Crisi di passaggio tra 800 e 900 in tutte le sue forme

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Testo

DAL POSITIVISMO ALLA CRISI DI PASSAGGIO TRA ‘800 E ‘900 IN AMBITO STORICO/SOCIALE.
Contemporaneamente al Positivismo che sottolinea la funzione della scienza come unica forma di conoscenza certa ,il quale metodo deve essere considerato come paradigma da estendere a tutti i saperi in cui si voglia raggiungere la certezza,esiste una vasta area culturale che nel periodo di passaggio trai due secoli (800 e 900)avverte con intensità l’inizio di una crisi della ragione.
Analizzando questo vario processo di crisi si potrà comprendere successivamente l’importanza del Decadentismo. Tale crisi assume dimensioni specifiche nei vari campi;influenza la letteratura,l’arte,la pittura,la storia e la politica,provocando un senso di dubbio e di sfiducia nella scienza e nella ragione, mettendo in crisi il modello di razionalità costruito nel ‘700 dall’illuminismo.
In ambito storico/ politico la crisi è percettibile in quanto vi è un precario equilibrio tra le potenze europee,variano inoltre diversi principi che costituiscono un popolo,primo tra questo il concetto di nazione.
Dal concetto di nazione,idea democratica tesa a sottolineare la diversità culturale dei popoli,si passa al nazionalismo dove il presupposto di base è il concetto di superiorità di una nazione sull’altra. L’idea di nazione si allontana dai criteri storici e culturali enunciati dal romanticismo,fino ad assumere i caratteri del sangue,della guerra,dell’esaltazione della patria giungendo al razzismo.
Per comprendere a pieno tale trasformazione,bisogna ancora una volta,esaminare il positivismo; quest’ultimo ha infatti modificato le mentalità,legittimando il razzismo e il nazionalismo ,in quanto se il progresso umano consiste nella scienza,le nazioni occidentali rappresentano le civiltà più progredite, per cui gli altri popoli non vengono sottomessi ma “salvati”,sollevati dall’ignoranza che li attanaglia;da ciò il colonialismo diviene opera di civilizzazione.
Al concetto di nazionalismo si contrappone,sempre nello stesso periodo storico,un ulteriore movimento,proposto dal movimento operaio:quello dell’internazionalismo.
L’internazionalismo propone l’abbattimento dei confini, la definizione di un nuovo concetto di patria,che vada oltre quelli che sono i confini geografici;in definitiva le classi sociali delle varie nazioni si uniscono,in quanto oppresse dagli stessi problemi e accomuunate dagli stessi ideali.
Il conflitto tra nazionalismo ed internazionalismo non è solo verbale o ideologico,emergerà ampiamente nel corso della prima guerra mondiale.
Nella prima guerra mondiale infatti la scienza sarà utilizzata come strumento bellico (aerei,sottomarini,gas asfissianti)provocando morte e sangue, viene messa in pratica la trasformazione dal principio di nazionalità al nazionalismo giungendo all’imperialismo.
In una situazione tale,dove è la guerra a dirigere le nazioni,dove tutti gli interessi sono economici e legati al colonialismo,che fiducia si può avere nella scienza e nel progresso?
È questa l’origine profonda del pessimismo verso la storia che caratterizza la crisi del passaggio tra i due secoli,si diffonde addirittura un certo catastrofismo.
Analisi lucida è spietata di tal crisi sarà condotta successivamente da alcuni esponenti della grande letteratura europea.
Ma per passare da questo vasto contesto storico/politico/culturale a quello prettamente letterario è necessario definire il nuovo elemento alla base della letteratura:l’animo umano.
Se la crisi della ragione ha modificato nettamente il corso della storia,ad un livello più specifico,più dettagliato,deve esserci una crisi individuale,un disagio esistenziale,in quanto è l’uomo stesso che costruisce la storia per cui la crisi storica non è altro che il risultato della crisi personale.
È indispensabile quindi esaminare la crisi personale,o meglio chiamata la crisi dell’ Io.
LA CRISI DELL’IO.
Con una tale definizione non intendiamo descrivere un processo psicologico,ma culturale;l’800 romantico è il secolo dell’interiorità, dell’analisi dell’Io;L’immagine dell’Io, dell’interiorità costruita nell’800 non è altro che il risultato di apporti culturali e storici diversi. Già l’illuminismo nel 700 aveva preso come oggetto di studi l’io,ma ne aveva studiato le caratteristiche generali,quali la razionalità ed i diritti umani,inoltre da tale studio si traggono sistemi non individuali ma generici. L’illuminismo aveva studiato quindi solo gli aspetti normali e uniformanti dell’Io,senza scendere nello specifico. L’800 non critica tale metodo,semplicemente aggiunge a quanto detto i caratteri dell’individualità,unica e irripetibile. Il sentimento è il frutto della storia di cui ogni individuo è portatore,di conseguenza non esiste una storia uguale all’ altra. Su questo sfondo durante il positivismo nascono e si sviluppano le maggiori scienze umane quali la psicologia sperimentale,la sociologia,la criminologia,la misurazione dell’intelligenza,il quoziente intellettivo. Con la nascita della psicologia si sviluppa però una nuova tendenza,ovvero non viene rinnegato quanto detto finora semplicemente si giunge a comprendere che quanto studiato non è altro che la superficie dell’Io,sotto la quale si agitano spinte oscure e irrazionali. Inoltre, bisogna ricordare che con il romanticismo,con l’esaltazione del gusto dell’orrido,con l’assecondare le passioni distruttive, venne in qualche modo anticipato quanto stesse per accadere,la novità consiste nel solo fatto che l’animo umano sia stato analizzato prima dalla scienza e successivamente abbia trovato la propria collocazione in letteratura, è questo il motivo per cui è possibile parlare di “crisi dell’Io”. L’Io,viene quindi visto come una realtà fragile e precaria sotto la quale si agitano forze oscure e incontrollabili.
Importantissimo è il contributo di Sigmund Freud nell’esplorazione dell’inconscio e nella crisi dell‘Io, Freud , medico viennese viene riconosciuto come il fondatore della psicanalisi,colui che ha posto le basi per la psicologia moderna. Freud ebbe una vita importante, ed altrettanto rilevanti furono le ricerche, tutte ampiamente esposte nei suoi libri.
