Da Diocleziano alla fine dell'Impero d'occidente

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Testo

DA DIOCLEZIANO ALLA FINE DELL’IMPERO D’OCCIDENTE
Nel 476 d.C. è la data della fine di questo periodo. Si verificarono profondi mutamenti:
1. demografici (insediamento dei popoli germanici)
2. economici (la crisi del commercio internazionale)
3. religiosi (affermazione cristianesimo come religione ufficiale)
4. sociali (crisi demografica)
5. politici (la scomparsa dell'impero romano come stato unitario)
Nel 410 d.C. è la crisi del mondo antico simboleggiata dal saccheggio di Roma da parte dei visigoti. L'aristocrazia romana pensa che sia giunta la fine della civiltà, mentre i cristiani vedono negli eventi di questo periodo solo la fine di un ciclo storico.
Nel 284 d.C., il poter passò nelle mani di Diocleziano, un soldato che era riuscito a ripristinare l'ordine dell'impero e a difenderne i confini. Egli fu autore di alcune riforme che rinnovarono l'impero romano.
Per sopravvivere l'impero avrebbe dovuto fondarsi sulla struttura militare, un’organizzazione amministrativa, una gestione del poter del tutto nuova.
Diocleziano riordinò anzitutto l'esercito. Il numero dei soldati assegnati a ogni legione fu diminuito, perché nessun comandante avesse la possibilità di usare grandi masse di soldati per tentare colpi di stato, in cambio venne aumentato il numero delle legioni.
L'esercito fu diviso in due parti:
• le truppe di frontiera: avevano il compito di pattugliare i confini.
• le truppe da combattimento: erano stanziate nelle retrovie, sotto il comando dell'imperatore.
Il territorio venne ripartito in dodici "diocesi" che raggruppavano più province. Le varie diocesi furono raggruppate in quattro regioni più ampie, ciascuna governate da un personaggio di dignità imperiale: Diocleziano che spartì il potere con altre tre persone di sua fiducia, il governo diventò una "tetrarchia", cioè governo a quattro.
Diocleziano assunse il titolo di Augusto a si scelse un collega Massimiano. I due augusti nominarono a loro volta due cesari, Galerio e Costanzo Cloro.
Alla morte di un augusto il rispettivo cesare sarebbe diventato augusto e avrebbe nominato un altro cesare come successore.
La riforma fondamentale di Diocleziano fu quella fiscale, occorrevano notevoli risorse finanziarie, quindi lo stato doveva contare su proventi fissi e programmare le spese. Fu calcolata per ogni provincia la quantità di terra coltivabile: a ogni estensione di terra corrispondeva un cittadino da tassare. In città gli abitanti liberi "curiali" erano responsabili del pagamento delle imposte calcolate dai funzionari imperiali.
Lo stato pur raggiungendo l'obiettivo di poter contare su redditi certi di ogni anno, doveva impedire che un contadino o un artigiano abbandonasse la propria città, perché questo avrebbe determinato una diminuzione del tributo. Fu vietato, quindi di cambiare residenza e, alla morte, il figlio doveva esercitare la professione del padre.

