Materie: | Tesina |
Categoria: | Generale |
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Data: | 20.09.2007 |
Numero di pagine: | 26 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
Testo
Eugenio Montale
(italiano)
Montale nasce a Genova il 12 ottobre del 1896 , in una famiglia agiata. Per motivi di salute deve abbandonare gli studi, li riprenderà in seguito diplomandosi come ragioniere lavorando nella ditta del padre. Dal 1915 e per otto anni prende lezioni di canto presso il maestro Sivori: una grande musicalità, un grande interesse per i suoni e per gli strumenti musicali restano poi una costante della sua opera. Nella sua vita piena di avvenimenti un’importanza grande quanto quella della lettura hanno i rapporti con uomini di cultura, che egli stringe negli ambienti più diversi: durante il servizio militare (prestato nel corso della prima guerra mondiale) conosce alcuni poeti ed intellettuali, che in seguito diverranno oppositori del fascismo, come fu sempre lo stesso Montale. E’ proprio uno di questi intellettuali antifascisti, Piero Gobetti, che pubblica, nel 1925, la prima raccolta poetica di Montale “ Ossi di seppia”: questa raccolta poetica vide la sua prima edizione nel 1925 e la seconda definitiva nel 1928, con l’aggiunta di nuovi componimenti. E’ ambientata nel paesaggio ligure delle Cinqueterre (costante punto di riferimento di questa prima produzione poetica montaliana), dove il poeta trascorreva le proprie vacanze. Era dunque un paesaggio estivo, marino, solare, ma nello stesso tempo aspro e disseccato, nudo quasi ridotto a scheletro, ad “osso di seppia”, un paesaggio che comunque restava reale, fatto di oggetti reali, perché appartenuti realmente all’esperienza autobiografica del poeta.
In questa raccolta, Montale cerca un veicolo di comunicazione con la realtà, che possa purificarlo o almeno consolarlo, però lui non riesce a porsi come un poeta vate e dichiara tutta la propria impossibilità di proporre un valido messaggio ideologico di interpretazione del mondo.
Tra gli interlocutori della raccolta, affioravano misteriose ed evanescenti figure femminili con le quali il poeta cerca una comunicazione ma restandone alla fine irrimediabilmente distante.
Il linguaggio è composto da termini concreti, sia letterari che tecnici che quotidiani o dialettali , come il paesaggio ligure delle Cinqueterre qui rappresentato, è aspro e disseccato.
In questa raccolta il linguaggio di Montale abbandona l’Ermetismo di Ungaretti fatto di versi spezzati e adotta un tono più discorsivo e riflessivo, che evoca cioè sensazioni ed emozioni attraverso una precisa descrizione di oggetti o paesaggi (quelli aspri e scarni delle Cinqueterre della sua Liguria). Questo soffermarsi del linguaggio sulle cose (paesaggi, oggetti) nominandole, vuole mettere in nudo il loro valore essenziale, al di là della loro semplice apparenza. Queste non significano più semplicemente se stesse, ma diventano il simbolo di una sensazione, di un sentimento, di un’emozione del poeta, ovvero della sua condizione esistenziale..
Questo linguaggio scarno ed essenziale, fatto di pause e silenzi, e le immagini desolate e squallide che spesso presenta, esprime pienamente quella condizione di smarrimento e strania mento propria di molti intellettuali dell’epoca. .
Intanto nel 1925 Montale firma, il Manifesto degli intellettuali antifascisti, allarga il suo giro di amicizie: conosce tra gli altri lo scrittore triestino Italo Svevo e il poeta Umberto Saba. Dopo alcuni anni di collaborazione a diverse riviste, Montale ormai trentenne si trasferisce a Firenze, dove lavora prima come redattore della Casa Editrice Bemporad e poi come direttore della Biblioteca del Gabinetto Vieusseux. In questi anni vissuti a Firenze Montale conosce e frequenta molti scrittori, musicisti e pittori dell’epoca. Nel 1938 perde il proprio lavoro, ma nello stesso anno conosce e poi inizia a convivere con Drusilla Tanzi, la cui figura ritornerà in molte sue poesie con l’affettuoso soprannome di Mosca. Questi sono anche gli anni in cui Montale lavora molto, anche per necessità economiche, a tradurre poeti, soprattutto inglesi, come Eliot (traduzioni che oggi sono piuttosto discusse, ma che sicuramente contribuirono ad allargare la cultura e ad affinare il gusto del poeta per la parola ben scelta, per la sonorità più raffinata).
Nel 1939 Montale pubblica presso Einaudi la sua seconda raccolta poetica, “Le occasioni ”: nel 1932 pubblica “La casa dei doganieri”, un piccolo volume di componimenti poetici, a cui aggiunge nel 1939 nuovi componimenti dando luogo alla prima edizione della raccolta di circa 40 componimenti, che poi, nella seconda edizione del 1940, diventeranno 54.
La raccolta è divisa in 4 parti: 1)”Balconi”; 2)”Mottetti”; 3)”Tempi di Bellosguardo”; 4)”La casa dei doganieri”.
In questa raccolta le Occasioni si può verificare la novità di tono e d’ambientazione fin dalla prima poesia,il balcone, mentre la donna diviene d’ora in avanti la protagonista della poesia montaliana.
Montale prende le distanze dalla lirica pura, quella che in Italia viene detta ermetismo, egli non intende mettere in atto, nei suoi versi, un gioco formale o musicale;vuole invece mantenere uno stretto legame con l’oggetto, con la realtà.
