I contenuti dell'annuncio cristiano

Materie:Tesina
Categoria:Storia

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Testo

I CONTENUTI DELL’ANNUNCIO CRISTIANO
Il Cristianesimo и innanzi tutto un fatto, un avvenimento non costruito o pensato dall’uomo, perchй, senza l’iniziativa di Dio, egli non sarebbe stato capace anche solo di immaginare quella che si и poi rivelata la via maestra per la sua redenzione dal male e per l’acquisizione della vera dignitа.
L’annuncio di salvezza che da Cristo, attraverso la Chiesa, arriva sino a noi ha assunto una rilevanza unica nella storia umana, tanto che и diventato spartiacque epocale: la vera motivazione per la quale celebriamo il Duemila consiste nel fatto che tanti sono gli anni trascorsi dalla nascita di Gesщ e anche tradizioni culturali e religiose diverse ormai si sono adeguate a questa cronologia.
Questa caratteristica trova la sua giustificazione nelle innegabili novitа che, a vari livelli, sono state apportate e che rendono il Cristianesimo un fatto completamente diverso dagli altri fatti, dai valori, dalle dinamiche di carattere culturale, sociale e politico.
Prima di presentare analiticamente tali originalitа, pare opportuno chiarire il contesto in cui i primi cristiani hanno annunciato ai contemporanei la salvezza recata da Gesщ Cristo.
IL CONTESTO
“Mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio.” (1 Cor 1, 22).
Il contesto umano e sociale, in cui il cristianesimo и sorto, prevedeva due forme culturali:
I Greci chiedono la veritа, cercano ragioni. Il mondo greco и fondato sull’idea che la ragione puт scoprire totalmente la veritа, la veritа dell’essere, la veritа delle cose. I Greci si fidano della ragione, del lтgos, della loro capacitа di analizzare, di penetrare la realtа e quindi di costruire il bene secondo l’idea del cosmo piщ vera. Sul vero si costruisce il bene.
I Giudei vogliono miracoli. Secondo loro la ragione umana, certamente illuminata dall’intervento di Dio, puт conoscere ciт che и giusto e puт costruire una vita e una societа giusta. I miracoli non sono tanto le meraviglie che soltanto Dio puт compiere, ma la rivoluzione, ossia il tentativo di costruire sulla terra una giustizia che esprima fino in fondo la dignitа e la capacitа dell’uomo.
Gli uni arroccati sull’idea di ragione, gli altri sull’idea di giustizia. Tuttavia entrambe le concezioni non realizzano il nuovo sulla terra: la mentalitа greca tenta continuamente di arrivare alla veritа, ma questa и sempre oltre; la mentalitа giudaica si sforza di realizzare la giustizia, ma questa и sostanzialmente impraticabile.
И quindi prevalso, nel mondo sia greco sia giudaico, un certo pessimismo: la ragione cerca la veritа, ma non la trova; l’uomo vuole la giustizia, ma non la realizza.
Su quest’impotenza e sfiducia si и steso il dominio del potere, il potere romano, che incarna la politica come unica realtа che obiettivamente vale, che garantisce la sicurezza della vita: non piщ allora generata dalla ragione o dalla giustizia, ma concessa da una struttura considerata come assoluta.
Al tempo di Gesщ Cristo e dei primi cristiani pullulano religioni e forme magiche superstiziose, insieme ai tentativi politici di cui si trova traccia anche nei Vangeli. Ma certamente l’unica cosa che dа sicurezza и la forza di Roma: sotto di essa possono sopravvivere le credenze, le concezioni di vita piщ diverse. Basta che si adori l’imperium di Roma.
LE NOVITA’ ESSENZIALI
1. La salvezza и in un Avvenimento storico: Gesщ di Nazareth
La novitа che il cristiano reca non consiste in un’idea diversa di veritа o di giustizia, ma in un Fatto; la salvezza che viene annunciata sussiste in un Avvenimento storico: Gesщ di Nazareth, nato in circostanze di tempo e di spazio precise, morto sotto il procuratore Ponzio Pilato e confessato come risorto dai suoi discepoli.
Che la salvezza dell’uomo fosse un Uomo storicamente esistito, questo и “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”. Come poteva l’Ebreo accettare che la salvezza fosse legata al Nazareno, ad uno che non ha voluto unirsi ai rivoluzionari zeloti ed и stato crocifisso?
Per il Greco, impegnato nella ricerca dell’idea e dell’Essere, la storia aveva poco significato, perchй recava con sй provvisorietа e corruzione; per dotarla di qualche valore, la storia era concepita con un andamento ciclico, dove tutto scorre e l’accaduto sempre ritorna.
Quando Paolo, sull’acropoli di Atene, dice: “Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio” viene ridicolizzato: “Ti ascolteremo un’altra volta” (At. 17).
E nel 112, quando Plinio il Giovane riferisce sui cristiani all’imperatore Traiano scrivendo di “questo Cristo, che alcuni vogliono risorto”, si sente rispondere all’incirca: “Non preoccuparti, sono dei pazzi”.
