Gli Anni '50

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Testo

ARGOMENTI TRATTATI:
STORIA
La fine della seconda guerra mondiale e il dopoguerra: pag.2
• La caduta di Mussolini
• L'Italia spaccata in due e la Resistenza
• Il "dopo Mussolini"
• 25 aprile: l'Italia liberata
• Verso un nuovo ordine mondiale: conferenza di Yalta e trattati di Parigi
• La ricostruzione e la nascita della Repubblica italiana
L'economia italiana dal dopoguerra all'Unione europea pag. 10
• Fiat 500
DIRITTO
La Costituzione della Repubblica italiana pag.5
ITALIANO
Il Neoreallsmo (letteratura) pag.7
Il Neorealismo (cinema) e Roberto Rossellini (biografia a pag.9): pag.8
• Roma città aperta
• Paisà
• Germania anno zero
INGLESE
The European Union pag.12
TECNICA
Unione monetaria pag.13
• Sistema europeo di banche centrali (SEBC)
• Banca centrale europea (BCE)
FONTI:
• Enciclopedia Microsoft Encarta Plus 2002
• Corso di storia 3 di Roberto Balzani, Archimede edizioni
• Delving into business di Maria Teresa Ciaffaroni, Zanichelli
• Compendio di diritto pubblico di Nino Ardolfi e Valerio Lazzerini, Tramontana
• Tecnica e organizzazione aziendale 3 di Astolfi & Negri, Tramontana
• Fotocopie
• Appunti scolastici.
LA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
L'Europa assediata e la controffensiva degli alleati.
L'espansione nazista in Europa raggiunse l'apice fra il 1941 e il 1942: tutti gli stati dell'Europa continentale, con le sole eccezioni della Svizzera, della Spagna e della Svezia (rimaste neutrali), erano alleati di Hitler o sottoposti al controllo dell'esercito tedesco. Ma nella seconda metà del 1942 il conflitto comincia a volgere a favore delle truppe anglo- americane, che sconfiggono le forze dell'Asse in decisive battaglie terrestri (Guadalcanal, EI Alamein - Egitto, Algeria e Marocco) e navali (mar dei Coralli, isole Midway). Un colpo ancor più decisivo fu poi inferto dalle truppe sovietiche durante la battaglia di Stalingrado, una delle più terribili carneficine della storia.
La caduta di Mussolini e l'armistizio con gli alleati.
Nella primavera del 1943 le città tedesche cominciarono ad essere pesantemente bombardate, e nel luglio dello stesso anno le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia. Sull'isola i soldati vennero accolti con grande favore dalla popolazione. Infatti, in tutto il paese, si era ormai diffuso un forte malessere sociale ed era cresciuto il malcontento nei confronti del regime fascista.
Anche all'interno del Partito fascista crescevano i dissensi nei confronti di Mussolini, tanto che, il 25 luglio 1943, egli venne sconfessato dal Gran consiglio del fascismo, esonerato dalla guida del governo ed arrestato.
AI suo posto, Vittorio Emanuele III nominò capo del governo il maresciallo Pietro Badoglio che inizialmente annunciò che l’Italia avrebbe continuato la guerra al fianco della Germania, ma in realtà concluse un armistizio con gli anglo-americani, rendendolo noto al paese l'8 settembre.
La reazione tedesca al "tradimento" dell'8 settembre fu immediata: le truppe tedesche disarmarono l'esercito italiano internando moltissimi soldati nei campi di concentramento e occuparono tutta l’Italia centro-settentrionale.
Il re e il capo del governo, anziché organizzare la guerra contro la Germania, fuggirono da Roma rifugiandosi a Bari, dove costituirono il cosiddetto Regno del sud.
L'Italia spaccata in due e la Resistenza.
Il 12 settembre un commando delle SS liberò Mussolini dalla prigione e lo consegnò a Hitler. Il duce venne posto a capo della Repubblica sociale italiana, con sede a Salò.
Esistevano così due Italie: quella meridionale, occupata dagli alleati, e quella centro- settentrionale, tenuta in pugno dai tedeschi.
Il 13 ottobre 1943 il "Regno del sud" dichiarò guerra al Reich: in questo modo Badoglio sperava che all’Italia potesse essere riservata una sorte meno dura alla fine del conflitto. Nell’Italia settentrionale molti giovani reduci, costituitisi in bande partigiane, si rifugiarono sui monti, dove cominciarono la guerra di resistenza contro i tedeschi e i fascisti.
Nelle città agiscono invece i GAP (Gruppi d'Azione Patriottica), articolati in piccole squadre agilissime in grado di compiere rapidi colpi di mano.
