Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Data: | 11.12.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
Il Milione è uno dei più grandi racconti mai scritti , che nel suo tempo destò meraviglia e stupore in tutto il continente europeo tanto che i suoi racconti sul Catai, Cipangu e Giava ispirarono Cristoforo Colombo per la traversata atlantica.
Vi sono esagerazioni e invenzioni nel testo di Marco Polo ma lo si può considerare un documento storico di rara completezza.
Ma prima di raccontare i 17 anni trascorsi dal mercante veneziano alla corte del Kubilai Khan, sento il bisogno di fare una piccola introduzione storica.
Infatti non fosse stato per suo padre e per suo zio, con ogni probabilità Marco Polo nnon si sarebbe mai messo in viagio.
Infatti Niccolò e Matteo nel 1260 si erano già spinti all’interno dell’Impero Mongolico per andare a prendere gioielli nel basso Volga ed arrivarono fino Shangdu dove incontrarono il Kubilai.
Al loro ritorno a Venezia la madre di Marco, moglie di Niccolò, era morta e il ragazzo imparò molto sul mondo dei mercanti restando a vivere da un parente.
Finalmente nel 1271 Marco partì per l’Oriente con Niccolò e Matteo.
Prima tappa fu Acri, in Terrasanta, per prendere l’olio sacro e trovare degl’”uomini savi” promessi al Khan mongolo interessato al Cristianesimo.
Da qui comincia il suo viaggio nelle steppe asiatiche incontrando “sozzi” mercanti turchi, passando per il Kurdistan, giungendo a Tabriz, nell’estremo Nord-Ovest dell’Iran, famosa ai mercanti italiani per “le molte priete preziose” e per l’enorme bazar ove si trovavano
“li sovrani tappeti del mondo ed i i più begli”.
Una volta lasciata Tabriz si diresse verso sud-est, protetto da una carovana per difendersi dai predoni, per recarsi a Yazd (città che sorgeva su di un’oasi), per poi giungere ad Hormuz (porto dove era florido il commercio delle spezie) per prendere un’imbarcazione per l’India; ma i Polo visto le condizioni delle barche proseguirono via terra fino a Kerman.
Da qui, rifornitisi di acqua e vivande, incominciarono la traversata del Dasht-e-Lut, e una volta giunti in Afghanistan, si diressero nella valle del Panjshir per seguire il
corso della Via della Seta, fino al Wakhan, una sottile striscia pianeggiante che si incunea fino in Cina attraversando la catena del Pamir, ancora oggi soprannominato il tetto del mondo.
E’ da qui che iniziano i 17 anni di Marco Polo in Cina.
Il balzo fu grande: dalle vette innevate del Pamir alle sabbie cocenti del Taklimakan.
Una volta percorsi i 2000 kilometri di deserto la spedizione dei Polo giunse a Shanzhou, ove Marco descrive la maggioranza Buddista come “idolatri… ànno molte badie e monasteri, tutte piene d’idole di diverse fatte, a li quali si fa sagrifici grandi e grandi onori”.
A 40 giorni di viaggio da Shangdu, il Kubilai Khan gl’invia una scorta.
Dopo tre anni e mezzo di viaggio la spedizione giunse alla corte del Khan, che li accolse molto informalmente.
Marco ne rimase affascinato e lo descrisse agli europei così: “E’ ‘l più possente signore di genti, di terr’e di tesoro che sia, né che mai fue”.
Qui Marco iniziò la sua cariera da funzionario statale; infatti il Kubilai Khan non si fidava dei funzionari Cinesi, e piuttosto assumeva persiani, indiani, arabi o come nel caso di Marco Polo degl’Europei.
S’incamminò verso lo Yunnan Sud-Occidentale dove scopri le tradizoni del popolo Dai, maa dopo rimase principalmente nelle grandi città sul corso del Fiume Giallo.
Poi si trasferì definitivamente a Yangzhou dove divenne governatore della città, una città che aveva più di 800000 abitanti.
Ma la Cina per Polo rappresentò la scoperta di numerosi oggetti e situazioni mai viste prima: fu uno dei primi europei a vedere il petrolio e il carbone, restò colpito dall’uso della carta moneta, dell’amianto.
Ma con l’avvicinarsi del 1290, dopo 15 anni trascorsi in Cina, i Polo cominciarono a sentire odore di guai. Kubilai, loro protettore, aveva ormai passato la settantina, e sembrava sprofondare sempre più in un torpore dovuto alla gotta e all’alcol.
Intanto i Polo da buoni mercanti avevano sfruttato la protezione del Khan per commerciare ed arricchirsi d’oro, gioielli e spezie.
Sfruttando l’occasione di una missione in Persia, i Polo salpano dal porto cosmopolita di Quanzhou, passando per Sumatra, il Ceylon giungendo in Persia e poi di nuovo in viaggio fino a Venezia.