America Latina

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AMERICA LATINA
LE FASI DEL POPOLAMENTO
1. L’evento principale che ha caratterizzato la storia di quest’area è stata la lunga dominazione coloniale che essa ha subito dagli inizi del 1500, quando Spagna e Portogallo si spartirono la regione, imponendovi la loro lingua (neolatina) e la loro religione (cattolica).
Proprio da questa dominazione da parte dei paesi iberici nacque il nome di America “Latina”.
In seguito altre potenze coloniali (Francia, Paesi Bassi e Inghilterra) stabilirono alcune basi nella fascia intertropicale.
La conquista del Nuovo Mondo iniziò quando i conquistadores spagnoli si impadronirono di grandi aree lungo le coste dell’America meridionale, e i portoghesi crearono il Brasile.
Iniziò così la fase di colonizzazione forzata, basata sulla distruzione di ogni cultura preesistente e sullo sfruttamento intensivo della popolazione e delle risorse minerarie di oro e argento.
Per gli indios questo contatto con gli europei fu molto funesto, in quanto furono decimati dai lavori massacranti che gli venivano assegnati (lavori forzati in miniera o nelle piantagioni) e dalle epidemie.
Per rimediare la crescente scarsità di manodopera, si fece ricorso all’importazione dall’Africa di schiavi neri.
Questa affluenza ha influito molto sulla composizione della popolazione latino-americana.
Dagli incroci tra neri, bianchi e indios si sono create diverse razze meticcie.
2. Alla fine del XVII secolo iniziò il movimento migratorio dall’Europa, il quale raggiunse il suo culmine nei primi anni dell’800 e terminò negli anni ‘20.
I flussi erano composti prevalentemente da italiani, spagnoli e portoghesi, i quali si insediarono nelle aree temperate.
Nei primi decenni del 1800 quasi tutti i paesi ottennero l’indipendenza politica, che comportò una progressiva decadenza dell’influenza europea e l’inglobamento nella cerchia di interessi degli USA.
3. L’incremento demografico è di circa il 25 annuo.
Negli ultimi decenni, l’affluenza di grandi masse di contadini nelle città, alla ricerca di migliori condizioni di vita, ha incrementato notevolmente la popolazione urbana.
Una caratteristica delle città latino-americane è l’enorme estensione delle periferie, abitate soprattutto da popolazioni di ceto medio, e dalla presenza di poverissimi quartieri abusivi costituiti da baracche (i quartieri “favelas” di Rio de Janeiro).
4. Negli ultimi decenni si sono intensificati i flussi migratori in uscita, soprattutto verso gli USA.
Numerose sono state anche le emigrazioni per motivi politici ed economici (Cile, Argentina, Cuba).
INSTABILITÀ POLITICA E CONFLITTI MILITARI
L’America Latina comprende 33 stati indipendenti, accomunati da esperienze politiche e da culture abbastanza omogenee.
La lotta per l’indipendenza iniziò nel 1810 in Messico, e nel giro di una ventina di anni quasi tutti i paesi latino-americani ottennero la sovranità.
Gli stati dominati dalla Spagna raggiunsero l’indipendenza dopo rivolte e conflitti armati, mentre il Brasile l’ottenne in modo pacifico, nel 1822.
In seguito si affermò il caudillismo, cioè l’accentramento del potere politico nelle mani di un unico capo militare. Questo fenomeno, che frenò lo sviluppo della democrazia, fu favorito dalla scarsa consistenza della classe imprenditoriale, dall’assenza di una popolazione capace di far valere i propri diritti e da una forte frammentazione politica.
Nella seconda metà del ‘900 questa regione, con l’esclusione di pochi Stati, è stata caratterizzata da forti tensioni sociali e da continui mutamenti politici.
I frequenti golpe sono stati prevalentemente conservatori.
Una forma di dittatura si instaurò in Argentina nel 1946 per opera del colonnello Juan Perón, il quale instaurò un regime autoritario e riformista, assumendo il controllo di molti settori dell’economia.
All’origine di quasi tutti i movimenti rivoluzionari vi è stata l’esperienza di Cuba: nel 1959 Fidel Castro e Ernesto Che Guevara guidarono una rivoluzione che pose fine alla dittatura, creando un nuovo tipo di Stato basato sul sistema comunista. Questo però provocò enormi tensioni nei vicini Stati Uniti.
Nel 1970 le elezioni in Cile furono vinte da una coalizione socialista guidata da Salvador Allende, la quale avviò una serie di progetti come la riforma agraria e la nazionalizzazione delle miniere di rame.
Nel 1973 un golpe militare sostenuto dagli Stati Uniti pose fine al governo di Allende, il quale fu ucciso e sostituito da Pinochet.
Quest’ultimo abolì la costituzione e instaurò un regime autoritario.
Nel corso degli anni ’80 la situazione è lentamente cambiata: il governo di Castro si è trasformato in un sistema democratico e il caudillismo volse quindi al termine.

