Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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LA SECONDA GUERRA MONDIALE
L’ESPANSIONISMO NAZIFASCISTA: MITI IMPERIALI E CRISI ECONOMICA
Il 1936 è l’anno in cui si compromettono quasi definitivamente le tensioni nell’orizzonte delle relazioni internazionali. L’Italia attacca l’Etiopia, la Germania procede al proprio riarmo violando i trattati di Versailles dando il via al programma pangermanista, il Giappone da anch’esso il via al proprio espansionismo in Asia. Questa situazione di tensione si origina dalla crisi economica del 1930; con la disintegrazione del mercato mondiale ogni potenza cerca di ingrandire, mediante l’espansionismo, il proprio mercato. I miti imperiali di Mussolini, la politica di potenza di Hitler e l’imperialismo giapponese sono modalità di espressione della crisi economica in un terreno segnato dai trattati di Versailles del 1919 che avevano senza dubbio lasciate insoddisfatte le nazioni in questione creando un modello internazionale sull’egemonia di Francia e Gran Bretagna.
LA POLITICA DI CONQUISTA E DI RIARMO DELLA GRANDE GERMANIA
La Germania è la massima espressione della crisi sopra citata in quanto quella maggiormente penalizzata dai trattati di pace. L’avvento di Hitler permette alla Germania di forzare il sistema di vincoli che si erano creati avviando un politica di conquista aggressiva.
1933 uscita dalla società delle nazioni
1935 violazione trattato di Versailles con il riarmo unilaterale
1936 militarizzazione della Renania e aggressione degli stati sovrani
1938 annessione dell’Austria e dei Sudati (regione cecoslovacca)
1939 disintegrazione della Cecoslovacchia in Boemia, incorporata nella Germania, e Slovacchia, stato indipendente alleato nazista.
Questa strategia ha lo scopo di affermare la centralità della Germania in Europa garantendole allo stesso tempo l’autosufficienza economica.
L’EGEMONIA NAZISTA SUI FASCISMI EUROPEI E LA CONFERENZA DI MONACO
Negli anni ’30 anche Austria, Ungheria, Grecia e Jugoslavia aderiscono al fascismo confluendo tutte nella sfera di influenza della Germania. Anche Mussolini, deve alla fine cedere nonostante abbia provata a mantenere un proprio indirizzo di politica estera in seguito alla stipulazione dell’Asse Roma-Berlino e con la stipulazione del patto d’acciaio del 22 maggio 1939 anche l’Italia entra nell’orbita tedesca come il resto dell’Europa. Il dittatore italiano viene meno al “patto a quattro” dove rivestiva il ruolo di mediatore tra Germania da una lato e Francia e Gran Bretagna dall’altro. L’adesione totale alla Germania viene sancita nel 1938 quando vengono promulgate le leggi razziali in Italia. La politica aggressiva del nazifascismo è senza fu senza dubbio favorita dal fatto che, mentre gli Usa si staccavano dal continente europeo, Gran Bretagna e Francia sottovalutarono la gravità della situazione come evidenziato nella conferenza di Monaco nel settembre 1938. In tale occasione, per risolvere la questione nei Sudati, i ministri francese e inglese consentirono ad Hitler di annettere la zona in questione confidando nella promesse del tedesco di non modificare ulteriormente lo scacchiere europeo. Sei mesi dopo Hitler invade la Germania e il 1 settembre 1939 fa lo stesso con la Polonia per annettere Danzica e il corridoio che separa la Prussia dal Reich. Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania.
L’INVASIONE DELLA POLONIA E L’ENTRATA IN GUERRA DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA
All’alba del 1 settembre 1939 la Germania invade la Polonia conquistando Varsavia, dove 100 mila uomini cercavano di non capitolare, per mezzo di bombardamenti massicci della Luftwaffe. In quatto settimane tutta la Polonia era sotto i tedeschi e il mondo scopre l’efficienza raggiunta dall’esercito di Hitler. Francia e Gran Bretagna entrano in guerra al fianco della Polonia mentre l’altra grande potenza europea, la Russia, scende in campo per invadere le regioni orientali della Polonia stessa annettendole con forza.
IL PATTO RIBBENTROP-MOLOTOV TRA GERMANIA E UNIONE SOVIETICA
Il 23 agosto 1939 Hitler si era cautelato dalla guerra contro la Russia con il patto Molotov-von Robbentorp che stabiliva sostanzialmente un accordo di non aggressione delle due nazioni e pattuiva le reciproche zone di influenza. Con il patto la Germania si protegge le spalle sul fronte orientale mentre la Russia ha la possibilità di avanzare verso le zona baltiche che gli erano state sottratte dopo il primo conflitto mondiale.