Ci fu una crisi economica, perché mantenere un appartato statale di simili proporzioni, esauriva completamente le risorse. L'inflazione continuava a crescere, così Diocleziano decise di imporre un prezzo massimo (calmiere) su mille prodotti, allo scopo di limitare i prezzi. Il risulto fu che le merci a prezzo politico scomparvero dal mercato, poiché nessuno aveva interesse a venderle.
La politica di Diocleziano mirava alla pianificare e controllare ogni aspetto della vita politica, economica, sociale e religiosa. Diocleziano avviò quindi una nuova campagna di persecuzioni anticristiane. Imponevano la distruzione delle chiese, la proibizione della celebrazione dei ritti la reclusione del clero e l'esclusione dei cristiani dalle cariche pubbliche.
Nel 305 d.C., dopo una spinta di una serie di pronunciamenti militari, divenne imperatore d’Occidente Costantino (figlio del cesare Costanzo Cloro).
Nel 324 d.C. Costantino riunì tutto il potere nelle proprie mani e diede inizio a una nuova dinastia.
Costantino fu l'ultimo grande imperatore della storia romana; lui era convinto della necessità di uno stato "forte" e riorganizzò la società in questa direzione: voleva un esercito efficiente, il potere centrale nelle sue mani, eliminare i conflitti religiosi e culturali e una classe dirigente che credeva nella monarchia.
Nel 313 d.C. c'è l'editto di Milano: questa data è molto importante perché Costantino concesse la libertà di culto ai cristiani; prolungò poi una serie di leggi in favore e infine si convertì egli stesso, la chiesa si affianca allo stata e divennero strettamente solidali. Anche i cristiani entrarono a far parte dell'esercito e della situazione politica.
ORIGINE DEL POTERE TEMPORALE DELLA CHIESA: la chiesa comincia non solo a comandare sulle anime, ma anche sul potere.
Costantino all'inizio era tutore della religione cristiana, poi divenne il pontefice Massimo che era il funzionario dello stato.
L'imperatore nel 325 d.C inaugurò il concilio di Nicea, cioè una riunione di tutti i papi, vescovi e cattolici. Introduce anche la dottrina ariana che sosteneva la natura di cristo.
Costantino riordina l'esercito mettendo dei barbari nei posti di comando. Questo comportamento fu criticato dagli storici. Costantino muore nel 337 d.C.
Alla morte di Costantino il potere passò ai figli Costantino Il, Costante e Costanzo. Costantino II muore, e salgono al trono Costante e Costanzo, e spartirono l'impero. In questo periodo Milano e Costantinopoli le due vere capitali dell'impero. Costante rimane vittima di un ribellione, rimane Costanzo e come successore sceglie Giuliano, che si rivelò un abile generale, così si profilava una guerra civile tra i due cugini, ma poco dopo Costanzo morì e Giuliano si trovò a essere l'unico imperatore nel 361 d.C.
Giuliano era un intellettuale di formazione filosofica che imitava l'esempio di Marco Aurelio. Il breve regno di Giuliano, cioè 361-363 d.C., vide il ritorno del paganesimo (religione pagana) per cui egli fu chiamato dai cristiani l’Apostata.
Per rendersi popolare tra le masse, decide di dare un colpo decisivo all'impero dei Persiani, però fu costretto a ritirarsi e durante uno scontro fu ucciso da una lancia. I suoi successori si affrettarono ad abolire le leggi che egli aveva disposto contro i cristiani.
In questo periodo l'impero era diviso tra due sovrani: Graziano regnava sulla parte occidentale, Valente su quella orientale. Nella parte orientale ci sono i visigoti che vogliono entrare nell'impero, Valente accetta, e si ritrova in guerra. Purtroppo vince la guerra i Goti.
Dopo Valente arriva Teodosio un generale di origine spagnola e cercò un accordo con i Goti, accettano di stipulare la pace e si stabilirono nelle province danubiane come alleati dell'impero.
Teodosio e Graziano regnarono insieme per alcuni anni e nel 380 d.C. pubblicarono un editto di Tessalonica con cui venivano colpiti i culti pagani e il cristianesimo diveniva l'unica religione ammessa all'impero. A causa di questo editto si cercò di cancellare il paganesimo. La reazione dei pagani determinò un ribellione che portò sul trono d'Occidente uno di loro, il senatore Eugenio. Tra Teodosio e Graziano scoppiò una guerra, l’unica Guerra di religione, termine della quale Eugenio venne sconfitto e ucciso, presso Aquileia (394 d.C.).
Teodosio, dopo la morte di Graziano nel 383 d.C. aveva riunito il potere imperiale in una sola persona: egli fu l'ultimo imperatore regnare sopra un impero unito.
Alla morte di Teodosio nel 395 d.C., l'impero venne diviso tra i sui due figli: Arcadio (parte orientale) e Onorio (parte occidentale)
Questi due figli non furono grandi imperatori, poiché essi erano ancora due ragazzi sottoposti al controllo di tutori di corte. Le tribù dei Goti erano tenuti sotto controllo con tributi in denaro o terre, ma le loro esigenze aumentavano, e le risorse dello stato diminuivano. In questa situazione il vero capo fu Stilicone, un condottiero vandalo. Combatte i visigoti, che erano entrati in Italia; però questa fu l'unica sua vittoria.
L'impero venne assalito dai barbari, dai germani, dai vandali e dagli unni.
Alla corte imperiale di Ravenna prevalse la corrente antibarbarica che ottenne la condanna a morte di Stilicone, nel 408 d.C.
Nel 410 d.C. i visigoti di Alarico saccheggiano Roma. Poco dopo, Alarico muore.
Nelle regioni occidentali dell'impero si stanziarono altre tribù germaniche.
I vandali, sotto la guida del re Genserico, riuscirono a penetrare in Africa e ad assalire la provincia romana. I romani dovettero cedere: i vandali conquistarono Cartagine e s'impadronirono dell'intera provincia (429 d.C.).
Gli unni erano un popolo nomade di origine asiatica, al comando di Attila.
Attila assalì dapprima le regioni orientali dell'impero: molte città furono devastate e i loro abitanti deportati. Dopo si rivolse contro Occidente, in quegli anni l'esercito era al comando di Ezio, un nobile di origine Gallica, che riuscì ad ottenere l'alleanza con i visigoti. Ed insieme riuscirono a sconfiggere Attila.
L'anno seguente devastarono l'Italia nord-orientale, ma la peste e la minaccia di un attacco da parte dell'impero d'Oriente li spingono a ritirarsi.
Imperatore d'Occidente: Valentiniano III uccide Ezio, ma poco dopo anche lui viene assassinato. I vandali approfittano del vuoto di potere e assaliscono Roma (455 d.C.), la città venne praticamente spogliata di ogni ricchezza. Negli anni successivi nessun imperatore riuscì a ricostruire l'impero d'Occidente.
Nel 476 d.C. è la fine dell'impero d'Occidente con imperatore Romolo Augustolo.

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