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Categoria: | Storia |
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Testo
IL DOMESTICAMENTO DI PIANTE E ANIMALI
NUOVE FORME DI VITA SOCIALE
Gli uomini imparano a produrre il cibo
Circa dodicimila anni fa, in alcune aree del Vicino oriente, nascono l’allevamento e la coltivazione di piante. L’uomo in altre parole capisce che può risparmiarsi la fatica di andare a caccia, se attira nella sua caverna gli animali con del cibo. L’uomo continua a dargliene fino a che l’animale lo cerca solo da lui e smette definitivamente di procurarselo da solo. A quel punto l’uomo può uccidere quando vuole e senza fatica l’animale. Inoltre arriva alla conclusione che è più semplice trovare le piante commestibili vicino al suo villaggio anziché andarle a cercare lontano. Comunque, il fatto che l’uomo allevasse maiali e pecore, non impediva loro di continuare a cacciare cinghiali, pecore selvatiche e altri animali, come bovini e equini allo stato selvatico. Questo succedeva anche con la coltivazione di piante: il fatto che loro coltivassero grano e orzo, non voleva dire che i tre quarti del cibo vegetale consumato non restassero bacche, noci e legumi selvatici. Questa situazione si protrasse per lungo tempo e passarono alcuni millenni prima che nascessero comunità basate esclusivamente sull’allevamento e l’agricoltura.
Il domesticamento inizia nella Mezzaluna fertile
Questa zona presentava, circa 15000 anni fa, le caratteristiche più adatte per l’inizio dell’addomesticamento. Infatti vi si trovavano piccole valli circondate da monti, che le proteggevano dai venti aridi del Sud, da quelli freddi del Nord, non sottoposte a frequenti inondazioni ma bagnate da piogge regolari. In questi ambienti gli uomini potevano seguire le pecore e le capre selvatiche, in modo da entrare in contatto con loro. In queste valli vi era il clima adatto alla crescita di diverse piante selvatiche, tra cui le graminacee e le leguminose.
Tra il 10000 e il 7500 a. C. alcuni gruppi umani vivono in stretto contatto con branchi di animali proteggendoli dai predatori e guidandoli verso i territori di pascolo. Periodicamente li radunavano entro recinti per scegliere i capi da abbattere per cibarsene e procurarsi il vestiario.
Gli uomini abbandonano le primitive caverne e iniziano a costruire le prime capanne di forma rotonda e con la base semininterrata. Adesso gli uomini non prendono più dalla natura ciò che essa offre loro spontaneamente, ma la manipolano per adeguarla alle proprie esigenze. Tra gli strumenti in pietra non vi sono più solo punte di freccia e bulini, ma anche le lame di falcetto per tagliare il grano e l’orzo.
I primi villaggi stabili
Con l’aumentare della disponibilità alimentare, gli uomini iniziano a radunarsi in gruppi di circa 500 che vivono in veri e propri villaggi stabili con abitazioni costruite con mattoni di fango seccati al sole. Il passaggio dal villaggio neolitico al centro urbano è ben rappresentato dal villaggio trovato a Gerico in Palestina.
Crisi e innovazioni tra VI e V millennio
L’aumento della popolazione, favorito dall’agricoltura, portò lentamente alla scarsità di cibo e quindi alla necessità di trovare nuove terre coltivabili che molto lentamente vennero trovate. Si immagina che le popolazioni neolitiche abbiano avuto momenti alternati di crescita e di crisi. La produttività agricola si intensificò grazie all’applicazione delle prime tecniche dell’irrigazione dei campi. Le specie allevate fornivano non solo carni, ma anche latticini, pelli, tessuti e soprattutto per la trazione e il trasporto.
Condizione delle popolazione e durata della vita
Rispetto al paleolitico le epidemie trasmesse anche dal bestiame si diffondono più facilmente. La durata media della vita era di circa 35 anni per i maschi e di circa 30 per le femmine. Le condizioni igieniche tendono ad un peggioramento. Tuttavia la popolazione aumenta in conseguenza dell’aumento della produttività.
Incremento produttivi e attività artigianali
In quest’epoca si ha la realizzazione di importantissime innovazioni in campo tecnico: vengono costruite le prime ruote e compaiono i primi esemplari di zappa e di aratro; questo segna il passaggio dall’orticoltura all’agricoltura. L’applicazione dell’energia animale alle operazioni agricole favorisce la produttività. Viene scoperto il rame e iniziano i primi tentativi di fusione dei metalli.
