Sterminio ebrei

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Testo

LO STERMINIO DEGLI EBREI…TRAGEDIA DA NON DIMENTICARE…
Quando Hitler salì al potere ed iniziò ad espandere il suo “Reich” in lungo ed in largo, invase la maggior parte dei territori circostanti alla Germania. Secondo le sue teorie razziste, la “razza ariana” doveva essere preservata, e per fare questo era necessario ripulire il Reich da tutti coloro che non fossero ariani; fra quelli che dovevano essere eliminati vi erano soprattutto ebrei e zingari.
L’elemento più importante della teoria di Hitler è l’idea della razza; secondo lui, la guerra è la naturale espressione necessaria per la lotta fra le razze per la supremazia, ed il vincitore di questa lotta sarà la razza più forte, che avrà il diritto di dominare. Lo scopo principale di uno Stato è quello di mantenere la razza sana e pura, e deve creare le condizioni per la lotta per la supremazia, ovvero per la guerra. Fra tutte le razze, quella più creativa e valorosa è quella “ariana”, chiamata anche “nordica”, ed è per questo motivo che è a questa che spetta il ruolo di dominare il mondo intero.
Con questa sua teoria, Hitler, voleva quindi unificare interamente il continente europeo sotto il dominio tedesco, e cercare nuovi spazi ad est, cioè in Russia e Polonia (spazio vitale), solo successivamente a questo si sarebbe dovuta svolgere la grande sfida finale contro gli Stati Uniti.
Il secondo elemento fondamentale della politica di Hitler è l’antisemitismo; per lui gli ebrei non sono una comunità religiosa, ma una razza che rovina tutte le altre mescolandosi con le altre razze, ovvero distruggendo la loro purezza ed eliminando la loro forza. Secondo il Führer il nemico più cattivo e pericoloso era l’ebreo, e per lui l’antisemitismo diventa una vera e propria ossessione. Egli sostiene che l’ebreo è colui che avvelena il mondo, e se dovesse vincere, l’umanità vedrà la sua fine e la Terra tornerà ad essere priva di vita.
L’odio di Hitler per gli ebrei non era un semplice strumento politico, ma era odio reale, come possiamo renderci conto da quanto avvenuto durante gli anni 1940 – 1945.
La lotta contro gli ebrei inizia nel 1933 , e da subito iniziano a fuggire migliaia di ebrei, ma quelloi che sono costretti a rimanere subiscono umiliazioni di tutti i tipi da parte delle SS e della GESTAPO, la polizia di stato. Essi perdono il lavoro ed i loro diritti civili e devono sopportare le leggi razziali che continuano a restringere le possibilità di poter avere una vita normale.
Purtroppo non vi fu mai una ribellione neanche da parte delle chiese protestanti o cattoliche.
Hitler fece qualcosa che nessuno al mondo aveva mai fatto: ha fatto uccidere in maniera sistematica milioni di persone per motivazioni di semplice odio razziale. È in questo modo che inizia il periodo più buio della storia della Germania.
Già nel giorno in cui attacca la Polonia Hitler ordina l’uccisione dei malati di mente, degli handicappati di tutte le età, e di tutti gli altri “mangiatori inutili”. Vengono quindi fucilate circa 100 mila persone, e subito dopo toccò agli zingari; si contano circa mezzo milione di vittime fra loro. La terza parte della tragedia si compie in Polonia: Himmler sostenne che le popolazioni non tedesche dell’est non dovevano ricevere un’istruzione superiore a quella elementare; l’unica cosa che era necessario sapessero fare era scrivere il proprio nome e obbedire, non era importante che si sapesse leggere.
La cosa più tragica è infine la distruzione degli ebrei; si hanno stime di ebrei uccisi intorno ai 4-6 milioni, ma è molto probabile che le cifre siano più elevate. Nel gennaio del 1942 Hitler espone la “soluzione finale della questione ebraica”. Fino a quel momento infatti l’eliminazione degli ebrei si era limitata a quelli polacchi e russi, mentre ora la liquidazione si allarga a tutta l’Europa e cambiano anche i metodi. Precedentemente infatti si praticavano le fucilazioni di massa, che si rivelarono come un metodo complicato e lento, ed è così che iniziarono a funzionare le camere a gas, che permettevano di eliminare tantissime persone in pochissimo tempo.
A partire dal momento in cui scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, Hitler dispone di una serie di campi di concentramento con rispettivi sottocampi, che venivano costruiti principalmente vicino alle fabbriche d’armi, e nel 1944 erano più di mille. Il più grande di essi è il campo di Oswiecim-Brzezinka (Auschwitz-Birkenau). Il campo di Auschwitz era costituito da tre parti indipendenti:il campo base, Auschwitz, con l’amministrazione centrale; il campo delle donne, Auschwitz II o Birkenau; ed il campo degli uomini, Auschwitz III, chiamato anche Monowice o Buna. Oltre ai campi di concentramento iniziano ad esistere anche quelli di sterminio come Treblinka, Belzec, Chelmno e Sobibor.
Dopo la guerra venne preparata una statistica, dalla quale si veniamo a conoscenza del fatto che nei campi morirono circa 10 milioni di persone.
Per cinque anni il nome Auschwitz equivalse a terrore fra gli abitanti dei paesi invasi dai tedeschi. Nel Konzentrationslager di Auschwitz-Birkenau morirono circa 4 milioni di persone. I dati riguardanti i prigionieri dei campi erano registrati in appositi documenti, dai quali si può immediatamente capire che Auschwitz era stato destinato alla realizzazione della soluzione finale , sia per la sua posizione favorevole per il traffico, che per il terreno in cui era facile poter isolare e nascondere la tragedia che veniva consumata…ma nonostante le numerose registrazioni, siamo a conoscenza del fatto che la maggior parte dei prigionieri veniva direttamente mandata alle camere a gas, senza essere numerata e quindi registrata.
I registri utilizzati per gli zingari vennero nascosti da loro stessi, ma vennero ritrovati dopo la guerra, e vi erano elencati più di 20 mila nomi; di questi molti furono mandati in altri campi, altri morirono di malattia o altri motivi, altri vennero uccisi nelle camere a gas.
Man mano che il Reich si espandeva verso la Polonia, i tedeschi espropriavano i terreni appartenenti agli abitanti di quei territori, che venivano spediti ai campi di concentramento facendogli credere di andare ad occupare una nuova casa, lo stesso avvenne con gli ebrei francesi, ungheresi, olandesi.; ai greci vennero dati dei biglietti scritti in greco e tedesco.
Durante il viaggio verso i campi, gli arrestati viaggiavano in vagoni chiusi per giorni interi, senza ricevere né cibo, né acqua, né alcun tipo di assistenza sanitaria. Vennero stabiliti dei precisi oprari per le partenze dei treni che si dirigevano ad Auschwitz, in modo da non creare problemi con i traffici, e le porte dei vagoni venivano aperte solo una volta arrivati a Birkenau.