Gli utilizzati nelle poesia sono fortemente simbolici, emblematici,semplici parole: per esempio il nome di Buffalo che agisce e salva il poeta; oppure il nuotatore che emerge dall’acqua a indicare misteriosamente il ponte in faccia;
Anche in questa raccolta il linguaggio di Montale abbandona l’Ermetismo di Ungaretti fatto di versi spezzati e adotta un tono più discorsivo e riflessivo, che evoca cioè sensazioni ed emozioni attraverso una precisa descrizione di occasioni (da cui il titolo della raccolta). Questo soffermarsi del linguaggio sulle occasioni, descrivendole, vuole mettere in nudo il loro valore essenziale, al di là della loro semplice apparenza. Queste, cioè, non significano più semplicemente se stesse, ma diventano il simbolo di una sensazione, di un sentimento, di un’emozione del poeta, ovvero della sua condizione esistenziale.
Viene “completata” nel 1943 da Finisterre, un insieme di poesie che Montale stesso definisce come proiettate “sullo sfondo di una guerra cosmica e terrestre”, “nate nell’incubo degli anni ‘40- 42” (quelli dunque della seconda guerra mondiale): per la stretta censura dell’epoca di guerra la raccolta viene pubblicata a Lugano, in Svizzera, grazie a Gianfranco Contini, un grande critico italiano, che la porta di nascosto oltre confine.
Durante la guerra Montale partecipa al Comitato di Liberazione Nazionale (una sorta di governo provvisorio democratico dopo la liberazione dell’Italia dai nazisti) e si scrive al Partito d’Azione. Subito dopo la guerra comincia a collaborare con il Corriere della Sera, da cui viene infine assunto in modo stabile: nel 1948 perciò si trasferisce a Milano, dove passerà gli anni della maturità e della vecchiaia.
Nella sua qualità di giornalista, e anche di critico musicale, viaggia molto; negli anni Cinquanta e Sessanta scrive moltissime recensioni di opere letterarie e musicali, articoli di costume, servizi da “inviato speciale”. Sul Corriere della Sera pubblica anche bozzetti e brevi racconti, che verranno poi raccolti nella Farfalla di Dinard.
Nel 1956 esce, presso Mondadori, la terza grande raccolta poetica di Montale, La bufera e altro la sezione iniziale era già stata pubblicata precedentemente dal Contini in Svizzera col titolo di “Finisterre”.
Con “La bufera e altro”, il male di vivere di Montale si sposta da un piano esistenziale e metafisico a un piano storico: quello della guerra. In questa raccolta, il riferimento a una realtà storica come la guerra (“la bufera”) è evidente: il correlativo oggettivo del male di vivere non è più rintracciato nella natura paesaggistica o nelle occasioni di vita personale del poeta, ma nella storia recente della seconda guerra mondiale. Dalla constatazione del grande dolore della guerra, il poeta approda poi alla constatazione del grande dolore insito nell’esistenza dell’uomo.
Negli anni Sessanta la fama di Montale è grandissima non solo in Italia, ma anche all’estero: le sue opere sono tradotte nei paesi europei, compresi quelli dell’Est, come Ungheria e Bulgaria, e negli Stati Uniti. Sarebbe una stagione felice per Montale che, nominato senatore a vita, privo di preoccupazioni economiche, può dedicarsi alle attività preferite: purtroppo, però, nel 1963 muore la Mosca, che il poeta non finirà mai di rimpiangere. Dopo un lungo silenzio “poetico”, Montale rinnova comunque la sua scrittura, tanto che molti critici parlano di una “seconda stagione poetica” dell’autore: escono Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977), e infine Altri versi (1980); scopriamo un nuovo Montale, in questa raccolta utilizza nuovi temi e un nuovo linguaggio diverso dagli altri. “Quando il mio nome apparve in quasi tutti i giornali/una gazzetta francese avanzò l’ipotesi che non fossi mai esistito”: questi i primi versi di una poesia del 1980, scritti a pochi mesi dalla morte, avvenuta a Milano nel 1981.
L’ERMETISMO. La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico Flora che con aggettivo ermetico volle definire un tipo di poesie caratterizzato da un linguaggio difficile, a volte ambiguo e misterioso (il termine è forse derivato dal nome del Dio greco Hermes, il Mercurio dei Romani, personaggio dai risvolti enigmatici).
I poeti ermetici con i loro versi non raccontano, non descrivono, non spiegano, ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono pervenuti in momenti di grazia, attraverso la rilevazione poetica e non con l’aiuto del ragionamento.
I loro testi sono estremamente concentrati: molti significati si racchiudono in poche parole e tutte le parole hanno un’intensa carica allusiva, analogica, simbolica.
La poesia degli ermetici vuole liberarsi dalle espressioni retoriche, dalla ricchezza lessicale fine a se stessa, dai momenti troppo autobiografici o descrittivi e dal sentimentalismo.
Vuole diventare “poesia pura” che si esprime con termini essenziali: concorrono a questa essenzialità anche la sintassi semplificata, spesso privata dei nessi logici, gli spazi bianchi e le pause lunghe e frequenti che rappresentano momenti di concentrazione, di silenzio, di attesa.
I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà politico - sociale dei loro tempi: l’esperienza della Prima Guerra Mondiale, e quella del ventennio fascista, li ha condannati ad una grande solitudine morale; l’impossibilità di farsi interpreti della realtà o messaggeri di verità storico - politiche li isola, li confina in una ricerca poetica riservata a pochi e priva di impegno sul piano politico.
