Origine delle civiltà antiche

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

Voto:

1.5 (2)
Download:384
Data:22.05.2008
Numero di pagine:10
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
oricine-civilta-antiche_1.zip (Dimensione: 12.48 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_origine-delle-civilt+     46 Kb


Testo

L’AREA SIRO - PALESTINESE
1. LE ORIGINI DI ISRAELE
Nell’area siro-palestinese la Palestina è al centro di profonde trasformazioni gravide di sviluppi per la storia dell’umanità. La Palestina è uno dei luoghi più tormentati e ricchi di memoria dell’intera storia umana: essa è stata, ed è tutt’ora, un mosaico di popoli, di religioni, di culture. Intorno al 1200 a.C. , mentre le città cananee della costa vengono occupate da alcuni gruppi dei Popolo del Mare, i Filistei, l’interno della regione è attraversato da molteplici ondate migratorie di genti semi-nomadi di lingua semitica: gli Ebrei. È da queste genti che provengono le dodici tribù che danno vita alla Confederazione d’Israele.
2. IL REGNO D’ISRAELE
Intorno al 1100 a.C. l’incessante lotta con le città filistee e con altri gruppi di nomadi spinge le tribù ebraiche a organizzarsi in monarchia. Sotto la guida dei re Saul, David e Salomone, il regno di’Israele si espande su tutto l’entroterra palestinese. La capitale viene posta a Gerusalemme. Alla morte di Salomone (920 a.C.), il regno viene diviso in due: il regno di Israele a nord e il regno di Giuda a sud.
3. ISRAELE E GLI IMPERI MESOPOTAMICI
Nel 772 a.C. il regno di Israele viene cancellato dall’incalzante espansione assira, mentre il regno di Giuda rimane solo formalmente autonomo. Il Regno di Giuda intanto sviluppa il proprio spirito di resistenza “nazionale” esaltando la centralità del culto in un unico Dio, Yahweh, e in un unico tempio, a Gerusalemme. Nasce così la prima religione monoteista del mondo. Nel 587 a.C. , i Babilonesi invadono la Palestina ed espugnano Gerusalemme, deportando parte della popolazione a Babilonia.
4. LA BIBBIA
Le vicende del popolo di Israele sono raccontate dalla Bibbia. In realtà, la storia del popolo ebraico, quale risulta da altre fonti, si discosta spesso dai testi biblici: mentre questi presentano gli ebrei fin dall’inizio compatti e legati al culto esclusivo di Yahweh, la ricostruzione storica ci mostra tribù di nomadi che solo nel corso del tempo raggiungono la coesione nazionale e il monoteismo.
5. I FENICI UN POPOLO DI NAVIGATORI
Contemporaneamente, le città cananee della costa siro-palestinese (Biblo, Sidone, Tiro, ecc) si organizzano in città-stato autonome e danno vita a una cultura autonoma, quella fenicia. Popolo navigatore per eccellenza, i fenici si specializzano nell’allestimento di potenti flotte, grazie alle quali si spingono fino alla penisola iberica e alle coste nord-occidentali dell’Africa, per acquistare oro, argento e stagno. Per far fronte alle esigenze commerciali, i fenici elaborano un efficace sistema di scrittura, l’alfabeto fenicio, successivamente perfezionato dai greci. A partire dal IX-VII sec a.C. , i fenici fondano, lungo le rive del meditteranea occidentale (anche in Sardegna e in Sicilia) numerose colonie, veri e propri empori commerciali delle quali la prima è Cartagine, sull’odierna costa tunisina
LE ORIGINI DELLA CIVILTA GRECA
1. IL MEDITTERANEO ORIENTALE
Fatta eccezione per i Fenici, le culture del Vicino Oriente, non sviluppano un’attività marinara di rilievo. Ciò nonostante, il Meditteranea orientale, in particolare il Mar Egeo, disseminato di isole, diviene un’importante via di comunicazione e luogo di sviluppo di grandi civiltà marinare. L’Isola di Cipro, ricca di giacimenti e con un agricoltura sviluppata, diviene, intorno la 2000 a.c. , una forte potenza commerciale con una rete di relazioni che va dall’Anatolia alla Siria e all’Egitto, fino a quando la civiltà entra in crisi con il passaggio dei Popoli del Mare.
2. CRETA E LA CIVILTÀ MINOICA
Tra il 2000 e il 4000 a.C. fiorì nell’isola di Creta un popolo importante quanto misteriosa: la civiltà cretese o minoica (dal nome di Minosse, leggendario re dell’isola). La fiorente economia era dovuta alla principale risorsa naturale dell’isola, il legname. Ma assai diffusi erano l’agricoltura e l’allevamento, in particolare ovino, dal quale si ricavava lana molto pregiata, che veniva lavorata e venduta all’estero.