2. La salvezza permane nell’unitа dei cristiani
L’ulteriore pretesa cristiana consiste in ciт: Cristo Salvatore rimane nella storia e si puт incontrare nella comunitа dei suoi discepoli; essa diviene il modo, il luogo in cui Cristo risorto, mediante il suo Spirito, si rende presente e sperimentabile anche per le generazioni future, quelle cioи che non l’hanno visto con i loro occhi e non l’hanno toccato con le loro mani (cfr. 1 Gv,1-3).
Cristo l’aveva promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
E aveva precisato che l’unitа visibile dei discepoli и il segno della sua presenza: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
La novitа che salva и la Chiesa, quella realtа in cui permane Cristo e alla quale gli uomini possono partecipare. Dicendo che “il Verbo si и fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), i cristiani affermano che in un gruppo di uomini si prolunga nella storia l’Avvenimento di Cristo Salvatore, offerto cosм a tutti gli uomini perchй reso loro contemporaneo.
3. All’unitа dei cristiani si aderisce in libertа
Nella cultura e nel costume greco-romano non era data libertа: se uno era nato barbaro, schiavo o libero, tale rimaneva per sempre. Al contrario, un fattore inedito della novitа cristiana и proprio la libertа di aderirvi: la comunitа cristiana nasce soltanto quando l’iniziativa dello Spirito di Cristo incontra l’assenso di chi accetta di riconoscere Gesщ come Salvatore e, conseguentemente, si aggrega a quelli che giа hanno compiuto tale scelta, come ben documenta quest’inciso degli Atti: “Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunitа quelli che erano salvati” (At 2,48).
La filosofia greca - anche quella dei grandi come Platone, Aristotele e gli Stoici – aveva teorizzato la libertа per lo piщ come una virtщ privata e individuale, che aiuta il singolo a svincolarsi dalla materialitа del corpo e a generare amicizia ma che non и fattore d’aggregazione sociale.
Sono considerati principio d’aggregazione sociale certi elementi statici di partenza: la razza, la condizione sociale, la cultura. A fronte di questi meccanismi fissi, l’appartenenza al popolo cristiano и unicamente problema di libertа: come Cristo non si и imposto ma proposto (“se vuoi, seguimi”), cosм la Chiesa primitiva non ha forzato nessuno alla conversione. Il Vangelo и stato vissuto e annunziato - da uomo ad uomo, da cuore a cuore - come dialogo tra l’assoluta libertа di Dio e l’irrinunciabile libertа dell’uomo.
4. La particolaritа convive con l’universalitа
La radice dell’unitа del popolo cristiano и soltanto la presenza di Cristo, riconosciuta, amata e seguita. Per appartenervi non c’и altra condizione che la libertа d’adesione: ciт costituisce un avvenimento realmente rivoluzionario, d’incalcolabile portata.
Fin dai suoi primi passi nella storia, il cristianesimo и un fenomeno sociale in cui - proprio in forza di quell’unitа potente che и donata dallo Spirito - le differenze rimangono, ma esse non costituiscono fattore d’opposizione frontale, bensм la varietа di una comune ricchezza.
Particolaritа e universalitа sono due dimensioni intimamente connesse. La Chiesa и una sola, ma in essa - come membri di un solo corpo - barbari e greci, schiavi e liberi, uomini e donne, si nutrono dell’unico Pane Eucaristico: “Poichй c’и un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.” (1 Cor 10,17).
La Chiesa nata nel Cenacolo и unica, ma emerge nei luoghi e nelle situazioni piщ particolari, in comunitа dilagate a macchia d’olio, nel giro di poche generazioni, in tutto il mondo allora conosciuto (ecumйne).
Tale comunitа - insieme unica e particolare - fin dai primi decenni avverte come fondamentale il riferimento ad una guida visibile (quella invisibile и lo Spirito Santo), il pastore della Chiesa di Roma, il successore di Pietro: a lui si riferiscono anche i vescovi, successori degli altri Apostoli, come a “colui che presiede l’universale caritа della Chiesa” (S. Ignazio d’Antiochia). Al Papa - un pescatore di Galilea o magari un liberto o uno schiavo (quindi allora ritenuto persona insignificante) - prestano obbedienza di fede anche dei patrizi romani, tra i quali senz’altro giа nei primi cinquanta anni si contano dei cristiani.
Oggi non si riesce a rendersi conto che, nel centro della politica e della cultura di allora, la presenza dei cristiani rappresentava una novitа imprevista ed impensabile.
A metа del secondo secolo il vescovo di Cartagine, Cipriano, scrive: “La Chiesa estende i suoi rami in tutta la terra con esuberante feconditа e si espande su vaste regioni. Uno solo perт и il principio, una sola la sorgente e una sola la madre feconda e ricca di figli. Nasciamo nel suo grembo, ci nutriamo del suo latte, siamo animati dal suo Spirito. Chi abbandona la Chiesa non raggiungerа mai Cristo, divenendo un forestiero, un profano, un nemico. Non puт avere Dio come padre chi non ha la Chiesa come madre”.
LE CONSEGUENZE CULTURALI DELLA NOVITA’ CRISTIANA
Un avvenimento di tale portata come il cristianesimo non poteva non avere conseguenze sul piano della cultura, dalla speculazione all’esistenza quotidiana.
