Il proletariato, nascita ed evoluzione

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Il proletariato
Si tratta di una categoria sociale definita da Marx nel Manifesto del partito comunista. Essa ha due accezioni: una più stretta riferita all’operaio di fabbrica, un’altra più ampia, riguardante l’insieme dei lavoratori salariati che non detengono i mezzi di produzione, al servizio del capitalista. In accezione moderna sta ad indicare quella classe di poveri, contrapposta alla borghesia. Proletari sono tutti coloro che in condizione di assoluta povertà, nel periodo della rivoluzione industriale, si riversarono nelle piazze cittadine, e non avendo altra ricchezza che la prole, vennero così definiti. Nonostante tale classe sociale nacque nell’Inghilterra del periodo industriale, il proletariato prende le mosse da un processo avviato già secoli prima, per la dissoluzione delle proprietà feudali e delle prime recinzione, che creò contadini spossessati o dediti al lavoro di un appezzamento di terra troppo piccolo per il sostentamento della propria famiglia. A ciò si aggiunse l’esclusivismo delle gilde che fornì indirettamente all’industria rurale la manodopera esclusa dalle corporazioni. Strumento per la creazione di una manodopera proletaria fu anche la severità delle legislazioni contro il vagabondaggio, principalmente volta ad eliminare quelle che i moralisti contemporanei definivano le tendenze oziose dei poveri, e ad avviarli in modo forzato al lavoro. Contribuì anche la differenziazione economica introdotta dalla creazione di monopoli per gestire determinate attività. Lo sviluppo di questi fenomeni nel XVII e nel XVIII secolo, mise a disposizione del capitalista un consistente settore di popolazione, che in fin alla metà dell’Ottocento veniva utilizzato quasi esclusivamente in industrie a domicilio. È verso la fine del XIX secolo che la classe lavoratrice cominciò ad acquistare il carattere di un proletariato di fabbrica. Ad ostacolare il formarsi di una coscienza di classe (formatasi soprattutto grazie al pensiero di Marx) e la costituzione di associazioni sindacali di difesa contro l’arbitrio personale, fu la sopravvivenza delle tradizioni individualistiche dell’artigiano e del lavoratore. Gli operai mantenevano abitudini proprie della bottega in cui lavoravano, contrariati nel dover rispettare discipline e ritmi di fabbrica. La forza lavoro comprendeva oltre ad artigiani qualificati, anche una massa di donne e bambini e strati di dequalificati, verso i quali gli artigiani avevano poca solidarietà, costituendo una pericolosa concorrenza, essendo disposti ad accettare le paghe più infime. Passaggio fondamentale fu l’introduzione da parte dei capitalisti di manodopera disponibile al lavoro salariato e fu proprio la grande disponibilità di inoccupati, l’arma su cui i capitalisti potevano contare per contenere i salari degli occupati. Il disciplinamento della forza operaia va di pari corso con il problema dell’innovazione tecnologica. La crescente meccanizzazione dell’industria infatti richiede una progressiva dequalificazione del lavoro di manodopera. Si instaura così una lotta silenziosa tra l’imprenditore capitalistico e l’operaio qualificato per il controllo delle conoscenze necessarie alla produzione. Questo processo ha tempi molto lunghi e continua a rinnovarsi ciclicamente con il progressivo migliorare delle innovazioni tecnologiche. Per tutto il Novecento il proletariato ha costituito, e costituisce tuttora, la base e il riferimento centrale per i sindacati in opposizione alla dominio capitalista. Il processo di proletarizzazione della società suggerito da Marx, non indicava solo i la forza lavoro delle fabbriche ma anche ceti medi, come piccoli commercianti, artigiani, impiegati… L’instaurazione dei regimi socialisti avvenne tuttavia in paesi come Russia, Cina, che non rappresentavano la punta avanzata dello sviluppo industriale capitalistico. Nei paesi industriali avanzati le forme di difesa del proletariato seguirono due vie: In Europa, vennero realizzate forme di socialdemocrazia e fu instaurato il protocollo del welfare; in altri paesi, soprattutto gli Stati Uniti, la difesa del proletariato fu affidata soprattutto ai sindacati. Si venne a realizzare una profonda differenziazione tra i paesi industrializzati e quelli sottosviluppati, denotando che i progressivi miglioramenti del nord del mondo avvennero a spese del sud del mondo. Nei paesi industrialmente avanzati, dopo gli anni sessanta vi fu un aumento notevole di lavoratori nel settore terziario, mentre si ridussero quelli del secondario. Ciò fece pensare alla scomparsa del proletariato, ma esiste ancora tuttavia, una fascia di lavoratori precari, non corrispondenti al concetto marxiano di lavoratori inoccupati o sottoccupati, ma tuttavia con forte conflittualità sociale, destinati a rinnovare il ruolo del proletariato.

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