Storia del '900

Materie:Appunti
Categoria:Storia
Download:348
Data:17.04.2007
Numero di pagine:16
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
tesina-storia-900_1.zip (Dimensione: 15.42 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_storia-del-900.doc     49.5 Kb


Testo

DA CRISPI ALLA I GUERRA MONDIALE

1897 - Crispi si dimette ed il governo viene affidato al marchese Di Rudinì, che stipula la pace con MeneliK. La disoccupazione è sempre più diffusa e l’economia è in crollo: il prezzo dei generi alimentari di prima necessità è aumentato, la popolazione si agita, mentre la classe politica chiede una ripresa della politica “forte”.
1898 - Si verificano diverse manifestazioni di piazza contro l’aumento del prezzo del pane: a Milano il popolo inferocito viene caricato dall’esercito, che reprime il moto a cannonate, lasciando sulla piazza più di ottanta morti. Il generale Bava Beccaris, comandante dell’esercito, viene per questo insignito di una onorificenza dal re in persona.
La repressione del governo è durissima: vengono sciolte le associazioni di qualsiasi tipo, chiusi numerosi giornali, effettuati arresti di massa: Di Rudinì propone lo scioglimento delle Camere: Umberto I affida il governo a Pelloux, che accentua la pressione reazionaria, riducendo la libertà di stampa e vietando il diritto allo sciopero; il Parlamento fa ricorso all’ostruzionismo, bloccando l’attività parlamentare: Pelloux tenta di far approvare le leggi direttamente dal re, senza l’approvazione delle Camere, ed indice nuove elezioni.
1900 - Dalle elezioni emerge una stretta maggioranza di favorevoli al Pelloux, che è, quindi, costretto alle dimissioni; il governo è affidato a Saracco, moderato.
Nel luglio, a Monza, Umberto I viene assassinato da un anarchico, rientrato dall’America appositamente per vendicare i morti di Milano.
Il nuovo re, Vittorio Emanuele II, sostituisce Saracco con Zanardelli, che chiama al ministero degli interni Giovanni Giolitti.
1901 - Un’ondata di scioperi percorre tutta l’Italia: al Nord Giolitti da disposizioni perché i prefetti fungano da mediatori mentre al Sud da ordine alla polizia di intervenire con la forza.
Si profila già il “doppio volto” della politica giolittiana, il suo diverso atteggiamento nei confronti delle masse al Nord o al Sud. Il partito socialista al Nord è, infatti, ormai una realtà con cui fare i conti e da tenere in grande considerazione: ogni volta che Giolitti parlerà di masse oppresse e sfruttate, spremute fiscalmente, si riferirà agli operai ed ai contadini del Nord industriale ed agrario. Al Sud, invece, una forte spinta alla sua politica è data dai grandi proprietari terrieri, ai quali gli scioperi danno fastidio e che vogliono che i contadini avvertano la forza dello Stato.
Giolitti vara un primo programma di leggi sociali a favore dei lavoratori delle fabbriche.
1903 – II ministero Giolitti – A causa di una grave malattia del Presidente, Giolitti ne assume l’incarico. La prima mossa è invitare Filippo Turati a far parte del Governo ma egli, naturalmente, rifiuta per non creare una inevitabile spaccatura tra le due diverse anime del partito, quella massimalista e quella riformista.
1904 – In Sardegna si verifica un nuovo eccidio di minatori scioperanti: la Camera del Lavoro di Milano proclama uno Sciopero Generale che si esaurisce da solo dopo alcune settimane; Giolitti ne approfitta per sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. A queste partecipano per la prima volta alcuni cattolici perché Pio X mitiga il “Non expedit”, in modo che i cattolici possano votare per i candidati moderati iscritti nelle liste liberali o presentare la propria candidatura, purché ciò avvenisse a titolo “puramente personale”, di modo che fosse “un cattolico candidato” (non “un candidato cattolico”): ciò porta ad un indebolimento dell’estrema sinistra.
