Civiltà di roma

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Testo

G L I E V E N T I
814 a.C.
§ Fondazione di Cartagine
753 a.C.
§ Fondazione di Roma, per Varrone - Regno di Romolo (fino al 715 a.C. [?]) – Guerre con Fidene e Veio – Tito Tazio condivide il trono
§ Il Palatino è abitato per primo - Primi ordinamenti – Ratto delle Sabine – Fusione tra Sabini e Romani – Prime istituzioni religiose
715 a.C.
§ Regno di Numa Pompilio (fino al 670 a.C. [?])
670 a.C.
§ Regno di Tullo Ostilio (fino al 640 a.C. [?])
665 a.C.
§ Sconfitta di Albalonga
640 a.C.
§ Regno di Anco Marzio – Guerre con i Latini
§ Si costruiscono il ponte Sublicio ed il porto di Ostia
616 a.C.
§ Regno di Tarquinio Prisco (fino al 578 a.C. [?})
§ Si inaugurano il Circo e la Cloaca Massima
600 a.C.
§ Primi contatti di Roma con gli Etruschi e loro influsso
§ Primi documenti scritti
578 a.C.
§ I figli di Anco Marzio uccidono Tarquinio Prisco
568 a.C.
§ Regno di Servio Tullio (fino al 534 a.C. [?]) – Trattato con i Latini
§ La riforma serviana: nuovo ordinamento delle centurie e suddivisione della plebe in classi e tribù – Mura Serviane – Santuario della Federazione Latina sull’Aventino
534 a.C.
§ Regno di Tarquinio il Superbo (fino al 510 a.C. [?])
§ Celebrazione delle Feriae Latinae
524 a.C.
§ Resa di Gabi – Assedio romano di Ardea – Vittoria di Latini e Calcidesi di Cuma sugli Etruschi – Caduta della Monarchia
509 a.C.
§ Fuga di Tarquinio il Superbo – Fondazione della Repubblica, secondo Varrone
508 a.C.
§ Primo trattato commerciale di Roma con Catagine, secondo Polibio
508 a.C.
§ Fuga di Tarquinio il Superbo a Cere
500 a.C.
§ Divisione del Latium vetus
493 a.C.
§ Vittoria dei Romani al Lago Regillo – Foedus Cassianum: alleanza romano-latina
491 a.C.
§ Guerra con i Volsci
486 a.C.
§ Sacrificio dei Fabi al fiume Cremera
§ Lex agraria di Sp. Cassio
481 a.C.
§ Vittoria dei Siracusani sui Cartaginesi ad Imera
471 a.C.
§ Calcidesi e Siracusani vincono gli Etruschi a Cuma
§ Rogatio Publilia de tribunis – Ordinamento dei concilia plebis tributa
470 a.C.
§ Divisione del territorio in 16 tribù rustiche ed in 4 urbane
456 a.C.
§ Lex Icilia: seconda legge agraria – I Decemviri legibus scribendis in Grecia
451 a.C.
§ Spodestati i Decemviri – Redazione delle XII Tavole (450 a.C. [?])
449 a.C.
§ Leges Horatiae Valeriae: sui plebisciti
445 a.C.
§ Lex Canuleia: si concede alla plebe lo ius connubi
444 a.C.
§ I plebei sono ammessi al tribunato consolare
431 a.C.
§ Vittoria di Cincinnato sugli Equi
405 a.C.
§ Guerre tra Dionigi ed i Cartaginesi (fino al 367 a.C.)
396 a.C.
§ Il dittatore Camillo distrugge Veio
390 a.C.
§ Roma è conquistata dai Galli dopo la disfatta al fiume Allia
366 a.C.
§ Leges Liciniae Sextiae a favore dei plebei – Primo console plebeo è L. Sestio – Istituzione degli edili curuli
358 a.C.
§ Latini ed Ernici rinnovano il patto di alleanza con Roma
§ L’esercito si dà un nuovo assetto
356 a.C.
§ Rutilo è il primo dittatore plebeo
354 a.C.
§ Trattato di alleanza tra Romani e Sanniti
351 a.C.
§ Rutilo è il primo censore plebeo
348 a.C.
§ Patto romano-capuano (fino al 340 a.C.)
§ Rinnovo del trattato commerciale con Cartagine (è il primo secondo Diodoro)
343 a.C.
§ Prima guerra sannitica (fino al 341 a.C.)
§ La via Appia arriva a Capua – Trattato Roma/Taranto – Ristrutturazione dei manipoli romani
339 a.C.
§ Leges Publiliae Philonis: sui plebisciti
338 a.C.
§ Sconfitta dei Latini insorti – Scioglimento della Lega Latina – Vittoria di Siracusa su Cartagine nella battaglia del Crimiso
337 a.C.
§ Napoli assediata dai Romani
327 a.C.
§ Seconda guerra sannitica (fino al 304 a.C.)
326 a.C.
§ Resa di Napoli e sua annessione
321 a.C.
§ Sconfitta di un esercito romano alle Furculae Caudinae
316 a.C.
§ Ripresa della guerra sannitica
314 a.C.
§ Scontri tra Agatocle ed i Cartaginesi (fino al 289 a.C.)
308 a.C.
§ Rulliano vince gli Etruschi e si stipula una tregua di 40 anni
306 a.C.
§ Nuovo trattato commerciale tra Roma e Cartagine
304 a.C.
§ Fine della seconda guerra sannitica
300 a.C.
§ Lex Ogulnia: la plebe può accedere al Pontificato
298 a.C.
§ Terza guerra sannitica (fino al 290 a.C.) – Etruschi, Galli, Sanniti, Umbri e Piceni si coalizzano contro Roma
295 a.C.
§ I Romani vincono a Sentino
290 a.C.
§ Si stipula la pace con i Sanniti
§ Espandersi dell’economia romana e suo entrare in contatto con il mondo ellenistico e con la Magna Grecia
287 a.C.
§ Lex Hortensia: sui plebisciti
283 a.C.
§ Vittoria sui Galli Boi al Lago Vadimone
282 a.C.
§ Roma si allea con Turi
281 a.C.
§ Guerra con Taranto
280 a.C.
§ Sbarco di Pirro in Italia e sua vittoria ad Eraclea
§ Discorso di Appio Claudio contro Pirro
279 a.C.
§ Vittoria di Pirro ad Ascoli Satriano
278 a.C.
§ Alleanza tra Cartagine e Roma
278 a.C.
§ Pirro in Sicilia (fino al 276 a.C.)
276 a.C.
§ Dopo le vittorie in Sicilia ritorno in Italia di Pirro
275 a.C.
§ Sconfitta di Pirro a Maluentum e sua partenza per l’Epiro
273 a.C.
§ Trattato tra Roma e Tolomeo Filadelfo
272 a.C.
§ Resa di Taranto
§ Livio Andronico a Roma
270 a.C.
§ Roma, con l’aggregazione di Locri, Reggio, Turi e Velia, tocca l’estremo lembo della Penisola
§ Nasce Nevio [?] – La via Appia raggiunge Brindisi
265 a.C.
§ Sconfitta dei Mamertini ad opera dei Siracusani
264 a.C.
§ I Romani sbarcano a Messina – Inizia la prima guerra punica
§ Si introducono a Roma i combattimenti gladiatorii
264 a.C.
§ Prime tre campagne della guerra punica (fino al 262 a.C.) – Siracusa è accolta nell’alleanza – Agrigento è romana
260 a.C.
§ Il console C. Duilio vince per mare a Milazzo
§ Nasce Plauto [?]
259 a.C.
§ I Romani perdono la rocca di Enna
256 a.C.
§ Sconfitta cartaginese a Ecnomo – M. Vulsone e A. Regolo sbarcano a Clupea
255 a.C.
§ Sconfitta e cattura di A. Regolo in Africa
254 a.C.
§ Conquista di Palermo
250 a.C.
§ Assedio di Lilibeo
249 a.C.
§ P. Claudio Pulcro è sconfitto per mare a Trapani
247 a.C.
§ Amilcare Barca è inviato in Sicilia
241 a.C.
§ L. Catulo sconfigge i Cartaginesi alle isole Egadi – Pace con Cartagine
§ La Sicilia è una nuova provincia – Le tribù rustiche salgono a 31
240 a.C.
§ Prima rappresentazione di Livio Andronico
239 a.C.
§ Nasce Ennio
238 a.C.
§ I Romani occupano Sardegna e Corsica (237 a.C.)
237 a.C.
§ Amilcare in Spagna
235 a.C.
§ Prima rappresentazione di Nevio
234 a.C.
§ Nasce Catone
232 a.C.
§ Riforma dell’ordinamento centuriato – Politica agraria del tribuno Flaminio Nepote
229 a.C.
§ Amilcare muore e gli succede Asdrubale – Prima guerra illirica
227 a.C.
§ Si creano gli istituti della provincia e del praetor
225 a.C.
§ Sconfitta dei Galli a Talamone, presso Pisa
§ Nasce Cecilio [?]
223 a.C.
§ Campagna di C. Flaminio nella Transpadana
222 a.C.
§ Resa di Mediolanum – Il console M.C. Marcello sottomette gli Insubri
221 a.C.
§ Asdrubale è ucciso – In Spagna Annibale succede ad Asdrubale
220 a.C.
§ I Romani occupano i possessi illirici di Demetrio
§ Nasce Pacuvio – E’ costruito il Circo Flaminio – Sono istituiti i Ludi Plebei
219 a.C.
§ Assedio di Sagunto
218 a.C.
§ Roma dichiara guerra a Cartagine – Publio e Gneo Scipione vincono in Spagna – Sconfitte di P. Cornelio Scipione al Ticino e di Tiberio Sempronio Longo alla Trebbia
217 a.C.
§ Sconfitta di C. Flaminio Nepote al Trasimeno
216 a.C.
§ Vittoria di Annibale a Canne
212 a.C.
§ M. Claudio Marcello espugna Siracusa – Capua è riconquistata (211 a.C.)
211 a.C.
§ I due Scipioni muoiono in Spagna
210 a.C.
§ P. Cornelio Scipione in Spagna
209 a.C.
§ Scipione espugna Cartagena – Fabio Massimo riconquista Taranto
208 a.C.
§ Sconfitta di Asdrubale a Becula
207 a.C.
§ Vittoria di Scipione ad Ilipa – Sconfitta di Cartagine al Metauro – Morte di Asdrubale
§ Partenio di Livio Andronico
206 a.C.
§ Scipione ritorna in Spagna
205 a.C.
§ Pace tra Romani e Macedoni
§ Scipione eletto console – Plauto: Miles Gloriosus
204 a.C.
§ Scipione sbarca in Africa
§ Catone conduce Ennio a Roma
203 a.C.
§ Vittoria romana sui Cartaginesi e su Siface, re della Numidia – Scipione vince ai Campi Magni
202 a.C.
§ Vittoria romana a Naraggara presso Zama
201 a.C.
§ Fine della seconda guerra punica – Massinissa re della Numidia
§ Muore Nevio [?]
200 a.C.
§ Seconda guerra macedonica
§ Plauto: Stichus
197 a.C.
§ Vittoria romana a Cinocefale su Filippo V
§ Catone, dopo l’edilità, riceve la pretura in Sardegna
196 a.C.
§ T. Quinzio Flaminino proclama la libertà della Grecia
§ La Spagna Ulteriore e Citeriore sono province
195 a.C.
§ Consolato di Catone
194 a.C.
§ Nasce Terenzio [?]
192 a.C.
§ Guerra tra Romani ed Etoli
191 a.C.
§ Vittoria romana alle Termopili su Antioco III di Siria
§ Plauto: Pseudolus
190 a.C.
§ Vittoria di L. Cornelio Scipione a Magnesia su Antioco
189 a.C.
§ Ennio assiste alla caduta di Ambracia
188 a.C.
§ Pace di Apamea con Antioco
187 a.C.
§ Contrasti tra Scipione Africano e Catone
186 a.C.
§ Senatoconsulto sui Baccanali – Plauto: Casina
184 a.C.
§ Censura di Catone – Muore Plauto [?] – Cittadinanza romana a Ennio
183 a.C.
§ Suicidio di Annibale – Muore Scipione Afrcano
181 a.C.
§ Demetrio, figlio di Filippo V, è ucciso dal fratello Perseo
178 a.C.
§ Muore Filippo V e gli succede Perseo
171 a.C.
§ Terza guerra macedonica
170 a.C.
§ Terenzio legge l’Andria a Cecilio [?] – Nasce Accio
168 a.C.
§ L. Emilio Paolo vince Perseo a Pidna
§ Muoiono Ennio e Cecilio – Nasce Lucilio [?]
167 a.C.
§ La Macedonia è divisa in quattro distretti – Tra gli ostaggi achei giunge a Roma Polibio
166 a.C.
§ Successo dell’Andria di Terenzio
165 a.C.
§ Terenzio: successo dell’Eunuchus, insuccesso dell’Hecyra
163 a.C.
§ E’ ben accolto dalla platea l’Heautontimoroùmenos di Terenzio
161 a.C.
§ Terenzio: secondo successo dell’Eunuchus, primo successo del Phormio – Decreto di espulsione dei filosofi
160 a.C.
§ Terenzio: successo degli Adelphoe, nuovo fiasco e poi successo dell’Hecyra
159 a.C.
§ Muore Terenzio
150 a.C.
§ Cartagine contro Massinissa
§ Nasce Lutazio Catulo [?]
149 a.C.
§ Inizio della terza guerra punica
§ Muore Catone – Fiorisce il Circolo culturale degli Scipioni
148 a.C.
§ Vittoria romana su Andrisco
§ La Macedonia diviene provincia
147 a.C.
§ Insurrezione spagnola guidata da Viriato (fino al 139 a.C.)
146 a.C.
§ Distruzione di Cartagine – L. Memmio distrugge Corinto – Sono sciolte tutte le Leghe
§ L’Africa è provincia – Sono celebrati i Ludi Saeculares – La Grecia è sottomessa alla Macedonia
140 a.C.
§ C. Lelio cerca di rinnovare l’antica legge agraria sulla limitazione del possesso dell’ager publicus – Nasce l’oratore Crasso
138 a.C.
§ Muore Viriato
133 a.C.
§ Scipione Emiliano espugna Numanzia – Attalo III lascia i suoi possedimenti ai Romani
§ Tribunato di Tiberio Gracco: approvazione della legge agraria – Istituzione dei Triumviri Agris Dandis
132 a.C.
§ Trionfo di Scipione Emiliano
§ Muore Tiberio Gracco
131 a.C.
§ Censura di Metello Macedonico
130 a.C.
§ Morte di Pacuvio [?]
129 a.C.
§ Sempronio Tuditano vince la guerra istrica – Muore Scipione Emiliano
§ E’ approvata una legge di Scipione Emiliano che toglie ai Triumviri il potere di decidere sul riconoscimento del possesso dell’ager publicus
128 a.C.
§ L’Asia è provincia
125 a.C.
§ E’ conquistata la Gallia Narbonese (120 a.C.), che diviene provincia romana
124 a.C.
§ Tribunato di Gaio Gracco (fino al 123 a.C.)
123 a.C.
§ Lex Rubria: sulle colonie – Lex iudiciaria – Lex de provinciis consularibus
121 a.C.
§ Muore Gaio Gracco
116 a.C.
§ Nasce Varrone
114 a.C.
§ Nasce Ortensio
113 a.C.
§ Invasione di Cimbri e Teutoni
111 a.C.
§ Inizia la guerra contro Giugurta
109 a.C.
§ Il comando della guerra in Africa è affidato a Quinto Cecilio Metello
107 a.C.
§ Primo consolato di Mario – Mario assume il comando della guerra giugurtina
§ Riforma sul reclutamento militare
106 a.C.
§ Nascono Cicerone e Decimo Laberio
105 a.C.
§ Fine della guerra contro Giugurta – I Cimbri vincono presso Arausio
§ Nasce Attico
104 a.C.
§ Secondo consolato di Mario
§ Muore Turpilio
103 a.C.
§ Terzo consolato di Mario – Primo tribunato di Saturnino
§ Nasce F. Bibaculo
102 a.C.
§ Quarto consolato di Mario – Mario sconfigge i Teutoni ad Aquae Sextiae
§ Muore Lucilio
101 a.C.
§ Quinto consolato di Mario – Mario sconfigge i Cimbri ai Campi Raudii
100 a.C.
§ Sesto consolato di Mario – Secondo tribunato di Saturnino
§ Nasce Cesare
98 a.C.
§ Nasce Lucrezio
96 a.C.
§ Compaiono le maschere in teatro
92 a.C.
§ Rufo è accusato di concussione
§ Licinio Crasso espelle i retori latini
91 a.C.
§ Livio Druso tenta di promuovere riforme, ma viene assassinato
§ Muore Crasso
90 a.C.
§ Inizia il bellum sociale – Lex Julia – Cotta è esiliato
§ Nasce V. Catone – Muore Accio
89 a.C.
§ Termina il bellum sociale – Lex Plautia Papiria
88 a.C.
§ Consolato di Silla – Silla assume il comando della guerra contro Mitridate – Rufo con una legge trasferisce il comando della guerra da Silla a Mario – Inizia la guerra civile – Mario è bandito da Silla
87 a.C.
§ Silla parte per la guerra mitridatica – Mario, giunto in aiuto di Cinna, cacciato dal suo collega, occupa Roma – Rappresaglie di Mario
86 a.C.
§ Settimo consolato di Mario – Muore Mario – Secondo consolato di Cinna – Silla vince Mitridate a Cheronea e ad Orcomeno
§ Nasce Sallustio
85 a.C.
§ Terzo consolato di Cinna – Pace di Dardano
§ Rhetorica ad Herennium
84 a.C.