Ma l’aspetto piщ stupefacente consiste nel fatto che esso и riuscito a coinvolgere e permeare di sй tradizioni culturali disparate e spesso contrastanti, apportando in ognuna di esse le trasformazioni e i contributi che di seguito sono messi in luce.
1. Sul piano teologico
L’opzione della Chiesa primitiva per il Dio-Essere
I primi cristiani hanno avuto la necessitа di definire, senza mezzi termini, quale Dio intendeva proporre la loro fede. Attenendosi fedelmente alla linea tracciata a partire dai Libri sapienziali fino al vangelo di Giovanni, il cristianesimo primitivo ha fatto la sua scelta, optando per il Dio dei filosofi contro gli dei delle religioni. Un testo di S. Paolo и indicativo del confronto che si и aperto: “Essi sono dunque inescusabili, perchй, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria nй gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si и ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili”. (Rm 1,21-23).
Il cristianesimo non adorava nessuno degli dei che erano pregati, ma venerava l’Unico, l’Altissimo di cui avevano parlato anche molti filosofi, l’Essere fondamento d’ogni essere, imperante su tutte le potenze. La scelta cosм presa ha comportato l’opzione per il lтgos contro ogni sorta di mythos, la definitiva demitizzazione del mondo e della religione.
La religione purtroppo non batteva la via del lтgos, ma s’ostinava invece a restare attaccata al mito, pur riconosciuto da essa privo di consistenza reale. Perciт il suo tramonto era inevitabile, come logica conseguenza del suo distacco dalla veritа. Di fronte a questa situazione, Tertulliano ha delineato la posizione cristiana con una frase incisiva: “Cristo ha affermato di essere la veritа, non la consuetudine”.
Il cristianesimo veniva cosм a porsi risolutamente dalla parte della veritа, accantonando per sempre l’idea d’una religione che si accontenta di essere una mera configurazione cerimoniale.
La trasformazione del Dio dei filosofi in Dio Amore
La fede cristiana и venuta ad attribuire al Dio dei filosofi un’importanza del tutto nuova, facendolo uscire dalla sfera puramente accademica e quindi trasfigurandolo profondamente.
Egli si presenta ora come il Dio degli uomini, il quale non и solo oggetto del pensiero e perenne matematica dell’universo, ma energia inesausta d’amore creativo. Nella parabola della pecorella smarrita (Lc 15,1-10) si rivela potentemente la fisionomia di quest’Essere: Egli cerca, attende, muove incontro, possiede un cuore, ama. Nessuna divinitа precedentemente adorata aveva simili caratteristiche.
Si puт affermare che, dal consapevole allacciamento al Dio dei filosofi portato a termine dalla fede, sono scaturiti due fondamentali superamenti del pensiero filosofico:
Il Dio filosofico и essenzialmente rapportato solo a se stesso, in quanto и pensiero esclusivamente auto-contemplante. Il Dio della fede, invece, и fondamentalmente inquadrato nella categoria della relazione. И l’immensitа creatrice, che abbraccia l’universo. Ne risultano cosм un quadro e un assetto del mondo completamente nuovi: la piщ alta possibilitа di cui l’Essere и dotato, non viene piщ ad identificarsi con il distacco assoluto d’un soggetto che basta solo a se stesso e sussiste per conto suo.
Il Dio filosofico и puro pensiero. L’idea madre che gli fa da sfondo и questa: pensare e solo pensare и un’attivitа degna dell’Essere divino. Viceversa, il Dio della fede и un “amare pensando”. L’idea madre che gli fa da sfondo и la seguente: amare и un’azione veramente divina. Il Logos dell’universo, il pensiero creativo и contemporaneamente amore; anzi, и questo pensiero stesso che si manifesta in maniera creativa, perchй in quanto pensiero и amore e in quanto amore и pensiero. Sussiste una primigenia identitа fra veritа e amore, i quali, allorchй si attuano in modo perfetto, non costituiscono piщ due realtа affiancate o addirittura contrapposte, bensм un tutto unico, vale a dire l’assoluto per antonomasia.
Il Dio-uomo: l’Incarnazione
Per le migliori intelligenze filosofiche dell’antichitа, il concetto di Dio equivaleva a quello di un Essere immateriale, impersonale, perfetto nella sua assolutezza. Anche nel caso delle religioni antropomorfe, l’uomo immaginava la divinitа come un’entitа in cui le caratteristiche umane erano amplificate e idealizzate; pertanto Dio era comunque concepito e rappresentato a partire da una visuale umana.
