Prussia

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Testo

Prussia (tedesco Preussen), regione storica dell'Europa centrale, antico regno e stato tedesco che, all'apice della sua espansione nel tardo XIX secolo, si estendeva lungo le coste del Baltico e del Mare del Nord e confinava a ovest con Belgio, Olanda, Francia e Lussemburgo, a est con l'impero russo, a sud e sud-est con l'Austria-Ungheria e la Svizzera.

LE ORIGINI
Il nome del paese deriva dai prussiani (o borussi), popolo affine ai lituani stanziatosi nella regione tra la Vistola e il Neman, che resistette a lungo ai tentativi di evangelizzazione dei sassoni a partire dal X secolo. A metà del XIII secolo, il territorio prussiano fu conquistato dall'ordine dei cavalieri teutonici, i quali lo popolarono con insediamenti di coloni tedeschi e olandesi, amministrandolo come feudo papale.

Nella seconda metà del XIV secolo si sviluppò in Europa orientale una forte opposizione antitedesca. Nel 1410 un esercito congiunto polacco-lituano sconfisse i cavalieri teutonici nella battaglia di Tannenberg (odierna Stebark), ma la ridefinizione degli equilibri regionali giunse solo con la seconda pace di Toruñ (1466), a seguito della quale la parte orientale della Prussia rimase all'ordine teutonico sotto la sovranità polacca, mentre quella occidentale venne direttamente annessa dalla Polonia. Alberto di Hohenzollern (1525-1568), ultimo gran maestro dei cavalieri teutonici, dopo aver aderito alla Riforma secolarizzò la Prussia orientale autoproclamandosi primo duca di Prussia nel 1525.

Nel 1618 il ducato, ancora sotto la Polonia, passò in eredità agli Hohenzollern del Brandeburgo con Giovanni Sigismondo (1608-1620), e avrebbe raggiunto in seguito la piena sovranità sotto il nipote, il Grande elettore Federico Guglielmo (1640-1688), in seguito alla pace di Oliva (1660) al termine della prima guerra del Nord, alla quale il Brandeburgo-Prussia partecipò a fianco della Polonia. Con la pace di Vestfalia (1648), che chiuse la guerra dei Trent'anni, la Prussia ebbe la Pomerania orientale e altri territori; Federico Guglielmo avviò un processo di modernizzazione delle strutture statali accentrando nella propria persona i poteri e le funzioni di governo sin lì esercitati dalla nobiltà e dalle oligarchie cittadine.
IL REGNO DI PRUSSIA
Il figlio di Federico Guglielmo, Federico III, ricevette dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo, per l'appoggio che gli aveva dato nella guerra di successione spagnola, il titolo e il nome di Federico I, re di Prussia (1701-1713). Il suo successore e figlio Federico Guglielmo I (1713-1740) potenziò notevolmente l'esercito prussiano, che divenne il vero perno della nuova organizzazione dello stato; la Prussia estese in questo periodo il proprio territorio alla Gheldria e alla Pomerania occidentale. Il successore Federico II il Grande (1740-1786) ereditò dal padre enormi riserve finanziarie e il miglior esercito d'Europa; grazie al suo genio militare, la Prussia divenne una delle grandi potenze del tempo.
Appena salito al trono nel 1740 Federico II invase la provincia austriaca della Slesia scatenando la guerra di successione austriaca; l'annessione definitiva della Slesia sarebbe avvenuta però solo al termine della successiva guerra dei Sette anni (1763); a questa seguì nel 1772 l'annessione della Prussia occidentale polacca (vedi Spartizioni della Polonia), che permise il ricongiungimento del regno di Prussia con il Brandeburgo. Sul piano interno, il regno di Federico II si caratterizzò come tipico modello di dispotismo illuminato.
Federico Guglielmo II (1786-1797) si alleò con l'Austria contro la Francia rivoluzionaria, ma si ritirò dalla guerra partecipando a due ulteriori spartizioni della Polonia (1793 e 1795) con le quali ingrandì ulteriormente il territorio prussiano; il successore Federico Guglielmo III (1797-1840) in un primo tempo introdusse alcune riforme liberali tra il 1801 e il 1805 promettendo di promulgare una Costituzione; aderì alle coalizioni antifrancesi, ma dopo la sconfitta subita a Jena (1806) nel corso delle guerre napoleoniche, dovette subire il dominio di Napoleone I, protrattosi sino alla disfatta dell'imperatore francese nella battaglia di Waterloo (1815). In politica interna Federico Guglielmo III mutò poi indirizzo aderendo alla Santa Alleanza e contribuendo alla repressione dei movimenti liberali. La Costituzione fu alla fine concessa nel 1848 da Federico Guglielmo IV (1840-1861), che tuttavia la limitò sostanzialmente due anni dopo; il sovrano inoltre si fece promotore di un'unione degli stati tedeschi sotto l'egida della Prussia, ma dovette rinunciare al progetto per l'opposizione dell'Austria.

