Storia e chimica nel 700

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Categoria:Filosofia

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Testo

Radaelli Michele Classe 4 P anno scolastico 99-00
INTRODUZIONE
Prima di cominciare il lavoro di ricerca del materiale per la stesura, credevo di poter produrre uno scritto puramente storico, senza trattare argomenti di altro tipo. Mi sono dovuto ricredere, in quanto, mano a mano che il materiale a mia disposizione aumentava, mi sono reso conto della particolare caratteristica della materia storica.
Non è facile, se non impossibile, estrapolare solamente i dati storici senza dover trattare il contesto nel quale sono inseriti.
Ognuno dei personaggi e degli esperimenti descritti, hanno infatti una propria storia, una propria successione di avvenimenti che sono difficilmente separabili dal relativo contesto storico.
Non mi è rimasto altro da fare, se non considerare che in ogni argomento trattato, in qualsiasi campo, sarà presente sempre l’elemento storico, e ho ritenuto quindi necessario inserire i caratteri di entrambe le materie, rischiando così di produrre parti puramente chimiche o storiche, ma sicuro di sviluppare un lavoro più completo e coerente.
1. INQUADRAMENTO SULL’ILLUMINISMO.
1.1 L’illuminismo
Il vocabolo illuminismo deriva da illuminisme, da lume, lume (della ragione).
È un movimento ideologico e culturale, che pervase tutto il Settecento, inteso a portare i lumi della ragione in ogni campo dell'attività umana, allo scopo di rinnovare non soltanto gli studi e le varie discipline, ma la vita sociale intera, la cultura e le istituzioni, combattendo per mezzo della critica gli infiniti pregiudizi, frutto di inganni, che impediscono il cammino della civiltà e si oppongono al progresso e alla felicità degli uomini. L'illuminismo fu il modo di pensiero della borghesia nella lotta per la completa conquista del potere economico e politico e dell'egemonia ideologica: come tale, lo si può vedere storicamente crescere per circa un secolo dai tempi della Rivoluzione inglese del 1688 sino alla grande Rivoluzione francese del 1789. In Francia in cui alla preponderanza economica della borghesia e alla crescente coscienza, da parte di tale classe, della propria funzione sociale si opponevano tenacemente i radicati poteri politici e i privilegi civili dei nobili e del clero, alleati della monarchia assoluta. Meno impetuosa e radicale fu la fioritura dell'illuminismo in Inghilterra, dove pure esso era sorto con Locke, perché il nuovo equilibrio fra aristocrazia e borghesia stabilì un clima favorevole al conservatorismo ideologico, che in filosofia si rispecchiava nell'involuzione dall'empirismo lockiano all'idealismo soggettivo del vescovo Berkeley e all'agnosticismo del tory Hume. Per il condizionamento di una relativa arretratezza economico-sociale, risultano complessivamente minori, e talvolta parzialmente debitori, rispetto al francese, l'illuminismo tedesco (Aufklärung), che pure conta personalità come Wolff, Lessing e Mendelssohn, e l'illuminismo italiano, nei suoi centri principali di Milano, con i fratelli Verri e Beccaria, e Napoli, con Genovesi, Galiani e Filangieri. L'illuminismo si presenta come movimento sostanzialmente unitario da una parta e invece variegato di contrasti interni dall’altra, così come diversi erano aspirazioni e interessi degli strati della borghesia di cui gli illuministi si facevano interpreti. Così, in filosofia, i bersagli della critica erano la metafisica della Scolastica e la dottrina cartesiana delle idee innate; ma dal comune convincimento che le conoscenze vadano fondate tutte e unicamente sull'esperienza si dipartono due correnti metodologiche: l'una, fatta propria da d'Alembert, tende a restringere il compito della scienza all'analisi e alla sistemazione rigorosa e descrittiva dei fenomeni, mentre l'altra, che ha il suo più geniale fautore in Diderot, mira all'ardita escogitazione di ampie ipotesi teoriche che hanno lo scopo di consentire l'esplorazione di nuove zone del sapere e il progressivo disegno di un quadro unitario dell'universo. A questo contrasto si accompagna l'opposizione fra ideisti, come Voltaire, e materialisti atei, come Diderot e d'Holbach. Ancora più articolate in diverse tendenze sono le dottrine politiche dell'illuminsimo: a Montesquieu, teorico del liberalismo moderato, si contrappone Rousseau, ispiratore col suo Contratto sociale del giacobinismo prima e poi delle più avanzate forme di democrazia borghese; mentre, raccogliendo l'attacco mosso da Rousseau alla proprietà privata nel suo secondo Discorso, si spingono fino a posizioni di socialismo utopistico Mably e Morelly, e Diderot denuncia l'ingiustizia sociale in articoli dell'Encyclopédie e nelle opere di narrativa. Vario fu dunque il modo d'intendere i tre valori di Liberté, Égalité, Fraternité, che saranno il motto delle bandiere della Rivoluzione. La morale, sganciata dalla religione, si poneva come obiettivo la “felicità per il maggior numero”, riconoscendo i diritti dei sentimenti. Da questa visione della vita scaturiva la nuova dissacratoria concezione del diritto penale, di cui Beccaria fu il primo rigoroso sostenitore, concezione che nella pena non vedeva più l'espiazione di un peccato, ma semplicemente l'equilibrato strumento di difesa dell'ordine e del benessere sociale. E a questa stessa matrice ideologica, si rifanno le dottrine economiche liberiste dei fisiocrati e di A. Smith. Da parte idealistica e romantica si è tacciato di antistoricismo l'aspro antitradizionalismo degli illuministi. L'illuminismo ebbe invece il merito, in particolare con Voltaire, di elaborare una categoria essenziale per l'interpretazione della storia: quella di progresso, difficile e rischioso, opera degli uomini e non di un disegno provvidenziale; mentre, d'altronde, Montesquieu, Voltaire e Gibbon offrirono i primi validi esempi di una storiografia moderna più scientificamente fondata e condotta.
1.2 Il settecento: secolo dei lumi
Il Settecento è il secolo di Voltaire e di Rousseau, è il secolo dei "lumi" della ragione, ma soprattutto è il secolo della Engyclopedie, la grande opera voluta e curata da Denis Diderot e Jean Le Rond d' Alembert. Alla Engyclopedie collaborano tutti i più autorevoli pensatori della Francia settecentesca.