Il poeta sicuramente più rappresentativo della corrente è Giuseppe Ungaretti. La poesia si Salvatore Quasimodo ed Eugenio Montale si può collegare per qualche aspetto all’ermetismo, ma dopo gli esordi si evolve in linee poetiche originali ed innovative.
Meriggiare pallido e assorto
(Ossi di seppia)
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia
Commento
Questa poesia scritta nel 1916 è il più antico componimento di Ossi di seppia, fu scritta quando il poeta aveva solo vent’anni. Il sole di cui ci parla Montale è in questo caso quello molto caldo delle giornate estive, quando non c’è vento ed è da poco passato mezzogiorno. Nel bagliore dei suoi raggi, il poeta osserva il paesaggio che lo circonda (il terreno arido, le onde del mare, il frinire delle cicale): paesaggio che diviene simbolo della vita umana e dei suoi limiti. Il componimento nasce da un’attenta osservazione della realtà, ripresa nei suoi particolari, Montale coglie il mondo circostante mediante i sensi della vista e dell’udito: ascoltare, al v. 3, e sentire, al v. 14. In questo paesaggio anche i suoni risultano secchi e disarmonici.
LA CASA DEI DOGANIERI
(Le occasioni)
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi ressta.
Commento
Si immagina che il poeta e la sua interlocutrice abbiano vissuto insieme un momento di vita vera (dunque, di autenticità) nella casa dei doganieri, passato il quale i rispettivi destini si sono separati: il poeta vive ancora, mentre la donna è morta. Questo confronto, o contrasto, viene messo in risalto fin dalla prima strofa: il primo è rimasto tenacemente legato al ricordo di quel momento e del luogo dell’incontro, abbandonato invece, evidentemente, dalla donna. Il “Tu non ricordi” è ripetuto tre volte (all’inizio, a metà e alla fine della poesia), così da mettere in evidenza il tema centrale del ricordo e dell’interruzione ormai del rapporto con il poeta. La seconda e la terza strofa insistono su questa dimensione di separazione e di perdita che minaccia il poeta, la casa e il ricordo; cioè il venir meno del significato dell’esperienza, inghiottita e annullata dal tempo, così come è accaduto alla donna. Tutte le immagini suggeriscono l’idea dell’aggressione (libeccio sferza...altro tempo frastorna), del disorientamento (la bussola va impazzita...) e dell’irrazionalità (il calcolo dei dadi più non torna...). Come abbiamo visto nel componimento si assiste a un procedimento tipico della poesia montaliana: l’individuazione di oggetti-emblema. di oggetti, cioè, staccati dal contesto e carichi di un significato emblematico: l’espressione “il filo s’addipana” indica così il filo dei ricordi che lega il presente al passato e il poeta alla donna che, avvolgendosi su se stesso, lascia il poeta nella solitudine senza riferimenti certi. Successivamente il “ne tengo ancora un capo” ripetuto due volte da l’immagine del poeta che cerca di bloccare la perdita causata dal trascorrere del tempo. Ma all’improvviso appare all’orizzonte la luce lontana di una petroliera, percepita dal poeta come una possibilità di vita vera o di passaggio al di là di quel confine che lo tiene separato dalla donna. Questo lo spinge a interrogarsi sulla reale condizione sua e della donna rispetto all’esperienza in questione e dichiara di non sapere più chi sia rimasto veramente fedele a quel ricordo, se la donna che ha passato il varco (dell’assenza e della morte) o il poeta che è rimasto nel mondo del tempo e della sua apparente continuità. L’interlocutrice, è vero, non ricorda, ma questo non significa che lei si sia allontanata più del poeta dagli eventi passati. Forse, al contrario, è lei che è rimasta, con la morte, legata ad essi; mentre il poeta è andato oltre incalzato dalla vita e dal trascorrere del tempo. Inoltre sin dal titolo compare il tema della casa insieme con l’opposizione, a esso collegata, interno/ esterno. L’interno è il luogo dell’autenticità, dell’interiorità psicologica e del ricordo; l’esterno quello della vita falsa, della società di massa e del fascismo. D’altra parte il riferimento ai “doganieri”, addetti ai confini, introduce il motivo del limite e, appunto, del confine che separa la vita vera dalla vita falsa (o non-vita) e la vita dalla morte. Il messaggio della poesia, riguardo questa doppia opposizione, consiste nel negare la coincidenza fra vita biologica e vita vera e quella fra morte e non-vita. Gli uomini diventano così degli automi, vivi solo apparentemente, ma in realtà morti in quanto incapaci di vita vera.
Ho sceso,dandoti il braccio, almeno un milione di scale
(Satura)
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Commento
Il tema iniziale della poesia (Satura) è il senso della perdita e dello smarrimento provocato dalla morte della moglie: insieme hanno sceso, nel viaggio della vita, milioni di scale e ora, a ogni gradino, il poeta avverte una sensazione di vuoto. A lei egli affidava il disbrigo delle incombenze pratiche durante i viaggi fatti insieme, come badare alle coincidenze, preoccuparsi delle prenotazioni, ma queste sono solo “trappole” e “scorni” per chi crede che la realtà si esaurisca tutta nel mondo visibile. La seconda strofa chiarisce quale sia il vero senso di smarrimento del poeta. Mosca aveva infatti una conoscenza profonda delle cose, che non si arrestava alla superficie della “realtà che si vede “. La sua miopia era solo apparente; lo sguardo di Mosca era difatti anche più penetrante di quello del poeta.