LA NON BELLIGERANZA ITALIANA
In questo clima l’Italia, nonostante il patto d’acciaio, decide di non scendere in campo con i tedeschi decidendo inoltre di non dichiarare guerra a Francia e Gran Bretagna in quanto la nazione italiana è militarmente impreparata e l’intervento è visto di cattivo grado da parte dei sovrani e dell’opinione pubblica.
BLITZKRIEG: LA STRATEGIA HITLERIANA DELLA GUERRA LAMPO
Le operazioni polacche corrispondevano alla volontà di Hitler di approntare una guerra lampo che avrebbe evitato che alla Germania fosse applicato il blocco economico che fu una delle cause della sconfitta nel primo conflitto. La strategia tedesca si basava dunque sull’eccezionale capacità offensiva dell’esercito; entrare in profondità in un punto del fronte per poi attuare dall’interno lo smembramento delle truppe avversarie impedendo loro la ritirata. Dopo il caso polacco le operazioni subirono una battuta d’arresto con gli eserciti tedesco e anglo-francese a scontrarsi sulle linee difensive Maginot e Siegfried. Nell’inverno 1939-40 le uniche operazioni sono quelle della Russia che invade la Finlandia.
L’OFFENSIVA TEDESCA VERSO IL FRONTE OCCIDENTALE E L’OCCUPAZIONE DELLA FRANCIA
Nell’aprile-maggio 1940 la Germania riprende le spinte espansionistiche conquistando importanti postazioni strategiche nella penisola scandinava (Danimarca e Norvegia). Anche le operazioni contro la Francia vengono coronate dal successo: il 10 maggio la violazione della neutralità di Belgio, Olanda e Lussemburgo comportano uno sfondamento delle linee francesi che si ritirano a Dunkerque. Il 14 giugno i tedeschi entrano a Parigi che si vede costretta ad accettare il regime di occupazione sancito ufficialmente con l’armistizio firmato dal maresciallo Petain (22 giugno). Nella parte nord del paese, quella ancora libera, si ha un governo dittatoriale (repubblica di Vichy) sotto la guida di Petain lo stesso che aveva consegnato ufficialmente la Francia alla Germania. Si tratta di uno stato fantoccio che in realtà è assoggettato al fascismo. Nel proseguire della contro il nazifascismo emerge la figura di Charles de Gaulle che dalla Gran Bretagna pose le basi per opporsi alla repubblica di Vichy e formare il primo nucleo della futura resistenza francese.
L’INTERVENTO ITALIANO: 10 GIUGNO 1940
La vittoria tedesca in Francia convinse Mussolini che era giunto il momento di entrare in guerra al fianco dei tedeschi.
Mussolini convince a sua volta i gruppi contrari alla guerra dicendo loro che era necessario entrare nel conflitto per sedersi subito al tavolo dei vincitori in quanto secondo il dittatore italiano la guerra era prossima alla sua conclusione. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra fatto che comporta l’apertura di un nuovo fronte e il precipitare della situazione francese.
LA BATTAGLIA D’INGHILTERRA
La Gran Bretagna si trova solo contro la Germania che aveva programmato lo sbarco sull’isola dopo la distruzione della Raf da parte della Luftwaffe. Da agosto a settembre 1940 si svolge la battaglia d’Inghilterra con l’aviazione tedesca che scarica sull’isola tonnellate di esplosivo per fiaccare la resistenza inglese. Tuttavia il piano di Hitler fallisce in quanto gli inglesi si avvolgono di una nuova tecnologia, il radar, che permette loro di vincere la battaglia. E’ il primo fallimento di Hitler. Le forze dell’Asse provano quindi a spezzare i rapporti tra la Gran Bretagna e le sue colonie ma nonostante tutto Egitto e Malta restano saldamente nelle mani inglesi.
