Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Testo
Introduzione
Per parlare del fenomeno brigatista è infatti quasi obbligatorio analizzare anche il periodo storico che lo ha preceduto, che lo ha in un certo senso covato, almeno per quanto riguarda la sua fase storica iniziale, cioè quel 1968, che con i suoi ideali rivoluzionari, il suo spirito, le sue manifestazioni, e anche le sue violenze, ha finito con l'essere considerato un vero e proprio spartiacque della società contemporanea. Le Brigate Rosse, nate come una sorta di Robin Hood della classe operaia, e dunque reale espressione di una seppur esile base sociale, hanno finito con il distaccarsi totalmente dalla realtà, per esempio della fabbrica, giungendo ad un isolamento causato in buona parte anche dal ricorso sistematico all'omicidio perfino contro giudici democratici, operai, sindacalisti di provata fede comunista. E' così, infatti, che si è passati dai comizi volanti tenuti in quartieri popolari come il Lorenteggio a Milano, a oscure fasi di isolamento dovute in parte alla rigida compartimentazione voluta da Moretti e in parte alla spietata caccia all'uomo, seguita all'assassinio di Aldo Moro, da parte dei reparti comandati dal generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una prima indicazione sulle dimensioni del fenomeno armato di sinistra in Italia tra il 1969 e il 1989 è quella relativa alle persone inquisite per banda armata: si tratta di un vero e proprio esercito, costituito da oltre 4 mila persone, prevalentemente uomini (76,9%) ma anche da numerose donne (23,1%). Un numero particolarmente significativo, soprattutto se si considera l'aspetto totalizzante, anche in termini personali, che la scelta della clandestinità e del ricorso allo scontro armato rappresentava. Inoltre, gli inquisiti rappresentano soltanto una parte minoritaria dei giovani che in quegli anni hanno militato, da interni o da semplici simpatizzanti nelle organizzazioni armate di sinistra: le cronache di quegli anni, oltre a cimentarsi costantemente con la descrizione degli organigrammi e delle tecniche di reclutamento adoperate dalle organizzazioni armate, parlano di 15-20 mila, ma anche di oltre 50 mila giovani e meno giovani direttamente o indirettamente legati al fenomeno armato di sinistra. La caratterizzazione fortemente generazionale del fenomeno armato vede una forte prevalenza della componente giovanile: gli inquisiti con una età superiore ai 35 anni non raggiungono infatti il 10% del totale. La classe di età tra i 21 e i 25 anni, quella degli universitari e dei giovani lavoratori, risulta essere la più rappresentata con il 32,2% degli arrestati; di poco minore è la consistenza (28,1%) della classe successiva (26-30 anni), concentrandosi dunque complessivamente in queste due fasce, oltre il 60% del fenomeno. Un'altra caratterizzazione del fenomeno armato di sinistra, è data dalla equidistribuzione tra i diversi livelli di scolarizzazione, che testimonia una composizione particolarmente articolata e diversificata. E’ possibile osservare che la componente degli universitari (23,1%) risulta la più rappresentata, ma soltanto di poco superiore a quella dei militanti con il diploma di scuola media superiore (21,8%) o con la scuola dell'obbligo (20,4%). Una conferma di quanto evidenziato in relazione alla composizione sociale si ha osservando la distribuzione relativa alla attività lavorativa degli inquisiti: i due gruppi che presentano la concentrazione maggiore, confermando la particolare composizione del fenomeno armato, sono quello degli operai e quello degli studenti, entrambi con il 16%. In considerazione delle richieste di mutamento e di trasformazione sociale promosse dalle organizzazioni armate di sinistra, risulta essere sottorappresentata la componente dei disoccupati (3,9%) e dei precari (1,7%); questa mancata presenza sembra da attribuire sia ai canali ed ai sistemi di reclutamento adottati sia ad una certa difficoltà mostrata dal fenomeno armato di sinistra di avvicinare le componenti sociali più marginali. Eppure a rileggere 18 anni di lotta armata in Italia ci si accorge che ogni tanto, qua e là, spuntano dei buchi neri nel terrorismo rosso, buchi coperti anche di segreti, spesso inconfessabili, di chi contro quella stagione di utopie rivoluzionarie e sanguinarie ha esercitato l'arma della repressione in nome dello stato. A parziale conferma