SIGMUND FREUD.
Nato in Moravia, Freud nel 1960 si stabilì con la famiglia a Vienna, dove visse fino all’annessione dell’Austria da parte della Germania. Iscrittosi al corso di medicina all’Università di Vienna, nel 1976 iniziò delle ricerche sulla fisiologia e la patologia del sistema nervoso presso il laboratorio di fisiologia diretto da Ernst Wilhelm von Brücke, dove conobbe Joseph Breuer. Nel 1881, terminato il servizio militare, ottenne l'abilitazione all'esercizio della professione medica; restò, tuttavia, al laboratorio di fisiologia dell'università per continuare gli studi intrapresi. L’anno seguente tuttavia abbandonò la ricerca teorica per dedicarsi alla pratica clinica. Dopo tre anni passati presso l'ospedale generale di Vienna, dove si dedicò alla psichiatria e alle malattie nervose, nel 1885 ottenne un incarico accademico in neuropatologia all'Università di Vienna e nello stesso anno una borsa di studio per frequentare a Parigi le lezioni del neurologo Jean-Martin Charcot. In tale epoca Charcot trattava i disturbi nervosi con l’ipnosi: Freud iniziò così a occuparsi di isteria e a incanalare i propri interessi verso la psicopatologia, cioè lo studio dei disturbi mentali.
A partire dal 1886, dopo aver conseguito la specializzazione in malattie nervose, esercitò privatamente la professione medica a Vienna. Difensore delle teorie poco ortodosse di Charcot sull’isteria e l’ipnosi, incontrò una violenta opposizione da parte della comunità medica viennese. I risultati dei primi studi di Freud, che erano stati condotti con la collaborazione del medico viennese Joseph Breuer, furono presentati in forma definitiva nel 1895, con il titolo Studi sull'isteria. In questo trattato (molto influenzato dal concetto di isteria traumatica di Charcot), i sintomi isterici venivano presentati come manifestazioni di energia psichica non scaricata, in relazione a un trauma psichico completamente dimenticato (o, in termini psicoanalitici, "rimosso"). Attraverso l'induzione di uno stato ipnotico, diventava possibile recuperare il ricordo del trauma e scaricare, attraverso la catarsi, le emozioni a esso associate e causa dei sintomi. Freud osservò che l’elemento causa della malattia era comunemente legato ad abusi sessuali subiti dal paziente nella prima infanzia, deducendone che sono questi elementi la causa delle nevrosi in età adulta. Ma i risultati a cui giunse si rivelarono errati. Nello stesso anno, però, Freud ruppe con Breuer a causa della differente posizione che avevano riguardo la presenza di pulsioni sessuali nella nevrosi.
Per comprendere i fenomeni psichici bisogna distinguere un livello di conscio ed uno di inconscio. Analizzando la nota rappresentazione dell’iceberg,la parte completamente sommersa in acqua rappresenta l’inconscio,la parte esterna rappresenta il conscio,mentre le onde che toccano la superficie dell’iceberg costituiscono in preconscio.
1. L’inconscio Esso comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una forza specifica, la rimozione(meccanismo psichico che allontana il ricordo di determinate esperienze,specialmente spiacevoli),con rimozione non intendiamo cancellare definitivamente i ricordi,questi possono comunque riemergere nel corso della vita.
2. Il preconscio comprende l’insieme dei ricordi, rappresentazioni, desideri, insomma dei fattori psichici che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono emergere mediante i sogni.
3. Il coscio rappresenta la nostra attività durante la fase diurna,quando siamo perfettamente consapevoli di quello che ci accade.
Nel 1923 Freud compone un’altra opera di notevole importanza,dal titolo “L’Io e l’Es” del 1923, dove individua tre entità dell’apparato psichico che non chiama più conscio,preconscio ed inconscio, ma Io, Super Io, Es. Bisogna comunque specificare che tali entità non alle precedenti.
1. il Super-Io: non è altro che la coscienza morale, la quale si forma in seguito all’educazione e all’ambiente in cui si vive, e nasce al termine del complesso edipico. Alla formazione del super io contribuisce la famiglia,la scuola la società.Il Super-Io costituisce il guardiano,il giudice, reprime infatti le pulsioni dell’Es che cercano di emergere.
2. L’Es rappresenta le pulsioni inconsce e gli istinti primordiali,in parte ereditarie ed innate e in parte acquisite. L’Es è retto dal principio del piacere,in quanto spinge costantemente l’uomo alla ricerca del piacere. Nell’Es infatti sono infatti presenti le due forse impersonali:la "pulsione di vita", definita con il nome di Eros, e la “pulsione di morte”, chiamata Thanatos.
3. L’Io non è altro che il risultato delle richieste pressanti dell’Es e di quelle altrettanto pressanti del Super Io. L’io è retto dal principio di realtà in quanto lotta per venire a capo del suo ruolo di mediatore e di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui.
Nel 1905 Freud pubblica un’importantissima opera:“Tre saggi sulla sessualità” in cui vede la sessualità come un elemento caratterizzante l’individuo fin dall’infanzia, sconvolgendo le teorie di fine ‘800 che vedevano il bambino come un essere innocente. La sessualità è costituita da una serie di pulsioni parziali che si sviluppano col tempo e variano le fonti da cui trarre piacere, ma hanno sempre lo stesso scopo: il soddisfacimento fisico.
Freud distingue nello sviluppo della sessualità cinque fasi, ognuna delle quali è caratterizzata dall’organo che vi è privilegiato nella ricerca del piacere.
1. fase orale, che va da 0 a 2 anni circa, in essa la libido (così Freud chiama l’energia sessuale) si concentra nella: il bambino prova piacere portando qualunque cosa alla bocca, dal seno della mamma agli oggetti che trova a parti del proprio corpo;rappresenta un primo modo di scoprire il mondo
2. fase anale, va da 2 a 4 anni circa, e durante essa il bambino prova piacere nel trattenere e nel rilasciare gli sfinteri anali: è collegata agli inviti materni o famigliari ad espellere o a ritenere le feci;rappresenta una prima forma di educazione.