IL PATTO TRIPARTITO, LA GUERRA NEI BALCANI E SUL FRONTE AFRICANO
Negli ultimi mesi del 1940 il conflitto diventa mondiale con l’ingresso in guerra del Giappone al fianco di Italia e Germania (PATTO TRIPARTITO). Ad esse si unirono in seguito Slovacchia, Ungheria e Romania. Nell’ottobre 1940 l’Italia aggredisce la Grecia convinta di una facile vittoria ma viene rispedita indietro dalla controffensiva greca aiutata dell’esercito inglese. L’insuccesso compromette il prestigio del duce e fa capire la pochezza militare dell’Italia. L’apertura del fronte africano, avvenuta con l’ingresso in guerra dell’Italia, fa si che si scontrino tra Libia ed Eritrea gli eserciti italiano ed inglese che riporta vittorie continue fino al 1941 quando con la sconfitta italiana di Amba Alangi (17 maggio 1941) l’Inghilterra è padrona della totalità del continente africano. La Germania corre subito ai ripari inviando una spedizione comandata da Rommel che fa indietreggiare gli inglesi ed in seguito lo stesso generale tedesco aiuta gli italiani ad impossessarsi di Grecia e Jugoslavia.
L’EUROPA CONTINENTALE NELLE MANI DEL NAZIFASCISMO
Alla fine del 1941 l’Europa continentale è nella mani del nazifascismo ed Hitler, memore degli errori tedeschi della prima guerra mondiale, decise di militarizzare l’economica dei paesi conquistati facendo così pagare a questi ultimi lo sforzo bellico tedesco per conquistare l’Europa. Le risorse economiche dei paesi controllati vengono messi a disposizione dell’economia tedesca, milioni di lavoratori avviati in fabbriche e campi tedeschi.
L’ATTACCO ALL’URSS: IL PIANO BARBAROSSA
Alla metà del 1941 avviene la svolta del conflitto: la Germania attacca la Russia e gli Stati Uniti entrano in guerra.
Messo da parte il patto di non aggressione reciproca del ’39, la Germania organizza una grande offensiva (3 milioni di uomini) contro la Russia, quello che passerà alla storia come il PIANO BARBAROSSA. L’avanzata tedesca giunge fino alle porte di Mosca e Leningrado ma l’esercito russo riesce a riorganizzarsi in un’accanita resistenza che si protrae fino al novembre del 1942 quando inizia la controffensiva russa. Anche qui Hitler sperava di concludere la guerra velocemente ma nell’inverno 1941-42 i russi recuperano terreno ed i tedeschi vengono bloccati in una guerra di posizione ed infine sorpresi dal gelido inverno russo.
L’INTERVENTO AMERICANO E L’ESPANSIONISMO GIAPPONESE IN ASIA E NEL PACIFICO
Per sopperire alla supremazia tedesca gli Stati Uniti aiutano con prestiti ed armi la Gran Bretagna e questa solidarietà sfocia nella CARTA ATLANTICA dell’agosto 1941 firmata da Wiston Churchill e da Roosvelt. Gli Stati Uniti scendono però sul campo solamente dopo che un attacco dei giapponesi distrugge la flotta americana ancorata a Pearl Harbor, 7 dicembre 1941. Il Giappone, forte della vittoria, si lancia alla conquista dell’Asia e del Pacifico seguendo le linee dell’espansionismo aggressivo.
GLI EFFETTI SOCIALI DELLA GUERRA E LA SOLUZIONE FINALE DEL PROBLEMA EBRAICO
Ad oriente il Giappone, allato, si fa sempre più minaccioso mentre la Germania nel 1941-42 sottopone gli stati occupati ad una gravosa pressione economica, ad una penuria di vivere e al razionamento dei generi alimentari. Nei campi di lavoro in Germania vengono convogliati i prigionieri dei paesi occupati per rimpiazzare i tedeschi chiamati sotto le armi. Nei confronti degli ebrei l’ordinamento hitleriano si accanì con la soluzione finale del problema ebraico. Centinaia di deportati nei campi di concentramento lavorano in condizioni disumane per poi venire annientati in camere a gas e forni crematori. A Dachau, Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, Birkenau muoiono milioni di ebrei provenienti da tutta Europa.
LA SVOLTA MILITARE DEL 1942-43 E LO SBARCO IN SICILIA
Nel 1942 muta l’andamento delle operazioni con l’iniziativa che passa in mano alle forze alleate. Nella primavera gli americani iniziano a contrastare i giapponesi; sul fronte orientale i sovietici organizzano una controffensiva a Stalingrado che dura dal novembre 1942 al gennaio 1943 che vede la prima grande sconfitta della Germania di Hitler; nell’Africa settentrionale le forze inglesi, guidate da Montgomery, fermano le truppe dell’Asse ad El Alamein costringendole a ripiegare. Nello stesso periodo gli americani sbarcano in Marocco e Algeria mentre alcuni mesi dopo, nel luglio 1943 gli anglo-americani sbarcano in Sicilia. Le truppe alleate giungono in una situazione di pesante disagio sociale al quale faceva riscontro la crisi verticale del regime fascista privo di ogni legittimità politica per la fallimentare conduzione della guerra e scosso da insanabili contrasti interni. Ci si rende conto che è giunto il momento di porre fine alla guerra e di sottrarre il paese dalla sfera di influenza tedesca: bisogna rimuovere assolutamente la dittatura personale di Mussolini.
