Il fascismo

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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Testo

IL FASCISMO ITALIANO
Problemi economici e tensioni sociali nell’Italia del primo dopoguerra:
Nel dopoguerra tutti i paesi che hanno partecipato al conflitto sono in condizioni di grave crisi economica,sociale e politica. Le cause di questa crisi sono: la crescita del debito pubblico e dell’inflazione,la difficoltà di riconversione delle industrie belliche,la disoccupazione. La crisi politica è invece dovuta al cambiamento d’epoca,dovuto a un rapido processo di modernizzazione che aveva provocato problemi sociali ai quali gli organismi politici tradizionali non avevano saputo rispondere. Anche l’Italia è in crisi; lo stato deve pagare gli enormi debiti di guerra e deve riavviare l’economia. Le difficoltà sono molte: la produzione agricola è diminuita,le industrie pesanti devono compiere una riconversione,le basse condizioni di vita generano un basso consumo,diminuisce la richiesta di merci e dunque ci sono corposi alleggerimenti di manodopera nelle industrie,aumenta cosi la disoccupazione. Anche il mondo finanziario è in crisi:crollano le banche a causa dei prestiti a lungo termine e l’inflazione provoca un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori,specie di quelli a reddito fisso. Le cause della crisi politica italiana affondano le radici in un passato precedente allo scoppio della guerra; il processo di industrializzazione era frenato da un sistema politico debole,incerto,centralista e avverso a ogni tentativo di riforma e incapace di prendere provvedimenti a favore di una società arretrata rispetto al resto d’Europa.Le massi popolari italiane erano prive di istruzione e conoscenza civile,estranee alla vita politica, subordinate al potere politico locale,influenzate fortemente dai provvedimenti della chiesa e in conflitto tra di loro,difatti le masse contadine non vedevano di buon occhio il proletariato urbano. Con la guerra entrano sulla scena pubblica strati sociali fino ad allora rimasti ai margini,come i giovani,gli studenti,gli intellettuali,il ceto medio,i coltivatori-proprietari,i piccoli imprenditori. Questi cercano di aggregarsi per offrirsi sostegno,nascono cosi circoli,leghe sindacali,cooperative,associazioni. Aumenterà cosi il conflitto sociale,a causa di nuovi antagonisti,sia al livello pubblico e privato. I reduci della guerra sia giovani che più anziani non sanno adattarsi alla vita civile,sia per la coscienza politica maturata in trincea,sia per il mancato mantenimento delle promesse loro fatte,si per l’amarezza e la delusione nel vedere premiati coloro che avevano speculato sulla guerra senza averne sostenuto il peso; cosi essi sono attratti da tutti i movimenti politici innovatori per la speranza di un cambiamento visto come rivendicazione sociale,economica e politica. Questo malcontento ovviamente alimenta il clima di protesta già inasprito dalla frustrazione per la vittoria mutilata,con la mancata annessione di tutti i territori pattuiti nel patto di Londra e della città di Fiume. Il ceto medio versa in una condizione di frustrazione,in quanto essendo un gruppo di estrazione eterogenea non riesce a sviluppare orientamenti politici e culturali unitari;inoltre i problemi del dopoguerra gli fanno perdere i privilegi economici goduti fino ad allora. Questo stato viene aggravato dal fatto che non posseggono rappresentanti sindacali per essere tutelati. Cosi essi cominciano a provare una profonda avversione contro la classe operaia in ascesa e contro la sempre più ricca borghesia imprenditoriale. Anche nelle campagne ci sono forti tensioni sociali dovute dai profondi cambiamenti economici in atto (trasformazione in senso capitalistico della produzione agricola,l’estensione della piccola proprietà terriera) e della mancanza di una riforma agraria che sappia orientare questi cambiamenti a favore di tutte le componenti del mondo rurale. Nascono cosi dei conflitti tra i grandi proprietari terrieri,i braccianti,i coloni e i mezzadri. Aumenterà cosi la richiesta di terra da parte dei contadini,richiesta alla quale i ceti padronali risponderanno con una forte avversione. Si schierano sulle difensive oltre ai proprietari terrieri anche i coltivatori diretti,cioè quei contadini che hanno un fondo di piccole dimensione e coltivano in proprio. Il fenomeno riguarda soprattutto il nord e il centro,dove appunto le leghe dei braccianti e dei mezzadri compiono lotte violente e attuano scioperi per avere migliori contratti di lavoro e patti colonici,che riguardano soprattutto il contratto di mezzadria che prevede la spartizione in parti uguali dei prodotti tra proprietario e mezzadro. I piccoli proprietari si difendono tramite lo squadrismo fascista.