Quando nel 1751 esce il primo volume è subito oggetto di aspre polemiche. Per la prima volta un'opera stampata raccoglie, illustra e spiega tutte le conoscenze del tempo. Alcune pagine sono dedicate alla chimica e alle sue tecnologie. Riporta tra l'altro una raffineria di salnitro, una fabbrica di vetriolo, una di sapone, una di allume e altre industrie chimiche minori come quelle della cera e della ceralacca. La Engyclopedie però non contiene ancora le grandi scoperte chimiche, che saranno fatte solo sul finire del secolo. Non contiene neppure, nella sua visione idilliaca del mondo e, del lavoro, nessun accenno alle tremende condizioni delle classi subalterne. Solo tra le righe si può intuire quale tremendo vulcano in procinto di esplodere sia la Francia dove è nato e vissuto uno dei padri della chimica, Antoine Laurent de Lavoisier .
Lavoisier è spesso ricordato per avere enunciato la legge della conservazione della materia. In verità il russo Lomohosov (1719-1765) l'aveva dimostrata con dati sperimentali alcuni decenni prima, ma le difficoltà di comunicazione del tempo avevano impedito il diffondersi dei suoi risultati.
Ciò non toglie nulla al lavoro immenso e fondamentale di Lavoisier, le cui ricerche diventano ben presto il punto di partenza verso nuove scoperte e rivoluzionarie applicazioni tecnologiche.
Gli anni che seguono la sua morte sono affollati di avvenimenti storici e scientifici. Un personaggio che vive con intensità tutto questo periodo è Claude Louis Berthollet, che abbiamo già visto lavorare con Lavoisier. Non è solo un teorico, è anche l'autore di un libro sull'arte tintoria e l'inventore d'una nuova polvere da sbianca, derivata dal cloro, che verrà usata come candeggiante fino a tempi relativamente recenti.
II processo Leblanc è solo un esempio di come la chimica impostata da Lavoisier e dai suoi contemporanei è entrata nella rivoluzione indu:striale, innescando tutta una serie di sconvolgimenti economici e sociali.
E di questo periodo l'inizio delle applicazioni di prodotti chimici su larga scala nell'industria tessile, nella produzione di sapone e dei primi fertilizzanti chimici.
Ma anche un'altra applicazione delle conoscenze chimiche sta per influenzare il quotidiano di chi vivrà nel diciannovesimo secolo. A proporla è un giovane inventore francese, ingegnere addetto al Service des Ponts et Chaussees (Servizio ponti e strade). Siamo a Parigi, nell' ottobre del 1801.
Anche nei momenti più oscuri della storia della chimica ogni tanto riaffiorano le idee di Democrito e di Epicuro. Fino al XVIII secolo l'idea che la materia sia fatta di atomi e di vuoto è un'idea pericolosa. A occuparsi dello scomodo concetto di volta in volta sono grandi filosofi come Descartes, chimici come Boyle e fisici come Newton. Con l'illuminismo e dopo la rivoluzione francese molte cose cambiano. Ma perchè l'ipotesi atomica diventi teoria occorre ancora superare tutta una serie di ostacoli ideologici e anche pratici, come per esempio la difficoltà di ricavarne conferme sperimentali.
È John Dalton il primo chimico che avanza una teoria atomica completa. Insegna in una scuola di Kendal e diventerà docente di "filosofia naturale" al New College di Manchester. È una università "dissidente" perchè a quel tempo Oxford e Cambridge sono accessibili solo ai membri della Chiesa d'lnghilterra.
La teoria atomica di Dalton nasce dagli studi di Lavoisier e Proust sui gas.
Anche se fino al congresso di Karlsruhe c' è una grande confusione tra atomi, molecole e altri concetti fondamentali, nella prima parte del secolo diciannovesimo la chimica ha ugualmente un enorme sviluppo. Uno dei fattori che contribuiscono maggiormente a questo allargamento di orizzonti è la scoperta della pila da parte di Alessandro Volta. Tale scoperta permette di ottenere una corrente elettrica continua e pone le basi di quelle che saranno le grandi realizzazioni della tecnica e della scienza del XX secolo.
2 LA CHIMICA E LA SUA STORIA
2.1 Origini attraverso l’alchimia.
La parola chimica ha per antenata la parola khemeia, alla quale possono essere attribuite due diverse origini. Potrebbe derivare dall'antico nome della terra egiziana (Kham) e, in tal caso, significherebbe "arte egiziana". Gli Egiziani infatti avevano molte e antichissime conoscenze su sostanze vegetali e minerali che, tra l'altro, consentivano loro i perfezionati metodi di imbalsamazione. Oppure potrebbe derivare da una parola greca, il cui significato è "succo di pianta", e allora si tratterebbe dell' "arte di estrarre succhi".
Per noi moderni la 'chimica' è quella branca delle scienze che si occupa delle trasformazioni nella natura e nella struttura delle sostanze. Intorno a noi e dentro di noi è un continuo succedersi di trasformazioni, cioè di fenomeni. 'Fenomeno' nel linguaggio scientifico ha il significato di "cambiamento", non quello, abituale, di "fatto eccezionale". Qualunque, anche minimo cambiamento è un fenomeno. Il sollevamento di una mano è un fenomeno; il suono di una campana è un altro fenomeno; il bruciare di una sigaretta o l'acqua che bolle sono anch'essi fenomeni.
Tra le varie trasformazioni, tuttavia, c'è una differenza fondamentale. Alcune sono sostanziali, nel senso che, operando sulla struttura delle sostanze, le trasformano in altre. Altre invece lasciano immutata la costituzione delle sostanze stesse. Le prime trasformazioni prendono il nome di 'feno meni chimici', le seconde di 'fenomeni fisici'. Un esempio di fenomeno chimico è la trasformazione in ceneri e «fumi» della sigaretta o della legna che bruciano. Un esempio di fenomeno fisico è la trasformazione dell'acqua in ghiaccio oppure in vapore, il quale ritorna acqua in goccioline sul coperchio più freddo, durante l'ebollizione.
2.2 L’uomo cerca di comprendere: i filosofi greci
È da tempo immemorabile, che l'uomo si è accorto della mutabilità delle cose. Egli stesso si è reso artefice di molte trasformazioni, come la fabbricazione dei mattoni e del vasellame mediante la cottura dell'argilla, o l'estrazione dei metalli dai loro minerali. Tuttavia solamente alcuni pensatori si posero il problema di come e perchè ciò avvenisse. I primi, di cui a noi sia giunta notizia, furono i filosofi greci.
Dal fatto che una sostanza potesse trasformarsi in un'altra i filosofi greci ipotizzarono l'esistenza di una sostanza primordiale che con i suoi numerosi e diversi aspetti costituisse il nostro mondo. È un 'ipotesi suggestiva, perchè risponde al bisogno di generalizzazione e di unificazione, proprio del pen-siero razionale dei Greci.