di ciò vanno le parole di Patrizio Peci, primo "pentito" delle Br: >. Non ci si allarma nemmeno il 14 agosto, quando nello stabilimento della Sit-Siemens apparve un pacco di volantini ciclostilati il cui contenuto, aspro e provocatorio, illustrava delle situazioni aziendali mischiandole con insulti feroci rivolti a > e >. Otto giorni più tardi le B.R. si fanno ancora vive: un motociclista passando davanti allo stabilimento della Sit-Siemens lancia un centinaio di volantini, contenenti nomi, cognomi e indirizzi di dirigenti ed operai dell'azienda accusati di avere legami col padrone; questa volta l'invito ad agire era perentorio, le persone citate nel volantino >. Come racconta Patrizio Peci: >. Alle parole ben presto seguirono i fatti. Il 17 settembre in via Moretto da Brescia a Milano, una rudimentale bomba incendiò il box dove teneva la macchina Giuseppe Leoni, direttore centrale del personale alla Sit-Siemens. L'azione venne rivendicata lasciando sul posto due strisce di carta con la scritta "Brigate Rosse", e qualche tempo più tardi con dei volantini lasciati nei bagni della fabbrica sui quali si leggevano anche altri nomi da colpire. Scenario assai simile si verificò alla Pirelli: prima apparvero dei volantini con una "lista di prescrizione", poi il 27 novembre, venne data alle fiamme l'auto di Ermanno Pellegrini, capo dei servizi di vigilanza dello stabilimento. La direzione reagì licenziando un ignaro operaio, tal Della Torre, ma di nuovo le B.R. ribatterono incendiando anche l'auto al capo del personale, e nel rivendicare questa azione misero in risalto l'inumanità del licenziamento, da parte della dirigenza Pirelli, di un "padre di famiglia e comandante partigiano". Questi primi episodi sono importanti, poiché delineano il contesto ideologico e operativo che era all'origine delle prime B.R. E anche se al momento non ebbero alcuna eco, se non in fabbrica poiché sembravano rientrare nella tensione che dopo l'autunno caldo accompagnò varie vertenze sindacali, esse dettero avvio alla fase della cosiddetta "propaganda". Come affermato dallo stesso Moretti: , > e soprattutto >. Lo stesso giorno nel quale il Corriere della Sera pubblicava l'intervista a Sossi, a Brescia in Piazza della Loggia scoppiò una bomba che uccise otto dei partecipanti ad una manifestazione antifascista e ne ferì novantaquattro. Il gravissimo attentato venne subito attribuito all'estrema destra, ma ciò che bisogna mettere in risalto è che agli occhi dell'opinione pubblica venne sottolineato il contrasto tra le "cavalleresche" B.R., che avevano rilasciato Sossi incolume, e i supposti fascisti, visti come spietati e sanguinari, che uccidono inermi cittadini. Ma all'interno delle Brigate Rosse l'Ufficio Affari Riservati del Viminale era riuscito ad infiltrare un altro agente, ed anzi era stato proprio questo a prelevare materialmente il giudice Sossi insieme ad Alfredo Bonavita per portarlo alla così detta "Prigione del Popolo". Prima della fine del '74 la Direzione Strategica delle B.R. si riunì per la prima volta in Veneto, Semeria e la Cagol andarono a sostituire Curcio e Franceschini nell'esecutivo, ed è probabilmente in quell'occasione che venne deciso di far evadere proprio Renato Curcio dal carcere di Casale Monferrato, in quella che ancor oggi è considerata tra le azioni più incredibili, ma tecnicamente perfette, del gruppo . E' bene dire fin da adesso che ai preparativi dell'azione partecipò anche "Rocco", l'agente infiltrato a servizio del Viminale. La cronaca dei fatti è fin troppo lineare, nel senso che il 18 Febbraio 1975 alle 16:10 un commando brigatista guidato da "Mara" Cagol, che con una scusa banale (portare un pacco a un detenuto) fece da esca, fa irruzione nell'istituto penitenziario di Casale Monferrato; in pochi minuti, e senza sparare un colpo, le B.R. riescono a far evadere Renato Curcio. Tutto filò liscio come l'olio, ma il fatto che dal carcere lo stesso Curcio avesse potuto rilasciare interviste, ed essere poi facilmente liberato, alimentò nuovi dubbi sulla connivenza tra partito armato e servizi segreti, tanto che Avanguardia Operaia parlò sarcasticamente di >. Come ammesso dallo stesso Moretti, il fallimento di quell'azione avrebbe significato la fine di ciò che era rimasto della Direzione Strategica, in realtà la condizione generale delle carceri italiane era tale da far chiedere poco tempo dopo al Generale Dalla