§ Quarto consolato di Cinna – Cinna è ucciso
§ Nasce Catullo
83 a.C.
§ Silla ritorna in Italia – Riprende la guerra civile – L. Murena attacca Mitridate con scarso successo – Q. Sertorio propretore in Spagna
82 a.C.
§ Silla vince i Mariani a Porta Collina – Dittatura di Silla
§ Nascono Calvo e V. Atacino
81 a.C.
§ Fine della seconda guerra mitridatica
§ Cicerone: Pro Quinctio
80 a.C.
§ Sertorio in Spagna contro Metello Pio
79 a.C.
§ Silla abdica
78 a.C.
§ Sertorio sconfigge Metello Pio – Morte di Silla – Contrasti tra Lepido e Catulo
§ Si inizia a costruire il tabularium
77 a.C.
§ Catulo vince Lepido al Ponte Milvio – Fuga di Lepido in Sardegna e sua morte – Cicerone ritorna dall’Oriente
§ Orazione di Cesare contro Dolabella
76 a.C.
§ Pompeo in Spagna contro Sertorio, contro il quale si segnala in battaglia Varrone
75 a.C.
§ Questura di Cicerone in Sicilia
74 a.C.
§ Mitridate si allea con Tigrane – Lucullo e Cotta sono inviati dal Senato contro Mitridate – Sconfitta di Cotta – Mitridate assedia Cizico – Vittoria di Lucullo – Successi di Sertorio in Spagna
73 a.C.
§ Mitridate è sconfitto a Cizico – Rivolta di Spartaco a Capua
§ L. Macro tribuno della plebe – Muore l’oratore Cotta
72 a.C.
§ Morte di Sertorio – Spartaco vince: il comando è affidato a M. Licinio Crasso
71 a.C.
§ Sconfitta e morte di Spartaco
70 a.C.
§ Primo consolato di Pompeo e Crasso – Mitridate si rifugia presso Tigrane – Processo a Verre – Scorrerie di pirati nel Mediterraneo
§ Nasce Virgilio – Cicerone: Verrinae
69 a.C.
§ Sconfitta di Tigrane e distruzione di Tigranocerta – Cicerone è edile
§ Nasce C. Gallo
68 a.C.
§ Richiamo di Lucullo dall’Oriente
§ Inizio dell’epistolario di Cicerone – Laudationes funebres di Cesare
67 a.C.
§ Ritorno di Mitridate dal Ponto – Lex Gabinia: si affida a Pompeo il comando della guerra contro i pirati – Varrone si distingue nella guerra contro i pirati
§ Muore Sisenna – Ultimo anno delle Historiae di Sallustio
66 a.C.
§ Pompeo contro Mitridate – Pretura di Cicerone – Lex Manilia: si affida a Pompeo il comando della guerra contro Mitridate
§ Cicerone: Pro lege Manilia
65 a.C.
§ Fuga di Mitridate – Edilità di Cesare
§ Nasce Orazio
64 a.C.
§ Pompeo conquista la Siria – Ponto e Bitinia sono eretti a provincia
63 a.C.
§ Morte di Mitridate – Congiura di Catilina – Consolato di Cicerone – Pontificato di Cesare – La Siria è provincia
§ Nasce Augusto – Cicerone: Catilinarie, Agrarie, Pro Murena
62 a.C.
§ Sconfitta e morte di Catilina – Ritorno di Pompeo dall’Oriente – Pretura di Cesare
§ Cicerone: Pro Archia
61 a.C.
§ Trionfo di Pompeo – Cesare propretore in Spagna
60 a.C.
§ Primo Triumvirato di Cesare, Pompeo e Crasso
59 a.C.
§ Primo consolato di Cesare – Cesare emana la Lex Agraria, la Lex de actis Cn. Pompei, la Lex de publicanis – Lex Vatinia: è conferito per cinque anni a Cesare il comando della provincia della Gallia Cisalpina
§ Nascono Tibullo e Livio – Varrone: Tricaranos
58 a.C.
§ Cesare conquista la Gallia (fino al 51 a.C.) – Pompeo fa costruire a Roma il primo teatro in muratura – E’ eretta la Basilica Julia – Esilio di Cicerone – Cesare sconfigge gli Elvezi
57 a.C.
§ Ritorno di Cicerone dall’esilio – Cesare sconfigge i Belgi
§ Cicerone: orazioni clodiane
56 a.C.
§ Convegno di Lucca tra i triumviri
§ Cicerone: Pro Sestio, Pro Caelio
55 a.C.
§ Secondo consolato di Pompeo e Crasso – Proroga del comando di Cesare in Gallia – Prima spedizione di Cesare contro i Britanni
§ Muore Lucrezio – Cicerone: De oratore
54 a.C.
§ Crasso proconsole in Siria – Spedizione di Crasso contro i Parti – Seconda spedizione di Cesare contro i Britanni – Muore Giulia, figlia di Cesare – Questura di Sallustio
§ Cesare: De analogia – Sallustio: Invectiva in Ciceronem – Muore Catullo – Cicerone: De re publica
53 a.C.
§ Crasso è sconfitto e muore a Carre – Cicerone àugure
52 a.C.
§ Insorge Vercingetorige – Assedio e resa di Alesia – Pompeo è console senza Collega – Uccisione di Clodio da parte di Milone – Sallustio tribuno
§ Cicerone: Pro Milone, De legibus – Cesare: stesura dei Commentarii – Muore Calvo
51 a.C.
§ Tentativo di privare Cesare del comando delle Gallie – La Gallia è provincia – Cicerone proconsole in Cilicia
50 a.C.
§ Sallustio è espulso dal Senato [?]
§ Muore Ortensio Ortalo
49 a.C.
§ Passaggio del Rubicone – Inizio della guerra civile – Pompeo fugge a Brindisi e poi a Durazzo – Cesare sconfigge i Pompeiani ad Ilerda – Resa di Marsiglia – Lex Roscia: si concede la cittadinanza ai Galli
48 a.C.
§ Dittatura di Cesare – Cesare sbarca a Durazzo e sconfigge Pompeo a Farsàlo – Morte di Pompeo in Egitto
§ Ristagno dei traffici
47 a.C.
§ Cesare sconfigge Farnace a Zela
46 a.C.
§ Seconda dittatura e terzo consolato di Cesare – Sconfitta dei Pompeiani a Tapso – La Numidia è provincia – Suicidio di Catone ad Utica – Pretura di Sallustio e suo proconsolato in Africa
§ Cicerone: Brutus, Orator – Cesare: Iter, Anticatones
45 a.C.
§ Sconfitta dei Pompeiani a Munda – I Parti ancora minacciosi – Cesare modifica il calendario
§ Cicerone: opere filosofiche
44 a.C.
§ Morte di Cesare (15 marzo) – Si fa largo Ottaviano
§ Cicerone: Topica, De officiis, Filippicae
43 a.C.
§ Secondo Triumvirato – Scontro di Modena
42 a.C.
§ Bruto e Cassio, sconfitti, cadono a Filippi
36 a.C.
§ Vittoria navale di Agrippa sui Pompeiani – M. Antonio si ribella in Egitto – Lepido esce dal Triumvirato
31 a.C.
§ Vittoria di Ottaviano su Antonio ad Azio
30 a.C.
§ Ottaviano in Egitto – Cleopatra muore – L’Egitto è provincia romana
27 a.C.
§ Nuova organizzazione delle province – Viene eretto il Pantheon – Regno di Augusto (fino al 14 d.C.) – Mutano le istituzioni romane
14 d.C.
§ Morte di Augusto a Nola ed acclamazione di Tberio ad imperatore
16 d.C.
§ Vittoria di Germanico su Arminio
19 d.C.
§ Morte di Germanico in Siria
23 d.C.
§ Morte di Druso, figlio di Tiberio
37 d.C.
§ Morte di Tiberio a Miseno ed acclamazione di Gaio Caligola ad imperatore
41 d.C.
§ Cherea uccide Caligola – Claudio, fratello di Germanico, viene acclamato imperatore – Nascita di Tiberio Claudio Germanico Britannico
43 d.C.
§ Inizio della conquista della Britannia
48 d.C.
§ Morte di Messalina ad opera di Narcisso
53 d.C.
§ Matrimonio fra Nerone ed Ottavia, figlia di Claudio
54 d.C.
§ Morte di Claudio ed acclamazione di Nerone ad imperatore
64 d.C.
§ Incendio di Roma e prime persecuzioni dei cristiani
65 d.C.
§ Congiura di Pisone
66 d.C.
§ Congiura di Corbulone
68 d.C.
§ Morte di Nerone e proclamazione di Galba ad imperatore
69 d.C.
§ Le legioni del Reno proclamano imperatore Vitellio – I pretoriani uccidono Galba e proclamano imperatore Otone – Le legioni di Vitellio sconfiggono Otone a Bedriaco: Otone si uccide – Le legioni di Oriente proclamano imperatore Vespasiano – In Roma, il 20 dicembre, è tolto di mezzo Vitellio
70 d.C.
§ Tito espugna Gerusalemme
79 d.C.
§ Morte di Vespasiano – Eruzione del Vesuvio e distruzione di Ercolano, Pompei, Stabia – E’ imperatore Tito (fino all’81 d.C.)
80 d.C.
§ Viene terminata la costruzione del Colosseo
81 d.C.
§ E’ imperatore Domiziano (fino al 96 d.C.)
96 d.C.
§ E’ imperatore Cocceio Nerva (fino al 98 d.C.)
98 d.C.
§ E’ imperatore Ulpio Traiano (fino al 117 d.C.)
101 d.C.
§ Prima campagna contro i Daci (fino all’anno successivo)
105 d.C.
§ Seconda campagna contro i Daci (fino al 107 d.C.)
113 d.C.
§ Campagna di Traiano contro i Parti
117 d.C.
§ Morte di Traiano a Selinunte di Cilicia – Regno di Adriano (fino al 138 d.C.)
132 d.C.
§ Insurrezione giudaica in Palestina (fino al 135 d.C.) e sua repressione
136 d.C.
§ Adriano designa suo successore Lucio Ceionio Commodo
138 d.C.
§ Morte di Lucio Ceionio Commodo e nuova designazione nella persona di Antonino (sarà imperatore fino al 161 d.C.)
161 d.C.
§ Subentra Marco Aurelio (all’impero fino al 180 d.C.) che si associa Lucio Vero
163 d.C.
§ Lucio Vero allontana i Parti dall’Armenia
165 d.C.
§ Pace tra Roma ed i Parti
169 d.C.
§ Morte di Lucio Vero
175 d.C.
§ Vittoria di Marco Aurelio sui Marcomanni – Effimera proclamazione del pretendente al trono Avidio Cassio in Oriente
176 d.C.
§ Marco Aurelio designa suo successore Commodo
180 d.C.
§ E’ imperatore Commodo (fino al 192 d.C.)
193 d.C.
§ Breve regno di Pertinace – Competizione per il trono fra Didio Giuliano (eletto dai Pretoriani) e Settimio Severo (proclamato dalle legioni di Pannonia; sarà imperatore fino al 211 d.C.), mentre in Bitinia è proclamato Clodio Albino ed in Oriente Pescennio Nigro
197 d.C.
§ Battaglia di Lugdunum e disfatta di Clodio Albino
198 d.C.
§ Caracalla è nominato “augusto” e Geta “cesare”
204 d.C.
§ Celebrazione dei Ludi Saeculares
212 d.C.
§ Caracalla emana la Constitutio Antoniniana sulla cittadinanza
217 d.C.
§ Fine di Caracalla – Gli subentra per un solo anno Opelio Macrino
218 d.C.
§ E’ imperatore Elagabalo (fino al 222 d.C.)
222 d.C.
§ Sale al potere (fino al 235 d.C.) Severo Alessandro
235 d.C.
§ Subentra all’impero (fino al 238 d.C.) Massimino il Trace
238 d.C.
§ Effimera affermazione, in un solo anno, di Gordiano I, Gordiano II, M. Clodio Pupieno, D. Celio Balbino – Ha la meglio, infine, Gordiano III (imperatore fino al 244 d.C.)
244 d.C.
§ E’ imperatore (fino al 249 d.C.) Filippo l’Arabo
248 d.C.
§ Celebrazione del primo millenario dell’Urbe
249 d.C.
§ Vittoria di Messio Traiano Decio su Filippo a Verona – Riconoscimento ufficiale di Decio quale imperatore
251 d.C.
§ Battaglia di Abritto e morte di Decio – Regno (fino al 253 d.C.) di Treboniano Gallo che si associa il figlio Volusiano
253 d.C.
§ Nella battaglia di Terni Treboniano e Volusiano sono sconfitti ed uccisi dal pretendente Emiliano, soppresso poi a Spoleto dai suoi stessi soldati – Subentra (fino al 259 d.C.) Valeriano e con lui il figlio Gallieno
259 d.C.
§ Inizia il regno di Gallieno che termnerà nel 268 d.C.
268 d.C.
§ E’ imperatore (fino al 270 d.C.) Claudio II il Gotico
270 d.C.
§ Subentra al potere (ma solo fino al 275 d.C.) Aureliano
275 d.C.
§ E’ imperatore, ma per solo un anno, Tacito
276 d.C.
§ Regno di Probo (fino al 282 d.C.)
282 d.C.
§ Fino all’anno successivo è imperatore Caro
285 d.C.
§ Sale al potere per dieci anni Diocleziano – Nuova costituzione dell’impero: la tetrarchia
305 d.C.
§ Abdicazione di Diocleziano e Massimiano – Costanzo Cloro e Galerio sono “augusti”
306 d.C.
§ Sale al potere, e sarà imperatore fino al 337 d.C., Costantino
312 d.C.
§ Vittoria di Costantino a Ponte Milvio
313 d.C.
§ Editto di Milano sulla libertà di culto
324 d.C.
§ Costantino elimina il Collega Licinio e ricostituisce l’unità dell’impero
325 d.C.
§ Concilio di Nicea
330 d.C.
§ Solenne inaugurazione della Nova Roma sul Bosforo
337 d.C.
§ Morte di Costantino e nuova divisione dell’impero
353 d.C.
§ Costanzo II, figlio di Costantino, riunisce il governo nelle sue mani
361 d.C.
§ Morte di Costanzo II e successione al trono (fino al 363 d.C.) di Giuliano detto l’Apòstata
364 d.C.
§ Pace di Gioviano con i Persiani – Salgono al potere (fino al 375 d.C.) Valentiniano in Occidente, suo fratello Valente in Oriente
375 d.C.
§ Graziano e Valentiniano II succedono al padre Valentiniano I
378 d.C.
§ Battaglia di Adrianopoli – Vittoria dei Visigoti sui Romani – Uccisione di Valente – E’ imperatore (fino al 395 d.C.) Teodosio
392 d.C.
§ Morte di Valentiniano II – Uccisione di Arbogaste
394 d.C.
§ Uccisione di Eugenio
395 d.C.
§ Morte di Teodosio – Divisione definitiva dell’impero in orientale ed in occidentale – In Occidente è imperatore (fino al 423 d.C.) Onorio, figlio di Teodosio, in Oriente, invece, sale al potere (fino al 408 d.C.) Arcadio, un altro figlio di Teodosio
408 d.C.
§ In Oriente diventa imperatore (fino al 450 d.C.) Teodosio II
410 d.C.
§ I Goti di Alarico saccheggiano Roma
423 d.C.
§ Morte di Onorio: gli subentra (fino al 455 d.C.) Valentiniano III
438 d.C.
§ Pubblicazione del Codice Teodosiano
451 d.C.
§ Ezio sconfigge gli Unni di Attila a Chalons sulla Marna
452 d.C.
§ Papa Leone Magno arresta la marcia di Attila su Roma
455 d.C.
§ I Vandali saccheggiano Roma
475 d.C.
§ Deposizione di Giulio Nepote e proclamazione ad imperatore di Romolo Augustolo
476 d.C.
§ Odoacre, una volta deposto Romolo Augustolo, inizia in Occidente i regni romano-barbarici, mentre l’autorità dell’impero sopravvive formalmente nell’imperatore di Oriente

L A L I N G U A
Abbreviazioni epistolari
s.d. = salutem dicit
s.p.d. = salutem plurimam dicit
s.v.b. = si vales, bene
s.v.b.e.e.v. = si vales, bene est; ego valeo
s.v.b.e.e.q.v. = si vales, bene est; ego quoque valeo
s.v.l.q.v.v.b.e.e.v. = si vos liberique vestri valetis, bene est; ego valeo
s.t.e.q.v.b.e. = si tu exercitusque valetis, bene est
Ablativo assoluto
§ Caratteristiche: deve essere autonomo e non avere legami grammaticali con la proposizione in cui è incluso
§ La traduzione: si mettono in ablativo gli elementi (uno o due) che lo costituiscono
§ Gli elementi:
• nome + nome (es.: …Pompeio duce [sotto la guida di Pompeo] Senatus contra Caesarem bellum paravit… - Eutr.)
• pronome + nome (es.: …o fortunatam natam me consule [mentre io ero console] Romam… - Cic.)
• aggettivo + nome (es.: …si sine pace tua atque invito numine [contro la volontà del dio] Italiam petiere, luant peccata… - Virg.)
• pronome + aggettivo (es.: …castella communit, quo facilius, si se invito [contro la sua volontà] transire conarentur, prohibere possit… - Ces.)
• participio presente + nome (es.: …haec ferme Romulo regnante [mentre regnava Romolo] domi militiaeque gesta sunt… - Livio)
• participio perfetto + nome (es.: …orta luce [sorto il giorno] sub sinistram Britanniam relictam conspexit… - Ces.)