La diffusione dei villaggi: Çatal Hüyük
Gli uomini di questo periodo vivevano in villaggi fortificati segno che tra i vari gruppi non dovevano esistere relazioni molto pacifiche. Il più importante esempio di città fortificata è quello di Çatal Hüyük che si trova in Anatolia.
Culto dei defunti e rito della fertilità
Gli abitanti di Çatal Hüyük come quelli degli altri villaggi avevano sicuramente sviluppato il culto dei defunti poiché venivano sepolti nelle case e parte dell’abitazione era adibita al culto degli antenati e ai riti della fertilità animale e umana.
Concezione del tempo e concezione del mondo
All’agricoltore neolitico il mondo appariva regolato da forze che agiscono in maniera ciclica e che bisognava rendere benigne verso gli uomini. Una simile concezione del mondo rimane radicata nella storia di ogni popolazione umana.
Una società egualitaria
Sull’organizzazione familiare si possono fare solo alcune supposizioni. Il fatto che i villaggi fossero costituiti di agglomerati di case uniti tra loro fa supporre che essi fossero abitate da famiglie estese. Il fatto che non vi fossero differenze tra le abitazioni potrebbe significare che i capifamiglia erano tutti sulla stesso piano per quanto riguarda la capacità di prendere decisioni e che non esistevano differenze sul piano economico.
Esercizi
1. Il domesticamento entra a far parte della vita di tutti i giorni dell’uomo circa dodicimila anni fa. Si tratta di un nuovo metodo di procurarsi il cibo: l’uomo attira l’animale nella sua grotta con del cibo, e continua a dargliene fino a che l’animale non dipende da lui, cioè fino a che non smette definitivamente di procurarsi il cibo da solo ma si nutre dall’uomo, che potrà poi ucciderlo quando gli fa comodo.
2. La Mezzaluna Fertile si estende dalla Palestina ai confini occidentali dell’attuale Iran. In quest’area si trovavano piccole valli, circondate da monti che le proteggevano dai venti aridi del Sud e da quelli freddi del Nord. Inoltre non erano sottoposte a frequenti e improvvise inondazioni, ma erano bagnate da piogge regolari. Gli animali (pecore e capre selvatiche), si trovavano quindi molto bene in quest’area, perché potevano trovare cibo e acqua in spazi ristretti. Questo permise quindi all’uomo di entrare in contatto con questi animali e di conoscere le rigogliose piante che crescevano in quell’area.
3. Con l’aumentare delle risorse di cibo aumenta anche la popolazione, che ha la possibilità di mangiare a sufficienza.
Con la programmazione della produzione annuale, la produzione diventa più regolare perché si aumenta la produzione dei campi.
L’uomo, coltivando ciò che gli è necessario e allevando gli animali che poi uccide per cibarsene, non ha più bisogno di spostarsi per cercare il cibo, quindi inizia a condurre una vita sedentaria.
4. L’agricoltore neolitico aveva del tempo una concezione ciclica: egli vedeva le stagioni ripetersi, anno dopo anno, e questo lo portava a pensare che il tempo non andasse avanti, ma si ripetesse sempre.
5.
6. No, non esiste un rapporto tra nascita della metallurgia e centri urbani, anche se sono due cose accadute nello stesso periodo.
7. I primi centri urbani nacquero nella bassa Mesopotamia perché era ricca d’acqua, grazie alle piene dei fiumi Tigri e Eufrate. Queste civiltà avevano un’avanzata forma di agricoltura, grazie ai fiumi, detta irrigua…
8. Il palazzo era il luogo dove venivano prese decisioni importanti, di interesse generale sul piano politico e militare.
9. Divisione del lavoro: le persone acquisiscono le competenze necessarie per un determinato lavoro, in modo da svolgerlo nel modo giusto. In questo modo si risponde a tutte le diverse esigenze della gente.
Specializzazione produttiva: una città che ha una specializzazione produttiva in petrolio, è una città che basa prevalentemente la sua economia sul petrolio perché è la materia che produce in maggiore quantità.
10.
Neolitico
Prima del sesto millennio
Calcolitico
Tipologia e oggetto dei culti
I defunti vengono sepolti in casa. Alcuni ambienti, frequentemente decorati, delle abitazioni erano dedicati al culto degli antenati e ai riti della fertilità animale e umana, dimostrata dalla presenza di crani di animali e di figurine femminili in terracotta.
L’oggetto dei culti sono divinità, in onore delle quali si compiono riti e sacrifici in nome di tutti gli abitanti dell’insediamento.
Finalità dei culti
Riproduzione animale e umana.
Garantire la continuità e il benessere delle comunità agricole.
Luogo dei culti
La casa.