LO STERMINIO

Subito dopo l’arrivo iniziavano le selezioni per l’idoneità al lavoro dei deportati, chi era considerato idoneo, veniva condotto al campo, chi era considerato non idoneo veniva mandato direttamente alle camere a gas; solitamente massimo il 30% degli arrivati erano “idonei”.
Nei sotterranei del blocco n. 11 di Auschwitz I, il 3 settembre 1941 si provò il gas zyklon B, e si uccideva col gas anche nella camera mortuaria del crematorio I di Auschwitz, a Birkenau invece, prima della costruzione delle 4 camere a gas, i prigionieri venivano uccisi nelle case dei contadini che erano state adattate a questo scopo. La cremazione dei cadaveri veniva effettuata nei forni crematori, ma per le grandi quantità di morti, questi venivano seppelliti in fosse comuni e bruciati a mucchi. Le ceneri venivano poi sparse nel terreno o gettate nei laghetti che circondavano il campo.
Si può ricostruire il processo di sterminio grazie alle testimonianze dei sopravvissuti, ai chiarimenti del comandante Höss, ed ai resti dei sopravvissuti.
Dopo la selezione una volta scesi dal treno, a coloro che erano destinati alle camere a gas, veniva ordinato di andare al bagno. Nel solaio della stanza c’erano finte docce; all’interno della sala, grande 210 mq, venivano rinchiuse circa 2000 vittime, e dopo 15-20 minuti venivano estratti i cadaveri, ai quali venivano rasati i capelli (che venivano utilizzati per la fabbricazione di tessuti), estratti i denti d’oro, gli orecchini e gli anelli; dopodiché i cadaveri venivano trasportati ai forni crematori. I documenti personali delle vittime venivano poi distrutti.
Il processo di sterminio e in generale la vita nel campo di concentramento erano segreti. Quei prigionieri che venivano scelti tra i nuovi arrivati per il lavoro, erano destinati dagli uomini delle SS a formare una speciale squadra: Sonderkommando. Essi avevano il compito di svuotare le camere a gas, e bruciare i cadaveri; per questo motivo dopo poco tempo venivano a loro volta mandati alle “docce”, e sostituiti da altri nuovi arrivati. Tutti gli uomini delle SS furono costretti a firmare un patto secondo il quale avrebbero mantenuto segrete le disposizioni che vigevano nel lager.
Nei magazzini del campo vennero trovati mucchi di scatole di zyklon B, uno dei veleni più forti che esistessero; con questo la morte avveniva per soffocamento accompagnato da senso di timore, capogiro e vomito.
Il crematorio si trova fuori dal recinto del campo, e la sua stanza più grande fu usata come camera a gas; vi sono poi due dei tre forni che funzionavano ininterrottamente, e che bruciavano 340 salme al giorno.