La crisi del governo liberale e l’avvento dei partiti di massa:
Sul piano politico nel dopoguerra si assiste all’incapacità di azione di fronte alla crisi della vecchia classe dirigente liberale e all’avanzata dei partiti e dei movimenti politici di massa come i socialisti,il partito popolare italiano e il movimento fascista. Nel 1919 Francesco Nitti è chiamato a guidare il governo,uomo di convinzioni democratiche e meridionaliste,che si trova subito ad affrontare notevoli difficoltà,sia in politica estera che interna. In politica estera egli tenta un accordo con le nazioni vincitrici della guerra per l’annessione di Fiume,ma la spedizione di d’Annunzio che occupa la città con un gruppo di reduci pone in serie difficoltà le trattative. In politica interna egli è convinto della necessità di adeguare le istituzioni politiche alla realtà economica e sociale del paese. Egli vuole svecchiare la Camera dei deputati ed aprirla a tutti i partiti in cui vede la società italiana. Viene cosi approvato il sistema elettorale proporzionale,che prevede l’assegnazione dei seggi in parlamento a ciascun partito politico in base proporzionale al numero di voti ottenuto alle elezioni dai partiti stessi,e che entra in vigore nelle elezioni del 1919. Sono ammessi al voto ora tutti i maschi che hanno compiuto 21 anni. Da queste elezioni escono vincitori i socialisti e i popolari. Cosi il liberale Nitti vedendo i liberali in minoranza,la forte opposizione di sinistra e di destra arriva a dare le dimissioni. L’insuccesso dei liberali viene attribuito alla crisi del vecchio sistema politico italiano,basato sul sistema elettorale uninominale,che prevedeva che in ogni collegio elettorale venga eletto un solo rappresentante,ovvero il candidato con maggior numero di voti ottenuti. Dopo le elezioni del 1919 cosi il carisma dei singoli uomini e il personalismo vengono sostituiti dal prestigio dei partiti di massa e dalla forza delle loro organizzazioni presenti su tutto il territorio. Queste nuove forme di organizzazione sono inoltre sorrette dai sindacati,da una rete di volontariato e con una diffusione capillare di programmi di propaganda. I socialisti possono vantare un’organizzazione ormai ben radicata nel tessuto sociale e un’esperienza politica collaudata ma in questa fase cruciale della storia italiana restano pressocchè paralizzati delle crisi interne. Una prima frattura si ha quando l’ala massimalista prende le redini del partito,nonostante l’ala riformista rappresenti la maggioranza all’interno del sindacato. Poi c’è il distacco di una terza corrente del partito,legata al giornale torinese l’ordine nuovo,i cui maggiori esponenti, Bordiga, Gramsci e Togliatti propongono la formazione di un partito rivoluzionario sul modello di quello di Lenin in Russia e basato sul concetto di dittatura del proletariato;non trovando risposta favorevole nel 1921 questo gruppo si staccherà e darà vita al partito comunista d’Italia. Inoltre nel 1922 c’è un ulteriore indebolimento del partito socialista con la scissione dei riformisti,i cui principali esponenti,Turati,Traves e Matteotti si staccano dai massimalisti e formano il partito socialista unitario.
Fin dal 1874 il movimento cattolico a causa del non expedit aveva il divieto di entrare in politica ed era dunque fortemente condizionato;esso trovava espressione in associazione come l’opera dei congressi,che aveva posizioni di chiusura nei confronti della politica e del governo italiano;chiusura che viene messa da parte solo con la diffusione tra le masse popolari del socialismo,difatti nel 1904 i cattolici vengono spinti a votare e durante la prima guerra mondiale dopo l’abrogazione del non expedit i cattolici formarono anche un organismo formalmente autonomo dalle gerarchie ecclesiastiche;difatti nel 1919 grazie a Luigi Sturzo viene creato il partito popolare italiano,il cui programma(riforma agraria,estensione del voto alle donne,autonomia locale,lo stato laico etc.)definisce i caratteri di fondo della nuova formazione,cioè un partito moderatamente riformista,di centro e mirante a raccogliere consensi in tutte le classi sociali.