3. fase fallica va da 4 a 6 anni circa,è la fase più importante perché indica la scoperta del proprio organo genitale e la sua diversità da quello dalla sorellina o dal fratellino. Questa fase, caratterizzata dal cosiddetto “complesso d’Edipo”, vede il bambino innamorarsi del genitore del sesso opposto e provare sentimenti di rivalità verso il genitore dello stesso sesso: il maschio tende a consolidare lo stretto rapporto già esistente con la madre ma trova l’ostacolo del padre che ha una posizione di privilegio con la madre e relega il piccolo in una condizione di dipendenza; questa situazione crea nel bambino un sentimento di rivalità verso il padre che termina quando il bambino comprende che non può sposare la madre in quanto è già sposata con il padre,per cui diventa alleato del padre assumendone comportamenti ed atteggiamenti. Analogamente avviene con le bambine,il cui complesso è chiamato di “Elettra”.
4. fase di latenza corrisponde all’incirca all’ingresso del bambino nel mondo della scuola (dai 6 agli 11 anni).Dove vi è una tregue delle pulsioni sessuali,in quanto il bambino è immerso nella società
5. fase genitale vera e propria,corrisponde all’epoca della pubertà e della adolescenza, durante la quale si forma in maniera definitiva la propria personalità sessuale.Il bambino ormai diventato adolescente rivolge queste pulsioni all’esterno della famiglia alla ricerca di qualcuno che completi la sua incompletezza.
Freud nell’arco della sua ricerca,non ha omesso nessun campo sociale,ha infatti trattato in due opere distinte la religione e il concetto di civiltà. Freud era laico,per cui le posizioni assunte nell’ambito religioso potrebbero sembrare influenzate dalle sue teorie personali,ma così non è,tali teorie sono il frutto di studi e ricerche.
Il tema della religione è trattato in “totem e tabù”pubblicato nel 1913;il tema della civiltà è espresso in “Il disagio della civiltà”pubblicato nel 1929,facente parte dell’ultima produzione del medico.
“Totem e tabù”:In questa opera la religione viene criticata,in quanto illusoria,Freud ritiene che alcuni principi della religione siano illusori,si tratta semplicemente dei desideri più profondi dell’uomo,quali:immortalità,giustizia,amore. Lo stesso considerare Dio come padre amato e temuto,rappresenta per Freud una proiezione dei rapporti psichici con il proprio padre terreno;Freud non ritiene la religione inutile,semplicemente ne critica molti aspetti;tuttavia l’opera si conclude con un auspicio del medico affinché si possa arrivare ad una civiltà priva di religione;propone inoltre di sostituire l’insegnamento della religione nelle scuole, con l’educazione sessuale.
“Il disagio della civiltà”In questo saggio Freud ritiene che la civiltà sia una tappa indispensabile dell’umanità;vitale per la convivenza,ma non nasconde che il civilizzarsi comporta un buon grado di infelicità,in quanto bisogna reprimere molti dei nostri istinti distruttivi,primo tra tutti quello sessuale,o per lo meno indirizzare le nostre energie verso altre mete accettate dalla società. D'altronde se si potesse dar sfogo a tutti i nostri istinti,nessuno più sarebbe vivo,per cui la civiltà educa l’uomo attraverso la famiglia, la scuola,ecc,imponendo delle regole,degli obblighi,dei permessi. Poiché,comunque,non è possibile il completo controllo del Super-Io sull’Es,è inevitabile la presenza di nevrosi e patologia in ogni individuo,le pulsioni sessuali,gli istinti non possono quindi esser repressi completamente. L’uomo quindi non può vivere senza la civiltà,inevitabilmente quest’ultima lo porta ad una infelicità implacabile.
“Psicologia delle masse e analisi dell’io”in questa opera pubblicata nel 1921,Freud definisce il concetto di “folla”come un insieme occasionale di essere umani,che per il solo fatto di trovarsi insieme nello stesso posto sviluppano un “Io collettivo”che prevale sul singolo Io;l’Io individuale è quindi sopraffatto dall’identità collettiva.Da tale concetto è possibile spiegare come mai,un individuo,qualora si trovasse in gruppo, arriva a compiere determinate azioni che normalmente,in una situazione individuale non compirebbe mai.
HENRY BERGSON.
Sul fenomeno della “crisi dell’Io”,non interviene solo Freud,notevole è il contributo di altri filosofi,medici di tutta Europa,particolare importanza è da attribuire a Henry Bergson,nato a Parigi nel 1859 fu il massimo esponente dello spiritualismo francese. Bergson ha avuto particolare importanza per quanto riguarda la distinzione tra il tempo esterno, e il tempo della coscienza;nel primo il tempo è segmentabile in ore,giorni,mesi,…;nel secondo invece si procede per durate. Per durate si intende degli stati psicologici variabili,l’attimo di immenso amore,o quello di immenso dolore hanno durate differenti per l’animo umano,alcune ore d’amore possono apparire alla coscienza come pochi secondi,successivamente saranno ricordate come un momento importante. L’uomo si trova quindi in una dimensione temporale(quella esterna)ne vive un’altra(tempo della coscienza)a ciò si potrebbero aggiungere altre 2 dimensioni,il tempo della memoria, e il tempo del sogno. Da ciò nasce il problema della comunicabilità,ovvero se ognuno di noi è immerso nelle proprie dimensioni come è possibile comprendersi? Tale problema è risolto nel saggio scritto da Freud “Psicologia delle masse e analisi dell’io”, precedentemente enunciato.
Bergson, Freud, non erano dei letterati,erano dei positivisti,ma influenzeranno a pieno la letteratura del primo ‘900(la filosofia di Bergson influenzerà notevolmente la produzione letteraria di Proust).

LA NASCITA DEL ROMANZO PSICOLOGICO.
