Protocollo di Kyoto: testo integrale

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Testo

OBIETTIVO
Lottare contro i cambiamenti climatici con un'azione internazionale mirante a ridurre le emissioni di taluni gas ad effetto serra responsabili del riscaldamento del pianeta.
L’elenco dei Paesi appartenenti all’Annesso I e i rispettivi obiettivi di riduzione e di limitazione delle emissioni di gas antropogenici sono indicati al termine di questa presentazione.

Annesso B (Protocollo Di Kyoto,1997)
Parti
Obiettivi di riduzione o di limitazione quantificata delle emissioni(percentuale dell’anno o del periodo base)
Australia
108
Austria
92
Belgio
92
Bulgaria*
92
Canada
94
Croazia*
95
Danimarca
92
Estonia*
92
Federazione Russa*
100
Finlandia
92
Francia
92
Germania
92
Giappone
94
Grecia
92
Irlanda
92
Islanda
110
Italia
92
Lettonia*
92
Liechtenstein
92
Lituania*
92
Lussemburgo
92
Monaco
92
Norvegia
101
Nuova Zelanda
100
Paesi Bassi
92
Polonia*
94
Portogallo
92
Regno Unito e Irlanda del Nord
92
Repubblica Ceca*
92
Romania*
92
Slovacchia*
92
Slovenia*
92
Spagna
92
Stati Uniti d’America
93
Svezia
92
Svizzera
92
Ucraina*
100
Ungheria*
94
Unione Europea
92

Il contenuto del protocollo
Il protocollo di Kyoto concerne le emissioni di sei gas ad effetto serra:
• biossido di carbonio (CO2);
• metano (CH4);
• protossido di azoto (N2O);
• idrofluorocarburi (HFC);
• perfluorocarburi (PFC);
• esafluoro di zolfo (SF6).
Rappresenta un passo avanti importante nella lotta contro il riscaldamento planetario poiché contiene obiettivi vincolanti e quantificati di limitazione e riduzione dei gas ad effetto serra.
Globalmente, le parti dell'allegato I della Convenzione quadro si impegnano a ridurre le loro emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo 2008-2012. L'allegato B del protocollo contiene gli impegni quantificati sottoscritti dalle parti.
Gli Stati membri dell'Unione devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell'8% tra il 2008 e il 2012.
Per il periodo anteriore al 2008, le parti si impegnano a compiere progressi nella realizzazione dei loro impegni non oltre il 2005 e a fornirne le prove.
Le parti hanno la facoltà di considerare il 1995 come anno di riferimento per le emissioni di HFC, PFC e SF6.
Per raggiungere questi obiettivi, il Protocollo propone una serie di provvedimenti:
• rafforzare o istituire politiche nazionali di riduzione delle emissioni (miglioramento dell'efficienza energetica, promozione di forme di agricoltura sostenibili, sviluppo di fonti di energia rinnovabili, ecc.);
• cooperare con le altre parti contraenti (scambi di esperienze o di informazioni, coordinamento delle politiche nazionali a scopo di efficienza attraverso meccanismi di cooperazione, quali i diritti di emissione, l'attuazione congiunta e il meccanismo di sviluppo pulito).
Le parti organizzano un sistema nazionale di stima delle emissioni antropiche con le fonti e dell'assorbimento con i pozzi di tutti i gas a effetto serra non regolamentati dal Protocollo di Montreal, al più tardi un anno prima del primo periodo di impegno.
Un esame degli impegni è previsto al più tardi nel 2005, per il secondo periodo di impegni.
SINTESI
1. Il 4 febbraio 1991 il Consiglio ha autorizzato la Commissione a partecipare, a nome della Comunità europea, ai negoziati della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottata a New York il 9 maggio 1992. La Convenzione quadro è stata ratificata dalla Comunità europea con decisione 94/96/CE del 15 dicembre 1993 [Gazzetta ufficiale L 33 del 7.2.1994] ed è entrata in vigore il 21 marzo 1994.
2. La convenzione quadro può essere considerata come un successo, tra l'altro perché permette una maggiore sensibilizzazione del pubblico a livello mondiale ai problemi collegati con i cambiamenti climatici. L'Unione europea ha rispettato l'impegno assunto nel quadro della Convenzione di riportare nel 2000 le sue emissioni ai livelli 1990. Tuttavia, un numero importante di paesi industrializzati, compresi gli Stati Uniti, non ha raggiunto l'obiettivo di stabilizzazione delle concentrazioni dei gas a effetto serra a questi livelli.
3. Le parti contraenti della Convenzione hanno quindi deciso, alla quarta conferenza delle parti svoltasi a Berlino nel marzo 1995, di negoziare un protocollo contenente misure atte a ridurre le emissioni per il periodo successivo all'anno 2000 nei paesi industrializzati. In seguito ai lunghi lavori, il Protocollo di Kyoto è stato adottato il 10 dicembre 1997 a Kyoto.
4. La Comunità europea ha firmato il protocollo il 29 aprile 1998. Nel dicembre 2001, il Consiglio europeo di Laeken ha confermato la volontà dell'Unione di vedere il Protocollo di Kyoto entrare in vigore prima del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg (26 agosto - 4 settembre 2002). Per raggiungere questo obiettivo, la presente decisione approva il protocollo in nome della Comunità. Gli Stati membri si coordineranno per depositare i loro strumenti di ratifica contemporaneamente alla Comunità e, per quanto possibile, prima del 1° giugno 2002.
5. L'allegato II della presente decisione indica gli impegni in materia di limitazione e riduzione delle emissioni convenuti dalla Comunità e i suoi Stati membri per il primo periodo di impegno (2008 - 2012).

