Letteratura del secondo dopoguerra

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Testo

LA CULTURA E LETTERATURA DEL II DOPOGUERRA

Anche la poesia ermetica è di questo periodo.
Nei 20 anni successivi l’esigenza principale in campo culturale e letterario è di dare al paese una cultura e letteratura nuove, diverse dal 20ennio fascista. Quello che ora si vuole è un letterato che manifesti il suo impegno per incidere sulla realtà e che manifesti anche la sua ideologia politica.
L’ideologia politica principale che viene manifestate è un’ideologia dichiaratamente di sinistra.

È in questo periodo che si sviluppa il NEOREALISMO, che non fu mai una scuola vera e propria, che non ebbe mai un programma organico ben dichiarato ma che fu una tendenza a cui aderirono molti scrittori nell’immediato dopoguerra. Chi scrive si occupa di registrare e scrivere la realtà e nell’immediato dopo la guerra, la realtà che si era appena lasciati alle spalle. Neorealismo è la ripresa del realismo (prima c’era il verismo). Si sviluppa in campo letterario e in campo cinematografico ( De Sica e Rossellini sono maestri del cinema neorealista).
Molti degli scrittori di cui parleremo all’inizio della loro produzione abbracciano questa tendenza; Vittorini, Pavese, e Calvino, ma non possono essere definiti neorealisti perché se per alcuni aspetti la loro produzione puo’ essere definita neorealista, per altri va ben al di là di tale.

1. ELIO VITTORINI
È siciliano, nasce nel 1908 e si trasferisce presto a Firenze. Entra a far parte di Solaria ed è uno dei più attivi diffusori in Italia della letteratura americana.
Durante la II guerra entra nella resistenza e alla fine della guerra comincia a lavorare nella casa editrice Einaudi, dove diventa uno dei principali animatori della cultura italiana del II dopoguerra, insieme a Calvino (fondano insieme il menabò di una pagina di giornale copè+ una brutta del giornale per parlare e aprire un dibattito sociale e letterario).
Scrive romanzi; il suo romanzo più neorealista è Uomini e no, scritto alla fine della guerra. È un romanzo in cui si propone di registrare la realtà di quegli anni, della resistenza a Milano. I non uomini sono gli uomini che vivono nel disimpegno sociale.
Altri suoi romanzi attraverso i quali si capisce bene che il neorealismo non esaurisce Vittorini sono Conversazione in Sicilia, in cui racconta la storia di Silvestro che torna in Sicilia dopo essersi trasferito per lavoro a Milano, durante la guerra e spera di trovare lì una realtà diversa da quella della guerra. Torna in Sicilia e ha lunghissime conversazioni con la madre, attraverso le quali cerca di ritrovare il passato. Invece parlando con lei e con molti compaesani capisce che anche la sua Sicilia è un mondo cambiato, offeso, che conosce la miseria e il dolore, esattamente come Milano.
Quel che narra, lo narra con molto realismo, ma ci accorgiamo che è lontanissimo dal neorealismo perché la realtà di cui parla diventa una metafora (come per Quasimodo). Divetnta metafora, come tutti i racconti di viaggio, della ricerca di sé; il viaggio di Silvestro è un viaggio in cerca di una vita ormai perduta, in cerca di quell’assenza di dolore, dell’incoscienza dell’infanzia. Ma il tentativo fallisce, perché la Sicilia non è più come prima. Quindi viene attestata la possibilità di tornare indietro, ma con la sofferta accettazione delle cose ( questo non c’è in Pavese).