Il tema dello sguardo della donna amata è frequente nelle Occasioni e nella Bufera e altro. Clizia, per esempio, era dotata di “occhi di acciaio”, che fissavano il sole dei valori eterni. Invece gli occhi di Mosca, pur essendo semiciechi, guidano ugualmente il poeta perché provvisti di una sapienza domestica e ironica e di una saggezza a lui ignota. Per quanto riguarda lo stile se non si andasse a capo e i versi fossero scritti di seguito, il testo sarebbe una prosa. Infatti la sintassi è regolare, il linguaggio semplice e quotidiano, mentre mancano quasi del tutto gli artifici consueti della poesia (si nota solo l’assonanza fra braccio e viaggio).
La guerra fredda
(storia)
Alla fine della guerra truppe americane, inglesi, francesi e sovietiche occuparono il suolo tedesco, una parte del quale fu ceduto alla Polonia. Le zone di occupazione furono ben delimitate. Fra il 1947 e il 1949 USA, Gran Bretagna e Francia unificarono le rispettive zone, mentre nella sua zona l’URSS dava il via a misure economiche e politiche miranti alla costituzione di una repubblica tedesca comunista. Si assisteva dunque nel 1949 alla formazione di due ben distinte Germanie: ad ovest veniva costituita la Repubblica Federale Tedesca (con capitale Bonn), mentre ad est si formava la Repubblica Democratica Tedesca (con capitale Berlino). L’aspetto che la Germania andava assumendo rispecchiava una situazione più generale: attorno alle due grandi potenze vincitrici si erano formati due blocchi di stati. Ad Occidente, Francia e Gran Bretagna erano economicamente dipendenti dal colosso USA, che inoltre faceva sentire il suo peso su paesi come l’Italia, da esso liberati. Ad Oriente regimi comunisti sorgevano nei paesi liberati dall’Armata Rossa. Il principio di spartizione dell’Europa in zone di influenza, formulato già durante il conflitto, cominciava a trovare attuazione.
La Francia e l’Inghilterra diedero atto al processo di decolonizzazione, che indebolì il loro ruolo di potenza. Usciti vittoriosi dalla seconda guerra mondiale, Unione Sovietica e Stati Uniti, al contrario, costituivano ormai le due maggiori potenze del mondo. A causa della diversità dei loro sistemi politici ed economici, non potevano però riuscire a trovare un accordo. I governi americani, nella loro visione, consideravano l’Occidente come il “mondo libero”;Il mondo libero poteva divenire il mondo intero a mano a mano che i paesi del blocco sovietico fossero stati “liberati” dalla schiavitù comunista. Inoltre essi temevano l’espansione del dominio sovietico in Europa e perciò favorirono l’allontanamento dei partiti socialisti, ma soprattutto comunisti, da tutti i governi degli stati dell’Europa occidentale. Il 5 giugno del 1947 gli USA dettero avvio a un vasto piano di assistenza economica ai paesi europei fidati, il cosiddetto Piano Marshall; Questi aiuti, oltre a permettere ai paesi beneficiari il superamento delle gravi difficoltà economiche dovute al tremendo impegno della ricostruzione, consentivano politicamente il rafforzamento dei regimi democratici e per contro l’indebolimento delle aspirazioni irrealizzabili filosofiche o rivoluzionarie dei partiti comunisti occidentali. Nel 1949 gli Stati Uniti stabilirono con alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, la Francia e l’Inghilterra, un’alleanza difensiva che prese il nome di NATO (North Atlantic Treaty Organization). Dal canto suo il governo sovietico, temendo l’espansione degli Stati Uniti in Europa, operò affinché in tutta l’Europa orientale si formassero governi comunisti. Tra il ’47 ed il ’48, dalla Polonia alla Bulgaria, si instaurarono governi di tipo comunista strettamente legati all’URSS di Stalin e i partiti d’opposizione furono sciolti. Questi stati stabilirono con l’Unione Sovietica un’alleanza militare, il Patto di Varsavia. Si formarono così effettivamente i due blocchi militari, uno dipendente dagli USA e uno dagli URSS, era l’inizio della “Guerra Fredda”.
Il termine “Guerra Fredda” sintetizza in modo efficace la situazione che si presentò negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale. In un pianeta dominato da due potenze, entrambe in lizza per il primato e per l’egemonia mondiale, e radicalmente contrapposte sul piano ideologico, il conflitto sembrava inevitabile. Il mondo dove due contendenti avevano armamenti tali che una guerra avrebbe avuto conseguenze intollerabili anche per il “vincitore”, il conflitto era impraticabile. Si determinò così una situazione di “guerra fredda”: Guerra, perché la contrapposizione tra i contendenti sembrava un vero e proprio conflitto, e perché all’interno dei paesi coinvolti andava delineandosi una mobilitazione militare, economica e psicologica “di guerra”; Fredda, perché le armi, che continuavano ad essere prodotte e accumulate, non potevano essere usate. Si può definire come “guerra fredda” tutto l’assetto mondiale dall’immediato dopoguerra fino alla fine degli anni ottanta. Questo lungo periodo, però, ha avuto 3 fasi: la prima di “guerra fredda”vera e propria, durata dal 1947 ai primi anni sessanta; la seconda, detta la fase di “distensione”, negli anni sessanta e nei primi anni settanta; quindi, dopo il 1973, una nuova fase di tensione internazionale basata però su strumenti in parte nuovi.
Le armi a disposizione degli strateghi, dall’una e dall’altra parte, erano: Gli arsenali militari stessi, per l’esigenza di poter proseguire il conflitto eventuale dopo il “primo colpo” rappresentato dalle armi atomiche; Nel capo delle armi nucleari, con esse vi fu uno sviluppo parallelo, tra le due potenze, di armamenti sempre più distruttivi e sofisticati, fino alla capacità di distruggere più volte l’intero pianeta. La competizione nell’accumulo di armi, in questo conflitto, divenne una sorta di sostituto simbolico dell’uso effettivo delle armi stesse.
