Saggio sulla situazione della Russia tra le due guerre mondiali

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Testo

La Russia sovietica nell’epoca del “comunismo di guerra”

Gli anni compresi tra il 18 e il 21 furono per la Russia sovietica l’età della guerra civile che ebbe origine dallo scontro tra il nuovo gruppo dirigente capeggiato da LENIN e lo schieramento dei suoi nemici: nostalgici del vecchio regime zarista, forze liberali, mensceviche e socialrivoluzionarie che non avevano accettato il “colpo di forza” rappresentato dallo scioglimento dell’assemblea costituente nel gennaio 1918.
Le armate bianche zariste ricevettero l’aiuto delle potenze capitalistiche occidentali (Italia, Inghilterra Francia, America e Giappone che temevano le forze del comunismo).
Lenin, invece, fronteggiò le lotte anti-bolsceviche con l’Armata Rossa, un esercito popolare diretto da ex-ufficiali zaristi passati dalla parte della rivoluzione.

La guerra civile ebbe intensità e dimensioni temibili produsse enormi perdite umane e materiali, ma al termine i bolscevichi riuscirono a sconfiggere i loro avversari.
Durante la guerra si realizzò il così detto “comunismo di guerra” cioè una forma di regime economico e sociale caratterizzato dal totale controllo statale della produzione e del commercio, visto come l’unico mezzo possibile per poter vincere la guerra civile.
Lenin incominciò la sua opera garantendosi la fedeltà delle classi operaie urbane (cardini della forza bolscevica) e combattendo con il terrore qualsiasi opposizione.

Ma il comunismo di guerra ebbe comunque effetti disastrosi sull’economia sovietica tanto che crollò la produzione agricola e quella industriale, di conseguenza si manifestarono segni di malcontento popolare e quindi nascevano proteste non solo per la crescente miseria, ma anche per il carattere sempre più autoritario del sistema politico.
Il segnale più grave del malcontento popolare venne nel marzo del 1921 dalla rivolta dei marinai della base di Kronstad, presso Pietrogrado, che rivendicavano libertà e diritti democratici, libere elezioni dei soviet e migliori condizioni di vita per i lavoratori.
La rivolta fu repressa con l’esercito bolscevico e si ebbero migliaia di morti.

A partire dal 1921, con la fine della guerra civile, il partito comunista sovietico abbandonò il comunismo di guerra e diede inizio a una nuova fase politica: Lenin istituì la NEP durante il X congresso del partito comunista a Mosca che aveva lo scopo di rianimare il sistema produttivo ormai allo stremo, in particolare cercò anche di stimolare la piccola industria artigiana per cui in un certo modo rinacque il commercio privato.
Gradualmente, uno strato di contadini benestanti chiamati kulaki in russo, riuscirono a crearsi un minimo patrimonio attraverso la vendita dei beni. Ciò era temuto dai dirigenti bolscevichi e dallo stesso Lenin in quanto speravano che non si rinascesse il capitalismo.
La classe operaia e urbana, invece, cardine del potere bolscevico, ebbe scarsi vantaggi.
Venne stabilito l’assoluto divieto di opposizione all’interno del partito di Lenin e quindi anche l’opposizione dei menscevichi e dei socialrivoluzionari furono messi fuori gioco.
Nasceva, quindi, una dittatura di partito.

Nel 1922 nacque l’Unione Delle Repubbliche Sovietiche Socialiste (URSS) istituita dai congressi dei soviet delle singole repubbliche, poi nel 1924 fu elaborata una nuova costituzione che però riconosceva come partito legittimo solo quello comunista bolscevico.

Nello stesso anno morì Lenin e gli succedette STALIN che nella sua ascesa al potere tra il 24 e il 27 mise gradualmente fuori gioco tutti i dirigenti sovietici.
Stalin teorizzava l’inevitabilità del “socialismo in un paese solo” e la necessità di consolidare il regime sovietico in Russia data l’impossibilità di una rivoluzione mondiale.
Iniziava così in Russia il lungo periodo dello stalinismo cioè della feroce dittatura della burocrazia di partito.
Iniziava anche l’epoca dell’industrializzazione a tappe forzate che avrebbe portato il Paese a diventare una delle più grandi potenze economiche e militari del mondo.

Stalin operò alcune scelte fondamentali: la fine della NEP, la lotta contro i Kulaki (accusati di far rinascere il capitalismo) la collettivizzazione forzata nelle campagne, l’industrializzazione a ritmi accelerati attraverso i “piani quinquennali”.

Milioni di contadini furono costretti a entrare nelle fattorie collettive, la produzione agricola venne interamente requisita dallo stato e ogni forma di mercato privato venne vietata. Di conseguenza morirono milioni e milioni di persone soprattutto per le carestie, molti emigrarono spostati con la forza attraverso la repressione poliziesca.
Fu promossa una rapida industrializzazione attraverso i piani di sviluppo quinquennali in modo di far convergere tutte le forze umane e materiali verso la stessa industria in quanto la Russia si sentiva sola e circondata da potenze capitalistiche .
Il consolidamento del poter di Stalin raggiunse il massimo quando il totalitarismo staliniano manifestò tutta la sua brutalità: dopo l’assassinio del leader bolscevico Serjej Kirov, il governo staliniano diede inizio a grandi persecuzioni denominate “purghe” contro tutti gli oppositori.

Allo scoppio della 2 guerra mondiale nel 1939 la Russia si trovò in una condizione di debolezza militare, ma il terrore staliniano continuò a colpire gente comune , milioni di operai, contadini e impiegati iscritti o no al partito comunista.

Il totale delle vittime delle repressioni supera i venti milioni e molti non uccisi venivano portati nei campi di concentramento, i gulag.
Stalin riprese la politica di repressione delle nazionalità minori , cioè di “russificazione” forzata, già praticata prima della rivoluzione dallo zarismo, che formava dei veri e propri insediamenti di interi popoli oltre a reprimere le loro autonomie.
Questi tentativi, a breve termine riusciti, a lungo tempo però furono destinati a fallire, infatti non potevano resistere in quanto Stalin tentava di trasformare in breve tempo l’Unione Sovietica in potenza mondiale comprendendo in essa popolazioni troppo diverse fra loro e provenienti da troppi gruppi etnici diversi.

Stalin però rimane sempre un “mito” per gli obiettivi raggiunti: la modernizzazione industriale la costituzione di un grande apparato militare l’entrata fra i protagonisti della politica mondiale (con Roosvelt e Churchill, Stalin era uno dei 3 grandi del pianeta).

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