• solo participio (es.: …plebeius magistratus nullus auspicato [dopo aver preso gli auspici] creatur… - Livio)
§ Si ricordi che…
se nel tradurre in latino si nota un legame grammaticale, allora si ricorre, per lo più, al cum + congiuntivo o ad un participio congiunto o ad una proposizione relativa
Admoneo
§ Ma anche commoneo e commonefacio, vuole:
1. la persona in accusativo
2. la cosa in genitivo, in ablativo preceduto da de o in accusativo [se pronome neutro] (es.: …de eo proelio vos admonui – Livio)
Apposizione
§ Attrae il predicato, il quale concorda con essa (e non con il soggetto), se questa è un appellativo geografico [urbs, insula, mons, …] (es.: …Corioli, oppidum Volscorum, captum est – Corioli, città dei Volsci, fu presa – Livio)
§ A volte preposta, a volte posposta al sostantivo, si accorda con esso nel caso, ma, se è un nome mobile, anche nel genere e nel numero (es.: …Antonius apud Philippos, Macedoniae urbem, pugnavit – Eutr. / …historia, magistra vitae, immortalitati commendatur – Cic.)
Attinet
§ …ma anche “pertinet – spectat”, presenta la persona in accusativo preceduta da “ad” e la cosa in nominativo (es.: …haec ad me attinent - …ciò riguarda me)
Attractio modorum
§ L’attrazione modale consiste in una proposizione che, in dipendenza da un’altra avente il verbo all’infinito od al congiuntivo, qualora risulti parte integrante della reggente, può avere la propria forma verbale al congiuntivo.
Es.: …diceres aliquid, et magno quidem philosopho dignum, si ea bona esse sentires quae essent homine dignissima – Cic.
§ Possono averla le proposizioni relative, causali e temporali, ma questo costrutto, che sussiste quando si possono scambiare indicativo e congiuntivo, non è utilizzato sempre e da tutti gli Autori.
§ Risulta, quindi, più ricorrente quando detti Autori vogliono…
• esprimere un’eventualità, non una certezza (es.: …quis non, cum haec videat [vede], irriserit… – Cic.)
• far capire che il pensiero non è proprio, ma del protagonista (es.: …nec adhuc fere inveni qui non concedendum putaret Caesari quod postularet [chiede; il soggetto è “Cesare”]… – Cic.)
• valutare un avvenimento (es.: …accidit… ut nonnulli milites qui lignationis causa in silvas discessissent [si erano allontanati], repentino equitum adventu interciperentur… - Ces.)
Attributo
§ Concorda con il sostantivo in genere, numero e caso, ma, riferito a più sostantivi di genere diverso, si accorda con il più vicino o si trova ripetuto (es.: …omnes proelium uno animo et voce una poscunt – Livio)
Celo
§ Può avere l’accusativo della persona e quello della cosa (es.: …non te celavi sermonem - …non ti nascosi il discorso – Cic.)
§ Comunemente, però, è usato con la cosa espressa in ablativo preceduto da “de” (es.: …de insidiis te celare nolui - …non volli tenerti all’oscuro sulle insidie – Cic.)
§ Al passivo si costruisce con la cosa espressa in ablativo preceduto da “de” o con l’accusativo se la cosa è un pronome neutro (es.: …de his rebus a patre celatus es - …su queste cose sei stato tenuto all’oscuro dal padre – Cic.)
Commonefa-cio
Vedere “admoneo”
Commoneo
Vedere “admoneo”
Complementi in ablativo
• di agente – di causa efficiente – di origine – di allontanamento – di abbondanza – di privazione – di materia – d’argomento – di limitazione – di paragone – di mezzo – di compagnia – di modo – di causa – di misura
Complementi in accusativo
• di estensione
• di distanza
• di età
• di esclamazione (con o senza interiezione)
• avverbiali
• “alla greca” o di relazione (retti, per lo più, da participi o da aggettivi)
Complementi in dativo
§ A questo caso appartiene, anche se lo si riscontra molto raramente, il complemento di fine
Complementi in genitivo
• di pena
• di colpa
• di prezzo
• di stima
• di qualità
Confido
Vedere “fido”
Congiuntivo concessivo
§ Il congiuntivo concessivo esprime una concessione od un’ammissione ed è introdotto da sane o licet.
§ Lo si traduce con…
1. Il congiuntivo presente in caso di concessione riguardante il presente
2. Il congiuntivo perfetto in caso di concessione riguardante il passato
• Es.: …fremant omnes licet [protestino pure], dicam quod sentio – Cic.
• Es.: …ne sit sane [ammettiamo che non sia] summum malum dolor: malum certe est… - Cic.
§ La negazione è ne
Congiuntivo dubitativo e potenziale
§ Esprimono un dubbio od un fatto possibile
§ Si traducono:
1. con il congiuntivo presente per dubbi od azioni possibili nel presente o nel futuro
2. con il congiuntivo imperfetto per dubbi od azioni possibili nel passato
§ Per entrambi la negazione è non ed entrambi sono caratterizzati dall’uso dei verbi fraseologici
- Es. dubitativo: …quis neget [potrebbe negare] actum esse praecare? – Cic.
- Es. potenziale: …hoc sine ulla dubitatione confirmem [potrei affermare]… – Cic.
- Es. dubitativo: …quis umquam crederet [avrebbe potuto credere] mulierum adversarium Verrem futurum? – Cic.
- Es. potenziale: …crederes [si sarebbero creduti] victos… - Livio
§ Come distinguerli?
1. Il dubitativo lo si trova espresso in proposizioni interrogative dirette
2. Alcuni autori esprimono un’azione possibile nel presente o nel futuro con il congiuntivo non presente, ma perfetto
§ Attenzione!
I potenziali velim – nolim – malim, in caso di soggetti diversi, reggono il congiuntivo presente o perfetto senza ut, l’infinito, se il soggetto è lo stesso.
Lo stesso costrutto hanno vellem – nollem – mallem [usati in caso di desiderio irrealizzabile], ma con l’imperfetto ed il piuccheperfetto.
- Es.: …velim ignoscas / vellem ignosceres = …vorrei che tu perdonassi
- Es.: …velim ignoveris / vellem ignovisses = …vorrei che tu avessi perdonato
- Es.: …velim (vellem) ignoscere = vorrei perdonare
- Es.: …velim (vellem) ignovisse = vorrei aver perdonato
Congiuntivo esortativo
§ Esprime un’esortazione od un comando e sostituisce l’imperativo nella 3^ persona singolare e plurale e nella 1^ persona plurale.
§ Lo si traduce con il congiuntivo e la sua negazione è ne (ma possiamo trovare anche nemo – nullus – nihil.
Es.: …sed ne difficilia optemus [non desideriamo]… - Cic.
§ Si ricordi che…
1. Sostituisce anche la seconda persona dell’imperativo quando se ne vuole attenuare il tono (es.: …apud te cum tuis maneas [rimani] – Cic.)
2. Se la negazione continua in un’altra proposizione, questa si unisce alla precedente con neve o con neu (es.: …mulier ad eam rem divinam ne adsit neve videat [non sia presente e non veda]… - Cat.)
Congiuntivo ottativo
§ Il congiuntivo ottativo esprime desiderio, rimpianto, e, quasi sempre, è introdotto da utinam [= volesse il cielo che…, oh se…, …]
§ Lo si traduce con…
1. Il congiuntivo presente in caso di desiderio realizzabile nel presente
2. Il congiuntivo perfetto in caso di desiderio realizzabile nel passato
• Es.: …utinam illum diem videam [potessi io vedere]! – Cic.
• Es.: …utinam hinc abierit malam crucem [fosse andato a farsi impiccare]! – Plauto
1. Il congiuntivo imperfetto in caso di desiderio irrealizzabile nel presente
2. Il congiuntivo piuccheperfetto in caso di desiderio irrealizzabile nel passato
• Es.: …o morem praeclarum disciplinamque quam a maioribus accepimus, si quidem teneremus [se li sapessimo mantenere]! – Cic.
• Es.: …utinam minus vitae cupidi fuissemus [oh, se io fossi stato]! – Cic.
§ Le negazioni sono: (utinam) ne – utinam nemo – utinam nihil.
Consecutio temporum (da congiuntivo)
1. se congiuntivo presente, perfetto potenziale o perfetto di proibizione………..-> congiuntivo presente
-> congiuntivo perfetto
-> futuro perfrastico + sim
2. se congiuntivo imperfetto, congiuntivo perfetto o congiuntivo piuccheperfetto…..-> tempi storici
Es.: …velim…alicui des negotium qui quaerat A. Staberii fundus numquis in Pompeiano Nolanove venalis sit… - …vorrei che tu dessi l’incarico a qualcuno di chiedere se c’è qualche proprietà di Staberio da vendere nel territorio di Pompei o di Nola… - Cic. / …utinam, Quirites, virorum fortium atque innocentium copiam tantam haberetis, ut haec vobis deliberatio difficilis esset… - …oh, se aveste, o Quiriti, un così gran numero di uomini forti ed onesti, che vi fosse difficile questa decisione… – Cic.
Consecutio temporum (da imperativo)
§ In questo caso troviamo la subordinata espressa con il congiuntivo presente o perfetto oppure con il futuro perifrastico + sim (es.: …quid agatis et ecquid in Italiam venturi sitis hac hieme, fac plane sciam… - …fammi sapere chiaramente cosa fate e se verrete in Italia questo inverno… - Cic.)
Consecutio temporum (da indicativo)
§ Con la consecutio temporum, corrispondente in italiano alla correlazione tra i tempi ed i modi, si stabiliscono i criteri che correlano reggente e subordinata in base ai rapporti tra esse di continuità, anteriorità e posteriorità, secondo lo schema generale che segue:
§ Tempi principali
• quando nella reggente c’è un indicativo presente,
un perfetto [perfetto logico] o un futuro [semplice od esatto]…
• …nella subordinata avremo un congiuntivo presente [contemporaneità], un perfetto [anteriorità] o una perifr. attiva + sim [posteriorità]
§ Tempi storici
• quando nella reggente c’è un indicativo imperfetto, un perfetto [perfetto storico] o un piuccheperfetto…
• …nella subordinata avremo un congiuntivo imperfetto [contemporaneità], un piuccheperfetto [anteriorità] o una perifr. attiva + essem [posteriorità]
Es.: …quis tam demens est ut sua voluntate maereat?… - …chi è tanto stolto da affliggersi volontariamente?… - Cic. / …quam ob rem venerim dicam… - …dirò perché sono venuto qui… - Plauto / …non dubito quin tu idem existimaturus sis… - …non dubito che tu penserai la stessa cosa… - Cic. / …ad Appii Claudii senectutem accedebat etiam ut caecus esset… - …alla vecchiaia di Appio Claudio si aggiungeva il fatto che fosse cieco… - Cic. / …cum cohortes ex acie procucurrissent, Numidae integri celeritate impetum nostrum effugiebant… - …essendo le coorti corse avanti rispetto alla linea, i Numidi, freschi, evitavano l’attacco dei nostri con la celerità… - Ces.
§ Si ricordi, tuttavia, che…
1. il perfetto logico, a meno che non sia consuevi – memini – odi – novi – perspexi - …, vuole i tempi storici (es.: …patriam nobis mundum professi sumus ut liceret latiorem virtuti campum dare… - …abbiamo considerato nostra patria il mondo per poter dare alla virtù un campo d’azione più vasto… - Sen.)
2. dum + indicativo presente, il presente storico e quello letterario possono essere costruiti con i tempi sia principali che storici (es.: …Phalereus Demetrius Periclem… vituperat, quod tantam pecuniam in praeclara illa Propylaea coniecerit… - …Demetrio Falereo rimproverava Pericle perché aveva speso tanto denaro nei famosissimi Propilei… - Cic.)
3. l’infinito storico [= imperfetto narrativo] regge tempi storici (es.: …cotidie Caesar Haeduos frumentum, quod essent publice polliciti, flagitare… - …ogni giorno Cesare chiedeva agli Edui il frumento che avevano promesso a spese dello Stato… - Ces.)
4. la posteriorità passiva, non potendosi fare passiva la perifrastica attiva, si esprime con possim / possem + infinito presente passivo oppure con un avverbio di tempo seguito dal congiuntivo presente od imperfetto passivo.
Constructio ad sensum
§ Si ha la “costruzione a senso”, cioè la concordanza del predicato con il soggetto secondo il senso e non con il soggetto grammaticale, quando il soggetto è…
1. un nome collettivo [pars, copia, …] (es.: …pars dilapsi sunt per agros – Livio / …turba seniorum adventum hostium exspectabant - …la folla dei più vecchi aspettava l’arrivo dei nemici – Livio)
2. un sostantivo al singolare seguito da un complemento di compagnia (es.: …dux cum principibus capiuntur – Livio)
3. un pronome [quisque, uterque, …] (es.: …ubi quisque vident – Sall.)
4. un neutro plurale (es.: …capita virgis caesi sunt – …i capi furono uccisi a colpi di frusta – Livio / …quindecim milia caesi sunt - …15000 furono uccisi – Livio)
Credor
Vedere “dicor”
Dativo
§ Può essere:
• d’agente, ricorrente con la coniugazione perifrastica passiva od in alcune forme passive del perfetto (es.: …Caesari omnia… erant agenda – Ces.)
• etico, o di affetto, proprio dei pronomi mihi – tibi – sibi – nobis – vobis (es.: …quid mihi agit?… - …che mi combina?…)
• di interesse della persona o della cosa nel cui vantaggio o svantaggio si agisce [ma quando il “per” assume il significato di “in difesa di” lo si traduce con l’ablativo preceduto da pro] (es.: …decorum est pro patria mori… - Or.)
• di possesso per indicare il possesso… (es.: mihi si spatium fuerit in Tusculanum… - Cic.) …o nella terminologia “mihi nomen / cognomen est” [= mi chiamo] (es.: …Tarquinius, cui cognomen Superbo… datum est… - Eutr.)
Dativo con aggettivi
§ Reggono questo caso gli aggettivi esprimenti…
• vantaggio / svantaggio (utilis – inutilis – noxius – salutaris - …)
• difficoltà / convenienza (facilis – difficilis – aptus – opportunus - …)
• somiglianza / diversità (similis – dissimilis – par – contrarius - …)
• vicinanza / parentela (vicinus – communis – proximus – affinis - …)
• amicizia / ostilità (amicus – inimicus – familiaris – fidus – gratus - …)
anche se alcuni di essi si possono costruire anche con altri casi
Es.: …qui locum castris idoneum deligant… – …per scegliere il luogo adatto all’accampamento… - Ces. / …scio quam sim… familiaris otio et litteris - …so quanto sono… propenso allo studio ed alla letteratura… - Cic.
Decet
§ …ma anche “dedecet – fallit – fugit – latet – praeterit – iuvat”, presenta la persona in accusativo e la cosa in nominativo (es.: …non decet regem ira - …l’ira non si addice al re – Sen.)
Dedecet
Vedere “decet”
Dicor
§ …ma anche “feror, putor, existimor, trador, credor, narror, nuntior e perhibeor”, presenta una costruzione personale nei tempi semplici (es.: Caesar venturus esse dicebatur – Si diceva che Cesare sarebbe venuto – Ces.) ed una costruzione impersonale nei tempi composti e nella perifrastica passiva (es.: …putandum est Athenas Atheniensium causa conditas esse - …si deve ritenere che Atene fu fondata per gli Ateniesi – Cic.)
Dignus
§ Ma anche indignus, si costruisce con la cosa in ablativo, ma, se la cosa è una forma verbale, essa si risolve o nel sostantivo corrispondente o in “qui / quae / quod” seguito dal congiuntivo presente od imperfetto (es.: …dixit id quod dignissimum republica fuit – Cic. / …fabulae non dignae sunt quae legantur – Cic.)
Doceo
§ …ma anche “edoceo”, può avere l’accusativo della persona e quello della cosa (es.: …Catilina iuventutem mala docebat - …Catilina insegnava alla gioventù cattive azioni – Sall.)
§ Con il senso di “informare” lo troviamo, però, costruito anche con la cosa espressa in ablativo preceduto da “de”
§ Al suo passivo, poco usato, si supplisce con altro verbo (disco – imbuor – erudior - …)
Doppio accusativo
§ Hanno l’accusativo dell’oggetto e del complemento predicativo dell’oggetto (doppio accusativo) tutti quei verbi (appellativi – elettivi – estimativi – affettivi) che nella forma passiva presentano un doppio nominativo (es.: …Germani hospites sanctos habent – …i Germani ritengono inviolabili gli ospiti – Ces.)
§ Presentano questa costruzione anche i verbi composti con “circum – trans” i quali esprimono in accusativo sia la persona che il luogo (es.: …Caesar milites flumen transportat - …Cesare fa passare il fiume ai soldati – Ces.)
§ Alcuni verbi, oltre al costrutto del doppio accusativo [che, però, ammettono non contemporaneamente, ma solo quello della persona o della cosa], presentano altre costruzioni. Essi sono:
1. peto………………….persona…………”a – ab” con l’ablativo
cosa…………….accusativo
(es.: …quis legationem a senatu petebat? - …chi chiedeva un’ambasceria al Senato? – Cic.)
2. quaero………………persona…………”a – ab – e – ex – de” con l’ablativo
cosa…….……….accusativo
3. interrogo……………persona………….accusativo
cosa……………..”de” con l’ablativo
Doppio nominativo
§ Il predicato nominale può essere unito al soggetto, oltre che dalla copula, anche da altri verbi che, assumendo la funzione della copula, causano un doppio nominativo.