UN SISTEMA ECONOMICO SQUILIBRATO
La situazione socio-economica è caratterizzata da condizioni di arretratezza, dovuta alla scarsità di infrastrutture e di servizi pubblici, alla disoccupazione, all’alto tasso di inflazione e al consistente debito estero.
All’interno di questa regione vi sono talvolta notevoli differenze. Alcuni paesi (Brasile, Argentina, Messico) sono molto estesi e ricchi di risorse naturali, mentre altri (America Centrale) hanno dimensioni e risorse limitate.
Inoltre vi sono alcune zone in cui è evidente uno sviluppo ed una modernizzazione piuttosto intensa (Messico settentrionale), e altre che rimangono molto arretrate.
Uno dei principali problemi della regione è lo squilibrio nella distribuzione del patrimonio: gran parte della ricchezza si trova nelle mani di una ristretta cerchia di uomini d’affari e proprietari terrieri, mentre grandi masse di popolazione si trovano in condizioni di povertà.
La storia economica di questa zona è caratterizzata da un sistema agricolo basato sulla monocultura, ovvero una produzione di beni più richiesti dai mercati esteri (oro, argento, canna da zucchero, piantagioni tropicali, bovini, caffè, legname, ecc).
Tale sistema dello sfruttamento di un solo prodotto favorì la concentrazione della ricchezza nelle mani di un’oligarchia terriera.
Anche dopo l’indipendenza il controllo della produzione rimase nelle mani delle grandi compagnie inglesi e statunitensi.
Queste attività, pur essendo dipendenti dai mercati esteri, favorirono l’afflusso di tecnologie e di capitali, che nei primi decenni del XX secolo consentirono ad alcune aree dell’America Latina di avviare il processo di industrializzazione.
Ma questo sistema subordinato ai mercati esteri ha portato ad un progressivo indebitamento dell’economia nazionale.
L’economia ebbe un forte sviluppo durante la seconda guerra mondiale (alla quale l’America Latina non prese parte) e negli anni successivi: in quei periodi l’Argentina, il Brasile e l’Uruguay fornirono generi alimentari all’Europa distrutta dal conflitto.
Negli anni ’70 l’aumento di prezzi del petrolio portò alla ribalta il Messico e il Venezuela, due grandi produttori di greggio.
Negli anni ’70, una direttiva del FMI impose ai paesi in disavanzo nella bilancia del debito estero di ridurre la spesa pubblica e di privatizzare (vendere a privati) le loro imprese.
La privatizzazione in alcuni Paesi riuscì a frenare la crisi, ma ridusse molti servizi sociali e l’occupazione; in altri però non diede i risultati desiderati (Messico).
I PROGETTI DI INTEGRAZIONE COMMERCIALE
La cooperazione commerciale e finanziaria si offre l’unica possibile via d’uscita per superare la crisi. Le principali organizzazioni internazionali sono:
• Il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile) = mercato comune cono sud;
• Il Gruppo dei Tre (Messico, Colombia e Venezuela) = accordo di libero scambio;
• NAFTA (Messico, Stati Uniti, Canada) = accordo per il libero scambio;
• Il CACM;
• Il Caricom (paesi caraibici, tranne Cuba) = mercato comune Caraibi;
• Gruppo Andino = accordo di coordinamento politico ed economico.
Nel 1991 e nel ’94 il governo USA ha proposto un progetto di cooperazione economica, politica, tecnologica e culturale, per superare le difficoltà delle zone meno sviluppate. Il Brasile, vedendo in questo progetto uno svantaggio (in guanto i paesi Sudamericani fornirebbero agli USA risorse naturali e riceverebbero beni molto costosi), ha lanciato un progetto alternativo per la creazione di un’area di libero scambio comprendente solo il Sudamerica.
GLI INSEDIAMENTI USA IN MESSICO
Il fenomeno iniziò nel 1965, quando il governo Messicano concesse una serie di facilitazioni alle imprese statunitensi che impiantassero insediamenti in Messico.
L’iniziativa ebbe molto successo, in quanto, a parità di occupazione, la paga di un messicano è inferiore a quella di uno statunitense; in Messico ci sono poche tutele dei lavoratori in fabbrica e i sindacati degli operai non sono abbastanza forti da imporre le loro condizioni: ne risultano bassi costi di impianti e rari scioperi.
La conseguenza negativa è stato l’aumento dell’inquinamento, che colpisce soprattutto le acque del Rio Grande.
IL CANALE DI PANAMÁ
Fu costruito dagli americani all’inizio del 1900 e venne aperto nel 1915.
Il canale ha molta importanza per il traffico navale nordamericano, in quanto consente di evitare la circumnavigazione dell’America meridionale per i collegamenti tra costa orientale e osta occidentale.
Oggi il canale risulta inadeguato alla esigenze del traffico marittimo, pertanto sono in progetto ipotesi per la costruzione di un altro canale, destinato al traffico delle grandi navi.

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