Il tempio, situato nel centro urbano, con una struttura che resta invariata per molto tempo (tremila anni circa): una sala centrale, adibita al culto, e cellette laterali che servivano da magazzini di beni alimentari e manufatti.
Gestione dei culti
Non c’era nessuno che si occupava di queste cose in particolare.
Il tempio, e di conseguenza anche i culti, erano gestiti dai sacerdoti.
Riassunto: capitolo 3 pag. 40/45 (paragrafo 1)
Lo sviluppo dei centri urbani Sumer, Ebla a Akkad
La cultura Sumerica ha una straordinaria importanza nella storia della Mesopotamia antica: le civiltà e le società che si succedettero in questa regione tra il III e il I millennio a.C. ereditarono tutti i caratteri fondamentali dalla cultura del paese di Sumer, territorio corrispondente alla Mesopotamia centrale e meridionale. Sappiamo che verso la metà del III millennio in questa regione esistevano le città-stato indipendenti. Molto spesso il re a cui veniva sottoposta la città-stato, apparteneva alla classe sacerdotale.
L’agricoltura e l’attività ridistributiva, entrambe esercitate dal tempio e dal palazzo, erano alla base dell’economia delle città-stato. Le leggi di Sumer dicevano che, le persone non in grado di risarcire un debito, perdevano le loro terre a vantaggio del creditore e esisteva l’ipotesi che diventassero suoi servi. I provvedimenti presi dai re Sumeri, tuttavia, non potevano garantire risultati duraturi. Il numero degli schiavi e dei servi sarà sempre maggiore nel tempo.
Le città-stato erano protette, secondo i Sumeri, da una serie di divinità che loro veneravano.
I Sumeri credevano che all’origine di tutto ci fosse il caos, da cui gli dei avevano poi creato la terra, il cielo e gli uomini: infatti il re non fu mai considerato un dio.
La scrittura dei Sumeri venne chiamata cuneiforme, a causa dei segni molto stilizzati a forma di chiodo o di cuneo. I Sumeri scrivevano incidendo tavolette di argilla ancora tenera con una stilo. Essi coltivarono l’osservazione degli astri e le scienze matematiche. I Sumeri sapevano riconoscere le stelle dai pianeti e ne avevano imparato i movimenti. I Sumeri hanno diviso l’anno in 364 giorni, hanno ripartito il tempo secondo uno schema sessagesimale, tuttora esistente. Nella geografia i Sumeri introdussero la divisione del cerchio in 360 gradi, l’estrazione di radici quadrate e cubiche, la determinazione di aree e volumi, la formula delle equazioni, l’uso di una tavola per il calcolo delle moltiplicazioni e delle divisioni.
La città di Ebla era stata fondata nel IV millennio da popolazioni diverse dai Sumeri. La risorsa principale di questa città era il commercio, vista la sua posizione.
L’autorità era meno accentrata a Ebla, a differenza dalla città di Sumer. Il re della città di Ebla aveva intorno un’assemblea di anziani, che avevano un notevole peso nella gestione della politica interna e esterna. Sono state ritrovate oltre 20.000 tavolette di argilla negli archivi del re eblaita: esse riguardano soprattutto i commerci della città, che esportava tessuti e prodotti metallici.
Verso il 2.500 a.C. la potenza di Ebla raggiunse il vertice: essa stipulava accordi con altri centri, anche molto distanti, che svolgevano un ruolo commerciale importante come quello della città siriaca. Ebla si mantenne viva fino a quando non venne conquistata dagli egiziani, circa mille anni dopo. C’era già stato un periodo di decadenza dovuto alla sconfitta subita nel 2.250 a.C., da un altro centro di grande importanza, Akkad.
Poco dopo la metà del III millennio, gran parte della Mesopotamia venne unificata, prendendo il nome di Akkad. Il potere politico e militare era concentrato nelle mani del sovrano, ma le popolazioni dell’impero continuavano a vivere secondo leggi e costumi propri. La figura del re comincia a rivestire un carattere divino.
Tuttavia Akkad cadde presto, per via dei confini non definiti della Mesopotamia, che subì le invasioni di popoli orientali, che provocarono lo sfaldamento dell’impero, nonostante la loro organizzazione politica non fosse ai livelli di quella del popolo mesopotamico.
Sumer conobbe in quel periodo un grande sviluppo culturale.
Esercizi di Storia pag. 48
1.
Città stato Sumerica
Estensione territoriale
La città di Sumer era collocata nella fascia di territorio corrispondente all’attuale Mesopotamia centrale e meridionale.
Organizzazione economica
L’economia delle città stato Sumeriche era fondata sull’agricoltura e sull’attività ridistributiva.