Nel 23 Marzo del 1919 invece avviene la fondazione a Milano da parte di Mussolini dei Fasci di combattimento. Il movimento fascista in questa prima fase si coagula intorno alle spinte nazionaliste,all’irrequietezza dei reduci e alle frustrazioni dei ceti medi,un ideologia vagamente antiborghese. Il programma del movimento fascista pubblicato il 6 giugno del 1919 prevede in politica interna l’instaurazione della repubblica,l’autonomia regionale,il suffragio universale,l’eliminazione dei titoli nobiliari,la libertà di pensiero,di stampa e di associazione,ampie riforme economiche,la compartecipazione operai agli utili delle imprese,la terra ai contadini,la giornata lavorativa di otto ore. Un programma che riassume gli interessi delle classi medio-basse e che quindi per essere realizzato avrebbe bisogno della partecipazione della classe operaia che ha però da tempo le sue organizzazioni di rappresentanza. Cosi viene abbandonato e il successivo programma sarà molto diverso,redatto alla vigilia della marcia su Roma dopo l’alleanza di Mussolini con la borghesia imprenditoriale,con la monarchia,l’esercito e la chiesa. Le squadre fascista sembrano l’unica organizzazione in grado di riportare l’ordine le tradizionali gerarchie combattendo in modo brutale i movimenti contadini e operai.
Dal biennio rosso alla marcia su Roma:
Nel dopoguerra c’è un aumento enorme del movimento sindacale,tra il 1918 e il 1920,il biennio rosso,si assiste ad un aumento vertiginoso di scioperi,tumulti e agitazioni per le rivendicazioni salariali e per ottenere il controllo diretto degli operai sulle imprese;Tutte agitazioni sul modello di quelle dei soviet. Cosi si diffonde un clima prerivoluzionario che mette in allarme i detentori del potere politico ed economico. Dopo le dimissioni di Nitti,Giolitti viene chiamato a formare un nuovo governo,trovandosi ad affrontare una situazione sul l’orlo di una guerra civile. Da una parte ci sono le tensioni sociali provocate dai movimenti operai e dalla violenza delle squadre fasciste,dall’altra c’è lo scontento e la preoccupazione degli industriali che si difendono dalle rivolte operaie con la chiusura degli stabilimenti e con la fondazione di organismi di tutela come la confederazione generale dell’industria e la confederazione generale dell’agricoltura. Però nel momento di crisi più acuto,l’occupazione operaia delle fabbriche del nord,Giolitti riesce a mediare senza l’intervento di forze armate ottenendo un accordo con il sindacato;Ma questa soluzione lascia scontenti tutti,gli industriali da una parte si sentono sconfitti e gli operai ritengono di essere stati lasciati soli da tutti,compreso il partita socialista e i sindacati. Cosi Giolitti riceve molte critiche,e nemmeno il suo trattato di Rapallo con cui l’Italia ottiene il riconoscimento di alcuni territori in Croazia,è sufficiente a eliminare queste tensioni nei suoi confronti. Nel frattempo il movimento fascista attraverso le sue squadre diventa sempre più violento e lo scontro sociale non accenna a diminuire. Giolitti compie alcune riforme per risanare il bilancio:aumenta la pressione fiscale sui ceti abbienti,applica la nominatività dei titoli azionari,ciò significa avere per il governo la possibilità di sottoporre ad accertamento l’adempimento dei relativi pagamenti da parte dei possessori, e infine stabilisce imposte di successione più gravose; Questi provvedimenti però fanno accrescere il malcontento delle destre. Cosi Giolitti indice le nuove elezioni del maggio 1921 e allo scopo di indebolire i partiti di massa si allea con nazionalisti