LA CADUTA DEL FASCISMO IN ITALIA E IL GOVERNO BADOGLIO
Il 25 luglio 1943 una seduta del Gran Consiglio dichiara la sfiducia a Mussolini che viene destituito e fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele III. Badoglio è il nuovo capo del governo. L’entusiasmo per la caduta del fascismo viene smorzato dalla continuazione della guerra. Vengono avviate delle trattative segrete con gli anglo-americani per stipulare l’armistizio del 3 settembre 1943 reso noto soltanto l’8 settembre. L’Italia è nel caos totale: l’esercito è senza ordini, lo stato si avvia verso lo sfascio definitivo.
LA REPUBBLICA DI SALO’ E LA RESISTENZA ANTITEDESCA
Mussolini imprigionato sul Gran Sasso viene liberato il 12 settembre 1943 e messo a capo della repubblica sociale italiana con sede a Salò. Si tratta di uno stato fantoccio che estese la sua zona d’influenza nell’Italia centro-settentrionale. Al sud resta in carica il governo Baglio. Si manifesta ora un nuovo fenomeno popolare di massa: scioperi operai che rivendicano condizioni di lavoro più umane indicano la strada da percorrere per opporsi ai nazisti. Le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943), infine, videro per la prima volta i civile insorgere contro i tedeschi costretti ad evacuare la città che accolse, una volta libera, gli americani in marcia verso nord.
LA RESISTENZA IN EUROPA: IL CASO FRANCESE
In tutta Europa l’occupazione suscita una vasta reazione delle forze partigiane per contrastare il nemico con sabotaggi, azioni punitive, agguati e azioni militari. Contro un avversario comune seppero coesistere idee e programmi di provenienza diverse.
LA RESISTENZA IN POLONIA, UNIONE SOVIETICA, JUGSLAVIA E GRECIA
In Russia ben presto la resistenza si intreccia con l’offensiva dell’Armata Rossa. In Jugoslavia i partigiani comunisti di Tito riuscirono ad avere ragione dell’esercito tedesco e a riprendere il controllo dell’intero territorio anche se la battaglia produsse un milione e mezzo di morti. La resistenza polacca, divisa tra Russia e Germania, ha il principale obiettivo di difendere l’identità nazionale. I costi umani furono terribili perché allo sterminio degli ebrei si aggiunse il genocidio della popolazione civile. La situazione polacca è drammatica anche perché legata ed influenzata dagli interessi russi sulla regione polacca. Il 1 agosto 1944 l’insurrezione di Varsavia termina in una repressione totale perché la Russia, che pure aveva iniziato l’avanzata verso Berlino, si rifiuta di aiutare i polacchi e la città viene rasa al suolo.
In Grecia si sviluppa un vasto movimento resistenziale contro i nazifascisti. La lotta oltre alla libertà era mirata ad affrontare in anticipo i problemi che sarebbero sorti a fine guerra.
I COMITATI DI LIBERAZIONE NAZIONALE E I NUOVI PARTITI POLITICI IN ITALIA
All’indomani della caduta del fascismo si riformano i vecchi partiti politici presenti negli anni ’20. Il partito socialista raggruppa sia l’ala riformista che quella massimalista e dimostra un programma classista favorevole all’unità d’azione con il partito comunista. Proprio il partito comunista riprende la sua attività, rimasta clandestina negli anni del fascismo, quando Togliatti torna dall’esilio russo. Il massimo esponente dei comunisti si proclama favorevole alla collaborazione con le forze antifasciste per creare uno stato democratico. Il vecchio partito popolare assume la denominazione di Democrazia cristiana sotto la guida di Alcide De Gasperi. La linea politica di connotazione moderata è mirata a risolvere i problemi sociali che venivano curati dal cooperativismo e dal sindacalismo dei bianchi. La costruzione del partito liberale avviene sotto la guida di Benedetto Croce e Luigi Einaudi che tratteggiarono una linea politica sostanzialmente antifascista. L’unico movimento nuovo è il Partito d’Azione fatto da componenti laiche e progressiste insieme alle forze liberalsocialiste che si riconoscevano nella rivoluzione democratica. Il programma politico si basava su riforme istituzionali come l’instaurazione del regime repubblicano. Si costituiscono anche i comitati di liberazione nazionale (CLN) composti dai partiti formatisi all’indomani del 1943. Per impulso delle nuove forze politiche si forma anche il Copro dei volontari della libertà (CVL) con a capo Raffaele Cadorna, Ferruccio Parri e Luigi Longo che agisce come comando strategico della resistenza armata.