Come già precedentemente accennato la psicanalisi freudiana influenzò notevolmente l’intero panorama della letteratura italiana ed europea nella crisi di passaggio trai due secoli con lo sviluppo di un nuovo tipo di romanzo:il romanzo psicologico. Tale romanzo evidenziava le inquietudini del periodo storico/politico e differiva dai precedenti romanzi,sia per i temi trattati che per le tecniche narrative utilizzate. In primis bisogna dire che nel romanzo psicologico c’è solitamente identificazione tra lo scrittore ed il personaggio di cui si parla,il romanzo è verosimile in quanto presenta elementi veritieri tratti dalla realtà quali: contesto storico contemporaneo all’autore,ed eventi stessi della sua vita,in alcuni casi il romanzo è addirittura autobiografico. L’obiettivo di un romanzo psicologico è quello di analizzare l’animo umano,esplorare l’inconscio ed esaminare i comportamenti degli individui(fenomeno della nevrosi) proiettando allo stesso tempo la crisi dell’epoca vissuta,il dramma della guerra,il crollo dei valori etici e morali.
Anche le tecniche narrative cambiano;scompare la presenza guida del narratore,la narrazione è in prima persona, con focalizzazione interna. La forma non è più ordinata e precisa come imponevano le tecniche naturalistiche,vengono utilizzati il monologo interiore ed il flusso di coscienza;nel primo si procede per rievocazioni razionali che danno vita a sequenze narrative ben ordinate a livello razionale,non cronologico,nel secondo,invece,si procede per flash back,per libere associazioni e pensieri spontanei che non sono legati da alcun nesso logico,i pensieri vengono espressi così come si presentano alla mente.
Si tratta quindi di una narrativa nuova nei contenuti e nella struttura, dal linguaggio informale che rivoluziona ogni tradizione letteraria e manifesta il desiderio costante di rinnovamento e di ricerca della verità.
A livello italiano ed europeo coloro che si fecero portavoce della crisi furono tutti esponenti della grande letteratura europea quali:Italo Svevo, Thomas Mann, Franz Kafka, Marcel Prust, James Joyce.
Partendo quindi dall’Italia presentiamo adesso Italo Svevo per poi dirigerci verso l’ala europea.
ITALO SVEVO.
Italo Svevo,pseudonimo di Aron Hector Smith, nacque a Trieste nel 1861. Italo Svevo proviene da una famiglia di imprenditori di origine ebraiche che commercia in vetrami. La vita,la formazione e la produzione culturale di Svevo si svolgono a Trieste,città particolarmente coinvolta nella crisi di passaggio tra i due secoli,città che fa da sfondo a tutti e 3 i romanzi dell’autore. Trieste,rappresenta in questo periodo la molteplicità etnica e culturale dovuta maggiormente alla posizione della città,in quanto non solo costituisce uno dei più importanti porti sull’Adriatico,ma funge anche da snodo verso l’Europa. La popolazione di lingua italiana è maggioritaria,ma notevole è la presenza di altre etnie quali slavi ed ebrei,da cui Svevo stesso discende . Gli elementi che tengono uniscono questo scambio culturale sono principalmente due: L’intensa attività mercantile che favorisce lo svilupparsi di un ceto borghese che costituisce la maggioranza dei triestini, e la ricchezza delle iniziative mondane e artistiche. Svevo è quindi triestino a tutti gli effetti. La crisi invece emerge con il crescere dei nazionalismi e con le prime lotte tra classi sociali che mettono in discussione l’intero spirito borghese che costituisce la città.
Altro aspetto da considerare è la formazione dell’autore completamente da autodidatta. Il bisogno di scrivere è per un modo per analizzarsi,scrive infatti per pensarsi,scrive quasi a scopo terapeutico di fronde al disagio e al vuoto che vede attorno a sé. Inoltre Svevo stravolge la figura dell’intellettuale,da sempre visto come personalità estranea alla società,come un vate,come un veggente,un maledetto; Svevo non si sente niente di tutto ciò,è un onesto cittadino con l’ossessione della letteratura e dello scrivere. La sua formazione culturale avviene nei ritagli di tempo che il lavoro gli offre;frequentando infatti la biblioteca pubblica, studiando i classici del naturalismo francese, quali:Zola, Flaubert,Balzac.
Tra l’82 e l’84 si colloca l’incontro con la filosofia di Schopenhauer,il quale aveva individuato la volontà come fulcro dell’esistenza,la volontà rappresenta la pulsione a vivere,unica,irripetibile,irrazionale,la quale fà oscillare l’uomo tra noia e dolore il quale si illude quindi di scegliere e di vivere, e come se l’uomo venisse vissuto dalla volontà, quest’ultima spinge l’uomo verso la continua ricerca del piacere che non può soddisfare tale pulsione perché infinita,quindi dopo un effimero appagamento iniziale il desiderio si ripropone. L’unica soluzione è rappresentata nella rinuncia al coinvolgimento delle passioni.
Svevo assimilerà la teoria di Schopenhauer,la quale influenzerà il primo romanzo dell’autore pubblicato nel 1892 dal titolo “Una vita”.
“Una vita”il romanzo è fondamentale per comprendere Svevo,emerge per la prima volta con chiarezza la figura dell’inetto;che sarà d’ora in poi il tema di fondo della narrativa sveviana.il romanzo è molto lungo,e proprio per la sua lunghezza che Svevo ricorre alle tecniche del naturalismo per tenere unita la narrazione. Protagonista di questo romanzo è Alfonso Nitti,uomo provinciale che sogna la gloria e la fama letteraria,Nitti giunge in città(trieste),ha un impiego modesto, e proprio come svevo ,frequenta la biblioteca pubblica;si delinea quindi la figura dell’inetto,il non adatto a vivere, a realizzare le stesse ambizioni. L’occasione per far carriera si presenta con il possibile matrimonio con la figlia del banchiere presso il quale Nitti lavora,dilaniato tra volontà e rinuncia il protagonista si uccide,credendo di compiere un gesto eroico,così non viene visto dagli altri personaggi che attribuiscono al suicidio la rinuncia alla vita stessa.,
Purtroppo il romanzo editorialmente risulta un fallimento, il tema innovativo dell’inettitudine,dell’antieroe ,viene completamente ignorato dalla critica.
Svevo non si abbatte e nel 1896 si sposa,(sembrerebbe quasi che Svevo scriva per autoanilzzarsi,per evitare gli errori dei suoi stessi personaggi).