IL PROTOCOLLO DI KYOTO

Il Protocollo di Kyoto è un documento redatto e approvato nel corso della Convenzione Quadro sui Cambiamenti climatici tenutasi in Giappone nel 1997. Nel Protocollo sono indicati per tutti i Paesi gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e perfluorocarburi). Con più precisione le Parti dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare che le emissioni globali siano ridotte di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento 2008-2012. Per il raggiungimento di questi obiettivi, i Paesi possono servirsi di diversi strumenti che intervengono sui livelli di emissioni di gas a livello locale-nazionale oppure transnazionale. Nell'ampio ventaglio di strumenti, ne vengono espressamente indicati tre, tutti appartenenti alle cosiddette misure di flessibilità. Queste misure sono l'Emissions trading, il Clean Development e la Joint Implementation.
L'Emission trading è una misura ammessa tra alcuni Paesi appartenenti all'a una determinata categoria (a seconda della situazione economica) e si sostanzia nella creazione di un mercato dei permessi di emissione.
La Joint Implementation (implementazione congiunta) è una misura che prevede la collaborazione tra Paesi sviluppati e che consente a un Paese di ottenere dei crediti di emissione grazie a dei progetti di riduzione delle emissioni oppure di assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra sviluppati in un altro Paese.
Il Clean Development Mechanism (meccanismo di sviluppo pulito) è uno strumento analogo alla Joint Implementation e si differenzia da quest'ultima in quanto coinvolge attori diversi ovvero Paesi che godono di speciali tutele e Paesi che non ne godono. Le misure di flessibilità vengono considerate supplementari rispetto alle azioni domestiche. Le regole che permetteranno di rendere operativi i meccanismi di flessibilità devono essere ancora precisate.
Il Protocollo di Kyoto entrerà in vigore solo nel momento in cui "verrà ratificato, accettato, approvato o che vi abbiano aderito non meno di 55 Parti responsabili per almeno il 55% delle emissioni di biossido di carbonio (emissioni quantificate in base ai dati relativi al 1990)."
Attualmente solo 14 Paesi hanno ratificato il Protocollo e rappresentano, complessivamente, una percentuale irrisoria delle emissioni quantificate di gas a effetto serra.
Le decisioni dei ministri Ue
La decisione adottata esprime la posizione politica e negoziale, consensualmente raggiunta da tutti gli Stati membri della UE
Il Consiglio dei Ministri dell'Ambiente della UE ha adottato la decisione riportata integralmente qui di seguito, riguardo al problema dei cambiamenti climatici, in vista della «Sesta Sessione Bis della Conferenza delle parti» della UNFCC, che si terrà a Bonn dal 16 al 27 luglio prossimo. La decisione adottata esprime la posizione politica e negoziale, consensualmente raggiunta da tutti gli Stati membri della UE.
La decisione adottata dal Consiglio dei Ministri Ambiente della UE, esprime:
- la necessità di attuare azioni di cooperazione internazionale per combattere le cause dei cambiamenti climatici;
