L'italia nel 600

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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Testo

L’ITALIA NEL 600
La carta politica dell’Italia seicentesca
Nel 1559 le guerre d’Italia cessarono con la pace di Caveau – Cambrésis e iniziò una fase di stabilità politica soggetta per oltre un secolo e mezzo alla potenza spagnola.
Circa metà dell’Italia era sotto il possesso degli spagnoli che riuscirono ad influenzare anche gli statarelli minori e la Repubblica di Genova che mise a loro disposizione il porto.
Gli unici Stati indipendenti furono quello Pontificio e la Repubblica di Venezia, quest’ultima finì per scontrarsi con il papato che tentò più volte di intromettersi nelle sue vicende interne.
Il dominio spagnolo in Italia
Gli Spagnoli esercitavano saldamente la loro autorità nella nostra penisola cercando di conciliare gli interessi della monarchia con quelli locali. Così fu istituito il Consiglio d’Italia nel 1555 che fungeva da organo giudiziario e aveva compiti di controllo sull’operato dei funzionari Regi, sottoposti ad ispezioni periodiche.
In Italia il governo spagnolo si era dimostrato piuttosto efficiente ed era riuscito ad ottenere il consenso dei governanti, prima del suo declino.
Infatti, con il passare degli anni il governo spagnolo risultò sempre più condizionato dalla necessità di reperire fondi per le spese belliche, in questa maniera si finì per abbandonare il meccanismo di tassazione con l’affido della riscossione delle tasse alla piccola nobiltà locale che sottoponeva la popolazione a prepotenze e soprusi.
Il tramonto dorato di Venezia
Nel tardo 500 e all’inizio del 600, la Repubblica di Venezia godeva ancora di gran prestigio, anche se la sua forza espansiva era stata bloccata definitivamente un secolo prima. La sua prosperità durò a lungo grazie all’industria dei beni di lusso oltre alle tradizionali attività commerciali ed all’acquisto di proprietà terriere da parte delle principali famiglie aristocratiche.
Proprio perché conservava una notevole importanza politica ed economica, Venezia era minacciata dai suoi potenti vicini.
La sua principale minaccia proveniva dagli Asburgo con i quali combatté una specie di “Guerra fredda” continua.
In piena guerra dei trent'anni la Repubblica Veneziana si scontrò con gli Asburgo di Spagna per il controllo della Valtellina. Dopo una prima vittoria Asburgica, Venezia in coalizione con la Francia e il Ducato di Savoia (1623), dopo lunghe trattative raggiunse un compromesso che lasciava aperto il corridoio della Valtellina e garantiva la libertà di culto alla popolazione locale.
Invece, sui mari, le maggiori preoccupazioni dei veneziani vennero dagli Ottomani. Nel 1644 i Turchi attaccarono Candia (Creta), prendendone il completo controllo nel 1669, dopo un conflitto estenuante in cui Venezia consumò enormi risorse militari e finanziarie.
Qualche anno dopo un’offensiva turca contro l’Europa causò la formazione di una lega tra Venezia, Polonia e Austria e questo offrì a Venezia l’occasione per una rivincita, riconquistò la Dalmazia, alcune isole ioniche e il Peloponneso.
Il possesso di questi territori fu riconosciuto alla Repubblica veneziana con la pace di Carlowitz nel 1699, che pose fine alla minaccia turca all’Europa.
L’evoluzione dello Stato della Chiesa
Il papato uscì rafforzato dal Concilio di Trento e assunse un più deciso controllo dello Stato della Chiesa: Per controllare i propri domini il Pontefice poteva contare sia sul potere spirituale sia su quello temporale.
Il Concilio di Trento sancì la definitiva affermazione di un modello di potere fortemente accentrato, contemporaneamente si verificò la clericalizzazione della Chiesa in virtù della quale l’intero apparato di controllo politico fu posto nelle mani degli ecclesiatici: i Cardinali governavano le città più importanti comprese entro i confini dello Stato e la giustizia veniva amministrata dai tribunali Ecclesiastici, Diocleziani e dell’Inquisizione.
Come conseguenza, le grandi famiglie aristocratiche videro la carriera ecclesiastica come una via sicura per procurarsi potere e ricchezze.
Tra la fine del 500 e il primo decennio del 600 Roma fu teatro di un’eccezionale fioritura intellettuale ed artistica guidata dalla più grande organizzazione culturale del mondo, la Chiesa, che volle fare della capitale un simbolo solenne della propria potenza. Così furono costruite, abbellite, restaurate, ampliate Chiese, piazze e fontane.
Il Ducato di Savoia
