Italia depretis/crispi

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Sommario
1. Cronologia
2. La situazione italiana
2.1 Economia
2.2 Politica
2.3 Società

3. La sinistra al governo
3.1 Politica interna
3.2 Politica estera
4. Da Crispi alla crisi di fine secolo
4.1 La politica interna di Crispi
4.2 La politica estera di Crispi
4.3 La crisi di fine secolo:
 le cause
 le conseguenze
 la dinamica e l’esito finale
 Cronologia
1. Cronologia
1861 - 1866 la destra storica governa l'Italia completandone l'unificazione (Lazio e Veneto) e realizzando il pareggio del bilancio attraverso l'imposizione fiscale e una politica liberista;
1866 3^ guerra d'indipendenza; l'Italia e la Prussia sconfiggono l'Austria e l'Italia ottiene il Veneto;
1870 presa di Roma, il regno d'Italia pone fine al potere temporale della chiesa;
1876 - 1896 periodo in cui il regno d'Italia è governato dalla sinistra storica;
1876 - 1887 Governo di Depretis;
 Politica interna
1876 rivoluzione parlamentare: la sinistra prende il potere;
1877 riforma scolastica;
1878 adozione politica protezionista a difesa dell'industria italiana;
1880 abolizione tassa sul macinato;
1882 riforma elettorale: abbassamento soglia di censo ed età;
1892 viene fondato il partito socialista italiano, primo partito di massa;
 Politica estera
1882 viene stipulata l'alleanza con Germania e Austria nota come Triplice Alleanza, a carattere difensivo;
il governo acquista il territorio della baia di Assab nel mar Rosso dalla società di navigazione Rubattino;
1887 colonna italiana viene massacrata dagli abissini a Dogali, è il fallimento del tentativo di penetrazione in Etiopia, cade il governo Depretis.
2. la situazione italiana
2.1 Economia
La politica economica della destra era fondata su due principi:
• Il liberoscambismo: che favoriva il commercio con l'estero
• Il pareggio del bilancio: che si tentava di raggiungere attraverso un aumento della pressione fiscale
Il modello economico secondo cui venne a delinearsi lo sviluppo italiano era quello di un'economia agromanifatturiera periferica:
l'Italia era ai margini del sistema economico costituito dalle potenze industrializzate verso le quali esportava i prodotti della sua agricoltura, come le colture specializzate del nord e del sud e i prodotti dell'agricoltura industriale del centro nord. Inoltre esportava semilavorati tessili prodotti dall'industria tessile del nord.
Era completamente dipendente dall'estero per quanto riguardava tutte le produzioni di tipo industriale.
Inoltre questo sistema di sviluppo ostacolava il rafforzamento di un'industria meccanica e siderurgica che non poteva reggere la concorrenza dei paesi industrializzati più avanzati e eliminò l'industria manifatturiera del sud sempre per lo stesso motivo.
La struttura dell'economia italiana era caratterizzata da:
1. un'industria tessile padana;
2. sviluppo di poli chimici, bancari, meccanici, cartari e siderurgici al settentrione;
3. lo sviluppo delle ferrovie;
4. il latifondo estensivo al sud;
La concorrenza internazionale impediva il sorgere di un sistema industriale tecnologicamente avanzato nel campo dell'industria leggera e dei consumi.
2.2 Politica
Il governo del regno d'Italia era affidato ad una classe politica che rappresentavano i ceti privilegiati del paese, aveva una ristretta base elettorale, poche erano le differenze ideologiche. Tale ceto era organizzato politicamente in due principali schieramenti:
* La destra storica: commercianti, proprietari fondiari meridionali, imprenditori agricoli centro settentrionali, industria pesante;
* La sinistra storica: rappresentativa dell'industria leggera, della borghesia meridionale e dell'economia più avanzata;
Con il crollo dei prezzi sia agricoli che industriali la politica liberista della destra diviene insostenibile ed intorno al protezionismo della sinistra si coagulano i consensi del ceto dirigente economico che mira alla difesa del mercato interno.
2.3 la società
La debolezza della base sociale dello stato
Le masse popolari non si riconoscevano nello stato e questo determinava
una netta separazione tra società reale e società legale. Questa situazione rendeva fragile lo stato italiano e contribuiva ad ostacolarne la crescita sociale, politica ed economica.
