Storia della navigazione nel mediterraneo

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Categoria:Storia

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Testo

STORIA DELLA NAVIGAZIONE NEL MEDITERRANEO
DAGLI EGIZI ALLE CROCIATE
INDICE
• Introduzione
• La navigazione in Egitto
• I fenici
• Creta e la Grecia
• Roma conquista il “Mare Nostrum”
• Gli arabi e il medioevo
• Bibliografia ragionata
INTRODUZIONE
Quando gli uomini cominciarono ad avventurarsi in mare aperto ( navigazione d'altura), sentirono l'esigenza di orientarsi. Sole e stelle furono i primi elementi di riferimento. Gli antichi nocchieri seguivano certamente i percorsi o "moduli stellari"prendendo come riferimento un certo numero di stelle, di cui era nota la posizione sulla volta celeste nelle varie stagioni e nelle varie ore della notte.
Fra gli strumenti nautici più antichi c'era il pinace o bussola pelagica, formata da una tavoletta su cui era rappresentata la rosa dei venti, che veniva orientata a mano, per esempio sulla polare: la rotta(in assenza di vento e di corrente marina) era costituita dall'angolo che la direzione del Nord, così individuata, formava con l'asse longitudinale della nave.
Altro strumento nautico era lo scandaglio che dava informazioni sulla profondità e sulla natura dei fondali.
LA NAVIGAZIONE IN EGITTO
Attraversando l’intero Egitto,il Nilo, grazie alle sue acque calme e al vento che, soffiando prevalentemente da nord, permette la navigazione controcorrente, è stato sfruttato fin da subito dagli egiziani per il trasporto delle merci.
Mentre sono numerose le testimonianze iconografiche sulla navigazione fluviale, non si dispone di documentazione riguardo quella marittima.
Le prime imbarcazioni di cui siamo a conoscenza, risalenti al periodo compreso tra il 5000 e il 3500 a.c., erano delle zattere di papiro legato insieme,con il fondo piatto e le estremità rialzate, erano spinte da almeno 20 rematori e, successivamente, da una vela, sorretta da un albero bipode, cioè che si appoggiava ai bordi dell’imbarcazione, perché il fragile scafo piatto non avrebbe retto un albero centrale unico. Le manovre erano eseguite grazie a uno o due remi timonieri posti a poppa.
A bordo di queste zattere i primi egizi esplorarono il corso del fiume sia verso nord che verso sud superando anche le numerose cateratte semplicemente trasportando la barca sulla terra.
La loro durata, però, era piuttosto breve, perché il papiro impregnandosi d’acqua marciva.
Verso il 3000 a.c. gli egizi iniziarono sfruttare il mare, la forma delle navi si conservò, però erano costruite con il legno di acacia.
I FENICI
La flotta fenicia era la più grande ed efficiente dell’antichità.
Le loro navi commerciali erano chiamate “gaulos”, le “pentera” invece erano le navi da guerra. Erano costruite con il legno di cedro, lunghe dai 20 ai 50 metri, larghe dai 6 ai 7, sulla prua erano disegnati due occhi, per permettere alla nave di “vedere” la rotta, sulla prora erano anche presenti dei fregi a forma di ali o di testa di cavallo. Erano spinte dagli 80 ai 300 rematori, perlopiù schiavi o prigionieri e da una vela quadrata, il timone era posto sul lato sinistro.
Commerciavano prevalentemente legname, oggetti artistici e tessuti tinti con la porpora ricavata dal murice, un mollusco marino.
Seguivano rotte ben precise allontanandosi anche dalla costa sfruttando le correnti.
Nel Mediterraneo la corrente prevalente procede da ovest verso est, dallo stretto di Gibilterra fino alla fenicia passando per le coste nord-africane.
Su questa rotta i fenici fondarono numerosissime colonie commerciali su promontori o su isole nei pressi della costa.
Cartagine, non essendo direttamente sulla rotta principale, fu quella che acquistò maggior autonomia, riuscendo a controllare per un certo periodo di tempo un impero romano, che stava acquistando sempre maggior prestigio.
I fenici si spinsero anche oltre le colonne d’Ercole, raggiungendo le coste dell’Inghilterra meridionale e quelle del golfo di Guinea.
L’intraprendenza di questo popolo era dovuta principalmente alla conformazione geografica del loro territorio natio, la terra di Canaan, una sottile striscia di terra, ricca di cedri e pini, compresa fra il mare e le montagne sulla costa dell’odierna Siria.
Si navigava prevalentemente di giorno, si poteva proseguire di notte nei tratti tra la fenicia e Cipro, tra la Sardegna e Cartagine e tra quest’ultima e le Baleari.
Di notte si faceva affidamento alla stella polare, chiamata allora “stella fenicia”.
Il traffico mercantile era limitato al periodo compreso fra marzo e ottobre, quello militare invece avveniva tutto l’anno per operare il controllo delle coste e per reprimere i frequentissimi atti di pirateria.
I GRECI