2. CESARE PAVESE
Nasce in Piemonte nel 1908, lavora per l’Einaudi come Calvino e Vittorini. A differenza loro Pavese non entrerà tra le file della resistenza ma verrà arrestato per attività antifasciste, perché si scopre che corteggiava una partigiana e così deve scontare un anno di Confino (esilio coatto in una località del paese lontano dal tuo luogo abituale, dove vieni controllato a vista e a volte precettato per compiere lavori forzati). Finita la guerra continua il suo lavoro e nel 1950 conclude la sua vita suicidandosi (come Levi).
Scrive poesie ma è famoso come romanziere.
Di neorealistico si può parlare limitatamente in La casa in collina e ne Il carcere, dove racconta proprio della sua non partecipazione alla vita partigiana e della sua non carcerazione.
Molto lontano dal neorealismo è Callina ed il falò, dove compare una realtà che diventa metafora.
La casa in collina → racconta le vicende di Corrado che non ha il coraggio di entrare nei partigiani e si rifugia nelle terre delle Langhe. La donna che lui ama entra in guerra e mentre è lì, incapace di trovare la forza di entrare e mentre vede il dolore e la miseria della guerra, capisce che la sua è una futile vacanza. Avverte la sua incapacità di un impegno diretto. E termina così il romanzo.
La collina ed il falò → tema del ritorno alle Langhe ( terra d’origine). Un giovane, soprannominato Anguilla, cresciuto nelle Langhe con una famiglia adottiva, cerca fortuna in America e dopo parecchi anni ritorna a casa. Anche questo è un tentativo di tornare indietro nel tempo, di recuperare l’innocenza e l’assenza di male. Ma anche lui come Silvestro si rende conto che non è più come prima.
Il titolo è emblematico; i falò sono sia quelli che i contadini accendono nei prati per festeggiare il ritorno della primavera sia quelli con i quali Valino (il mezzadro) diventato folle per la fatica della sua vita, incendia il suo podere e vi s’impicca. I falò sono anche quelli con cui viene bruciata una delle 3 figlie del proprietario del podere, dove Anguilla lavorava, dai partigiani che lo accusavano d’esser fascista.
Basti vedere i falò dell’infanzia ed i falò ormai nuovi per capire che non è più possibile un ritorno al passato. A differenza di Vittorini per Pavese è una constatazione dolorosa, non accettata.

3. ITALO CALVINO
È stato uno degli animatori della cultura del dopoguerra, non solo uno scrittore ma anche un intellettuale. Lavorava alla casa ed. Einaudi e partecipa alla resistenza.
Scrive articoli e saggi su tutte le principali riviste relativi a tutti i fenomeni principali della modernità. È un uomo dalla lucida curiosità intellettuale ed intelligenza critica.
Per lui la realtà è un LABIRINTO cioè qualcosa di complesso in cui è difficile orientarsi. Dice che l’uomo moderno non deve evitarlo perché rappresenta la sua realtà ma deve entrarci e sfidarne la complessità, cioè cercare di capirla e orientarsi.
Si è tentati di attribuire al neorealismo I sentieri di Nidi di Ragno. Ha come tema la resistenza vista attraverso gli occhi di un bambino, Pin. Un orfano che sarà accolto in una banda di partigiani. Il romanzo neorealista non rientra qui perché la realtà è troppo trasfigurata dagli occhi del protagonista che dona al racconto un alone fiabesco.
La trilogia de Il Visconte dimezzato, Il Cavaliere inesistente ed Il Barone rampante sono tutti romanzi in cui vengono messi in luce gli aspetti dell’uomo moderno, ma parlando e scrivendo di una realtà fantastica.
L’ironia è sempre presente oltre che la realtà trasfigurata in fantastico.
Il 1° mette in luce una dicomia, una scissione, cioè la ricerca della propria identità che è confusa e scissa.
Nel 2° allude all’importanza che la contemporaneità da all’apparenza, mentre nel 3° allude all’insofferenza dell’uomo moderno, dell’intellettuale nei confronti delle convenzioni sociali. L’evasione da questo più sensata è cercare di trovare una dimensione che stia di mezzo fra la terra ed il cielo (gli alberi), cioè riuscire a scostarsi, ad uscire dalle dinamiche. È difficile ma è l’unico modo per sopravvivere e anche per essere osservatori equilibrati del mondo.

4. PRIMO LEVI
È un chimico ebreo di Torino, nasce nel 1919 e muore suicida. Viene deportato durante la II guerra mondiale.
Se questo è un uomo è scritto in base alla sua esperienza, nel tentativo di capire, scrivendo, quello che è successo.
La tregua è quel romanzo che scrive quando ritorna. Si chiama così perché dopo che è tornato capisce che è stato un momento di tregua fra gli orrori del lager e la difficoltà di reinserirsi nella vita quotidiana. Non può più credere in un uomo diverso.
Il suo ultimo romanzo si chiama Sommersi e salvati, cioè c’è sempre chi viene sommerso e chi viene salvato. Si chiederà, con grande senso di colpa, perché a lui è toccato salvarsi. Si distingue per una prosa lucida e semplice.
Nel suo suicidio c’è l’incapacità di credere nell’uomo e nel futuro.

Esempio



  


  1. riccardo

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  2. Susanna

    generi letterari dall'inizio del 9