Chiesa l'istituzione di carceri di massima sicurezza, o "carceri speciali", ed alla luce di questo particolare, la fuga di Curcio non appare poi così impossibile. La situazione nel paese non accennava però a distendersi, dopo quella di Piazza della Loggia altre stragi di matrice fascista erano servite a far mantenere alta la tensione: quella del treno Italicus e quella di Peteano. Il 16 aprile 1975 a Milano, un militante di Avanguardia Nazionale (un organizzazione neofascista) uccise un giovane del Movimento Studentesco; fu l'inizio di quelle che verranno chiamate le "giornate di Aprile" e nel corso delle quali cortei di decine di migliaia di persone, talvolta egemonizzate da piccole minoranze armate dell'Autonomia e di quello che a fine del '76 sarà il nucleo fondatore di Prima Linea a Milano, dettero vita a gravi scontri e disordini. In questo periodo di rinnovata tensione le B.R. prepararono la loro prima "Risoluzione Strategica", ed è proprio all'interno di tale documento che apparve per la prima volta il termine SIM, Stato Imperialista delle Multinazionali: lo Stato venne inquadrato come servitore dei grandi gruppi economici imperialisti internazionali, e la DC definita come l'asse portante di questo progetto. Dal 1969 al 1977 le B.R. compiono, complessivamente, 211 attentanti che provocano la morte di 13 persone e il ferimento di 25; nei tre anni successivi ('78, '79, '80) gli attentati saranno 230, i morti 42, i feriti 43. Che ciò corrisponda solo all'attuazione di fasi diverse della strategia delle B.R. può essere una spiegazione, ma non è la sola. >.
COMUNICATO N° 9: ALLE ORGANIZZAZIONI COMUNISTE COMBATTENTI, AL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO, A TUTTI I PROLETARI. Compagni, la battaglia iniziata il 16 marzo con la cattura di Aldo Moro è arrivata alla sua conclusione. Dopo l'interrogatorio ed il Processo Popolare al quale è stato sottoposto, il Presidente della Democrazia Cristiana è stato condannato a morte. A quanti tra i suoi compari della DC, del governo e dei complici che lo sostengono, chiedevano il rilascio, abbiamo fornito una possibilità, l'unica praticabile, ma nello stesso tempo concreta e reale: per la libertà di Aldo Moro, uno dei massimi responsabili di questi trent'anni di lurido regime democristiano la libertà per tredici Combattenti Comunisti imprigionati nei lager dello Stato imperialista. LA LIBERTA QUINDI IN CAMBIO DELLA LIBERTA. In questi 51 giorni la risposta della DC, del suo governo e dei complici che lo sostengono, è arrivata con tutta chiarezza, e più che con le parole e con le dichiarazioni ufficiali, l'hanno data con i fatti, con la violenza controrivoluzionaria che la cricca al servizio dell'imperialismo ha scagliato contro il movimento proletario. La risposta della DC, del suo governo e dei complici che lo sostengono, sta nei rastrellamenti operati nei quartieri proletari ricalcando senza troppa fantasia lo stile delle non ancora dimenticate SS naziste nelle leggi speciali che Rendono istituzionale e "legale" la tortura e gli assassini dei sicari del regime negli arresti di centinaia di militanti comunisti (con la lurida collaborazione dei berlingueriani) con i quali si vorrebbe annientare la resistenza proletaria. Lo Stato delle multinazionali ha rivelato il suo vero volto, senza la maschera grottesca della democrazia formale, è quello della controrivoluzione imperialista armata, del terrorismo dei mercenari in divisa, del genocidio politico delle forze comuniste. Ma tutto questo non ci inganna. La ferocia, la violenza sanguinaria che il regime scaglia contro il proletariato e le sue avanguardie, sono soltanto le convulsioni di una belva ferita a morte e quello che sembra la sua forza dimostra invece la sua sostanziale debolezza. In questi 51 giorni la DC e il suo governo non sono riusciti a mascherare, neppure con tutto l'armamentario della controguerriglia psicologica, quello che la cattura, il processo e la condanna del Presidente della DC Aldo Moro, è stato nella realtà: una vittoria del Movimento Rivoluzionario, ed una cocente sconfitta delle forze imperialiste. Ma abbiamo detto che questa è stata solo una battaglia, una fra le tante che il Movimento Proletario di Resistenza Offensivo sta combattendo in tutto il paese, una fra le centinaia di azioni di combattimento che le avanguardie comuniste stanno conducendo contro i centri e gli uomini della