IL PRIMATO PRUSSIANO IN GERMANIA
Dopo il congresso di Vienna, la Prussia divenne la principale potenza tedesca entro la Confederazione germanica, e quindi il potenziale fulcro di una progressiva unione con gli altri stati tedeschi. Il regno raggiunse l'apice della potenza ai tempi di Guglielmo I (1861-1888), e dei suoi successori Federico III (1888) e Guglielmo II (1888-1918), soprattutto per opera del cancelliere Otto von Bismarck, artefice della guerra contro la Danimarca del 1864, della guerra austro-prussiana del 1866 (dopo la quale nel 1867 si costituì la Confederazione della Germania del Nord), e infine della guerra franco-prussiana del 1870, per mezzo delle quali la Prussia si trasformò nell'impero di Germania (Secondo Reich) proclamato nel 1871 e durato fino al 1918, di cui la Prussia costituì il nucleo principale.

Stato membro (Land) della Repubblica di Weimar (1919-1933), la Prussia fu suddivisione amministrativa (formata da tredici province) del Terzo Reich (1934-1945); dopo la prima guerra mondiale la parte occidentale fu ceduta alla Polonia, mentre quella orientale (secondo i termini del trattato di Versailles) venne separata dalla rimanente Prussia tedesca da un territorio noto come "corridoio polacco", concepito per offrire alla Polonia uno sbocco sul mar Baltico.

Furono province prussiane tra le due guerre mondiali la Renania, il Brandeburgo, la Pomerania, Berlino, la Sassonia, lo Schleswig-Holstein, l'Hannover, la Vestfalia, la Prussia orientale, l'Assia-Nassau, l'Hohenzollern e la Slesia (oggi ripartita tra Polonia e Repubblica Ceca). Alla fine della seconda guerra mondiale, con la dichiarazione di Potsdam (1945), la Prussia scomparve come soggetto politico autonomo: la parte orientale venne posta sotto l'amministrazione polacca (territori meridionali) con l'eccezione dei territori settentrionali direttamente annessi dall'Unione Sovietica; la Prussia occidentale fu invece ripartita tra le quattro zone di occupazione amministrate da Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e URSS e avrebbe poi costituito la Repubblica democratica tedesca. Oltre alla capitale Berlino, tra le principali città prussiane figuravano Francoforte sul Meno, Colonia, Essen, Dortmund, Düsseldorf, Magdeburgo, Stettino e Königsberg (poi Kaliningrad).
Confederazione germanica Unione di trentasette principati e quattro città libere tedesche in una confederazione di stati autonomi e sovrani, nata dal congresso di Vienna (1815). Poiché questa confederazione sostituiva il Sacro romano impero, dissolto nel 1806, i territori non tedeschi dell'Austria e della Prussia ne furono esclusi, mentre il re d'Inghilterra in qualità di signore di Hannover, il re di Danimarca per l'Holstein, e il re dei Paesi Bassi per il granducato del Lussemburgo vi furono inclusi. L'Atto fondamentale della Confederazione, approvato al congresso di Vienna, stabilì i diritti e i doveri della Dieta (chiamata Bundestag), quale organo unico, centrale, della Confederazione, con sede a Francoforte. Sotto la presidenza del cancelliere austriaco Metternich, rappresentante del presidio austriaco (fino al 1848), gli inviati elaborarono una politica estera comune e adottarono provvedimenti per reprimere l'opposizione liberale nel segno della Restaurazione. Le misure repressive adottate si tradussero nei decreti di Karlsbad; questa politica determinò lo scoppio della rivoluzione del marzo 1848 e il successivo scioglimento della Confederazione germanica. Dopo il fallimento della rivoluzione del 1849-50 la confederazione fu nuovamente ricostituita nel 1850 per iniziativa dell'Austria. Sin dall'inizio la politica della Confederazione fu caratterizzata dalla rivalità tra i due grandi stati tedeschi: l'Austria e la Prussia. Questo dualismo si inasprì sempre più, sino a sfociare nella guerra austro-prussiana del 1866, il cui esito segnò la fine della Confederazione germanica e la nascita della Confederazione della Germania del Nord.

Guerra austro-prussiana Conflitto che oppose nel 1866 l'Austria alla Prussia, provocato dal cancelliere prussiano Otto von Bismarck con l'obiettivo di strappare agli Asburgo l'egemonia nella Confederazione germanica istituita nell'ambito del congresso di Vienna del 1815.

