La donna in età medievale

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La donna nel Medioevo

In età medievale,la condizione della donna era assai diversa da quello che i pregiudizi spesso ci portano a ritenere: vale la pena di riferirsi ai dati e non alle opinioni.
Le donne erano considerate creature da proteggere dagli altri e da se stesse,moralmente fragili e fisicamente deboli; erano sottoposte alla sorveglianza e alla guida degli uomini del loro “ordine”.

Le bambine dalla nascita al settimo anno venivano lasciate crescere con la madre,e si riteneva che dovessero imparare le formazioni pratiche fondamentali: cucire, tessere, filare, ricamare. All’età di dodici anni venivano promesse in sposa dai genitori a signori dai sessant’anni in poi con regolare contratto,in cui si stabilivano i beni portati in dote, e la somma che il marito doveva pagare alla famiglia della sposa.

La donna poteva ovviamente appartenere a classi differenti, e questo comportava inevitabili differenziazioni.

La donna contadina
Nelle campagne la donna schiava conduceva una vita misera e difficile perchè sottomessa ad un padrone spesso spietato, che la società imponeva. Mentre le donne libere, non appartenenti ad un rango sociale elevato, erano soggette ad una vita faticosa e priva di gioia. Esse si occupavano dei bambini più piccoli e della casa, preparando i pasti e tessendo le stoffe per gli abiti. Lavoravano anche nei campi e tosavano le pecore.

La donna delle classi elevate
La donna nobile passava gran parte del suo tempo nel castello, dove sorvegliava il lavoro della servitù. Quando il marito era assente toccava alla donna difendere il castello in caso di attacchi nemici. Le donne erano escluse dall’eredità dei feudi che erano lasciati ai figli maschi, a meno che non fossero le uniche eredi. In caso di unione conclusa senza un erede diretto era tradizione che i beni provenienti dal padre andassero alla famiglia paterna, mentre quelli della madre tornassero alla famiglia materna.
Ai tempi del feudalesimo la regina era ritenuta al pari del re: l’uomo e la donna, in questo caso, erano sullo stesso piano. Vediamo infatti che nel Medioevo donne come Eleonora D’Aquitania e Bianca Di Castiglia dominarono realmente il loro secolo ed esercitarono un potere assoluto nel loro territorio. L’influenza della figura femminile diminuì con l’affermarsi del diritto romano: la prima disposizione che eliminò la donna dalla successione al trono fu presa da Filippo il Bello.
La donna religiosa
Nel XIII secolo i conventi femminili ebbero grande diffusione: erano centri di preghiera ma anche di cultura. Le donne religiose erano colte: d’altronde l’entrare in convento era l’unica strada per le ragazze che volevano approfondire le loro conoscenze. Per questo in età medievale abbiamo i primi esempi di letterate famose, come Rosvita, la grande autrice di testi teatrali religiosi del X secolo. Inoltre le badesse erano autentici signori feudali e amministravano vasti territori. Molte donne avevano rifiutatola ricchezza dei loro genitori e il matrimonio con ricchi e nobili signori per vivere in povertà con il lavoro delle propri mani. Spesso però le donne erano costrette ad una vita conventuale in modo da aumentare il prestigio del casato e di garantire l’intera eredità al primogenito maschio. Contemporaneamente si sviluppò il movimento delle beghine (Comunità di donne laiche di religione cristiana, sorta a Liegi nel 1170-1180 sotto una direzione religiosa, con professione di voto di ubbidienza e castità, ma senza una vera e propria regola monastica. Il movimento si diffuse sul Reno e in Francia. Fu combattuto come eretico e perseguitato. Nel 1311 papa Giovanni XXII scomunicò in blocco beghine e begardi), costituito dalle donne che vivevano sole o in comunità conducendo un’esistenza povera e casta. Questo movimento aveva una meta in comune con il movimento religioso del tempo: vivere cristianamente secondo i principi
del Vangelo. Molte donne si separavano dal proprio marito per andare a far parte di comunità di beghine e, più tardi, di conventi di domenicane.

La caccia alle streghe
Alla fine del XII secolo la religiosità delle donne cominciò ad esprimersi al di fuori di qualsiasi regola, trovandosi immediatamente esposta all’accusa di eresia: ebbe inizio così l’atroce massacro delle streghe. Questo iniziò nel ‘400, si intensificò nella seconda metà del ‘500 e declinò a partire dalla fine del ‘600. Il terrore iniziò con papa Gregorio IX. Alle cerimonie stregonesche la Chiesa oppose sue personali forme di magia come acqua santa, candele benedette, reliquie ed esorcismi, ma più torturava, bruciava ed uccideva, più c’erano streghe, maghi e fattucchiere. Su incoraggiamento del papa Innocenzo VIII, Heinrich Kramer e Jakob Sprenger pubblicarono nel 1486 il Malleus Maleficarum. Quest’opera raccoglieva tutte le credenze e le superstizioni popolari che spesso mischiava con la dottrina della Chiesa. Questo libro dava anche direttive su come svolgere i processi e le torture ed è indicativo dei pensieri morbosi, specialmente verso le donne, a quel tempo.

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