Ma la resistenza si sviluppò non solo in Italia ma in tutta Europa.
I partigiani aiutarono gli ebrei condannati alla deportazione, misero in salvo i prigionieri politici, organizzarono pubblicazioni clandestine e promossero, con l'appoggio delle truppe alleate, azioni di guerriglia e di sabotaggio.
Particolarmente intensa fu la Resistenza francese, guidata da Charles De Gaulle, e iniziata già a partire dal 1940.
Nel gennaio 1944 gli americani riuscirono finalmente a sbarcare ad Anzio e in giugno liberarono Roma.
Il 6 giugno 1944 gli americani sbarcarono anche in Normandia. Il 26 giugno venne liberata Parigi e in poche settimane i tedeschi vennero costretti ad abbandonare la Francia.
Il "dopo Mussolini".
Mentre continuava la lotta contro fascisti e nazisti, ancora padroni del nord, nell'Italia liberata si cominciava a pensare al "dopo Mussolini".
Riconquistata Roma, Vittorio Emanuele III, troppo compromesso con il fascismo, aveva nominato al suo posto come "luogotenente" il figlio Umberto, mentre il maresciallo Badoglio aveva lasciato la guida del governo ad un vecchio deputato socialista moderato, Ivanoe Bonomi.
A partire dal 1944 riprese vigore anche l'attività dei partiti e accanto agli schieramenti tradizionali (comunisti, socialisti, liberali) acquistarono importanza nuovi gruppi politici come la Democrazia cristiana e il Partito d'azione.
Tutti questi, fin dal 9 settembre 1943, si erano raccolti intorno al Comitato di liberazione nazionale (Cln) che aveva come obiettivo primario la liberazione del territorio nazionale e la fine del fascismo.
Sulle questioni come la forma da dare allo stato italiano dopo la cacciata di Mussolini vi erano però posizioni molto discordi.
La maggior parte dei membri voleva l'allontanamento del re, ma i comunisti erano favorevoli alla costituzione di una repubblica socialista, mentre i liberali non volevano rompere con la tradizione delle democrazie occidentali.
Su proposta di Palmiro Togliatti, si decise però di rinviare la discussione politica al momento in cui, cacciati i dittatori, l'Italia avesse riconquistato la libertà.
25 aprile, l'Italia liberata.
Tra il 1944 e il 1945 gli alleati, impegnati in Francia e sul Reno, lasciarono alla Resistenza il compito d'impegnare tedeschi e fascisti nel nord.
Nella primavera del 1945 furono proprio i partigiani ad infliggere un colpo decisivo alle truppe nazifasciste e il 15 aprile liberarono le principali città del nord anticipando l'arrivo dell'esercito alleato.
I tedeschi furono costretti alla resa e Mussolini venne arrestato mentre tentava la fuga verso la Svizzera e poi fucilato a Dongo per ordine del Comitato di liberazione.
Il 2 maggio 1945 i soldati russi occuparono Berlino, costringendo la Germania a firmare la resa senza condizioni. Pochi giorni prima, il 30 aprile, Hitler si era tolto la vita nel bunker della Cancelleria.
Il Giappone invece continuava a resistere nonostante i bombardamenti aerei avessero colpito Tokyo. Il successore di Roosevelt (morto nell'aprile 1945), Truman, per indurre Tokyo alla resa, decise di usare contro il Giappone la bomba atomica.
Il 6 agosto una prima bomba fu sganciata su Hiroshima; il 9 agosto un'altra fu sganciata a Nagasaki.
Il 14 agosto, l'imperatore Hiroito firmò la resa senza condizioni del Giappone: la guerra era finita.
Verso un nuovo ordine mondiale: conferenza di Yalta e trattati di Parigi.
Mentre la guerra era in corso, i rappresentanti delle potenze alleate avevano già incominciato ad accordarsi sul futuro assetto dell'Europa.
Il primo ministro inglese Churchill capì immediatamente che, una volta sconfitto il nazismo, nel mondo si sarebbe profilato un nuovo contrasto fra le democrazie occidentali e la Russia comunista e cercò di convincere Roosevelt a limitare il più possibile le richieste dell'Unione Sovietica.
Ma il presidente americano, che nutriva fiducia in Stalin, riteneva possibile fondare una grande alleanza democratica fra tutte le potenze vincitrici.
Fin dal 1941 aveva sottoscritto con Churchill la Carta Atlantica, un documento che ribadiva principi-base della democrazia liberale: libertà di commercio e di navigazione, diritto all'autodeterminazione del popoli, rinuncia all'uso della forza per regolare le controversie internazionali e condanna dell'imperialismo colonialista.