Per Talete (624-545 a.C.) la sostanza base era l'acqua; sia per la sua abbondanza in natura nei suoi tre aspetti (liquido, solido, gassoso), sia perchè senza di essa la vita sarebbe impossibile. Per Anassimene (586-528 a.C. ca.) l'elemento base era l'aria, che sovrasta e riempie 1o spazio fra la Terra e il cielo e, compressa, dà origine ai materiali più densi: acqua e terra. Qualche anno dopo, Eraclito, (550-480 a.C. ca.) considerò il fuoco, cosi dinamico e mutevole, responsabile di ogni trasformazione. Più tardi Empedocle (490-430 a.C.), della scuola pitagorica, incerto fra le alternative offerte dai filosofi precedenti, propose una nuova soluzione al problema: alla base della costituzione dell'universo non c'è un solo elemento ma quattro: acqua, aria, fuoco e terra che, combinandosi variamente, producono tutte le cose.
L 'autorità di Aristotele sanzionò questa dottrina per ciò che riguarda il mondo terrestre. Ma il firmamento, immutabile e incorruttibile, 1o pensò costituito da un quinto elemento non trasformabile: l’«etere». Di questo quinto elemento aristotelico rimane a noi ancora il termine «quinta essenza», come espressione di perfezione.
Il concetto moderno di elemento chimico è ben diverso. Tuttavia dobbiamo considerare geniale l'intuizione greca di una sostanza primordiale, dalle cui trasformazioni deriva il mondo.
2.3 L’opinione dal 1400 al 1700, l’erronea alchimia.
Per noi, oggi, la sostanza base dell'universo è l'idrogeno che, nel cuore delle stelle, dà luogo agli altri elementi.
Il problema riguardante gli elementi costitutivi delle varie sostanze viene accantonato dopo Aristotele, il cui pensiero, domina il mondo occidentale per molti secoli. La ricerca teorica si arresta. Continua però la ricerca pratica. L 'alchimia,. nel mondo orientale e, attraverso l'invasione araba, anche nel mondo occidentale dà origine a varie scoperte. È dovuta a uno sconosciuto alchimista la fabbricazione della polvere da sparo, che poi fu descritta e fatta conoscere dallo studioso inglese Ruggero Bacone (ca. 1214-1292). Questa invenzione sconvolse i metodi di offesa e di difesa delle popolazioni. Sempre nel 1300 furono descritti e preparati gli acidi minerali, quali il solforico e il nitrico, molto piu forti ed energici di quelli ricavati dal mondo vegetale, come l'acetico, noto da gran tempo.
Già alla fine del 1400, in astronomia, Copernico, e, un secolo dopo, in fisica, Galileo, con misure accurate e procedi- menti matematici facevano progredire questi due rami della scienza. In campo chimico, invece, si rimane ancora indietro, allo stadio 'qualitativo'. Si rimane ancora alla semplice osservazione delle diversità qualitative: diverso colore, diverso stato fisico, ecc. Tra l'altro, le sostanze gassose, prodotte durante vari esperimenti alchimistici, venivano trascurate, perchè sfuggivano facilmente. Erano indicate col nome generico di «arie».
Con il 1600 inizia lo studio delle sostanze gassose. Gian Baptista van Helmont (1577-1644) studia il «gas silvestre» (cioè la nostra anidride carbonica) ottenuto dalla combustione del legno. poichè le sostanze gassose non hanno forma e volume definiti, egli le indicò con il nome di caos, da cui deriva il termine gas.
Torricelli (1608-1647), discepolo di Galileo, dimostrò per la prima volta che l'aria esercita una pressione e quindi ha un peso. Inventò il barometro, strumento nel quale viene sfruttato il peso dell'aria.
Dopo di lui, l'irlandese Robert Boyle (1627-1691) cercò di comprimere l'aria e si rese conto che il volume variava con la pressione. Formulò quindi la legge che porta il suo nome: pressione e volume sono inversamente proporzionali. Cioè se viene esercitata una pressione doppia o tripla, il volume si riduce rispettivamente alla metà o a un terzo. Naturalmente questa legge è valida se la temperatura rimane costante. Ed ecco che le sostanze gassose, per tanto tempo trascurate, divengono fondamento per nuove e importanti esperienze, che apriranno la via alle ricerche sulla costituzione della mate- ria. Con Boyle comincia uno studio sperimentale sulle varie sostanze, per distinguere quelle che possono scomporsi in sostanze più semplici da quelle inscindibili. Egli chiamò le so- stanze non scomponibili provvisoriamente «elementi», poiche non si poteva essere certi che con nuove tecniche non avrebbero potuto essere ulteriormente scisse.
Questi studi suscitano un fervore di ricerche chimiche, non soltanto qualitative ma in parte anche 'quantitative' .Si comincia cioè a prestare attenzione alle quantità delle sostanze. Tuttavia per molto tempo ancora perdurano teorie errate, che affondano le radici nel passato. Per esempio, nel tentativo di spiegare il fenomeno della combustione, si pensa ancora che la sostanza combustibile abbia in se .qualche cosa di cui si libe-ra nel bruciare. Riaffiora, cioè, il concetto dell'elemento «fuoco» degli antichi, che per gli alchimisti medievali è il «principio dello zolfo» e per i chimici del 1600 il «flogisto».
2.4 Con un metodo più sperimentale nasce la chimica. Una scienza precisa. Sintesi di un secolo che ha creato l’eterno tempo della chimica attuale.
Si deve giungere alla fine del 1700, con Lavoisier, per rendersi conto definitivamente dell'importanza delle misure. Persuaso del fatto che il concetto di quantità fosse al centro dei problemi da risolvere, egli accompagnò tutti i suoi esperi- menti con calcoli accurati. Si convinse cosi che la materia non si crea e non si distrugge, ma può solo trasformarsi. Durante un fenomeno chimico, quindi, le sostanze subiscono muta- menti, ma il peso complessivo rimane costante.
Una volta imboccata questa strada sperimentale, i chimici la percorsero con entusiasmo, passando di conquista in conquista. Si sapeva che da una sostanza, per scomposizione, potevano derivarne altre più semplici, e che queste, a loro volta, potevano combinarsi, per formare sostanze composte. Non si era posta però attenzione ai quantitativi, in peso, necessari per avere una data sostanza. Si pensava di poter mescolare gli ingredienti in qualsiasi proporzione.
Fu il chimico e farmacista JosephLouis Proust (1754-1826), alla fine del 1700, ad accorgersi, dopo accurate misurazioni, che per ottenere un composto occorrono particolari quantità. Per esempio, per avere un composto fra il ferro e 1o zolfo, è necessario scaldare una quantità precisa di limatura di ferro con una quantità precisa di polvere di zolfo. Se si usano quantità qualsiasi, rimane libero o dello zolfo o del ferro. Egli cioè distinse il concetto di 'composto' da quello di 'miscuglio', nel quale i componenti possono trovarsi in qualsiasi proporzione. Ecco la legge enunciata da Proust (legge
delle proporzioni fisse): «In qualunque composto è costante il rapporto in peso fra i componenti».