controrivoluzione imperialista, imprimendo allo sviluppo della Guerra di Classe per il Comunismo un formidabile impulso. Nessun battaglione di "teste di cuoio", nessun super-specialista tedesco, inglese o americano, nessuna spia o delatore dell'apparato di Lama e Berlinguer, sono riusciti minimamente ad arrestare la crescente offensiva delle forze Comuniste Combattenti. A questa realtà la maggiore sconfitta delle forze imperialiste. Estendere l'attività di combattimento, concentrare l'attacco armato contro i centri vitali dello Stato imperialista, organizzare nel proletariato il Partito Comunista Combattente è la strada giusta per preparare la vittoria finale del proletariato, per annientare definitivamente il mostro imperialista e costruire una società comunista. Questo oggi bisogna fare per inceppare e vanificare i piani delle multinazionali imperialiste, questo bisogna fare per non permettere la sconfitta del Movimento Proletario e per fermare gli assassini capeggiati da Andreotti. Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC, del governo e dei complici che lo sostengono e la loro dichiarata indisponibilità ad essere in questa vicenda qualche cosa di diverso da quello che fino ad ora hanno dimostrato di essere: degli ottusi, feroci assassini al servizio della borghesia imperialista. Dobbiamo soltanto aggiungere una risposta alla "apparente" disponibilità del PSI. Va detto chiaro che il gran parlare del suo segretario Craxi è solo apparenza perché non affronta il problema reale: lo scambio dei prigionieri. I suoi fumosi riferimenti alle carceri speciali, alle condizioni disumane dei prigionieri politici sequestrati nei campi di concentramento, denunciano ciò che prima ha sempre spudoratamente negato; e cioè che questi infami luoghi di annientamento esistono, e che sono stati istituiti anche con il contributo e la collaborazione del suo partito. Anzi i "miglioramenti" che il segretario del PSI come un illusionista cerca di far intravedere, provengono dal cappello di quel manipolo di squallidi "esperti" che ha riunito intorno a se, e che sono (e la cosa se per i proletari detenuti non fosse tragica sarebbe a dir poco ridicola) gli stessi che i carceri speciali li hanno pensati, progettati e realizzati. Combattere per la distruzione delle carceri e per la liberazione dei prigionieri comunisti, è la nostra parola d'ordine e ci affianchiamo alla lotta che i compagni e il proletariato detenuto sta conducendo all'interno dei lager dove sono sequestrati e lo faremo non solo idealmente ma con tutta la nostra volontà militante e la nostra capacità combattente. Le cosiddette "proposte umanitarie" di Craxi; qualunque esse siano, dal momento che escludono la liberazione dei tredici compagni sequestrati, si qualificano come manovre per gettare fumo negli occhi, e che rientrano nei giochi di potere, negli interessi di partito od elettorali che non ci riguardano. L'unica cosa chiara e che sullo scambio dei prigionieri la posizione del PSI è la stessa, di ottuso rifiuto, della DC e del suo governo, e questo ci basta. A parole non abbiamo più niente da dire alla DC, al suo governo e ai complici che lo sostengono. L'unico linguaggio che i servi dell'imperialismo hanno dimostrato di saper intendere è quello delle armi, ed è con questo che il proletariato sta imparando a parlare. Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato. PORTARE L'ATTACCO ALLO STATO IMPERIALISTA DELLE MULTINAZIONALI! ATTACCARE LIQUIDARE DISPERDERE LA DC ASSE PORTANTE DELLA CONTRORIVOLUZIONE IMPERIALISTA ! RIUNIFICARE IL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO COSTRUENDO IL PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE! Per il Comunismo Brigate Rosse "P.S. - Le risultanze dell'interrogatorio ad Aldo Moro e le informazioni in nostro possesso, ed un bilancio complessivo politico-militare della battaglia che qui si conclude, verrà fornito al Movimento Rivoluzionario e alle O.C.C. attraverso gli strumenti di propaganda clandestini".
8 maggio: Il presidente del Senato Fanfani viene incaricato di fare un discorso aperto alla trattativa durante la direzione DC del 9 maggio.
9 maggio: In via Castani (a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI), la polizia trova il corpo di Moro nel portabagagli di una Renault R4 rossa.
( Fonte: http://robertobartali.interfree.it )
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