- i complimenti ed il supporto ad IPCC ed al suo lavoro che, dopo l'approvazione del TAR, deve continuare anche in futuro;
- la disponibilità piena della UE a negoziare sul clima e a raggiungere anche "compromessi", purché venga salvaguardata la integrità ambientale del Protocollo di Kyoto;
- il dispiacere che gli Stati Uniti abbiano assunto un atteggiamento contrario alla ratifica del Protocollo augurandosi che nella prossima sessione della COP-6 gli USA partecipino costruttivamente al negoziato;
- la consapevolezza che il clima è elemento essenziale dello sviluppo sostenibile e che quindi adeguate azioni debbano essere prese a favore dei Paesi in via di sviluppo attraverso ulteriori consultazioni con il gruppo G-77 (Gruppo dei Paesi in via di sviluppo in similitudine con i G8);
- il compiacimento per la dichiarazione congiunta EU-ACP, cioè tra UE e Paesi dell'Africa dei Caraibi e del Pacifico (Paesi del Trattato di Lomé) nella quale si riafferma che le azioni per il clima contribuiscono allo sviluppo sostenibile ed alla eradicazione della povertà;
- l'auspicio di più stretta cooperazione con i Paesi ad economia in transizione con la speranza che i Paesi, tra questi, che stanno per entrare nella UE abbiano comuni posizioni con la UE;
- la consapevolezza delle conseguenze del ritardo delle azioni e la necessità di porre in atto al più presto, quanto di meglio è disponibile in termini di nuove tecnologie, opportunità di mercato, etc.
- la determinazione a ratificare il Protocollo di Kyoto entro e non oltre il 2002 e la necessità che tutti gli Stati membri si attivino al massimo per il raggiungimento di questo obiettivo comunitario e nazionale;
- la parziale soddisfazione che la UE abbia ridotto alla fine del 1999, del 4% le sue emissioni complessive di gas di serra rispetto al 1990, rendendosi tuttavia conto che ulteriori e più incisivi sforzi debbano essere effettuati per raggiungere il previsto obiettivo di riduzione del 8% al 2012: in questo contesto si dà il benvenuto alla Conferenza che si terrà all'inizio di luglio (2 luglio) sull'argomento;
- la opportunità di portare a conoscenza nella riunione di Goteborg tra UE ed USA queste decisioni, in modo non solo da riavviare un dialogo con gli USA ma anche per ricevere indicazioni sulla possibilità per la UE di giocare un ruolo più attivo nel campo del clima.
EFFETTO SERRA
Come funziona l'effetto serra?
• Le radiazioni solari colpiscono la terra
• Circa il 30 % di queste radiazioni viene riflesso e disperso nello spazio
• Il restante 70 % penetra nell'atmosfera e riscalda il suolo
• Il suolo e l'atmosfera emettono una radiazione a infrarossi che si disperde nello spazio: più calore ricevono, più radiazioni emettono
• Una parte delle radiazioni viene trattenuta da vapore acqueo, anidride carbonica e da altri gas cosiddetti a effetto serra presenti nell'atmosfera: l'aumento della concentrazione di questi gas fa diminuire il flusso uscente
• Il restante 70 % viene riflesso nello spazio
• Alcune attività umane come l'uso di combustibili fossili fanno aumentare la percentuale di gas a effetto serra nell'atmosfera causando un aumento della temperatura terrestre.