Nel 1898 pubblica sempre a sue spese “Senilità”;anche in questo romanzo il tema di fondo è l’inettitudine;sembrerebbe che Svevo stesse proseguendo l’evoluzione dello stesso personaggio, modificando di volta in volta il finale. Il termine senile indica la vecchiaia,inteso come vecchiaia interiore,dell’anima,il protagonista Emilio Brentani vive come se non debba aspettarsi più nulla dalla vita,contemplando il vitalismo e la dinamicità dell’amico Balli,pittore di scarso talento. Brentani ha una leggera fama provinciale dopo aver realizzato il suo sogno di pubblicare un romanzo. Viene immerso nella vita da una popolana,Angelina,donna dai facili costumi,e proprio tramite costei che Brentani percepisce quanto ormai sia fuori dalla vita,vi è inoltre una quarta presenza,la sorella di Brentani, innamorata di balli,ma anche lei incapace di confessarsi,affondando i dispiaceri nell’alcol,che la condurrà alla morte. Si delineano quindi 2 polarità:i personaggi che lottano,che vivono,e gli inetti,incapaci di reagire,incapaci di lottare. Estraniato dalla vita Brentani decide di vivere ai margini della società,a sostituire la letteratura alla realtà rimpiangendo la giovinezza che effettivamente non ha mai avuto.
A seguito del secondo inglorioso fallimento editoriale,Svevo decide di abbandonare il sogno letterario,di porvi fine,evitando di commettere lo stesso errore di Brentani,ovvero di vivere la realtà attraverso la letteratura.
Dalla pubblicazione di Senilità,alla Coscienza di Zeno,passeranno 20 anni,dove lo scrittore pur avendo abbandonato la scrittura non trascurerà la lettura,si avvicinerà ai grandi autori russi,analizzando Tolstoj e Dostoevskij. Successivamente sarà la volta dello studio della teoria dell’evoluzione di Darwin che esporterà nella società giungendo gradualmente ad una nuova concezione dell’inettitudine,certamente più positiva; considerando sempre l’inetto come un antieroe,che non vince,un non lottatore,l’inetto in quanto tale può adattarsi a tutte le realtà. Quando la storia altera gli assetti sociali l’uomo capace si trova in serie difficoltà,mentre l’inetto con la sua malattia riesce a trovar spazio nel nuovo mondo. Ecco che l’inettitudine inizia a presentarsi quasi come una vera forma di salute.
In questi anni si collocano 2 importantissimi incontri dell’autore,il primo con James Joyce, ed il secondo con la psicanalisi di Freud.
Nel 1906 Svevo conosce Joyce,si stabilisce subito un intenso e fraterno rapporto letterario basato sulla stima reciproca,Joyce leggerà infatti i romanzi di Svevo è rimarrà molto colpito da Senilità;importante sarà l’intervento di Joyce per i primi riconoscimenti letterari di Svevo.
Joyce quindi contribuisce alla riconciliazione di Svevo con la scrittura,il quale decide nuovamente di tornare a narrare.
Nel 1908 si colloca l’incontro con la psicanalisi di Freud,Svevo studierà attentamente le teorie proposte dal medico viennese,intraprendendo addirittura delle traduzioni di alcune opere. Il rapporto che Svevo ha nei confronti di Freud e di attrazione e repulsione allo stesso tempo, Svevo accetta lo scavo interiore di Freud,l’indagare l’animo umano,non accetta invece il Freud che ha pretese di guarigione;secondo Svevo non è possibile guarire,la presunzione di trovare una cura porta solo a riscontri negativi.
Scoppia poi la guerra che porta l’autore ad un periodo di inattività, successivamente intraprende gli studi della letteratura inglese,aggiungendo alla sua formazione l’ultima componente, quella della riflessione e dell’ironia con lo studio di Sterne e Swift.
È in questi anni che viene partorita l’idea di un terzo romanzo,l’ultimo, che uscirà nel 1922 dal titolo “La coscienza di Zeno”, il cui protagonista è sempre un inetto,ma questa volta di successo. Tale romanzo è unanimemente considerato il suo capolavoro. In questo romanzo l'autore sviluppa un'analisi psicologica di straordinaria profondità e costruisce tecniche narrative modernissime, soprattutto per la tradizione del romanzo italiano. La prima pagina(prefazione), scritta nella finzione letteraria dallo psicoanalista di Zeno(il fantomatico Dottor S), presenta la narrazione come un'autobiografia del paziente, una rievocazione del passato richiesta dal medico come tappa preliminare alla terapia analitica per cercare di curare il vizio del fumo.
Attraverso la rappresentazione interiore della nevrosi del protagonista e narratore, l'autore riesce a rendere la soggettività del pensiero e dei ricordi. Ma la novità di Svevo sta anche nella sua dissacrante ironia, nella costruzione di un protagonista radicalmente antitragico e antieroico.
Il protagonista è Zeno Cosini, uomo borghese che non si ritira dalla vita,al contrario fa della sua inettitudine una forma di ironica saggezza,che gli permette di guardare con un certo distacco la realtà circostante. Zeno è di Trieste ed ha un modesto lavoro presso un azienda il cui proprietario è il signor Malfienti. Zeno inizierà a frequentare casa Malfienti dove conoscerà le 3 figlie del suo datore:Ada,Augusta ed Alberta; si innamorerà a prima vista di Ada,donna bellissima,avida e piena di sé,che respingerà da sempre il protagonista per sposarsi poi con Guido(antagonista di Zeno),successivamente al rifiuto di Ada,Zeno corteggerà Alberta,la quale manifesta apertamente la sua voglia di proseguire la carriera al costo del matrimonio;infine finisce con lo sposare con Augusta,donna disprezzata dall’autore per la sua bruttezza,ma da sempre innamorata di lui. Zeno non ama sua moglie,perlomeno non all’inizio del matrimonio,ma tuttavia nota come il suo matrimonio sia stato sereno e tranquillo ,al contrario di quello di Ada,dove malattie,tradimenti,suicidi,crolli economici prendono il sopravvento. Emerge quindi quanto detto precedentemente,gli inetti sopravvivono mentre gli abili soccombono.