Queste considerazioni avviarono gli studiosi alla concezio ne della natura particellare della materia, cioè tornò a dominare la teoria atomica. Infatti, se si riflette sul fatto che il rapporto fra i pesi è sempre costante, viene spontaneo pensare che esistono particelle piccolissime, che si legano fra loro in numero sempre uguale, per costituire un dato composto.
Improntati a questo ordine di idee furono gli studi e le esperienze del fisico inglese John Dalton (1766-1844). Egli osservo che due elementi possono combinarsi in proporzioni diverse, formando però composti differenti. Per esempio: un dato peso di carbonio si può combinare con una certa quantità di ossigeno e con una quantità doppia. Nel primo caso, si forma un gas velenosissimo, l'ossido di carbonio. È contenuto nel gas delle nostre cucine, e la sua fuga è spesso responsabile della morte per asfissia di intere famiglie. Nel secondo caso, si forma l'anidride carbonica, il gas che si sprigiona da qualsiasi combustione in aria libera, e che produciamo noi stessi durante la respirazione.
Dalton sintetizzò le sue numerose osservazioni nella 'legge delle proporzioni multiple' : «Se due elementi si combinano per formare piu di un composto, -rispetto a una quantità fissa di uno di essi -le quantità dell'altro sono multiple della quantità minore». Ed ecco che viene rivalutato il concetto della particella ultima e indivisibile della materia, alla quale Dalton diede il nome di atomo, in omaggio al greco Democri- to, che ne aveva avuto la prima intuizione. Infatti, poiche le quantità in peso del secondo elemento, che entrano in combinazione, risultano multiple della minore, si deduce che le par- ticelle ultime, costitutive di tali quantità, si legano le une alle
altre, senza frammentarsi. L 'atomo è, per Dalton, la particella ultima degli elementi chimici. Egli si dedicò allo studio del peso relativo degli atomi e prese come unità di misura l'atomo dell'idrogeno. Preparò una tabella di elementi con i loro pesi atomici che risultò molto importante per i successivi studi, anche se conteneva varie misure errate. Rispetto alle sostanze composte, egli le pensava formate da particelle costituite da due o piu atomi elementari, che, almeno in un primo tempo, chiamò atomi binari, tema- ri, ecc.
Dopo Dalton il lavoro di indagine dei chimici Joseph Louis Gay Lussac (1778-1850) e Arnedeo Avogadro (1776-1856) chiarisce meglio il concetto di particella ultima degli elementi e dei composti. La particella ultima, o 'molecola', con le caratteristiche chimiche che individuano una data sostanza negli elementi costitutivi, può anche essere costituita da un Solo atomo. Se gli atomi sono due o più, nelle sostanze elementari, , sono uguali tra loro, mentre, nei composti, appartengono almeno a due tipi diversi (si tratta infatti di atomi degli elementi componenti).
Abbiamo già accennato al fatto che 10 studio delle sostanze gassose si sarebbe rivelato vantaggioso per penetrare nei segreti della costituzione della materia. Perchè i gas in modo particolare si prestano a questo tipo di studi e di esperimenti?
Nelle sostanze allo stato gassoso le molecole sono molto di- stanziate fra loro, anzi, tendono a distanziarsi sempre di più occupando tutto 10 spazio a loro disposizione. Godono quindi di grande libertà di movimento, perchè la forza di attrazione che si esercita tra le molecole della stessa sostanza (forza di coesione) è assai debole. Nei liquidi e più ancora nei solidi, le molecole sono molto più vicine, perchè trattenute da una forza di coesione maggiore, e quindi hanno un grado di libertà assai ridotto. Da ciò deriva che le sostanze allo stato solido hanno forma e volume definiti. Quelle allo stato liquido hanno definito il volume, ma, essendo scorrevoli, assumono la forma del recipiente che le contiene. Quelle gassose non hanno ne forma ne volume propri, tanto che, come abbiamo detto, occupano tutto 1o spazio che trovano a loro disposizione.
Sappiamo tutti che una stessa sostanza, variando, per esempio, la temperatura, può presentarsi nei tre stati fisici di aggregazione. Il piombo a temperatura ambiente è solido; se 10 si scalda fonde, cioè diviene liquido, e, in parte, si trasforma in vapori di piombo, che sono molto velenosi. Ma anche dal piombo solido, se pure in misura minore, possono sfuggi- re nell'aria molecole, che, penetrando attraverso la pelle, o per le vie respiratorie degli operai, come ben sanno i tipografi, producono un avvelenamento detto 'saturnismo'.
Nei solidi, nei liquidi e nei gas, varia la distanza fra le particelle molecolari. Anche nel piu compatto dei solidi le molecole non sono a contatto, ma separate da uno spazio vuoto. Infatti le molecole si muovono sempre, più o meno rapidamente, e ciò non sarebbe possibile se non ci fosse spazio. Nelle sostanze allo stato gassoso, le particelle, oltre a vibrare, si muovono disordinata- mente in tutte le direzioni. Un'idea di questo movimento disordinato possiamo averla osservando un sottile fascio di luce solare che penetra in una camera attraverso una fessura. Rimaniamo affascinati dalla danza dei corpuscoli scintillanti, che poi non sono altro che particelle di polvere sospese nel- l'aria e urtate continuamente dalle invisibili molecole dei gas che formano l'aria stessa.
Consideriamo ora, un gas contenuto in un recipiente chiuso. L 'energia di moto, o energia cinetica delle particelle si tra- duce in innumerevoli urti contro le pareti. Questi urti, nel 1oro insieme, costituiscono la pressione esercitata dal gas in questione, entro il recipiente. Tale pressione rimane costante, se le condizioni rimangono invariate. Se, invece, scaldiamo il gas, cioè somministriamo 'energia termica' , le cose cambiano. L 'energia termica si trasformerà in energia cinetica delle molecole del gas, le quali, avendo maggiore velocità, rimbalzeranno piu volte e con maggiore intensità contro le pareti del recipiente. Cioè, aumentando la temperatura, senza che pos- sa variare il volume, aumenta la pressione.
Queste premesse ci consentono di comprendere il principio che Avogadro enunciò nel 1811 a proposito, appunto, dei gas, e che è fondamentale per l'ulteriore conoscenza della costituzione della materia. Egli affermò che: «Nelle stesse con- dizioni di temperatura e di pressione, volumi uguali di gas di- versi contengono lo stesso numero di molecole». Infatti, se alla stessa temperatura, cioè a parità di energia cinetica, la pressione è la stessa, significa che c'è lo stesso numero di urti, e, quindi, lo stesso numero di particelle in volumi uguali.
