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Categoria: | Storia |
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Testo
Fra il 1831 e il 1848 il Risorgimento italiano conobbe un’intensa elaborazione intellettuale. Con Mazzini il tema dell’unità d’Italia assunse un’esplicita rilevanza politica e venne segnalata con un preciso programma. I sovrani e le classi dirigenti dei vecchi stati,rimasti estranei al tema “italiano” fin verso i primi anni quaranta, finirono per avvicinarsi progressivamente sulla scorta di un percorso intellettuale più MODERATO rispetto la proposta radicale di Mazzini.
La proposta di Mazzini restò però una delle principali ipotesi disponibili. Fra i principali teorici di una soluzione moderata del tema nazionale,vanno segnalati i piemontesi CESARE BALBO, MASSIMO D’AZEGLIO, VINCENZO GIOBERTI, fautori di una prospettiva intermedia fra rivoluzionari e reazionari. Credevano in un’alleanza tra la monarchia e il popolo.
Salito al trono nel 1831 Carlo Alberto inaugurò una politica estera avversa alle potenze occidentali (Francia ed Inghilterra) che lo avvicinò all’Austria. Sosteneva che la Francia avrebbe potuto aiutare i rivoluzionari italiani e che quindi i troni dovevano difendersi con opportune alleanze all’estero e con una dura repressione all’interno. Carlo Alberto puntò sui due pilastri dell’ordine tradizionale :
• L’ESERCITO (per la difesa);
• LA CHIESA ( per l’istruzione e l’assistanza);
Sul piano amministrativo,civile ed economico il regno di Carlo Alberto avanzava su GRADUALI RIFORME:
• Promulgati il codice civile,codice penale,codice di commercio;
• Riorganizzazione della burocrazia (compiuta nel 1842-43);
• Consiglio di stato permise al sovrano di avvalersi esperti consiglieri;
• Più efficienti l’istruzione locale e centrale del vecchio Piemonte;
• Ottenne il consenso di nobili e notabili,nonostante il potere restasse nelle mani del sovrano e della corte;
I moderati furono i fautori della LEGA DOGANALE,nei primi anni 40. Abolire le dogane significava far circolare le merci più facilmente e potenziare gli scambi. Anche in Italia sarebbe stato possibile fare altrettanto,mantenendo gli stati separati dal punto di vista politico:una CONFEDERAZIONE,presieduta dal papa,che avrebbe regolato la situazione interna,ma avrebbe lasciato gli affari interni alla esclusiva competenza dei sovrani.
La strada intrapresa da Gioberti era quella dell’accordo tra i sovrani,i quali avrebbero mantenuto il loro potere nei rispettivi stati,nella prospettiva di una Dieta italiana presieduta dal papa. Il disegno di Gioberti ebbe una grande risonanza,perché apparve un compromesso fra le esigenze della nazionalità e i valori della tradizione.
Un anno dopo Balbo riprese il tema della confederazione,riflettendo sul principale ostacolo che si frapponeva alla sua realizzazione:presenza dello straniero nel Lombardo-Veneto.
Egli pensava a un RUOLO ATTIVO del Piemonte,autentico motore dell’operazione di avvicinamento all’indipendenza, e vagheggiava la possibilità di un accordo internazionale in grado di svincolare pacificamente l’area italiana da Vienna,in cambio di compensazioni dei Balcani.
Nel 1846 Massimo d’Azelio dette alle stampe il primo “pamphlet” politico cui favorì un grande successo editoriale nell’Italia dell’Ottocento. Giudicando inutile le sommosse,sanguinose e dotate di prospettive di corto respiro,d’Azelio suggeriva di puntare a un coordinamento delle politiche riformatrici,usando i canali dell’opinione pubblica,della comunicazione,della pubblicità.
In Azelio risulta centrale il metodo liberale,basato sul confronto fra le opinioni e sulla rivendicazione di spazi di libertà informali.
Fra il 1846 e il 1847 la penisola italiana entrò in ebollizione,divenne un luogo di sperimentazione e d’innovazione politica. Era nata un’opinione pubblica.