Nella seconda metà del 500 ad approfittare della disastrosa situazione in cui versava la Francia fu lo Stato dei Savoia. Nel 1588 il Duca Carlo Emanuele I riuscì ad annettersi il Marchesato di Saluzzo, ma la ripresa della monarchia francese sotto il Re Enrico IV rovesciò la situazione e la Savoia fu invasa.
Nel 1601 si arrivò ad un trattato di pace che riconobbe al Duca il possesso del Marchesato di Saluzzo in cambio della cessione dei territori d’oltralpe.
Pochi anni dopo Carlo Emanuele I decise di stringere un’alleanza con la Francia con la quale avrebbe dovuto conquistare lo Stato di Milano alla Spagna, ma che rimase senza effetti in seguito all’assassinio di Enrico IV.
Con il matrimonio della figlia Margherita e di Francesco II Gonzaga, Carlo Emanuele I ebbe l’occasione di avanzare la propria candidatura alla successione del Marchesato di Monferrato.
Nel 1612, poiché Francesco Gonzaga era morto senza eredi diretti, il Duca di Savoia tentò di mettere le mani sul Monferrato, ma dovette rinunciare (1617).
La situazione si ripeté nel 1626 allorché morirono nel giro di pochi mesi Ferdinando Gonzaga e suo fratello Vincenzo senza lasciare eredi diretti.
Per evitare la dissoluzione del Ducato Vincenzo aveva nominato suo erede un principe appartenente al ramo francese della famiglia, Carlo di Gonzaga-Nevers, dietro al quale agiva Richelieu, ansioso di ricostruire una testa di ponte in Italia.
Allo scoppio di questa seconda guerra del Monferrato (1627) per i Savoia fu naturale allearsi con la Spagna, fermamente decisa a impedire alla Francia di impossessarsi di un’area così importante. Nella primavera del 1629 calò in Italia una grande armata imperiale, che mise sotto assedio Mantova.
L’anno successivo la città fu conquistata e sottoposta ad un terribile saccheggio. Tuttavia, gli sviluppi della guerra dei trent’anni con la discesa in Germania di Gustavo Adolfo di Svezia, costrinse gli Asburgo a richiamare buona parte delle forze militari dall’Italia permettendo ai francesi di ottenere alcune importanti vittorie.
La guerra terminò con il trattato di Cherasco (1631), che confermò la successione del Ducato di Mantova a Carlo Gonzaga-Nevers, a patto che giurasse fedeltà all’Imperatore. Vittorio Amedeo I, Duca di Savoia, fu costretto a cedere ai francesi l’importante fortezza di Pinerolo, nei pressi di Torino.
In questo modo si ricrearono le condizioni per un nuovo conflitto franco. spagnolo, che giunse puntuale nel 1635, quando un’armata francese discese in Italia per attaccare lo Stato di Milano, con l’appoggio dei Savoia, di Parma, Modena e Mantova.
Negli stessi mesi il Piemonte, il più forte alleato dei francesi, in seguito alla morte di Vittorio Amedeo I, precipitò in una durissima guerra di successione che si concluse solo nel 1643.
Il declino economico e politico
Il 600 rappresentò una battuta d’arresto, o una fase di rallentamento nello sviluppo delle società europee, queste difficoltà si manifestarono con particolare evidenza in Italia.
Tra le principali cause di questa fase di rallentamento ci fu il calo demografico, la crisi radicale, la peste bubbonica e le carestie a cui andarono incontro, nel 600, le economie manifatturiere delle città italiane.
In generale, la produzione manifatturiera italiana vide il suo mercato restringersi alla popolazione locale, con conseguente decadenza dei porti internazionali di Genova e Venezia.
L’Italia reagì alla perdita del suo ruolo chiave nei traffici internazionali investendo capitali nelle attività agrarie: importanti segnali di ripresa vennero proprio dalle campagne, ove si affermò la coltivazione del mais e si diffuse la gelsibachicoltura; a partire dalla fine del 600, l’Italia divenne la principale produttrice di seta filata, compensando così il declino di altre attività industriali.
Sul piano politico, il 1648, anno in cui fu firmata la pace di Vestfalia sancì,, per l’Italia una duplice sconfitta. Da un lato, il mondo mediterraneo si ritirò dai commerci ripiegandosi sui propri contrasti interni e la società italiana subì un declassamento economico. Dall’altro, la sconfitta diplomatica del papato comportò l’eclisse dell’unica potenza italiana che ancora godeva di un vero prestigio internazionale.
Da un punto di vista generale, la monarchia Spagnola non fu travolta dalla crisi in cui era venuta a trovarsi, però la debolezza della Spagna si manifestò in numerose occasioni. Gli Stati italiani non potendosi rifugiare sotto l’ala protettiva della Spagna come in passato furono costretti a fare i conti con nuove pretese egemoniche, tra e quali vi furono quelle degli Asburgo d’Austria, che avevano ricostruito il loro potere statale dopo la sconfitta nella guerra dei trent’anni.

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