IL “SACCHEGGIO”

Tutto ciò che i prigionieri portavano con sé, veniva depositato all’interno di baracche adibite a magazzino, che prendevano il nome di “Canada”. In queste baracche, gruppi di prigionieri avevano il compito di classificare il vestiario, gli oggetti di valore, il denaro, e tutto ciò che veniva requisito ai nuovi arrivati. Bisognava poi impacchettare il tutto per poter spedire il materiale ai politici del Reich.
Vi fu l’evacuazione dei magazzini parallelamente all’avanzata dei Sovietici; vennero lasciati dalle SS soltanto oggetti ritenuti senza valore, infatti i magazzini vennero bruciati dalle SS in ritirata. Vennero ritrovati nei magazzini bruciati parzialmente tantissimi completi da uomo e da donna, alcune migliaia di paia di scarpe da donna e molte di più da uomo, migliaia di tappeti e grandi quantità di spazzolini da denti, pennelli da barba, oggetti di uso giornaliero, protesi per gambe e occhiali.
Grazie all’enorme quantità di oggetti (anche se si sa che rappresentano solo una piccolissima parte del bottino), si può pensare al numero degli uccisi, e conoscere alcuni dei loro nomi, scritti sulle valigie

VITA DEL PRIGIONIERO

Al loro arrivo, i prigionieri venivano spinti nel blocco 26, davanti al quale essi dovevano spogliarsi, poi venivano rasati e spinti nel bagno, in cui gli veniva versata addosso acqua bollente o gelata; dopo la doccia si ritrovavano nel cortile, completamente nudi e bagnati, senza tenere in considerazione quale fosse la stagione. A questo punto i prigionieri ricevevano le “divise”, uniformi a righe che non erano mai pulite, nuove e della giusta misura, ed è per questo che essi dovevano adattare al proprio corpo.
Subito dopo la consegna delle uniformi si procedeva alla registrazione: si annotavano le generalità dei prigionieri e li si marcava con un numero. Solo nel campo di Auschwitz il tatuaggio veniva fatto sull’avambraccio sinistro. Dopo questa marcatura, il numero rappresentava l’unico segno s’identità del prigioniero e sostituiva il nome.
Il numero, stampato su una speciale stoffa, doveva essere cucito sui pantaloni e sulla giacca insieme al triangolo, che era di diverso colore a seconda del motivo dell’arresto, vicino al triangolo veniva scritta anche la prima lettera (della parola tedesca) della nazione di provenienza dei prigionieri. Gli ebrei erano invece obbligati a cucire la stella di David sulle proprie uniformi.
Oltre al vestito ogni prigioniero riceveva una camicia, un paio di mutande ed un paio di scarpe o stivali di legno, anche se fino al dicembre del 1940 la maggior parte non ricevevano né berretti, né scarpe, e le prigioniere indossavano vestiti o corpetti a righe.
Una volta registrati, i prigionieri venivano mandati per 6-8 settimane in quarantena, periodo durante il quale si voleva terrorizzarli e distruggerli fisicamente e psicologicamente; essi erano infatti obbligati ad imparare i canti tedeschi, venivano puniti continuamente, facendoli saltare, rotolare, correre a piedi nudi su cocci di vetro e simili, che causavano ferite per la maggior parte inguaribili per la sporcizia. Durante la quarantena i detenuti, poiché non lavoravano, ricevevano un nutrimento ancora più ridotto di quello dei prigionieri “ordinari”, perché non lavorando, non si sarebbero stancati.
Molto spesso la maggior parte di coloro che andavano in quarantena, morivano; se invece riuscivano a sopravvivere, venivano mandati a lavorare in Kommandos, squadre di lavoro.
Il campo era “auto-amministrato”: l’amministrazione era costituita da criminali, e si divideva in due sezioni, una controllava i prigionieri durante il riposo, l’altra li doveva tenere d’occhio durante il lavoro. Coloro che avevano il compito di “auto-amministrare”, portavano sulla manica delle fascette che indicavano la loro qualifica.
I prigionieri iniziavano la giornata con l’appello, che si faceva due volte al giorno; questo serviva per accertare il numero dei prigionieri presenti nel campo. Quasi mai gli appelli duravano meno di un’ora, venivano infatti prolungati di proposito dalle SS per far soffrire i prigionieri: una volta un appello durò dalle 19 di una sera fino alle 14 del giorno dopo, tempo durante il quale coloro che aspettavano, dovevano rimanere fermi nella posizione in cui venivano fatti sistemare.
I parenti dei prigionieri non potevano sapere il modo in cui morivano i loro familiari; infatti quando spedivano delle lettere queste venivano severamente censurate e potevano contenere solo notizie positive, non si poteva citare nessuna delle inumane condizioni di vita del campo.