Le armi atomiche corrisposero a una funzione di “dissuasione” (minacciare l’avversario in modo da impedirgli qualsiasi mossa aggressiva). Accanto alla “dissuasione” la guerra fredda prevedeva l’uso di strumenti di “persuasione” e di “sovversione”. Strumento fondamentale di “persuasione” era naturalmente la diplomazia; Con lo sviluppo degli organismi internazionali, i canali diplomatici, negli anni successivi al 1945, conobbero un arricchimento e una crescita di complessità tali da provocare uno spostamento graduale degli equilibri, nel corso dei decenni: da un prevalere dell’influenza americana si passò alla crescita dei paesi decolonizzati spesso disponibili ad accordi con l’URSS.
Altro grande strumento di persuasione apparve l’azione propagandistica: l’età della guerra fredda fu anche l’età di un uso spregiudicato, dall’una e dall’altra parte, di mezzi di comunicazione di massa, in primo luogo della radio, per condizionare l’opinione pubblica del paese avversario. Inoltre la “sovversione”: ovvero l’uso di strumenti clandestini, fino al terrorismo, per infiltrarsi nell’area dell’avversario, minandone la capacità di controllo. Dalla parte occidentale ne furono esempio le azioni della CIA e dalla parte sovietica, gli interventi del KGB.
Negli anni della guerra fredda USA ed URSS cercarono di estendere le proprie zone di influenza, sostenendo governi a loro favorevoli in diverse parti del mondo. Per questo entrarono più volte in contrasto, sfiorando l’esplosione di una guerra vera e propria.
La prima crisi riguardò Berlino. Controllata in parte dalle potenze occidentali, Berlino si trovava nella Germania comunista. Nel giugno 1948 così i sovietici decisero di bloccare ogni via di accesso alla città. Gli americani allora rifornirono Berlino, che era completamente isolata, con un ponte aereo. I Russi non osarono impedire questi rifornimenti aerei per timore di una nuova guerra, ma la tensione tra i due blocchi si fece altissima.
La seconda crisi esplose in Asia, un’area che, dopo l’affermazione di Mao Zedong in Cina, sembrava destinata a cadere prevalentemente sotto l’influenza sovietica. Fu proprio in Asia che scoppiò il primo conflitto legato alla “guerra fredda”: la guerra di Corea (1950-1953). Alla fine della seconda guerra mondiale la Corea era stata divisa in due parti lungo la linea del 38° parallelo Nord: la Corea del Nord, guidata da un governo comunista, e la Corea del Sud alleata degli Americani. Nel 1950 la Corea del Nord aggredì quella del Sud. Gli Americani intervennero ma si trovarono ad affrontare anche truppe inviate dalla Cina. La guerra terminò nel 1953 con la riaffermazione del confine del 38° parallelo. Ancora una volta però il mondo aveva sfiorato il coinvolgimento diretto delle superpotenze e della guerra totale.
Nel 1954 moriva Stalin e la sua scomparsa causava mutamenti sostanziali nella struttura del regime sovietico. Il suo successore fu Nikita Kruscev, che avviò la «destalinizzazione» e parallelamente un nuovo atteggiamento nei confronti degli USA. Incontri ad alto livello, come la Conferenza di Ginevra del 1955, e scambi di visite favorirono la nascita del «disgelo» dopo la «guerra fredda». I contatti fra USA e URSS passarono lentamente al dialogo, sia pure attraverso diversi momenti di tensione. La novità più importante della politica di Kruscev fu la denuncia dei crimini di Stalin.
Nell’ottobre 1956 scoppiò una rivolta ungherese che fu repressa dai Sovietici in modo da evitare una pericolosa frattura nel blocco comunista. Nel 1960 nuove speranze a livello internazionale furono destate dall’elezione di John F. Kennedy (poi assassinato a Dallas nel 1963) a presidente degli Stati Uniti: un presidente giovane, che non faceva mistero di voler dare avvio ad una rinascita americana, che avrebbe coinciso con un periodo di pace per tutto il mondo.
A cuba un movimento comunista, guidato da Fidel Castro ed Ernesto che Guevara, abbatté il vecchio regime legato agli americani (1959). Castro si avvicinò all’Unione Sovietica e concesse ai Russi di installare sull’isola dei missili che potevano colpire il territorio statunitense. Nell’ottobre 1962, appena informato dai servizi americani della presenza dei missili, il presidente Kennedy dispose un blocco navale intorno a Cuba e impose all’URSS di ritirare le armi atomiche dall’isola. I Sovietici cedettero e i missili furono smantellati, ma il mondo era stato per alcuni giorni sull’orlo della guerra atomica.
Un altro episodio aveva già portato i rapporti USA-URSS al limite della rottura: la costruzione da parte dei sovietici di un muro nella città di Berlino, così da dividere il settore orientale da quello occidentale. Questa drastica e improvvisa misura (il muro fu costruito quasi tutto nella notte del 12 agosto 1961) mirava a metter fine alle numerose fughe di Tedeschi dal settore russo all’altro.
