Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Data: | 08.02.2001 |
Numero di pagine: | 7 |
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Dall'Urss alla Csi
Il 10 novembre 1982 Breznev morм e pochi giorni dopo al vertice del partito venne nominato J. Andropov, che in poco tempo cumulт nella sua persona tutte le maggiori cariche dello Stato. Il nuovo leader avviт all'interno una politica tesa a combattere la corruzione e a risollevare l'economia, mentre in politica estera mirт a dare un'immagine pacifista dell'URSS e nello stesso tempo iniziт un'offensiva diplomatica verso gli Stati Uniti. Da un lato Andropov incontrт vari capi di Stato e di governo dell'Europa Occidentale, dall'altro minacciт la ripresa dell'installazione degli SS-20 in risposta agli euromissili americani. Il 1є settembre l'aviazione sovietica abbattй (ma non tutto и chiaro dell'episodio) un jumbo coreano e Mosca dovette affrontare la reazione diplomatica americana. Andropov reagм attaccando gli Stati Uniti, ai quali addossт la responsabilitа per il clima di guerra fredda provocato, e in dicembre l'URSS si ritirт dai negoziati START (trattato per la riduzione della armi strategiche) di Ginevra. L'unico risultato positivo raggiunto da Andropov fu, perт, il riavvicinamento, giа avviato nell'ultimo periodo brezneviano, alla Cina Popolare, malgrado le divergenze sulla questione afghana e sull'espansionismo vietnamita. Dopo la morte di Andropov (febbraio 1984) la guida del PCUS venne assunta dall'anziano K. Cernenko, che tentт di risolvere la questione dell'autosufficienza alimentare del paese. I rapporti con gli Stati Uniti rimasero tesi, come dimostra il boicottaggio delle Olimpiadi di Los Angeles (1984). Peggiorarono inoltre le relazioni con la Germania Occidentale in seguito alla decisione del governo di Bonn di non ostacolare l'installazione degli euromissili, mentre con la Cina Popolare fu firmato un importante accordo commerciale (novembre 1984). Il 1985 segnт la svolta nei rapporti internazionali. In gennaio le due superpotenze concordarono la ripresa dei negoziati di Ginevra sugli armamenti nucleari. In marzo Cernenko morм e a succedergli venne chiamato M. Gorbacлv, il piщ giovane membro dell'ufficio politico, giа collaboratore di Andropov. Il nuovo leader evitт di accentrare nella sua persona tutte le piщ alte cariche dello Stato; fu, infatti, l'anziano ministro degli esteri A. Gromyko a essere eletto capo dello Stato (luglio 1985), mentre il suo incarico passava a E. Љevardnadze. Gorbacлv impresse una forte spinta al rinnovamento e numerosi esponenti dell'era Breznev lasciarono i loro incarichi a uomini nuovi. In settembre, tra gli altri, N. Tichonov lasciт la direzione del governo, che venne assunta da N. Ryzkov. Due termini russi divennero comuni nel linguaggio politico dell'epoca: glasnost (trasparenza) e perestrojka (ristrutturazione). In politica estera Gorbacлv iniziт il nuovo corso con l'annuncio della sospensione unilaterale dell'installazione dei missili SS-20 (aprile) e, anche se il vertice di Ginevra con il presidente americano Reagan (novembre) non portт i successi sperati, la popolaritа del leader sovietico crebbe sempre piщ nell'opinione pubblica internazionale. Il 1986, sul piano interno, fu l'anno del disastro di Cernobyl (aprile), che evidenziт l'arretratezza dell'industria sovietica nella tecnologia e rese cosciente l'opinione pubblica delle possibili conseguenze di un incidente in una centrale nucleare. In giugno il Soviet supremo approvт il piano quinquennale 1986-1990 con l'obiettivo di recuperare il ritardo economico. Gorbacлv impresse inoltre una svolta nei rapporti tra potere e dissenso, permettendo a Sacharov (premio Nobel per la Pace nel 1975, confinato a Gorki dal 1980) di tornare a Mosca (dicembre 1986) e affidandogli poi un ruolo non secondario nella politica di rinnovamento. Sul piano internazionale migliorarono ancora i rapporti con la Cina popolare (accordo commerciale firmato in marzo) e l'URSS mantenne un certo