GLI ANTEFATTI DEL CONFLITTO
Due anni prima dello scoppio della guerra (1864), Austria e Prussia si erano alleate contro la Danimarca nella guerra finalizzata a ottenere i ducati di Schleswig e Holstein. La conferenza di Gastein del 1865 assegnò la giurisdizione del primo alla Prussia e del secondo all'Austria. Bismarck ostacolò di proposito l'amministrazione austriaca nell'Holstein, e quando l'Austria protestò presso la dieta della Confederazione, il cancelliere prussiano inviò truppe nella regione. Hannover, Assia-Kassel, Sassonia, Baviera, Württemberg e altri stati della Confederazione, temendo l'espansionismo prussiano, si schierarono con l'Austria. Assicuratasi la neutralità della Francia e stretta un'alleanza con l'Italia, potenza impegnata a costruire l'unità nazionale e pertanto naturale nemica degli Asburgo (vedi Terza guerra d'indipendenza), Bismarck dichiarò guerra all'Austria.

LA VITTORIA PRUSSIANA E LA PACE DI PRAGA
Grazie allo stratega Helmuth von Moltke, l'esercito prussiano riportò subito importanti vittorie, conquistando in breve tempo l'Hannover e l'Assia-Kassel, invadendo quindi la Sassonia e la Boemia e sconfiggendo infine l'Austria a Sadowa (3 luglio). Con la pace di Praga del 23 agosto 1866 l'Hannover e l'Assia-Kassel furono annessi alla Prussia, l'Austria dovette cedere il Veneto al Regno d'Italia e l'Holstein alla Prussia. L'anno successivo la Prussia diede vita alla Confederazione della Germania del Nord, dalla quale l'Austria venne esclusa. Persa influenza nell'area germanica, gli Asburgo si volsero a ricostituire i propri territori nella monarchia austroungarica.
Confederazione della Germania del Nord Unione degli stati indipendenti tedeschi situati a nord del fiume Meno, formata nel 1867 sotto l'egida della Prussia per iniziativa del suo cancelliere Otto von Bismarck. Subito dopo la vittoria sull'Austria nella guerra austro-prussiana del 1866, la Prussia propose di stabilire una Confederazione degli stati tedeschi del Nord che sostituisse la precedente Confederazione germanica, unione di 39 stati tedeschi sotto la guida austriaca, istituita nel 1815 dal congresso di Vienna. Ventidue stati aderirono al progetto, ognuno conservando il proprio governo ma unificando le forze armate e ponendole sotto il comando del re di Prussia. Venne inoltre istituito un Consiglio federale, le cui funzioni di presidenza erano di fatto svolte da un cancelliere. Strette alleanze si stabilirono tra la Confederazione del Nord e importanti stati a sud del Meno, come il regno di Baviera, il granducato di Baden e il regno di Württemberg (che tra l'altro accettarono di mettere a disposizione della Confederazione le proprie forze militari nel caso di un eventuale attacco esterno). La Confederazione del Nord fu un importante passo verso l'unificazione della Germania, raggiunta nel 1871 al termine della guerra franco-prussiana.

Guerra franco-prussiana Guerra combattuta nel 1870-71 tra la Francia e gli stati tedeschi capeggiati dalla Prussia. Le origini del conflitto, conclusosi con la disfatta francese, vanno ricondotte alla strategia politica dispiegata dal cancelliere prussiano Otto von Bismarck allo scopo di realizzare l'unificazione della Germania; sul fronte opposto, l'imperatore di Francia Napoleone III mirava a riconquistare il prestigio perduto, sia all'interno sia all'estero, dopo le numerose sconfitte politico-diplomatiche subite. Inoltre, la potenza militare prussiana, che si era manifestata in tutta evidenza dopo la sconfitta dell'Austria nella guerra austro-prussiana del 1866, costituiva una sfida alla supremazia francese sul continente europeo.

AVVISAGLIE E INCIDENTI BELLICI
A far precipitare gli eventi verso la guerra fu la candidatura di Leopoldo, principe di Hohenzollern-Sigmaringen e cugino del re di Prussia, al trono di Spagna, rimasto vacante in seguito alla rivoluzione spagnola del 1868. Pressato da Bismarck, Leopoldo accettò la candidatura. Il governo francese, allarmato dalla prospettiva di un'alleanza prussiano-spagnola, minacciò di dichiarare guerra alla Prussia se la candidatura non fosse stata ritirata, ottenendo un'immediata rinuncia.Bismarck, tuttavia, rese pubblico il resoconto ufficiale dell'incontro fra l'ambasciatore francese e Leopoldo, alterandone il testo, al fine di suscitare le ire dei francesi e provocare un gravissimo incidente diplomatico.