Stratificazione sociale
La ripartizione ineguale della terra creò seri problemi a livello di differenziazione sociale, nonostante il serio impegno dei re Sumeri, che cercavano di mettere fine a questa situazione.
Esercizio del potere politico
Il potere politico veniva esercitato da un sovrano.
2. Le divinità venerate dai Sumeri erano in maggioranza protettrici delle loro città stato. C’era un luogo di culto dove veneravano le divinità, gigantesche torri chiamate ziggurat.
3.Vengono trovate testimonianze scritte sulle prime spiegazioni sull’origine del mondo su base religiosa. I Sumeri credevano che all’origine di tutto ci fosse il caos, da cui gli dei avevano poi creato la terra, il cielo e gli uomini: infatti, il re non fu mai considerato un dio.
4. Gilgamesh era sicuramente legato all’amico perduto, tanto che non ha permesso che fosse seppellito per sei giorni e sette notti dopo la sua morte.
5. La pratica della divinazione consisteva nel formulare previsioni attraverso l’osservazione degli astri.
6. Ebla fu fondata nel IV millennio, raggiunse la sua massima potenza nel 2500 a.C. e decadde quando venne conquistata dagli egiziani.
Ebla si trovava in un punto strategico per le rotte commerciali che andavano dall’Egitto ai porti del Mediterraneo orientale e all’Anatolia. Inoltre, era un punto di passaggio obbligato per chi voleva commerciare tra la Mesopotamia e l’Egitto senza affrontare i deserti dell’Arabia settentrionale, infatti il cammello non era ancora stato addomesticato.
L’economia di Ebla era fondata sul commercio, sull’esportazione di tessuti e di prodotti metallici.
L’autorità nel paese di Ebla era meno accentrata che nel paese di Sumer: il re eblaita era circondato da un’assemblea di anziani, che avevano un peso notevole nelle decisioni che riguardavano la politica interna e quella estera.
7. Il sovrano di Akkad aveva incentrati nelle sue mani sia il potere politico sia il potere militare, ma le popolazioni dell’impero continuavano a vivere in base a leggi e a costumi propri. Il re di Akkad inizia inoltre ad avere un carattere divino.
Il re del paese di Sumer invece non ricopriva alcun ruolo divino.
8. Babilonia fu fondata nel 2300 a.C. e ampliata durante il regno di Hammurabi.
Gli abitanti di Babilonia provenivano dall’ovest.
Hammurabi è famoso per le sue Leggi.
Sotto il governo di Hammurabi, i giudici che hanno più peso sono quelli che dipendono dal palazzo e non più quelli legati al tempio.
Hammurabi nelle sue leggi dà molta importanza allo strato sociale a cui appartiene la vittima del reato, infatti nella legge 196 dice: “Se un amelu cava un occhi a un altro amelu, gli si caverà un occhio.” Nella legge 198 dice: “Se un amelu cava un occhio a un muskenu (plebeo) pagherà una mina d’argento”. Nella legge successiva, la 199, afferma: “Se un amelu cava un occhio a un wardu (schiavo) di un altro amelu pagherà metà del suo prezzo”.
Dal medio al nuovo regno: L’apogeo della civiltà egizia
Espansione e crisi
Dopo un periodo di crisi dovuto alla rivalità tra i templi del nord e quelli del sud, verso il 2100 i faraoni ristabilirono l’unità dell’Egitto. Questo fu l’inizio di un periodo detto Medio regno, molto più breve del precedente.
Il predominio del tempio di Ra venne ristabilito e vennero bonificate le aree paludose di Fayyum e Menfi.
Il dominio degli hyksos in Egitto
Si presume che gli hyksos, più che un popolo di invasori, costituissero un’élite di origine indoeuropea mescolatasi con elementi Siriaci e stabilitasi poi a oriente del delta del Nilo.
Il loro dominio durò circa un secolo, finché da Tebe i re locali si mossero al contrattacco riunificando il paese e dando inizio a quel periodo detto Nuovo Regno.
La riscossa contro gli hyksos e il sopravvento di Tebe
Il culmine della potenza egiziana è segnato dal Nuovo regno. Questo periodo è caratterizzato innanzi tutto dal predominio delle dinastie originarie di Tebe. Il dio Amon prende di nuovo il sopravvento su Ra.
La riforma di Amenofi IV: Aton contro Amon
Amenofi IV succede al padre Amenofi III nel momento di massimo splendore della cultura egizia. Amenofi IV introduce il culto di una nuova divinità, Aton, molto criticato dai sacerdoti del dio Amon, il dio della capitale di Tebe. Questa riforma era di ordine religioso, ma mirava anche a fermare lo strapotere del clero tebano. Quando Amenofi morì, la sua tomba venne bruciata, il suo nome venne cancellato dalle iscrizioni e il dio Amon riprese il sopravvento su Aton.