distacco durante l'attacco americano contro la Libia (marzo-aprile), che pure condannт. In luglio, infine, venne annunciato il ritiro dall'Afghanistan. Il vertice di Reykjavik tra Gorbacлv e Reagan, preparato da un incontro tra Љevardnadze e il segretario di Stato americano Shultz e tenutosi in ottobre, non portт risultati positivi, ma l'opinione pubblica addossт al presidente americano la colpa del fallimento. La ripresa degli esperimenti nucleari sia da parte americana che sovietica (febbraio 1987) non impedм che in aprile si raggiungesse un accordo tra le due superpotenze per uno scambio di visite nei poligoni in cui venivano effettuati gli esperimenti nucleari e che in settembre venisse firmato un accordo per la prevenzione di una guerra nucleare. Il 7 dicembre infine Gorbacлv sottoscrisse a Washington un accordo per l'eliminazione degli euromissili. Era la fine dell'era della guerra fredda degli anni Ottanta; ma ai successi in politica estera si accompagnт l'aggravarsi dei sintomi che dovevano in breve portare alla disgregazione dell'Unione Sovietica. Se l'impresa di un giovane tedesco, M. Rust, atterrato nella Piazza Rossa, a Mosca, con un piccolo velivolo (maggio 1987) permise a Gorbacлv di avviare una vasta epurazione nel ministero della difesa, il 23 agosto, in occasione dell'anniversario del patto Molotov-Ribbentrop, ebbero luogo importanti manifestazioni in Lituania, Lettonia ed Estonia. In ottobre fece la sua apparizione sulla scena politica B. Eltsin, che ebbe un duro scontro con i conservatori nel comitato centrale del PCUS. Costretto alle dimissioni, il leader radicale vide accresciuta la propria popolaritа. La situazione si aggravт all'inizio del 1988, quando Gorbacлv propose ulteriori riforme economiche, destinate come le precedenti al fallimento, e scoppiarono scontri etnici nel Caucaso per la questione del Nagorno-Karabach, rivendicato dagli Armeni. In questo periodo furono ripresi i contatti con Israele e in aprile l'URSS sottoscrisse, come garante, gli accordi di Ginevra sull'Afghanistan. Il 29 maggio, infine, aveva luogo a Mosca il quarto vertice tra Reagan e Gorbacлv. Nei mesi successivi il leader sovietico rafforzт la propria posizione interna con la conferenza del PCUS a Mosca dove venne deliberata una revisione in senso presidenziale della costituzione sovietica. In settembre i cambiamenti nella composizione del comitato centrale indebolirono i conservatori e il 10 ottobre Gorbacлv sostituм Gromyko alla presidenza del Soviet supremo. In agosto perт si ripeterono le manifestazioni indipendentiste nei paesi baltici. Dopo il quinto vertice con Reagan a New York, Gorbacлv annunciт all'assemblea dell'ONU la riduzione unilaterale degli armamenti, ma il suo successo internazionale fu funestato da un grave terremoto in Armenia. Malgrado i morti e gli ingenti danni, gli scontri tra Armeni e Azeri continuarono. Il 1989, l'anno del crollo dei regimi socialisti dell'Europa orientale con la conseguente perdita della sfera di influenza sovietica, si aprм con un amaro resoconto di Gorbacлv sull'economia. Il 26 marzo ebbero, poi, luogo le elezioni dei membri del Congresso dei deputati del popolo, che fecero registrare il successo dei progressisti. Lo stesso Eltsin venne eletto a Mosca con voto plebiscitario. In maggio il Congresso confermт alla presidenza del Soviet supremo Gorbacлv, che nel suo discorso sottolineт la gravitа della situazione economica e ripropose l'impegno a proseguire sulla via delle riforme. In questo primo periodo dell'anno ebbe inoltre inizio il ritiro delle truppe sovietiche dai paesi del patto di Varsavia e in maggio Gorbacлv visitт la Cina popolare, facendosi portavoce di una proposta di smilitarizzazione delle frontiere. In luglio il leader sovietico espose al Consiglio d'Europa il suo progetto sulla "casa comune" (l'Europa unita dall'Altantico agli Urali), mentre all'interno era costretto ad ammonire sulle conseguenze disgregatrici delle lotte interetniche. Nei mesi successivi si estesero, infatti, le