Totalmente impensabile, invece, era che Dio, prendendo l’iniziativa della salvezza, manifestasse il Suo volto in Cristo, il Figlio, vero Dio e vero uomo. In Gesщ sono racchiuse tutte le qualitа che contraddistinguono il divino e l’umano e l’esistenza acquista universalmente il suo significato, come bene esprime Giovanni Paolo II: “La veritа espressa nella Rivelazione di Cristo, dunque, non и piщ rinchiusa in un ristretto ambito territoriale e culturale, ma si apre a ogni uomo e donna che voglia accoglierla come parola definitivamente valida per dare senso all’esistenza... Con questa Rivelazione viene offerta all’uomo la veritа ultima sulla propria vita e sul destino della storia:” In realtа solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo “, afferma la costituzione Gaudium et Spes. Al di fuori di questa prospettiva il mistero dell’esistenza rimane un enigma insolubile. Dove l’uomo potrebbe cercare la risposta ad interrogativi drammatici come quelli del dolore, della sofferenza dell’innocente e della morte, se non nella luce che promana dal mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo?”. (Fides et ratio, 12).
In particolare, in Gesщ l’umano и esaltato e portato ad una ragionevolezza tale che ogni uomo, di fronte alle parole e ai gesti di Cristo, non puт non sentire una vera corrispondenza con le esigenze elementari del suo cuore. Gesщ ha assunto in sй l’umanitа in modo da sperimentarne tutte le variabili, coinvolgendosi con il nostro piccolo e miserabile mondo, fatto di preoccupazioni, peccati e meschine virtщ. L’immagine di un Dio che si abbassa verso l’uomo puт ingenerare il dubbio di una deminutio Dei, di una svalorizzazione e di un’eccessiva materializzazione, ma alla critica spiritualista si puт opporre la sentenza scritta da Hцlderlin sul frontespizio del suo Iperione, applicandola all’idea cristiana della vera grandezza di Dio: Non coerceri maximo, contineri tamen a minimo, divinum est (non venire coartati dalle cose piщ grandi, ma accondiscendere a lasciarsi racchiudere dalle piщ piccole, и una peculiaritа veramente divina). Quella mente sconfinata che cela in sй la totalitа dell’essere, si libra ancora altissima sopra i “valori massimi”, che per essa sono pur sempre un’inezia; e si abbassa sino al fattore minimo, proprio perchй nulla и troppo minuscolo ai suoi occhi.
2. Sul piano gnoseologico
La fede come conoscenza
La cultura greca non aveva dato granchй importanza alla fede o credenza (pнstis), relegandola, dal momento che essa riguardava le cose sensibili e mutevoli, nel regno dell’opinione. La piena realizzazione dell’uomo era vista nell’esercizio virtuoso della ragione (lуgos).
L’avvenimento cristiano, invece, capovolge i termini della questione:
fa della fede lo strumento per attingere il soprasensibile e l’immutabile: “La fede и fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”. (Eb. 11,1);
dota la fede di un valore conoscitivo particolare, complementare con quello dell’intelletto ed essenziale per la possibilitа di comprendere in modo adeguato se stessi, il mondo e Dio.
Non si tratta, quindi, di una gnoseologia alternativa, ma di una modalitа per affrontare la realtа nella sua interezza, come sottolinea efficacemente Giovanni Paolo II: “Conoscere a fondo il mondo e gli avvenimenti della storia non и, pertanto, possibile senza confessare al contempo la fede in Dio che in essi opera. La fede affina lo sguardo interiore aprendo la mente a scoprire, nel fluire degli eventi, la presenza operante della Provvidenza”. (Fides et ratio, 16).
Con la fiducia che la fede in Gesщ Cristo, figlio di Dio, morto e risorto и, rispettosamente ma ineluttabilmente, un ausilio della ragione, i cristiani si sono impegnati in un immane confronto con le culture, tutte, sulla scia dell’esortazione paolina: “Esaminate ogni cosa, tenete ciт che и buono”. (1 Ts 5,21).
3. Sul piano morale
Il concetto di peccato
Ai Greci mancava la coscienza del peccato cosм come noi l’intendiamo; un atto corrispondente, ma non equivalente, puт essere ravvisato nella hэbris, cioи nel “superamento” dei limiti imposti dall’ordine cosmico, tanto nell’ambito dei rapporti umani quanto in quello dei rapporti tra uomini e dei: la colpa consiste nell’uscire dalla “propria natura”.
Il peccato, invece, и l’iniziale disubbidienza al comando divino di “non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male”, che ha avuto come conseguenza l’ingresso nel mondo del male, del dolore e della morte: “Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato и entrato nel mondo e con il peccato la morte, cosм anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perchй tutti hanno peccato”. (Rm 5,12).
Esso ha prodotto l’allontanamento dell’umanitа da Dio e ne ha sviato la mente e il cuore, originando l’idolatria e ogni genere di dissolutezze. In S. Paolo la corruzione non riguarda solo l’uomo, ma assume un aspetto cosmico: “La creazione stessa... nutre la speranza di essere di essere lei pure liberata dalla schiavitщ della corruzione...Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto”. (Rm 8,19-22).
L’effetto del peccato, che и la morte, morte dello spirito come pure morte del corpo, si manifesta anche come conflitto fra carne e spirito, fra lettera e spirito, uomo interiore ed uomo esteriore, indicando una veritа che ogni uomo minimamente serio con se stesso non puт non riconoscere: “C’и in me il desiderio del bene, ma non la capacitа di attuarlo; infatti, io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono piщ io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male и accanto a me. Infatti, acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che и nelle mie membra”. (Rm 7,18-23).