Le principali cause di questa situazione furono:
 il fatto che il potere politico fosse gestito da una ristretta élite che perseguiva i propri interessi di classe ed escludeva dal potere la grande massa della popolazione. Gli elettori erano infatti solo 450.000 cittadini;
 inoltre il rifiuto dello stato da parte delle gerarchie cattoliche e della massa della popolazione che nel cattolicesimo si riconosceva, rifiuto venutosi a determinare dopo la conquista di Roma da parte del regno italiano che aveva posto fine al potere temporale della chiesa;
 la mancata soluzione della questione agraria con la distribuzione della terra ai contadini. Specialmente nel sud le speranze nate con la venuta di Garibaldi e la possibilità di porre fine al potere dei baroni ed al latifondismo vennero meno perché il potere politico si schierò a difesa degli interessi dei latifondisti meridionali.
 Le moderate riforme di politica sociale favoriscono un processo di organizzazione politica delle masse di braccianti, contadini e operai. La protesta politica assume le caratteristiche di azione organizzata e sorgono i primi movimenti sindacali e politici dei lavoratori che divengono un nuovo soggetto politico intenzionato a difendere i propri interessi: sindacati, partito operaio e partito socialista
3. La sinistra al governo
3.1 politica interna
Il programma della sinistra:
==> allargare le basi sociali dello stato,
==> migliorare le condizioni di vita dei ceti più deboli, favorire lo sviluppo industriale dell'Italia,
==> mantenere gli equilibri di potere immutati.
Riforme:
==> abolizione tassa sul macinato;
==> riforma scolastica
==> allargamento del suffragio
==> protezionismo doganale.
Risultati:
==> il moderato riformismo sociale non eliminò le diseguaglianze;
==> si instaurò la pratica del trasformismo e del clientelismo;
==> il potere rimase saldamente nelle mani del blocco agro industriale.
3.2 politica estera
Situazione iniziale:
durante il governo della destra l'Italia si allontana dalla sua tradizionale alleanza con la Francia e si avvicina alla Germania. La situazione geopolitica italiana è di isolamento internazionale a causa dei seguenti motivi:
 la presa di Roma nel 1870 aveva incrinato l'alleanza con la Francia, la tensione era salita con il conflitto doganale e l'annessione della Tunisia da parte della Francia a cui mirava anche l'Italia;
 la politica del piede di casa: in base alla quale l'Italia decideva di porre quali obiettivi della sua politica estera la soluzione del problema delle terre irredente: Veneto, Roma, Trentino, Istria; disinteressandosi a scenari geopolitici più ampi;
 la politica delle mani nette: secondo cui l'Italia rifiutava di partecipare alla corsa alle colonie per rispetto dell'indipendenza dei popoli
Scenario di fine secolo :
imperialismo, corsa alle colonie, ricerca di nuovi mercati, concorrenza e protezionismo, motivi di prestigio militare e politico, conducono le potenze internazionali alla spartizione dell'Asia e dell'Africa. l'Italia rimane fuori da tale processo e cerca l'appoggio di potenze che avrebbero potuto sostenere le sue rivendicazioni coloniali.
La triplice Alleanza :
la sinistra tenta di rompere l'isolamento diplomatico attraverso un'alleanza con la Germania e l'Austria, la Triplice Alleanza viene stipulata come trattato difensivo nel 1882, entro tale alleanza si garantiva all'Italia il necessario appoggio per intraprendere una politica coloniale.
Il tentativo coloniale:
il governo acquista dalla società Rubattino la baia di Assab trovando l'opposizione dell'Abissinia. A Dogali, nel 1887, una colonna italiana viene eliminata dagli abissini, Depretis è costretto a dimettersi e fallisce il primo tentativo coloniale italiano
4. Da Crispi alla Crisi di fine secolo
4.1 La politica interna di Crispi
La situazione politica in Italia alla caduta di Depretis
Nuovo Blocco sociale dominante: alleanza tra borghesia industriale del nord e grandi proprietari fondiari del nord e del sud forma un nuovo ceto dirigente: il blocco agro industriale
Obiettivi politici generali:
• difesa del mercato interno dalla concorrenza: protezionismo
• difesa dell’egemonia politico economica del blocco agro industriale e degli equilibri sociali esistenti. Repressione come strumento per la soluzione della questione sociale.