La civiltà micenea, prima fase della storia greca, conobbe il suo periodo di maggior sviluppò tra il 1500 ed il 1200 a.C. nella regione dell'Argolide, dove sorsero le città di Tirinto e di Micene, in concomitanza con la decadenza della civiltà minoica.
I micenei si dedicarono, come i Cretesi, ai commerci e alla navigazione, raggiungendo in gruppi isolati alcuni porti del Mediterraneo orientale e occidentale comprese le coste adriatiche. Alla crisi micenea fece seguito un lungo periodo buio per la storia greca; con la rinascita nell’VIII secolo le imbarcazioni ripresero a solcare il mare.
Ai tempi della colonizzazione greca del Mediterraneo occidentale (VIII-VII secolo a.C.) le flotte erano costituite da due tipi di nave: quelle tonde e panciute che servivano per il trasporto delle mercanzie e quelle lunghe e strette, piu' veloci e agili, che erano utilizzate a scopo militare. Questa distinzione risale almeno al 1500 a.C.. Nel tempo i tipi di nave e le tecniche di costruzione vennero perfezionate. Tucidide dice, nella Storia della guerra del Peloponneso, che furono i Corinzi a introdurre verso la meta' del VII secolo le piu' significative innovazioni. Ad essi va il merito di avere sostituito gli scafi monossili (costruiti con un solo pezzo di legno) con scafi costruiti a coste Le navi mercantili avevano una lunghezza che si aggirava intorno ai quindici metri (come dimostra il relitto di una nave greca del IV secolo a.C. ritrovato a Porticello nei pressi di Reggio Calabria nel 1970). Spesso i legni da carico, dovendo affrontare viaggi rischiosi, erano una combinazione di nave mercantile e di nave da guerra, dotati di equipaggio relativamente numeroso in grado di vogare, in caso di bonaccia, e di combattere, in occasione di azioni piratesche. La forza di propulsione delle navi onerarie era comunque la vela. Gli scafi appaiono dotati di una specie di rostro, che può essere considerato un tagliamare utile per migliorare le qualità nautiche.
L'evoluzione delle imbarcazioni militari e' scandita dalla bireme, derivante dalla pentecontera (con venticinque rematori per banda); successivamente viene introdotta la trireme (o triere), che, a sua volta, per semplificazione, da' origine ad una bireme perfezionata, tipica del IV secolo a.C. Trasformazioni più complesse della trireme sono le quadriremi e le quinqueremi, costruite dai Greci di Siracusa nel IV secolo a.C.
La tecnica di assemblaggio delle parti della nave procedeva dall'esterno verso l'interno al contrario della tecnica di costruzione che si affermerà successivamente: le tavole esterne erano saldamente congiunte per mezzo di incastri tanto da formare un vero e proprio guscio di legno. Il guscio veniva poi rinforzato da tavole interne trasversali e longitudinali. Interessante è dire che ad Atene il 27 giugno 1987 l'inglese J.F. Coates,insieme con il prof. J.S. Morrison,fece scendere in mare per la prima volta una trireme ricostruita con il metodo appena spiegato. Tale metodo è laborioso, ma conferisce allo scafo un'elevata robustezza.
Anche i libri antichi possono aiutare a ricostruire la storia delle navi greche.
Ad esempio,questo brano tratto dall’Odissea narra:
"Gli diedi una gran scrure, ben maneggevole,
di bronzo, a due tagli; e un manico c'era
molto bello, d'ulivo, solidamente incastrato.
Gli diede anche un'ascia lucida e gli insegnava la via
verso l'estremo dell'isola, dov'erano gli alberi alti,
ontano e pioppo e pino, che al cielo si leva,
secchi da tempo, ben stagionati, da galleggiare benissimo(....)
Venti in tutto ne buttò giù, li sgrossò con il bronzo,
li levigò ad arte, li fece dritti a livella.
Portò intanto trivelle, Calipso, la dea luminosa;
e lui tutti li trivellò, li adattò gli uni agli altri,
e con chiodi e rampini collegò bene la zattera.
E quanto pescaggio segna su scafo
di nave da carico, larga, un maestro dell'arte;
altrettanto segnò sulla zattera larga Odisseo.
Poi, alzato il castello, ben connesso lo fece
con saldi puntelli: lo rifinì con assi lunghe, inchiodate.
E l'albero faceva, e l'antenna attaccata;
e fece anche il timone, per poterla guidare.
Tutt'intorno la chiuse con graticci di salice,
riparo dall'onda; e sopra versò molta frasca.
Teli allora portò Calipso, la dea luminosa,
per fare la vela: e lui fabbricò bene anche quella
ROMA CONQUISTA IL “MARE NOSTRUM”
Prima dell’arrivo di Roma, il mediterraneo era palcoscenico di una contesa fra potenze marittime; dove esse si ritagliavano la loro fetta assicurandosela con flotte per vegliarle, ed erano regolate da appositi trattati navali.
Ad ovest si trovava l’impero punico, assieme a Marsiglia, gli stati dell’Etruria della Campania, di Taranto e di Siracusa; ad est dominavano l’impero macedone, lo stato di Rodi, di pergamo, di Siria e d’Egitto, assieme a tante altre città elleniche.