Siamo a conoscenza del fatto che le condizioni psicologiche dei prigionieri non erano migliori di quelle fisiche; erano terrorizzati dall’incertezza del rientro a casa, ma soprattutto si aveva il terrore del domani: nessuno sapeva se ci sarebbe mai arrivato. È per questo motivo che molte persone preferivano fare l’ultimo sforzo per “cadere contro i fili di metallo”, alimentati da tensione elettrica, che facevano morire quindi i prigionieri: questo all’interno del campo era considerato un suicidio.
Il campo di Auschwitz venne costruito dai prigionieri che al su interno erano rinchiusi, che lo ampliarono, vi costruirono case, vie, spianarono il terreno e così via. Il lavoro doveva essere fatto sempre in fretta, chi cadeva veniva calpestato dalle SS e picchiato. Oltre ai lavori di costruzione e demolizione del campo, i prigionieri dovevano anche allevare animali da cortile, maiali, ma anche costruire camere a gas e crematori.
Anche le grandi industrie approfittarono del lavoro dei prigionieri,essi venivano infatti maltrattati ed ogni giorno rientravano al campo molte persone morte o moribonde per come erano state picchiate; per raggiungere le sedi di lavoro essi dovevano percorrere fra i quattro ed i sei km a piedi, e quando non reggevano il lavoro, le SS dovevano “farli fuori” , mandandoli alle camere a gas, perché le fabbriche pagavano soltanto per le effettive giornate di lavoro svolte. Si sa che negli stabilimenti della “Farbenindustrie” morirono circa 30000 prigionieri.
I prigionieri ricevevano da mangiare tre volte al giorno: per colazione la mattina mezzo litro di surrogato di caffè ed un infuso di erbe con 5 grammi di zucchero, per pranzo veniva servita una zuppa di patate, rape o cavoli con un minimo di grassi; per cena i prigionieri ricevevano il surrogato di caffè o l’infuso di erbe con 300-350 grammi di pane e qualche supplemento che variava di giorno in giorno: apporto calorico giornaliero era di 1300-1700 calorie, inferiore quindi al fabbisogno di una persona a riposo. Per questo motivo iniziarono a diffondersi malattie causate dalla fame; i prigionieri affetti da deperimento venivano chiamati “mussulmani”, che riuscivano a malapena a trascinare il peso del proprio corpo, i sintomi della malattia erano la sonnolenza e l’apatia. secondo fonti certe più del 75% dei prigionieri del campo non erano nutriti a sufficienza, infatti i prigionieri pesavano fra i 30 ed i 40 kg. Il prigioniero poteva evitare di ammalarsi per fame se riusciva a trovare il nutrimento necessario per compensare ciò che gli mancava.poteva riuscirci col supplemento di cibo che riceveva per i lavori pesanti, con i pacchi ricevuti da casa, o rubando dai magazzini delle SS.
La sorte più terribile era quella delle donne incinte e dei bambini, che da subito furono mandati alle camere a gas, ma nonostante questo vi furono dei casi di parto, e se aveva buon esito, il bambino veniva ammazzato dalle SS. Sopravvissero i bambini che nacquero poco prima della liberazione del campo.
Col passaggio ad Auschwitz l’esercito sovietico liberò anche 200 bambini.
CONDIZIONI IGIENICO - SANITARIE
I primi prigionieri del campo dormivano su della paglia stesa sul pavimento; successivamente vennero usati materassi di paglia che si stendevano in terra per la notte e poi si accatastavano la mattina. I prigionieri ricevevano solo una coperta, ed in una camera che poteva contenere a malapena 50 persone, ne dormivano 200, e sopra ogni materasso di paglia dormivano tre o quattro persone. Nonostante l’introduzione dei letti a tre piani le condizioni non erano buone perché in ogni letto dormivano due persone, e solo all’inizio del 1944 i prigionieri poterono dormire singolarmente.
I fabbricati destinati ad alloggiare i prigionieri erano chiamati blocchi; nel campo di Birkenau ve ne erano di due tipi: le “baracche di legno”, scuderie campestri destinate ad ospitare 52 cavalli; le altre erano “baracche di masonite”, composte internamente no da letti, ma da scompartimenti a tre piani, che ricordavano un pollaio.
Il clima malarico dei dintorni di Auschwitz le cattive condizioni di vita, ed il vestiario insufficiente che veniva cambiato troppo raramente, alimentarono la diffusione di epidemie. l’ospedale, che si trovava nei blocchi n. 20, 21, 28 e 19, erano sempre affollatissimi, è per questo motivo che molte persone malate non potevano essere ricoverate, quindi i medici delle SS facevano delle selezioni fra i malati, i convalescenti e gli altri prigionieri: chi era debole e chi non poteva guarire veniva mandato alle camere a gas, e se le persone erano poche, venivano uccise con iniezioni di veleno; allo stesso modo vennero eliminate epidemie di tifo, malattia che insieme alla diarrea causava tantissimi decessi; per le scarpe inadatte sui piedi si formavano ferite difficili da rimarginare, e le operazioni svolte dai medici delle SS avevano come esito la morte dei malati perché erano in realtà soltanto esperimenti proibiti sugli organismi viventi dei prigionieri.