L'effetto serra è un fenomeno naturale ma l'aumento della concentrazione nell'atmosfera di anidride carbonica (CO2) e di altri gas-serra, dovuto alle attività umane, può però causare un effetto serra aggiuntivo e quindi un cambiamento climatico che è motivo di preoccupazione degli scienziat
Quali sono i principali gas serra?
• CO2 Anidride carbonica : il gas che esce soprattutto dai gas di scarico dai camini delle industrie, quelle di produzione e trasformazione energia elettrica in testa, e dagli scappamenti delle auto.
• CH4 Metano - Le emissioni di questo gas provengono dal settore agricolo, soprattutto dalle deiezioni animali, e anche dalle discariche e re dai rifiuti in genere.
• N2O Protossido d’azoto:sono responsabili l’agricoltura il settore energetico e i trasporti.
• PF Perfluorocarburo:e un clorocarburo e utilizzata nelle refrigerazione.
• HFC Idrofluorocarburo: e uno dei principali sostituti del “Cfc” uno dei gas responsabili dell’assottigliamento dello Ozono
L'effetto serra in Europa: obiettivi di Kyoto ancora lontani:
Secondo un rapporto dell'Eea (Agenzia ambientale europea) sull'evoluzione delle emissioni di gas serra nel periodo 1990-1998, net. Prossimo decennio l'Unione Europea dovrà sforzarsi molto di più per raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto,soprattutto a, causa del progressivo aumento che la produzione e il consumo energetico nei Quindici faranno registrare nel corso dei prossimi anni.
Il principale responsabile delta produzione "di anidride carbonica in Europa è il consumo di energia fossile, che include i derivati del petrolio, il cui consumo è direttamente proporzionale alla crescita economica e alla ridigità del clima.
Fonte di emissioni iquinanti
industria
32%