§ Detti verbi sono:
1. quelli intransitivi [fio, maneo, videor, evado, …](es.: …nemo ignavia immortalis factus est – Nessuno è diventato immortale con l’ignavia – Sall.)
2. i passivi appellativi [dicor, creor, nominor, …] (es.: Numa rex creatus est – Numa fu eletto re – Eutr.)
3. i passivi estimativi [habeor, putor, reperior, …] (es.: Caesar munificentia magnus habebatur – Cesare era ritenuto grande per la munificenza – Sall.)
§ Si ha il doppio nominativo anche quando il verbo si trova all’infinito ed è preceduto da un verbo servile (es.: …[ego] ingratus esse non possum - …[io] non posso essere ingrato – Cic.)
Edoceo
Vedere “doceo”
Existimor
Vedere “dicor”
Fallit
Vedere “decet”
Fare + infinito in italiano
§ Si traduce con…
1. iubeo o cogo con l’accusativo e l’infinito, quando assume il significato di “comandare” (es.: …Flaccus receptui cani iussit [fece suonare]… - Livio)
2. curo seguito da gerundivo, quando assume il significato di “aver cura di” (es.: …pontem in Arari faciendum curat [fa costruire]… - Ces.)
3. facio o efficio o impello o induco con ut e congiuntivo, quando si vuole evidenziare il formarsi di un’azione da un’altra precedente (es.: …nec me solum ratio ac disputatio impulit ut ita crederem [mi fece credere] sed nobilitas etiam summorum philosophorum et auctoritas… - Cic.)
4. facio con participio presente o con l’infinito, per lo più usato nelle opere letterarie dagli scrittori per far agire i personaggi (es.: …at vero Polyphemum Homerum… cum ariete etiam colloquentem facit [fa parlare] eiusque laudare [e gli fa lodare] fortunas quod qua vellet ingredi posset… - Cic.)
§ Ma è omesso quando…
• “chi fa” è un comandante, un re, … (es.: …complures pauperes mortuos… suo sumptu extulit [fece seppellire]… - Nep.)
• si adopera un verbo causativo (es.: …completas naves taeda et pice et stuppa… in Pomponianam classem immisit [fece avanzare]… - Ces.)
Feror
Vedere “dicor”
Fido
§ Ma anche confido, presenta la persona in dativo, la cosa in ablativo
Flafito
Vedere “posco”
Fruor
Vedere “utor”
Fugit
Vedere “decet”
Fungor
Vedere “utor”
Genitivo
§ Può essere:
1. soggettivo: riferito a persona o cosa che compie un’azione (es.: …adventus hostium… [= …hostes adveniunt et…])
2. oggettivo: riferito a persona o cosa su cui cade un’azione (es.: …studium litterarum… [= …studemus litteras…])
3. dichiarativo: se specifica un termine generico da cui dipende (es.: …flos rosae…)
4. possessivo: se indica persona o termine a cui una cosa appartiene o si riferisce (es.: …hic versus Plauti non est…)
5. di pertinenza: se indica una persona cui spetta, conviene o si addice una cosa (es.: …est consulum - …è dovere dei consoli…), ma, si noti, troviamo l’accusativo in espressioni con l’aggettivo possessivo di 1^ e di 2^ persona, il genitivo in quelle con l’aggettivo possessivo di 3^ persona (es.: …vestrum est decernere quid optimum sit – …è compito vostro indagare su cosa sia meglio fare – Livio)
6. partitivo: che troviamo retto da…
• sostantivi indicanti numero o quantità (es.: …Hannibal tres modios anulorum misit – …Annibale inviò tre moggi di anelli - Eutr.)
• pronomi neutri, aggettivi sostantivati ed avverbi di quantità in funzione di soggetto o di complemento oggetto (es.: …nostri casus plus honoris habuerunt quam… - Cic.)
• aggettivi comparativi e superlativi (es.: …interficitur cum maxima parte militum… – …è ucciso insieme alla maggior parte dei soldati… - Ces.)
• avverbi di luogo (es.: …ubinam gentium sumus? – Cic.)
• pronomi ed aggettivi indefiniti o numerali (es.: …aiebat neque arbitrari tuto in urbe esse quemquam nostrum… - …affermava di non credere che qualcuno di noi poteva ritenersi al sicuro in città… – Cic.)
Genitivo con aggettivi
§ E’ retto da aggettivi o da participi con valore di aggettivi indicanti…
• desiderio / avversione (es.: …avidi gloriae sumus…)
• esperienza / inesperienza (es.: …iuris civilis peritus est…)
• abbondanza / privazione (es.: …Gallia frugum hominumque fertilis fuit… – …la Gallia fu fertile di messi e d’uomini – Livio)
• memoria / dimenticanza (es.: …iniuriarum immemor fuit… - Eutr.)
Gerundio
§ Si riduce ad una declinazione dell’infinito, ma può trasformarsi in gerundivo…
• al dativo, all’accusativo e all’ablativo senza preposizione
• se, verbo transitivo, ha il complemento oggetto
• con i verbi fruor – fungor – potior – utor – vescor
I tempi
- presente, imperfetto e futuro -> azione non compiuta (infectum)
- perfetto, piuccheperfetto e futuro anteriore -> azione compiuta (perfectum)
Il comparativo latino
• può essere tradotto con un superlativo (e a tal proposito si ricordi che esso può trovarsi rafforzato da quam – longe – unus – facile – vel), se il paragone è tra due termini
• si accompagna ad un altro comparativo in latino preceduto da quam, se la comparazione è tra due aggettivi od avverbi
• in caso di comparazione tra due aggettivi, può essere reso con gli aggettivi positivi preceduti da magis…quam
• se di uguaglianza, è reso in latino con il comparativo degli aggettivi seguito da tanto…quanto – eo…quo
Il discorso indiretto
§ Il pensiero di altri può essere reso in forma diretta (oratio recta), ma anche in forma indiretta (oratio obliqua) in dipendenza da “verba dicendi” espressi o sottintesi. Il passaggio dal discorso diretto a quello indiretto deve osservare le norme che seguono
oratio recta oratio obliqua
- ego - nos………….………sui - sibi - se (ipse)
- meus - noster…….………suus
- tu – vos…….…..…………ille – is
- tuus – vester……………..illius – illorum – eius – eorum
(se non hanno valore riflessivo)
- hic – iste……….…………ille
Es.: …milites adloquitur… ad certam eos se [che egli] victoriam ducere [guida]… - Livio / …Ariovistus respondit: si quid ipsi [egli; ma qui c’è opposizione tra Ariovisto e Cesare] a Caesare opus esset, sese [lui] ad eum venturum fuisse… - Ces.
- Hodie…………..…………eo die
- Cras…..…………………..postero die
- Heri……...………………..pridie
- Nunc………..……….……tunc
- Hic…..……………………illic
- Hoc loco………..………..illo loco
- Proposizioni enunciative………………….infinito
Es.: …Ariovistus ad postulata Caesaris pauca respondit, de suis virtutibus multa praedicavit: transisse Rhenum sese non sua sponte [egli aveva passato il Reno non di sua iniziativa], sed… - Ces.
- Proposizioni volitive………………congiuntivo
(negazione “ne”)
Es.: …concurrebant legati, centuriones tribunique militum: ne dubitaret proelium committere [egli non doveva esitare ad attaccare battaglia]… - Ces.
- Proposizioni interrogative reali…………congiuntivo
- Proposizioni interrogative retoriche……infinito
- Propos. Interr. retoriche volitive…..……congiuntivo
Es.: …Ariovistus Caesari respondit se [egli] prius in Galliam venisse quam populum Romanum…; quid sibi vellet, cur in suas possessiones veniret [che voleva per venire nelle sue terre]? – Ces. / …quid se [perché lui] iam senem ac perfunctum laboribus… sollicitarent [turbavano]? – Livio
- Propos. esclamative…………………………..infinito
- Subord. all’indicativo……………congiuntivo obliquo
- Subord. al congiuntivo…………………..congiuntivo
Es.: …his Caesar ita respondit eo sibi minus dubitationis dari quod eas res quas legati Helvetii commemorassent memoria teneret atque eo gravius ferre quo minus merito populi Romani accidissent [che tanto minore incertezza egli sentiva perché ricordava le cose che gli Elvezi gli avevano ricordato e tanto più ne provava dolore quanto meno per colpa del popolo romano tali cose erano accadute]… - Ces. / …Marcellus requisisse dicitur Archimedem illum…; quem cum audisset interfectum [avendo saputo che era stato ucciso], permoleste tulisse… - Cic.
Il gerundivo
§ In quanto aggettivo verbale, può avere funzione…
• attributiva, con i verbi di affetto e di sensazione
• predicativa, se unito soprattutto a voci del verbo sum seguite dalla costruzione perifrastica passiva
Il participio
§ Fornito di tre tempi, presente [per la contemporaneità], passato [per indicare un’azione compiuta], futuro [per segnalare un’azione imminente o futura e sempre unito a voci del verbo sum con la coniugazione perifrastica attiva], può avere una funzione…
1. attributiva, se è unito ad un sostantivo o ha valore di sostantivo
2. predicativa, se è usato al posto dell’infinito [nel caso del participio presente] o se è unito a teneo o ad habeo [nel caso del participio passato] oppure se fa parte di un predicato
3. appositiva, ed allora prende il nome di participio congiunto
Il participio congiunto
§ Sta al posto di una proposizione secondaria e può assumere il valore di una…
• coordinata (es.: …atque ita correptum lacerat [afferra e sbrana] iniusta nece… - Fedro)
• temporale (es.: …nam mihi, Brute, in te intuenti [ogni volta guardo] crebro in mentem venit vereri… - Cic.)
• finale (es.: …P. Servilius… adest de te sententiam laturus [per portare]… - Cic.)
• relativa (es.: …pedestres copias paulum ab eo loco abditas [che avevano nascosto] in locis superioribus constituunt… - Ces.)
• condizionale (es.: …quis est qui totum diem iaculans [se lancia dardi], non aliquando colliniet? – Cic.)
• causale (es.: …reliquos… equitatu circumventos [che avevano circondato] interfecerunt… - Ces.)
• concessiva (es.: …id oppidum… paucis defendentibus [benchè i suoi difensori fossero] expugnare non potuit… - Ces.)
Il riflessivo
§ suo – loro è tradotto con suus, in riferimento al soggetto in proposizioni indipendenti, con eius – eorum – earum, se non si riferisce al soggetto della proposizione indipendente
§ lui – lei – loro è tradotto con sui – sibi - se, in riferimento al soggetto in proposizioni indipendenti, con is – ille, se non si riferisce al soggetto della proposizione indipendente
§ suo – loro – lui è tradotto con suus – sui – sibi – se, in riferimento al soggetto della reggente o della proposizione dipendente, con eius – eorum – earum – is – ille, se si riferisce ad altro termine
Es.: …milites prohibent hostes suis finibus… - …i soldati tengono lontano i nemici dai loro confini… / …magister laudavit discipulum ob eius disciplinam… - …il maestro lodò l’alunno per la sua disciplina… / …senator decrevit ut cives suis praeceptis oboedirent… - …il senatore decretò che i cittadini obbedissero ai suoi ordini)
Il sostantivo latino
§ Presenta alcune caratteristiche:
• con valore collettivo, lo si può trovare al singolare per il plurale
• con valore distributivo, al plurale per il singolare
• quando indica età o cariche pubbliche, al concreto per l’astratto
• se indica il nome di un popolo, lo si può estendere a quello della regione
• se apposizione, lo si può tradurre con un attributo
Il verbo: caratteristiche
§ Alcuni verbi presentano l’accusativo dell’oggetto interno (es: somniare somnium / pugnare pugnam / … / …omnes volunt beatam vitam vivere - …tutti vogliono vivere una vita felice – Quint.)
Il verbo: caratteristiche
§ Verbi composti indicanti movimento che, pur usati come intransitivi, sono adoperati anche transitivamente (es.: adire aliquem / anteire aliquem / obire mortem / … / …Allobrogi Caesarem adierunt - …gli Allobrogi si presentarono a Cesare – Ces.)
Il verbo: caratteristiche
§ Alcuni verbi indicanti sensazioni o sentimenti, pur usati come intransitivi, sono adoperati anche transitivamente (es.: sperare de salute / salutem – gratulari in victoria / victoriam – dolere de morte / mortem – mirari de aliqua re / aliquid / …tuam vicem doleo - …mi dolgo della tua sorte – Livio)
§ Altri, transitivi, sono usati intransitivamente…
- con oggetto sottinteso (conscendere [navem] = imbarcarsi – movere [castra] = togliere l’accampamento – merere [stipendium] = fare il servizio di leva – solvere [navem] = salpare - …)
- senza oggetto sottinteso (vibrare = risplendere – inclinare = piegarsi – accelerare = affrettarsi – relaxare = calmarsi - …)
- con costrutti vari (consulere aliquem = consultare qualcuno – consulere alicui = provvedere a qualcuno / providere aliquid = prevedere qualcosa – providere alicui = provvedere a qualcuno / cavere aliquem = guardarsi da qualcuno – cavere alicui = provvedere a qualcuno / vacare alicui rei = attendere a qualcosa – vacare aliqua = essere esente da qualcosa / …)
§ Altri, intransitivi, sono usati transitivamente…
- con oggetto interno (pugnare pugnam – vivere vitam - …)
- di sensazione (olere vinum – sitire sanguinem - …)
- con pronome neutro (id suadeo – id studeo - …)
- con valore causativo (praecipito = faccio precipitare – emergo = faccio emergere – gelo = faccio gelare - …)
Il verbo: caratteristiche
§ Alcuni verbi sono usati intransitivamente in italiano e transitivamente in latino:
1. iuvare – adiuvare - … [piacere / giovare / aiutare] (es.: …multos castra iuvant - …a molti piace l’accampamento – Or.)
2. fugere – effugere – subterfugere [sfuggire] (es.: …nil te effugiet - …niente ti sfuggirà – Cic.)
3. decet [conviene] – dedecet [non si addice] – fallit / praeterit [sfugge] (es.: …oratorem irasci minime decet - …all’oratore non conviene affatto adirarsi – Cic.)
4. deficere [mancare / venir meno] (es.: …me vires deficiunt - …le forze mi mancano)
Il verbo: caratteristiche
• Vogliono il dativo alcuni verbi transitivi [concedo – respondeo – mitto – do – dono – nuntio – promitto - …] ed intransitivi [ignosco – credo – placeo – obsum – impero – prosum – pareo - …] (es.: …nefas est nocere patriae… - Cic.)
• Si costruiscono con il dativo alcuni verbi che al passivo si presentano in forma impersonale [supplico – invideo – persuadeo – maledico – faveo – nubo – suadeo - …] (es.: …pauperes divitibus semper invident -> attivo / …divitibus semper a pauperibus invidetur -> passivo)
• Verbi che indicano superiorità / precedenza vogliono la persona in dativo od in accusativo, la cosa in ablativo (es.: …reliquos Gallos virtute [complemento di limitazione] praecedunt… - Ces.)
• I verbi composti con sum o dalle preposizioni ad – ante - in – inter – post – sub – ob reggono il dativo o vogliono la ripetizione della preposizione con il caso richiesto (es.: …adiungunt fossam urbi / ad urbem…)
• Alcuni verbi presentano più costruzioni:
Caveo alicui = provvedo ad uno
Caveo aliquem / ab aliquo = mi guardo da uno
Peto aliquid alicui = chiedo qualcosa per uno
Peto aliquem = assalgo uno
Peto aliquid ab aliquo = chiedo qualcosa ad uno
Peto urbem = vado in città
Cupio alicui = sono disponibile con uno
Cupio aliquid = desidero qualcosa
Timeo alicui = temo per uno
Timeo aliquem = temo uno
Timeo aliquem ab aliquo = temo qualcosa da qualcuno
• Alcuni verbi presentano il doppio dativo, della persona [corrisponde ad un dativo di interesse] e della cosa [dativo di effetto o di scopo] (es.: …mihi mea filia maxime cordi est – Cic. / …Atticus Bruto… muneri misit – Nep.)
• Verbi, come macto – aspergo – dono – exuo – induo – circumdo – intercludo, sia all’attivo che al passivo si presentano con un doppio costrutto: con la persona in dativo od in accusativo, con la cosa in accusativo od in ablativo (es.: …Cimon milites suos captivorum armis induit – Front.)
Ille
• Unito ad un nome proprio assume il significato di “il famoso […]”
• Al neutro ed unito ad un genitivo prende il senso di “il famoso detto di […]”
Imperativo negativo
§ Per tradurlo, oltre al modo più diffuso (con ne ed il perfetto del congiuntivo, se si tratta di una 2^ persona singolare o plurale), possiamo usare anche forme perifrastiche, quali…
1. fac – facite ne + congiuntivo presente
2. vide – videte ne + congiuntivo presente
3. cave – cavete + congiuntivo presente
4. noli – nolite + infinito
Es.: …nolite, iudices, existimare [non stimate]… - Cic.
Es.: …noli putare [non credere]… - Cic.
Imperativo negativo futuro
§ La sua traduzione consente di usare le stesse forme del positivo con l’accorgimento, però, di anteporre ad esse ne
Es.: …ne plebem orbam tribunis relinquunto [non lascino / lasceranno]… - Cic.
Indicativo per condizionale
§ Ricorre con…
- i verbi “potere – dovere – essere lecito – essere conveniente”
- i verbi “pensare – credere – attendersi” in frasi per lo più negative ed al passato
- “essere” + aggettivo neutro od un gerundivo oppure un genitivo di pertinenza, secondo il seguente schema:
indicativo presente (debeo)………………condizionale presente (dovrei)
indicativo imperfetto (debebam)…………condizionale passato (avrei dovuto)
indicativo perfetto (debui)………………..condizionale passato (avrei dovuto)
indicativo piuccheperfetto (debueram)……condizionale passato (avrei dovuto)
§ In particolare:
1. l’imperfetto si usa per un’azione già avvenuta che potrebbe ripetersi (es.: …ad mortem te, Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat [sarebbe stato necessario]… – Cic.)