Il romanzo e strutturato in 6 grandi capitoli:il fumo,la morte di mio padre,la storia del mio matrimonio,la moglie e l’amante,storia di un’associazione commerciale,psico-analisi. La tecnica narrativa utilizzata è il monologo interiore,notevole è la presenza di autoinganni durante tutto il corso della narrazione,che l’autore smaschererà abilmente. Inoltre la parte finale del romanzo assume la forma di un diario, ed è proprio nelle ultime pagine che il protagonista manifesta la sfiducia che ha nella psicanalisi,l’impossibilità di una cura,analizzando il corso degli andamenti storici .
Ancora un fallimento,pochi si accorgono della bellezza del romanzo,questa volta però intervengono James Joyce, che introduce lo scrittori negli ambienti francesi,mentre in Italia sarà un articolo di Eugenio Montale nella rivista “L’Esame”che farà arrivare i dovuti riconoscimenti all’autore.
La morte per un incidente automobilistico nel 1928 stronca la vita dell’autore proprio nel pieno del successo appena ottenuto.
Trattato Svevo,analizziamo gli esponenti europei contribuirono alla diffusione del romanzo psicologico.
DALL’ITALIA, VERSO L’EUROPA:JAMES JOYCE.
James Joyce nasce a Dublino nel 1882 ,da una buona famiglia borghese,fortemente impostata sui valori del cattolicesimo e sui principi di patria e nazionalismo. L’educazione che Joyce riceve è quindi inerente agli ideali familiari,frequenta il collegio dei gesuiti e riceve un’impostazione classica;in fase adolescenziale attraversa una crisi religiosa che lo porta quasi a farsi sacerdote,tale crisi si trasforma però in rifiuto e rigetto verso l’educazione ricevuta. Nel 1902 consegue la laurea in lingue straniere con la specializzazione in francese ed italiano;Abbandona quindi Dublino per un breve periodo e vi ritornò a seguito della morte della madre nel 1903. Durante l’esilio Joyce ha composto un primo racconto chiamato “Ritratto dell’artista da giovane o Dedalus”,pubblicato solo nel 1914,narra la storia di Dedalus giovane irlandese,il quale si ribella al nazionalismo irlandese, al conformismo morale e cattolico, attraversa una crisi che lo porta quasi a farsi sacerdote,A seguito di questa serie di rifiuti Dedalus giunge alla conclusione che l’unico rimedio e l’esilio volontario dall’Irlanda. Tale romanzo è autobiografico, in quanto viene narrata l’intera vita di Joyce.
Successivamente si trasferisce dapprima a Zurigo,poi a Trieste.
Nel soggiorno italiano Joyce compone 15 racconti dal titolo “Gente di Dublino”,anche questo romanzo è un’aspra critica alla società irlandese,bloccata,paralizzata,nei tre vincoli istituzionali:patria,famiglia,religione. I protagonisti della racconto sono uomini comuni frustrati,stanchi di rispettare tali istituzioni.
Lo scoppio del primo conflitto mondiale porta l’autore a trasferirsi nuovamente a Zurigo ,insieme alla compagna,tra il 14 ed il 19 compone ”Ulisse”. Successivamente si trasferisce a Parigi nel 1920, qui pubblica l’Ulisse nel ‘22,in quanto il romanzo ha urtato per lunghi anni il perbenismo morale borghese. Per comprendere il motivo di tale scandalo è indispensabile analizzare la struttura del romanzo.
1. L’epopea di due razze(Israele - Irlanda):Joyce confronta questi due popoli perché accomunati dal concetto di esilio,l’ebreo si sente straniero in qualunque posto,nonostante sia perfettamente inserito,si sente un esule,appartenente ad un popolo che non ha una propria collocazione,ne nel presente,ne nel futuro;allo stesso modo l’irlandese è esule nella propria terra poiché si sente sia irlandese che inglese. Tale personaggio che racchiude in se entrambe le caratteristiche e Bloom,ebreo non praticante,che vive a Dublino;Bloom costituisce l’Ulisse moderno,che niente ha da scoprire e vaga senza meta per la città.
2. il ciclo del corpo umano:ogni episodio,ogni azione dei personaggi si ricollega ad una precisa funzione de corpo umano,ampiamente esplorato. Ciò rappresenta un forte atto provocatorio,ad esempio viene descritto il pensiero del personaggio all’atto della defecazione,oppure ancor di maggior scalpore,Joyce espone i pensieri erotici di Bloom,descrivendo anatomicamente l’atto della masturbazione.
3. La storiella di una giornata:la narrazione si svolge dall’alba alla notte inoltrata del 16 giugno 1904,il rapporto dei tre personaggio è complicato da vari legami,Bloom è alla ricerca di un figlio maschio, Dedalus è alla ricerca di un padre,Molly è la moglie infedele di Bloom,la quale potrebbe esser madre di Dedalus,nonché sua amante. Bloom rappresenta quindi il joyce vecchio,stanco della quotidianità e della monotonia,Dedalus è il Joyce giovane,alla ricerca degli ideali per cui valga la pena vivere.
4. trasferire il mito dell’eroe ,nella società odierna;questa mescolanza tra il mitoeroico e lo squallore che caratterizza il presente,Joyce ottiene il suo scopo di realizzare un romanzo dissacrante.
5. Poiché i personaggi sono ampiamente complessi,l’idea di Joyce era quella di rappresentare i loro pensieri,o meglio, in un romanzo spesso emergono solo i pensieri pronunciati,magari contrari a ciò che si pensa,l’autore voleva, invece ,presentare i pensieri nella mente,nello stesso caos in cui si manifestano,utilizza perciò il flusso di coscienza,tecnica disordinata,che non ha un filo logico,procedendo per associazioni imprevedibili. Questo spiega infatti la mancanza di punteggiatura,che sta a sottolineare,la rapidità ed il disordine dei pensieri. L’insieme di tutti questi aspetti portano il romanzo alla censura,Joyce ha infatti prodotto un gigantesco romanzo,basato sul nulla,sul vuoto.
Lo scoppio della 2° guerra mondiale lo riporta per l’ennesima volta nel 1941 a Zurigo,dove muore nello stesso anno.
FRANZ KAFKA .