GLI INIZI DELLA GUERRA
Napoleone III cadde nella trappola di Bismarck e il 19 luglio 1870 la Francia dichiarò guerra alla Prussia. Immediatamente gli stati meridionali della Germania si schierarono a fianco del re di Prussia Guglielmo I in un fronte comune contro la Francia. I francesi furono in grado di mobilitare poco più di 200.000 uomini, che vennero raggruppati nelle due armate di Alsazia e Lorena, sotto il comando dei marescialli Mac-Mahon e Bazaine. Quanto ai tedeschi, in breve tempo formarono un esercito forte di 400.000 unità, poste sotto il comando supremo di Guglielmo, che aveva al suo fianco quale capo di stato maggiore un grande stratega: il feldmaresciallo Helmuth von Moltke. Nei combattimenti di Weissenburg (4 agosto), di Worth e di Spichen (ambedue 6 agosto), i francesi furono sconfitti. L'armata di Mac-Mahon ripiegò allora verso Parigi, mentre quella di Bazaine rimase bloccata nella zona di Metz, dove subì un'altra serie di rovesci. Considerata la gravità della situazione, l'imperatore francese assunse il comando supremo e s'insediò a Metz, che fu subito assediata da due armate tedesche. Gli eventi infine precipitarono quando Mac-Mahon, accorso in aiuto di Napoleone III, fu intercettato dal nemico e dovette ritirare la sua armata nella città di Sedan. Qui ebbe luogo lo scontro decisivo.

BATTAGLIA DI SEDAN E CATTURA DI NAPOLEONE III
La battaglia cominciò la mattina del 1° settembre 1870.Subito Mac-Mahon cadde gravemente ferito e poco dopo il generale Wimpfen assunse il comando. La battaglia continuò sino a metà pomeriggio, quando Napoleone, che nel frattempo era giunto a Sedan, riprese il comando. Comprendendo che la situazione era disperata, diede ordine di alzare bandiera bianca. I termini della resa furono concordati durante la notte e l'indomani Napoleone, con 83.000 soldati, si arrese ai tedeschi.
Non appena ebbe notizia della cattura dell'imperatore, Parigi si ribellò, l'Assemblea legislativa fu sciolta e fu proclamata la Repubblica. Prima della fine di settembre, capitolò anche Strasburgo, una delle ultime città in cui la Francia aveva sperato di poter fermare l'avanzata germanica, e Parigi fu completamente accerchiata. Il 7 ottobre il primo ministro del nuovo governo francese, Léon Gambetta, fuggì audacemente da Parigi in pallone aerostatico, e insediò la capitale provvisoria a Tours.

ASSEDIO DI PARIGI, CAPITOLAZIONE FRANCESE E OCCUPAZIONE TEDESCA
Il 27 ottobre il maresciallo Bazaine si arrese a Metz con i suoi 173.000 uomini. Nel frattempo Parigi era stata sottoposta ad assedio e bombardata. I cittadini, ormai ridotti alla fame, furono costretti, il 19 gennaio del 1871, ad avviare i negoziati di resa.
Il giorno prima, il 18 gennaio, un avvenimento aveva segnato il culmine degli incessanti sforzi di Bismarck per l'unificazione della Germania. Guglielmo I re di Prussia era stato incoronato imperatore di Germania nella Sala degli Specchi a Versailles. La capitolazione di Parigi avvenne formalmente il 28 gennaio, e fu stabilito un armistizio di tre settimane. La nuova Assemblea nazionale francese, eletta per negoziare la pace, si radunò a Bordeaux il 13 febbraio e Adolphe Thiers fu eletto primo presidente della Terza Repubblica.
Nel mese di marzo i parigini si ribellarono alla nuova assemblea e organizzarono un governo rivoluzionario noto come la Comune di Parigi. Opponendosi all'armistizio, combatterono aspramente contro le truppe governative inviate da Thiers per reprimere la rivolta. La guerra civile che ne seguì terminò a maggio, quando i rivoluzionari si arresero.
Il trattato di Francoforte, firmato il 10 maggio 1871, pose termine alla guerra tra Francia e Germania. Secondo i termini del trattato, la provincia francese dell'Alsazia (eccettuato Belfort) e parte della Lorena, compresa Metz, dovevano essere cedute all'impero germanico, e la Francia doveva pagare un'indennità di guerra di 5 miliardi di franchi d'oro, accettando l'occupazione tedesca sino alla completa estinzione del debito. Questo pesante onere fu estinto nel settembre 1873, e nello stesso mese, dopo un'occupazione di circa tre anni, le truppe tedesche lasciarono il suolo francese.

