Tetto di scandole

Materie:Appunti
Categoria:Storia

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Testo

TETTI DI SCANDOLE

Nel comune tetto di scandole, viene prima inchiodato sui travetti inclinati un leggero assito, e su questo vengono applicate le scandole a corsi stretti. Le scandole sono sempre fessurate e sottilissime, più o meno come la copertina di un libro in ottavo, non molto più grandi, e di spessore uniforme. Si presentano come mazzi quadrati, ciascuno dei quali è composta da circa duecentoventi scandole. Per fissare le scandole si adoperano cavicchi di bambù simili a pioli da scarpe affilati. Il posatore ne prende in bocca una manciata e lavora con meticolosità, eseguendo movimenti rapidi come quelli dei nostri artigiani che fanno lo stesso mestiere. Il suo martello è uno strumento bizzarro. La parte in ferro ha la forma di un cubo, con la faccia scabra quasi a livello del manico; sotto il manico, vicino all'impugnatura, è inserita una piastra di ottone con delle tacche. Il posatore impugna il manico appoggiando pollice ed indice sulla piastra di ottone, con la stessa mano che afferra il martello estrae dalla bocca un cavicchio e, tenendolo con il pollice e indice sulla piastra di ottone, lo conficca nella scandola con un colpo secco. Con questo gesto infila il chiodo solo in parte, e a questo punto, con la testa del martello, gli assesta un colpo obliquo in modo da far ripiegare sulla scandola la parte sporgente (questa parte ripiegata ha funzione della capocchia dei nostri chiodi) e, poiché il cavicchio in bambù è resistente e fibroso, può piegarsi facilmente senza spezzarsi. In questo modo la scandola viene fissata al tetto. Sul manico del martello sono segnate le tacche graduate come quelle del metro da carpentiere, affinché i corsi delle scandole possano riuscire bene allineati. L'operazione viene compiuta molto rapidamente: infatti una mano posa la scandola, mentre l'altra è occupata a piantare i chiodi.
Ma con questo sistema le scandole non restano sempre fissate saldamente, infatti si vedono spesso lunghi listelli di bambù inchiodati obliquamente sul tetto, dalla trave di colmo fino alle gronde. Sono applicati alla distanza di diciotto pollici o di due piedi uno dall'altro. Ma nonostante questa ulteriore precauzione, quando il vento soffia con violenza il tetto di scandole viene smantellato in un baleno, e le tavolette vengono sparpagliate nell'aria come foglie autunnali. Uno strumento che possiamo trovare mentre le scandole vengono posate è una scatoletta di chiodi. Questa ha due scomparti: il più grande per i cavicchi di bambù e il più piccolo per quelli di ferro, utilizzati per inchiodare tavole ed altri pezzi di legno.
Il tetto di scandole può essere fatto anche in altri modi: con i corsi molto ravvicinati, e anche con diversi strati di tavolette. Questo sistema si può vedere applicato in modo mirabile in certi tetti di templi, e soprattutto nei tetti dei portali di certi templi di Kyoto, in cui di strati di scandole sottilissime, che formano una mole spessa un piede o più, sono posati in modo compatto, conservando delicatamente i numerosi profitti aggraziati del tetto. I bordi del tetto sono ben arrotondati e le gronde squadrate alla perfezione. A prima vista ricordano quelli di paglia, il cui stile cercano palesemente di imitare. A questo scopo si adopera anche la corteccia marrone scuro dell'hinoki, che sembra renda il tetto molto compatto e resistente. Di solito nelle case con tetti di scandole molto ben fatti, le prime tre o quattro file sono inchiodate sopra un pezzo di legno a forma di cuneo fissato parallelamente alle gronde, e sopra queste sono posate le altre file, vicinissime fra loro, in modo da ottenere uno strato più spesso. I colmi dei tetti di scandole presentano poche differenze. Due sottili guarnizioni in legno inchiodate sul colmo servono da giuntura, come nei nostri tetti di scandole. Un sistema molto più accurato prevede di inchiodare dei listelli di legno di lunghezza uniforme di traverso sul colmo. I listelli sono abbastanza sottili da curvarsi senza sforzo. Se ne fissano in questo modo cinque o sei strati, e poi, per assicurarli meglio al tetto, si inchiodano vicino ai bordi di questa massa, e parallelamente al colmo, due lunghi listellini di legno o di bambù.
In città, il tetto di scandole rappresenta la parte più pericolosa della struttura della casa. Queste tavolette non sono altro che truccioli spessi, che, curvati e deformati dal sole, sono pronti a incendiarsi alla prima scintilla che vi cada sopra, e a volar via a una forte raffica di vento a seminare incendi in giro di miglia. Si dovrebbe promulgare una legge severissima che vieti di usare questo materiale per costruire i tetti delle case di città e dei villaggi più grandi. La comune grondaia che raccoglie l'acqua proveniente dal tetto è un grosso fusto di bambù, tagliato per il lungo e ripulito dai nodi. È fissato alle gronde con ganci di ferro o con un lunghi pezzi di legno inchiodati ai montanti, e che sui bordi superiori hanno delle tacche in cui va a posarsi il bambù. Questo porta a una conduttura, che è un altro bambù ripulito dai nodi. La sua estremità superiore è tagliata in modo da formare quattro punte, all'interno delle quali viene inserito a forza un imbuto di legno leggero di forma quadrata e affusolata, che rimane stabile grazie all'elasticità del bambù.
I libri di viaggi hanno esaminato così diffusamente i molteplici usi del bambù nei paesi orientali, che ogni cenno all'argomento sarebbe superfluo. Posso solo dire che l'importanza che questa pianta meravigliosa riveste l'economia di quei paesi non è mai stata sopravvalutata. Più si studiano le peculiarità etnografiche dei giapponesi, come sono rilevate dalle case, dagli utensili e da altri innumerevoli manufatti, e più ci si convince che i giapponesi rinuncerebbero più facilmente a tutte le macchine e agli strumenti adottati dai paesi europei che all'onnipresente bambù

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