Gli Ittiti e la decadenza dell’Egitto
Il potente Stato degli ittiti
Ramesses II, il faraone più celebre di quest’epoca, regnò per ben sessantasei anni. Durante il periodo di debolezza che l’Egitto aveva avuto quando Amenofi presentò la sua riforma, gli ittiti ne approfittarono per estendere il loro dominio anche nell’alta Mesopotamia, nella Siria settentrionale e in Libano. Anche dopo la morte del loro più celebre sovrano, giunsero a minacciare gli interessi egiziani in Palestina.
Ramsess II e la battaglia di Kadesh
Ramesses rispose immediatamente con una spedizione militare. Le armate ittita ed egiziana si scontrarono senza un esito finale presso la città siriaca di Kadesh.
La lingua degli ittiti
Dopo la battaglia di Kadesh, le due super-potenze stipularono un trattato di pace, confermato dal matrimonio tra il faraone Ramesses e la figlia del sovrano ittita. La lingua ittita rimase un enigma fino agli anni della prima guerra mondiale: si scoprì che essa era diversa come struttura da tutte le altre lingue parlate nel Vicino Oriente, e simile alle lingue della famiglia indoeuropea.
Il declino della potenza egiziana
L’età ramesseide chiude il periodo di massimo splendore dell’Egitto. Infatti, dopo l’XI secolo, la potenza egiziana inizia a non essere più in una posizione dominante nello schieramento delle potenze orientali.
La cultura egizia: sapere religioso e conoscenze scientifiche
La concezione della vita e della morte
Gli egizi sostenevano che ogni uomo fin dalla nascita avesse il ka, cioè il “soffio vitale”. Accanto ad esso era presente qualcosa che assomiglia molto alla nostra idea di anima: il ba.
Il benessere del ba doveva essere sostenuto dal ka.
La pratica dell’imbalsamazione
Questa pratica permetteva una lunga conservazione del corpo del defunto. Una degna sistemazione da morti era considerato un obbiettivo fondamentale. Naturalmente, più il grado di nobiltà era alto, più la tomba era riccamente decorata.
L’universo religioso degli egizi
Gli egizi avevano una schiera di dei.
La civiltà minoica/la città palazzo pag. 66-77
Lo sviluppo delle culture cretesi e micenea è connesso con le civiltà anatoliche, egiziana, ittita e mesopotamiche. Le società cretese e micenea svilupparono strutture sociali basate su palazzi, centralistiche e ridistributive, segno di appartenenza a un comune sistema culturale con le altre società del passato elencate sopra.
Si sviluppa la comunicazione via mare, che permette il diffondersi di conoscenze da una regione all’altra e un trasporto più veloce. Si passa dalle comunità di villaggio alla società urbana.
L’isola di Creta ha un clima e un ambiente favorevoli allo sviluppo e all’abitazione. A partire dal 2000 a.C. si afferma in quest’isola una civiltà urbana senza uguali.
Nonostante i cretesi conoscessero la scrittura, gli storici ne hanno ricostruito la storia attraverso testimonianze archeologiche. La prima fase della società cretese corrisponde a una lenta fase di sviluppo.
A Creta si verifica la nascita di insediamenti urbani caratterizzati dalla presenza di palazzi, di cui il più importante era il palazzo di Cnosso. Nel 1700 a.C. la veloce fase di crescita della società cretese subisce una battuta d’arresto, a causa della distruzione di tutti i palazzi, forse a causa di un fenomeno naturale come un terremoto, o a un’invasione nemica. Creta, però, riesce a superare questa difficile fase e i commerci incrementano. Durante l’ultimo periodo della società cretese, il Tardo minoico, c’è una nuova invasione, una nuova distruzione dei palazzi e non c’è ripresa. La civiltà dei palazzi era scomparsa definitivamente.
Al vertice della gerarchia nella società cretese, si colloca il re; sotto di lui i nobili, quindi l’insieme di funzionari minori dipendenti dal re e il popolo.
Nella società cretese non esisteva iniziativa privata: tutto era collegato per contribuire a uno sviluppo solido e continuo di Creta. I funzionari organizzavano la produzione agricola e l’allevamento, regolavano il reperimento delle materie prime e ne affidavano la lavorazione agli specialisti, controllavano i commerci e gli scambi internazionali, provvedevano alla ridistribuzione dei prodotti tra i vari gruppi sociali.