Fu l’esperienza neoguelfa,basata sulle idee di Gioberti,in base alla quale all’Italia unita si sarebbe giunti per gradi,attraverso la confederazione fra gli Stati italiani presieduta dal papa. Fra il 1846 e il 1847 in seguito all’ascesa di papa Pio IX,il papa venne considerato un uomo aperto e di sentimenti riformatori. La libertà di stampa e di una consulta di Stato crearono nei domini della chiesa un diffuso consenso intorno all’pera del pontefice e provocarono uno spirito di emulazione in Piemonte e nel granducato di Toscana.In questo periodo dopo la fase della rivoluzione,la chiesa doveva entrare in sintonia con il “mondo” per guidarlo come un tempo.
Tuttavia il movimento riformatore coltivava precise aspettative,ma nessuno in Italia aveva un’idea precisa della dinamica che l’incrocio fra opinione pubblica, eventi internazionali e reazioni delle corti,stava preparando.
GLI EVENTI DEL 48 E 49
Le sommosse e le rivolte che anche in Italia si svilupparono nel 1848 sono la conseguenza dei moti rivoluzionari parigino e viennese,ma testimoniano anche la crescita del movimento liberale,che nel biennio precedente aveva ottenuto slancio e risultati importanti.
• Fu il Regno delle Due Sicilie ad inaugurare la fase “rivoluzionaria”;
• Napoli era rimasta estranea al moto riformatore promosso dagli altri governi.
• A Palermo proprio con un mese di anticipo rispetto a Parigi si verificò una vasta sollevazione popolare che spinse il sovrano a concedere la COSTITUZIONE.
• A Torino le pressioni popolari per ottenere una costituzione come quella napoletana,si fecero assai intense e Carlo Alberto fu spinto a concedere lo Statuto.
• Il granduca di Toscana aveva provveduto in Febbraio;
Si trattava di “chartes octroyèes” cioè concesse dai sovrani. Esse prevedevano:
• Una doppia camera (1 vitalizia,1 elettiva);
• Un esecutivo nelle mani del re;
• Un elettorato estremamente ristretto;
• Il riconoscimento dei diritti individuali fondamentali;
Appena si sparse la notizia che a Vienna era scoppiata una sommossa liberale ottenendo anche risultati,la popolazione veneziana,insorse contro il dominio austriaco e liberò dalle prigioni i 2 noti patrioti: Daniele Manin e Nicolò Tommaseo che proclamarono la REPUBBLICA ,dopo aver costretto gli austriaci ad abbandonare la città. Il 18 marzo la popolazione diede vita a violenze manifestazioni austriache,che si trasformarono in violenti combattimenti. In 5 giorni, le conosciute “CINQUE GIORNATE”, le truppe imperiali comandate dal generale Radetzky furono sconfitte e costrette a rifugiarsi nelle fortezze del “quadrilatero” formato dalle 4 piazze di Mantova, Peschiera,Verona,Legnago.
A Milano si formò un governo provvisorio diretto dalle forze moderate e capeggiato da Gabrio Casati e da altri esponenti dell’aristocrazia fondiaria.
A questo gruppo si contrapponeva la CORRENTE DEMOCRATICA i cui leader erano Carlo Cattaneo e Enrico Cernuschi.
Spinto da queste sollecitazioni e dal timore che nel regno di Sardegna si potessero verificare fatti simili a quelli accaduti a Milano e a Venezia,Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria il 23 Marzo del 1848. L’eccessiva fretta con cui Carlo Alberto desiderava annettere la Lombardia al suo regno,creò FRATTURE all’interno del fronte rivoluzionario e insospettì gli altri sovrani,che temevano il rafforzamento della monarchia piemontese. Uno dopo l’altro a cominciare da Papa Pio IX ritirarono le truppe indebolendo l’esercito: le prime sconfitte toccate ai piemontesi fecero precipitare la situazione. A CUSTOZA,dopo 3 giorni di sanguinoso combattimento,Carlo Alberto fu costretto a ritirarsi,lasciando Milano agli Austriaci. E il 9 agosto il generale Salasco firmò l’armistizio con l’Austria.
L’armistizio però creò una forte crisi del movimento liberale aggravata anche dalla repressione dei moti insurrezionali nel regno delle Due Sicilie dove Ferdinando II con un colpo di stato aveva sciolto il parlamento e nominato un governo filomonarchico.
Democratici e Repubblicani trovarono in questo fallimento nuove conferme alle loro idee e ripresero l’iniziativa politica.
Carlo Cattaneo esponente democratico,sostenitore di una SOLUZIONE FEDERALE al problema dell’unità,denunciò apertamente l carattere di conquista regia che l’iniziativa del Piemonte conservava sotto le vesti di una partecipazione allo spontaneo moto nazionale.