Il principio di Avogadro chiarisce la fondamentale differenza fra atomo e molecola, giustificando dati sperimentali altrimenti non spiegabili. Per esempio, mischiando un litro di idrogeno con un litro di cloro (elementi che si trovano allo stato gassoso), le particelle in essi contenute reagiscono producendo un composto gassoso, chiamato acido cloridrico.
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3 APPROFONDIMENTI SUI SOGGETTI
3.1 La figura dell’alchimista e l’alchimia in rapporto con la storia.
L’alchimia è una dottrina magico-religiosa che conferiva carattere di sacralità alle primitive esperienze artigianali connettendole con i problemi dell'origine del mondo e dell'uomo e del loro rapporto con Dio e avanzando soluzioni per dare all'uomo la sperata felicità.
Il fenomeno riceve una prima conferma nell'antico Egitto, dove i segreti artigianali degli orafi, dei tessitori e dei tintori, nel tempo, vanno caricandosi di significati occulti, che troviamo ormai codificati nel sec. II a. C. Fondamento dell'alchimia è l'ipotesi del progressivo mutarsi e affinarsi dei metalli vili in nobili. Alla base di ogni passaggio è l'unione fra l'elemento maschile e quello femminile. Alla fine di questa evoluzione perfettiva si trova l'oro, il primo dei corpi elementari, quello che, secondo Ermegisto, dà la vita ai metalli, ai vegetali e agli animali. Mezzo per raggiungere questa perfezione è la “Grande Opera”, che ripete la creazione dei metalli. Condizione sine qua non per nobilitare i metalli è però la loro riduzione alla materia originaria, l'“acqua divina”, che sarebbe la matrice di tutte le cose. Nei confronti degli alchimisti diversi furono gli atteggiamenti nelle varie legislazioni: Carlo V di Francia nel 1380 proibì il possesso di apparecchi alchimistici ai privati; Enrico IV d'Inghilterra, nel 1404, comminò contro i cultori dell'alchimia pene varianti dalla confisca alla morte. Uguali pene furono inflitte a Venezia nel 1418. Poco dopo invece in Inghilterra furono rilasciati permessi di praticare l'alchimia. L'incertezza giuridica era motivata dal fatto che, non esistendo una vera legislazione in materia, si colpiva piuttosto la falsificazione delle monete.
La Chiesa non condannò mai il principio della trasformazione dei metalli come criminoso, ma punì la produzione di monete false e di oro alchimistico, che reputava di qualità inferiore a quello naturale (v. Costituzioni estravaganti di Giovanni XXII del 1325). Patria originaria dell'alchima è ritenuto l'Egitto, ma essa comparve presto anche in Cina dove gli alchimisti ricercarono a lungo un “elisir di lunga vita” che desse all'uomo l'ambita immortalità. Frutto di queste ricerche fu l'opera di Hong (254-334), il Bao Puzi, libro fondamentale dell'alchimia cinese. In Grecia la ricerca alchimistica si sviluppò dal sec. III a. C. al III d. C., combinando l'influenza dei presocratici con gli apporti dell'Egitto e di Babilonia. Trasmessa nel nuovo centro culturale di Alessandria, l'a. trovò numerosi cultori come Komarios, Cheymes, Petresios, Maria la Giudea, Zosimo di Panopoli con la sorella Teosebeia, ecc. Il periodo alessandrino operò una sintesi della filosofia e della scienza greche con le tecniche artigianali egizie, passando attraverso tre momenti: l'alchima è una tecnica che ripete quelle degli artigiani egizi; l'alchimia diventa una filosofia alla ricerca della materia prima, che si vuole identificare nello stato fluido dei metalli; la riduzione dell'alchimia tecnica a metafisica comporta uno slittamento nel campo religioso, come puntualmente accadde nei secoli successivi. Prevalsero forme mistiche a carattere esoterico, folte di riti misterici e la “Grande Opera” diventò “Via alla Vita” attraverso la fusione della precedente speculazione filosofica con l'ermetismo gnostico. In campo pratico gli alchimisti alessandrini inventarono l'alambicco e le varie tecniche per le leghe con l'oro. In questa simbiosi fra l'ermetismo gnostico e la precedente speculazione filosofica l'alchima passò, attraverso le traduzioni in arabo di testi alessandrini, nel mondo islamico. La figura più influente fra gli alchimisti arabi fu Gabir ibn Hayyan, conosciuto in Occidente come Geber. Ad Abu Bakr Muhammad ibn Zakariyya' si deve il tentativo di liberare l'alchima dall'ermetismo e di estenderne gli esperimenti a tutte le scienze con un chiaro intento pratico. Alla progressiva sconsacrazione dell'alchima darà un valido apporto Avicenna sostenendo l'impossibilità di tramutare un metallo in un altro. Ibn Khaldun concluderà una lunga analisi delle teorie pro e contro l'alchima affermando che essa non è una vera scienza. L'Occidente era stato tributario, per le tecniche artigianali, di Bisanzio. In progresso di tempo esse si erano caricate di significati magici, senza però arrivare a una tematica mistica. Nuovo apporto alla propagazione dell'alchimia in Occidente darà la Spagna musulmana con la traduzione di opere alchimistiche in latino (l'Almagesto, il Libro dei Settanta, il Liber de Aluminibus, ecc.).
La corrente più razionalista ed esperimentalista si richiamava alle opere di Zakariyya' (Razes). Comune agli alchimisti medievali fu il tentativo di spiegare la mutazione dei metalli attraverso la pietra filosofale. Alchimisti autorevoli furono Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo, T. Norton, Nicolás Valois, Basilio Valentini, Limojon de Saint-Didier e altri.
Nel Rinascimento l'alchima si spogliò dei suoi caratteri sperimentali ed esaltò la sua copiosa simbologia come “mistero salvifico cristiano”, che finirà nella teosofia dei Cavalieri di Rosa Croce, da cui germinarono correnti pseudomistiche. Pur non essendo mai assurta alla dignità di scienza, l'alchimia ha dato un non trascurabile contributo alla ricerca chimica, sia inventando tutta una gamma di apparecchi da laboratorio che sarebbero poi serviti al Lavoisier per le sue ricerche scientifiche, sia sviluppando le tecniche della distillazione, sublimazione, calcinazione e filtrazione attraverso innumerevoli esperienze; gli alchimisti scoprirono le proprietà dello zolfo, dell'arsenico, del mercurio, del piombo, dello stagno, del rame, del nichel, del carbone, del borace, del ferro, dell'argento, dell'oro, del platino, dell'acqua, del carbonio, del tartaro, della soda, degli acidi nitrico e cloridrico. Ai nostri tempi l'alchimia sopravvive come metachimica, scienza che si prefigge di rompere i limiti della materia. A Goethe e a Marlowe dobbiamo la creazione dell'alchimista Faust, ricordato per la sua insonne ricerca e l'instancabile sete di sapere. «L’alchimia. della menzogna tramutava anche il suo valore» (D'Annunzio).