Franz Kafka nacque a Praga nel 1883 da un’agiata famiglia di commercianti ebrei;in quanto primogenito tutte le aspettative sociali del padre si riversarono nel figlio. Il rapporto con il padre condizionerà psicologicamente kafka,il quale non riuscì a rispondere completamente alle aspettative del padre;la figura autoritaria del padre portò Kafka ad una percezione di sé molto fragile e precaria. Nel 1906 conseguì la laurea in Giurisprudenza,ebbe la fortuna di trovare un amico fidato,che gli stette accanto tutta la vita,Max Brod. Da sempre Kafka manifesta una doppia sensazione:si sente perfettamente estraneo alla borghesia ebraica e alla sua famiglia,allo stesso tempo inestricabilmente legato. Il rapporto con il padre pregiudica fortemente la sua esistenza,in quanto l’autore non sentendosi un buon figlio,non ritiene nemmeno di poter diventare un buon padre,inoltre non è uno scrittore di professione semplicemente svolge al meglio il lavoro ottenuto. Sono questi i presupposti che porteranno poi alla costruzione della narrativa dell’assurdo;Kafka nonostante sia una delle manifestazioni più tangibili della crisi tra i due secoli,proprio per l’estraniamento dalla realtà,non si riconosce nel romanzo psicologico. A Kafka non importa analizzare l’Io,non vuole conoscere la spiegazione della frammentazione dell’Io,vuole conoscere la semplice descrizione. Tra il 1911 e il 1914 Kafka compone il suo primo romanzo,pubblicato alla sua morte dall’amico,il cui titolo è “America”.Il protagonista è un adolescente mandato a New York dopo essersi fatto sedurre da una cameriera,qui viene ospitato da uno zio miliardario,e per un breve periodo l’adolescente ritrova una figura paterna,a seguito di una disobbedienza il giovane viene cacciato nuovamente,ritrovandosi completamente solo nella città. In questo romanzo compaiono le prime tematiche kafkiane,ovvero:la realtà viene presentata come priva di senso e d’ordine,il protagonista si trova confuso e spaesato,fin quando non ritrova in un circo la serenità.Purtroppo il romanzo rimane incompiuto,per cui non è possibile sapere quali risvolti la narrazione avrebbe potuto prendere.
Nel 1912 vengono pubblicati due importanti racconti;”il verdetto”,e “la metamorfosi”.
Nel “verdetto” il protagonista vive un rapporto conflittuale con la figura paterna. I temi trattati sono quelli della colpa,della pena,della morte. La situazione è così assurda che il padre condanna a morte il figlio,il quale si uccide per liberare il padre della sua presenza indegna.
Nella “metamorfosi”il conflitto è esteso all’intera famiglia,il protagonista si estrania sempre più dalla realtà fino a trasformarsi un un grosso insetto,ed a morire in casa.
La casa,la figura paterna rappresentano punti cruciali dai quali il protagonista non riesce ancora a staccarsi.
Dote notevole posseduta da Kafka è la capacità di descrivere le situazioni più assurde e irreali con assoluto realismo naturalistico,quasi come se stesse descrivendo una situazione assolutamente “normale”.
Nel 1915 viene pubblicato “il processo”,il tema è sempre il medesimo,il protagonista è condannato per un reato,ma questa volta non si sa quale sia il reato,non si sa dove e come si svolge il processo, non si sa chi sia la legge. Il protagonista finisce con l’essere condannato e successivamente ucciso per una colpa che non ha commesso. Kafka è quindi costantemente alla ricerca della verità,lotta per cercare una spiegazione,l’uomo compie quindi un percorso per arrivare a trovare un senso che probabilmente non esiste. La sensazione che riassume tutto sono l’angoscia e il vuoto.
Successivamente pubblica “lettera al padre”dove spiega il rapporto conflittuale con il padre,senza condannarlo o accusarlo,manifestando solo le enormi differenze che li rendono così distanti.
Anche l’ultimo romanzo scritto nel 1922, “il castello” rimane incompleto.
Nel 1924 si conclude l’esistenza di kafka,scrittore dalla vita non facile e tormentata,scrittore esule ed estraneo,ma continuo ricercatore della verità e della spiegazione.
THOMAS MANN .
Thomas Mann nacque nel 1875 in una ricca famiglia borghese a Lubecca, città della Germania del nord. Mann non seguì gli studi universitari,inizialmente lavorò,e dopo collaborò con alcuni giornali locali. A soli 26 anni pubblico il suo primo libro, “I buddenbrook”,dove viene narrata la decadenza di una ricca famiglia borghese. Nella narrazione emerge la crescente sfiducia dei valori borghesi,e il fascino estetizzante per l’arte,che assume una forma patologica ed irrazionale nell’ultimo componente della famiglia. Temi autobiografici,l’autore stesso critica il vuoto esistenziale della borghesia,ma al tempo stesso non riesce a staccarsi da quest’ultima che rappresenta la vita sana e normale,di conseguenza trova nell’arte il fascino estetizzante,ma avverte qualcosa di morboso nella vita artistica.;è quindi presente una molteplice visione dell’arte e della borghesia, quasi contraddittoria. Nel successivo romanzo,del 1903,chiamato”Tonio Kröger” tale conflitto emerge ulteriormente in quanto il protagonista si rende conto che vita artistica e borghese non posso coesistere,per cui abbandona il suo mondo di provenienza.
Thomas Mann inizialmente è un nazionalista,favorevole al conflitto,dopo aver osservato il tragico evento della guerra, i suoi ideali cambieranno,l’autore si spingerà verso il socialismo ed anche la sua produzione varierà,in quanto sarà portavoce di molti problemi storici e sociali del suo tempo,abbandonando l’estetismo irrazionale dei suoi primi due romanzi. Nel romanzo “La montagna incantata” ,pubblicata nel 1924,per la quale riceverà il premio Nobel,il protagonista non è più un borghese,ma un uomo comune che subisce il fascino della malattia,rimanendo in un sanatorio per 7 anni,fino allo scoppio della grande guerra mondiale. Nei successivi romanzi,notevoli sono i riferimenti e le critiche alla Germania nazista. Esiliato dalla Germania si trasferirà in America,dove collaborerà con la BBC per trasmettere dei radio messaggi in tedesco. Nel ’47 torna in Germania,dove viene ampliamente glorificato. Nell’ultima parte della produzione letteraria emerge un altro romanzo”Le confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull”,andando a scavare ancora una volta nell’animo borghese, il protagonista è un capitalista,un arrivista,uomo d’inganno,che riesce comunque ad avere successo proprio grazie a ciò.