Sotto la presidenza di Kennedy, gli Stati Uniti intensificarono il loro impegno militare nel Vietnam. Nel 1964, con un nuovo presidente, decisero di dare il via ai bombardamenti sul territorio del Nord Vietnam. Ma la forza militare americana non riuscì a piegare la resistenza vietcong, che poteva contare sull’appoggio dell’Unione Sovietica e della Cina. Le proteste dell’opinione pubblica americana contro quella che era considerata una «sporca guerra» e gli insuccessi militari spinsero gli USA a disimpegnarsi dalla regione nel 1973. L’intero Vietnam cadde così sotto il controllo nordvietnamita. La Cambogia (indocina) fu coinvolta nella guerra del Vietnam, in seguito alle operazioni militari statunitensi, che provocarono la formazione di gruppi di guerriglieri di idee comuniste, i Khmer rossi. Dopo il ritiro statunitense essi si impadronirono del potere ed eliminarono tutti coloro che potevano rivelarsi avversari politici. Milioni di cittadini furono costretti a trasferirsi nelle campagne, a causa del loro piano che prevedeva tutta la popolazione ai lavori agricoli, sotto un controllo spietato, per cui ogni minima disobbedienza era punita con la morte. I trasferimenti forzati, le esecuzioni, la tremenda carestia causata dal fallimento della politica economica del governo, provocarono la morte di almeno due milioni di persone. Solo l’intervento dell’esercito vietnamita (1978) mise fine al governo dei Khmer rossi.
Nell’area del Medio Oriente, la tensione tra Israele e gli stati arabi fu appoggiata da USA e URSS.
Il 14 maggio 1948 venne proclamato lo stato d’Israele, inglobando la maggior parte della Palestina, mentre la striscia di Gaza fu occupata dall’Egitto. Determinante fu l’appoggio degli Stati Uniti e, in misura minore dell’Unione Sovietica, poiché credevano vantaggiosa la creazione di uno stato di cultura occidentale in un mondo arabo che diveniva strategicamente sempre più importante a causa delle immense riserve petrolifere. Gli stati arabi intervennero militarmente, dopo la formazione dello stato, ma la guerra, come la maggior parte di quelle successive, si risolse a favore di Israele che ne uscì controllando un territorio più vasto. Altre guerre si ebbero nel ’56, ’67, ’73 determinate dal desiderio dei profughi di ritornare alle loro case, dalla volontà dei palestinesi di avere un loro stato, dal rifiuto d’Israele ad accogliere le loro richieste, dal rifiuto degli stati arabi di riconoscere Israele. In particolare la guerra del ’67 rimane una delle principali poiché Israele si impadronì di territori tolti alla Giordania e all’Egitto. Dopo il ’73 si aprì uno spiraglio di speranza grazie agli accordi tra Israele ed Egitto che, con la mediazione americana si conclusero con l’accordo di Camp David nel 1978 –L’Egitto riconosceva lo stato d’Israele, e quest’ultima restituì il Sinai-. Ma lo stato di guerra continuò e palestinesi e israeliani continuarono a morire.
Ma chi ha sostenuto e continua a sostenere Israele?
• Le numerose comunità ebraiche nel mondo, hanno sostenuto e continuano a sostenere economicamente e anche politicamente Israele.
• Gli Stati Uniti, che hanno sempre visto Israele come una sorta di presenza occidentale nel Medioriente.
• L’Unione Sovietica, che all’inizio aveva favorito la nascita d’Israele, in seguito però si schierò con i suoi avversari.
I Palestinesi, fin dagli anni ’60, sono organizzati in molte formazioni, che si riuniscono e si confrontano in un’organizzazione, l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) il cui leader è stato fino a poco tempo fa Yasser Arafat. Alcuni gruppi palestinesi, spinti dalla disperazione, scelsero l’adozione di un metodo di lotta terroristico. La strategia terrorista venne adottata apertamente solo da alcune formazioni palestinesi, ma trovò il consenso dei vertici dell’OLP e dello stesso Arafat. I metodi usati andavano, e vanno, dai dirottamenti aerei alla cattura di ostaggi, fino all’assalto di “commando” suicidi contro obiettivi militari e civili.
Nel 1973 si riaccese un nuovo conflitto fra Israele e i paesi arabi. La guerra del Kippur. Essa si concluse con la sconfitta dell’Egitto e dimostrando l’incapacità dei paesi arabi di sconfiggere Israele.
La questione dei Palestinesi che abitano nei territori occupati da Israele è sfociata nella cosiddetta Intifada, una situazione di rivolta permanente, ad opera soprattutto dei giovani, contro gli Israeliani. Solo il 13 settembre 1993 i ministri Peres e Rabin per Israele ed Arafat per l’OLP, hanno firmato a Washington un accordo, alla presenza del presidente americano Bill Clinton, anche se la situazione palestinese, a causa dei gruppi terroristici, sembra non aver mai fine.
Nel corso degli anni Ottanta il blocco comunista entrò progressivamente in una grave crisi. Le proteste e le rivolte interessarono dapprima la Polonia, soprattutto dopo che un polacco, Karol Wojtyla, divenne papa (Giovanni Paolo II, 1978-2005). Ma fu con l’avvento alla guida dell’Unione Sovietica di Michail Gorbaciov che la crisi maturò. Gorbaciov, rendendosi conto degli immensi problemi del suo paese, cercò di riformare il sistema comunista, rendendo meno rigido il controllo sull’economia e concedendo libertà civili e religiose. Egli propose ai Sovietici l’obiettivo della perestrojka (che in italiano significa ristrutturazione): cioè un vasto programma di riforme per combattere la corruzione e le inefficienze e preparare il paese alla democrazia. La politica di Gorbaciov dette fiato a tutte le forze che negli Stati satelliti combattevano il sistema comunista, ormai vicino al collasso. Nel settembre del 1989 in Polonia nacque un governo formato non soltanto da comunisti. Contemporaneamente i comunisti delle Germania Est lasciarono il potere ai riformisti e tra il 9 e il 10 novembre 1989 migliaia di Tedeschi poterono abbattere il Muro di Berlino e riunificate la Germania. Il simbolo della guerra fredda non esisteva più.
