Saggio sulla figura storica di Cristo

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Testo

Il Cristianesimo

I paesi che professano il Cristianesimo, effettuano il conto degli anni dalla nascita di Cristo: il Messia. Secondo la testimonianza del vangelo, Gesù nacque dalla famiglia di un umile falegname ebreo, discendente dalla stirpe del re Davide. Gli stessi Vangeli narrano che l’Angelo del Signore apparve ad alcuni pastori che durante la notte custodivano i greggi nelle vicinanze e disse loro: ”Non temete, perché vi porto l’annuncio di una grande allegrezza, che sarà per tutto il popolo: oggi è nato tra voi, nella città di Davide, il Salvatore, che è Cristo Signore.”. L’Angelo, nell’annunciare la nascita, descrive Gesù come il Salvatore, poiché con la sua venuta ed il suo sacrificio, libererà gli uomini dal peccato originale, adempiendo al coronamento delle sacre scritture. Infatti, egli viene chiamato, anche “agnello di Dio”. Questo nome deriva da un’antica tradizione dei popoli di quelle terre. Ogni anno, tutti i cittadini, venivano chiamati al cospetto di un sacerdote che, con un’assai complessa cerimonia, lasciava che i presenti scaricassero i propri peccati su di un agnello sacrificale. Alla conclusione della cerimonia, l’agnello veniva lasciato libero nel deserto senza viveri, in modo che morisse, portando via con sé i peccati di quelli.
Sulla vita di Gesù non ci è giunta alcuna notizia, ma è certo che a trent’anni egli si presentò a Giovanni Battista presso il fiume Giordano, fu da Giovanni acclamato Redentore del mondo e da lui fu battezzato. Il battesimo, in cui muore l’uomo del peccato, il discendente di Adamo, e nasce l’uomo nuovo, figlio di Dio e membro della Chiesa. Con il battesimo l’uomo riacquista la vita soprannaturale, quella sola che lo rende idoneo e degno di conseguire la visione di Dio in Paradiso. Coloro che sono morti non battezzati, o perché il cristianesimo non era ancora conosciuto loro, oppure perché morti prima di poter ricevere questo sacramento, hanno come sede il Limbo, dove non soffrono di alcuna privazione, in quanto anch’essi conoscono Dio, ma secondo una loro capacità naturale. La loro felicità è maggiore di quella che ciascun uomo può godere sulla terra, ma è limitata a confronto di quella dei beati in Cielo.
Durante gli ultimi sui tre anni di vita, Gesù si diede alla predicazione della parola di Dio. Per aiutarlo in quest’arduo compito, chiamò a sé dodici apostoli. Dalla lettura del Vangelo, traiamo alcuni importanti insegnamenti. La vita dello spirito, la vita interiore, è infinitamente più importante di quella corporea e mondana. La vita di un vero cristiano si svolge tutta nell’intimità della sua coscienza: da qui direttamente derivano le sue azioni. Solo nella vita dello spirito si consegue il premio eterno e anche la felicità su questa terra.
A quell’epoca, non tutti però credettero che Gesù fosse davvero il figlio di Dio, infatti fecero in modo di farlo crocifiggere prima del giorno in cui si celebrava la Pasqua ebraica. Egli fu portato in presenza di Ponzio Pilato, che però credeva nella sua innocenza, infatti, quando gli chiese se era il re dei Giudei, Gesù rispose: “ Il mio regno non è in questo mondo; se fosse di questo mondo il mio regno, le mie guardie, certo, avrebbero combattuto, perché non fossi dato nelle mani dei giudei; ma il mio regno non è di quaggiù... Tu l’hai detto; io sono re. Per questo io son nato, e per questo io son venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.”. Ma queste sue parole non servirono a salvarlo, poiché il popolo, dimentico di tante cose recenti e passate, inasprito per l’opposizione di Pilato, gli gridò di crocifiggerlo. Portando la sua croce, Gesù si avviò ad un luogo chiamato Golgota, o località del teschio; lì fu crocifisso in mezzo a due ladri. Pilato, che aveva composto un’iscrizione, la fece apporre alla croce di Gesù; essa diceva: “Gesù nazareno, re dei giudei”. La folla la lesse e si burlò di lui mentre in agonia pendeva dalla croce. Perciò Gesù disse : “ padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.”