I giardini giapponesi

Materie:Appunti
Categoria:Storia

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Testo

LA COMPOSIZIONE DEL GIARDINO NEI MANUALI

Esistono numerose testimonianze riguardanti l'antichità della tradizione architettonica dei giardini giapponesi riconosciuti come un fatto artistico ben definito e come tale legato a norme tecniche e a principi espressivi che sono andati mutando nel corso della storia. Informazioni dettagliate ci sono infatti fornite da diversi manuali sul passato dell'arte del giardinaggio, che vengono tutt'oggi considerati delle guide preziose per la comprensione dell'evoluzione compositiva del giardino giapponese.
Il testo più antico posseduto dai Giapponesi è il Sakutei-ki, scritto nel XI secolo e attribuito all'aristocratico e grande maestro di giardinaggio Tachibana no Toshitsuna (1028 ~ 1094). Il Sakutei-ki, oggi considerato tesoro nazionale, era in origine un documento segreto non destinato alla pubblicazione, custodito preziosamente e privo di illustrazioni, ma dopo sette secoli dalla sua nasciata venne stampato alla fine del periodo Edo. L'autore di questo classico pone i fondamenti della stilistica del giardino dopo aver raccolto le numerose esperienze dei maestri precedenti ed aver condotto una lettura acritica dei giardini dell'epoca, in stile Shinden, rilevandone non solo le caratteristiche estetiche, ma anche motivazioni filosofiche e religiose. Nella parte iniziale del Sakutei-ki si esprime lo spirito di una tecnica che trova origine nell'attenta analisi dell'ambiente naturale quale fonte di ispirazione creativa; vi si consiglia infatti di recarsi in varie località famose per il loro paesaggio prima di accingersi alla progettazione di un giardino che dovrà in seguito esprimere, sebbene modificata, la bellezza sperimentata della natura. Nella riproduzione di un paesaggio autentico bisognerà però evitare di fare riferimento a un luogo che, benché celebre in passato, sia ormai degradato. Inoltre la realizzazione materiale del giardino richiede l'armonioso accordo con la fisionomia originaria dell'area ad esso circostante e il massimo rispetto delle forme naturali al suo interno. Il trattato offre una raccolta di precise indicazioni degli elementi compositivi e sulle regole tecniche che, se non soddisfatte, comportano una serie di calamità per il proprietario del terreno, senza peraltro esprimere un giudizio sulla loro effettiva bontà. Toshitsuna era al corrente dei tabù e delle superstizioni facenti parte dei costumi Heian e riporta nel suo scritto le parole ammonitrici di esperti maestri. Le pietre disposte in modo errato diventavano infatti degli spiriti vendicativi, dal momento che ciascuna di esse ha il proprio carattere ed è necessario tener conto delle sue esigenze quando si scelgono le pietre secondarie da raggruppare attorno alla principale. Toshitsuna dà istruzioni dettagliate sulla tecnica di realizzazione dei corsi d'acqua nel giardino per poter ottenere l'illusione sia di un tranquillo ruscello sia di un torrente vivace attraverso un particolare tracciato e la diversa disposizione di sassi e piante. Lo stagno, poi, di norma non deve essere profondo per impedire che i pesci si riproducano eccessivamente facendo sorgere una dannosa popolazione di parassiti e avrà di preferenza un sagoma di tartaruga o di airone.
Numerose sono le modalità di costruzione della cascata a seconda dell'effetto decorativo e del suono che si desidera ottenere; è consigliabile inoltre che essa sia rivolta verso la luna in maniera da poterne godere i riflessi sull'acqua che cade. La cascata alta più di un metro e le due pietre fondamentali sulla destra e sulla sinistra di essa rappresentano la triade buddista. Anche la disposizione delle pietre negli stagni si rifà al concetto taoista dell'isola "dei beati" ovvero di quegli spiriti benevoli e immortali ricevuti simbolo di prosperità e lunga vita. Toshitsuna codifica alcuni altri concetti taoisti originari della giardinistica cinese. La dottrina taoista pone gli elementi d'acqua a nord e gli elementi di fuoco a sud prevedendo lo scorrere del ruscello direttamente da nord a sud per raggiungere l'equilibrio armonioso degli opposti in considerazione del principio di Yin e Yang ovvero il positivo e negativo. Il mancato rispetto di queste regole provocherebbe malattie mortali ai padroni, desolazione alla terra che diventa incolta dimora di demoni. Gli elementi situati in corrispondenza dei quattro punti cardinali, vale a dire il ruscello, lo stagno, il sentiero e la collina, possono essere sostituiti da alberi impiegandone la specie e il numero prestabiliti a tale scopo, assicurandosi così fortuna e salute. Nelle altre direzioni è permesso piantare gli alberi a piacimento, quantunque sia preferibile sistemare gli alberi da fiore verso est e gli aceri verso sud, mentre sull'isola dello stagno troveranno il posto il pino ed il salice. L'uso delle piante deve essere così attento ad evitare sia una loro posizione scorretta e quindi un malaugurio sia il formarsi, con gli altri tratti della composizione, di un ideogramma di nefasto significato. Infine, nel Sakurei-ki si trova già nominato il Karesansui, inteso però soltanto come giardino privo d'acqua, con pietre, rappresentante una semplice scena pastorale. Secondo alcune interpretazioni, però, la montagna artificiale simboleggia il sovrano, le pietre i suoi consiglieri e l'acqua i sudditi: la mancanza di rocce che sostengono la montagna permetterà all'acqua ribelle di distruggerla.
In conclusione, i manuali di arte del giardinaggio costituiscono un riferimento utile e obbligato per i giardinieri del passato e sono diventati oggi un documento prezioso per la comprensione della realtà architettonica di quei giardini. Le istruzioni riportate nelle guide tecniche, desunte dalle tradizioni o definite da maestri di gusto indiscutibile, vennero rispettate con scrupolo nelle loro direttive generali, ma lasciarono tuttavia anche spazio a libere interpretazioni e cambiamenti. Il succedersi degli eventi storici e la comparsa di nuovi maestri segnarono le tappe innovative che impedirono di scadere in una ripetizione stereotipata.

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