Roma dal 133a.c al 14 d.c.

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Testo

1) Gli anni che vanno dal 133 a.C. al 31 a.C. rappresentano un nodo cruciale ed una svolta epocale nella storia di Roma.
Ripercorrili soffermandoti sugli avvenimenti e le personalità più significative di questo periodo.

A partire dal 133 a. C. lo scenario della città di Roma era molto confuso e complicato. Questa volta non per guerre esterne, bensì per problemi interni, cioè di rivolte tra cittadini e lotte tra alleati.
I nodi cruciali della situazione si possono così sintetizzare:
- l’ ager pubblicus, vale a dire il problema delle terre pubbliche sempre più vaste e concentrate nelle mani dei grandi proprietari terrieri;
- gli schiavi, sempre più numerosi a seguito delle conquiste che comportano un elevato afflusso di prigionieri ai quali era affidato il lavoro occorrente, sia per produrre le cose indispensabili per la vita quotidiana sia per le esigenze del lusso: tutto veniva svolto da loro e l’economia si reggeva sulle loro spalle;
-gli equites: in pratica quelle famiglie plebee che con la loro attività economica riuscirono a diventare ricche e riuscirono a portare intorno a se numerosi seguaci poveri.
In questo periodo emerge la figura di Tiberio Gracco eletto tribuno della plebe, che tentò di intervenire con una riforma agraria che prevedeva una ridistribuzione delle terre.
Questo provocò un notevole malcontento dell’aristocrazia composta da latifondisti, che con una campagna di propaganda screditò Tiberio fino a giungere al suo assassinio nel 132 a. C. e ad ignorare totalmente la sua riforma. A seguito di ciò l’aristocrazia si divise in populares e optimates e anche il successivo impegno del fratello Gaio Gracco non risolse la situazione e anch’egli finì ucciso.
Seguì un trentennio di guerre esterne, in Africa, in Germania e in Gallia, e internamente Roma dovette affrontare guerre con gli alleati che chiedevano la cittadinanza. La concessione della cittadinanza era un progetto che aveva già intrapreso Gaio Gracco che fu ripreso da Druso, ma solamente con uno scontro durato ben tre anni gli italici si videro riconoscere questo diritto alla cittadinanza.
Personalità significativa di questo periodo fu Silla, ultraconservatore in contrapposizione al populares Mario.
Lo scontro tra Mario e Silla avvenne contro Mitrate sul mar Nero per un progetto d’espansione di questo regno nell’area asiatica. Silla riuscì a respingere questa iniziativa nell’arco di quattro anni.
Molto importante fu la sua marcia su Roma e la sua assegnazione a tempo indeterminato della carica di dittatore. Questo atto segnò un momento fondamentale per le riforme volute da Silla che mirò ad eliminare tutte le altre magistrature repubblicane e rendere immutabile il potere dell’aristocrazia. Note sono anche le liste di proscrizione inventate da Silla per togliere di mezzo gli avversari politici, nonché l’eliminazione dei poteri dei tribuni della plebe e l’aumento del numero dei senatori.
Ma il potere consolidato da Silla durò ben poco e l’opera di due emergenti figure, Pompeo e Crasso, impegnati dapprima in imponenti imprese militari, portò allo smantellamento della costituzione sillana: restituirono ai tribuni della plebe i poteri che erano stati loro tolti e reintrodussero i cavalieri nelle giurie.
Sicuramente fu Cesare il personaggio di maggiore spicco che segnò una svolta nella storia di Roma. Alleandosi con Pompeo e Crasso, le figure più potenti di Roma, diede vita ad un progetto segreto noto come 1° triumvirato. Grazie a quest’accordo si spartirono le cariche politiche ed il controllo generale su tutto l’impero. Cesare fu eletto Console nel 59 a.C. e varò una serie di provvedimenti miranti a favorire i veterani di Pompeo, gli esattori delle tasse e assegnandosi il governo della Gallia e dell’Illirico.
Da qui partì il suo progetto d’espansione e conquista partendo da territori poveri e depressi e quindi di facile occupazione.
Ben presto i legami tra Cesare e Pompeo vennero meno e la vera rottura avvenne nel 49 a.C.. Nonostante la richiesta fatta dal Senato a Cesare di presentarsi a Roma come privato cittadino sciogliendo il suo esercito, questi decise di passare armato il fiume Rubicone che segnava il confine con l’Italia e prendere di sorpresa Pompeo che riparò in Grecia con alcuni seguaci.
La guerra tra i due potenti durò parecchio ed infine Pompeo morì ad Alessandria ad opera del Re Tolomeo.
A questo punto Cesare è l’unico uomo politico alla guida dell’Impero avendo tutte le massime cariche, come Pontefice Massimo, Console ed Imperatore.
Molto abile ed astuta fu la politica di Cesare che mirò a coinvolgere gli avversari nel governo dell’Impero attribuendo loro cariche di magistrature o incarichi speciali, inoltre varò provvedimenti a favore delle province tenendo sotto stretto controllo l’operato degli esattori delle tasse, concesse la cittadinanza agli abitanti della pianura Padana, avviò imponenti opere pubbliche come il Foro, oltre ad opere idrauliche e di bonifica.
Cesare morì sotto congiura il 15 marzo del 44 a.C.
Alla morte di Cesare il futuro di Roma appariva molto incerto: emersero due figure, il generale Marco Antonio e il giovanissimo Ottaviano, figli adottivo di Cesare.
Grazie all’intuito politico di Ottaviano, fu sottoscritto dallo stesso da Antonio e da Lepido un secondo triumvirato, molto diverso dal primo.
Questo fu una vera e propria magistratura straordinaria che mirava alla riforma dello Stato. Gli obiettivi da raggiungere erano: l’eliminazione dell’ala più conservatrice dell’aristocrazia, la proclamazione dei Cesaricidi come nemici pubblici e del ritorno delle liste di proscrizione che ebbero tra le vittime eccellenti Cicerone.
Raggiunti questi obiettivi, portarono in primo piano le rivalità tra Antonio ed Ottaviano. Nonostante un secondo accordo tra i triumviri, che prevedeva la spartizione dell’Impero dando ad Ottaviano l’Italia e l’area Occidentale, ad Antonio l’area Orientale e a Lepido l’Africa, nel 31 a.C. si arrivò allo scontro finale tra Antonio ed Ottaviano ad Azio nell’Epiro.
Ottaviano ne uscì vincitore trovandosi, a distanza di quindici anni, nella stessa condizione del padre adottivo, giovanissimo ed essere il nuovo padrone di Roma. Enorme fu il suo impegno per risanare l’Impero dalle lunghe e travagliate vicende politico-militari, infatti, emanò leggi per frenare il lusso eccessivo, incoraggiò i matrimoni e le famiglie numerose, visto che la natalità era diminuita paurosamente a causa delle guerre civili, diede nuovo impulso alla cultura, all’architettura e alle opere pubbliche.
In questo momento storico era desiderio di tutti avere un periodo di pace ed è proprio ora che Ottaviano getta le basi per la riforma dello Stato apportando lentamente delle modifiche strutturali alle istituzioni esistenti proiettando verso un radicale cambiamento tutta la società romana.

03/01/2008 Matteo Casillo

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