Ma la vera ricchezza di Creta dipendeva dal dominio incontrastato che aveva sui mari, la talassocrazia. Con le loro grandi navi svolgevano traffici di avariato genere, vendendo prodotti agricoli, i loro tessuti e il legname, procurandosi così metalli preziosi e altri ben idi cui erano privi. Tutte queste attività erano programmate e controllate dalla burocrazia di palazzo, costituita dalla categoria degli scribi. I tre principali palazzi, Crosso, Festo e Mallia, costituivano il centro della vita sociale ed economica dell’ isola. Il problema fondamentale della civiltà cretese è rappresentato dalla scrittura, documentata nel Disco di Festo, consiste in pittogrammi. Una successiva scrittura più diffusa, la Lineare A, corrisponde con le più antiche testimonianze risalenti ai primi palazzi, ma non è ancora sta decifrata e non conosciamo neppure a quale lingua si potesse riferire. Un’altra caratteristica sorprendente è il fatto che i palazzi cretesi erano privi di mura o di qualunque fortificazione. Questo particolare, si pensa sia dovuto all’aspetto pacifico della popolazione. Un’ eventuale spiegazione è che i re cretesi non temessero aggressioni esterne siccome possedevano un’imponente flotta che non temeva rivali. Rimane invece sconosciuto il meccanismo che impedisse l’esplosione di rivolte interne.
La fine della civiltà minoica si aggira intorno al 1400 a.C. per motivi ancora a noi sconosciuti. Esistono varie ipotesi riguardo ad una catastrofe naturale, ad un’improvvisa invasione o anche entrambi gli eventi.
3. LA SCOPERTA DEI MICENEI E I POEMI OMERICI
Al termine della civiltà cretese, un popolo ne approfittò, invadendo ed occupando parte della Grecia continentale. Qui dal 1900 a.C. , si insediò un popolo indoeuropeo di lingua greca, i Micenei. Coloro che si stabilirono a Creta, utilizzarono a scopo amministrativo la cosiddetta Lineare B, molto simile alla Lineare A, con l’unica differenza che è stata decifrata. È stato cos’ possibile scoprire che la Lineare B altri, non si trattava di uno tra i primi dialetti greci. I palazzi micenei, a differenza di quelli minoici, erano fortificati da mura ciclopiche; oltre al più importante centro, Micene, ricordiamo Tirinto, Pilo, Tebe, Gla e Iolco. Delle tradizioni, dei costumi e degli usi di questi regni dobbiamo molto ai due poemi attribuiti ad Omero, l’Iliade e l’Odissea. In principio si pensava che fossero opere puramente fantasiose ma lo studioso, nonché ricco commerciale, Heinrich Schilemann, nel 1870 ritrovo il sito della città di Troia e la Rocca di Micene, entrambi presenti nel testo dell’Iliade. È un’idea ormai affermata da vari studiosi, che i poemi omerici non sono altro che il frutto di composizioni e rielaborazioni poetiche trasmesse oralmente da generazioni di aedi (cantori) o rapsodi (cucitori di canti).
4. LA SOCIETÀ MICENEA
Le nostre conoscenze riguardanti la società micenea, sono dovute alle migliaia di tavolette in lineare B ritrovate nei principali insediamenti. Queste però trattano principalmente della vita amministrativa del regno, lasciando ancora molti dubbi sulla vita quotidiana.
Al vertice della comunità stava il signore detto Wànax, affiancato da un comandante militare e da un’aristocrazia guerriera e sacerdotale e una schiera di scribi per l’esercizio delle funzioni amministrative. L’economia si basava soprattutto dall’agricoltura, integrata dalla pesca. Tra i prodotti artigianali di maggior produzione ricordiamo i tessuti di lana e lino e la metallurgia del bronzo. L’oreficeria i lusso micenea raggiunse livelli i raffinatezza pari a quella cretese, perfezionandosi proprio grazie a quest’ultima. La civiltà micenea era infatti aperta sul Meditteranea, e importanti influssi cretesi sulla sua cultura sono innegabili. La ceramica micenea è stata rinvenuta un po’ in tutto il Mediterraneo, sia nella zona orientale che in quella più occidentale, ciò è probabilmente dovuto all’intermediazione commerciale cipriota e minoica.