Nel 1943 i rappresentanti dei paesi alleati si erano già incontrati a Teheran; nel febbraio del 1945 si riunirono a Yalta: la Germania sarebbe stata smembrata e condannata al pagamento delle riparazioni di guerra e la Polonia sarebbe rimasta indipendente. Nacque inoltre l'Organizzazione delle Nazioni Unite per garantire il mantenimento della pace nel mondo.
Nel febbraio del 1947 si giunse alla firma dei trattati di Parigi.
La Germania venne divisa in quattro zone d'occupazione (sovietica, americana, inglese e francese). Anche Berlino fu divisa in quattro settori.
Una parte del Reich fu assegnata alla Polonia, mentre la Prussia orientale fu inglobata dall'Unione Sovietica, che assorbì anche le repubbliche baltiche, la Bessarabia e la Bucovina.
L ‘Italia perse tutte le colonie, l'Istria, Fiume e Zara (cedute alla Jugoslavia), le isole della Dalmazia e alcuni territori alla frontiera con la Francia (Briga, Tenda e altre zone di piccola estensione), mentre Trieste, dichiarata città libera, sarebbe tornata alla madrepatria solo nel 1954.
Il Giappone diveniva di nuovo la piccola nazione che era stata fino alla fine del XIX secolo.
La ricostruzione e la nascita della Repubblica Italiana.
AI termine delle ostilità, le condizioni materiali dell'Italia, così a lungo percorsa dalla guerra, sono gravissime: distruzioni, stragi, fame, le grandi città ridotte a un mucchio di rovine, l'apparato industriale gravemente danneggiato, le risorse ridotte ai limiti della sopravvivenza, ecc. ma nonostante ciò vi è un senso di fiducia e di operosità insospettata a ricostruire la nazione. Ma le immense rovine, le difficoltà della ricostruzione, le tensioni sociali, ben presto attenuarono gli entusiasmi e il grande desiderio di rinnovamento totale che erano soprattutto delle masse popolari del Nord, persuase, grazie alla Resistenza, di essere entrate finalmente nella vita dello Stato.
Nel dicembre 1945 il governo viene affidato al capo della Democrazia Cristianal Alcide DeGasperi, che operò una svolta in senso moderato.
Questo, il 2 giugno del 1946 con un referendum istituzionale, sottopose al popolo la questione della sopravvivenza della monarchia: gli italiani, cioè, dovevano decidere se l’Italia doveva continuare ad essere una monarchia o doveva invece trasformarsi in una repubblica.
Vittorio Emanuele III, alla vigilia del voto, abdicò in favore del primogenito, ma ciò non salvò la monarchia e nel referendum vinse la Repubblica.
Venne quindi proclamato presidente in via provvisoria Enrico De Nicola. Venne poi convocata l'Assemblea costituente, cui si deve l'elaborazione della Costituzione della Repubblica Italiana che entrò in vigore dal 1° gennaio 1948 dando inizio al periodo del Governo repubblicano parlamentare che arriva fino ai giorni nostri.
LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
L'Assemblea costituente era composta da persone che avevano diverse ideologie: quella liberale, quella socialista, e quella cattolica.
L'ideologia liberale era fondata sulle idee liberali del 700 e '800, in cui, per esempio, la proprietà privata era intesa in senso ampio senza alcuna limitazione.
Il pensiero cristiano-cattolico si nota nelle norme riferite alla persona e alla famiglia.
Il pensiero comunista invece, lo si nota nelle norme che interessano il lavoratore ed i suoi diritti.
La Costituzione repubblicana è composta da 139 articoli, 18 disposizioni transitorie e finali ed è suddivisa in tre parti:
• La prima parte contiene i 12 diritti fondamentali;
• La seconda contiene i diritti e doveri dei cittadini;
• La terza contiene le norme relative alla struttura dello Stato.
I 12 diritti fondamentali rappresentano la base su cui poggiano tutte le altre norme dell'ordinamento.
Essi garantiscono l'uguaglianza e l'inviolabilità dei diritti dell'uomo (art. 2-3 Cost.), riconoscono il diritto al lavoro (art.4 Cost.) e le autonomie locali (art. 5 Cost.).
Sono poi espressamente tutelate le minoranze linguistiche (art. 6 Cost.), la libertà delle arti e delle scienze e il diritto all'istruzione (art. 9 Cost.).
Con l'art. 7 della Costituzione si afferma la laicità dello stato e con quello successivo la libertà di professione di qualsiasi religione.
L'articolo 10 afferma il rispetto delle norme di diritto internazionale e tutela gli stranieri in Italia e l'articolo 11 sancisce il principio pacifista, ripudiando la guerra.