Tutti gli stati italiani furono percorsi dalle agitazioni dei democratici,che in Toscana costrinsero il granduca Leopoldo II alla fuga e diedero vita a un governo provvisorio guidato dai democratici Francesco Guerrazzi e Giuseppe Montanelli.
Anche nello Stato Pontificio gli avvenimenti precipitarono. Sotto le pressioni dei democratici,Pio IX chiamò a capo del governo Pellegrino Rossi,per evitare un inasprimento della tensione politica.Ma il programma politico-amministrativo di Rossi andò a scontrarsi contro la ferma opposizione dei conservatori e del clero. Rossi venne assassinato dai rivoluzionari e il papa abbandonò la capitale per rifugiarsi a Gaeta.
Dopo poche settimane fu eletta a suffragio universale un’Assemblea Costituente che il 9 febbraio 1849 proclamò la fine del potere temporale e la fondazione della REPUBBLICA ROMANA,con a capo un triumvirato,composto da GIUSEPPE MAZZINI,CARLO ARMELLINI,AURELIO SAFFI.
Ripreso il conflitto austro-piemontese,il cui esito fu la disfatta di Novara,il 23 marzo del 49 e la conseguente abdicazione di Carlo Alberto a favore di Vittorio Emanuele II. Dopo il crollo della Repubblica toscana,solo Venezia e Roma rimanevano vivi centri rivoluzionari,ma fu proprio la vittoria di Luigi Bonaparte in Francia ad accelerare la fine della Repubblica Romana.
LA CONQUISTA DELL’UNITA’-
Ovunque a eccezione del Piemonte,le Costituzioni erano state revocate,le libertà cancellate,ecc..
- PIEMONTE: Carlo Alberto unico tra i sovrani della penisola,mantenne la COSTITUZIONE. Conservò il tricolore e fece dei Savoia una dinastia nazionale. Dopo la sconfitta di Novara,egli abdicò e andò in esilio in Portogallo; VITTORIO EMANUELE II confermò le scelte del padre e divise il proprio potere con il PARLAMENTO.
- TORINO e GENOVA: divennero il rifugio di tanti patrioti che non potevano più vivere a Napoli,a Roma, a Firenze,a Milano.
Dopo il 1849 i governi regionali italiani subirono un rapido processo di delegittimazione.
**Nel Lombardo-Veneto,la repressione austriaca non risparmiò neppure i nobili di sentimenti liberali,costretti all’esilio o condannati a pesanti pene pecuniarie. La stampa fu sottoposta a censura,controlli della pubblica sicurezza si fecero pesanti. Fu indotta la LEGGE STATUARIA che consentiva più facilmente a tribunali speciali di decretare gravi pene e anche quella capitale.
**Regime Borbonico: le condanne per reati politici furono molteplici,sia nel Mezzogiorno continentale,sia in Sicilia. Libertà di stampa venne soppressa nell’agosto 1850.
**Stato Pontificio: papa fuggito a Gaeta,Dopo la caduta della Repubblica romana a opera dei Francesi fu instaurato un triumvirato di cardinali,il cosìdetto “TRIUMVIRATO NERO” che cancellò le modeste aperture dello statuto.
** Firenze: gli austriaci restarono fino al 1855.La pena di morte fu di nuovo abolita dall’ordinamento solo nel 1853;ma restarono un pesante regime di POLIZIA.
Mazzini era convinto che l’adesione dei Savoia alla causa nazionale fosse solo un modo per ingrandire il Piemonte dal punto di vista territoriale,e non rinunciò ad organizzare insurrezioni dalla Toscana a Milano per tutto il periodo dal 1850 al 58.
Nel 1857 a Sapri,il napoletano Carlo Pisacane,(mazziniano che poi si era avvicinato al socialismo)tentò una spedizione per indurre i contadini a insorgere,ma finì per essere massacrato con i suoi compagni.
I patrioti in esilio avevano dato vita ad ASSOCIAZIONI POLITICHE E CULTURALI assai vivaci. Quando tornarono del 1859-60 erano diventati un E’LITE di ALTO LIVELLO,pronto a governare un paese che voleva recuperare il tempo perso con i tiranni e l’occupazione straniera.
Sicuramente la figura più importante e principale di questo periodo italiano era VINCENZO GIOBERTI che si era fatto sostenitore della duplice causa dell’indipendenza e della nazionalità. Egli sosteneva che il tema patriottico non doveva essere abbandonato e che il Piemonte dovesse continuare a perseguire la via dello scontro con l’Austria.