I cristiani, attraverso la coscienza del peccato, hanno richiamato l’umanitа alla consapevolezza del limite (contro l’affermazione che la natura umana и buona) e alla necessitа di una liberazione dal male non proveniente dall’uomo stesso.
Una nuova scala di valori
Le antiche virtщ, basate sulla superioritа fisica e intellettuale, vengono annichilite dalla logica delle Beatitudini (Mt 5,1-13). И un rovesciamento di prospettiva epocale, poichй la povertа in spirito, la mitezza, la sete di giustizia erano disposizioni interiori e comportamenti esteriori sconosciuti o tutt’al piщ denigrati, a causa dell’immagine di “debolezza” e “rinuncia” che rappresentavano.
La vera grandezza viene individuata nella semplicitа e nella purezza del bambino:” In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesщ dicendo:” Chi dunque и il piщ grande nel regno dei cieli?”. Allora Gesщ chiamт a sй un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:” In veritа vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciт chiunque diventerа piccolo come questo bambino, sarа il piщ grande nel regno dei cieli “. (Mt 18,1-4).
L’ulteriore invito di Gesщ ad essere “ l’ultimo di tutti e di tutti servo “ indica nell’umiltа il fattore di riconoscimento del cristiano e la “ via stretta “ che dа accesso al regno dei cieli, poichй “ chiunque si esalta sarа umiliato, e chi si umilia sarа esaltato “. (Lc 14,11).
Nietzsche, quindi, ha colto nel segno quando, definendo il cristianesimo, ha parlato di totale sovvertimento dei valori antichi.
La dipendenza al posto dell’autarchia
Era denominatore comune dell’antichitа la fiducia che la salvezza consistesse nella capacitа di autoperfezionamento dell’uomo. Suona perciт inusitato il consiglio di Cristo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi vorrа salvare la propria vita, la perderа, ma chi perderа la propria vita per me, la salverа”. (Lc 9,23-24).
Il saggio greco, che aveva riconosciuto la vanitа del mondo, dei beni esteriori e del corpo, riponeva comunque la certezza nella possibilitа di purificare la psychи e di prepararla ai beni dell’aldilа: non era minimamente sfiorato dal dubbio di non essere capace di raggiungere autonomamente questa meta.
Il nobile ideale dell’autosufficienza viene smentito: non solo la salvezza non puт venire dalle cose, ma nemmeno da se stessi. Occorre che l’uomo riconosca la necessitа, ontologica e pratica, della dipendenza da un altro, come efficacemente affermato da Gesщ: “Senza di me non potete far nulla”. (Gv 15,5).
Anche la sofferenza, accettata al fine di annunciare Cristo, assume un carattere positivo, contrariamente all’ideale ellenistico dell’imperturbabilitа e dell’apatia: “Mi vanterт quindi ben volentieri delle mie debolezze, perchй dimori in me la potenza di Cristo. Perciт mi compiaccio nelle mie infermitа, negli oltraggi, nelle necessitа, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, и allora che sono forte”. (2Cor 12,9-10).
L’attrattiva precede la norma etica
La buona notizia, che riguarda la liberazione dell’uomo dal peccato e il raggiungimento della salvezza, non si и tradotta in una dottrina filosofica ma и rimasta a livello di un fatto, di un incontro con una presenza eccezionale, quella di Gesщ, capace di generare un desiderio nel cuore e una volontа di seguirlo.
Giovanni ed Andrea, i primi discepoli, sono stati colpiti anzitutto dall’uomo Gesщ, dal modo diverso che aveva di trattare le persone e le cose: “E i due discepoli, sentendolo parlare cosм, seguirono Gesщ. Gesщ allora si voltт e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?” . Gli risposero: “Rabbi (che significa maestro), dove abiti?” . Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui”. (Gv 1,37-39).
Questo incontro ha cambiato totalmente la loro esistenza, non perchй avessero capito logicamente le sue parole e la sua missione, ma perchй un fascino indescrivibile li attirava a lui e sentivano che poteva essere lм, presso di lui, il compimento del loro desiderio di felicitа e di pienezza.
Anche gli altri discepoli, contagiati dal cambiamento che vedevano in Giovanni ed Andrea (trattavano gli amici in modo diverso, piщ umano, e proferivano parole nuove), sono andati in cerca di Gesщ, hanno subмto lo stesso fascino e si sono messi a seguirlo.
Se questa и la testimonianza dei Vangeli, и possibile comprendere come il cristianesimo non sia nato dallo sforzo della volontа e dell’intelletto, ma dall’attrattiva esercitata da Gesщ; attrattiva che si и tradotta, per i discepoli, in un mutamento dei criteri con i quali guardare e giudicare la realtа.
La morale, intesa come insieme di norme a cui conformare l’esistenza, и stata soltanto la conseguenza del cambiamento del proprio essere, come ben hanno chiarito i medievali nella formula operari sequitur esse (ciт che si compie viene dopo ciт che si и).
Il proprio essere nuovo era (ed и) soltanto un’umanitа vera, svelata nella totalitа dei suoi fattori, tale da far proclamare al retore Gaio Mario Vittorino: “Quando ho incontrato Cristo mi sono accorto di essere uomo”.