LA GRECIA DELLE POLIS
1. LA FINE DELLA CIVILTA MICENEA
Numerosi tra i principali palazzi (Micene, Tirinto, Pilo) furono distrutti, alcuni forse in conseguenza di un terremoto, altri certamente per opera umana, non sappiamo però chi possano essere gli artefici di tale distruzione. Intorno al 1100 a.C. si insediarono nuove genti indoeuropee, chiamati in seguito Dori; l’arrivo di quest’ultimi si sovrappose a quello di altre popolazioni indoeuropee di diverso ceppo, insediate nel Peloponneso precedentemente: gli Ioni e gli Eoli. Inoltre scomparve l’uso della Lineare B, la cui esistenza sembra essere strettamente legata alla società micenea e alla vita economica dei loro palazzi. Questo periodo buio è stato definito Medioevo Ellenico, che ha diverse similitudini con il ben più noto medioevo. Durante questo periodo però, come qualsiasi altro “medioevo” contiene in sé dei cambiamenti. In questo periodo infatti, si registrò un’innovazione tecnologica di grande rilievo con l’introduzione del ferro nell’Asia minore. Importante fu anche la ripresa del commercio nel Mar Egeo. Inoltre dei nuovi popoli si insediarono lungo la costa dell’Asia minore, questo territorio prese il nome di Ionia D’Asia, in cui la diffusione dell’urbanesimo portò alla fioritura dei grandi centri come Mileto ed Efeso.
2. ORIGINI E CARATTERI DELLA POLIS
Dopo l’insediamento dei Dori, era emersa la forza sociale delle aristocrazie guerriere. Pur essendo meno ricche di quelle micenee, queste aristocrazie esercitavano un dominio incontrastato sul resto della popolazione. Esse rappresentavano un gruppo abbastanza omogeneo dal punto di vista sociale ed economico, condividendo stile di vita e ideali identici. Ma al loro interno esistevano forti rivalità: i vari ghène tendevano inevitabilmente ad affermare la propria supremazia e gareggiavano per il primato. Al loro interno, le aristocrazie esprimevano un Basileus, ma non era considerato come un potere forte e centrato, il che impediva di mettere un freno a queste gare. Il Basileus infatti, rappresentava solo un “primo tra uguali” e le sue funzioni di governo si svolgevano in armonia con la volontà degli aristocratici. Successivamente divenne una specie di re sacerdote. La via per dar vita ad un governo efficiente e stabile fu trovata nella valorizzazione dei rapporti di uguaglianza tra gli stessi aristocratici. Il potere non fu più proprietà di un unico individuo, ma un bene di tutti. Il potere fu quindi posto “al centro”, nacque così in molte città greche tra l’800 e il 600 a.C. , una nuova forma di governo, chiamata Polis. La parola polis è intraducibile (originariamente significava rifugio) che indicava l’unità inscindibile di città e campagna, del centro urbano e del suo territorio. Si trattava di un unione insieme economica, sociale, politica, culturale, il cui cemento era dato dai cittadini di pieno diritto. Nelle prime polis gli unici cittadini erano gli aristocratici, ma successivamente si ampliò ad altre categorie sociali. Questi cittadini erano i detentori del potere collettivo, e quindi si autogovernavano. Gli strumenti dell’autogoverno erano l’assemblea e i magistrati. Un raggruppamento più ristretto di cittadini era il consiglio, che preparava e guidava i lavori dell’assemblea. I cittadini, come membri della polis, si identificavano soprattutto in tre diritti: 1) quello di partecipare attivamente alla vita politica; 2) quello di militare nell’esercito; 3) la possibilità di essere proprietari terrieri. Gli abitanti della polis che non godevano di queste prerogative non erano cittadini, e ovunque, i cittadini erano un numero molto più ristretto degli abitanti residenti. Nell’universo della polis, anche il rapporto tra parola e politica assunse una funzione completamente diversa. La parola del re esprimeva una volontà indiscutibile, nella polis invece, il discorso (logos) era strumento di discussione tra individui giuridicamente uguali,: esso serviva ad argomentare, a criticare, a persuadere. La persuasione, l’importanza del discorso, fu addirittura elevata al rango di dea. Nacque così l’oratoria, l’arte del dire, cioè del parlare in pubblico.