L'ultimo articolo illustra i caratteri della bandiera italiana: essa è a tre bande verticali di eguali dimensioni e i rispettivi colori sono il verde, il bianco e il rosso.
I diritti dei cittadini contenuti nella seconda parte della Costituzione si dividono in:
• Diritti di libertà civile;
• Diritti politici o di libertà politica;
• Diritti civici;
• Diritti sociali ed economici.
I diritti di libertà civile attribuiscono al cittadino una sfera giuridica privata sottratta alle interferenze dello Stato comprendono:
• La libertà personale;
• La libertà di riunione;
• La libertà di associazione;
• La libertà di culto;
• La libertà di pensiero.
I diritti politici, o di libertà politica, attribuiscono al cittadino il potere di partecipare, direttamente o indirettamente, al governo dello Stato e degli Enti pubblici territoriali. Essi comprendono:
• Il diritto di elettorato attivo e passivo;
• Il diritto di petizione;
• Il diritto di associarsi liberamente in partiti politici.

I diritti civici sono i diritti di ottenere dallo Stato determinate prestazioni. Comprendono:
• Il diritto di azione;
• Il diritto di ammissione alle scuole pubbliche;
• Il diritto di usufruire dei pubblici servizi...
I diritti sociali sono diritti che il singolo ha nei confronti dello Stato a tutela delle sue stesse possibilità di esistenza. Comprendono:
• Il diritto al lavoro;
• Il diritto alle diverse forme di assicurazioni sociali.
I diritti economici rientrano tra le libertà economiche previste dalla Costituzione.
Es.: la libertà dell'iniziativa economica (art.41), il diritto alla proprietà privata e il diritto allo sciopero.
I doveri del cittadino sono sostanzialmente:
• difendere la patria (servizio militare);
• concorrere alle spese pubbliche (versando i tributi in proporzione alla propria capacità contributiva);
• essere fedeli alla Repubblica, osservare la Costituzione e le leggi, e adempiere con disciplina e onore alle funzioni pubbliche.
L'ultima parte della Costituzione definisce le strutture dell'ordinamento statale: il Parlamento, nucleo centrale del sistema politico, con il suo bicameralismo perfetto; il Presidente della Repubblica, con un ruolo di garante dell'unità nazionale e di coordinatore, mediatore e regolatore dei rapporti tra i poteri dello Stato; il Presidente del Consiglio e il governo, detentori del potere esecutivo e dell'indirizzo politico; la magistratura, di cui è solennemente riconosciuta l'autonomia. Questo riconoscimento è duplice perché da un Iato, la magistratura è dichiarata "ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere" e, dall'altro, il giudice è detto "soggetto soltanto alla legge", il che significa che non ha alcun superiore gerarchico.
Assegnazioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati spettano al Consiglio superiore della magistratura, presieduto dal presidente della Repubblica. Sono poi elencate e descritte nelle loro funzioni e organi le Regioni, le Province e i Comuni.
Alla Corte costituzionale, infine, è affidato il controllo di legittimità costituzionale.
La Costituzione della repubblica Italiana ha quattro caratteristiche importanti:
• È votata,
• È rigida,
• È programmatica
• È aperta.
VOTATA: è stata ottenuta attraverso la partecipazione popolare, cioè, è stata fatta e approvata da un'Assemblea Costituente che rappresentava il popolo.
La Costituzione è invece OTTRIATA quando è concessa dal sovrano solitamente costretto da forti moti rivoluzionari.
RIGIDA: per modificarla non basta una legge ordinaria, ma è necessaria una legge costituzionale e un particolare procedimento aggravato.
È invece FLESSIBILE quando è facilmente modifica bile, come lo era lo Statuto Albertino, tanto che per Mussolini fu facile trasformare la monarchia costituzionale in regime dittatoriale.
PROGRAMMATICA: molte norme non sono di immediata applicazione, ma possono essere applicate solo dopo essere state integrate da una legge ordinaria, inoltre hanno per destinatari gli organi dello Stato, in particolare il Parlamento, poiché è quest'organo che deve emanare leggi ordinarie.
APERTA: le norme si possono interpretare in senso evolutivo, cioè si devono adeguare al cambiamento della società. Es.: la proprietà privata.
NEOREALISMO (LETTERATURA)
Finita la guerra, in un clima di grande speranza, di radicali rinnovamenti, gli intellettuali avvertono l'esigenza di farsi interpreti della realtà sociale e politica.
Si ebbero quindi una serie di iniziative non strettamente letterarie, ma culturali.