2. il perfetto è usato per un’azione già avvenuta e non più possibile (es.: …cum se ille fugiens in scalarum tenebras abdidisset, magnum Miloni fuit [sarebbe stato] conficere illam pestem! – Cic.)
3. il piuccheperfetto (di uso tardo) si affianca al perfetto (es.: …erupit e senatu triumphans gaudio, quem omnino vivum illinc exire non oportuerat [avrebbe dovuto]… - Cic.)
Indicativo per congiuntivo
§ In sostituzione del congiuntivo italiano, l’indicativo ricorre nei seguenti tre casi, quando, cioè, si trova alla presenza di…
1. pronomi e/o avverbi raddoppiati (es.: …quoquo modo res se habet [si avveri]… - Cic.)
2. pronomi ed avverbi terminanti in –cumque (es.: …quoscumque de te queri audivi [io abbia sentito], quacumque potui ratione, placavi – Cic.)
3. paene, usato solo con il perfetto indicativo (es.: …paene dixi [parlassi]… - Cic.)
Indignus
Vedere “dignus”
Interest
§ Ma anche refert, presenta:
• la persona in genitivo [per i pronomi personali di 1^ e di 2^ persona si usano mea – tua – nostra – vestra, per quelli di 3^ persona illius – eius – illorum – eorum – illarum – earum] (es.: …patris / mea / vestra / … interest)
• la cosa che è
1. o un pronome neutro (es.: …id interesse reipublicae arbitror – Cic.)
2. una proposizione infinitiva (es.: …mea interest hoc omnes scire – Cic.)
3. un costrutto con il congiuntivo retto da ut / ne (es.: …mea interest ut te videam… - Cic.)
• il fine che è espresso con l’accusativo preceduto da ad (es.: …interest ad laudem civitatis ita fieri – Cic.)
• quanto interessa un qualcosa è evidenziato da un avverbio o da un genitivo di stima (es.: …multum / permagni nostra interest…)
Interrogo
Vedere “doppio accusativo”
Iubeor
§ …ma anche “prohibeor, vetor, sinor”, presenta in tutti i tempi una costruzione personale (es.: …Simonides navigare vetitus est - …si vietò a Simonide di navigare – Cic.)
Iuvat
Vedere “decet”
L’infinito: i valori
1. di soggetto, di genere neutro, quando…
• sum lo si trova unito ad un aggettivo, ad un sostantivo o ad un altro infinito sostantivato
• con i verbi impersonali
2. di oggetto quando lo si trova unito a verbi transitivi
3. di complemento di altri verbi quando questi verbi esprimono “dovere – potere – desiderio – volontà – ignoranza – dimenticanza – esitazione – abitudine - …”
La data
§ La data, a fine lettera, era preceduta da una “d” (= data oppure dabam), il luogo era in ablativo, mentre per il giorno si seguiva il calendario (es.: il 2 gennaio = post. Kal. Ian. – il 6 aprile = VIII Id. Apr. – l’11 maggio = a. d. V Id. Maias)
Latet
Vedere “decet”
Memini
§ Ma anche reminiscor ed obliviscor, presenta:
1. la persona in genitivo
2. la cosa in genitivo od in accusativo (specie se è pronome od un aggettivo neutro)
Es.: …memini vivorum noctisque illius… - Cic.
Miseret
Vedere “verbi assolutamente impersonali”
Narror
Vedere “dicor”
Nubo
§ E’ tradotto con “sposarsi”, ma vale per la donna; per l’uomo troviamo ducere uxorem
Nuntior
Vedere “dicor”
Obliviscor
Vedere “memini”
Omissione del soggetto
§ Se è costituito da un pronome personale di 1^ e 2^ persona (es.: …te exspecto – …[io] ti aspetto – Cic.), pur non mancando casi in cui risulta espresso per contrapporlo ad altri soggetti o per metterlo in evidenza (es.: …si vos valetis, nos valemus – …se voi state bene, noi stiamo bene – Cic.)
Opus est
§ Presenta due costruzioni:
• personale [meno frequente] – con la persona in dativo e la cosa in nominativo (es.: …nobis exempla multa opus sunt)
• impersonale – con la persona in dativo, la cosa in ablativo, il fine in accusativo preceduto da ad (es.: …militi multa vi opus est ad oppugnationem…)
Paenitet
Vedere “verbi assolutamente impersonali”
Particella “si”
§ Può avere valore riflessivo (es.: …egli si allena), passivante (es.: …si narra un mito) ed impersonale.
§ In quest’ultimo caso assume valore di soggetto indeterminato che in latino può essere reso con:
1. la terza persona singolare passiva (es.: …acriter pugnatum est - …si combattè aspramente – Livio)
2. la terza persona plurale [soggetto sottinteso è homines] (es.: pugnant = si combatte)
3. un pronome indefinito (es.: pugnabit aliquis = si combatterà / …nemo nascitur dives - …non si nasce ricchi – Sen.)
4. la prima persona plurale (es.: si pugnamus = se si combatte / …omnia habere volumus - …si vuole avere tutto – Ces.)
5. la seconda persona del congiuntivo [nelle sentenze] (es.: Memoria minuitur, nisi eam exerceas – La memoria diminuisce, se non la si esercita - Cic.)
6. “res” [in espressioni particolari] (es.: res postulat = si richiede / …haud procul a seditione res erat - …non si era lontani dalla rivolta – Livio)
§ Quando la particella “si” accompagna un verbo servile, da cui dipende un infinito, non potendosi fare passivo il servile, si rende passivo l’infinito (es.: …temperantia frugalitas appellari potest [si può chiamare] – Cic. / …varia fortuna dici solet - …si suole chiamare volubile la fortuna – Cic.)
Perhibeor
Vedere “dicor”
Periodo ipotetico dipendente
§ Con apodosi retta da “verba dicendi, sentiendi, …”
- 1° tipo o della realtà (dicono che, se dici ciò, sbagli)
protasi -> congiuntivo in “consecutio”
apodosi -> infinito presente, perfetto o futuro
Es.: …dico, si hoc faciatis, te errare… / …dicebam, si hoc faceres, te erraturum esse…
- 2° tipo o della possibilità (dicono che, se tu dicessi ciò, sbaglieresti)
protasi -> congiuntivo in “consecutio”
apodosi -> infinito futuro attivo
Es.: …dico, si hoc facias, te erraturum esse… / …dicebam, si hoc faceres, te erraturum esse…
- 3° tipo o dell’irrealtà (dicono che tu saresti stato un console valoroso, se il destino lo avesse voluto)
protasi -> congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto
apodosi -> infinito futuro in “-urum fuisse”
Es.: …censebam, si hic fuisses, omnia me enarraturum fuisse… / …sic enim perspicio, sic iudico, nisi unus adolescens illius furentis impetus crudelissimosque conatus cohibuisset, rem publicam funditus interituram fuisse… - Cic.
Periodo ipotetico dipendente
§ Con apodosi al congiuntivo
- 1° tipo o della realtà e 2° tipo o della possibilità (non dubito che, se dici ciò, sbagli)
protasi -> congiuntivo in “consecutio”
apodosi -> congiuntivo in “consecutio”
Es.: …non dubito quin, si hoc facias, erres… / …non dubitabam quin, si hoc fecisses, erravisses
- 3° tipo o dell’irrealtà (non dubitiamo che, se tu fossi eletto console, provvederesti alla repubblica)
protasi -> congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto
apodosi -> congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto
Es.: …non dubitabam quin, si hic fuisses, omnia enarravisses… / …quis dubitat quin, si Saguntinis obsessis… impigre tulissemus opem, totum in Hispaniam aversuri bellum fuerimus? – Livio
Periodo ipotetico indipendente
- 1° tipo o della realtà (se fai ciò, sbagli)
protasi -> indicativo
apodosi -> indicativo (ma anche imperativo, congiuntivo potenziale o congiuntivo esortativo)
Es.: …si ille tali ingenio exitum non reperiebat, quis nunc reperiet? – Cic. / …adeat si quid vult… – Plauto
- 2° tipo o della possibilità (se facessi ciò, sbaglieresti)
protasi -> congiuntivo presente o perfetto
apodosi -> congiuntivo presente o perfetto (ma anche indicativo con “possum – volo – debeo – oportet – iustum est - …”
Es.: …ego si Scipionis desiderio meo me moveri negem… mentiar… - Cic. / …nequiquam Capitolium… servaverim, si civem… in vincula… duci videam… - Livio
- 3° tipo o dell’irrealtà (se fossi qui, ti narrerei tutto)
protasi -> congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto
apodosi -> congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto (ma anche indicativo perfetto od imperfetto con “potui – volui – debui – oportebat – moriendum fuit – iustum erat - …”
Es.: …si equus esses, esses indomabilis – Plauto / …violatusque esset tribunus nisi et contio omnis atrox coorta pro tribuno in consulem esset et concursus in forum ex tota urbe concitatae multitudinis fieret… - Livio
Persuasum habeo
§ Lo si riscontra seguito da accusativo più infinito nel senso di “sono persuaso che”
Pertinet
Vedere “attinet”
Peto
Vedere “doppio accusativo”
Piget
Vedere “verbi assolutamente impersonali”
Posco
§ …ma anche “reposco – flagito”, può avere l’accusativo della persona e quello della cosa (es.: …Caesar Haeduos frumentum flagitare - …Cesare chiedeva con insistenza grano agli Edui – Ces.)
§ Presenta, comunque, anche il costrutto della persona espressa in ablativo preceduto da “ab”
Potior
Vedere “utor”
Praeterit
Vedere “decet”
Predicato
§ Può essere verbale, e la concordanza avviene come in italiano (es.: …me delectant fides, consilium, gravitas, constantia, lepos – Cic. / …ego multa pertuli – Io ho sopportato molte cose – Cic.) e nominale, ed allora si tenga presente lo schema che segue, riferito alla concordanza del PN con più soggetti:
Soggetti Pred. Nomin.
esseri animati dello stesso genere…………..…segue il genere dei soggetti
esseri animati maschili, femminili e neutri...…prevale il maschile
esseri animati femminili e neutri………..…….prevale il femminile
esseri inanimati maschili…..…………………...al maschile
esseri inanimati femminili…………..………….al femminile o al neutro
esseri inanimati maschili, femminili e neutri…..prevale il neutro
persone e cose……………………..……..……...concorda con la persona
animali ed esseri inanimati…………..…………al neutro
Prohibeor
Vedere “iubeor”
Pronome relativo
§ Concordanza:
1. se si riferisce ad un solo termine concorda con esso in genere e numero
2. se si riferisce solo ad uno tra più termini concorda con esso al singolare
3. se si riferisce a più termini (persone) concorda al maschile
4. se si riferisce a più termini (cose) concorda al neutro
5. se si riferisce ad un appellativo geografico concorda con l’appellativo [fa eccezione flumen] (es.: Helvetii continentur flumine Rhodano, qui provinciam nostram dividit – Gli Elvezi sono delimitati dal fiume Rodano, che divide la nostra provincia – Ces.)
6. se si riferisce ad un’intera proposizione concorda al neutro
(es: …adsunt multi viri et mulieres, qui id testantur – Cic. / …oppidum Himeram ceperunt, quod fuerat clarum – …presero la città di Imera, che era stata illustre - Cic.)
Proposizione infinitiva oggettiva
§ La proposizione infinitiva ha funzione oggettiva se è retta da verba dicendi – declarandi – sentiendi – voluntatis – affectuum.
§ In questa circostanza…
1. il soggetto va in accusativo ed in tale caso anche l’attributo, l’apposizione del soggetto od il predicato nominale
2. il verbo, invece, si traduce con l’infinito presente, perfetto o futuro, se l’azione espressa è contemporanea, precedente o successiva a quella della reggente (es.: …confido me celeriter ad urbem venturum esse [verrò]… - Cic.)
§ Si ricordi che…
• se il verbo dell’infinitiva è privo di supino, allora si usa…
1. fore ut + congiuntivo presente in dipendenza da un tempo presente o futuro
2. fore ut + congiuntivo imperfetto in dipendenza da un tempo passato (es.: …an non putamus fore ut eos paeniteat [che si pentiranno]…? – Cic.)
3. posse + infinito presente (es.: …totius Galliae sese potiri posse [che si impadroniranno] sperant – Ces.)
• I verbi che significano “giurare – sperare – minacciare – promettere” hanno sempre l’infinito futuro al posto dell’infinito presente (es.: …spero multa vos…bona esse visuros [che vedrete]… - Cic.)
Proposizione infinitiva soggettiva
§ La proposizione infinitiva ha funzione soggettiva se è retta da…
1. voci di sum + sostantivo (es.: …ius est = …è costume)
2. voci di sum + aggettivo neutro sostantivato (es.: …facile est = …è facile)
3. voci di sum + genitivo di pertinenza (es.: …sapientis est = …è proprio del saggio)
4. verbi impersonali, quali oportet – decet – interest – necesse est – pudet - …
Proposizioni avversative
§ Sono introdotte da “cum” + congiuntivo in “consecutio”
Es.: …neque fas esse Druides existimant ea litteris mandare, cum in reliquis fere rebus publicis privatisque rationibus, Graecis utantur [mentre invece usano] litteris… - Ces.
Proposizioni causali
§ Sono introdotte da…
1. “quod” o “quia” + indicativo per cause oggettive
2. “quod” o “quia” + congiuntivo per motivi soggettivi in “consecutio”
3. “quando – quandoquidem – quoniam” + indicativo per cause oggettive
4. “cum – quippe cum – utpote cum” + congiuntivo in “consecutio”
es.: …quoniam fidem magistri cognostis [poiché avete conosciuto], cognoscite nunc discipuli aequitatem… - Cic.
§ Ma:
- se introdotte dal pronome relativo (proposizione relativa causale), avremo sempre il congiuntivo secondo la “consecutio”
- con “non quod…sed quia…” possiamo trovare l’indicativo per cause reali anche per tutte e due, il congiuntivo per una motivazione supposta e poi eliminata in seguito ad una spiegazione reale
Proposizioni comparative
1. Quelle di uguaglianza sono introdotte da “tam…quam – talis…qualis – ut…ita – tot…quot - …” / Es.: …Pausanias…ut virtutibus eluxit [come brillò], sic vitiis est obrutus [così fu carico]… - Nep.
2. Le proposizioni comparative di superiorità o di inferiorità sono introdotte da “par ac – aliter ac – aequus ac – secus ac – idem ac - …” reggenti “atque” oppure “ac” + indicativo / Es.: …non dixi secus ac sentiebam [diversamente da come la pensassi]… - Cic.
3. Le proposizioni comparative di maggioranza o di minoranza sono precedute da un comparativo con il verbo nello stesso modo e tempo della reggente / Es.: …non suscipiam oratione mea plus quam [più di quanto] mihi imponitur… - Cic.
4. Le proposizioni comparative ipotetiche si traducono con “tamquam – velut si – ac si – proinde – quasi – perinde – non secus si” + congiuntivo in “consecutio” / Es.: …de Dolabella quod scripsi, videas suadeo tamquam si tua res agatur [come se si trattasse]… - Cic.
Proposizioni concessive
§ Sono introdotte da…
- “etsi – etiamsi – tametsi” + indicativo per fatti reali
- “etsi – etiamsi – tametsi” + congiuntivo per fatti supposti
Es.: …tametsi ab duce et a Fortuna deserebantur [anche se erano abbandonati], tamen omnem spem salutis in virtute ponebant… - Ces.
- “quamquam” + indicativo
- “quamquam” + congiuntivo per attrazione da “quamvis”
Es.: …et quamquam [sebbene ci attiri] omnis virtus nos ad se allicit, …tamen iustitia et liberalitas id maxime efficit… - Cic.
- “quamvis” + congiuntivo in “consecutio”
- “quamvis” + indicativo per attrazione da “quamquam”
Es.: …illa quamvis ridicula essent [sebbene fossero]… mihi tamen risum non moverunt… - Cic.
- “licet” + congiuntivo
Es.: …improbitas, licet adversario molesta sit [sebbene sia], iudici invisa est… - Cic.
- “cum” + congiuntivo in “consecutio”
Es.: …Socrates… cum facile posset [pur potendo] educi e custodia, noluit… - Cic.
- “qui – quae – quod” + congiuntivo in “consecutio”
Es.: …Cicero, qui omnis superiores dies praeceptis Caesaris summa diligentia milites in castris continuisset [sebbene avesse tenuto]… septimo die… quinque cohortes frumentatum mittit… - Ces.
Proposizioni consecutive
§ Hanno la forma verbale al congiuntivo presente, imperfetto o perfetto senza seguire la “consecutio”; sono annunziate nella reggente da “ita – sic – tam – eo – talis – is – tantus - …” e sono introdotte, se positive, da “ut” o “qui / quae / quod” (proposizione relativa consecutiva), se negative, da “ut non” o “ut nihil – ut nemo – quin” (se la reggente è negativa)
es.: …brevique adeo [a tal punto] infestum omnem Romanum agrum reddidit, ut [che]… pecus omne quoque in urbem compelleretur [fu spinto], neque quisquam [e nessuno] extra portas propellere auderet [osava]… - Livio
Proposizioni finali
§ Hanno la forma verbale al congiuntivo presente od imperfetto secondo i criteri della “consecutio” e sono introdotte, se positive, da “ut” o “quo”, se negative, da “ne” (da “ut non” se si nega una sola parola)
es.: …ego ut tacerem [per tacere] decem talenta accepi… - Gellio
§ Possono, tuttavia, anche essere espresse con…
1. “qui / quae / quod” + congiuntivo (proposizione relativa finale)
2. “ad” + accusativo del gerundio o del gerundivo
3. supino (se in dipendenza da verbi di movimento)
4. participio futuro
5. “causa” o “gratia” + genitivo del gerundio o del gerundivo
Proposizioni integrative
§ rette da “ut [ne] ” + congiuntivo
- di tipo finale, sono in dipendenza da verbi quali “curo, enitor, facio, provideo, admoneo, edico, hortor, impero, moneo, precor, rogo, suadeo” oppure “interest, licet, necesse est, placet, …”
Es.: …statuunt ut decem milia hominum mittantur [che si mandino]… - Ces.
