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Categoria: | Storia |
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Testo
La Destra Storica
Una volta nato il Regno d’Italia (1861) restava il problema di unificarlo sotto il punto di vista territoriale e soprattutto sociale. La guida del paese si ritrovò affidata dal 1861 al 1876 alla Destra Storica che si trovava ad affrontare numerosi problemi:
Politica Interna
- In campo Costituzionale venne esteso a tutta l’Italia lo Statuto Albertino, in base ad esso il re era titolare del potere esecutivo, il potere legislativo era affidato al Senato e alla Camere dei deputati che erano di nomina regia, i deputati erano eletti secondo una legge fortemente censita ria, il potere giudiziario era affidato ai magistrati nominati a loro volta dal re. Lo Statuto Albertino era una costituzione flessibile che poteva cambiare a seconda dei diversi regimi.
- Per combattere il problema dell’analfabetismo nel 1861 venne promulgata la “Legge Casati” che prevedeva l’obbligo di frequentare i primi 2 anni delle scuole elementari gratuitamente.
- Il pareggio del bilancio venne eseguito attraverso la riduzione della spesa pubblica, l’aumento delle imposte e la legge promulgata da Quintino Sella la cosiddetta “Legge sul grano”, un tributo che dovevano versare i mugnai allo Stato. In varie parti d’Italia vennero organizzate alcune rivolte a seguito di questo provvedimento molto impopolare che però servì a pareggiare il bilancio statale.
- Venne imposta la leva obbligatoria che fu un vero e proprio disastro per l’economia del meridione in quanto i contadini venivano privati dei ragazzi per lavorare i campi. Questa legge provocò una reazione abbastanza dura in quanto molti giovani per sfuggire allo Stato iniziarono a fare i briganti. Contro questa reazione si decise di procedere attraverso una risposta militare la Legge Pica, infatti, prevedeva che tutti i briganti venissero giudicati e condannati a morte tra il 1863 e il 1865 fu risolto il problema del brigantaggio.
La Terza Guerra di Indipendenza
Ala completa riunificazione dell’Italia mancava il Veneto, il Trentino e Roma. Per ottenere il Veneto l’Italia si alleò con la Prussia con lo scopo di trarre vantaggio dalla competizione Austro-Prussiana. Fu il cancelliere Bismarck a offrire al governo italiano un’alleanza militare. La guerra iniziò nel 1866 e mise in luce i limiti dell’esercito italiano che venne sconfitto a Custoza e a Lissa. All’esito negativo della guerra fu posto rimedio grazie alla vittoria dei prussiani nella guerra lampo di Sadova. L’Italia allora firmò nel 1866 la Pace di Vienna con la quale riceveva il Veneto.
La Questione romana
Alla completa unificazione dell’Italia mancava solo il Trentino e Roma. Per cercare di conquistare Roma nel 1862 Garibaldi tentò di organizzare una spedizione di volontari che dalla Calabria dovevano raggiungere Roma . Le truppe però subirono una pesante sconfitta sull’Aspromonte da parte dell’esercito italiano che temeva l’intervento francese. Nel 1964 con la “Convenzione di settembre ” l’Italia garantiva alla Francia di Napoleone III la protezione dello Stato Pontificio. Si stabilì anche la capitale da Torino a Firenze.
Il Sillabo di Pio IX = Nello stesso anno Pio IX pubblicò insieme all’enciclica “Quanta cura”, il Sillabo una raccolta di ottanta proposizioni condannate dalla Chiesa in quanto principali errori del mondo moderno (tra cui vi erano il socialismo, il liberalismo, il comunismo…) che mettevano in discussione l’autorità della Chiesa. La risposta al Sillabo fu un allentamento dei cattolici e una reazione anticlericale.
Nel 1867 Garibaldi fece un ennesimo tentativo di penetrare con le sue truppe nello Stato Pontificio ma venne nuovamente sconfitto a Mentana. Garibaldi si rese conto che finché Napoleone avesse avuto un trono stabile sarebbe stato impossibile conquistare Roma.
Il Concilio Vaticano I = La decisione di Pio IX di non giungere a compromessi con il mondo moderno emerse nel corso del Concilio Vaticano I nel 1868 dove veniva proclamato il dogma dell’infallibilità del papa.
Nel 1870 lo scoppio del conflitto Franco – Prussiano e il rapido precipitare della situazione militare francese (venne sconfitto nella battaglia di Seda con la quale Napoleone venne imprigionato e a Parigi veniva proclamata la 3 Repubblica) offrirono all’Italia l’occasione di risolvere la questione romana con l’invasione dello Stato Pontificio. I bersaglieri entrarono facendosi largo nella breccia di porta Pia . Roma era finalmente italiana. Nel 1871 venne spostata la capitale da Firenze a Roma.