3.2 Gian Battista van Helmont
fù chimico, medico e filosofo olandese (Bruxelles 1577-Vilvorden 1644). Studiò medicina a Lovanio e girovagò poi in Europa compiendo gli studi più diversi. Si stabilì a Vilvorden nel 1609 professando la medicina, ma occupandosi in particolare di ricerche chimiche Elaborò una concezione della natura ancora legata a temi magico-rinascimentali analoghi a quelli sviluppati da Paracelso. Scettico sui metodi tradizionali della medicina, ritenne che la conoscenza del corpo umano fosse possibile solo attraverso l'indagine chimica, cogliendo cioè la natura delle sostanze. Concluse che tutti i corpi sono costituiti da due soli elementi, aria e acqua, e che i solidi sono generati dall'acqua per effetto di fermenti immateriali. A prova di ciò addusse un famoso esperimento effettuato coltivando un salice in un vaso: dopo cinque anni la pianta pesava 75 kg mentre la terra aveva perduto solo 900 g; ciò dimostrava che l'acqua fornita al vaso si era trasformata nel corpo solido della pianta. Helmont è ricordato anche per aver introdotto il termine “gas” (da caos) per indicare le sostanze aeriformi; studiando la combustione del legno individuò il “gas silvestre” ossia l'anidride carbonica. Fu uno dei maggiori rappresentanti della scuola chimica e le sue teorie sui processi fisiologici ebbero grande influenza. Sostenne che il calore animale, e i processi digestivi risultano dall'azione di fermenti. Questi agiscono anche nel cervello trasformando il sangue, un principio dinamico che regola tutti i processi dell'organismo. Le sue opere vennero pubblicate postume dal figlio Franciscus Mercurius con il titolo Ortus medicinae (1648).
3.3 Robert Boyle
Fù un fisico e chimico irlandese (Lismore Castle 1627-Londra 1691). Tra i fondatori della chimica moderna, 14º figlio del conte di Cork, studiò a Eton e viaggiò a lungo in Europa soggiornando a Ginevra e a Firenze, dove venne a contatto con i circoli galileiani. Stabilitosi a Oxford nel 1654, vi attrezzò un laboratorio e fu il promotore di quel gruppo di scienziati antiaristotelici, noto come “Invisible College”, che doveva costituire il primo nucleo della Royal Society. Con l'assistenza di Hooke, portò a termine nel 1659 la costruzione di una macchina pneumatica con la quale compì una serie di esperimenti sulle proprietà dell'aria: nell'opera New Experiments Physico-Mechanical (1662) espose le interessanti considerazioni alle quali giunse (rilevando tra l'altro l'azione svolta da un componente dell'aria nei fenomeni di combustione) ed enunciò la legge sui gas nota come legge di Boyle Mariotte. Tuttavia l'opera che segna il punto di rottura con la tradizione alchimistica, anche se non può essere considerata ancora un trattato di chimica sperimentale, è The Sceptical Chemist, pubblicata nel 1661, nella quale Boyle affrontò il problema della costituzione della materia sostenendo una concezione corpuscolare in contrapposizione alla teoria dei “quattro elementi” degli aristotelici e all'ipotesi dei “tre principi” degli spagiristi. Per primo introdusse il concetto di elemento chimico e di composto, dimostrando che un composto può avere qualità diverse da quelle dei suoi costituenti. Seguace del metodo sperimentale, ma anche profondamente religioso, Boyle cercò costantemente di conciliare i risultati conseguiti con la dottrina cristiana e dedicò gli ultimi anni della sua vita prevalentemente a studi teologici, finanziando varie traduzioni e la divulgazione della Bibbia. La legge di Boyle-Mariotte enuncia che: il volume di una data quantità di gas è, a temperatura costante, inversamente proporzionale alla pressione cui è sottoposto. Indicando con V0 il volume di un gas a pressione P0 e con V1 il volume alla pressione P1, si ha: V0: V1=P1: P0 ovvero P0V0=P1V1; ciò significa che il prodotto della pressione per il volume è una costante: PV=K.
3.4 Lavoisier
fù un chimico francese (Parigi 1743-1794). Nato da famiglia agiata, fu accolto a soli 25 anni all'Accademia delle Scienze a seguito della pubblicazione di un suo progetto di illuminazione stradale. Nel 1768, pur proseguendo le sue ricerche scientifiche, intraprese l'attività di esattore delle imposte; nel 1775 entrò a far parte della direzione dell'arsenale di Parigi. Alla fine del 1793, quando la Convenzione decretò l'arresto di tutti gli esattori, si costituì prigioniero. Processato dal tribunale rivoluzionario e condannato a morte, fu ghigliottinato. Per i risultati raggiunti e soprattutto per le innovazioni introdotte nella metodologia della ricerca come pure nell'elaborazione teorica dei dati sperimentali, è considerato l'iniziatore della chimica moderna. I suoi maggiori risultati, in gran parte ottenuti attraverso l'uso sistematico della bilancia, riguardano l'esatta spiegazione dei fenomeni della respirazione e della combustione come processi di ossidazione; la determinazione quantitativa dei componenti che intervengono nella costituzione dell'acqua; la dimostrazione, data in collaborazione con Laplace, che la quantità di calore necessaria per decomporre un composto nei suoi costituenti è identica a quella sviluppata dalla formazione dello stesso composto a partire dai suoi componenti; la scoperta del principio di conservazione della materia che da lui prese nome; una nuova definizione degli elementi, soprattutto a carattere operativo, e una conseguente riforma della nomenclatura chimica elaborata in collaborazione con Guyton de Morveau, Berthollet e Fourcroy. Il Principio o legge di Lavoisier viene detto anche principio di conservazione della materia e afferma che le trasformazioni chimiche mutano le proprietà della materia senza alterarne la massa (peso) complessiva. Così, riscaldando una miscela di ferro metallico e di zolfo si forma una quantità di solfuro di ferro il cui peso è pari alla somma dei pesi del ferro e dello zolfo che si sono combinati; decomponendo per elettrolisi l'acqua si ottiene una quantità di idrogeno e di ossigeno gassosi il cui peso è complessivamente uguale a quello dell'acqua che si è decomposta, ecc. Oggi il principio di Lavoisier appare un'ovvia conseguenza del fatto che nelle reazioni chimiche gli atomi mantengono la loro sostanziale individualità e semplicemente si legano tra loro in modo diverso rispetto ai prodotti di partenza. A tutto rigore, dopo l'introduzione della teoria relativistica di Einstein, il principio di Lavoisier non può più considerarsi completamente valido: le reazioni chimiche decorrono infatti sviluppando o assorbendo, per lo più sotto forma di calore, una quantità di energia E peculiare per ciascuna di esse, la quale, secondo l'equazione di Einstein Dm=E/c2, comporta una variazione di massa Dm. Tuttavia, tenendo conto delle quantità di energia che entrano in gioco nelle reazioni chimiche, la variazione di massa che ne deriva è in pratica tanto piccola da essere del tutto trascurabile.