- Con “cave, oro, nolo, …” l’”ut” si può non trovare
Es.: …volo etiam exquiras [che tu cerchi]… - Cic.
§ con i “verba timendi”
- Caratterizzate dal verbo al congiuntivo secondo la “consecutio” in dipendenza da “ne” (quando si teme che accada una cosa spiacevole) o da “ut” (se si teme che non accada una cosa piacevole); in quest’ultimo caso troviamo “ne non” se la reggente è negativa
Es.: …neque timerent…ne aversi ab hoste circumvenirentur [di essere aggirati]… - Ces. / …omnis labores te excipere video: timeo ut sustineas [che tu non resista]… - Cic.
§ con i “verba impediendi”
- Dipendenti da verbi quali “deterreo, detineo, impedio, obsto, resisto, prohibeo, recuso” od espressioni come “per me stat”, “fit quominus”, sono tradotte con il congiuntivo presente od imperfetto secondo la “consecutio” retto da “ne” o “quominus” (se la reggente è positiva), da “quominus” o “quin” (se negativa)
Es.: …sententiam ne diceret [di dire] recusavit… - Cic. / …numquam hercle deterrebor quin viderim [di aver visto; ecc. -> cosa già accaduta] id quod viderim… - Plauto / …plura ne scribam [di scrivere] dolore impedior… - Cic.
§ rette da “ut [ut non]” + congiuntivo
- Di tipo consecutivo, sono in dipendenza da verbi quali “accidit, evenit, fit, fieri potest, sequitur, efficitur, restat, superest, multum abest, prope est, in eo est” oppure da aggettivi neutri sostantivati + “sum” (seguono la “consecutio”)
Es.: …accidit ut esset [che fosse] luna plena… - Ces. / …cum hoc proprium sit [essendo ciò proprio] animantium ut aliquid appetant [di desiderare]… - Cic.
§ rette da “quin”
- In dipendenza da proposizioni di senso negativo, usano il congiuntivo in “consecutio” e sono costituite da espressioni quali “non dubito, nulla causa est, non multum abest, non possum facere, non moror, vix me contineo, …”
Es.: …quis…dubitet quin [che non vi sia] in virtute divitiae sint? – Cic. / …non dubitari debet quin fuerint [che siano vissuti] ante Homerum poetae… - Cic.
§ rette da “quod”
- Di tipo dichiarativo oppure dichiarativo-causale, con il verbo all’indicativo od al congiuntivo obliquo, sono rette da “bene fit, male accidit, gratum facio, molestum est, adde, accedit, omitto” oppure da “gaudeo, miror, accuso, probo, …”
Es.: …multum ei detraxit…quod alienae erat [il fatto di essere] civitatis… - Nep.
Proposizioni interrogative doppie
§ Sono introdotte tutte e due, sia le dirette che le indirette, da…
- utrum…an… / ne…an… / …an…
es. dir.: …haec utrum tandem lex est an [o] legum omnium dissolutio? – Cic. / es. dir.: …ferrum nunc hebet? Dextrae torpent? An quid prodigii est aliud? – Livio / es. indir.: …consultabat utrum [se] Romam… proficisceretur an [o] Capuam teneret… - Cic. / es. indir.: …deliberatur de Avarico… incendi placeat an defendi… - Ces.
§ “o no”…nelle dirette si traduce con an non, nelle indirette con necne (es. dir.: …videon Cliniam an non? – Ter. / es. indir.: …di utrum sint necne sint quaeritur – Cic.)
Proposizioni interrogative semplici
§ Le interrogative dirette sono proposizioni principali, le indirette dipendono da un’altra proposizione; le prime sono riconoscibili, oltre che dal punto interrogativo, anche dalla forma verbale espressa all’indicativo (ma al congiuntivo in caso di dubbio o possibilità), le seconde dal verbo al congiuntivo regolato sulla consecutio temporum (tranne che per l’imperfetto dubitativo o potenziale).
§ Sono introdotte da…
1. pronomi, aggettivi od avverbi interrogativi (es. dir.: …quid tu es tristis? – Ter. / es. indir.: …loquere quid scribam [che devo scrivere]… - Plauto)
2. –ne in caso di dubbio assoluto (es. dir.: …rectene interpretor sententiam tuam? – Cic. / es. indir.: …a te quaero viderisne Antonium [se hai visto Antonio]… - Cic.)
3. num se la risposta sarà negativa nelle dirette, incerta nelle indirette (es. dir.: …numquid duas habetis patrias? – Cic. / es. indir.: …iusserunt… speculari num se sollicitati animi sociorum ab rege Perseo essent – Livio)
4. nonne in caso di risposta positiva nelle dirette, con il senso di “se non” nelle indirette (es. dir.: …nonne vobis haec quae audistis oculis cernere videmini? – Cic. / es. indir.: …cum ex eo quaesitum Archelaum Perdiccae filium nonne [se non] beatum putaret [considerasse]… - Cic.)
§ Si ricordi:
- nonne raramente è usato prima di Cicerone
- abbiamo an (e non num / nonne) se in precedenza vi è un avverbio od un pronome
- la risposta è data da un avverbio o dalla ripetizione del verbo della interrogativa diretta
- nescio / haud scio / incertum est / … reggono an in caso di risposta positiva, an non se negativa, ne / num se il dubbio è assoluto (le proposizioni dipendenti sono dette “dubitative”)
- exspecto / conor / experior / … si collegano alla interrogativa indiretta con si
Proposizioni narrative
§ Sono introdotte da “cum” + congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto secondo la “consecutio”. La negazione è “non”.
Es.: …cum salvum esse flentes sui respondissent [avendogli risposto], rogavit, essetne fusi hostes. Cum id quoque, ut cupiebat, audivisset [avendo udito], evelli iussit eam, qua erat transfixus, hastam… - Cic.
Proposizioni relative
§ Si suddividono in proprie ed improprie
1. Le prime si trovano con l’indicativo quando indicano persona o fatto reale e sono introdotte da “quisquis – ubicumque – quicumque - …”, con il congiuntivo quando riportano il pensiero di altri, sono usate in forma incidentale e si trovano in espressioni quali “non desunt qui – inveniuntur qui – nemo est qui – nihil est quod - …”
2. Le seconde, in quanto proposizioni subordinate, possono avere valore…
- Finale / Es.: …misi ad Antonium qui (= ut) hoc ei diceret… - Cic.
- Concessivo / Es.: …egomet, qui (= quamvis) sero… Graecas litteras attigissem… - Cic.
- Consecutivo / Es.: …innocentia est affectio talis animi quae (= ut ea) noceat nemini… - Cic.
- Suppositivo / Es.: …haec qui (= si quis) videat, nonne… - Cic.
- Causale / Es.: …me, qui (= cum) ad noctem vigilassem, artior… somnus complexus est… - Cic.
Proposizioni temporali
§ Si incontrano con…
- “cum – ubi – ut” + indicativo
Es.: …id ubi vident [quando vedono], mutant consilium… - Ces. / …Caesar ut Brundisium venit [quando venne], contionatus apud milites… - Ces. / …cum pater familiae inlustriore loco natus decessit [ogni volta che muore], eius propinqui conveniunt et… - Ces.
- “cum primum – simul atque – ubi primum” + indicativo
Es.: …simul atque de Caesaris legionumque adventu… cognitum est [appena si seppe], ad eum venit… - Ces.
- “postquam” + indicativo
Es.: …postquam id difficilius visum est [dopo che parve] neque facultas perficiendi dabatur [e non si offriva]… ad Pompeium transierunt… - Ces.
- “priusquam – antequam” + indicativo, in caso di rapporto temporale
- “priusquam – antequam” + congiuntivo, quando c’è un atto di volontà precedente teso ad impedire o affrettare il fatto di cui si parla
Es.: …neque prius fugere destiterunt quam ad flumen Rhenum… pervenerunt [prima di raggiungere]… - Ces. / …priusquam se hostes… reciperent [prima che potessero radunarsi], in finis Suessionum… exercitum duxit… - Ces.
- “dum” (mentre) + indicativo presente
Es.: …dum haec in Venetis geruntur [mentre avvenivano] Q. Titurius Sabinus cum iis copiis, quas a Caesare acceperat, in finis Venellorum pervenit… - Ces.
- “dum (finchè) – donec – quoad” + congiuntivo obliquo od indiretto
Es.: …hoc unum esse tempus de pace agendi, dum sibi uterque confideret [finchè aveva fiducia] et pares ambo viderentur [sembravano]… - Ces. / …ii, dum pari certamine res geri potuit [finchè si potè], magnum hostium numerum pauci sustinuere… - Ces.
Pudet
Vedere “verbi assolutamente impersonali”
Putor
Vedere “dicor”
Quaero
Vedere “doppio accusativo”
Qui
• Ad inizio di proposizione si traduce con “egli – questo – quello”
Recordor
§ E’ costruito con…
1. la persona in ablativo preceduto da de (es.: …recordor de te)
2. la cosa in genitivo od in accusativo (es.: …flagitiorum suorum recordabitur…)
Refert
Vedere “interest”
Reminisco
Vedere “memini”
Reposco
Vedere “posco”
Senza + infinito in italiano
§ Si traduce con…
1. sine + ablativo del sostantivo (es.: …Pol! Si istuc faxis [= feceris] hau [= haud] sine poena [senza essere punito] feceris… - Plauto)
2. ne / neque + proposizione coordinata alla precedente (es.: …nostri primo integris viribus fortiter repugnare neque ullum frustra telum ex loco superiore mittere [senza lanciare]… - Ces.)
3. cum non / qui non / quin / ut non + congiuntivo (es.: …in fines Lingonum die quarto pervenerunt, cum… nostri, triduum morati, eos sequi non potuissent [senza che… avessero potuto inseguirli]… - Ces.)
4. aggettivo / participio / ablativo assoluto (es.: …soli hoc contingit sapienti ut nihil faciat invitus [senza volerlo]… - Cic. / …ne id quidem ab Turno tulisse tacitum [senza controbattere] ferunt… - Livio / …hoc videmur esse consecuti ut ne quid agi cum populo aut salvis auspiciis [senza violare gli auspici] aut salvis legibus [senza trasgredire le leggi] aut denique sine vi [senza ricorrere alla violenza] possit… - Cic.)
Sinor
Vedere “iubeor”
Soggetto
§ Può essere rappresentato da:
1. un sostantivo (es.: …legati ad me deducuntur – Cic.)
2. un pronome (es.: …hoc erat in votis – Or.)
3. un aggettivo (es.: …boni sunt semper beati – …i buoni sono sempre felici - Cic.)
4. un participio sostantivato (es.: …victi un fugam vertuntur – Giust.)
5. un infinito (es.: …dulce est pro patria mori – …è dolce morire per la patria - Or.)
6. un’intera proposizione (es.: …quod putavi gaudium exstitit exitium – Cic.)
7. una parola indeclinabile (es.: …”ex” praepositio est)
Spectat
Vedere “attinet”
Stile epistolare
§ Data la lentezza della posta, a Roma si preferiva, proiettando tutto al passato, mettersi nei panni del destinatario allorquando avesse ricevuto la lettera. Questo comportamento causava delle variazioni nei tempi verbali che qui si segnalano:
- invece del presente -> l’imperfetto od il perfetto
- passato prossimo -> il piuccheperfetto
- passato remoto -> il piuccheperfetto
- futuro -> la perifrastica attiva + eram
- “ora” -> tunc (allora)
- “oggi” -> eo die (quel giorno)
- “ieri” -> pridie (il giorno prima)
- “domani” -> postridie (il giorno dopo)
Supino
§ Quello attivo lo si trova con i verbi di movimento
§ Il supino passivo, frequentemente unito ad aggettivi oppure a fas / nefas est, può essere sostituito da…
• ad + gerundio
• infinito + est
• verbo passivo + avverbio
Taedet
Vedere “verbi assolutamente impersonali”
Trador
Vedere “dicor”
Utor
§ Ma anche fruor – fungor – vescor – potior [ed i loro composti], regge l’ablativo; potior, quando assume il significato di “impadronirsi dello Stato”, regge il genitivo (es.: …Titus Labienus, castris hostium potitus, … - Ces. / …hi rerum potiri volunt – Cic.)
Verbi assolutamente impersonali
§ Cinque verbi [taedet – miseret – pudet – paenitet - piget] presentano la persona in accusativo e la cosa in genitivo, ma…
1. la terza persona del pronome personale è “eum / eos”, e non “se” (es.: …eos taedet vitae - …essi si annoiano della vita – Cic.)
2. nella forma perifrastica la persona la si trova al dativo, e non in accusativo (es.: …ei paenitendum est - …egli deve pentirsi – Cic.)
3. la cosa va in accusativo, se è espressa da un pronome neutro (es.: …id me pudet - …io mi vergogno di ciò – Plauto)
4. se la cosa è espressa da una proposizione, quest’ultima va all’infinito o in accusativo più infinito o è tradotta con “quod” più indicativo / congiuntivo o va sotto forma di interrogativa indiretta (es.: …Macedones pudebat urbem a rege deletam esse - …i Macedoni si vergognavano che la città fosse stata distrutta dal re – Rufo)
5. con i verbi servili, sono essi ad usarsi impersonalmente (es.: …solet eum paenitere - …egli suole pentirsi – Cic.)
Vescor
Vedere “utor”
Vetor
Vedere “iubeor”
Videor
§ Questo verbo copulativo che, come tale, ha due nominativi, si presenta costruito personalmente in latino anche se lo si rende impersonalmente in italiano:
1. Tu mihi videris esse bonus…….[costr pers. latina]
2. Tu a me sembri essere buono
3. Mi sembra che tu sia buono……[costr impers ital.]
• [Tu] mihi visus es esse contentus….[costr pers. latina]
• Tu a me sembrasti essere contento
• Mi sembrò che tu fossi contento…...[costr impers ital.]
• A natura mihi videtur orta esse amicitia……….[costr pers latina]
• Dalla natura a me sembra essere nata l’amicizia
• Mi sembra che l’amicizia sia nata dalla natura…………….[costr impers italiana]
§ In alcuni casi “videor” mantiene la forma impersonale anche in latino, presentando, quindi, dopo di sé o un infinito od una proposizione infinitiva. Questi casi ricorrono quando “videor”:
1. si accompagna ad un aggettivo neutro (es.: …turpe mihi videbatur in urbem reverti – Mi pareva vergognoso tornare in città – Cic.)
2. assume il significato di “sembrar bene / opportuno / conveniente” (es.: Caesari visum est proelium committere – A Cesare parve opportuno attaccar battaglia – Ces.)
3. si accompagna a verbi impersonali [piget, pudet, taedet, …] (es.: …mihi videbatur te vitae taedere - …mi sembrava che tu ti annoiassi della vita – Cic.)
4. è seguito da “fore / futurum esse ut”, in quanto il verbo da rendere all’infinito futuro manca di supino (es.: …mihi videtur fore ut [tu] discas - …mi pare che tu imparerai)
PROPOSTA DI PASSI
In cui sono contenute le regole sintattiche in precedenza illustrate.