4. Sul piano antropologico
Il concetto di persona
Con il cristianesimo nasce la concezione della persona (in greco “maschera dell’attore”): l’uomo и l’insieme armonico di corpo e anima, un essere unitario che trova la propria consistenza nel rapporto con il Creatore, del quale и immagine e somiglianza, e con Cristo, nel quale и stato progettato, dal quale и stato redento, nel quale и rinato creatura nuova e al quale va sempre piщ configurandosi. Solo Cristo sa cosa c’и veramente nel cuore dell’uomo, al quale svela il suo mistero: nel Figlio Gesщ l’uomo acquista la dignitа di Figlio di Dio.
All’uomo и responsabilmente assegnato il compito di realizzare se stesso proprio trascendendo se stesso, per affidarsi nella fede all’amore del Padre, nella sequela di Cristo. Soltanto cosм l’uomo non resta un insignificante frammento di materia o un anonimo numero della collettivitа di massa. Se consiste ultimamente in Cristo, la nuova creatura non resta condizionata da alcun contesto sociale e si libera di ogni debolezza personale, divenendo capace di esprimere pienamente la propria identitа.
Proprio scegliendo di appartenere a Cristo, Uomo nuovo morto e risorto, l’uomo diviene protagonista della sua vita e capace di generare una nuova socialitа. Nella societа romana il bambino apparteneva al padre, padrone della sua vita al punto di poterlo eliminare senza correre rischi; la donna era proprietа del marito, che ne poteva disporre a piacimento; la storia era fatta, piщ che da singoli uomini potenti e geniali, dal ruolo del quale erano investiti.
La tripartizione dell’essere umano
Difficile definire chi fosse l’uomo prima dell’annuncio cristiano. Sebbene sul frontone del tempio di Apollo a Delfi campeggiasse la scritta “uomo, conosci te stesso”, la filosofia greco-romana era giunta a concepire l’uomo come una sintesi di due fattori contraddittori, di difficile spiegazione e fonte di tragica tensione.
La sua и una concezione inconciliabilmente dualista: da una parte il corpo, frammento di materia corruttibile, veicolo del male e della morte; dall’altra parte l’anima, scintilla del divino, tutta tesa a svincolarsi dal carcere del corpo, per raggiungere con la ragione la sfera dell’essere assoluto.
Il cristianesimo non solo annulla l’opposizione, proclamando l’unitа dell’essere umano e la pari dignitа del corpo e dell’anima, ma anche la supera introducendo una terza dimensione, sconosciuta all’antichitа: lo spirito o pneuma.
Egli dona all’uomo la dignitа di Figlio di Dio e permette alla fede quell’intelligenza di cui sopra si и trattato, come afferma S. Paolo:” Sta scritto infatti: “Quelle cose che occhio non vide, nй orecchio udм, nй mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profonditа di Dio. Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che и in lui? Cosм anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciт che Dio ci ha donato”. (1 Cor 2,9-12).
Lo spirito и quindi la partecipazione al divino mediante la fede, l’apertura dell’intelletto umano alla Sapienza divina, che cosм puт elargire i suoi tesori.
L’amore come agбpe
La cultura greco-romana aveva inteso l’amore come йros, che anche nelle sue forme piщ spiritualizzate rappresentava il bisogno di colmare la strutturale manchevolezza umana attraverso la bellezza. L’amore non era dunque gratuitа, ma strumento per il soddisfacimento di un bisogno.
Questa prospettiva, comprensibile ma parziale, viene rivoluzionata dalla missione di Gesщ, che si и incarnato per amore all’uomo e ha donato la redenzione senza la necessitа di un contraccambio, dando prova di un’agбpe (amore fraterno) illimitata. Sul suo esempio, ogni cristiano и chiamato a dimostrare un’affezione per l’altro oltre misura, cioи gratuita; egli sa che quello и un segno distintivo inequivocabile e riconosce che и impossibile conseguirlo con le proprie capacitа: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perchй l’amore и da Dio: chiunque ama и generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perchй Dio и amore. In questo si и manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perchй noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma и lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. (1 Gv 4,7-11).
La fraternitа non и una dimensione astratta o una pia intenzione, ma si carica di connotazioni concrete che giа i primi cristiani sperimentavano (infatti il termine agбpe significa anche banchetto, unitа intorno alla mensa): “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietа e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicitа di cuore, lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo”. (At 2,42-47).
La resurrezione dei morti
Prima dell’annuncio cristiano, se si doveva definire l’immortalitа, essa andava riferita alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte. Molti miracoli di Gesщ e la sua stessa esperienza hanno dimostrato, invece, la realtа della resurrezione dei morti, che implica il ritorno alla vita anche del corpo. Questo и uno degli aspetti piщ sconvolgenti, allora ed oggi, della fede cristiana; ma non si puт definirlo accidentale, dal momento che и uno degli articoli del Credo.
Si provi ad immaginare l’impatto sulla filosofia greca: era accettabile che il corpo dall’essere finisse nel non-essere corrompendosi; ma che dal nulla in cui era precipitato tornasse, rigenerato, a vivere, era un’assoluta assurditа.