e fascisti formando un blocco nazionale. L’elettorato però premia i fascisti,già noti all’opinione pubblica come fautori delle forze restauratori dell’ordine. Giolitti dunque da le dimissioni lasciando il posto a Bonomi. Grazie al consenso elettorale ottenuto nel maggio 1921 Mussolini riesce a trasformare il movimento in Partito nazionale fascista. Siamo ad una svolta per il fascismo,Mussolini forte del’appoggio della piccola e grande borghesia,dei liberali,degli organismi statali e dell’esercito,si sente libero di inasprire le violenze antisocialiste. Pochi mesi dopo Bonomi cade a causa del suo rifiuto di salvare dal fallimento la Banca di Sconto e al suo posto sale Luigi Facta,seguito da democratici e liberali e appoggiato da quasi tutti i partiti tranne da i socialisti e i comunisti. Questo governo però è debole e arrendevole nei confronti dello squadrismo fascista,che acquista cosi maggior libertà e estende la sua azione offensiva con occupazione di centri urbani,devastazioni di camere di lavoro e circoli,costringendo amministrazioni socialiste a chiudere,bastonando e uccidendo le persone a decine. Cosi Facta cade per la sfiducia dei popolari per le questioni di ordine interno;ma non si arriva ad un accordo tra i partiti e dunque poco dopo si ripiega su un secondo governo Facta già debole in partenza e provvisorio. Alla fine del Luglio 1922 L’alleanza del lavoro nata nel 1920 comprendente sindacati e forze politiche di sinistra proclama uno sciopero generale per sollecitare la fine delle violenze fasciste e garantire il ritorno della legalità;ma le squadre di Mussolini intervengono ovunque molto violentemente devastando camere di lavoro e le sedi cooperative gestite dai socialisti. Mussolini comincia cosi a parlare di insurrezione fascista e di nuove elezioni. Nel settembre 1922 rinuncia al programma filo repubblicano e accetta la monarchia;emana inoltre un nuovo programma economico liberista,che gli consente il favore dell’alta finanza. Poi una presa di posizione a favore di amichevoli rapporti tra stato e chiesa lo rende accettabile anche tra i cattolici. Giolitti a questo punto propone un governo con i fascisti allo scopo di normalizzarli,ma a Mussolini la cosa non piace,e pur trattando con lui,cerca una strada diversa. Il 24 ottobre 1922 ha luogo a Napoli una grande adunata fascista e Mussolini dichiara che se non gli verrà dato il governo lo prenderà calando su Roma. Pur sapendo di non poter sostenere un urto armato con l’esercito,prova comunque una dimostrazione di forza,che ha successo dato che la mobilitazione non trova una decisa reazione da parte delle istituzioni. Cosi Facta chiede al re di proclamare lo stato di assedio ma Vittorio Emanuele III si rifiuta di firmare,e invece di concedere di formare il nuovo governo a Giolitti,lo da inizialmente a Salandra e quindi a Mussolini che il 30 ottobre arriva a Roma con la lista dei ministri che comprende fascisti,popolari,liberali seguaci di Salandra,nazionalisti e due esponenti delle forza armate. Cosi a Mussolini viene concesso di vincere e ha dalla sua la vecchia classe dirigente,cioè industriali,latifondisti,finanza e alti gradi dell’esercito. Questo evento acquisterà ben presto per i fascisti dei connotati mitici. Verrà cosi edificato nelle propagande fasciste il mito del legame ideale tra epoca fascista e l’epoca della Roma antica,con particolare riferimento della Roma imperiale. Nel 1926 inoltre si perverrà all’obbligo di aggiungere nelle date il riferimento all’era fascista che avrà come data di inizio il 1922 l’anno della marcia su Roma.