La legge delle Guarentigie = Lo Stato italiano non aveva nessuna intenzione interrompere i rapporti con la Chiesa dato che la maggior parte dei cittadini italiani erano cattolici così attraverso la Legge delle Guarentigie nel 1871 al pontefice venne lasciato il pieno potere in campo spirituale, gli veniva concesso il Vaticano, il Laterano e Castel Gandolfo e gli veniva garantito un appannaggio annuo. La legge però fu respinta da Pio IX che si dichiarò prigioniero e scomunicò Vittorio Emanuele II. Formulò anche esplicitamente attraverso il Non Expedit il divieto ai cattolici di votare e partecipare alla vita politica.
La Sinistra Storica
La Destra Storica ormai aveva raggiunto tutti i suoi più grandi obbiettivi e nel 1876 la Destra cade perché si tenta di nazionalizzare le ferrovie,i deputati si oppongono e non si raggiunge la maggioranza.
La Sinistra Storica ebbe inizio con Depretis il quale consolida una politica chiamata “Trasformismo” in base alla quale se un deputato di sinistra non raggiungeva la maggioranza chiedeva aiuto ad uno di destra in cambio di favori personali in quanto non avevano un programma politico definito.
Politica Interna
- La riforma della scuola fu realizzata nel 1877 con la “Legge Coppino” che prevedeva l’istruzione obbligatoria e gratuita per i 5 anni delle elementari.
- Fu abolita la legge impopolare sul grano,
- Fu allargato il suffragio universale, si passò dal 2% al 7%.
- In campo economico fu istituita una “politica protezionista” in base alla quale si alzavano i dazi doganali sui prodotti importati. Questo provvedimento ebbe da un lato una risoluzione positiva in quanto andò a vantaggio dell’industria del Nord ma a svantaggio dell’agricoltura del sud dando vita ad una vera e proprio “guerra doganale” contro la Francia. Tutto ciò favorì ad allargare ancora di più il divario tra Nord e Sud.
Politica Estera
- Progressivo avvicinamento dell’Italia alla Germania e all’Austria. A spingere l’Italia ad una vera e propria triplice alleanza, firmata a Vienna nel 1882, era l’ammirazione di Umberto I per il modello tedesco e la volontà di allearsi contro la Francia. La popolazione italiana non vide questa alleanza di buon occhio in quanto si pensava che il governo avesse rinunciato alla totale unificazione dell’Italia dato che mancavano ancora il Trentino e il Friuli, infatti, come risposta a questa vicenda vi fu il caso Oberdan: un giovane di Trieste progettò un attentato all’Imperatore Francesco Giuseppe ma fu arrestato e condannato a morte. Questo episodio diede vita all’irredentismo che invocava al completamento dell’unità di Italia.
Le mire italiane in campo espansionistico puntarono sui territori dell’Africa orientale bagnati dal Mar Rosso. Nel 1882 l’Italia acquistò dalla Compagnia di navigazione Rubattino la baia di Asaab ma l’esercito venne sconfitto a Dogali contro gli etiopici. Questa battaglia mostrò i limiti dell’esercito italiano.
L’età Crispina
A Depretis subentrò Francesco Crispi ex mazziniano che mise in atto un governo molto autoritario. Crispi dominò la scena politica per 10 anni dal 1887-1996 con la sua forte e contraddittoria personalità.
Politica Interna
- Riformò il codice penale ad opera di Zanardelli con il quale abolì la pena di morte e riconobbe il diritto di sciopero.
- Allargò il suffragio universale
Adottò una politica protezionistica, già avviata negli anni precedenti con Depretis, che determinò una guerra commerciale contro la Francia. Avvantaggiò le industrie del Nord ma finì nel complesso a danneggiare l’agricoltura meridionale.
Indebolito politicamente Crispi dovette lasciare l’incarico di capo del governo a Giolitti che fu presto travolto dallo “scandalo della Banca Romana” che determinò la caduta del presidente del Consiglio. Torno così al potere Crispi invocato dalle classi dominanti come “uomo forte” in grado di riportare ordine nel paese che da tempo era scosso dai Fasci siciliani, un movimento di ispirazione democratico- socialista che per la prima volta vedeva lottare contro lo sfruttamento dei lavoratori nelle zolfare. Crispi decretò lo stato d’assedio e sciolse i Fasci facendone arrestare i capi, impose con le armi provocando almeno 90 morti.