. Per tre ore si fece buio su tutta la terra. A un tratto Gesù gridò ad alta voce: “ Padre, nelle tue mani raccomando il tuo spirito.”. Allora il velo del tempio si squarciò da cima a fondo; la terra tremò e le pietre si spezzarono. Quando i soldati e coloro che si erano recati sul Golgota per far la guardia a Gesù, videro che avvenivano queste cose, si accorsero che egli era davvero il figlio di Dio.
La Resurrezione di Cristo rappresenta la certezza della resurrezione finale di noi tutti, il trionfo dell’umanità redenta sulla morte. Per questo la domenica di Pasqua è il giorno più solenne e significativo dell’anno cristiano, e la Resurrezione è il coronamento di tutta la dottrina evangelica. Nel “Credo” cristiano, riguardo a Cristo, sono riportate le seguenti parole: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,/ unigenito figlio di Dio,/ nato dal Padre prima di tutti i secoli:/ Dio da Dio, Luce da Luce,/ Dio vero da Dio vero,/ generato, non creato,/ della stessa sostanza del Padre;/ per mezzo di Lui/ tutte le cose sono state create./ Per noi uomini e per la nostra salvezza/ discese dal Cielo,/ e per opera dello Spirito Santo/ si è incarnato nel seno/ della Vergine Maria e si è fatto uomo./ Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,/ morì e fu sepolto./ Il terzo giorno è resuscitato,/ secondo le scritture, è salito al Cielo,/ siede alla destra del Padre./ E di nuovo verrà, nella gloria,/ per giudicare i vivi e i morti,/ e il suo regno non avrà fine.”. Quest’ultima parte sta a simboleggiare la credenza nel “Giudizio Universale”, momento in cui, secondo le scritture, Cristo scenderà sulla terra, i morti resusciteranno, e lui giudicherà i vivi ed i morti, mentre tutto il mondo attorno andrà in sfacelo. I puri, con i loro corpi, potranno godere per l’eternità della luce divina, sconfiggendo la morte, mentre i malvagi verranno gettati nelle fiamme degli inferi e saranno costretti alla dannazione eterna.
La religione ebraica fu l’unica monoteista fra le antichissime religioni che fiorirono durante le grandi civiltà del Mediterraneo orientale. Il Cristianesimo non può riconoscere nella religione ebraica una propria necessaria premessa: in essa si tramanda tutto quanto Dio ha rivelato al suo popolo eletto nell’Antico Testamento; ma, accanto all’Antico, fondamentale e determinante per il Cristianesimo, è il Nuovo Testamento, che contiene la Rivelazione di Gesù Cristo, non soltanto a un popolo eletto, ma a tutti gli uomini.
Per gli Ebrei ,Gesù non è stato il Messia promesso più volte dai Profeti. Secondo l’attesa ebraica, il Messia doveva avere, oltre agli attributi divini, la funzione di condurre il popolo d’Israele a una salda ricostituzione politica e morale, dopo le disfatte e le frequenti schiavitù della sua storia. Considerato sotto questo aspetto, Gesù non poteva essere per loro il Messia. Essi ancora lo attendono. Gli Ebrei, quindi, concepiscono la religione nel proprio ambito nazionale: il che, ovviamente, non è conforme alla rivelazione evangelica.
Fondamentale per essi è la Legge, che portò un vero culto per la sua lettera, uccidendone in parte lo spirito. Tuttavia, la religione ebraica non fu priva di movimenti di profonda spiritualità, come testimoniano recenti scoperte di testi religiosi, ritrovati presso il Mar Morto.
Sul piano umano e spirituale, i rapporti fra Cristianesimo ed Ebraismo, pur divisi da queste profonde differenze, sono andati di molto migliorando in questi anni. In particolare si cerca di non più ripetere le pesante accusa spesso mossa agli Ebrei, di aver messo il Croce il Figlio di Dio.

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