1905 – Scaduti i termini delle concessioni ventennali alle società private Giolitti tenta di far statalizzare il sistema ferroviario per renderlo più moderno e frenare la pressione sindacale, ma il dibattito alle Camere procede lentissimo: contrari si dichiarano i liberisti più radicali e parte del centrodestra, perciò G. si dimette ed il Governo viene affidato ad un suo uomo, Fortis, che riesce a far approvare il disegno di legge grazie all’appoggio dei grandi gruppi siderurgici e di una consistente fetta degli industriali, che G. era riuscito a convincere.
1906 – Per breve tempo il Governo è retto dal riformista conservatore Sonnino poi, a causa dello scarso favore incontrato dal suo programma, torna a Giolitti, nel suo III ministero. Una particolare attenzione è rivolta all’economia: seguendo una politica di riduzione del deficit statale, viene effettuata la “Conversione della rendita” dal 5 al 3,75%, facendo ottenere ampio credito alla lira italiana sul mercato internazionale. Viene varata una serie di leggi sociali a favore dei lavoratori (limiti minimi d’età, durata massima dell’orario, regole sul lavoro femminile e minorile, ecc.) e si muovono i primi passi verso la costruzione di un sistema pensionistico affidabile ed efficiente.
Viene fondata la Confederazione Generale dei Lavoratori.
1907 – Francia, Russia e Gran Bretagna stipulano la Triplice Intesa, mentre l’Italia rinnova la Triplice Alleanza, con Austria e Prussia, e stipula trattati segreti con Francia ed Inghilterra.
L’azione legislativa giolittiana incontra le maggiori resistenze in campo tributario: cerca di ridurre l’imposizione indiretta, che pesa sulle classi popolari, spostando l’attenzione del fisco verso i guadagni monetari effettuati in borsa od ottenuti dai ceti borghesi.
Negli anni seguenti si succedono una serie di scioperi in Emilia Romagna ma si esauriscono da soli; Giolitti non riesce a varare delle riforme fiscali per l’opposizione dei grandi gruppi economici e nel 1909 si dimette. Il Governo è retto da Sonnino e poi da Luzzati per un paio di anni.
1911 – IV ministero Giolitti – Il Governo è spostato leggermente a Destra grazie all’introduzione di tre ministri radicali; intenti programmatici sono il suffragio universale ed il monopolio statale delle assicurazioni, anche se viene tenuto nascosto il progetto di una guerra con la Libia.
Con il suffragio universale Giolitti intende consolidare le istituzioni democratico – rappresentative, togliere alla Sinistra un cavallo di battaglia ed uno strumento di mobilitazione e, probabilmente, usare il voto contadino in funzione conservatrice. L’attenzione rivolta al sistema assicurativo deriva dal fatto che in tal modo, senza appesantire né alterare il bilancio statale, può reperire i fondi necessari per dare un’apprezzabile dotazione finanziaria alle “Casse per l’invalidità e la vecchiaia dei lavoratori”.
I Francesi iniziano l’occupazione del Marocco, spingendo il governo italiano ad avviare una campagna nazionalista. Accordi segreti stipulati in precedenza garantivano alla Francia il controllo sul Marocco e all’Italia quello sulla Tripolitania e la Cirenaica. Il Governo, quindi, senza consultare le Camere invia nel settembre un ultimatum al governo turco, sotto la cui giurisdizione si trovano quei territori, in termini inequivocabili. L’Italia si presenta come il liberatore dall’oppressione ottomana; si apre il dibattito tra i favorevoli ed i contrari: favorevoli i nazionalisti, la Destra conservatrice, i moderati ed i cattolici; contraria è la maggior parte dei socialisti, con i riformisti di Turati ed i massimalisti, ed i democratici.