3.5 Dalton
Fù un chimico inglese (Eaglesfield 1766-Manchester 1844), insegnante in una scuola di Kendal fino al 1793, quando fu nominato professore di matematica e fisica al New College di Manchester; dal 1799 si dedicò all'insegnamento privato e alle ricerche di laboratorio conducendo vita estremamente ritirata. Dal 1822 fu membro della Royal Society. Si occupò inizialmente di meteorologia e compì per anni metodiche rilevazioni sulle condizioni atmosferiche che lo indussero a studiare le caratteristiche generali dell'atmosfera e quindi delle miscele gassose; ciò fu all'origine delle esperienze che gli permisero di enunciare nel 1801 la legge delle pressioni parziali. Nel corso dei suoi studi sui gas Dalton fu condotto a esaminare la possibilità che fosse valida e dimostrabile scientificamente l'ipotesi di una struttura atomistica della materia, già proposta dai filosofi greci e più volte ripresa sul piano metafisico. Una geniale interpretazione della legge delle proporzioni costanti, formulata da J. L. Proust, e una serie di accurate sperimentazioni che lo portarono a enunciare la legge delle proporzioni multiple (1803), gli fornirono il fondamento scientifico per convalidare la teoria atomica della quale è considerato uno dei fondatori e che espose nell'opera A New System of Chemical Philosophy (Un nuovo sistema di filosofia chimica), apparsa nel 1808. Dalton compilò inoltre una tabella dei pesi atomici degli elementi allora conosciuti, ricavati come valori relativi rispetto a un'unità di riferimento ed elaborò un rudimentale sistema di simbologia chimica. Fra gli altri studi compiuti da D. si ricordano quelli sulla cecità ai colori, da cui egli stesso era affetto e che fu chiamata daltonismo (1794).La legge di Dalton o delle pressioni parziali pone in relazione la pressione di un miscuglio di gas con le pressioni parziali dei suoi componenti: la pressione esercitata da un miscuglio di gas è uguale alla somma delle pressioni parziali che ciascun gas eserciterebbe da solo occupando lo stesso volume del miscuglio. Ciò significa che agli effetti della pressione e delle sue variazioni si può trattare una miscela come se fosse un unico gas. La legge di Dalton o delle proporzioni multiple esprime la possibilità di molti elementi di combinarsi tra loro in rapporti quantitativi diversi, formando quindi composti differenti: così, in determinate condizioni l'ossigeno e lo zolfo si combinano per formare un composto gassoso, il biossido di zolfo, la cui molecola è rappresentata dalla formula SO2, ossia è costituita da un atomo di zolfo e due di ossigeno; in altre condizioni, i due elementi si combinano per formare un diverso composto, liquido a temperatura ambiente, il triossido di zolfo SO3. In termini generali, la legge di Dalton afferma che quando due elementi si combinano tra loro per dare composti diversi, le quantità in peso di uno di essi che si combinano con una determinata quantità dell'altro stanno tra di loro in un rapporto esprimibile con numeri interi. Così, nell'esempio considerato la quantità di ossigeno che si combina con 1 g di zolfo è di 1 g nel biossido di zolfo e di 1,5 g nel caso del triossido di zolfo: le quantità di ossigeno che si combinano con 1 g di zolfo nei due composti stanno quindi tra loro nel rapporto di 2:3. La legge di Dalton è un'ovvia conseguenza del concetto che le molecole dei composti sono formate ciascuna da un ben determinato numero di atomi dei vari elementi chimici che costituiscono il composto stesso.
3.6 Gay Lussac
fù un chimico e fisico francese (Saint-Léonard 1778-Parigi 1850). Le sue prime ricerche furono dedicate allo studio dei gas e compì anche varie ascensioni in pallone (una con J. B. Biot, nel 1804) per rilevare le caratteristiche fisiche e chimiche dell'atmosfera alle varie altezze. Questi studi lo portarono a formulare nel 1802 la legge sulla dilatazione dei gas e nel 1808 la legge relativa ai rapporti volumetrici secondo i quali i gas si combinano; da quest'ultima legge presero avvio gli studi di Avogadro per l'enunciazione della teoria atomico-molecolare. In seguito Gay Lussac si dedicò a indagini più propriamente chimiche e a lui si deve l'introduzione dei metodi volumetrici nella chimica analitica. Studiò gli alogeni, i composti del fosforo, i metalli alcalini, preparò il boro (1808); nel 1815 scoprì il cianogeno e con Thénard lo riconobbe come radicale composto, aprendo la via all'impostazione della teoria dei radicali. Escluse che l'ossigeno fosse necessario per la formazione di acidi e sali. Nel 1829 mise a punto un metodo per la preparazione dell'acido ossalico trattando il legno con alcali e nel 1842 perfezionò il processo di preparazione dell'acido solforico col sistema delle camere a piombo progettando la torre di assorbimento che porta il suo nome.La legge di Gay-Lussac sulla dilatazione dei gas a pressione costante, nota anche come legge di Charles-G. e di Volta-G., dice: il valore del coefficiente di dilatazione a pressione costante è uguale per tutti i gas, qualunque siano la natura chimica dei gas e l'intervallo di temperatura considerato, ed è espresso in prima approssimazione dal rapporto 1/273=0,003663.La legge di Gay-Lussac dei volumi o delle combinazioni gassose enuncia che quando due gas si combinano tra loro esiste un rapporto razionale tra i volumi di questi gas, e tra il volume complessivo dei gas combinati e il volume del composto formatosi (se gassoso).
4 CAUSE DELLE GRANDI SCOPERTE DEL ‘700
Subito prima del ‘700 si crea quindi in Europa un’imponente mole di teorie e di scoperte nel campo scientifico. Le cause sono molteplici e da ricercarsi sia nel ‘700 sia negli anni immediatamente precedenti.