Vennero fondate alcune riviste sulle quali condurre il dibattito e diversi scrittori si impegnarono nel mondo dell'editoria per tradurre in pratica la loro visione della cultura. Elio Vittoriani, in particolare, con la sua rivista "il Politecnico", guidò il movimento e la battaglia per una nuova cultura che si impegnasse nella trasformazione del reale.
Gli intellettuali volevano da un Iato reagire ad una società letteraria chiusa che non aveva saputo impedire il fascismo e la guerra e non si era sufficientemente aperta alla cultura internazionale; dall'altro stabilire un nuovo rapporto tra cultura e masse operaie e contadine, attraverso l'impegno sul piano sociale e politico.
Nasce l'esigenza di rappresentare la realtà contemporanea della guerra, la Resistenza e il dopoguerra, per dare una testimonianza artistica di un'epoca che segnò tragicamente la vita di tutto il popolo italiano. Inoltre si vuole rappresentare la miseria italiana, le contraddizioni ma anche la fiducia nelle possibilità di rinnovamento e di progresso.
La cultura italiana (letteratura, arte, cinema) tende ad assumere un ruolo attivo. Artisti, letterati e cineasti danno voce al proletariato urbano e contadino, ai problemi della guerra e del dopoguerra, della vita democratica e dell’antifascismo resistenziale, all’oppressione sociale, alla questione meridionale.
Ciò comportò la scelta della prosa a scapito della poesia, l’adozione di un linguaggio tendenzialmente chiaro e comunicativo, prevalentemente il “parlato”, che offre due vantaggi: si adegua al tema, riproducendo una situazione linguistica media o bassa, di carattere regionale; ed è più comunicativo nei riguardi del pubblico.
Si rifiuta la tradizione letteraria precedente, accusata di aver subito il fascismo, eludendo nei suoi scritti i problemi più veri e scottanti, e il Decadentismo, accusato di aver coi suoi velleitarismi aristocratici e superomistici preparato il terreno alla dittatura e comunque e non offriva più schemi adeguati alla rappresentazione reale.
Le opere non erano quindi di svago, ma libri che aiutassero a prendere coscienza della situazione contemporanea meditando sulla recente storia nazionale, facendo tesoro dell'esperienza in vista della ricostruzione di un’Italia nuova, democratica e antifascista.
I temi principali riguardano a grandi linee:
• La lotta partigiana: quella condotta sui monti e nelle campagne e la resistenza armata nei quartieri cittadini;
• La situazione di miseria e di sbandamento sociale ed esistenziale che segna la guerra e il secondo dopoguerra;
• La testimonianza dai campi di sterminio.
ROMANZI NEOREALISTI
A partire dal 1944 è densissima la produzione narrativa, cronachistica e diaristica che riflette gli eventi della guerra e in particolare della Resistenza: fogli clandestini e quotidiani pubblicano testimonianze che vengono espresse quasi per una necessità fisiologica da chi ha vissuto eventi drammatici.
A guerra terminata gli editori ricominciano a pubblicare romanzi: come Uomini e no di Vittorini, Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi (1945), Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e Il compagno di Pavese (1947).
Il neorealismo può dirsi esaurito già intorno alla metà degli anni Cinquanta. Infatti, convenzionalmente, si ritiene chiuso con la polemica che accompagnò la pubblicazione del romanzo di Pratolini, Metello (1955), storia della formazione umana e politica di un operaio sullo sfondo delle lotte sociali in Italia fra 1875 e 1902, da alcuni difeso come opera esemplare di un nuovo realismo, da altri considerato un romanzo fallito soprattutto per la rappresentazione idealizzata e sentimentale della classe operaia.
NEOREALISMO (CINEMA)
Nel 1945 in Italia, rinasce anche il cinema. Il film-simbolo di questa rinascita è Roma città aperta di Roberto Rossellini, che venne girato per le strade di Roma, durane gli ultimi giorni dell'occupazione tedesca, con pellicole spesso recuperate tra i materiali di scarto dei documentari di propaganda cui lo stesso Rossellini aveva dovuto collaborare negli anni precedenti.
Venne accolto con freddezza in Italia ma ebbe un immediato successo all'estero, vincendo il festival di Cannes nel 1946. con il suo stile semplice e diretto, reagisce alla retorica di tanti anni di fascismo e oppone a una tradizionale ipocrisia la sincerità e il desiderio di mettere gli uomini al cospetto della realtà così com'è.
Il film intreccia le vicende umane e politiche di personaggi di estrazione diversa accomunati dalla lotta contro il nazismo, recuperando con uno stile semplice e diretto i modi del melodramma popolare. Memorabili furono le interpretazioni di Aldo Fabrizi e di Anna Magnani (a quest'ultima il regista avrebbe poi dedicato gli intensi ritratti di L'Amore, film in due episodi del 1948).