Pur divisi, i Socialisti indicono uno sciopero generale che, però, non ferma la macchina bellica ed in ottobre è la guerra: l’esercito italiano invade la Libia; dopo la conquista italiana di alcuni centri costieri, come Tripoli, Bengasi e Tobruk, i Libici, lungi dall’acclamare gli Italiani loro liberatori, cominciano a resistere.
1912 - All’inizio dell’anno, a causa dell’imprevisto protrarsi delle operazioni, si decide di spostare il fronte: una flotta è inviata nell’Egeo ad occupare le isole del Dodecaneso; a seguito di ciò la Germania e l’Austria si schierano al fianco della Turchia: la prima è interessata a controbilanciare gli interessi inglesi nell’Egeo, la seconda vuole evitare un’espansione dell’Italia nella zona del Danubio.
Il Parlamento vara alcune leggi per tentare di monopolizzare il sistema delle assicurazioni sulla vita ma un’aspra opposizione è condotta da un folto gruppo di liberali e liberisti radicali, che si presentano come i difensori della libera iniziativa contro le ingerenze burocratiche e stataliste del Governo in carica e gli economisti sostengono che difficilmente in questo modo si possono reperire i fondi necessari a formare un moderno sistema pensionistico: dopo un acceso dibattito si vara una legge che rinvia il monopolio di dieci anni, mentre viene fondato l’I. N. A. (Istituto Nazionale delle Assicurazioni), che controllerà il 40% del capitale assicurato.
Nel maggio viene approvato il suffragio universale maschile, di modo che anche le masse dei contadini potranno votare nelle elezioni indette per l’ottobre del 1913.
Visto il coinvolgimento di più nazioni nella guerra libica, si indice una conferenza di pace a Losanna (ottobre 1913), nella il sultano turco accetta di rinunciare al controllo dei territori africani della Tripolitania e della Cirenaica su cui l’Italia, per altro, aveva già esteso la sovranità.
1913 – in vista delle prossime elezioni Giolitti stipula il Patto Gentiloni con il Presidente dell’“Unione Elettorale Cattolica”: i candidati liberali si impegnano ad opporsi a norme anticlericali in materia di insegnamento e legislazione civile mentre i cattolici voteranno per i candidati liberali, ove vi sia pericolo di una vittoria socialista.
Nella classe dirigente liberale si era diffusa la coscienza di come la mobilitazione politica delle masse contadine si presentasse come indispensabile e nello stesso tempo più difficile del previsto, dal momento che il Partito Socialista, unico vero partito di massa, stava ampiamente penetrando tra i ceti popolari. L’unica soluzione possibile appariva, quindi, contrapporre alla propaganda socialista la rete ancor più capillare delle strutture religiose.
Effettivamente l’appoggio dei cattolici ai liberali risulta decisivo, visto il fronte di coalizione liberale porta in Parlamento 310 seggi, contro i 52 dei socialisti ed i rimanenti 73 sparsi tra Riformisti, Cattolici e Repubblicani indipendenti.
Nel Sud le elezioni sono “pilotate” con il clientelismo, la violenza e l’intimidazione.
1914 – A causa dei risultati delle elezioni, che non assicuravano più il successo della sua politica “trasformista”, e della rapida evoluzione dello scenario internazionale Giolitti si dimette, indicando al re, come suo successore il liberale di Destra Salandra.
Questi si trova al potere in un momento in cui all’interno della classe dirigente cresce l’influenza delle tematiche antidemocratiche del socialismo rivoluzionario e delle varie correnti nazionalistiche.
Rafforzati i poteri dell’esecutivo, Salandra reagisce con decisione e fermezza alle agitazioni che sconvolgono la Romagna e le Marche nel mese di giugno, e che sono ricordate come la “settimana rossa”, ricorrendo allo stato d’assedio.
Poco dopo, l’uccisione a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, innesca quella catena di eventi che porta allo scoppio della I Guerra Mondiale.

