti e pregiudizi di quel tempo. Secondo molti fu uno dei libri o forse l’unico che preparò l’Europa a quella rivoluzione morale e religiosa che sfociò nella Riforma Luterana.
Dopo di questo però, è importante ricordare come Erasmo si sia sempre dimostrato contrario ad una rottura con la Chiesa di Roma auspicando un rinnovamento del mondo occidentale basato sulla forma antica e sulla morale cristiana.
In tutta la narrazione Erasmo ritiene che la follia sia la dominatrice dell’intera civiltà con le sue leggi e le sue usanze. Una follia che con le sue ali circonda ed abbraccia ogni genere di persona, laici o ecclesiastici, umili e potenti, ignoranti e sapienti. Una dea che nella sua schiettezza rappresenta tutti gli umani errori e tutte le umane debolezze.
Ciò che rende e ha reso grande in passato questo libro è sicuramente l’estrema modernità.
La lettura è sicuramente molto divertente e spesso stupisce la lucidità nello scrivere dell’autore, il lessico è facilmente comprensibile e anche i temi più delicati di cui discute sono spiegati con estrema semplicità. Unica cosa è che in certi casi è troppo esplicito e finisce quasi per essere irritante.
Non sono rari i casi in cui si permette di giudicare chiunque: laici ed ecclesiastici, gente comune e gente nobile.
PARTE III
ANALISI CRITICA
Sebbene questa biografia sia di ridotte dimensioni, e dato il calibro del personaggio trattato ci si aspetta che vengano scritte molte più pagine, l’autore riesce a conciliare in cento pagine sia la storia di Tommaso Moro che alcuni commenti sulla sua vita e sull’Utopia. A differenza del primo saggio storico che ho letto, il genere biografico è di più facile lettura, e permette l’approfondimento di un personaggio che a scuola si può solo accennare.
Il saggio è scritto in un modo particolare, perché già dalle prime pagine non da l’impressione di essere una biografia ma di essere un romanzo; è questo il motivo per cui all’inizio ero indeciso nella lettura di questo libro.
Bouyer riesce a coinvolgere il lettore, senza annoiarlo, ed in certi punti rende la lettura piacevole, per esempio verso la fine del saggio quando viene descritta la morte di Thomas. L’abilità dell’autore sta proprio nel scrivere una biografia, inframmezzandola con parti descrittive e discorsive, nelle quali fa interagire i personaggi; in alcune parti del libro sembra di assistere alla visione dei fatti, il lettore entra a far parte della scena come spettatore degli avvenimenti.
La scorrevolezza della biografia è data anche dalla scarsità di citazioni e note d’autore che appesantiscono la lettura, ma l’autore quando vuole citare qualcosa di Thomas lo fa in un modo insolito, ovvero lo fa parlare, inserendo tratti discorsivi nella biografia. Quindi il libro risulta di piacevole lettura perché non è la solita biografia nozionistica, ma tende a dare un idea del modo di pensare e di comportarsi del personaggio.
Una delle pecche però di questo saggio è che l’auore non ha dedicato una parte alla biografia per l’attualizzazione, e qualche commento personale, ma tutto sommato è una buona biografia, diversa dalle altre, ma che presenta bene il personaggio in tutti i suoi aspetti.
COMMENTO
A differenza del precedente saggio, questa biografia ha rispecchiato le mie aspettative, è riuscita a chiarire i miei dubbi sul pensiero di Thomas, nonostante ciò la lettura non mi ha annoiato come nel precedente caso. La parte più interessante della biografia è sia la sezione dedicata alla sua opera, l’Utopia, perché descrive i motivi che l’hanno spinto a scriverla, sia l’ultima parte dedicata alla sua condanna e morte, perché l’autore la descrive in un modo particolare, inserendo anche parti di discorso diretto.
Grazie a questa biografia ho rivalutato la figura di Tommaso Moro, che prima di conoscerlo approfonditamente avevo reputato di ideali contrastanti con i miei. Ma ora che ho letto la sua biografia e compresa la sua filosofia, posso apprezzare i suoi ideali, anche se non sempre li condivido. Come biografia la consiglio perché oltre alla facile e veloce lettura, offre anche spunti per approfondire il personaggio e comprendere lo sfondo sociale e le sue innovative idee che andavano contro l’etica della società. Avrei però modificato alcune parti del libro, come l’inizio che si presenta in un modo particolare e non fa comprendere al lettore il genere di lettura, anzi lo inganna perché dalle prime pagine sembra essere un romanzo.
Un’altra parte che avrei approfondito è l’opera principale di More, l’Utopia, della quale nel saggio non c’è nemmeno un riassunto, e secondo me la parte dedicata alle motivazioni che l’hanno spinto non è ben articolata come mi sarei aspettato. In ogni caso la lettura di questa biografia si è rivelata più piacevole del previsto, e, anche se composta di poche pagine, presenta dei buoni contenuti, e descrive bene il personaggio ponendolo bene nel contesto sociale dell’epoca.
ATTUALIZZAZIONE
L’attualizzazione di una biografia non è facile ma in questo caso Tommaso Moro si presta bene, perché per il suo tempo i suoi ideali sono molto precoci, e anticipatori di quella che sarà la corrente di pensiero (che non condivido) di Carl Marx, ed il marxismo. Appunto per i suoi ideali troppo avanti per la società di quel tempo è stato condannato a morte. Come capitò a molti uomini che con la loro intelligenza e cultura sono stati molto più avanti nel modo di pensare rispetto al resto della popolazione, cosi Tommaso Moro, che precedeva gli ideali che sarebbero sfociati nel 1800 con Marx, a causa della sua intelligenza, ma anche dal rifiuto di riconoscere legittimo il matrimonio del re, venne condannato a morte. Ammiro di quest’uomo la fierezza e l’orgoglio di non ammettere il matrimonio del re, di non tradire i suoi ideali, a costo della vita.
FOGLIO GUIDA
TITOLO → TOMMASO MORO UMANISTA E MARTIRE
AUTORE → LOUIS BOUYER
EDITORE → JACA BOOK
PRIMA EDIZIONE (ITALIANA) 1985
ANNO DI STAMPA 1994
PAGINE 98
Tommaso Moro
- Cenni Biografici (Nascita e Morte)
- La Famiglia
- La Formazione
- L’Utopia
- Gli ideali
- L’Amicizia con Erasmo
- Cancelliere presso Enrico VIII
- La condanna
- Tommaso Moro precursore di Marx
- La canonizzazione
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