Rossellini: Roma città aperta
Uno dei capolavori del neorealismo italiano, realizzato nel 1945 da Roberto Rossellini, ottenne nel 1946 due Nastri d'Argento, come migliore film della stagione precedente e per la migliore interpretazione femminile all'attrice Anna Magnani (nella foto). Tra gli altri attori si ricorda la partecipazione di Aldo Fabrizi nella parte di un sacerdote fucilato dai tedeschi nell'ultima scena della pellicola.
Rossellini aveva intanto già girato Paisà (1946), pellicola che racconta in sei episodi l'avanzata degli Alleati attraverso l'Italia; co-sceneggiato da Federico Fellini e Vasco Pratolini, il film dà rilievo alla realtà in modo semplice e anti-ideologico. "Rossellini non dimostra, mostra" dirà poi il critico e regista Jacques Rivette, che con i compagni della Nouvelle Vague elesse a maestro il regista italiano.
La trilogia dedicata alla guerra si concluse con Germania anno zero (1948), cupa e disperata descrizione del paesaggio morale europeo all'indomani delle devastazioni della guerra. Nel personaggio del giovane suicida Edmund si precisa l'interesse di Rossellini per l'analisi dell'individuo, qui ritratto in una tormentosa ricerca morale e spirituale.
Venne premiato al festival di Locarno (miglior film e migliore sceneggiatura) ma ebbe vita breve e magri incassi nelle sale italiane.
Roberto Rossellini
Grande interprete del cinema neorealista, Roberto Rossellini debuttò negli anni Trenta girando alcuni film di guerra. Dopo la liberazione realizzò i suoi film più celebri: Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1948); successivamente diresse film didattici per la televisione.
ROBERTO ROSSELLlNI: BIOGRAFIA
Rossellini, Roberto (Roma 1906-1977), regista italiano, uno dei maggiori protagonisti (con Vittorio De Sica e Luchino Visconti) del neorealismo italiano.
Interrotti gli studi si dedicò al cinema, realizzando alcuni cortometraggi per conto dell'Istituto Luce (Daphne, 1936; Fantasia sottomarina, 1939; Il ruscello di Ripasottile, 1941) e collaborando alla sceneggiatura di Luciano Serra pilota (1938) diretto da Goffredo Alessandrini con la supervisione di Vittorio Mussolini. Il suo primo lungometraggio, La nave bianca (1941), e i seguenti Un pilota ritorna e L'uomo della croce (1943) sono anomali film di propaganda bellica, in cui l'atteggiamento smitizzante e umanitario di Rossellini prevale sulla retorica fascista.
I suoi film più celebri sono Roma città aperta, Paisà e Germania anno zero, che compongono la trilogia dedicata alla guerra.
Il medesimo interesse per l'individuo di Germania anno zero, anima i film della seconda stagione rosselliniana, segnati dalla magnetica presenza di Ingrid Bergman. In Stromboli terra di Dio (1949), Europa '51 (1952) e nei capolavori Francesco giullare di Dio (1950) e Viaggio in Italia (1953) la ricerca di Rossellini, che intreccia sempre strettamente etica e linguaggio ("vincere le cose, trovare un nuovo linguaggio: questa è la funzione dell'artista", disse una volta il cineasta), perviene ai suoi esiti più maturi: il confronto fra il personaggio e la verità, la verità assoluta, si fa concreto, comunicato allo spettatore in modo diretto.
L'incomprensione e l'insuccesso da una parte, l'inesausta curiosità dall'altra indussero Rossellini a dedicarsi per alcuni anni a progetti eccentrici: dopo il divertito pedinamento zavattiniano di Ingrid Bergman (episodio del film collettivo Siamo donne, 1953), fra il 1954 e il 1957 girò per la RAI il documentario L'India vista da Rossellini e il lungometraggio India (1958). Il ritorno ai temi della Resistenza e del dopoguerra con Il generale Della Rovere (1958, da un racconto di Montanelli, con una grande interpretazione di Vittorio De Sica) ed Era notte a Roma (1960) fu segnato, soprattutto nel primo caso, da un grande successo di pubblico. Ma il cinema commerciale non era l'obiettivo principale di Rossellini, che negli anni Sessanta si dedicò a una serie di film storici girati per la televisione, tra cui L'età del ferro (1964), il capolavoro La presa del potere da parte di Luigi XIV (1966), Socrate (1970) e Blaise Pascal (1975), tutte dimostrazioni della libera pedagogia rosselliniana, informata al precetto che "l'importante è informare, l'importante è istruire, ma educare non è importante".