LE CAUSE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

STORICO - POLITICHE
L’instabilità dell’impero Austro-ungarico: nel 1866 l’Austria era stata sconfitta dalla Prussia mostrando, così, la necessità di un riordinamento dell’Impero; l’anno successivo si stipulò un compromesso (ausgleich) con la parte ungarica: l’impero venne diviso in due parti, separate dal fiume Leitha, con governi e parlamenti separati ma unificati dalle persone dell’imperatore e dei ministri della guerra, degli esteri e delle finanze.
Il Parlamento ungherese era a maggioranza aristocratica, con all’interno una forte presenza Slava che lottava per il riconoscimento della propria nazionalità e dell’indipendenza; l’Austria aveva un Parlamento non forte con la prevalenza di proprietari terrieri e con all’interno una forte presenza di Cechi, anch’essi con pretese nazionaliste ed indipendentiste; tra gli stessi Ungheresi, infine, vi era chi pretendeva una maggiore indipendenza da Vienna.
L’espansionismo della Germania: l’eccessivo nazionalismo tedesco auspicava una politica aggressiva e di autodifesa incontrollata, unita al desiderio di vendetta nei confronti delle altre potenze per la piccola parte avuta nella spartizione delle colonie d’Africa e d’Asia.
La questione dell’Alsazia-Lorena: il territorio era conteso tra la Francia e la Germania ed era causa di profondo attrito tra le due.
I Balcani: qui l’Impero Ottomano in disfacimento provocò un rigurgito di espansionismo russo verso i Dardanelli.
L’Inghilterra temeva la minaccia della flotta tedesca nel mare del Nord.
L’Italia era in continuo attrito con la Francia nel Mediterraneo e con l’Austria a causa dei territori irredenti dell’Istria e della Dalmazia.

ECONOMICHE
Il capitalismo in Europa e negli Stati Uniti aveva portato le potenze alla politica imperialista ed alla ricerca di nuovi mercati, dove smerciare il surplus della produzione industriale, e di nuove colonie, dalle quali reperire materie prime e mano d’opera; la concorrenza maggiore era tra Germania ed Inghilterra.

MILITARI
Le varie nazioni avevano approntato eserciti di offesa e non di difesa ed avevano monopolizzato quasi del tutto l’industria siderurgica, trasformandola in bellica.

SOCIO – CULTURALI
Il nazionalismo presente nella quasi totalità delle nazioni europee trovava largo consenso nelle popolazioni; si erano fatte largo teorie razziste volte a salvaguardare la purezza del ceppo nazionale e si erano fraintese le teorie evoluzioniste di Darwin; la guerra tra le nazioni, intesa come lotta per la sopravvivenza del più forte sul più debole, non soltanto pareva inevitabile ma anzi auspicabile.
Alcuni storici sottolineano come la guerra servì anche a liberare le “forze represse” della gioventù delusa e quanto i mezzi di comunicazione influenzarono le masse.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

28/06/1914 LO SCOPPIO
L’erede al trono imperiale Francesco Ferdinando viene assassinato a Sarajevo, in Serbia, da un estremista slavo, che si dice appartenesse all’organizzazione segreta detto “mano nera”.
L’Austria invia alla Serbia un ultimatum ordinando, entro ventiquattro ore, di aprire un’inchiesta condotta da una commissione mista, vietando la propaganda antiaustriaca e sopprimendo le organizzazioni irredentiste.
Grazie all’appoggio della Russia, l’ultimatum viene rifiutato.
Nonostante la proposta inglese di mediazione e di una conferenza a quattro (Germania, Inghilterra, Francia e Russia), l’Austria dichiara guerra alla Serbia il 28 luglio con l’intento di invaderla e porre fine alle manovre nazionaliste slave. Subito dopo, la Russia proclama la mobilitazione generale dell’esercito, seguita a ruota dalla Germania: la prima con l’intenzione di prestare eventuale aiuto alla Serbia, la seconda con il dichiarato intento di evitare la guerra (in realtà con lo scopo di annientare l’Austria).
La Germania dichiara guerra anche alla Francia, in caso di aiuto alla Russia, ed invia un ultimatum al Belgio: in caso di guerra dovrà far passare sul suo territorio l’esercito tedesco, pena l’invasione. Poiché il Belgio è dichiaratamente neutrale, l’Inghilterra interviene in sua difesa (ovviamente per frenare un’eventuale espansione tedesca) dichiarando, a sua volta, guerra alla Germania (4 agosto). Poco dopo anche il Giappone, che vuole appropriarsi dei possedimenti tedeschi in Cina, entra in guerra.
Ne risultò questo schieramento: Germania e Austria (Alleanza), Turchia (novembre 1914) e Bulgaria (ottobre 1915) contro Gran Bretagna, Francia e Russia (Intesa), Giappone (agosto 1914), Italia (maggio 1915), Portogallo (febbraio 1916), Romania (agosto 1916), Stati Uniti (aprile 1917), Grecia (giugno 1917) e Cina (agosto 1917).