IL BLOCCO DELLA MORTE

Il blocco n. 11, all’apparenza non era molto diverso da tutti gli altri, ma veniva chiamato “blocco della morte” dai prigionieri; il cortile di questo blocco era circondato da un alto muro, e lòe finestre del blocco vicino erano coperte con dei cesti di legno che nascondevano la vista di ciò che accadeva nel cortile della “prigione”.
In questo blocco si svolgevano i processi ai prigionieri, e a seconda dell’esito, essi dovevano spogliarsi e dirigersi verso il “Muro Della Morte”, dove venivano uccisi a fucilate.
Nei sotterranei del blocco 11 si fece la prima prova di uccisione di massa con Zyklon B, durante la quale persero la vita circa 850 persone. Sempre nei sotterranei erano presenti delle “celle buie”, stanze di 7 mq, utilizzate per le punizioni, celle nelle quali venivano rinchiusi fra i dieci ed i venti prigionieri, che non ricevevano né da mangiare, né da bere;la notte dovevano stare rinchiusi, e la mattina venivano mandati al lavoro: dopo alcuni giorni i prigionieri morivano di fame.
Esisteva anche un altro tipo di cella: la “Stehzelle”, una cella divisa in quattro scomparti di 90x90 cm, vi dovevano stare 4 prigionieri in ognuna: un totale di 16 persone che non potevano sedersi né muoversi, e potevano prendere aria da un’apertura grande 5x5 cm.
Un’altra punizione era quella della fustigazione, che avveniva su un apposito cavalletto: il numero ufficiale di frustate era di 25, la vittima doveva contare a voce alta ed in tedesco, e se per caso sbagliava, le frustate ricominciavano da capo.
Anche “l’impiccagione sul piolo” ara una punizione che le SS riservavano ai prigionieri, che venivano appesi con le mani legate dietro la schiena in modo da poter toccare il pavimento solo con la punta delle dita dei piedi.
Ai prigionieri venivano inflitte altre punizioni come:
• Lavoro durante le ore di riposo sotto il controllo delle SS;
• Esercitazione o immobilità;
• Trasferimento ad altri campi;
• Internamento in celle speciali nei sotterranei del blocco 11.
Esisteva anche una “compagnia di persone in punizione”, alla quale veniva assegnato lo svolgimento dei lavori più faticosi. I prigionieri della compagnia dovevano lavorare tutto il giorno, anche quando gli altri potevano riposare, ed il loro aspetto al rientro dal lavoro era terribile.
I prigionieri venivano anche torturati in maniera disumana: venivano staccate loro le unghie, inflitte punture con lancette di orologio nelle patri più sensibili del corpo, soprattutto in quello femminile; fatte ingerire attraverso un apposito tubo grandi quantità d’acqua, provocando soffocamento; coloro che avevano subito le torture andavano a far parte della compagnia di punizione, venivano quindi praticamente condannati a morte.
L’impiccagione dei prigionieri avveniva nella piazza sotto gli occhi di tutti, e l’ultima venne avvenne alla fine del 1944.

Rossana Pieringer
4° A Turistico
13 febbraio 2005
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