Gorbaciov non riusciva ad imporre le sue riforme perché era bloccato dall’opposizione contrapposta dei conservatori e dei progressisti. Nell’agosto del 1991 i conservatori tentarono un colpo di stato e destituirono Gorbaciov. Il colpo di stato fallì perché non ebbe l’appoggio dell’esercito e per la reazione popolare guidata dal radicale Boris Eltsin. Gorbaciov ormai non aveva più nessuna autorità. Nel dicembre 1991 così i presidenti delle repubbliche sovietiche, sciolsero l’Unione Sovietica. Nacque così la Comunità di Stati Indipendenti (CSI) che respingeva i principi del comunismo. Il 25 dicembre 1991 la bandiera rossa che sventolava sul Cremino venne sostituita con l’antica bandiera russa. Era la fine del comunismo in Russia e quindi la fine della “guerra fredda”.
INTERNET
(telecomunicazione)
Come gran parte delle innovazioni tecnologiche nel settore delle telecomunicazioni e dell'informatica, anche le origini di Internet si collocano nel terreno della ricerca militare. Nel 1969, negli USA, l’agenzia DARPA (Defenze Advanced Research Projects Agency ) decise di sviluppare una rete di quattro calcolatori, con il nome di DARPANET, per scambiare informazioni di interesse militare tra scienziati e ricercatori che operavano in località diverse.
Il sistema ebbe grande successo e nel 1972 fu ampliato a 37 calcolatori, assumendo il nome di ARPANET, nel quale era consentito anche lo scambio di informazioni a uso civile.
Nel 1983 ARPANET aveva raggiunto dimensioni tali da ridurre le autorità competenti a trasferire la parte militare su una nuova rete appositamente realizzata, la MILNET.
L’anno successivo un’agenzia del governo statunitense, la National Scienze Foundation, sulla base di ARPANET, implementò una nuova rete che collegava cinque centri di elaborazione e alla quale poteva accedere qualsiasi istituzione. Il sistema con il nome di INTERNET (INTERconnected NETwork), ebbe una diffusione tale nel 1987 si rese necessario un massiccio potenziamento della sua struttura, in modo da poter garantire l’accesso anche a organizzazioni didattiche, di ricerca, accademiche e governative di altri Paesi.
Internet può essere considerata una grande reti di reti allora volta formata da reti più piccole, quindi è possibile strutturare reti differenti tra loro:
possiamo avere reti in cui alcune macchine oppure solo alcuni computer (o uno solo) possono condividere ed accedere alle risorse condivise; le risorse da condividere possono essere rappresentate da drive e stampanti come pure da servizi come web o server; ancora, la comunicazione, tra computer può avvenire attraverso l'impiego di schede di rete, modem, e quant'altro può essere usato per la trasmissione di un segnale.
L’unico vincolo che i computer di una rete debbono rispettare, è l’adozione di un protocollo comune per lo scambio di informazioni. Un protocollo è un'insieme di regole che governano uno scambio tra parti; in questo caso regola lo scambio di dati tra computer.
La scelta di un protocollo può essere effettuata avendo a disposizione un'ampia gamma di soluzioni tra cui scegliere, la scelta va fatta in base alle proprie esigenze.
I criteri generali, che possono essere seguiti per la scelta di un protocollo, sono la dimensione della rete ed il tipo di servizi da offrire, ad eccezione degli Internet provider che devono usare TCP/IP come protocollo, perché là loro esigenza è quella di connettersi ad Internet, la rete delle reti, il cui protocollo ufficiale è appunto TCP/IP.
Classificazioni delle reti:
NOME
ELABORATORI
DIATRIBUITI NELLA STESSA
DISTANZA FRA ELABORATORI
DATAFLOW
PIASTRA
10 cm
MULTIPROCESSOR
SISTEMA
1 m
LAN
STANZA
10 m
EDIFICIO
100 m
MAN
QUARTIERE
1 km
CITTA’
10 km
WAN
NAZIONE
100 km
CONTINENTE
1.000 km
PIANETA
10.000 km
Caratteristiche delle LAN:
Le LAN (Local Area Network) sono reti di tipo broadcast, nelle quali cioè ogni stazione riceve i frames inviati da tutti le altre. Il broadcast può essere realizzato sia su topologia a bus che punto-punto. La velocità trasmissiva è molto elevata (fino a 100Mb/s); le distanze sono ridotte (fino a qualche chilometro); il mezzo trasmissivo tipico usato era il cavo coassiale, ma la tendenza è quella di usare il doppino di tipo telefonico.
Il tipo di rete normalmente adottata da un’azienda per connettere tra loro i suoi computer è Ethernet.
Caratteristiche delle MAN:
Le MAN (Metropolitan Area Network) costituiscono l’estensione delle LAN all’ambito urbano. Solitamente usano linee dedicate ad alta capacità trasmissiva; le distanze sono medie, nell’ambito urbano, coprono circa 20-30 km; il mezzo trasmissivo tipico usato è la fibra ottica, inoltre attraversano il suolo pubblico.