Si narrano leggende per spiegare l’importanza di Creta nel suo periodo. Si dice che Atene avesse l’obbligo di consegnare ogni anno un certo numero di giovani al re di Cnosso, Minosse, perché potesse offrirli in sacrificio a una creatura mostruosa, il Minotauro, racchiusa in un labirinto.
I palazzi cretesi erano privi di qualsiasi tipo di fortificazione, quasi a simboleggiare la loro sicurezza sull’inesistenza di rischi.
L’originalità culturale e politica di Creta
La complessa struttura centralistica di Creta non sarebbe stata possibile senza la conoscenza della scrittura. I cretesi hanno adottato diversi metodi di scrittura: prima il metodo ideografico, poi due tipi di scrittura sillabica.
Le informazioni scritte comunque non sono molte. Basandosi su fonti archeologiche però è possibile fare alcune osservazioni sulle credenze e sulle concezioni proprie del popolo minoico.
A Creta non vi sono raffigurazioni di re o di eventi politici e militari e la sala trono non è affatto imponente. È evidente che la concezione cretese della regalità era diversa da quella dei popoli del Vicino oriente.
Anche in campo religioso vi sono differenze notevoli: infatti i sacerdoti non sembrano aver mai goduto di una particolare importanza, nella società cretese. Il palazzo e il tempio non sono istituzioni distinte. Le raffigurazioni a sfondo religioso non mostrano un dio presente, ma l’attesa dell’apparizione del dio a coloro che celebrano il culto.
Le divinità cretesi erano prevalentemente collegate a elementi naturali come grotte o rocce, alberi, animali: tra questi in primo luogo il toro, a cui si riconnette il mito del Minotauro. Era presente la Grande madre, dea della fertilità, fonte e signora della vita sulla Terra.
La civiltà micenea: organizzazione sociale, politica e religiosa
Nella parte meridionale della penisola balcanica e negli arcipelaghi che la circondano, il territorio è in prevalenza montuoso. Il clima è quello tipico delle regioni mediterranee, con inverni brevi, miti al sud ma freddi al nord, ed estati calde e secche. Le precipitazioni sono scarse e concentrate nei mesi invernali.
Il clima e la natura del terreno determinano le risorse agricole. Nel nord predominano boscaglie, nelle vallate è possibile invece coltivare cereali, la cui produzione in tutta l’area greco – egea fu comunque sempre molto scarsa, così che non appena la popolazione crebbe si dovette ricorrere all’importazione.
Le risorse minerarie non sono abbondanti.
La scarsità di terre coltivabili ne fece un bene prezioso, tanto che per difenderle si combatteranno sanguinose guerre e lotte sociali.
La presenza di montagne fu un ostacolo alla comunicazione via terra, perciò i Greci furono costretti a sviluppare la comunicazione via mare. I luoghi adatti agli insediamenti erano limitati e di ridotta estensione, da questo derivò una tendenza all’eccesso di popolazione che a sua volta impose la necessità di spostarsi altrove.
Dal punto di vista dell’evoluzione delle strutture politiche e sociali, la Grecia continentale era in netto ritardo rispetto alla vicina isola di Creta. La civiltà urbana, infatti, si sviluppò solo a partire dal 1600 a.C. Anche qui, come a Creta, ciascuno dei regni aveva a capo un palazzo. La civiltà urbana micenea era formata appunto dall’insieme di questi regni.
Fino alla fine del 1800 d.C., della civiltà micenea non si sapeva niente. Nel 1871 (d.C.), un ricco tedesco con la passione per le antichità classiche, Heinrich Schliemann, iniziò a scavare vicino a Hissarlik, sulla costa anatolica, dove gli archeologi sospettavano vi potessero essere le rovine della città di Troia, di cui si narrava la leggenda nei poemi greci l’Iliade e l’Odissea. Questo signore tedesco si muoveva in quella zona con l’Iliade tra le mani, cercando di rintracciare la città. La cosa più sorprendente è che ci riuscì. Egli infatti trovò i resti di una città che non esitò a indicare come Troia, anche se, ancora oggi, si sta discutendo su quest’argomento. Nel 1876, procedendo ancora nelle sue ricerche, egli portò alla luce nel Peloponneso le rovine dei centri di Micene e Tirinto. Nel 1900, l’inglese Arthur Evans scopriva a Creta le rovine di Cnosso, e poiché queste presentavano caratteristiche simili a quelle di Micene, venne formulata l’ipotesi di una espansione della civiltà minoica in Grecia. Nel 1930 a Pilo vennero scoperti archivi di tavolette in lineare B, un metodo di scrittura cretese, l’ipotesi sembrò ulteriormente confermata.