Le ragioni del successo fascista:
L’ascesa politica del fascismo deriva da varie cause. La maggior parte del consenso il fascismo lo ottiene dalle classi medie,come professionisti,commercianti,impiegati a reddito fisso,che vanno verso Mussolini perché non hanno rappresentanze sindacali e per il loro desiderio di maggior sicurezza e ordine. Ma un ancor più grande sostegno il fascismo lo trova nella grande borghesia agraria e industriale,convinta di poter usare strumentalmente la violenza squadrista per frenare l’azione socialista. Difatti le spedizioni punitive e gli assalti delle squadre del partito fascista già dai primi anni diventano una sistematica opera di demolizione del partito socialista e delle organizzazioni dei lavoratori,tanto che Mussolini rivede significativamente le sue iniziali posizioni filo socialiste. Per capire la crescita dello squadrismo bisogna analizzare il suo catechismo;è l’interpretazione della guerra il punto di partenza del credo fascista;la guerra ha avuto come conseguenze,accanto al tradimento del sacrificio di un’intera generazione,l’arricchimento degli speculatori di guerra e l’avanzata del socialismo;questi borghesi speculatori e socialisti devono essere combattuti in egual modo per essere eliminate;apparentemente sembrerebbe un credo anticapitalista e antiborghese,ma in realtà tutto questo è solo a parole per accattivarsi il favore dei reduci di guerra e delle nuove generazioni;guardando ai fatti gli interessi borghesi che a parole si afferma di voler combattere,in realtà verranno difesi,perché chi viene aggredito sistematicamente è il movimento operaio e contadino. Dalle elezioni del maggio 1921 le squadre d’azione prendono sempre più piede e diventano sempre più violente nei confronti delle associazioni contadine e operaie,forti della complicità delle autorità locali e di buona parte della magistratura a loro favore. Cosi il movimento fascista si rafforza sempre di più avvalendosi anche degli errori degli avversari,come l’intransigenza socialista di ogni forma di collaborazione con un governo borghese,o la mancata collaborazione tra socialisti e popolari e tra socialisti e comunisti. Una delle strategie più efficaci di Mussolini per raccogliere consensi è la comunicazione diretta con le masse;molto efficace è anche la sottolineatura della natura antipolitica del fenomeno fascista e l’appello alle componenti emozionali della psiche umana,risvegliate dell’impiego di simboli e dal culto della personalità del capo nonché da un’altisonante retorica di propaganda.
Il fascismo al potere:
I primi problemi che deve affrontare Mussolini sono ristabilire l’ordine e legittimare il proprio potere. Egli deve anche normalizzare la vita politica;per farlo come prima cosa dovrebbe sciogliere le squadre armate compito non molto agevole. Il problema viene risolto con l’istituzione nel 1923 della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale,posta sotto i suoi ordini e con compiti di ordine pubblico,all’interno della quale confluiscono molti degli uomini delle squadre armate. Tra il 1922 e il 1925 Mussolini emana una serie di provvedimenti ispirati al liberismo economico,con i quali vengono sanciti:la drastica diminuzione del personale statale,la privatizzazione delle linee telefoniche e delle assicurazioni,l’abolizione della nominatività dei titoli azionari,la soppressione dell’imposta sulle successioni e delle sovraimposte sui profitti di guerra,l’esenzione fiscale per le costruzioni edilizie,la riduzione dell’imposta sul reddito e la giornata lavorativa di otto ore. Però nell’aprile del 1923 si verifica una rottura tra Mussolini e le forze politiche che appoggiano il governo;in particolare i popolari lamentano la ancora diffusa violenza delle squadre fasciste e si schierano a favore del sistema elettorale proporzionale del 1919, che prevede l’assegnazione dei seggi in parlamento a ciascun partito politico in base proporzionale al numero di voti ottenuto alle elezioni dai partiti stessi; Mussolini allora cerca di guadagnarsi le simpatie delle massime gerarchie cattoliche con alcune concessioni come l’abolizione delle imposte sui seminari e l’introduzione dei crocifissi nelle aule delle scuole. Allo stesso tempo usa il pugno di ferro contro i popolari estromettendo i ministri del partito popolare dal governo e in