Caratteristiche delle WAN:
Le WAN (World Area Network) sono le cosiddette “reti geografiche” o mondiali; esse si possono estendere fino all’intero pianeta. Durante il percorso possono essere necessarie conversioni di formato e di protocollo. La velocità trasmissiva è bassa; le distanze sono fino a livello mondiale; il mezzo trasmissivo tipico: come telefonia convenzionale. Internet (che vuol dire INTERconnected NETwork) è, ovviamente, una WAN di enormi proporzioni (la rete delle reti).
Topologia delle reti:
Abbiamo diversi topologie di reti, le più comuni sono. A bus, a stella, ad anello, ibrida.
La topologia a bus:
Nella topologia a bus, tutti i dispositivi condividono un singolo cavo (mezzo trasmissivo) al quale sono collegate le stazioni rete. Tutte le stazioni condividono questo cavo e i dati trasmessi da una qualsiasi di esse vengono ricevuti da tutte le stazioni collegate a tale cavo .
I vantaggi di un sistema bus sono che esso è facile e poco costoso da installare, richiede una minima quantità di cavo, è facile da espandere senza spezzare la rete. Tra gli svantaggi ha che: l’intera rete non funziona se il cavo principale fallisce in qualche punto; il cavo locale è difficile da isolare; le performance di questa rete calano quando è molto carica. Il mezzo trasmissivo più usato per realizzare il BUS è il cavo coassiale.
La topologia a stella:
La topologia a stella è molto usata nel mondo delle reti, forse è la più usata. Essa implica l’uso di mezzi trasmissivi punto-punto, e quindi permette di utilizzare i doppini e le fibre ottiche che sono per loro natura di tipo punto- punto. Rispetto ad altre topologie, la configurazione a stella consente l’ottimizzazione delle risorse elaborative in quanto esse sono concentrate in un solo punto (nodo),inoltre un eventuale malfunzionamento del nodo può compromettere il servizio dell’intera rete. D’altronde dal nodo si può controllare e gestire l’intera rete: da esso si può ad esempio escludere una stazione che si è guastata oppure effettuare delle operazioni di test su ciascun stazione.
La topologia ad anello:
La topologia ad anello può esse considerata una struttura a bus con le due estremità collegate tra loro,nella quale le informazioni si propagano in un solo senso.
Ogni utente riceve un messaggio dall’utente precedente e, se il messaggio non è destinato a lui, lo invia all’utente successivo. Nei punti di accesso il segnale è rigenerato e pertanto con questa topologia di rete è possibile coprire distanze più elevate rispetto alle altre.
La topologia ibrida:
Per ragioni di banda, di affidabilità e di espansibilità vengono a volte adottate strutture miste, denominate topologie ibride, formate dalla combinazione di più topologie di rete, come per esempio sottoreti a stella in cui i nodi sono connessi da una struttura a bus.
Architettura ISO/OSI
Il più importante modello di riferimento è l’OSI/RM (Open Systems Interconnection/ Reference Model) studiato e redatto dalla ISO ( International Organization for Standardization) alla fine degli anni 70.
La caratteristica più importante del modello OSI è quella di essere un sistema aperto, cioè un sistema capace di gestire scambi di informazioni con qualunque altro sistema aperto, indipendentemente dal costruttore, dall’applicazione e dal mezzo trasmissivo utilizzato.
IL modello OSI è diviso in sette strati:
Strato fisico:
Lo strato fisico riguarda la trasmissione di bit lungo il canale di trasmissione, la funzione principale di questo livello è di garantire che i bit spediti vengano ricevuti correttamente dal destinatario. Questo strato fornisce i mezzi fisici, elettrici, funzionali e procedurali per attivare, mantenere e disattivare connessioni fisiche.
Strato di collegamento:
Lo strato di collegamento fornisce i mezzi funzionali e procedurali per il corretto trasferimento dei dati. La sua principale funzione è la rilevazione degli errori dia trasmissione che possono verificarsi sulla connessione fisica; nel caso non sia possibile effettuarne la correzione, la connessione viene abbattuta informandone lo strato di rete.
Strato di rete:
Lo strato di rete fornisce i mezzi per istaurare, mantenere e abbattere le connessioni di rete. Una delle principali funzioni che deve svolgere lo strato di rete è il controllo del flusso delle unità dei dati sulla connessione di rete. Può accadere in un certo intervallo di tempo, le richieste di trasferimento dei dati provenienti dallo strato di trasporto superino la capacità della connessione di rete, in questo caso il servizio di rete blocca il trasferimento delle unità dei dati, ripristinandolo appena superato il sovraccarico.
Strato di trasporto:
Lo strato di trasporto ha la funzione di fornire adeguate risorse per il trasferimento delle unità dei dati, instaurando una connessione di trasporto le cui caratteristiche devono rimanere costanti fino alla richiesta del suo abbattimento.
Strato di sessione:
Lo strato di sessione è il più basso degli strati orientati all’elaborazione e assicura allo strato di presentazione il corretto colloquio tra i vari servizi in esso contenuti, strutturando e sincronizzando lo scambio dati in modo da poterlo sospendere, riprendere e terminare in qualsiasi istante.
Strato di presentazione:
Lo strato di presentazione risolve i problemi di compatibilità sintattica dei dati da trasferire, in modo da consentire la loro corretta interpretazione. I dati scambiati prima di essere trasmessi vengono manipolati in modo da generare una nuova struttura sintattica (struttura sintattica di trasferimento).
Strato di applicazione:
Lo strato di applicazione, che occupa la posizione più elevata, fornisce ai processi applicativi residenti in un sistema i mezzi necessari per accedere all’ambiente OSI.
E l’unico strato che ha completa visibilità dell’utente, quindi tutti gli altri strati risultano trasparenti.
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