Le elezioni del marzo 49 non cambiarono le cosa,salvo rivelare un nuovo leader politico:Massimo d’Azelio.
Le elezioni del Luglio 49 con una nuova maggioranza “democratica”.
Vittorio Emanuele era invece affezionato alla titolarità del potere esecutivo,che lo statuto gli riconosceva. Occorreva una svolta,che si attuò con il PROCLAMA DI MONCALIERI,con il quale il re minacciò ritorsioni sul piano delle libertà costituzionaliste gli elettori gli avessero negato il loro “concorso” con l’elezione di deputati favorevoli a ratificare la pace di Milano con l’Austria.
L’elezione la vinse d’Azelio,ora raggiunta la pace,potè mettersi al lavoro. Questione degli “esuli italiani” da risolvere:
• Lavori pubblici: modernizzazione delle comunicazioni (telegrafo elettrico,ferrovie) ;
• Società Civile : istruzione ( laicizzò la scuola primaria sottraendola al clero);
• Rapporti tra Stato e Chiesa ( agosto del 48 erano già stati espulsi tutti i Gesuiti);
• Luglio 1850 suffragio della camera (che lo approvò) un pacchetto di leggi da parte del ministro Siccardi.compredeva:
- abolizione del foro ecclesiastico;
- riduzione delle feste religiose;
- proibizioni di accettare donazioni ed eredità senza autorizzazione governativa;
Camillo Benso conte di Cavour era il figlio di una nota famiglia Piemontese,Diventato uno degli uomini più facoltosi del paese,egli potè dedicarsi alla vita politica (iniziato già da Cesare Balbo,quando aveva partecipato all’AVVENTURA GIORALISTICA del “Risorgimento” ). Si era schierato a favore di Papa Pio IX e delle riforme graduali. Cavour si rese conto,come d’Azelio che un braccio di ferro tra monarchia e rappresentanti del “popolo” non avrebbe portato a una stabilizzazione del regime costituzionale. Occorreva quindi salvaguardare le garanzie statuarie e insieme recuperare il ruolo di guida simbolica dello stato del proprio sovrano.
Cavour nel 1848 entrò nella camera e venne scelto come Ministro dell’Agricoltura,e dal 1851 delle Finanze. Strinse con Francia,Gran Bretagna e Belgio trattati di commercio ispirati al libro scambio. Pose il tema della Banca Nazionale,ovvero di un istituto di credito in grado di governare i flussi del risparmio e degli investimenti.
Cercò di riorganizzare le finanze,introducendo un’imposta sul reddito.
Cavour era leader di una schieramento,detto CENTRO DESTRO, favorevole al governo in carica. Sul versante opposto,si trovava una formazione moderata,il CENTRO SINISTRO,di URBANO RATTAZZI,d’ispirazione liberal-borghese. Insieme i due gruppi potevano essere il perno di una forte ALLEANZA CENTRISTA ( definita il “CONNUBIO”) . Successivamente d’Azelio rassegnò le dimissioni.
Vittorio Emanuele preferiva d’Azelio a Cavour ma si rese conto che non aveva altra scelta che NOMINARE CAVOUR senza vincoli di programma.
Cavour si battè per fare del Piemonte uno stato moderno.
• PIANO POLITICO: affermò la centralità del parlamento e si sforzò di affrancare l’esecutivo dalla tutela del re e della corte .Il connubio del 52 rappresentava lo strumento di emancipazione che i liberali cercavano x avvicinarsi ai modelli del parlamentarismo occidentale. Questo causava sempre un PARLAMENTO SEMPRE PIU’ AUTONOMO.
• PIANO SOCIALE-ECONOMICO: appoggiò la costruzione di ferrovie,strade e canali ( rendevano le comunicazioni più rapide), potenziare l’istruzione sottraendola al clero,riorganizzò l’esercito e la burocrazia, riformò il fisco (in modo da assicurare allo stato entrate certe),fondazione di Banche (essenziali per le attività economiche,sociali delle industrie che si stavano diffondendo);
• CHIESA: rapporto molto conflittuale, sosteneva Cavour che la religione fosse un aspetto individuale e doveva essere respinta ogni interferenza di vescovi ed ecclesiastici negli affari pubblici,dalla scuola all’assistenza.