Bismarck, Otto Edward Leopold von (Schönhausen 1815 - Friedrichsruh 1898), statista prussiano, fu l'artefice e il primo cancelliere (1871-1890) dell'impero tedesco (Secondo Reich).

LA CARRIERA POLITICA
Figlio di un nobile proprietario terriero, entrò in politica nel 1847 come delegato nella prima Dieta di Prussia. Si mise subito in luce per le posizioni rigidamente conservatrici e, allo scoppio della rivoluzione del 1848, si recò a Berlino per convincere il re Federico Guglielmo IV a soffocare la rivolta. Il consiglio fu ignorato, ma la sua lealtà venne riconosciuta e nel 1851 Bismarck fu nominato rappresentante della Prussia alla Confederazione germanica, formata dai 39 stati tedeschi. Nel 1859 divenne ambasciatore in Russia e nel 1862 si trasferì in Francia.

Quello stesso anno si aggravò la disputa in corso fra il governo e il Parlamento prussiano che aveva come oggetto le spese militari e la riforma dell'esercito. Richiamato in patria dal re Guglielmo I per risolvere la questione, Bismarck venne nominato primo ministro e pose fine alla contesa con un'azione di forza. Rafforzò l'esercito e nel 1864 entrò in guerra a fianco dell'Austria contro la Danimarca, assicurandosi il controllo dello Schleswig-Holstein e guadagnandosi il favore dell'opinione pubblica.

L'ARTEFICE DELL'UNIFICAZIONE TEDESCA
Due anni più tardi, garantitosi la neutralità francese e stretta un'alleanza con l'Italia in funzione antiaustriaca (vediTerza guerra d'indipendenza), Bismarck scatenò la guerra austro-prussiana. La vittoria di Sadowa (1866) consentì alla Prussia di annettersi nuovi territori e segnò la fine dell'egemonia dell'impero asburgico in Europa: Bismarck unificò tutti gli stati del centro e del nord della Germania nella Confederazione della Germania del Nord sotto l'egida della Prussia.

Nel 1870 riuscì a provocare la Francia, che scese in guerra contro gli stati tedeschi (vedi Guerra franco-prussiana); la Prussia, vittoriosa, ottenne l'Algeria e la Lorena. Facendo leva sul sentimento nazionale, Bismarck si propose di convincere gli stati della Germania meridionale ad accettare la costituzione di un paese unificato. Il suo disegno ottenne il successo sperato: nel 1871 il Reich germanico, che comprendeva anche la Germania meridionale, prese il posto della Confederazione della Germania del Nord e il re di Prussia Federico Guglielmo IV divenne imperatore. Qualche mese dopo Bismarck fu nominato principe e cancelliere.

IL "CANCELLIERE DI FERRO” In qualità di cancelliere dell'impero, Bismarck si preoccupò innanzitutto di consolidare il nuovo stato unificato. Sul piano della politica estera rafforzò la posizione della Germania stringendo una serie di alleanze difensive: si oppose con vigore alla restaurazione dei Borbone sul trono di Francia e cercò di mantenere la pace in Europa, isolando la Francia attraverso l'alleanza con l'Austria-Ungheria e la Russia (la cosiddetta lega dei tre imperatori del 1873, successivamente rinnovata nel 1881). Nel 1882 si legò all'Austria e all'Italia nella Triplice Alleanza.
Sul piano interno combatté chiunque si opponesse al suo governo autoritario: leggi restrittive colpirono i cattolici, contrari a uno stato centralista, attraverso il cosiddetto Kulturkampf, e ugualmente dura fu la repressione del cancelliere nei confronti del Partito socialdemocratico e di quello liberale. Solo dopo l'elezione al soglio pontificio di papa Leone XIII, che succedette al più intransigente Pio IX, Bismarck tornò ad avvicinarsi al Partito del Centro cattolico.
In materia di politica sociale varò importanti riforme a favore dei lavoratori (leggi sulle assicurazioni obbligatorie e sulla pensione), ma si oppose con determinazione, mediante leggi speciali, alla formazione dei movimenti operai. Sul piano economico sostenne lo sviluppo dell'industria e del commercio, varando leggi protezionistiche.

Nel 1888 salì al trono Guglielmo II, che simpatizzava per il movimento socialista e mal sopportava lo statista; il loro contrasto si risolse nel 1890, con il definitivo allontanamento di Bismarck dalla scena politica.

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