occasione della votazione della legge elettorale,giunge minacciare apertamente l’azione cattolica e il clero,costringendo Sturzo ad abbandonare il partito. Cosi dopo la rottura del partito popolare,si approva la nuova legge elettorale,la legge Acerbo. Il provvedimento prevede che la lista che ottiene alle elezioni la maggioranza dei voti abbia i 2/3 dei seggi in parlamento,mentre il restante terzo debba essere spartito proporzionalmente tra le altre liste. Le successive elezioni dell’aprile 1924,si tengono con il nuovo sistema maggioritario,ma ciò che le caratterizza di più è il clima di violenza,illegalità e intimidazione creato dai fascisti. Il fascismo ufficialmente fa appello all’unità nazionale al di sopra dei vecchi partiti;scontato è dunque il successo del listone fascista,vagliato da Mussolini. Però nonostante la vittoria al nord ci fu un inaspettata tenuta dei partiti di opposizione,motivo per il quale anche dopo le elezioni continuano le violenze fasciste. L’episodio più grave è l’omicidio di Matteotti,un deputato socialista che aveva denunciato l’irregolarità del voto e che per questo fu rapito e ucciso da dei sicari fascisti. Cosi un’ondata di indignazione percorre tutto il paese. Mussolini sembra all’inizio in difficoltà,fa sostituire il capo della polizia e il sottosegretario degli interni,quindi fa arrestare i responsabili materiali del delitto e alla fine rinuncia al ministero degli interni. Intanto i deputati socialisti,popolari,comunisti,e parte dei repubblicani e dei liberali dichiarano di non voler prende parte ai lavori della camera sino al ristabilimento della legalità e di un nuovo governo. Questo gesto è chiamato la secessione dell’Aventino,che aveva come obbiettivo di far cadere Mussolini,ma questo intento fallirà. Alla riapertura della camera Mussolini si rende conto che c’è bisogno di un atto di forza per riacquistare il proprio potere;Nel dicembre del 1924 la situazione precipita:il deputato popolare Giuseppe Donati denuncia il fascista De Bono direttore generale della pubblica sicurezza di aver fatto fuggire gli imputati del delitto Matteotti. Il 3 gennaio 1925 Mussolini mette fine alla questione Matteotti pronunciando un discorso davanti alla Camera in cui si assume le colpe del delitto. Due giorni dopo scioglie la maggior parte delle associazione,sequestra i giornali dell’opposizione,arresta gli antifascisti e da il via ad una nuova ondata di violenze squadriste. Verso la fine del 1925 impone la dittatura e emana una serie di leggi dette fascistissime che danno al governo il potere di sciogliere le associazioni e i partiti antifascisti,di privare della cittadinanza e dei beni in Italia chiunque commette atti o esprime opinioni che mettono in discussione l’autorità del partito fascista. La massima autorità cittadina diviene il podestà,di nomina regia. Il presidente del consiglio dei ministri diventa capo del governo,nominato dal re. I ministri vengono dichiarati responsabili solo verso il capo del governo e verso il re. Nel 1926 viene istituito il Tribunale per la difesa dello stato,formato da 5 membri della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale,tribunale che ha il compito di giudicare senza appello una serie di reati che vanno dallo spionaggio all’attentato contro il capo del governo. Tutti gli oppositori vengono perseguitati in modo implacabile e proprio a questo scopo viene creata la polizia segreta politica,l’Ovra e istituito il confino di polizia,un provvedimento che prevede l’invio degli oppositori in luoghi isolati. Nel volgere di pochi anni si assiste dunque al passaggio da un regime parlamentare,in vigore fino al 1924,a un regime dittatoriale,nel quale tutta la vita italiana, politica, economica, sociale, culturale deve identificarsi con la volontà del dittatore. La soppressione del regime parlamentare viene perfezionata con una successiva legge del 1928,con cui il Gran consiglio del fascismo,l’organo che dirige il partito fascista,viene trasformato in organo costituzionale:presieduto dal capo del governo e composto da membri di nomina regia e dotati di immunità penale;quest’organo si riunirà in riunioni secrete per discutere le questioni di carattere costituzionale. In breve tempo anche la stampa,all’inizio solo imbavagliata con censure e sequestri,sarà costretta ad una apologia del fascismo.