A causa della strategia militare dell’epoca, offensiva, che predicava rapidità di decisioni e di manovre per cogliere impreparato il nemico, i militari presero il sopravvento sui politici nella conduzione della prima fase della guerra, durata circa sei mesi; per gli altri quattro anni, a causa del logorarsi del conflitto, i politici ripresero il loro ruolo dominante, sostituendo tutti i generali di stato maggiore.
Inizialmente la condizione degli eserciti era favorevole al blocco dell’alleanza, forte del disciplinato e ben armato esercito tedesco, anche se quello austriaco era meno compatto a causa della sua multietnicità.
Nello schieramento opposto l’esercito francese era decisamente meglio equipaggiato di quello russo, forte solo del suo numero, mentre quello inglese poteva contare solo su una buona flotta, dato che la coscrizione obbligatoria fu introdotta solo nel 1916.
Immediatamente il conflitto assunse l’aspetto di “guerra totale”: tutta l’organizzazione burocratica, economica, tecnica e scientifica degli stati venne mobilitata e resa funzionale al conflitto, costituendo un immenso fronte interno, mentre sul fronte esterno milioni di uomini furono mandati a combattere nelle linee avanzate.

1914 – 1915 LA PRIMA FASE “di movimento”
I Tedeschi invadono il Lussemburgo ed il Belgio e, evitato l’esercito francese in Lorena, dilagano verso Parigi dal Nord (il piano Schlieffen prevedeva la rapida sconfitta della Francia e la successiva invasione della Russia), ma i Francesi bloccano l’offensiva presso la Marna, con una manovra opposta: da questo momento inizia la fase “di logoramento”, poiché gli eserciti si schierano lungo due fronti paralleli.
Nel frattempo l’esercito russo penetra in Prussia ma l’esercito resiste vittoriosamente; per contro gli Austriaci sono costretti ad abbandonare la Galizia.
Il 31 ottobre entra in guerra anche la Turchia, al fianco degli imperi centrali, per liberarsi della sottomissione economica dell’Inghilterra e delle pressioni russe: si aprono due nuovi fronti, quello russo – turco e quello anglo – turco (in terra d’Africa). L’anno successivo i Tedeschi attaccano e respingono l’esercito russo al di là della Polonia e, nel mese di maggio, l’Italia entra in guerra al fianco degli anglo – francesi.

1916 L’INTERVENTO ITALIANO
NEL 1914 Salandra aveva proclamato la neutralità dell’Italia perché gli accordi della Triplice Alleanzaa erano stati violati (questi prevedevano un intervento armato italiano accanto alla Germania ed all’Austria solo in caso che queste venissero attaccate da altre potenze).
L’opinione pubblica si divise tra interventisti e neutralisti: interventista era la Destra (dei Nazionalisti, degli Irredentisti e dei Conservatori antigiolittiani), una parte dei Cattolici (contro la Francia laica) ed una parte della Sinistra (i Democratici, i Repubblicani ed i Socialisti che lottavano per la rivendicazione delle nazionalità oppresse); neutralisti erano tutti coloro che avevano paura di una guerra totale (i Giolittiani), i Socialisti (che vedono nella guerra l’arricchimento dei capitalisti e la morte dei proletari) ed i Cattolici.
Il Governo si adopera per ottenere i maggiori vantaggi dall’una o dall’altra parte finché contro la proposta austriaca (concessione del Trentino e di Trieste in cambio della neutralità) prevale quella inglese (Trentino, Trieste, Sud Tirolo, Istria, parte della Dalmazia, Dodecaneso, parte dell’Albania su cui instaurare un protettorato economico, in cambio dell’intervento al fianco inglese ed in caso di vittoria): il 26 aprile del 1915 il ministro degli esteri Sonnino firma il “Patto di Londra”, senza consultare il Parlamento, in maggioranza neutralista. In maggio viene lanciata una vasta campagna di propaganda nazionalista ed interventista, guidata da D’Annunzio e Mussolini (alla testa di quella parte estremista dei socialisti che vedeva nella guerra una possibilità di instaurare la “dittatura del proletariato”, e che per questo viene espulso dal partito), che infiamma l’opinione pubblica; alla fine del mese viene ufficialmente dichiarata la guerra all’Austria – Ungheria, ma il Parlamento si rifiutò di ratificare la dichiarazione di guerra, così Salandra si dimette ma Vittorio Emanuele rifiuta le dimissioni, costringendo il Parlamento a piegarsi alla sua volontà.