In evidenza sicuramente è il miglioramento delle condizioni di vita che cominciarono a migliorare con l’aumento della popolazione che accompagno svariati fenomeni di redistribuzione della popolazione. È da considerarsi inoltre il cospicuo aumento della popolazione in città che non in campagna. Molte città, alcune di recentissima formazione arrivarono a raggiungere i 1.000.000 abitanti. Come è facile immaginare, un forte aumento della popolazione richiede un aumento dei beni alimentari facendo aumentare così, la richiesta di questi. Lo spostamento di gorsse masse verso la città favorì lo scambio di idee e di conoscenze, distruggendo quella chiusura mentale che costringeva il singolo ad una vita fatta di un tradizionalismo arcaico. Per poter avvenire un aumento della popolazione devono però verificarsi due situazioni: l’aumento delle nascite e la diminuzione della mortalità. Quest’ultima, molto probabilmente, avvenne grazie al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e dalla minor incidenza delle guerre sul tasso di mortalità. L’assembramento umano nelle città, indice di una maggior disponibilità di posti di lavoro in queste, favoriva inoltre l’assunzione di molti operai anche giovanissimi che potevano così sposarsi e generare un aumento delle nascite. La maggior richiesta alimentare, favorì si una riattivazione dell’agricoltura e del commercio dei beni, ma favorì anche lo svilupparsi di numerose tensioni.
La maggior disponibilità di alimenti fu possibile grazie all’introduzione delle recinzioni che difendevano le terre coltivate, un maggior collegamento tra l’agricoltura e le manifatture grazie alla diffusione di attività di prodotti agricoli. In questo periodo si puntò molto alla costruzione di vie di comunicazioni sia terrene che fluviali, garantendo così una maggior possibilità di mobilità e quindi di commercio. Molte aree vennero bonificate, garantendo così delle migliori condizioni di vita oltre all’aumento di terre disponibili per l’agricoltura. Infine, si ebbe un miglioramento delle rese agricole grazie all’introduzione della tecnica delle rotazione delle colture. La rivoluzione agraria che viene quindi attuata, permette la un aumento della produzione alimentare che consente il mantenimento di una popolazione assai più numerosa oltre che al riversamento di ingenti quantità di manodopera dai campi alle fabbriche in città. Aumentando sia la popolazione che gli alimenti, i prezzi di questi rimasero, almeno nella prima metà del ‘700 , invariati, permettendo quindi l’acquisto anche da parte dei più poveri, di manufatti che contribuirono, oltre allo sviluppo del commercio ad un ulteriore aumento della qualità della vita. La maggior produzione e il maggior commercio portarono alla creazione di ingenti quantità di ricchezze e la necessità di istituire degli istituti di credito. Con l’aumento della ricchezza si può quindi mirare al raggiungimento di una maggiore liberta economica che garantisca il mantenimento e la difesa del patrimonio formato. In particolar modo, le classi più elevate temevano per la possibile introduzione di nuove personalità nei propri ceti, provenienti da ranghi meno elevati. Le nobiltà settecentesche, cercarono quindi di svolgere un’azione conservatrice sul piano economico e sociale. In questo clima di cambiamento e di rivoluzione, si colloca il pensiero illuministico, cioè quel pensiero che tramite l’utilizzo del “lume della ragione”, mirava al raggiungimento di una conoscenza vera, non pervasa di falsità, dubbi e menzogne, oltre che di superstizioni, che pervadevano la conoscenza antica. Questo atteggiamento fu sicuramente incoraggiato dai progressi fatti in tutti i campi di quel periodo, creando così fiducia nelle possibilità umane. Gli illuministi rifiutano le superstizioni, le credenze e in particolar modo qualsiasi tipo di controllo sulle proprie possibilità di ricerca. Rifiutano la conoscenza basata solo sull’esperienza umana, sull’empirismo e ricercano un metodo scientifico per il raggiungimento della verità. Sull’onda dell’illuminismo e sulla scia lasciata dai predecessori (Galileo, Newton, ecc.) molti altri scienziati e studiosi, possono proseguire, anche se in maniera limitata, nella formulazione di nuove ipotesi e teorie, che seppur incontreranno il parere discorde della realtà eclesiastica, non comporteranno mai pene di morte o di tortura per l’autore. Visti i miglioramenti effettuati con le nuove conoscenze, la società è disposta maggiormente ad accettare idee e teorie che si discostano maggiormente dal senso comune. Un altro importantissimo fattore nello sviluppo dell’illuminismo è la diffusione della stampa, che permetteva all’autore in modo, chiaro e inconfutabile, di trasmettere e di far circolare le proprie teorie. Dai numerosi scambi culturali creati, confrontandoli in particolar modo con la completa assenza di questi in passato, e forti delle nuove positive esperienze effettuate, è in questa realtà che sorgono i maggiori scienziati e studioso del periodo. Questo si verificò un po’ in tutti i campi, dalla fisica, alla matematica (Newton, Cartesio), alla chimica. Le idee dei neodotti, erano inoltre, più libere di circolare, sempre grazie alle numerose teorie illuministiche sulla libertà dell’individuo e sulla tolleranza, non ultima la tolleranza religiosa.

Dal seicento a fine ottocento
Corso di storia 2
Giampaolo Perugi, Maria Bellucci
Zanichelli
L’evoluzione del pensiero chimico
Dal ‘600 ai giorni nostri
Jurij I. Solov’ev
Edizioni scientifiche e tecniche mondadori
Il cammino delle scienze 1°
Dalle stelle alla vita
Omiti Fancello
Editori riuniti
Chimica società e ambiente
Alberto Bargellini
Carlo Signorelli editore
La storia della chimica
A fumetti
Cinzia Ghigliano, Novelli Luca
Milano libri edizioni
Enciclopedia delle scienze
Zanichelli
Enciclopedia generale
Istituto de Agostini
I quindici
Il libro del come e del perché
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La vita meravigliosa
Completamente illustrata
M. Confalonieri edizioni
Introduzione pg 2
1. Inquadramento sull’illuminismo
1.1 L’illuminismo pg 3
1.2 Il settecento: secolo dei lumi pg 4
2. La chimica e la sua storia
2.1 Origini attraverso l’alchimia pg 5
2.2 L’uomo cerca di comprendere: i filosofi greci pg 5
2.3 L’opinione dal 1400 al 1700: l’erronea alchimia pg 6
Con un metodo sperimentale nasce la chimica.
Una scienza precisa. Sintesi si un secolo pg 7
3. Approfondimenti sui soggetti
3.1 La figura dell’alchimista, l’alchimia e la storia pg 9
3.2 Gian Battista van Helmont pg 10
3.3 Robert Boyle pg 10
3.4 Lavoisier pg 11
3.5 Dalton pg 12
3.6 Gay Lussac pg 13
4. Cause delle grandi scoperte del’ 700 pg 14
Bibliografia pg 16
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