Rivoluzioni in america latina

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Categoria:Storia

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Rivoluzioni in America latina
A causa della 1^ guerra mondiale gli scambi fra Europa e America latina si ridussero drasticamente, favorendo l’ incremento di capitali e investimenti statunitensi in tutto il continente. Grandi società statunitensi che gestivano piantagioni e miniere aggiunsero alla loro influenza economica un’ ulteriore
Influenza politica. Dopo la 2^ guerra mondiale gli U.S.A. non cessarono la loro influenza sull’ America latina, non solo per motivi economici, ma anche per impedire che si diffondesse il comunismo. A tal fine gli U.S.A. diedero il loro appoggio a regimi anticomunisti, dittatoriali e perfino corrotti, come per esempio la dittatura dei Somoza in Nicaragua, dove il generale Anastasio Debayle Somoza grazie alla guardia nazionale riuscì ad impadronirsi del 25% dei terreni coltivabili, di numerose piantagioni nonché di numerose fabbriche.
Questa situazione portò all’ emergere di movimenti armati di opposizione. Ispirandosi al modello cubano, Carlos Fonseca Amador e Tomàs Borge fondarono il fronte sandinista di liberazione nazionale. Il fronte mantenne a fatica la guerriglia e faceva scoppiare sommosse che venivano subito represse dalla guardia nazionale. Solo nel 1978, dopo l’ assassinio di Pedro Joaquìn Chamorro, con una sommossa Edèn Pastora si impadronì del palazzo presidenziale e come risposta al guardia nazionale bombardò la città con il napalm e massacrò numerosi civili nella guerriglia. Ma nell’ aprile del 1979 le città di Estelì, Leòn e Granada insorsero di nuovo con un attacco molto ben coordinato e il dittatore non trovando più appoggi internazionali fu costretto a lasciare il paese. A Cuba invece Fulgencio Batista rovesciò la dittatura di Gerardo Machado e diventato presidente della repubblica fece decollare l’ economia cubana, ma distribuendo male la ricchezza, in particolare c’ era un forte squilibrio tra le campagne diseredate e le città dalle infrastrutture solide e dal denaro facile, messo in circolo dalla mafia italoamericana. Sotto la spinta di Josè Antonio Echaverria gli studenti crearono un direttorio studentesco rivoluzionario che attaccò il palazzo presidenziale e falli. Echaverria venne ucciso e il direttorio decapitato. Un altro gruppo di studenti attaccò la caserma della Moncada e molti di loro rimasero uccisi e uno dei capi Fidel Castro fu condannato a 15 anni di prigione ma fu presto liberato e raggiunse il Messico dedicandosi alla formazione di un’ unità di guerriglia. Un altro guerrigliere importante fu Ernesto “che” Guevara che con una marcia sull’ Avana mise in fuga Batista l’ 1 gennaio 1959 così come i più importanti dignitari della sua dittatura e l’ 8 gennaio Castro fece un’ entrata trionfale nella capitale e subito le prigioni divennero teatri di esecuzioni di massa.
Intanto Guevara trasferitosi segretamente in Bolivia per organizzare la guerriglia fu tratto in un imboscata tesagli dallo stesso Castro e intanto intorno a Guevara nasceva un alone di leggenda. Fino agli anni 80 oltre alla guerriglia e alla rivoluzione si affermavano frequenti colpi di stato chiamati golpe, che portarono al potere capi militari con violente dittature, stroncando così esperimenti di vita democratica. Per esempio in Cile quando fu eletto presidente Salvador Allende avviò un vasto programma di riforme sociali ed economiche, come la nazionalizzazione di banche e miniere di rame, però la sua politica contrastava con gli interessi di latifondisti, conservatori e con le multinazionali americane che passarono al contrattacco, abbassando il prezzo del rame mettendo così in crisi l’ economia cilena e intanto scioperi e atti terroristici dilagavano ovunque. Nel settembre 1973 il governo Allende cadde con un colpo di stato militare, Allende stesso fu ucciso insieme ad altre migliaia di persone che lo avevano sostenuto e salì al potere il generale Augusto Pinochet e vi rimase per 16 anni, creando una delle dittature più repressive dell’ America latina. In Argentina e in Brasile invece si sperimentava il fenomeno politico chiamato populismo, in Argentina per opera di Juan Peròn e in Brasile per opera di Getulio Vargas. I partiti populisti univano in se aspetti sia di destra che di sinistra, però sia Vargas che Peròn simpatizzavano per i partiti Nazisti e Fascisti ed erano pronti a reprimere con tutte le loro forze le minacce al loro potere. Nello stesso tempo emanavano riforme a favore dei lavoratori e nazionalizzavano industrie scontrandosi con gli U.S.A. ciò procurò loro molti nemici, ma in compenso guadagnarono un vasto consenso popolare, per esempio il perdonismo ebbe il consenso dei descamisados (operai di città) che ottennero leggi sociali avanzate. Negli anni 70 e 60 tutte le dittature che si erano formate, per mantenere il potere usavano mezzi come la censura, la soppressione della libertà di parola o di stampa e lo scioglimento di partiti. In alcuni paesi gli oppositori venivano torturati, uccisi o perfino scomparivano senza lasciare traccia di se ma che in verità venivano uccisi e seppelliti in fosse comuni, questo è il caso dei desaparecidos, che solo in Argentina tra donne, uomini e bambini erano circa 30000. la calma giunse solo negli anni 80, l’ Argentina era stata sconfitta dalla Gran Bretagna nella guerra per il predominio delle isole Falkland e l’ insuccesso indebolì il governo fino al crollo della dittatura, in Cile cadde il governo Pinochet con delle elezioni libere. Nei primi anni 90 invece tutti i paesi del Sudamerica ottennero governi democratici, in Salvador si ottenne un accordo di pace con i guerriglieri grazie all’ intervento dell’ ONU, in Guatemala si concluse la guerra civile e in Brasile si avviò uno straordinario sviluppo che sembrava predestinare al Brasile un futuro tra le potenze mondiali, ma con l’ aumento della ricchezza aumentava anche la povertà, creando degli squilibri sociali che ci sono ancora oggi, dando vita al fenomeno delle favelas.

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