CONCORDANZE
Ces., civ, 1, 51, 1
Ces., gall., 1, 12, 1
Ces., gall., 1, 31, 1
Ces., gall., 2, 1, 1
Ces., gall., 3, 24, 1
Ces., gall., 4, 29, 1
Ces., gall., 5, 54, 2
Ces., gall., 7, 69, 1
Cic., att., 1, 19, 6
Cic., div. In caec., 60
Cic., fam., 15, 21, 4
Cic., fin., 5, 53
Cic., leg., 1, 17
Cic., lig., 19
Cic., marc., 28
Cic., mil., 12
Cic., par. 27
Cic., quint., 2, 1, 2-3
Cic., rep., 6, 15
Cic., tusc., 1, 7
Cic., tusc., 2, 22
Cic., tusc., 5, 5
Livio, 1, 42, 1
Livio, 21, 38, 5
Livio, 22, 8, 1
Livio, 35, 43, 1
Livio, 42, 51, 3
Nep., 1, 2, 5
Nep., 3, 1, 1
Nep., 4, 3, 3
Nep., 4, 3, 6
Plinio il G., ep., 5, 14
Plinio il V., 2, 139
Sall., cat., 25, 5
Sall., cat., 54, 1
Sall., cat., 55, 3
Sall., giug., 104, 5
Sall., giug., 15, 4
Sall., giug., 43, 1
Sall., giug., 46, 5
Sall., giug., 7, 4
Tac., ann., 3, 76, 1
Tac., ann., 4, 5
Tac., dial., 8, 18
Tac., st., 4, 18
Cic., fin., 2, 11
Plinio il G., ep., 4, 24, 7
Sen., prov., 2, 3
NOMINATIVO
Ces., civ., 1, 14, 1
Ces., civ., 1, 45, 8
Ces., civ., 2, 15, 4
Ces., gall., 3, 6, 1
Ces., gall., 5, 4
Ces., gall., 6, 11, 1
Ces., gall., 7, 10, 2
Cic., att., 1, 18, 1
Cic., att., 12, 28
Cic., att., 2, 19, 2-3
Cic., att., 6, 1, 16
Cic., att., 7, 3, 10-11
Cic., att., 9, 10
Cic., cat., 2, 20
Cic., cat., 2, 21
Cic., cato, 1, 2
Cic., fam., 14, 23
Cic., fin., 3, 22
Cic., off., 1, 1
Cic., off., 1, 118
Cic., off., 1, 6
Cic., quint., 3, 1, 18
Cic., tusc., 1, 83
Livio, 1, 14, 3
Plinio il G., ep., 4, 9, 13
Sall., giug., 102, 6
Sall., giug., 95, 2
Sen., prev., 3, 3
Tac., ann., 14, 3, 8
Cic., off., 1, 103
Cic., fam., 7, 19
Cic., fam., 9, 8, 1
Cic., fam., 9, 1, 1-2
Cic., att., 2, 1, 1-2
Cic., att., 7, 13, 3
Cic., off., 1, 2
Sall., giug., 17, 1
Cic., tusc., 5, 15
Cic., cat., 1, 4
Cic., tusc., 2, 43
Cic., brut., 175
Sall., cat., 31, 9
Cic., brut., 206
Nep., 1, 8, 3
Cic., tusc., 1, 87
Cic., verr., 2, 2, 17
Livio, 1, 14, 3
ACCUSATIVO
Ces., civ., 1, 16, 2
Ces., civ., 1, 3, 6
Ces., civ., 3, 97, 4
Ces., gall., 1, 48, 1
Ces., gall., 1, 53, 1
Ces., gall., 1, 8, 1
Ces., gall., 2, 29, 3
Ces., gall., 4, 29, 3
Ces., gall., 5, 32, 1
Ces., gall., 7, 46, 3
Cic., att., 12, 14, 3-4
Cic., cat., 2, 13
Cic., cat., 2, 13
Cic., cat., 2, 7
Cic., cluen., 6
Cic., fam., 1, 8, 2
Cic., fam., 14, 4, 3-5
Cic., fam., 5, 2, 7
Cic., fam., 5, 2, 8
Cic., fam., 7, 12, 1-2
Cic., fam., 7, 20, 3
Cic., fam., 9, 20, 1-3
Cic., nat. Deor., 49, 125
Cic., off., 1, 24
Cic., off., 2, 53
Cic., or., 126
Cic., quint., 2, 15
Cic., quint., 3, 5, 4
Cic., roscio am., 20
Cic., verr., 2, 2, 130
Cic., verr., 2, 2, 37
Cic., verr., 2, 4, 27
Eutr., 8, 5
Livio, 27, 6, 12
Livio, 5, 4, 11
Livio, 9, 42, 5
Macr., sat., 2, 3
Nep., 22, 3, 1-2
Plinio il G., ep., 6, 11
Plinio il G., ep., 6, 8
Quintil., decl., 9, 2
Sall., giug., 101, 6
Sall., giug., 35, 10
Sall., giug., 99, 2
Sen., const. Sap., 3, 4
Sen., ep., 31, 10
Sen., prov., 4, 3
Sen., prov., 4, 4
Tac., ann., 3, 65, 13
Tac., germ., 15
Vitt., ces., 9
GENITIVO
Ces., civ., 1, 3, 2
Ces., civ., 1, 69, 3
Ces., civ., 3, 108, 2
Ces., gall., 1, 20, 5
Ces., gall., 7, 19, 4
Cic., att., 11, 2, 1
Cic., att., 7, 13, 3-4
Cic., att., 8, 2, 4
Cic., att., 9, 9, 3
Cic., brut., 225
Cic., cat., 1, 11, 2
Cic., cat., 2, 15
Cic., de or., 1, 172
Cic., de or., 1, 233
Cic., de or., 1, 37
Cic., fam., 15, 15
Cic., fam., 5, 6, 2
Cic., fam., 9, 21, 1
Cic., fil., 2, 41
Cic., off., 1, 50
Cic., off., 3, 51
Cic., rep., 1, 51
Cic., tusc., 1, 102
Cic., tusc., 1, 38
Cic., tusc., 1, 39
Cic., tusc., 2, 12
Cic., tusc., 2, 58
Livio, 37, 20, 2
Livio, 4, 31, 9
Nep., 1, 8, 1
Nep., 15, 3, 2
Nep., 3, 1, 2
Plinio il G., ep., 6, 12
Plinio il G., ep., 6, 3
Quintil., 12, 10, 9
Sall., cat., 51, 15
Sall., cat., 52, 5
Sall., cat., 52, 9
Sall., cat., 58, 8
Sall., giug., 31, 25
Sall., giug., 32, 6
Sall., giug., 35, 6
Sall., giug., 85, 2
Sen., ep., 33, 8
Sen., prov., 2, 1
Sen., prov., 2, 4
Tac., agr., 32, 15
Tac., germ., 12
Tac., st., 1, 80
Tac., st., 3, 76, 6
Val. Mass., 5, 4, 1
DATIVO
Ces., civ., 1, 12, 3
Ces., civ., 3, 80, 3
Ces., gall., 1, 28, 4
Ces., gall., 1, 3, 2
Ces., gall., 4, 29, 4
Cic., att., 1, 14, 5
Cic., att., 16, 11, 1
Cic., att., 2, 19, 2-3
Cic., brut., 126
Cic., cat., 2, 10
Cic., cat., 2, 26
Cic., de or., 2, 324
Cic., deiot., 39
Cic., fam., 3, 1, 3
Cic., fam., 5, 12, 8
Cic., fam., 5, 16, 4
Cic., fam., 9, 16, 5
Cic., fam., 9, 8, 2
Cic., fil., 5, 23
Cic., fin., 5, 93
Cic., font., 24
Cic., leg., 1, 17
Cic., lel., 94
Cic., nat. Deor., 1, 84
Cic., nat. Deor., 1, 97
Cic., off., 1, 123
Cic., optimo gen., 19
Cic., sil., 88
Cic., tusc., 2, 47
Cic., tusc., 3, 44
Cic., verr., 1, 1, 1
Irzio, afr., 26
Livio, 1, 8, 5
Livio, 9, 42, 8
Plinio il G., ep., 6, 2
Plinio il G., ep., 6, 8
Quintil., 1, 2, 15
Quintil., 10, 1, 24
Sall., giug., 39, 1
Sen., ep., 47, 16
Sen., ep., 47, 17
Sen., ira, 3, 24, 1
Sen., prov., 4, 5
Sen., prov., 4, 7
Sen., vita b., 3, 2
Tac., ann., 12, 37, 5
Tac., ann., 3, 2, 2
Tac., ann., 6, 22, 1
Tac., germ., 17, 5
Tac., germ., 3
Vitr., 6, 8, 6
ABLATIVO
Bell. Hisp., 26
Ces., civ., 1, 15, 5
Ces., gall., 4, 25, 2
Ces., gall., 4, 25, 4
Ces., gall., 4, 37, 3
Cic., att., 15, 1, 2
Cic., att., 8, 11, 1-2
Cic., cat., 2, 11
Cic., cat., 2, 20
Cic., cat., 2, 26
Cic., clu., 71
Cic., fam., 16, 14, 1-2
Cic., fam., 5, 12, 1
Cic., fam., 7, 19
Cic., fil., 2, 23
Cic., off., 1, 63
Cic., off., 1, 95
Cic., or., 39
Cic., or., 66
Cic., part., 13
Cic., part., 16
Cic., roscio am., 10
Cic., roscio am., 16
Cic., tusc., 2, 60
Cic., verr., 2, 1, 45
Cic., verr., 2, 4, 67
Eutr., 8, 2
Fedro, 5, 9, 4
Nep., 1, 1, 4
Nep., 1, 5, 5
Nep., 14, 4, 3
Nep., 22, 4, 1
Nep., 25, 9, 2
Nep., 7, 1, 1
Plinio il G., ep., 6, 8
Plinio il V., 3, 6
Plinio il V., 4, 12, 26
Sall., cat., 48
Sall., giug., 103, 4
Sall., giug., 22, 2
Sall., giug., 29, 4
Sall., giug., 56, 2
Sen., ep., 95, 52
Tac., ann., 1, 16, 9
Tac., ann., 3, 32, 10
Tac., ann., 3, 54, 5
Tac., ann., 34, 26
Tac., germ. 11
Tac., germ., 1
Tac., germ., 2
Vitr., 5, 6, 2
SINTASSI DEL VERBO
Cic., arch., 18
Cic., att., 16, 8, 2
Cic., att., 4, 5, 2
Cic., att., 7, 10
Cic., att., 8, 2, 4
Cic., cat., 2, 11
Cic., cat., 2, 4
Cic., cato m., 67
Cic., fam., 13, 75, 1
Cic., fam., 14, 16
Cic., fam., 14, 4, 3-5
Cic., fam., 4, 6, 1
Cic., fam., 9, 6, 4-5
Cic., fin., 2, 104
Cic., fin., 2, 61
Cic., fl., 76
Cic., lel., 15
Cic., lel., 34
Cic., lig., 18
Cic., mil., 34
Cic., mil., 93
Cic., nat. Deor., 3, 30, 75
Cic., off., 1, 2
Cic., off., 1, 23
Cic., off., 3, 75
Cic., part., 48
Cic., quinct., 56
Cic., tusc., 1, 83
Cic., tusc., 1, 87
Cic., tusc., 2, 14
Livio, 31, 7, 8
Livio, 32, 10, 7
Livio, 32, 31, 30
Quintil., 10, 1, 118
Quintil., 10, 82
Quintil., 10, 88
Sall., giug., 31, 7-8
Sen., ep., 47, 11
Sen., ep., 88, 5
Sen., ep., 95, 51
Sen., ot., 3, 1
Sen., prov., 3, 3-4
Sen., prov., 4, 12
Sen., prov., 4, 6
Sen., vita b., 3, 2
Tac., germ., 14
Tac., germ., 2
Tac., germ., 5
Vell., 2, 25, 1
CONSECUTIO
TEMPORUM
ATTRAZIONE MODALE
Ces., gall., 5, 39, 2
Ces., gall., 5, 6, 3
Cic., arch., 22
Cic., att., 1, 16, 4
Cic., att., 16, 7, 2
Cic., brut., 301
Cic., brut., 65
Cic., cat., 1, 3
Cic., cat., 1, 6, 13
Cic., de or., 1, 260
Cic., de or., 1, 37
Cic., fam., 11, 28, 8
Cic., fam., 14, 17
Cic., fam., 16, 14, 1-2
Cic., fam., 2, 5, 2
Cic., fam., 7, 3, 5
Cic., fil., 12, 15
Cic., lel., 53
Cic., lig., 30
Cic., mil., 101
Cic., nat. Deor., 2, 77
Cic., off., 1, 154-155
Cic., off., 1, 47
Cic., quinct., 36
Cic., rep., 1, 15
Cic., roscio am., 12
Cic., sill., 57
Cic., tusc., 1, 38
Cic., vat., 5
Cic., verr., 2, 3, 167
Cic., verr., 2, 4, 71
Eutr., 8, 4
Livio, 2, 10, 4
Livio, 22, 57, 5
Livio, 24, 16, 1
Nep., 1, 5, 5
Nep., 19, 1, 1
Nep., 3, 1, 1
Nep., 7, 1-2
Plinio il G., ep., 5, 7, 4
Sall., cat., 40, 4
Sall., giug., 101, 1
Sall., giug., 106, 6
Sen., ep., 38, 2
Tac., ann., 16, 35, 3
PROPOSIZIONI
COMPLETIVE
Ces., civ., 1, 1, 1
Ces., civ., 1, 3, 7
Ces., gall., 1, 20, 5
Ces., gall., 4, 14, 2
Ces., gall., 4, 21, 2-3
Cic., att., 6, 1, 14
Cic., att., 6, 1, 16
Cic., att., 7, 21, 2
Cic., cat., 4, 1, 1-2
Cic., de or., 1, 80
Cic., fam., 12, 5, 1
Cic., fam., 15, 15, 2
Cic., fam., 5, 7, 3
Cic., fat., 12, 28
Cic., fil., 14, 4
Cic., fil., 4, 2
Cic., imp. Pomp., 14, 42
Cic., lege agr., 2, 69
Cic., mil., 92
Cic., off., 2, 18, 64
Cic., off., 3, 73
Cic., or., 198
Cic., planc., 2, 5
Cic., quint., 2, 12, 5
Cic., roscio am., 5
Cic., roscio am., 9
Cic., tusc., 2, 46
Cic., tusc., 5, 17
Cic., verr., 2, 2, 42
Cic., verr., 2, 5, 1
Cic., verr., 2, 5, 104
Livio, 2, 12, 7
Livio, 2, 23, 14
Livio, 4, 56, 1
Nep., 10, 4, 1
Nep., 20, 1, 3
Nep., 4, 2, 5
Nep., 7, 3, 2
Plinio il G., ep., 10, 107-108
Plinio il G., ep., 10, 41, 50
Plinio il G., ep., 6, 17
Plinio il G., ep., 8, 16
Sall., cat., 49, 1
Sall., giug., 38, 8
Sall., giug., 39, 4
Sen., const. Sap., 3, 4
Sen., ep., 32, 2
Sen., ep., 47, 17
Tac., ann., 4, 57
PROPOSIZIONI
CIRCOSTANZIALI
Ces., civ., 1, 2, 2
Ces., civ., 1, 4, 4
Ces., civ., 3, 98, 2
Ces., gall., 1, 11, 6
Ces., gall., 4, 21, 1
Ces., gall., 4, 23, 4-5
Ces., gall., 4, 33
Ces., gall., 4, 34, 3
Cic., arch., 12
Cic., att., 1, 19, 6
Cic., att., 7, 7, 5
Cic., brut., 309
Cic., cat., 1, 18
Cic., cluent., 146
Cic., de or., 2, 131
Cic., fam., 16, 14, 1-2
Cic., fam., 2, 4, 1
Cic., fam., 9, 1, 2
Cic., fin., 3, 66
Cic., leg., 1, 5
Cic., mil., 103
Cic., mil., 29
Cic., off., 1, 2
Cic., off., 3, 100
Cic., or., 123
Cic., roscio am., 10
Cic., roscio am., 11
Cic., roscio am., 14
Cic., verr., 2, 5, 27
Livio, 21, 12, 4
Livio, 21, 47, 3
Livio, 21, 5, 16
Livio, 21, 58, 1
Livio, 21, 61, 1
Livio, 38, 33, 11
Nep., 2, 8, 2
Nep., 22, 1, 2
Nep., 22, 2, 1
Petron., 101
Plinio il G., ep., 4, 2
Plinio il G., ep., 6, 16
Sall., cat., 51, 21-23
Sall., giug., 110, 4
Sall., giug., 110, 7
Sall., giug., 51, 9
Sall., giug., 61, 3
Sall., giug., 93, 2
Sall., giug., 98, 2
Sen., ir., 1, 19, 7
Sen., prov., 2, 4
Tac., germ., 6
PERIODO IPOTETICO
Ces., gall., 4, 20, 1-2
Ces., gall., 4, 33, 2
Cic., att., 1, 2, 1
Cic., att., 12, 14, 3-4
Cic., att., 7, 10
Cic., cat., 2, 3
Cic., cato m., 19
Cic., cato m., 21
Cic., cato m., 3
Cic., cato m., 31
Cic., cato m., 38
Cic., cato m., 82
Cic., cato m., 82
Cic., cato m., 83
Cic., de or., 1, 126
Cic., de or., 2, 267
Cic., fam., 12, 10, 3
Cic., fam., 15, 16
Cic., fam., 4, 8, 1-2
Cic., fam., 9, 5, 2-3
Cic., fil., 4, 2, 4
Cic., fin., 2, 49
Cic., marc., 21
Cic., marc., 6
Cic., mur., 63
Cic., off., 1, 4
Cic., pis., 42
Cic., planc., 50
Cic., roscio am., 17
Cic., tusc., 3, 72
Livio, 10, 27, 11
Livio, 2, 10, 2
Livio, 2, 36, 2
Livio, 21, 11, 2
Livio, 21, 2, 1
Livio, 21, 25, 17
Livio, 21, 34, 7
Livio, 21, 42, 1
Livio, 21, 53, 5
Livio, 22, 32, 3
Livio, 4, 38, 5
Livio, 8, 32, 5
Nep., 23, 2, 6
Quintil., 5, 12, 3
Sall., cat., 20, 6
Sall., cat., 26, 1
Sall., giug., 61, 5
DISCORSO INDIRETTO
Ces., civ., 1, 10, 2-4
Ces., civ., 1, 72, 1-2
Ces., civ., 1, 8, 2-3
Ces., gall., 4, 16, 4
Ces., gall., 5, 28, 3-6
Cic., de or., 1, 231
Cic., de or., 2, 236
Cic., tusc., 3, 69-70
Livio, 26, 2, 7-13
Livio, 3, 67, 1-5
Livio, 31, 17, 1-11
Livio, 31, 24, 3-4
Tac., ann., 12, 37
Tac., st., 4, 69
L A C I V I L T A ‘
Accusator
§ Era il pubblico ministero; patroni gli avvocati difensori od accusatori, mentre l’altercatio era la discussione tra le due parti durante il processo
Actor
§ Era, in campo giuridico, l’attore, chi chiedeva il riconoscimento di un diritto; ma reus era l’avversario, procurator colui che rappresentava le parti in causa, iuris periti gli esperti di diritto e advocati i cittadini garanti per autorevolezza
Ad bestias
§ Condanna alla crocifissione, al combattimento nell’arena, al combattimento con belve (sotto l’impero)
Aediles
§ Magistrati ordinari, costituiti da due plebei e due patrizi o curuli, custodivano il tesoro della plebe ed organizzavano spettacoli pubblici.