Nella polis tornò ad essere usatala scrittura, ma la sua funzione era diversa rispetto all’uso precedente: essa non era più uno strumento usato nel palazzo, ma un bene collettivo di tutti i cittadini, lo strumento di espressione e di comunicazione di una cultura comune. La sua diffusione fu agevolata dall’introduzione dell’alfabeto fenicio.
Con la nascita della polis, cambia anche l’aspetto della città, nella quale acquisì una funzione fondamentale l’agorà, la piazza dove si svolgeva l’assemblea.; l’acropoli, la parte più alta della città, dove un tempo sorgeva il palazzo, fu invece riservata a sede di edifici religiosi aperti al pubblico. Ma il più importante luogo sacro, simbolo della città, era il focolare comune, in prossimità degli edifici adibiti ad uffici pubblici.
3. L’IDENTITÀ GRECA
L’autonomia di ogni singola polis era un principio intoccabile e l’ipotesi dell’unione di più polis in un unico stato era assolutamente inaccettabile. Alcuni studiosi ritengono che la frammentazione politica dipendesse dalle caratteristiche geografiche della Grecia, con i suoi territori frammentati e divisi dal mare. Ma la spiegazione più credibile è un'altra: la polis era un organismo basato sulla partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica e per garantire la massima partecipazione era necessario che il territorio della polis non fosse troppo grande. Ciò che univa i greci era innanzitutto la cultura, la lingua, la religione, il modo di vivere cioè l’appartenenza alla “grecità”, all’Ellade. Inoltre si distinguevano dai barbari, vale a dire tutti gli altri popoli con lingua e tradizioni diversi dalla loro.
I greci cementavano la loro identità comune soprattutto quando si riunivano per celebrare insieme riti o, feste o giochi, luoghi di aggregazione di cui ricordiamo i grandi santuari Panellelenici. Altre forme di unità sono di tipo religioso, anfizionie, o militare, simmachie.
L’ideale eroico dei nobili guerrieri omerici li portava a competere nelle gare atletiche, ma anche quando il mondo degli antichi aristocratici era ormai tramontato, restò radicato nella mentalità dell’uomo greco, un forte spirito agonistico: la ricerca del primato, la vittoria, il successo personale, rimasero ideali diffusi in tutta la Grecia. L’ideale agonistico greco non aveva mezzi termini: o si vinceva o si era sconfitti. I più importanti sono i Giochi Olimpici, ad Olimpia, tra l’altro, l’anno della Prima olimpiade, 776 a.C. , è la data con la quale i greci iniziano a misurare il tempo. Nel periodo dei giochi ogni attività bellica veniva sospesa e una grande folla di greci e barbari si riuniva nella località delle gare.
4. LA RELIGIONE GRECA
I greci sono politeisti e considerano i loro dei immortali, dotati di poteri straordinari, simili agli uomini per comportamenti e sentimenti. Mondo divino e mondo umano non sono entità separate: il contatto con la divinità può verificarsi dovunque. La religione greca non conosce una casta di sacerdoti professionisti: qualunque cittadino può assumere le funzioni di sacerdote. Ogni occasione della vita pubblica è accompagnata da riti religiosi culminanti nel sacrificio di animali. Esistono, inoltre, forme di religiosità privata, come i misteri, segretissimi riti di sette di iniziazione: a essi può partecipare chiunque.
5. LA COLONIZZAZIONE
All’aumento demografico verificatosi nell’VIII secolo a.C. in molte polis non corrisponde un’adeguata disponibilità di terra coltivabile. Questa situazione crea tensioni sociali, cui si pone rimedio ricorrendo alla fondazione di colonie oltremare. Grazie alla colonizzazione, in quasi due secoli, la civiltà greca si diffonde nel bacino del mediterraneo e sulle rive del Mar Nero.
La colonizzazione viene detta “apoikià” dal greco e significa allontanamento da casa. Le colonie mantengono con la città-madre rapporti sia a livello culturale che commerciale, pur essendo completamente autonome dal punto di vista politico. La colonizzazione si ripercuote positivamente sull’economia mediterranea, in quanto attiva una fitta rete di relazioni commerciali tra colonie e madre patria.
I

Esempio