Con i determinati vincoli e divieti d’ogni fetta, e i rischi derivanti i vari scontri fra potenze in atto sui mari, il commercio era fortemente condizionato.
Oltre a questo vi era anche l’azione dei pirati che potevano compiere le loro scorribande senza un efficace freno.
Fin dai primi anni di repubblica, Roma ebbe la necessità di entrare a far parte nel commercio marittimo perché senza di esso non si sarebbe potuto soddisfare i bisogni primari delle urbe; quindi essa si trovo a confrontarsi con i grandi padroni del mare e con la pirateria., contro quest’ultima sperimentarono nelle Lipari delle incursioni con la flotta tiranna,di Anzio,di Calcide di Sparta di re Filippo V di Macedonia e quella del grande re di Siria, di Cefalonia, dell’Illiri dei Liguri e della Cilicia: Antioco III per far cessare le illegalità.
La pirateria cilicia aveva infestato il Mediterraneo e solo con una missione di cinquecento navi condotta nel 67 a.C. da Pompeo Magno si riuscì a debellare la piaga.
Roma sancì la libertà dell’utilizzo del diritto del mare in qualsiasi modo, purché non venissero lesi i diritti degli altri; si trattava di un principio fondamentale radicato fra i romani, che diceva che il mare è un bene che appartiene a tutti e quindi liberamente utilizzati da chiunque.
Un importante fattore di benessere per tutte le popolazione che vivevano sul mare era la possibilità di sfruttare liberamente le sue risorse , molto ricercate e profumatamente pagate.
Ma la libertà di navigazione e di sfruttamento da parte di tutti, portò a una ricaduta.
Non fu certo una banalità, prima di allora, infatti, ogni nazione vincitrice imponeva severi vincoli alla nazione vinta privilegiando il proprio commercio.
La stessa cosa fece Roma durante la sua espansione transmarina.
Ma quando i Romani ebbero acquisito su tutto il Mediterraneo la più assoluta forma di dominio del mare che sia mai stata concepita cioè non solo il controllo, ma l'effettiva sottomissione dell'intero mare alla propria legge, la stessa legge di Roma garantì la libertà di navigazione, rendendo operante a favore di tutti il criterio di salvaguardia dell'interesse comune; ed anche tale criterio era caro ai Romani.
I Romani, inoltre, essendo sempre molto sensibili ai problemi dei rifornimenti alimentari vitali i cereali, in particolare a cui essi riservavano, fin dai primi tempi della Repubblica, ogni possibile cura attraverso l'efficiente organizzazione dell'annona - esentarono da qualsiasi imposta i naviganti che trasportavano specie annonarie, prevedendo anche una multa particolarmente salata dieci libbre - cioè oltre 3 kg - d'oro per chi avesse provato a molestarli.
I romani nelle costruzioni navali riversarono tutta la loro maestria, con l'applicazione di tecniche sofisticate ed innovative nei campi dell'architettura navale fra l'altro, le perfette unioni ad incastro ed un sorprendente rivestimento metallico degli scafi, della meccanica ruote dentate, piattaforme girevoli, ecc., dell'idraulica tubazioni, valvole e pompe) e dell'attrezzatura marinaresca bozzelli, carrucole, timoni ed un'ancora di ferro a ceppo mobile.
Tutto questo lo sappiamo perché gli scafi vennero minuziosamente L'ingegneria navale romana - che aveva costituito ad Ostia nello storico centro di affari del porto marittimo dell'Urbe la propria potente corporazione dei fabri navales - seppe quindi incrementare le capacità dei cantieri, ponendoli in condizione di fornire dei prodotti di elevata qualità ed in linea con i migliori canoni dell'arte marinaresca.
Le navi mercantili romane erano lunghe una ventina di metri e potevano trasportare un carico pari a 80 tonnellate. Erano spinte da una vela quadra maestra e da una più piccola a prua.
Le navi militari non erano molto dissimili da quelle greche.
Avvalendosi di tali capacità, ed al fine di conseguire il più intensivo interscambio fra tutte le rive del Mediterraneo, i Romani diedero un vigoroso impulso alle costruzioni navali, sviluppando una flotta mercantile di dimensioni sbalorditive. Il creare e mantenere questa flotta fu la più grande impresa marittima di Roma; allo stesso tempo essa servì egregiamente come un efficiente servizio passeggeri e trasporti furono i Romani che idearono questo tipo di flotta e fu il loro spirito organizzativo che rimase alla base della sua organizzazione ed amministrazione. Per ritrovare uguale grandezza di navi e volume di carico dobbiamo arrivare alla compagnia delle Indie Orientali.
GLI ARABI E IL MEDIOEVO
Gli arabi, popolo di pastori nomadi venne unificato attorno al VII secolo d.C. dal profeta Maometto, da questo momento iniziò ad espandersi conquistando tutte le coste dell’Africa settentrionale, parte della Spagna, l’impero romano d’oriente, Grecia esclusa, e la penisola arabica. Sottomisero la Persia e raggiunsero le rive dell’Indo e si spinsero all’interno del continente asiatico conquistando le città di Samarcanda e Taskent.