Un esempio eloquente и rappresentato dal discorso di S. Paolo all’Areopago. I saggi ateniesi lo ascoltarono attentamente mentre parlava di Dio; ma quando sentirono pronunciare “resurrezione dei morti” non gli permisero di continuare e lo congedarono. (At 17,31-32).
5. Sul piano sociale
Una nuova socialitа
La personalitа cristiana, consistente in Cristo, и contemporaneamente e profondamente partecipe della comunitа cristiana. La Chiesa genera e nutre la creatura nuova con la Parola e i sacramenti, la educa con lo stimolo e il sostegno della testimonianza autorevole dei fratelli, con la guida sicura e paterna del vicario di Cristo.
Senza popolo, il singolo si perde. La comunitа ecclesiale non ha nulla del collettivismo che opprime, anzi, и al servizio della persona. Ma il singolo membro non ha senso e utilitа, se vuole fare a meno dell’intero corpo.
Con la Comunione ecclesiale, vissuta nelle comunitа, i cristiani danno cosм vita a un inedito avvenimento sociale, ad un embrione di nuova societа, dove nessuno и escluso se non chi lo vuole.
Nel giro di 150 anni la comunitа cristiana si diffonde geograficamente e in tutte le categorie sociali, compresi gli schiavi e gli aristocratici. Costantino concede libertа ai cristiani e inalbera il monogramma di Cristo perchй si и accorto che due terzi del suo esercito и composto da cristiani: non valeva la pena metterseli contro. Cade il muro della separazione tra i Giudei e gli incirconcisi, varcando la soglia del quale si contraeva impuritа legale (cfr. il rifiuto di entrare nel pretorio di Pilato, per poter mangiare la Pasqua Gv 18,28).
Una nuova creativitа
L’uomo affascinato da Cristo diventa creativo, esprime cioи la sua personalitа attraverso le conoscenze che acquisisce, le imprese che compie con il lavoro e l’organizzazione sociale, i rapporti affettivi che stabilisce (in primo luogo con la famiglia, che genera ed educa i figli aprendosi ad altre famiglie). Questa fede, vissuta dal singolo e da un popolo, non puт non dare origine a nuove civiltа: ricche di protagonisti e di tentativi, con un loro patrimonio di idee e di costumi, di arte e di economia, con un modo di fare festa e di sopportare il dolore e la stessa morte.
Da qualche tempo tutto ciт и chiamato inculturazione della fede: la comunitа cristiana primitiva non ha separato fede e vita/cultura, ma ha evangelizzato la cultura e Paolo VI ha ben messo in luce questa caratteristica:” La Chiesa evangelizza allorquando, in virtщ della sola potenza divina del Messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l’attivitа nella quale sono impegnati, la vita e l’ambiente concreto loro propri. Strati dell’umanitа che si trasformano: per la Chiesa non si tratta di predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre piщ estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanitа”. (Evangelii nuntiandi, 18-20).
Un metodo aperto e graduale
La costruzione della civiltа cristiana non viene attuata facendo calare un progetto dall’alto o forzandone la realizzazione in tempi prestabiliti. Per usare un’immagine evangelica, le conseguenze scaturite dall’annuncio di Cristo morto e risorto sono come il lievito che va fermentando tutta la massa della pasta.
Il cristianesimo costruisce a partire dall’esistente, che viene rispettato e valorizzato il piщ possibile, come bene tratteggia la Lettera a Diogneto: “I cristiani infatti non si differenziano dagli altri uomini nй per territorio nй per lingua o abiti. Essi non abitano in cittа proprie nй parlano un linguaggio inusitato; la vita che conducono non ha nulla di strano. La loro dottrina non и frutto di considerazioni ed elucubrazioni di persone curiose, nй si fanno promotori, come alcuni, di una qualche teoria umana. Abitando nelle cittа greche e barbare, come a ciascuno и toccato, e uniformandosi alle usanze locali per quanto concerne l’abbigliamento, il vitto e il resto della vita quotidiana, mostrano il carattere mirabile e straordinario, a detta di tutti, del loro sistema di vita. Abitano nella propria patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini, e tutto sopportano come forestieri; ogni terra straniera и loro patria e ogni patria и terra straniera.
Si sposano come tutti, generano figli, ma non espongono i neonati. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti, eppure vengono condannati; sono uccisi, e tuttavia sono vivificati. Sono poveri e arricchiscono molti; mancano di tutto e di tutto abbondano. Sono disprezzati, ma nel disprezzo acquistano gloria; vengono bestemmiati e al tempo stesso si rende testimonianza alla loro giustizia. Vengono oltraggiati e benedicono; sono insultati, e invece rendono onore. Benchй compiano il bene, vengono puniti come malfattori; benchй puniti, gioiscono, come se ricevessero la vita”.
Per edificare il nuovo, non serve radere al suolo il passato (come ha sostenuto l’Illuminismo e ha attuato la Rivoluzione francese); serve immettere nelle normali condizioni di vita chi testimonia una nuova concezione dell’uomo vissuta con altri fratelli nella fede.