Nel 1952 si riuscì a decifrare la lineare B e si poté constatare con grande stupore che la lineare B corrispondeva a una forma arcaica di lingua greca. Le tavolette di Cnosso testimoniavano l’occupazione di Creta dal 1450 a.C. circa.
L’espressione civiltà micenea si riferisce al fatto che esistevano vari centri che presentavano caratteristiche comuni dal punto di vista sociale, economico e culturale, ma non erano uno stato unitario. Questa società era così ricca da potersi permettere il lusso, impensabile prima.
Nel mondo miceneo compaiono componenti originali, come il corredo degli armamenti, l’uso di carri da guerra e l’architettura funeraria.
L’organizzazione del mondo miceneo risulta fondata su tre fattori: la centralizzazione, la burocratizzazione e la ridistribuzione.
Un forte potere centrale, che rappresentava le funzioni politiche, militari e religiose, organizzava e controllava tutte le attività del territorio soggetto ad esso. La società risultava quindi suddivisa in una rigida gerarchia, analoga per forza di cose a quella della società cretese.
Una delle maggiori fonti di ricchezza dei palazzi era costituita dal controllo di alcuni settori manifatturieri come l’allevamento ovino e la relativa produzione di tessuti di lana.
Grazie alla sua organizzazione, la civiltà micenea fu in grado di accumulare una notevole ricchezza, che veniva in parte ridistribuita all’interno della società, sotto forma di beni che costituivano la ricompensa per le attività svolte da ciascuno.
Degli dei micenei si sa dire solo che sono molto simili a quelli greci di quattro secoli dopo.
Il wanax, re nella società micenea, ha anche una funzione religiosa.
La civiltà micenea scomparve in un modo abbastanza improvviso tra il 1200 e il 1100 a.C.
Le ragioni della sua scomparsa sono riconducibili all’arrivo di nuovi gruppi di lingua indoeuropea. Quasi tutti i palazzi furono distrutti, a parte quelli di Atene e Tebe. Purtroppo per la società fu impossibile riprendersi.
Esercizi
1. Durante il periodo dell’Antico minoico si ha una fase di lenta maturazione della civiltà cretese. La popolazione aumenta sempre più e si concentra in villaggi; si intensifica lo sfruttamento agricolo delle fertili pianure centrali e orientali; si diffondono nell’isola le tecniche di lavorazione dei metalli, che permettono all’artigianato e ai commerci marittimi di acquistare importanza.
Durante il periodo del Medio minoico, Creta raggiunge il suo massimo sviluppo. Nascono veri e propri insediamenti urbani, caratterizzati dalla presenza di grandi palazzi, centro della vita religiosa, economica e politica. Nel 1700 a.C., questa fase di crescita subisce una brusca battuta di arresto con l’improvvisa e contemporanea distruzione di tutti i palazzi. Comunque Creta si riprese rapidamente e i commerci incrementarono.
Durante il periodo del Tardo minoico, si conclude l’arco di sviluppo della società cretese. L’isola venne invasa da gruppi provenienti dalla Grecia, detti micenei. In seguito, la catastrofe avvenuta durante il periodo precedente, si ripete, stavolta senza una ripresa da parte dell’isola.
2. Il palazzo nella società cretese è il centro delle attività politiche, religiose, economiche e sociali della città.
3. I cretesi adottarono 3 metodi di scrittura: inizialmente usarono il sistema ideografico, poi due tipi di scrittura sillabica, detti Lineare A e Lineare B.
Inoltre i cretesi non avevano nessun tipo di monumentalità regale, cioè non avevano nessun tipo di rappresentazione grafica di eventi politici o militari. Anche nel campo religioso le differenze sono molte: il palazzo e il tempio non sono più due istituzioni distinte, ma il palazzo ricopre entrambi le funzioni. Anche i sacerdoti non sembrano avere mai goduto di particolari privilegi.
4. Con il termine talassocrazia, si intende il dominio di Creta sul mare circostante.
5. La Grecia, come gli arcipelaghi che la circondano, ha una conformazione territoriale in prevalenza montuosa, con coste per lo più frastagliate e con limitata presenza di pianure. Il clima è mediterraneo con inverni brevi, miti al Sud ma freddi al Nord ed estati calde e secche. Le precipitazioni sono scarse e concentrate nei mesi invernali.
6.
Cronologia
Archeologo
Scoperte effettuate
1871
H. Schliemann
Scopre le presunte rovine della città di Troia.
1876
H. Schliemann
Portò alla luce nel Peloponneso le rovine dei centri di Micene e Tirinto.
1900
A. Evans
Scopre a Creta le rovine di Cnosso.
1952
M. Ventris
Decifra la Lineare B.
