Riforma Tridentina

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Testo

Riforma tridentina

Gli aspetti positivi della riforma tridentina sono quelli che consentono ad una chiesa corrotta e in crisi, di rafforzarsi e di assumere la forma politica, culturale e morale che le consentirà di arrivare fino ad oggi.
Aspetto politico. L’umanesimo e il rinascimento avevano sviluppato negli intellettuali, nei gruppi dirigenti, il culto della ragione, cioè l’esigenza di dare una spiegazione razionale dei fenomeni. Questo significa che la Chiesa non può tornare alla sua forma autoritaria originale per volontà impositiva, ma deve assumere anche un ruolo fortemente persuasivo, cioè l’imposizione deve essere accompagnata dal convincimento. L’autorità della Chiesa deve essere restaurata, ma in maniera consensuale. Oltre alla verità del sacerdote, c’è una verità della ragione che si applica ai rapporti con gli altri, cioè alla politica. Il modello politico della Chiesa viene assunto dalla concezione politica dell’Umanesimo, da Machiavelli che aveva pubblicato un libro “Il principe” in cui aveva spiegato da buon cortigiano quale dovesse essere il comportamento del perfetto principe e in sostanza aveva sostenuto che la politica e la morale ubbidiscono a leggi differenti: la morale ubbidisce ai principi della coscienza, che sono anche quelli della religione; la politica obbedisce alle leggi naturali, cioè all’istinto. Dunque, il comportamento politico richiede il soddisfacimento dei bisogni degli istinti in relazione agli altri. Per cui, mentre dal punto di vista morale non c’è separazione tra ciò che si fa e ciò che appare, dal punto di vista politico la separazione è assoluta. Machiavelli, in un celebre passo, dice che il Principe deve essere generoso, o meglio deve apparire tale, perché se poi non è generoso ma appare tale allora va bene, se invece non appare generoso ma in realtà lo è allora non può essere un principe. Quindi, dal punto di vista morale il comportamento deve essere interiore, mentre in politica la generosità e la virtù sono apparenti perché quello che conta è il raggiungimento dello scopo, cioè l’appagamento degli istinti, cioè conseguire ciò che si desidera. Allora, Machiavelli giunge al punto di affermare che la politica è superiore alla morale, perché le leggi naturali alla base della politica precedono storicamente le leggi morali alla base del comportamento individuale. La chiesa non può accettare questo discorso, e dopo la riforma protestante il libro di Machiavelli viene proibito, viene conservato nella biblioteca del Vaticano e tutte le copie vengono bruciate, perché la gente non deve leggere Machiavelli, ma solo i religiosi. I protestanti, ben presto, vedono nel discorso di Machiavelli l’esempio della corruzione dell’Italia e della Chiesa, quindi sono più feroci dei cattolici con Machiavelli. Ancora oggi, in inglese, parole che hanno legame con Machiavelli sono sinonimi di comportamento ignobile. Quindi, Machiavelli è considerato un bell’esempio della corruzione del mondo cattolico. Per cui, la Chiesa lo mette all’indice, i protestanti lo considerano un orribile personaggio che insegna il male al posto del bene, però a leggerlo sono i gruppi dirigenti, perché i principi della politica sono autentici e quindi per chi deve governare tali principi sono assolutamente necessari. Quindi Macchiavelli diventa patrimonio dei gruppi dirigenti. Proprio tra il 500 e il 600, gli eredi di Macchiavelli, sono gli anti-Machiavellici per eccellenza, cioè i gesuiti, perché dicono che ci sono due verità: quella di fede, del papa, in cui bisogna credere indiscutibilmente; quella di ragione, che va provata e verificata. Quella di ragione presuppone un’analisi della realtà molto diversa dalla verità di fede e si carica di uno scetticismo che nella fede è totalmente assente: tanto è maggiore nel gesuita la forza della fede, tanto maggiore è il suo scetticismo nella pretesa di applicare in maniera autoritaria i suoi precetti. La differenza tra i gesuiti e gli altri ordini religiosi è questa: i gesuiti cercavano una conversione autentica e profonda che può avvenire solo se il convertito si riconosce nella verità di chi lo converte. Dunque, c’è un radicamento profondo per cui la fede viene assimilata attraverso una integrazione con i bisogni degli altri popoli. Quindi, i gesuiti fanno una operazione politica e studiano Machiavelli, lo conoscono alla perfezione e lo interpretano a modo loro, mettendo la politica nella sua autonomia e separazione al servizio della religione. Se in Macchiavelli la separazione fa sì che la politica non abbia il valore morale della religione, nel moneto in cui si stabilisce il rapporto, il problema diventa capire in che cosa consiste il valore morale della politica. La risposta del gesuita è servirsi dei bisogni degli istinti come mezzo per portare a buon fine i propri convertiti.

Esempio



  


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