1916 – 1917 II FASE “di logoramento”
Gli Imperi centrali hanno conquistato posizioni favorevoli ma il dominio dei mari resta inglese; la Germania potenzia la flotta sottomarina, iniziando ad affondare navi indiscriminatamente.
L’entrata in guerra dell’Italia apre un nuovo fronte ma l’esercito italiano, sebbene più fresco e numeroso di quello austriaco, è male equipaggiato, mal gestito, mal comandato. Guidato dal generale Cadorna l’esercito si attesta nei pressi del fiume Isonzo, mal difendibile.
Il 1916 vede il protrarsi di due lunghe offensive: i Tedeschi scatenano una battaglia contro i Francesi attorno alla fortezza di Verdun (febbraio - luglio), mentre gli Anglo – Francesi contrattaccano sul fronte della Somme (giugno - settembre); per la prima volta vengono utilizzate nuove armi altamente distruttive, quali il gas nervino ed i carri armati (complessivamente morì più di un milione di uomini anche se il fronte francese resistette).
In agosto Cadorna assedia e prende Gorizia: non si tratta di un successo duraturo e gli eserciti si attestano nuovamente in trincea.
Mentre i Tedeschi tentano disperatamente di fronteggiare il blocco dei rifornimenti attuato dagli Inglesi, l’invasione della Romania, da poco entrata in guerra, fornisce vettovaglie ad una nazione ormai in crisi. In novembre il successore di Francesco Giuseppe, Carlo I chiede una pace separata con i paesi dell’Intesa ma questi rifiutano; allo stesso modo viene rifiutata la stessa proposta, inaccettabile per le clausole previste, fatta dalla Germania.

1917 – 1918 III FASE
Nel mese di marzo, rovesciato il regime zarista, viene creata la Repubblica il cui governo decide per il proseguimento della guerra, anche se avvengono sempre più frequenti diserzioni di massa.
I Tedeschi, durante la guerra sottomarina totale, affondano un transatlantico inglese, il “Lusitania”, con numerosi passeggeri americani a bordo: il 6 aprile gli Stati uniti entrano in guerra.
Questa decisione era stata dettata da molte cause: i politici desideravano un’affermazione della nazione in campo mondiale; le banche vedevano minacciati i capitali prestati ai paesi belligeranti; l’opinione pubblica voleva vendicarsi dei Tedeschi per i morti innocenti sulle navi affondate; infine, era forte la spinta ideologica della difesa della democrazia in Europa minacciata dagli Imperi. Un freno all’intervento al fianco dell’Intesa era costituito dalla Russia zarista ma con l’instaurazione della repubblica questo era venuto a cadere.
In ottobre si completa la rivoluzione russa con la svolta bolscevica; l’esercito austriaco sfonda le linee italiane mettendo in fuga l’esercito a Caporetto, dilagando in Italia.
Il governo bolscevico stipula la pace separata con gli imperi centrali a Brest – Litovsk (marzo 1918), cedendo la Polonia alla Prussia, mentre l’Ucraina è dichiarata indipendente. Gli eserciti dell’alleanza vengono spostati sul fronte occidentale, in aiuto lungo le linee francesi, mentre in Russia dilaga la guerra civile.
Cade il governo Salandra: al suo posto viene nominato V. E. Orlando che sostituisce Cadorna con Diaz, il quale risistema l’esercito: il cambiamento avviene principalmente dal punto di vista ideologico, con un maggiore coinvolgimento dell’opinione pubblica e dello stesso esercito, che viene riformato, riaddestrato, riarmato ed attestato su una linea difensiva lungo il Piave, dove viene bloccata l’avanzata dei nemici.
Le truppe anglofrancesi, sotto un unico comando, quello del generale Pètain, fermano un’ulteriore offensiva tedesca sulla Marna e contrattaccano presso Amiens. In settembre la Bulgaria si arrende mentre Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia si proclamano indipendenti dall’impero austroungarico; dopo la vittoriosa offensiva italiana di Vittorio Veneto, Carlo I abdica, viene creata la repubblica e firmato l’armistizio a Villa Giusti il 3 novembre.
Alla fine di ottobre si arrende anche la Turchia e l’11 novembre, il governo provvisorio di Ebert, in Germania, firma l’armistizio a Rèthondes (Guglielmo II si era rifiutato di dimettersi).

