Regime fascista

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Testo

Il regime fascista
I caratteri generali del regime fascista

Le "leggi fascistissime" (1925-26) trasformarono lo stato liberale in dittatura, esautorando il parlamento. Il potere esecutivo diveniva il perno della vita politica. Il Tribunale speciale per la difesa dello stato fu lo strumento con cui la giustizia politica mise a tacere ogni opposizione, comminando anni di carcere agli antifascisti. Il suffragio universale democratico venne abolito in favore di un suffragio limitato all’accettazione o al rifiuto della lista di deputati proposta dal governo. La distinzione liberale tra patiti e stato scomparve. In un regime totalitario il partito unico doveva perdere la sua autonomia e trasformarsi in una struttura burocratica statale. La libertà sindacale fu abolita e sostituita con un regime corporativo, in cui i singoli settori dell’economia fossero rappresentati dinanzi allo stato; che solo poteva dirimere i conflitti. Il corporativismo rimase sulla carta e in realtà si tradusse in strapotere padronale. Il regime fascista mostrò grande interesse per le tecniche di formazione e manipolazione del consenso: scuola, università, stampa, cinema, organizzazioni sportive e dopolavoristiche vennero integralmente "fascistizzate". Decisiva fu, in questo senso, la politica religiosa, culminata con la stipula dei Patti lateranensi tra regime e Vaticano (1929), con cui i due poteri si riconoscevano e legittimavano reciprocamente.

La politica economica del fascismo
In politica economica il fascismo fu inizialmente liberista poi, a fronte della crisi economica del 1929, dirigista. I tradizionali rapporti tra potere politico ed economico vennero ulteriormente rafforzati, dando vita a un modello di stato assistenziale autoritario. Il settore industriale conobbe un certo sviluppo, mentre quello agricolo, ancora preponderante nell’'arretrata società italiana, attraversò lilla lunga fase di stagnazione.

La guerra di Etiopia e le leggi razziali
La politica coloniale, dopo lilla fase di consolidamento dei possedimenti africani (Libia, Eritrea, Somalia), riprese in grande stile. Mussolini decise di dar vita, con scopi propagandistici, all'impero d'Etiopia. Nel 1935, nonostante la condanna della Società delle nazioni, procedette nella sanguinosa aggressione dell’Etiopia, fino alla sua conquista. Sebbene in Italia non esistesse una radicata sensibilità antisemita, nel 1938 il fascismo aderì alla legislazione razziale antiebraica. Le leggi razziali non furono solo il segno della subalternità italiana nei confronti del nazismo, ma anche espressione della cultura antidemocratica e antiegualitaria dell'ideologia fascista .

L'antifascismo
L’opposizione al fascismo non si spense mai del tutto. In una prima fase (1922-26) ebbe un carattere spontaneo e non organizzato e venne perlopiù travolta dalla violenza squadrista; in una seconda fase (1927-45), coincidente con l'instaurazione della dittatura, dette vita al fenomeno del "fuoriuscitismo", costituendo in Francia, sotto la guida di Buozzi, la Concentrazione d'azione antifascista, che raggruppava i partiti d'opposizione dell'Aventino e i comunisti.
Le formazioni politiche più attive nella lotta antifascista furono Giustizia e Libertà, movimento di matrice liberalsocialista, e il Partito comunista, membro della Terza internazionale comunista egemonizzata dall'Unione Sovietica staliniana. Dopo l'arresto di Gramsci la direzione del partito venne assunta da Togliatti. L'isolamento del Partito comunista, l'unica formazione che avesse faticosamente mantenuto una base operativa clandestina in Italia, ebbe termine nel 1934, quando cadde la tesi del "socialfascismo", che accomunava i partiti democratici e socialisti al fascismo, e prevalse la linea del patto di unità d'azione con tutte le forze antifasciste. Al fianco dell'opposizione politica organizzata vi fu un'altra forma d'opposizione, di natura morale e culturale, che ebbe in Croce il più alto esponente. Il mondo cattolico: dopo i Patti lateranensi, si divise tra sostenitori del fascismo e suoi critici, che però non riuscirono mai a dare forma organizzata al dissenso ideale e politico.

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