7. L’inganno del cavallo di Troia è un brano scritto dal poeta latino Virgilio, che racconta appunto l’episodio del cavallo di Troia. I greci rimasero ingannati perché credevano di assistere a un miracolo della natura, guardando quel cavallo enorme, dove invece si nascondevano all’interno i soldati di Ulisse, re di Itaca.
8.
Wanax e Lawaghetas
Basileis
Damos
Douloi
9. Il laos è l’insieme degli uomini che, a gradi diversi, in caso di guerra costituiva l’esercito. Il damos era costituito da coloro che svolgevano attività specialistiche, come la metallurgia, e godevano dell’uso di piccoli appezzamenti di terra.
10. Al wanax, e in misura minore, al lawaghetas, spettava un’ampia proprietà, il temenos. Il resto della terra era concesso dal re, dietro pagamento di un tributo, ai grandi dignitari e ai templi. A loro volta questi affidavano le loro terre a una serie di funzionari minori, capi militari, artigiani, specialisti che dovevano loro tributi ed erano chiamati a prestazioni obbligatorie, in beni e servizi.
12. Il wanax, oltre che essere capo politico, era considerato una figura sacrale.
Temi di riflessione pag. 107-108
16. Un esempio di imperi universalistici è dato dai popoli discendenti diretti delle civiltà mesopotamiche, gli Assiri e i Babilonesi.
Il loro scopo era trasformare il loro impero in una struttura universalistica, cioè che comprendesse più domini possibili.
17. La complessa struttura centralistica non sarebbe stata possibile senza la scrittura.
Questa nacque dalle necessità connesse all’organizzazione del lavoro e all’organizzazione dei beni e fu inizialmente di tipo ideografico (basato non tanto sul suono delle parole, ma sul loro significato, rappresentandole attraverso simboli stilizzati), per poi trasformarsi in una scrittura di tipo sillabico (sistema di scrittura in cui il segno grafico non corrisponde a un suono singolo, ma a una sillaba). Le analogie sono che la scrittura è stata sempre usata in una struttura centralistica mediante l’organizzazione del lavoro e dei beni. Le differenze sono invece che non sempre queste scritture sono state utilizzate per l’amministrazione e per l’economia delle varie civiltà, ma alcune volte ci hanno lasciato documentazioni del passato.
18. Il problema dell’identità della città di Troia, scoperta da Heinrich Schliemann, si trascina da più di un secolo e con esso la questione se dietro ai poemi omerici si nasconda o meno un reale evento storico.
Le posizioni sono molto diversificate. Carl Blegen, che scavò a Troia, scriveva: “Non si può dubitare, quando si consideri lo stato attuale delle nostre conoscenze, che la guerra di Troia fu un fatto storico”. L. Caskey, invece, giunge a dubitare persino che Troia VII sia stata distrutta. H. Berve e M.I. Finley relegano la guerra di Troia tra le leggende. Finley fa notare che il solo dato ad appoggio della tesi di una distruzione a opera dei micenei è costituito dal ritrovamento di una punta di freccia in bronzo e nient’altro: perciò, si può affermare che è solo la forza di suggestione esercitata dai poemi omerici a tenere aperta la questione di Troia.
19. Per burocrazia si intende l’insieme degli uffici affidati a persone con il compito di far funzionare l’amministrazione dello stato.
Alcuni esempi nel passato si possono rintracciare nelle società egiziana e in quella micenea.
Queste due società avevano una struttura burocratica perché in entrambe il sovrano aveva assunto molti compiti e quindi doveva prendere molte decisioni che venivano fatte rispettare da tutta la popolazione attraverso persone da lui incaricate, cioè i funzionari (o burocrati).
20. Secondo la teoria migrazionista, una popolazione, quella degli indoeuropei, o Arya, avrebbe progressivamente colonizzato una buona parte dell’Asia e dell’Europa, portando in questi territori le proprie istituzioni e una lingua da cui sarebbero derivate le lingue attualmente in uso nel nostro continente.
La superiorità di questa popolazione, sia per quanto riguarda l’organizzazione dello Stato sotto un unico re (Rex in latino e Raja in India), sia quella della società ha nel ‘900 ha alimentato la convinzione che vi siano popolazioni superiori che hanno il diritto di opprimere altre ritenute inferiori, cioè teorie razziste di cui la più rilevante e drammatica testimonianza è costituita da Hitler.
21. Con la decadenza delle grandi potenze vicino-orientali che avevano un’azione bloccante nei confronti dello sviluppo di alcuni settori, si introdussero la scrittura alfabetica e la diffusione della metallurgia e del ferro.
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