La figlia Isabella Rossellini (avuta da Ingrid Bergman) ha intrapreso la carriera di attrice mentre il fratello Renzo, noto compositore, scrisse le musiche di alcuni suoi film
L'ECONOMIA ITALIANA DAL DOPOGUERRA ALL'UNIONE EUROPEA.
I primi cinque anni di pace che l'Europa gode dopo la fine della seconda guerra mondiale, sono anni di ricostruzione degli enormi beni distrutti dagli eventi bellici: i bombardamenti aerei avevano raso al suolo intere città: abitazioni, monumenti e reti di comunicazione erano stati polverizzati, e anche la produzione aveva subito un brutto colpo.
I settori industriali più danneggiati erano il meccanico e il siderurgico.
Inoltre per tutte le imprese vi sono molte difficoltà dovute soprattutto alla disarticolazione della rete ferroviaria e di quella stradale e dalla carenza di materie prime e combustibile.
AI termine del conflitto, quindi, la disoccupazione e l'inflazione si presentano come principali problemi economici insieme alle devastazioni subite.
Nel 1947 il governatore della Banca d'Italia Luigi Einaudi, divenuto anche ministro del bilancio, attua una cura drastica, basata sulla restrizione del credito e sulla svalutazione della moneta. Conta così di ottenere il rientro di capitali dell'estero, la riduzione delle importazioni, l'aumento delle esportazioni e il calo dei prezzi. La forte stretta creditizia determina però un brusco aumento della disoccupazione, che nel 1948 giunge a toccare quasi il 20% delle forze di lavoro.
Dal 1948 fino ai primi anni Sessanta, sotto la guida della DC, l'Italia impostò la ripresa economica favorita dagli aiuti concessi dagli Stati Uniti nell'ambito del Piano Marshall: l'afflusso di capitali e di merci dagli Stati Uniti creò le condizioni per la ricostruzione dell'economia nazionale, avvenuta nell'ambito dell'inserimento dell'Italia nel blocco dei paesi occidentali contrapposto a quello dei paesi comunisti: nel 1949 l'Italia entrò nell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO).
Negli anni cinquanta l'Italia cambia volto e si trasforma da paese prevalentemente agricolo in paese industriale grazie a uno sviluppo economico intenso, che si fa impetuoso verso la fine del decennio. Tutto questo è dovuto soprattutto alla sovrabbondanza di manodopera, alla crescente cultura industriale e agli aiuti finanziari americani previsti dal piano Marshall.
In questi anni dunque, il prodotto nazionale lordo cresce, il reddito pro capite giunge quasi a raddoppiare e mentre la crescita della produzione industriale sfiora il 10% annuo, l'agricoltura deve accontentarsi del 3%.
All'inizio del decennio l'agricoltura era ancora il settore con il maggior numero di addetti; alla fine del decennio l'industria è in testa seguita dal terziario.
L'industria che si sviluppò maggiormente fu quella automobilistica:
Tra il 1952 e il 1958 la produzione di autoveicoli passa da 113 mila a 369 mila unità, mentre quella di veicoli industriali da 24 mila a 34 mila. Le autovetture passano da 11 a 28 ogni mille abitanti. Tra il '59 e il '64 il 40% degli stanzia menti per opere pubbliche riguardano i trasporti, ma con una netta prevalenza per le strade.
L’Italia tradizionalmente non aveva buone strade. Nel 1910 c'erano circa 148.000 chilometri di strade e nel 1926 erano salite ad appena 150.000. Nel 1926 viene creata l'Aass (Azienda autonoma strade statali), soprattutto con il compito di migliorare la viabilità statale, e con l'obiettivo di pavimentare almeno 6.000 chilometri di strade statali in cinque anni. Nel 1950 si contavano 20.220 chilometri di strade statali, 42.652 di provinciali, 99.748 di comunali e 520 di autostrade.
Questo livello di prosperità senza precedenti permise inoltre un certo benessere anche fra i ceti popolari.
L'Italia però, per sviluppare con successo la propria economia, aveva bisogno di una forte crescita delle esportazioni, per far fronte alle indispensabili importazioni essendo povera di materie prime.
Nel 1952 aderì alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), primo organismo della futura Unione Europea; nel 1954 ratificò un accordo con la Iugoslavia che regolava la questione di Trieste; nel 1955 l'Italia venne ammessa alle Nazioni Unite e nel 1957, insieme ad altri dieci paesi, entrò a far parte dell'Unione monetaria europea.