LA LOTTA PARTIGIANA CONTRO I NAZIFASCISTI
Nell’Italia settentrionale è il comitato di liberazione nazionale alta italia a guidare le azioni di guerriglia nei confronti dei tedeschi mentre al sud opera, dalla primavera del 1944, il primo governo Badoglio. I nazisti risposero agli attacchi con violente rappresaglie contro i civili: strage a Marzabotto, in Emilia e alle fosse Ardeatine, Roma. Le forze anglo-americane intanto arrivano nel settembre 1944 in Toscana ed invitano i partigiani a sospendere la lotta. Nonostante tutto i partigiani riescono a ricostruire nuovi basi operative e a prepararsi per lo scontro decisivo.
LO SBARCO IN NORMANDIA E L’ALLEANZA ANTINAZISTA
Il 6 giugno 1944 avviene lo SBARCO IN NORMANDIA delle truppe anglo-americane che grazie all’opera delle forza di rivoluzione francese riescono a sfondare facilmente le linee tedesche. Il 24 agosto Parigi è libera. Nel settore orientale riprende slancio l’iniziativa dell’Armata Rossa mentre Grecia e Jugoslavia vengono liberate dai partigiani. Sono tutti successi legati all’alleanza antinazista del 1943 tra Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia consolidata dall’incontro di Teheran (27 novembre-1 dicembre) dove Churchill, Stalin e Roosvelt definiscono la comune strategia contro la Germania e si accordano sui futuri assetti del mondo. Si evidenzia qui il dualismo tra Stati Uniti e Russia destinate a diventare le potenze dominatrici del mondo. In questo clima va quindi inquadrata la distruzione di Varsavia.
Le truppe anglo-americane per piegare definitivamente il regime tedesco e raggiungere l’Armata Rossa non esita a bombardare le città tedesche senza distinguere tra obiettivi civili e militari.
VERSO LA SPARTIZIONE DEL MONDO: GLI ACCORDI DI JALTA
Nel febbraio 1945 a Jalta, in Crimea, la spartizione del mondo pattuita a Teheran si traduce in un disegno compiuto:
Austria, Grecia e Italia restano sotto la tutela anglo-americana
Romania e Bulgaria sotto la tutela sovietica
Ungheria, Polonia e Jugoslavia hanno una comune influenza
La Germania viene divisa in 4 zone
A Jalta si delineano le modalità di intervento contro il Giappone.
LA FINE DELLA GUERRA E IL DISASTRO ATOMICO
Tra marzo e aprile del 1945 l’avanzata congiunta di Russia e degli alleati strinse in una morsa letale la Germania.Nella primavera del 1945 riprende in Italia l’avanzata degli alleati verso nord. Un’ondata di scioperi compromettono la produzione tedesca e il Clnai assume i poteri civili e militari, 25 aprile 1945. Quattro giorni dopo capitolano tutte le truppe tedesche e Mussolini, catturato a Dongo viene fucilato il 28 aprile sul lago di Como. A Berlino i sovietici dilagano e Hitler si toglie la vita e il 7 maggio il suo successore, Karl Donitz, firma la resa incondizionata della Germania. La guerra europea è finita. Il Giappone forte di un grande esercito, vasti territori e cospicue risorse stenta ad arrendersi. Il presidente americano Harry Thruman, succeduto a Roosvelt, ricorre alla bomba atomica dopo aver lanciato un ultimatum che viene respinto. Il 6 agosto la prima bomba atomica è lanciata su Hiroshima (200 mila morti), il 9 agosto bomba su Nagasaki. L’8 agosto la Russia dichiara guerra al Giappone ed invade la Manciuria e la Corea ma la resa dei nipponici è dovuta essenzialmente alla paura del disastro nucleare. Il 14 agosto anche il Giappone si arrende senza condizioni; la guerra è costata 60 milioni di morti.