Politica Estera
- Crispi vuole intraprendere l’espansione coloniale in Africa e con il consenso della Gran Bretagna sarebbe nata la colonia della Somali Italiana. Il colonialismo italiano arrivava in ritardo rispetto alle altre potenze europee e soprattutto queste imprese lasciarono emergere i limiti militari dell’esercito italiano, infatti conquistata l’Eritrea l’Italia cercò di conquistare altre terre più interne ma nel 1896 ad Adua fu sconfitta nuovamente. Nello stesso anno Crispi fu costretto a rassegnare le dimissioni.
Crisi di fine secolo
Con la fine di Crispi gli storici parlano di una “crisi di fine secolo” che dal 1896 va fino al 1900. Dopo il governo di Crispi abbiamo prima quello di Di Rudini durante il quale si sviluppa una forte protesta in particolare a Milano dove il popolo scese in piazza per manifestare contro il rincaro del prezzo del pane, dove il governo reagisce con violenza affidando al generale Bava Beccaris il comando dell’esercito il quale sparò sulla folla provocando 80 morti. Alla caduta di Di Rudini successe Pelloux il quale voleva inaugurare una politica liberticida, ovvero voleva soffocare alcune libertà fondamentali del Parlamento ma le sue leggi non venirono approvate. Nel 1900 ci fu l’uccisione di Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci per vendicare i morti di Milano.
Bilancio: Economia e Società
Popolazione: analizzando i dati demografici relativi alla popolazione italiana si può notare che si può notare che la popolazione era in costante aumento, aumentò contemporaneamente l’aspettativa media di vita sia per la popolazione maschile che per quella femminile. Sono dati che dimostrano che malgrado i limiti dello sviluppo economico del paese e le profonde ingiustizie sociali vi fu anche un miglioramento delle condizioni di vita per ampi settori della popolazione.
Emigrazione l’emigrazione diventò il fenomeno di massa dopo il 1885, agli inizi gli emigranti ebbero come meta i paesi europei e poi diventarono Stati Uniti e America Latina i luoghi della speranza in un futuro migliore. I governi italiani guardarono all’inizio con sospetto il fenomeno che toglieva forza lavoro in patria ma poi con gli anni mano a mano che gli emigrati si inserivano nei nuovi stati e mandavano i soldi a casa le cosiddette rimesse l’atteggiamento mutò e furono varate leggi a favore dell’immigrazione.
Stato ed Economia il modello di sviluppo dello Stato Italiano si contraddistinse per il ruolo di intervento dello stato. Negli anni della Destra Storica prevalse un indirizzo liberista con l’abolizione dei dazi doganali interni e politiche che non penalizzavano le industrie straniere. Successivamente con la Sinistra lo Stato scelse la via del protezionismo al fine di tutelare le proprie industrie, questa strategia però non favorì lo sviluppo.
Agricoltura Il settore primario restò a lungo il settore più importante dell’economia italiana. All’agricoltura era legato anche il settore agro-alimentare e l’allevamento di bovini, suini ed ovini. Le aziende erano per lo più a conduzione capitalistica e facevano uso di tecniche avanzate in cui era diffusa la figura del mezzadro.
Industria a fine Ottocento si sviluppò l’industria chimica e quella elettrica Roma e Torino furono fornite di elettricità sin dalla metà degli anni Ottanta. I settori di maggiore sviluppo furono quello tessile e agro-alimentare. L’industrializzazione era iniziata in ritardo rispetto alle aree più avanzate d’Europa ma accelerò tra fine Ottocento e la Prima Guerra Mondiale.
Infrastrutture Uno dei settori strategici di intervento stradale fu quello della costruzione e gestione delle infrastrutture necessarie per lo sviluppo economico. Alo momento dell’unità la rete ferroviaria esisteva solo dalla Toscana al Nord, tutto il territorio a sud di Napoli non aveva neppure un km di strada ferrata, però intorno al 1890 l’Italia appariva ormai collegata via treno da Nord a Sud.
Nascita del PSI
Nel 1892 a Genova si riunirono i rappresentanti delle associazioni operaie e contadine sorte in Italia per fondare il Partito dei lavoratori italiani che assunse il nome di Partito socialista italiano (PSI). Esso adottò un programma che prefiggeva la lotta per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e per la trasformazione del sistema economico- sociale. Si trattava per l’Italia del primo partito moderno di massa.
Fare gli italiani
All’inizio la classe dirigente del nuovo stato si era posto il problema di “fare gli italiani”, vale a dire di fra nascere nella popolazione un sentimento di identità nazionale forte. La frase “l’Italia è fatta ora tocca fare gli italiani” attribuita al Ministro D’Azeglio descrive sinteticamente il problema con cui il Regno d’Italia si doveva confrontare. Molti furono gli strumenti utilizzati per formare questa identità tra cui la scuola e la leva obbligatoria