Fiat 500
Azienda leader in Italia nella produzione di automobili, la FIAT ha diversificato nel tempo le sue attività: oggi è una holding multinazionale impegnata in numerosi settori. La produzione di utilitarie, già avviata nel periodo tra le due guerre, si è poi consolidata su larga scala con l'adozione di nuove tecnologie e di una moderna organizzazione del lavoro. Erede della 500 Topolino, la Nuova 500 (nella foto) uscì nell'estate del 1957 conquistandosi il primo posto nei gusti degli italiani. Le sue doti di semplicità nella meccanica, dimensioni ridotte, estetica simpatica, basso consumo e prezzo contenutissimo la resero per molti anni popolarissima presso un pubblico molto eterogeneo. Visto il successo del passato, recentemente la FIAT l'ha rieditata in una nuova versione.
EUROPEAN UNION
The European Union consists of a group of countries in Europe who have decided to cooperate and join forces far their mutuai benefit.
In 1950, two frenchmen, Jean Monnet and Robert Shumann, put forward a plan to prevent another war between France and Germany.
They proposed pooling coal and steel resources, so, in 1951, Belgium, France, Germany, Italy, Luxembourg and Netherlands sign the Treaty of Paris, that establishing the European Coal and Steel Community = ECSC.
Then, its members sign the Rome Treaty in 1957 that originated the European Economic Community (EEC) and the European Atomic Energy Community (Euratom).
Later, these six countries became known as the European Community then European Union and, in 1992, sign the Maastricht Treaty.
The main aim of the EU is to bring about lasting peace and prospery far ali citizens.
Each country has the right to move goods, services, people and capital from one Member State to another without restrictions.
In 2002 each Member State adopted the same coin, the Euro.
The institutions of the European Union were created to give expression to an ever closer of European nations. As the Union's responsibilities have broadened, the institutions have grown larger and more numerous.
In its first twenty years, the Commission would propose, the Parliament would decide, and the Court of Justice would interpret.
In the last twenty years, the Parliament has become directly-elected and acquired new powers, the European Court of auditors has arrived on the scene, the European Investment bank has emerged as a major source of finance for economic development, the Economic and social committee has demonstrated to the value of debate and cooperation between the economic and social partners and, most recently, the Committee of the regions has been set up to advance regional interests and diversity.
UNIONE MONETARIA
Con il trattato di Maastricht undici paesi europei hanno dato luogo all'Unione monetaria europea.
Questo trattato ha disegnato un nuovo sistema per il controllo dell'offerta monetaria e la vigilanza sui sistemi bancari di questi paesi.
In particolare è stato costituito il SEBC (Sistema europeo di banche centrali), che è composto dalla Banca centrale europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali.
Il SEBC è un'organizzazione, formata dalla BCE e dalle banche centrali nazionali dei paesi dell'Unione europea, che ha il compito di emettere la moneta unica e di gestire la politica monetaria comune, con l'obiettivo fondamentale di mantenere la stabilità dei prezzi.
È governato dagli organi decisionali della BCE.
Il SEBC ha in particolare i seguenti compiti:
1) definizione e attuazione della politica monetaria;
2) svolgimento delle operazioni di cambio;
3) utilizzo delle riserve dei singoli paesi;
4) supervisione dei sistemi di pagamento;
5) vigilanza sugli enti creditizi e sulla stabilità del sistema finanziario.

Lo statuto del SEBC può essere modificato solo dal Consiglio dei ministri a maggioranza qualificata e con parere conforme del Parlamento europeo.
La BCE è il massimo organismo di gestione della politica monetaria comune con la funzione di assicurare che i compiti attribuiti al SEBC siano assolti mediante le banche centrali nazionali o mediante attività proprie.
La sua sede è a Francoforte.
Ha la competenza esclusiva sull'emissione della moneta all'interno dei paesi aderenti, anche se questa può essere materialmente eseguita dalle singole banche centrali.
Le banche centrali nazionali detengono una quota del suo capitale stabilita secondo una ponderazione che tiene conto per metà del PIL e per metà della popolazione di ogni singolo Stato.
Gli organi decisionali della BCE sono:
• Il Consiglio direttivo, composto dai membri del Comitato esecutivo e dai Governatori delle banche centrali nazionali, che prende le decisioni per l'assolvimento dei compiti affidati al SEBC per realizzare la politica monetaria comune.
• Il Comitato esecutivo, composto da alcuni esperti del settore monetario o bancario nominati dai governi degli stati membri, che attua la politica monetaria secondo le decisioni del Comitato direttivo impartendo le necessarie istruzioni alle banche centrali nazionali.
Il SEBC e la BCE adottano tre tipi di provvedimenti:
1) regolamenti obbligatori in tutti gli stati;
2) decisioni nei confronti dei singoli stati;
3) raccomandazioni o pareri, che non sono vincolanti.
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