Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
Voto: | 2.5 (2) |
Download: | 1960 |
Data: | 11.11.2009 |
Numero di pagine: | 5 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Europa e Mondo nel secondo Ottocento
Nel secondo Ottocento l’economia mondiale subì una profonda trasformazione che gli storici definiscono “seconda rivoluzione industriale”. La potenza egemone sulla scena è ancora l’Inghilterra e tra le potenze emergenti c’è la Prussia che riesce a unificare la Germania nel Secondo Impero (Reich). L’Italia di quegli anni è attraversata da molti problemi legati all’unificazione. Né la Destra né la Sinistra riesce a sistemare le urgenze del paese e anche il tentativo di creare delle colonie in Africa fallisce.
L’Imperialismo e la crisi degli equilibri europei
Il rapido sviluppo industriale provocò tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo forte contrasti fra gli Stati europei, in competizione per la conquista di mercati nei quali reperire le materie prime e smerciare i prodotti. Si venne così affermando il fenomeno dell’imperialismo cioè la tendenza a creare un ampio impero commerciale conquistando molti territori e intensificando lo sfruttamento coloniale. Tutto ciò era sostenuto dall’illusione della superiorità politica e culturale della razza bianca.
Nel Novembre 1881 venne convocata a Berlino la Conferenza Internazionale per gli affari africani, nel corso dei quali le grandi potenze europee giunsero a una spartizione delle rispettive aree africane, come se il continente nero fosse una torta da dividere. L’Inghilterra fondò l’Unione Sudafricana e la Francia l’Indocina Francese, nel sud-est asiatico. Anche l’Italia partecipò alla corsa coloniale con lo scopo di trovare uno sbocco per la sua popolazione in aumento. L’antagonismo fra le 2 principali potenze, Francia e Inghilterra sfociò nell’incidente di Fascioda al termine del quale giunsero a un accordo.
Luci e ombre della”bella epoque”
Lo sviluppo tecnologico e industriale generò un clima di euforismo e di ottimismo legato alla fiducia in un progresso che appariva inarrestabile. Crebbe così un senso di spensieratezza che caratterizzò la fine del secolo definita proprio per questo “belle époque”.
Luci--→ All’inizio del Novecento il mondo occidentale aveva molte ragioni d’orgoglio: grazie alle scoperte in campo medico e ai miglioramenti dell’igiene la maggior parte delle epidemie era stata debellata e la mortalità infantile era stata ridotta notevolmente. Di conseguenza era aumentata la popolazione del pianeta. Alla crescita demografica corrispose un impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale. Le belle epoque fu l’epoca del divertimento e anche delle innovazioni tecnologiche destinate a migliorare la vita quotidiana. Il settore che beneficò maggiormente fu quello delle comunicazioni. La messa a punto del telefono permise la comunicazione a distanza, si realizzò la prima motocicletta e la prima automobile. A inizio secolo, con la produzione industriale intrapresa negli Usa da Henry Ford le automobili divennero meno costose e quindi accessibili a tutti. Questo periodo fu anche l’età nella quale lo sport si diffuse.
Tra le classi più popolari. Calcio, ciclismo e automobilismo attirarono sempre di più l’interesse. Vennero inoltre ripristinate le Olimpiadi che si tennero ad Atene. Anche le donne cominciarono a dedicarsi allo sport professionale tra cui tennis e ciclismo.
Ombre--→ Questo rapido mutamento comportò però aspetti più problematici che esprimevano l’inquietudine e l’insicurezza dovute alla perdita dei valori di riferimento. Si determinò quindi una crisi dell’individuo destinata a riflettersi nella letteratura e nel pensiero filosofico del tempo. Un altro aspetto inquietante fu l’esplosione di irrazionalità che alimentò il diffondersi del nazionalismo (inteso come presunzione di supremazia di una nazione sulle altre), del razzismo e di xenofobia (inteso come avversione per gli stranieri). La consapevolezza del clima di intolleranza in cui vivevano gli Ebrei in Europa spinse alcuni di loro a dare vita a un movimento politico chiamato sionismo il cui fondatore è considerato Theodor Herzl. Lo scopo del sionismo era quello di creare uno stato ebraico in tal modo gli ebrei non sarebbero più stati vittime di persecuzioni o discriminazioni. Tale patria fu in seguito individuata nella Palestina. Proprio a questo proposito iniziarono a diffondersi i “Protocolli di Sion” ovvero un presunto documento che descriveva un ipotetico piano per la conquista del mondo da parte degli ebrei. In questi documento gli anziani avrebbero indicato alle giovani generazioni gli strumenti per poter manipolare le masse e instaurare un nuovo ordine politico. In realtà i protocolli altro non erano che un falso della polizia zarista,impegnata a scaricare sugli ebrei il malcontento della popolazione. In un clima di diffuso razzismo ebbe in Europa un notevole successo il “Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane” del francese Arthur de Gobineau, un libro nel quale l’autore teorizzava la diversità delle razze e la superiorità della razza ariana. Fu anche sulla base di queste teorie che si affermò il pangermanesimo, manifestatosi dapprima come aspirazione a riunire in un solo stato tutti i popoli germanici poi aveva finito con il trasformarsi nell’esaltazione dell’assoluta superiorità della razza ariana.
La Germania e il nuovo sistema di alleanze
Agli inizi del Novecento la Germania emerse per la sua forza economica e militare: nel paese l’accelerazione industriale era accompagnata da un prepotente espansionismo economico e da una notevole aggressività coloniale.
Dopo la morte di Guglielmo I era salito al trono Guglielmo II che decise di liberarsi del cancelliere Bismarck per poter restare l’unica autorità del Reich. Al suo posto l’imperatore adottò una linea improntata al più spregiudicato militarismo appoggiando le aspirazioni di conquista divenute più aggressive in seguito al crescente nazionalismo. Per soddisfare tali esigenze avviò la costruzione di una poderosa flotta militare. Tale politica fece allontanare la Germania dalle altre potenze europee in particolare l’Inghilterra che aveva da sempre basato la propria supremazia sulla flotta militare.
L’Inghilterra era inoltre preoccupata per il clamoroso successo economico e industriale dell’impero tedesco che disponeva di industrie all’avanguardia e di una grande abbondanza di materie prime.
All’inizio del Novecento si finì per creare così un nuovo sistema di alleanze che divise l’Europa in due blocchi contrapposti: Germania, Austria e Italia avevano stipulato la Triplice Alleanza. La Francia si avvicinò alla Russia e all’Inghilterra. Questa riappacificazione venne sancita con la stipulazione della Triplice Intesa.
La guerra tra Russia e Giappone e la rivoluzione del 1905
Lo Zar Nicola II intraprese una politica imperialistica in direzione dell’ Estremo Oriente. Si scontrò così con il Giappone da cui fu clamorosamente battuto nel 1905. La sconfitta alimentò in Russia un’ondata rivoluzionaria che ebbe come tappe salienti una grande manifestazione di popolo a Pietroburgo, repressa dalla polizia nella cosiddetta “domenica di sangue” nel 1905, e uno sciopero generale che bloccò il paese. Queste azioni di lotta coordinate dai soviet, formati dai contadini, operai e borghesi, spinsero lo zar a fare alcune concessioni, ma ciò non bastò a democratizzare la società russa. Anche la riforma agraria introdotta dal primo ministro non migliorò le condizioni di vita dei contadini.