La costruzione cristiana parte da condizioni obiettive, spesso diverse tra loro: la missione le assume, le purifica da quanto non и conforme alla veritа e alla grazia evangelica, ed edifica faticosamente l’uomo e il cristiano nello stesso tempo. Tale trasfigurazione della realtа personale e sociale ha richiesto tempi lunghi e gradualitа di procedimento, ben sapendo che l’uomo и segnato da tanti limiti e che in questo mondo non si puт dar vita a qualcosa di assolutamente perfetto.
6. Sul piano politico
L’inevitabile scontro con il potere
Il contrasto tra libertа cristiana e potere assoluto accompagna tutta la storia della Chiesa, fin dai suoi inizi. Se il cristiano и figlio di Dio, fratello di Cristo, nessuna autoritа umana puт pretendere da lui dipendenza totale. Ciт che definisce il cristiano и il dono della partecipazione alla stessa vita di Dio, conferitagli in Cristo, unico Salvatore di tutti gli uomini. Da questo provengono e si radicano la sua dignitа e i suoi diritti umani. Non sono concessione dello stato, sia quello dell’imperatore romano come quello del Fьhrer nazista o del Partito comunista; e neppure sono sanciti dalle maggioranze democratiche, dalla scienza o dalla tecnologia.
Il cristiano non и anarchico, ha bisogno del potere, ma soltanto come servizio, che regola la convivenza sociale.
Lo scontro tra Impero e cristiani - fino al martirio – и avvenuto perchй questi ultimi rifiutarono non l’Impero, ma la divinizzazione del potere imperiale, a cui sacrificare. Sarebbero stati tollerati, se avessero accettato di collocare Cristo tra le tante divinitа del Pantheon, cioи di allinearsi tra le opinioni private o tra i culti ammessi.
A cominciare da Erode e da Pilato, tutti i tiranni hanno avvertito la presenza scomoda del cristiano: egli ricordava loro che la dignitа di ogni uomo non и definita dal potere acquisito e che anche loro erano sottoposti al giudizio di Dio.
Esemplare la condotta di S. Ambrogio: respinse Teodosio, reo di una carneficina di 20.000 uomini a Tessalonica:” Tu sei una grande cosa, o Imperatore, ma sotto il cielo. E io difendo i diritti del cielo “. E in polemica contro Aussenzio: “Noi diamo a Cesare quel che и di Cesare. Ma la Chiesa и di Dio, non di Cesare. Con questo nessuno ci accusi di mancare di riverenza all’imperatore. Infatti, nessun onore и piщ grande di questo: che l’imperatore possa dirsi figlio della Chiesa. Perchй l’imperatore fa parte della Chiesa, и nella Chiesa, non sopra la Chiesa “. (Contra Auxentium, 35).
Si puт dire che la Chiesa ha ridimensionato il potere. Il potere non и tutto, и servizio. Solo il cristianesimo sa che il destino dell’uomo non dipende dal potere e dal successo mondano, dall’ordine che regna a Mosca o a New York o altrove, ma dalla caritа, espressione vera della personalitа dell'uomo. Come ripete spesso Giovanni Paolo II, anche oggi solo il cristianesimo и rimasto a proclamare l’assoluta sacralitа della vita, il valore della libertа e dei diritti fondamentali dell’uomo.
Conclusione
Non sembra fuori luogo concludere questa lunga digressione con un brano che rappresenta bene la novitа di vita apportata dall’annuncio cristiano. И tratto dalla Lettera ai Corinti di Papa Clemente, terzo successore di S. Pietro. И la descrizione, venata da una punta di nostalgia, del popolo nuovo generato dallo spirito di Cristo, sicuramente un esempio di fronte al quale non si puт restare insensibili.
“Eravate umili, lontani da ogni alterigia; eravate piщ pronti ad obbedire che a comandare, piщ felici di dare che di ricevere. Vi accontentavate dei doni che Cristo ci concede per il nostro viaggio mortale e li stimavate molto. Avevate sempre presenti le sue parole e le sue sofferenze erano sempre davanti ai vostri occhi.
Cosм voi tutti godevate il dono di una pace gioiosa e profonda e avevate un desiderio insaziabile di fare il bene: si era diffusa sopra di voi una vera effusione dello Spirito Santo. Pieni di santo volere, con grande ardore e con fiducia innalzavate le vostre mani nella preghiera e supplicavate Dio di usarvi misericordia per qualche vostra colpa involontaria.
Vi era una continua gara di caritа, notte e giorno, in tutta la vostra comunitа, perchй desideravate che , per la vostra concordia e il vostro amore, nessuno degli eletti andasse perduto. Eravate schietti, semplici e non sapevate conservare rancore.
borrivate ogni indisciplinatezza e ogni divisione e vi affliggevate per la mancanza del prossimo, come se i difetti altrui fossero stati vostri.
on vi pentivate di aver compiuto il bene, ma anzi eravate sempre pronti per ogni opera buona. Era bella la vostra vita, ricca di virtщ e santitа; e il vostro agire era sempre guidato dal timore di Dio. I comandamenti e i precetti del Signore erano scritti nell’intimo del vostro cuore”.
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