Vennero fermati dai franchi di Carlo Martello nel 732 sui Pirenei, successivamente vennero battuti dai bizantini comandati da Leone III nel 739 e, sempre da questi ultimi, la loro flotta venne distrutta in una terribile battaglia.
Le navi arabe erano dotate di due o tre alberi, su cui venivano montate delle vele triangolari con il lato maggiore rivolto verso l’alto. Erano sorrette da una stecca inclinata di 45 gradi rispetto all’albero; tale vela è stata denominata “vela latina”, questo nome deriva dalla abbreviazione di “vele alla trina” cioè triangolari. Più aumentavano la dimensioni della nave doveva anche aumentare il numero delle vele e la loro dimensione, dato che un solo timone non sarebbe bastato a governare la nave vennero introdotte vele a poppa e a prua, che oltre a contribuire a far avanzare la nave, servivano a bilanciare la spinta, lasciando al timone solo il compito di effettuare piccole correzioni di rotta.
La loro struttura è rimasta inalterata nel tempo, la stessa struttura si può osservare nei dhow, ancora utilizzati nel mar Rosso.
Con queste navi raggiunsero le coste dell’India e della Cina
Dopo queste sconfitte gli arabi conquistarono le Baleari, la Sicilia e la Corsica.
Quando i turchi, popolazione nomade proveniente dal Turkmenistan, incontrarono gli arabi si convertirono all’islamismo e conquistarono Bisanzio, facendola diventare Istanbul, così nacque l’impero ottomano, che si estendeva fino alla penisola balcanica e che durò fino ai primi anni del novecento .
Prima di conquistare Bisanzio i turchi conquistarono anche Gerusalemme.
Dopo un periodo di crisi in cui il Mediterraneo era solcato prevalentemente da navi arabe, bizantine o normanne e da qualche raro trasporto commerciale dei franchi, il “mondo occidentale” risorse dalle macerie e dalla peste.
In Italia le prime città a riprendersi dell’anno mille furono quelle situate sul mare perché i commerci via terra erano più lenti e maggiormente soggetti ad attacchi, tra queste, Venezia, Pisa, Amalfi e Genova divennero le più importanti, anche grazie a nuove innovazioni tecniche come la bussola, inventata in Cina e introdotta in Italia da Marco Polo, e il timone fisso che garantiva una maggiore sicurezza e precisione perché fissato stabilmente allo scafo.
Queste quattro città in breve tempo si ingrandirono notevolmente fino a diventare delle superpotenze economiche monopolizzando il commercio marittimo del Mediterraneo, mettendo in crisi il mondo arabo e bizantino.
Dopo aver sconfitto i saraceni nel 1016 si impadronirono di Corsica e Sardegna.
Mentre i turchi conquistavano Gerusalemme il papa Urbano III decise di intervenire per liberala, sperando che l'intervento in soccorso della Chiesa d'Oriente riuscisse a portare alla riunificazione del mondo cristiano sotto la guida del papa di Roma.
I motivi religiosi, cioè riconquistare i luoghi sacri della cristianità e liberare il Santo Sepolcro, vennero usati per persuadere la popolazione a prendere le armi e ad andare a combattere contro gli arabi in terra santa.
Nel 1095 Urbano III, appoggiato da numerosi re e principi europei in cerca di ricchezze e da Venezia speranzosa di creare contatti commerciali con l’oriente, proclamò la prima crociata. Fu Goffredo di Buglione, colui che fondò l’ordine dei gesuiti, a guidarla.
Gerusalemme e tutta la costa del Libano e della Palestina vennero liberate e qui vennero fondati numerosi feudi e basi commerciali.
Le navi usate da Venezia durante le crociate erano imbarcazioni di origine basca chiamate “cocche”. La cocca era lunga in media 27 metri, larga circa 7 e che pescava, cioè che aveva una parte immersa, oltre 3 metri. Era in grado di trasportare fino a 150 tonnellate di merci.
Era spinta da una vela rettangolare e aveva il timone centrale, non laterale.
Dopo circa un secolo i turchi riconquistarono la terra santa.
Alla prima crociata ne seguirono altre due che furono ancora più inutili e disastrose della precedente.
La quarta fu deviata dai veneziani su Istanbul che venne saccheggiata e costretta a rinunciare ai propri traffici commerciali con l’oriente a favore della repubblica marinara.
Dopodiché ve ne furono altre tre nelle quali Gerusalemme venne riconquistata dai cattolici poi di nuovo dagli arabi.
Tutte e sette le crociate furono un disastro e nessuno conseguì dei reali vantaggi.
il papa non riuscì a unificare la chiesa cattolica con quella ortodossa e la terra santa non fu liberata dagli “infedeli”.
Gli unici che ne trassero vantaggio furono i veneziani che si arricchirono notevolmente grazie alle numerose colonie commerciali impiantate durante le sette guerre in Libano, in Turchia e in Grecia.

BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
Enciclopedia Saperbene, Einaudi, Torino, Vol. X-XI, lemmi “navigazione” e “strumenti di navigazione”, per l’introduzione
Prof. Alfonso M. di Nola e altri (a cura di), La storia dell’uomo-gli ultimi due milioni di anni, Selezione dal Reader’s Digest, Milano, 1974, pagg. da 61 a 71 e 332 per “La navigazione in Egitto”, da 81 a 83 e 332 per “I fenici”, da 89 a 105 per “Creta e i greci”, da 110 a 117 per “Roma conquista il Mare Nostrum”, 126, da 148 a 157 e 333 per “Gli arabi e il medioevo”
L’alba, in Fernand Braudel, Il Mediterraneo-lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni,
per “I fenici”
AA.VV., La memoria e la storia vol.1-2, Le Monnier, Firenze, 2001, per “Creta e i greci”,”Roma conquista il Mare Nostrum” e “Gli arabi e il medioevo”
Le navi-20 dicembre 2004
http://www.icfranceschi.it/lanave/tecnologia/antichità.htm
per “La navigazione in Egitto” e per le immagini
Dizionario di storia – La navigazione-20 dicembre 2004
http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/n/n021.htm
per qualche informazione in più sulla struttura delle navi
Le navi e la navigazione-20 dicembre 2004
http://www.palazzograssi.it/ita/mostre/fenici/navi.htm
per “I fenici”

I

Esempio



  


  1. Francesco

    Sto cercando qualcosa sulle imbarcazioni del popolo Dei Franchi

  2. francesco ([email protected])

    degli spunti per una tesina di maturità classica che abbia come tema il mare. in particolare trattare di come il mare mediterraneoha contribuito allo sviluppo delle culture antiche emoderne occidentali. vorrei fare una specie di "viaggio" che parta dalla Grecia (argonautiche - guerre persiane), roma (eneide), genova (montale) inghilterra (età coloniale)