trasporti
24%

piccola combustione
20%

settore manifatturiero
16%

altro
6%
livello di emissioni
industria calo
6,20%

trasporti aumento
15,30%
Caso Italia
L’obiettivo di riduzione dei gas serra indicato nel Protocollo è fissato ad una percentuale dell’8% (ovvero la stessa percentuale indicata per tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea).
In sede comunitaria, nel Giugno 1998, sono state stabilite le percentuali di riduzione a carico dei diversi Paesi. Per l’Italia, è stata fissata una percentuale del 6.5%.
Allo scopo di favorire una riduzione delle emissioni di gas (nonostante il nostro Paese non abbia ancora ratificato il Protocollo di Kyoto, come gran parte dei Paesi, ma lo abbia solo siglato nell’Aprile 1998), il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) nel 1998 ha individuato le azioni nazionali che permetterebbero di ottenere tale riduzione delle emissioni.
Glossario
Anidride carbonica (CO2): L’anidride carbonica è un gas che si forma in tutti i processi di combustione, respirazione, decomposizione di materiale organico, per ossidazione totale del carbonio. E’ indispensabile alla vita vegetale ed è praticamente inerte. La CO2 è trasparente alla luce solare, ma assorbe le radiazioni infrarosse emesse dalla superficie terrestre, determinando il cosiddetto "effetto serra". Variazioni di concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, dovute a varie attività antropiche (combustione, deforestazione), determinano nel tempo modifiche del clima
Biogas: gas derivanti da processi di decomposizione di materiale organico (come, per esempio, dalla frazione umida dei rifiuti solidi urbani) che, opportunamente trattati, possono essere utilizzati come combustibile per impianti di generazione termica di energia elettrica.
Biomassa: masse biologiche che possono essere recuperate e convertite in energia elettrica, in calore o in prodotti chimici sostitutivi di derivati del petrolio (biocarburanti). Per la loro capacità di rigenerarsi, vengono generalmente considerate fonti rinnovabili.
Cambiamenti climatici: alterazione dell’equilibrio naturale del clima globale del nostro pianeta. I cambiamenti climatici principali riguardano l’aumento, in intensità e frequenza, di fenomeni estremi (uragani, temporali, inondazioni, siccità,…), l’aumento del livello dei mari, la desertificazione, l’aumento di temperatura e la perdita di biodiversità. Per clima a livello globale si intende lo stato di equilibrio energetico tra il flusso totale di energia entrante sul nostro pianeta, che è quasi totalmente l’energia solare ed il flusso totale di energia uscente dal nostro pianeta rappresentata in parte dalla radiazione solare riflessa dall’atmosfera, dalle nubi, e dal suolo ed in parte dall’energia emessa o irraggiata dalla terra nel suo insieme
CDM (Clean Development Mechanism): meccanismo flessibile previsto dal Protocollo di Kyoto in base al quale i paesi industrializzati e ad economie in transizione (Annex I) possono realizzare, nei paesi in via di sviluppo (non Annex I), progetti che conseguano un beneficio ambientale in termini di emissioni di gas serra e trasferire tali benefici (crediti) sull’obbligo relativo al proprio paese.
CERs (Certified Emissions Units): credito equivalente ad una tonnellata di CO2 eq generato da un progetto CDM
Effetto serra: riscaldamento provocato da alcuni gas presenti nell’atmosfera (detti gas serra) capaci di assorbire una parte dei raggi infrarossi emessi dal suolo e dagli oceani. L'aumento della concentrazione dei gas serra presenti nell'atmosfera, a causa delle emissioni legate alle attività umane, genera un aumento dell'effetto serra, e dunque un anomalo aumento della temperatura atmosferica.
Gas ad effetto serra: sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera che tendono a bloccare l’emissione di calore dalla superficie terrestre. La loro concentrazione crescente nell’atmosfera produce un effetto di riscaldamento della superficie terrestre e della parte più bassa dell’atmosfera. Qualora l’accumulazione progressiva e accelerante di questi gas continui incontrollata, secondo molti scienziati è probabile che si determini una tendenza al surriscaldamento della superficie terrestre e alla modificazione del clima. Tuttavia, permangono incertezze sull’entità di tali effetti e sulla loro configurazione geografica e stagionale. L’elenco dei gas serra è molto ampio. Il Protocollo di Kyoto prende in considerazione un paniere di 6 gas serra: l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), i clorofuorocarburi (CFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafloruro di zolfo (SF6).
Protocollo di Kyoto: Atto esecutivo che contiene obiettivi legalmente vincolanti e decisioni sulla attuazione operativa di alcuni degli impegni della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (United Nation Framework Convention on Climate Change) firmato nel dicembre del 1997 a conclusione della terza sessione plenaria della Conferenza delle parti (COP3). Il Protocollo impegna i paesi industrializzati e quelli a economia in transizione (i paesi dell’Est europeo) a ridurre complessivamente del 5,2 per cento le principali emissioni antropogeniche di gas serra entro il 2010 e, più precisamente, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012.
Il paniere di gas serra considerato nel Protocollo include sei gas: l’anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto, i fluorocarburi idrati, i perfluorocarburi, l’esafloruro di zolfo. L’anno di riferimento per la riduzione delle emissioni dei primi tre gas è il 1990, mentre per i rimanenti tre (che sono gas lesivi dell’ozono stratosferico e che per altri aspetti rientrano in un altro protocollo, il Protocollo di Montreal) è il 1995. La riduzione complessiva del 5,2 per cento non è uguale per tutti i paesi. Per i paesi membri dell’Unione europea nel loro insieme la riduzione dovrà essere pari all’8 per cento, per gli USA al 7 per cento, per il Giappone al 6 per cento. Il Protocollo di Kyoto entrerà in vigore dopo 90 giorni dalla ratifica da parte di non meno di 55 paesi parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, compresi i paesi dell’Annesso I (cioè sostanzialmente i paesi industrializzati) che siano responsabili nel complesso di almeno il 55 per cento delle emissioni complessive di CO2 relative al 1990.

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