Il governo di Crispi: tra il 1887 e il 1896 il governo italiano è retto da Crispi
Personalità e strategia politica di Crispi: autoritario, modello Bismarck, accentramento potere, sostenitore del pugno di ferro contro ogni forma di rivendicazione operaia e contadina che intaccasse gli equilibri esistenti:
• Rivolta fasci: 1893 - 1894 stato d'assedio per rivolta fasci, prezzo pane, scioglimento associazioni e partiti, limiti attività sindacale;
• I cattolici e la vita politica: dopo il non expedit di Pio IX i cattolici riprendono l’iniziativa politico sociale:
• Iniziative coordinate dall'Opera dei Congressi determinano la presenza a livello capillare dei cattolici nella società facendone un importante soggetto in opposizione alla politica governativa;
• Rerum Novarum: il pensiero sociale cattolico più avanzato trova espressione nella rerum novarum: maggiore giustizia sociale, accettazione del mondo moderno;
Strategia: organizzare le masse sottraendole all'influenza socialista, recuperandole all'iniziativa cattolica;
4.2 la politica estera di Crispi
La politica coloniale di Crispi: si muove entro le scelte già tracciate da Depretis accentuando il carattere espansionistico e aggressivo della politica estera;
1. Conferma triplice alleanza e intensificazione rapporti Germania Bismarck;
2. Seconda fase politica coloniale e tentativo di conquista Abissinia: sconfitte ripetute fino a Adua, 1896, dimissioni Crispi e fine seconda fase coloniale italiana.
3. Il problema: si aprì una grave crisi politico istituzionale per la disfatta coloniale, per i moti di protesta contro il carovita, per l'incapacità dello stato di far fronte alle esigenze delle masse ed alla crisi di consensi e di rappresentatività delle istituzioni.
4.3 La crisi di fine secolo
La crisi di fine secolo (1897 - 1900): il pericolo di una crisi del fragile sistema politico e la pressione esercitata sulle istituzioni dai nuovi partiti di massa socialisti e cattolici, determinano una forte spinta autoritaria da parte dei gruppi militari, economici e monarchici più conservatori.
 Cause
La crisi di fine secolo fu prodotta da:
• Ciclo di depressione economica nei primi del novecento (calo produzione, investimenti, esportazioni, disoccupazione, ecc.), spirale di depressione;

• Esposizione delle banche: prive di liquidità per investimenti a lungo termine, fallimenti a catena. Liquidazione del sistema bancario privato, salvataggio operato dallo stato (immissione nuova liquidità, assorbimento crediti). Riforma sistema bancario: Banca d'Italia come istituto di emissione, nascita banche miste collettori risparmio privato per investimento industriale (CI, BCI) e non più finanziarie o istituti di emissione.
• Ripercussioni sociali: inasprimento sistema fiscale, spese coloniali, caro vita colpiscono la popolazione che reagisce con tumulti. La reazione è di repressione.
 Dinamica
• Il paese è attraversato da tumulti e agitazioni contro il carovita;
• il governo reagisce con la repressione militare, Di Rudinì da ordine di sparare sulla folla;
• A Milano il generale Bava Beccaris usa il cannone contro la folla dei dimostranti, in tutta Italia si procede ad arresti di esponenti socialisti e cattolici;
• Il progetto autoritario: i gruppi conservatori progettano una svolta autoritaria che preveda la limitazione della libertà di stampa e associazione. Pelloux, che ha sostituito Di Rudinì, presenta un progetto di legge a tale fine, scontro parlamentare con liberali, radicali e socialisti, ostruzionismo, dimissioni Pelloux, elezioni e sconfitta delle forze conservatrici e reazionarie.
 Esito
La sconfitta del progetto autoritario: le forze di opposizione vincono le nuove elezioni: le sconfitte coloniali, le divisione nel fronte autoritario, la forza dei movimenti e partiti di massa, la resistenza delle forze liberali più aperte, la presenza di un nuovo ceto dirigente portato al dialogo ed alle riforme, la congiuntura economica internazionale favorevole, spiegano questa sconfitta. Umberto I e Vittorio Emanuele III promuovono il governo della sinistra liberale: Saracco 1900, Zanardelli 1901.
 Cronologia
1875 viene costituita l’Opera dei congressi;
1887 – 1896 Crispi è alla guida del governo dalla caduta di Depretis fino alla sconfitta di Adua;
1891 Leone XIII promulga la Rerum novarum;
1893 – 1894 La rivolta dei fasci e la repressione crispina
1896 le truppe coloniali italiane sono sconfitte da quelle abissine a Adua
1898 tumulti contro il caro vita e strage di Milano;
Il governo Pelloux tenta di far passare il decreto liberticida;
1900 nelle elezioni del 1900 le opposizioni vincono;
assassinio di Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci;
il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III da l’incarico a Zanardelli, ha inizio la politica riformista e liberale dell’età giolittiana.

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