I TRATTATI DI PACE
I rappresentanti degli Stati Uniti (il presidente Wilson), dell’Inghilterra (Lloyd George), della Francia (Clemenceau) e dell’Italia (V.E.Orlando) si riunirono a Parigi in una conferenza nella quale stabilire le condizioni per la pace. Grande rilevanza ebbe la teoria wilsoniana dell’autedecisione dei popoli, enunciata nei famosi “14 capitoli”: libertà di navigazione e commercio tra le nazioni, riduzione degli armamenti, risistemazione delle colonie, tutela delle nazionalità oppresse, fine della “diplomazia sotterranea” e istituzione di una organizzazione internazionale delle nazioni.
Proprio per ottemperare alla dottrina di Wilson, all’Italia fu concessa solo una minima parte di quanto era stato promesso a Londra e questo non fu compreso né da Orlando né da Sonnino, che abbandonarono la conferenza, tornandovi precipitosamente subito dopo. Questo creò in Italia il “mito della vittoria mutilata”, che comportò diverse conseguenze in campo politico e culturale (non ultime “l’impresa di Fiume” di D’Annunzio e l’avvento del Fascismo).
28/06/1919 pace di Versailles con la Germania (detta “diktat”):
restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia; cessione di alcuni distretti al Belgio ed alla Danimarca; cessione dell’Alta Slesia, Posnania e “corridoio di Danzica” alla Polonia; suddivisione delle sue colonie tra Francia, Gran Bretagna, Belgio, Giappone ed Australia; pagamento dei danni di guerra; riduzione dell’esercito e controllo sul riarmo da parte di un’apposita commissione; istituzione di una zona smilitarizzata ai confini con la Francia e gestione francese per quindici anni dei distretti minerari della Saar (allo scadere dei quali la loro popolazione avrebbe deciso a quale nazione appartenere).

10/10/1919 pace di Saint Germain con l’Austria:
cessione di alcuni territori all’Italia ed alla Jugoslavia, Cecoslovacchia ed Ungheria, che si vedono ufficialmente riconosciute come nazioni sovrane.

17/11/1919 pace di Neuilly con la Bulgaria:
cessione di territori alla Grecia ed alla Romania.

04/06/1920 pace di Trianon con l’Ungheria:
riconoscimento come stato sovrano.

10/04/1920 pace di Sevres con la Turchia:
cessione di territori alla Grecia ed all’Arabia, nuovo stato sovrano. La Palestina e la Siria vengono sottoposte al controllo inglese e francese, l’Irak sotto protettorato inglese.
La Turchia, sottoposta al controllo inglese, attraverserà subito dopo una guerra civile che porterà alla vittoria del partito di Mustafà Kemal, detto “Ataturk”, che instaurerà la repubblica e stipulerà un accordo di risistemazione territoriale con la Grecia giungendo quasi agli attuali confini.

Altri tre stati vengono riconosciuti sovrani: la Lituania, l’Estonia e la Finlandia, staccatisi dall’ex impero russo.
Nel 1919 viene istituita a Ginevra l’Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.), della quale non faranno parte gli Stati Uniti e la Germania.
La città di Fiume fu posta sotto un controllo interalleato ed occupata dai nazionalisti italiani guidati da D’Annunzio nel settembre del 1919, al fine di annetterla all’Italia; il grave caso diplomatico fu risolto nel novembre del 1920 con il “trattato di Rapallo” con cui Giolitti, tornato presidente del consiglio, accettava l’indipendenza di Fiume, che venne liberata dai “legionari” con l’esercito nel mese successivo e cedeva la Dalmazia alla Jugoslavia.

14

1

Esempio