Penati

Materie:Tesina
Categoria:Storia

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Testo

Nel più antico culto domestico dei Romani i Penati erano gli spiriti tutelari dei viveri di riserva della famiglia e del loro ripostiglio; in seguito tutte le divinità protettrici della famiglia, con culto simile a quello dei Lari. Furono venerati, insieme con Vesta, fino al termine del paganesimo, quando Teodosio ne proscrisse il culto (392 a.C.).
Come i Penati privati si ebbero anche i Penati pubblici a tutela della vita dello stato, venerati prima nel tempio di Vesta, sintesi del culto di tutti i focolari privati, poi sulla Velia in un tempio proprio, restaurato da Augusto, dove, secondo Dionisio di Alicarnasso, avevano l’aspetto di due giovani seduti e armati di lancia (il tempio in questione è quasi sicuramente raffigurato nel rilievo di Enea nell’Ara Pacis).
La leggenda delle origini troiane della gente romana fece collegare i Penati di Roma e di alcune città latine con gli dei tutelari di Troia, donde Enea portò con sé i Penati (Virgilio, Eneide libro II), che gli indicarono la via verso l’Italia, e ai quali egli istituì pubblico culto in Lavinio.
Perciò il culto dei Penati di Lavinio storica offuscò quello di Alba, la città madre della confederazione latina.
Quanto ai Penati etruschi di cui parlano alcuni storici latini, si tratta piuttosto di un nome latino applicato a una delle gerarchie divine della religione etrusca.
I Penati, dei del focolare domestico erano venerati, con i Lari, in tutte le case ed erano rappresentati come divinità sedute conservate nella parte più interna della casa.
Le caratteristiche delle divinità romane e le loro festività mostrano che gli antichi romani non erano solo membri di una comunità agricola, ma amavano il combattimento e la guerra; gli dei rappresentavano distintamente le necessità pratiche della vita quotidiana, secondo le esigenze della comunità alla quale appartenevano: a loro venivano scrupolosamente offerti sacrifici rituali. Così, Giano vegliava le porte e i passaggi, Vesta il focolare, i Lari proteggevano i campi e la casa, Pale i pascoli, Saturno la semina, Cerere la crescita del grano, Pomona la frutta, Conso e Opi il raccolto. Anche il grande Giove, reggente degli dei, veniva onorato per l'aiuto che le sue piogge dispensavano a coltivazioni e vigneti. Egli era caratterizzato globalmente quale regolatore delle attività umane mediante l'arma della folgore e, per via del suo ampio potere, era il protettore dei romani nelle attività militari esercitate oltre confine. Importanti fin dai tempi più antichi erano gli dei Marte e Quirino, spesso affiancati: Marte era dio della gioventù e della guerra, mentre Quirino era probabilmente il patrono della comunità armata nei periodi di pace.
A capo del pantheon primitivo era la triade formata da Giove, Marte e Quirino (i cui tre sacerdoti, o flàmini, possedevano la massima autorità), insieme a Giano e a Vesta. Nei tempi più antichi questi dei erano scarsamente individuati, e nelle loro storie personali mancavano matrimoni e genealogie. Si aggiunsero tuttavia ben presto nuovi elementi. La leggenda ascriveva alla stirpe reale dei Tarquini l'instaurazione della grande triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva) che assunse il primato nella religione romana, la costruzione sul colle Aventino di un tempio dedicato a Diana, e l'introduzione dei libri Sibillini, che contenevano profezie sulla storia del mondo e che, secondo la leggenda, Tarquinio (la tradizione è discorde se si tratti di Tarquinio Prisco o Tarquinio il Superbo) acquistò alla fine del VI secolo a.C. dalla Sibilla cumana .
Lari Nella mitologia romana, divinità tutelari dei crocicchi e dei distretti di campagna e, soprattutto, dèi del focolare domestico. I lares compitales erano venerati in un tempietto eretto al compitum, o "incrocio", in cui si congiungevano quattro proprietà.
I lares familiares, o "dèi del focolare", ben distinti dai lares compitales, sono considerati da alcuni studiosi moderni come gli spiriti divinizzati degli avi morti, venerati come benigni in contrasto con i malvagi torturatori, o larvae; secondo una teoria più diffusa, i lari del focolare erano centro del culto della famiglia, e la parola lar veniva spesso usata dagli scrittori romani nel senso di "focolare domestico". Durante la repubblica ogni casa romana aveva un solo "reliquiario" di lar familiaris, mentre sotto l'impero si venerarono, oltre ai lari, anche i penati.
La religione di stato comprendeva il culto dei "lari pubblici", o lares praestites, che avevano un tempio e un altare sulla Via Sacra, vicino al colle Palatino .

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