rivendicazioni indipendentistiche; la tradizionale parata per l'anniversario della rivoluzione (7 novembre) venne accompagnata da contromanifestazioni. Nei primi mesi del 1990 le elezioni in Lituania, in Moldavia, in Ucraina e in altri paesi videro il successo degli indipendentisti. L'11 marzo il Soviet supremo di Vilnius proclamт l'indipendenza della Lituania. Il governo sovietico reagм con il taglio delle forniture di petrolio e di gas naturale. Il 4 maggio la Lettonia si proclamт indipendente e l'8 anche l'Estonia proclamт la propria indipendenza. Pochi giorni dopo le tre repubbliche ricostituirono il Consiglio Baltico. Sempre nel mese di maggio Eltsin fu eletto presidente della Repubblica Russa, la piщ importante della federazione. Si creavano cosм due centri di poteri contrapposti: quello russo attorno al leader radicale e quello sovietico attorno a Gorbacлv, divenuto in marzo presidente dell'Unione. Il 3 giugno si concluse l'ennesimo vertice USA-URSS a Washington con la firma di accordi di carattere economico e militare. Il legame sempre piщ stretto tra le due superpotenze venne rafforzato dalla dichiarazione comune subito dopo l'occupazione del Kuwait da parte dell'esercito iracheno (agosto) e dall'accordo di Berlino (settembre) con il quale le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale restituivano la piena sovranitа alla Germania prossima alla riunificazione. In ottobre Gorbacлv ebbe il premio Nobel per la pace quale riconoscimento alla sua opera di distensione internazionale. La posizione del leader sovietico, perт, si andava sempre piщ indebolendo all'interno, malgrado la conferma nella carica di segretario generale del PCUS (luglio). Eltsin e altri radicali abbandonarono il partito e in dicembre, per protesta contro i cedimenti nei confronti dei conservatori, Љevardnadze si dimise dalla carica di ministro degli esteri. Il 1991 si aprм con l'Unione Sovietica in preda al caos, mentre Gorbacлv ammoniva, richiamava ma non poteva frenare gli eventi. In questo periodo, poi, crebbe il contrasto tra il leader sovietico ed Eltsin. Il 17 marzo un referendum approvт il nuovo Trattato dell'Unione, che avrebbe dovuto trasformare il paese in un'Unione di Stati eguali e sovrani. Al referendum, perт, non presero parte le repubbliche secessioniste (Lituania, Lettonia, Estonia, Moldavia, Armenia e Georgia). La firma del trattato START a Mosca il 31 luglio costituм l'ultimo successo di Gorbacлv. Il 18 agosto l'Unione Sovietica venne sconvolta da un colpo di Stato organizzato dalla componente piщ conservatrice del PCUS i in esso si trovarono coinvolti il vicepresidente G. Yanaev, il primo ministro V. Pavlov, il capo del KGB V. Kriuchov, il presidente del Soviet supremo A. Lukianov, il ministro della difesa D. Yazov e quello dell'interno B. Pugo. Preso prigioniero dai golpisti in Crimea Gorbacлv, a dirigere la resistenza nella capitale si trovт Eltsin, proiettato nel ruolo di leader di statura internazionale dal fallimento del colpo di Stato (21 agosto). Pochi giorni dopo Gorbacлv lasciava la segreteria del PCUS, che veniva sciolto, e affidava la direzione del governo a un direttorio guidato dal primo ministro russo I. Silaev. Il fallimento del colpo di Stato accelerava la fine dell'URSS, dalla quale si staccavano progressivamente le diverse repubbliche, mentre il paese era sempre piщ sconvolto dalle lotte interetniche. Nei mesi successivi Gorbacлv tentava di salvaguardare una pur minima unitа del paese riuscendo a far firmare un accordo ai leader di dieci repubbliche (Russia, Ucraina, Bielorussia, Armenia, Azerbajgian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) allo scopo di formare una Unione di Stati Sovrani sul modello della CEE. Nel dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia proclamarono la fine dell'URSS, mentre nasceva la Comunitа di Stati Indipendenti (CSI), un effimero organismo destinato a non incidere nei contrasti tra gli Stati nazionali sorti dalla disgregazione della superpotenza.