La riflessione finale che Mann presenta,è che la “malattia” non risiede solo nell’animo tormentato dell’artista,ma è presente nella stessa borghesia. L’unica fede conservata dall’autore è verso la cultura umanistica in grado di stabilire un legame tra la ragione e i valori.
MARCEL PROUST.
Marcel Proust ,nasce in una ricca e rispettata famiglia borghese,conclusi gli studi liceali si iscrive alla facoltà di giurisprudenza,sotto consiglio del padre,conseguendo la laurea;l’aggravarsi dell’asma di cui soffre,rende impossibile una carriera diplomatica,per cui l’autore si dedica alla scrittura,sua grande passione. A Parigi frequenta i migliori salotti dell’alta società sviluppando un atteggiamento contraddittorio, Proust critica la borghesia,la mondanità,ma con il suo modo di criticare,di disprezzare,fa egli stesso mondanità. Prust nella sua prima produzione manifesta un atteggiamento snob,quasi da esteta,ed ha modo di conoscere l’alta società francese nella crisi tra i due secoli. Nel 1903 e nel 1905 muoiono il padre e la madre,il giovane snob rimane completamente solo,si chiude in un appartamento foderato in sughero,per non sentire il frastuono del presente,in questa condizione di disperata solitudine,l’autore vi rimane per 2 anni. È questo il cambiamento radicale dell’autore,che se nella sua giovinezza poteva quasi esser considerato un dandy,adesso manifesta una personalità rigida e severa. Trascorsi 2 anni, collabora con alcuni giornali,dal 1909 fino alla morte nel 1922,lavora ad un ‘unica grande opera “Alla ricerca del tempo perduto”costituita da ben 7 romanzi,di cui 4 pubblicati in vita,e 3 dopo la sua morte. Tale opera è certamente influenzata dalle teorie di Bergson(precedentemente citate) di cui l’autore ne era affascinato,il ricordo diventa la dimensione esistenziale,verso la quale confluisce il percorso culturale di Proust. Il romanzo non è altro che la ricostruzione di una vita,attraverso ricordi,anche di fatti minimi e irrilevanti che affiorano alla memoria,dai quali scaturiscono altri ricordi. Proust rappresenta qualcosa di nuovo,la sua narrativa è libera,svincolata da qualunque ordine e schema. Inoltre analizza il passato ritenendo che dal presente, e dal futuro non ci sia più niente da conoscere. Il suo cambiamento sottolinea inoltre l’acuta sensibilità,nel percepire la crisi di una società in cui l’arte perde il suo ruolo,l’artista non è più ne vate,ne veggente. La memoria non è quindi intesa solo come fonte di ricordo,ma come capacità di rivivere il passato.
CRITICHE CONCLUSIVE.
Tutti gli autori analizzati costituiscono una vasta area della letteratura europea del 900. Tutti gli autori presentati compiono un analisi critica e diretta del disagio esistenziale provato nel passaggio tra i due secoli,ma ognuno differisce fortemente,dall’altro,nonostante tutti siano collocati all’interno della stessa corrente letteraria, quella decadente/psicologica.
Quali sono gli aspetti in comune?E perché? In cosa,quindi,differiscono?
L’aspetto comune da cui partire riguarda sicuramente la differente figura dell’intellettuale del 900 rispetto alle precedenti.
La guerra,il nazionalismo,lo scontro tra le classi sociali,hanno “schiacciato” gli intellettuali che si sono sentiti sradicati e senza ruolo. L’arte in questo periodo storico aveva perso tutte le sue funzioni pedagogiche,in quanto non aveva alcuna funzione specifica,la crisi dei valori ha quindi condotto gli intellettuali ad una cruda anali del momento storico.
Caratteristica comune a tutti è perciò l’estraniamento della realtà sociale del primo '900 italiano.
Le differenze riguardano il modo di narrare,ogni autore lavora ad un diverso “livello di crisi”,cambiano quindi i temi trattati,i quali sono certamente autobiografici.
LA CRISI PERCEPITA NELL’ARTE:IL SURREALISMO.
Caratteri generali. Il surrealismo è un movimento artistico/letterario nato ufficialmente in Francia nel 1924 con la pubblicazione del "Manifeste surréaliste" ad opera di André Breton .Il surrealismo rappresenta un movimento d'avanguardia che ebbe la sua massima espressione nel periodo fra le due guerre. Nel manifesto surrealista, Breton, definisce il Surrealismo come un "automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale". Il surrealismo vuole quindi esprimere l' animo umano globalmente, senza i vincoli della ragione che con la sua razionalità dettata dall’educazione fin dall’età infantile condiziona l’uomo, il quale deve reprimere le pulsioni che cercano di emergere per divenire,quindi quello che la realtà con divieti e regole impone di essere. Viene ancora una volta riproposto il conflitto tra il Super-Io e l’Es;ma il surrealismo tende ad esaltare l’Es,affinché estrinsechi e si manifesti in tutta la sua forma più pura. Per raggiungere tale condizione occorre perciò lasciarsi guidare dall’inconscio, come accade nel sogno, quando le immagini si susseguono senza un legame apparente, rivelando la nostra realtà recondita, molte volte ignota a noi stessi.
Il surrealismo cerca di scoprire il meccanismo con il quale opera l'inconscio, non soltanto durante il sonno, ma anche durante la veglia, lasciando che un'idea segua l'altra senza la alcun filo logico. Nodi focali del pensiero surrealista sono la riconsiderazione della componente irrazionale il promuovere la creatività umana e la volontà di esprimere, attraverso l'arte, le manifestazioni del subconscio:se nella civiltà per poter convivere siamo costretti ad un grado di infelicità causato da regole e blocchi,almeno nell’arte bisogna manifestare il proprio inconscio senza alcuna restrizione. Fra i principali surrealisti ricordiamo: Joan Mirò, René Magritte, Salvator Dalì, Max Ernst, Marcel Duchamp, e molti altri.

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la crisi tra i due secoli in tutte le sue forme.

Esempio



  


  1. alessio

    un tema riguardo il razzismo tra 800 e 900