Il regime si assesta:
Il fascismo provvede anche a creare un ordine sociale nuovo fondato su un sistema corporativo. Si comincia cioè a guardare agli interessi generali della nazione,abolendo le distinzioni di classe e impegnandosi tutti alla collaborazione per la produzione e lo sviluppo della potenza nazionale. Il corporativismo,cioè questo accordo tra padronato e masse lavoratrici,però risulta solo uno strumento a beneficio dei maggiori gruppi industriali;non prevede nessuna forma di sindacato e riconosce come reati ogni forma di protesta o di sciopero. Vi è un unico sindacato di stato fondato nel 1925 con l’accordo di palazzo Vidoni. Lo scioglimento della Cgl avviene nel 1927,anno in cui viene emanata un Carta del lavoro che sancisse la nuova sistemazione dei rapporti di lavoro e afferma che le corporazioni sono organizzazioni unitarie delle forze di produzione. Nel 1928 viene varata una legge elettorale che prevede che i candidati alla Camera dei deputati siano presentati dalle organizzazioni corporative,ma scelti dal Grano consiglio del fascismo. Tutti i candidati scelti vengono poi messi su una lista e gli italiani quando andranno alle urna dovranno votare o si per confermare o no per negare la proposta del governo. Chi opta per il si dovrà inserire nell’urna una scheda tricolore,chi opta per il no una scheda bianca;viene cosi annullata la segretezza del voto. Dieci anni più tardi la Camera viene definitivamente soppressa e sostituita con la Camera dei fasci e delle corporazioni,un organo non elettivo formato dai membri del gran consiglio del fascismo e dai dirigenti del consiglio nazionale delle corporazioni. Per rinsaldare il suo potere e ottenere maggior popolarità Mussolini nel 1929 firma inoltre i patti lateranensi,con cui di fatto il fascismo ottiene la benedizione della Santa sede. I patti includono:
-Un trattato con il quale l’Italia riconosce la sovranità della Santa sede sul territorio del Vaticano e la religione cattolica come religione di stato,mentre la Santa sede riconosce il regno d’Italia;
-Una convezione finanziaria dello stato verso la Santa sede di un miliardo e 750 milioni di lire;
-E un concordato con varie clausole tra cui l’obbligo di giurare fedeltà alla stato da parte dei vescovi,la ristrutturazione delle diocesi sui territori delle province e l’insegnamento della dottrina cattolica come fondamento dell’istruzione pubblica.
La società organica:il controllo totale della vita del cittadino:
Con il fascismo c’è una vera e propria subordinazione delle masse all’ideologia del regime,difatti il fascismo di fatto assoggetta e controlla anche tutti quegli aspetti che riguardano tutti gli strati sociali e tutte le fasce generazionali,come la vita privata,i rapporti di lavoro e il tempo libero. Grazie a questa opera di assorbimento il fascismo nelle fila della sua schiera arriverà a contare circa 25 milioni su 45 milioni di persone. L’immagine del popolo fascista è quella di un gruppo compatto di lavoratori che producono disciplinatamente nel proprio settore di attività,perciò un popolo in armi già pronto a combattere per la patria e la gloria della nazione. Quindi per la retorica fascista il popolo è un’entità fondamentale per la nazione ma non può essere protagonista del proprio destino perché immaturo e dunque ha bisogno di una guida che lo indirizzi. Caratteri dell’italiano secondo la propaganda sono:l’austerità,il patriottismo,l’elevato possesso delle virtù civiche di guerra e di pace. Viene esaltato un popolo sempre giovane,eroico e dinamico,ordinato,disciplinato e ubbidiente. Questo nuovo uomo fascista viene educato politicamente e ideologicamente in modo funzionale dalla politica scolastica fascista. Nel 1925 nasce l’Opera nazionale dopolavoro,con l’obbiettivo di organizzare in modo sistematico il tempo libero dei cittadini;nel corso di venti anni questa organizzazione diventa il più poderoso organismo del regime. La propaganda del regime avviene anche attraverso la radio e il cinema;la radio permette di raggiungere località più periferiche. Il cinema è un altro grande canale di trasmissione ideologica e la produzione cinematografica è subordinata alla costruzione di una mitologia fascista. Il controllo sui mezzi di comunicazione consente cosi a Mussolini di orientare l’opinione pubblica ed è attraverso questa fabbrica del consenso che gli italiani verranno persuasi che lo sviluppo del paese si lega indissolubilmente alla creazione dell’impero coloniale.

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