Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Data: | 04.03.2010 |
Numero di pagine: | 4 |
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Testo
L’Europa Feudale
Il feudalesimo è un rapporto di concessione-obbligazione. Ciò che uno concede, non è proprietà di quello che lo riceve ma lo può utilizzare e deve compiere lavori per il proprietario. Questo valeva sia nei rapporti tra il signore e i vassalli nella nobiltà, sia nei rapporti tra il feudo ecclesiastico e coloro che ne facevano parte, sia in tutti gli altri rapporti della società. Questo sistema si evolve verso altro, si trasforma. Il centro del problema è l’economia al cui centro c’è la terra. Il rapporto con la terra, in una economia chiusa, è contraddistinto dalla produzione dei beni necessari alla sopravvivenza propria e di chi si serve per produrre altri beni. Ad esempio, il fabbro non ha la possibilità di coltivare la terra e quindi ha bisogno di un sostentamento. Con l’evoluzione della struttura produttiva, cresce la specializzazione e appaiono nuove specializzazioni. D’altra parte, il contadino che lavora deve anche mantenere le imprese che legittima i rapporti e fornisce modelli ideali in cui vivere. Proprio per questo il contadino, come unica forma di digressione ha quella di andare in chiesa e ammirare i quadri esposti e lo spettacolo della liturgia, che è una rappresentazione di tipo teatrale, infatti da qui nascono le rappresentazioni teatrali nelle piazze. Quindi, l’economia chiusa non è mai perfettamente chiusa, perché presuppone il mantenimento di determinate strutture che non partecipano direttamente al rapporto di produzione. Ciò che la contraddistingue è l’assenza del guadagno. L’obiettivo è solo quello di far sopravvivere tutti. Poi la situazione comincia a cambiare, aumenta la capacità di produrre e arriva la tentazione del guadagno. Questa tentazione è percepita per prima dal signore che col suo gran numero di possedimenti terrieri può avere un guadagno elevato. Hanno una quantità produttiva che permette di trasferire altrove le risorse. Quindi, i signori cominciano a vendere i prodotti e i contadini si accorgono che questa cosa va bene e a loro volta cercano di nascondere una piccola quantità del prodotto per poi rivenderlo parallelamente. Cambiano allora di fatto i rapporti sulla terra. Il feudo è diviso tra pars dominica e pars massaricia. Nella pars dominica il prodotto è interamente del signore che ne dispone come vuole, lo vende o lo accantona; nella pars massaricia, invece, una parte significativa del raccolto è dei contadini e se il raccolto è in eccedenza anche i contadini ne dispongono come vogliono. Il signore concede una quantità crescente di terra ai contadini perché trova conveniente convertire in misura crescente in vendita il suo diritto nei confronti della produzione agricola. Qui arriva l’errore storico della grande nobiltà agraria. Nel medioevo, dove prevaleva una economia chiusa, l’inflazione, cioè la perdita del potere di acquisto della nobiltà, è inesistente. La moneta non sostiene lo scambio, dunque il suo potere d’acquisto subisce delle oscillazioni molto modeste e non c’è inflazione e non ci può essere perché non c’è guadagno. Nell’economia di baratto, la moneta è puramente e semplicemente qualcosa che si tiene da parte per lo più e quindi conserva più o meno un valore stabile. Man mano che il mercato cresce, cioè che la quantità economica in profitto aumenta, appare prima in maniera impercettibile poi in maniera sempre più evidente un fenomeno nuovo, ovvero la perdita di valore della moneta. Ovvero, misurando in moneta il prezzo della merce, aumentando la quantità di prodotti, questi prodotti finiscono per costare di meno, il che si traduce in una simmetrica di valore della loro unità di misura. A quel tempo il signore si faceva pagare in parte in natura, in parte in una quantità crescente di denaro, così poteva acquistare e investire in altre attività. Questi pagamenti diventano col tempo inadeguati e i signori non contenti decidono di aumentarli. Se il contadino non accetta, nasce il conflitto nelle campagne tra aristocrazia e contadino. Il contadino incomincia a ribellarsi prima per un signore che era dio sulla terra, poi per uno che non mantiene la parola. Alla fin fine il signore non è più in grado di mantenere il controllo sulla terra e quindi converte il suo diritto in una liquidazione fissa, cioè se può aliena una parte del feudo potendo continuare ad avere un guadagno ma sicuramente inferiore. Quindi chi ha accumulato il profitto, comprando la terra trasforma il denaro in terra e il profitto in rendita. Si ha una mutazione sociale nel tempo altamente significativa. Lo scambio merce-moneta continua ad avvenire sottoforma di un baratto, ma non ha lo stesso valore del baratto. Non c’è una equivalenza di necessità, ma lo scambio è ineguale perché a chi acquista basta quella merce, ma a chi vende non basta un altro bene di consumo ma tramuta la merce in una quantità di denaro che comprende il valore della merce più un guadagno. Questa è l’economia del guadagno che sposta una quantità crescente di denaro da chi tiene il bene a chi produce la merce. Quindi, quando guadagno e rendita si incontrano, rispetto alla rendita il guadagno tende a prevalere sempre più fino a che la rendita non regge e con il denaro guadagnato, l’uomo può acquistare senza problemi quel bene che generava la rendita. Se questo processo di acquisto-vendita non avviene, la società entra in una crisi economica. Il signore, proprietario della terra, per togliersi dai problemi dei contrasti decide di vendere alla fine la terra a chi ha il denaro per acquistarlo. Quindi, nasce una aristocrazia del denaro, discendente dai mercanti, che tende a convertire una parte di quello che possiede in rendita ma con criteri diversi, tramite contratti che prevedono un aumento obbligatorio del costo dell’affitto sulla terra. Il feudo, quindi, ha conservato la sua connotazione nobiliare, ma di fatto è diventato un luogo economico.
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