Aerarium Saturni
§ Tesoro pubblico, amministrato dai questori; le entrate erano: ager publicus (rendita delle proprietà demaniali, il cui canone annuo era detto vectigal), decumae (imposta di un decimo sui prodotti), stipendium (imposta in denaro), portoria (imposte indirette), tributum ex censu (imposte straordinarie riscosse per tribù), bona damnatorum (beni confiscati), bona vacantia (beni senza proprietario), bona caduca (beni senza eredi), …, mentre le spese consistevano in: sacra publica (spese di culto), viaticum (indennità di viaggio), salarium (indennità di sale ai funzionari fuori Roma); ad esso, sotto l’impero, fu aggiunto il fiscus Caesaris formato dalle rendite delle province imperiali
Alae
§ alae: e due ali dell’esercito dove era schierata la cavalleria, divisa in 10 turmae di 30 uomini, ciascuna ripartita in 3 decuriae
Aries
§ aries: macchina da guerra consistente in un tronco alla cui estremità era posta una testa di ariete di ferro. Il tronco, bilanciato da catene e sospeso da terra, era fatto oscillare in modo che la testa di ariete, percuotendo le mura, causasse una breccia
Basilica
§ Luogo destinato all’amministrazione della giustizia
Campi, raccolti e fattorie
§ Familia rustica: insieme degli schiavi addetti al lavoro nei campi
§ Villicus: fattore, per lo più uno schiavo fidato ed esperto
§ Triticum: frumento, ma molto diffusa era anche la coltivazione di far (farro), hordeum (orzo), lupini (lupini), fabae (fave), phaseli (fagioli), cytisi (trifogli), linum (lino), cannabis (canapa), herba medica (erba medica), olera (ortaggi vari), cepae (cipolle), allium (aglio), porri (porri), asparagi (asparagi) e di numerosi alberi da frutta tranne l’arancio ed il caco
§ Racemi: grappoli d’uva che, per fare il vino, erano pigiati in tini (lacus o labra)
§ Vinacea: vinacce che, per l’uso di cui sopra, erano messe nel torchio (torcular)
§ Mostum: il mosto ricavato era versato in vasi di terracotta impeciati esternamente (dolia) e lasciato fermentare
§ Pistrinum: mulino in cui con la macina (mola) si tritava finemente il grano, in precedenza calpestato da buoi sull’aia
§ Aratrum: aratro, ed il vomere, vomer. Ma altri attrezzi erano: bidens (zappa), ligo (zappa per scavare in profondità), rastrum (rastrello), occa (erpice), irpex (attrezzo per spaccare le zolle), rutrum o pala (vanga), falx (roncola), falx messoria (falce per il frumento)
§ Plaustraratrum: aratro con le ruote
§ Aratio: aratura
§ Satio: o consitio, semina
§ Messio: mietitura
§ Vindemia: vendemmia
§ Villa rustica: fattoria, edificio molto semplice con piccole stanze intorno al cortile, riservate al fattore o agli schiavi o atte a custodire gli attrezzi di notte. In un’ultima stanza, più grande, si mangiava, mentre all’esterno erano l’aia, il mulino ed il forno. Erano parte integrante della fattoria i magazzini, silos in cui si conservava quanto raccolto
§ Equilia: stalle per cavalli; erano nel cortile, ma esistevano anche quelle per buoi (bubilia), per le pecore (ovilia), per i suini (suilia)
Capite inquiren-tes
§ Magistrati accusatori nei comizi centuriati; quelli accusatori nei comizi tributi erano detti multa inquirentes
Catapultae
§ Catapulte con cui si gettavano grosse pietre o palle di piombo contro le mura nemiche, mentre ballistae erano quelle con tiro ad arco
Censores
§ Magistrati ordinari eletti in numero di due ogni cinque anni per il censimento dei comizi curiati: convocavano i comizi tributi e compilavano le tabulae censoriae (liste elettorali e ruoli dei contribuenti), si interessavano anche di bilancio e di moralità, ricevevano la carica dai comizi curiati.
Cibi, pasti e…
§ Subsellia: bassi sgabelli su cui sedevano le donne ed i bambini a tavola
§ Scanna: panche di cui si servivano servi e clienti
§ Umbrae: scanni portati dagli invitati
§ Cena triumphalis: pranzo ufficiale di un generale vincitore, fatto sul Campidoglio
§ Ientaculum: prima colazione, fatta al mattino presto e consistente in pane con vino e sale o in pane con miele od in uva secca con olive e latte
§ Prandium: seconda colazione, consumata verso il mezzogiorno e consistente in pesce, uova, crostacei, legumi; si beveva vino con miele (mulsum) o vino con droghe ed acqua bollente (calida)
§ Cena: pasto principale, effettuato verso le sedici, durava almeno 3 ore e si divideva in: a) gustus, antipasto a base di salsicce forti, olive, uova, crostacei; b) cena, in cui si servivano numerose portate (carne di bue, di agnello, di cinghiale o di maiale, pesci non comuni, tacchini, quaglie, pernici, ghiri ingrassati, …); c) secundae mensae, a base di frutta fresca o secca e dolci
§ Puls: polenta di farro e frumento, cibo dei poveri
§ Placentae: o liba, focacce
§ Bucellae: torte fatte con farina e miele
§ Lactuca: insalata
§ Legumina: legumi (fagioli, piselli, ceci)
§ Olera: verdure (carciofi, asparagi, porri)
§ Pernae: prosciutti
§ Botelli: detti anche farcimina o tomacula, sono le salsicce
§ Mullus: triglia
§ Murena: murena
§ Acipenser: storione
§ Barbus: barbo
§ Coqui: cuochi (servi, come servi erano gli altri addetti alla cucina)
§ Culinarii: gli aiutanti del cuoco
§ Fornaciarii: gli addetti ai fornelli
§ Opsonatores: servi incaricati della spesa
§ Pistores: pasticceri
§ Structor: direttore di mensa
§ Scissor: macellaio
§ Pocillitor: servo abile nello scegliere i vini e nel servirli
§ Utensilia: utensili da cucina
§ Aheneum: caldaia
§ Olla: pentola
§ Sartago: padella
§ Tripes: treppiede
§ Craticula: graticola
§ Veru: spiedo
§ Trua: schiumatoio
§ Mortarium: mortaio con pestello (pistillum)
§ Repositorium: dispensa in cui si mettevano i cibi cotti
§ Ferculum: vassoio
§ Patinae: piatti profondi, rotondi, di argilla o d’argento (quelli meno profondi si chiamavano lances)
§ Ligulae: cucchiai
§ Cochlearia: cucchiai con manico a punta per mangiare lumache, ostriche o uova
§ Culter: coltello
§ Mappa: salvietta
§ Vasa potoria: vasi per il vino
§ Legenae: fiaschi
§ Pocula: bicchieri, che potevano essere di ambra, terracotta, vetro o metallo e che, secondo la forma, potevano assumere il nome di cyathus, patera, calix, cantharus, crater
§ Salinum: saliera
§ Incitega: portampolle
Clienti e schiavi
§ Mangones: mercanti che esponevano su un palco (catasta) gli schiavi da vendere, dopo aver messo loro al collo un cartello (titulus) indicante pregi e difetti
§ Gypsati: così chiamati gli schiavi da poco giunti e caratterizzati da un piede dipinto di bianco
§ Lecticarii: schiavi particolarmente ricercati per la loro prestanza fisica, graeculi erano detti quelli dotti
§ Vernae: schiavi figli di madre schiava, ma si poteva essere di tale condizione perché prigionieri di guerra, per non aver pagato debiti od anche per essersi sottratti al servizio militare
§ Atriensis: fiduciario del padrone, maggiordomo
§ Ostiarii: portieri
§ Cubicularii: camerieri
§ Pedissequi: accompagnatori
§ Amanuenses: copisti
§ Arboratores: addetti alla cura degli alberi
§ Piscatores: addetti alla pesca
§ Familia urbana: l’insieme degli schiavi occupati in città; quelli occupati in campagna appartenevano alla familia rustica
§ Demensum: mensile, raramente concesso da alcuni padroni più liberali
§ Contubernium: matrimonio fra schiavi (dopo aver avuto, però, l’autorizzazione dei padroni)
§ Verberatio: ad essa era condannato lo schiavo indisciplinato e consisteva in frustate date con lo scudiscio di cuoio (scutica) o munito di punte di ferro (flagellum)
§ Ergastulum: carcere in cui erano rinchiusi quelli puniti, ma potevano anche essere condannati alla forca od alla crocifissione
§ F (= fugitivus): marchio impresso a fuoco sulla pelle di uno schiavo fuggito e, poi, ripreso
§ Manumissio: affrancamento, che poteva avvenire per atto pubblico (a: per vindictam, con il mettere appunto un bastoncino sulla testa dello schiavo da liberare davanti ad un magistrato; b: censu, con l’iscrizione nelle liste del censo; c: testamento, quando lo schiavo era dichiarato libero nel testamento del padrone) e per atto privato (a: per mensam, facendolo sedere a tavola con il padrone; b: per epistulam, con una lettera in cui gli si annunciava la libertà; c: inter amicos, quando lo si dichiarava libero davanti a testimoni)
§ Libertus: schiavo affrancato, ma i suoi discendenti diventavano veramente liberi (ingenui) solo dopo la quarta generazione
§ Patronus: persona, per lo più il vecchio padrone, sotto la cui protezione si mettevano i liberti i quali ne prendevano anche il praenomen ed il nomen; con gli anni i patroni divennero protettori dei clientes (appartenenti a popoli vinti da Roma e portati a vivere in città presso cittadini)
Cohors praetoria
§ Formata da soldati scelti e fedeli al dux
Coloniae
§ Città fortificate fuori Roma, abitate da soldati veterani e guidate da tre triumviri ognuna; le magistrature erano simili a quelle di Roma; ai veterani ed ai loro eredi si assegnavano appezzamenti dell’ager publicus
Comizi centuriati
§ Costituivano il fulcro della vita politica, rappresentavano la forza militare ed erano convocati da un magistrato con imperium militiae nel Campo Marzio; in essi si votava per centuria con il logico prevalere della prima classe (la più ricca, anche di centurie).
Concilia plebis
§ Adunanze del popolo le cui decisioni inizialmente non avevano forza di legge; eleggevano i tribuni e gli edili della plebe e votavano i plebiscita, vincolanti solo per i plebei.
§ Riconosciute nel sec. III le decisioni da esse deliberate, sfociarono nei comizi tributi le cui votazioni avvenivano per tribù accomunando patrizi e plebei.
§ Erano convocati da un magistrato e si tenevano nel Foro.
Consilium Principis
§ Consiglio privato dell’imperatore.
Consules
§ Erano due magistrati ordinari e venivano nominati dai comizi centuriati annualmente; avevano ampio potere: davano il proprio nome all’anno, governavano a rotazione a Roma e sull’esercito; eccezionalmente avevano pieni poteri dal Senato con il senatus consultum ultimum; se uno dei due moriva, i comizi centuriati nominavano un consul suffectus (console supplente).
Contio
§ Adunanza popolare convocata e presieduta da un magistrato che doveva effettuare una comunicazione.
Copiae sociorum
§ Le truppe alleate che combattevano ai fianchi delle legioni, le quali occupavano il centro dello schieramento
Corone e trionfi
§ corona civica: corona di quercia, premio riservato a chi salvava un cittadino
§ corona muralis: corona d’oro, offerta al soldato primo sulle mura
§ corona vallaris: d’oro anch’essa, data al fante giunto primo oltre il vallum nemico
§ corona obsidionalis: concessa dalla città assediata a chi la liberava
§ corona navalis: o rostrata, corona offerta a chi per primo balzava su una nave nemica
§ phalerae: medaglie date ai soli ufficiali
§ vexilla purpurea: bandiere di porpora date a reparti distintisi in battaglia
§ triumphus: trionfo; massima ricompensa offerta ad un condottiero vittorioso che avesse ucciso con le sue schiere più di 5000 nemici
§ toga auro picta: toga di porpora con ricami in oro data al generale trionfatore
§ via sacra: strada percorsa dal generale vittorioso tra la folla acclamante per recarsi sul Campidoglio dove sacrificava un toro a Giove Statore e deponeva la corona d’alloro (solo, però, in caso di triumphus)
§ ovatio: ovazione concessa al generale semplicemente vittorioso il quale a Giove sacrificava non un toro, ma una pecora, ovis
Curae
§ Commissioni speciali con incarichi particolari.
Curiata
§ Comizi curiati; costituiti, per lo più, da patrizi, si tenevano nel Foro.
Delicta privata
§ Erano: furti, rapine, ingiurie, calunnie, danni, …
Delicta publica
Erano: vis, violenza, plagium, sequestro di persona, perduellio, tradimento della patria, crimen maiestatis, offesa alla dignità del popolo, peculatus, appropriazione di denaro pubblico, ambitus, broglio elettorale, repetundae, concussione
Dictator
§ Investito di pieni poteri dai consoli in casi particolari, era un magistrato straordinario cum imperio; accompagnato da ventiquattro littori, aveva come aiuto il magister equitum (comandante della cavalleria); la sua carica durava non più di sei mesi, termine non rispettato negli ultimi tempi della Repubblica.
Dilectus militum
§ Leva fatta in caso di guerre
Dux
§ Console o pretore a capo dell’esercito; imperator, invece, era il dux con precedenti vittoriosi
Equites
§ In numero di 300, a cavallo, completavano lo schieramento della legione e ne proteggevano i fianchi, ma erano presenti anche trombettieri, tubicines, e genieri, fabri
Exercitus conducti-cius
§ Esercito di mercenari formatosi durante l’impero
Falaricae
§ Servivano a lanciare frecce infiammabili che bruciavano le difese nemiche in legno
Feste religiose
§ Saturnalia: in onore di Saturno, queste feste iniziavano il 17 dicembre e duravano cinque giorni; in esse si esaltava l’uguaglianza tra gli uomini
§ Lupercalia: in onore del dio Pan, erano celebrate il 15 febbraio; in queste feste i sacerdoti Luperci, dopo essere andati correndo intorno al Palatino nudi e sporchi del sangue di un caprone ucciso, si lasciavano lavare con il latte da alcuni giovani
§ Ambarvalia: in onore di Marte e dei Lari, si celebravano a maggio; in esse i 12 Arvali, membri di una confraternita risalente a Romolo, incoronati di spighe, guidavano una processione attraverso i campi
§ Cerealia: in onore di Cerere, celebrate durante la raccolta delle messi
§ Floralia: in onore della dea Flora ed effettuate in primavera
§ Quinquatria: in onore di Minerva, ricorrevano due volte l’anno (il quinto giorno dopo le Idi di marzo e di luglio)
§ Feralia: in onore dei defunti, celebrata a febbraio
§ Palilia: feste in onore della dea Pale solennizzate il 21 aprile
§ Terminalia: feste per il dio Termine, protettore delle proprietà, onorato sul Campidoglio
§ Bacchanalia: feste orgiastiche in onore di Bacco
Flotte ed equipaggi
§ corvi: o harpagones, ponti di arrembaggio con arpioni per agganciare le navi nemiche
§ prora: prua con sperone di bronzo, rostrum
§ puppis: poppa terminante a punta, con intagli, aplustre
§ tabulatum: tolda della nave
§ carina: chiglia
§ malus: albero per la vela (velum)
§ gubernaculum: timone e gubernatores i timonieri
§ tormenta: le gomene
§ transtra: banchi per i rematori, remiges, ca. 300 scelti per lo più tra gli schiavi
§ navalia: cantieri navali
§ triremes: navi a 3 ordini di remi
§ quinqueremes: a 5 ordini di remi
§ biremes: navi a 2 ordini di remi, molto rare insieme alle quadriremes, che erano a 4 ordini
§ naves longae: navi da guerra, a remi
§ naves onerariae: navi da carico, per lo più a vela
§ naves actuariae: navi-vedetta
§ naves liburnicae: navi agili, simili alle nostre fregate
§ naves speculatoriae: erano usate per osservare le mosse del nemico
§ dromones: lunghe navi a vela, per i trasporti
§ myoparones: imbarcazioni strette usate dai pirati
§ naves tabellariae: navi leggere, trasportavano dispacci tra i porti
§ cymbae: barche, dette anche scaphae
§ lintres: scialuppe, mentre phaseli erano piccole navi leggere
§ duumviri navales: sovrintendenti dei cantieri
§ praefecti classium: i comandanti della flotta
§ navarchi: o praefecti navis, erano al comando di ciascuna nave
§ magistri navium: capi della ciurma
§ decuriones: comandavano le varie sezioni dei rematori
§ nautae: soldati presi tra i liberti o tra gli stranieri (ca. 120 per nave)
§ classarii: marinai veri e propri (ca. 50 per nave)
§ classis: flotta da guerra, ordinata per la prima volta da Augusto e disposta in due squadre
Galea
§ Elmo di pelle con due bande, bucculae, ai lati per proteggere le guance; era rafforzato da cerchi metallici; era detto cassis, invece, l’elmo di metallo ornato da una cresta in alto
Giocattoli e giochi
§ Crepitaculum: sonaglio
§ Imagines: burattini (detti anche ligneolae hominum figurae)
§ Trochus: ruota di ferro con campanelli spinta avanti con un bastone (clavis adunca)
§ Turbo: trottola
§ Grallae: trampoli
§ Tintinnabula: campanelli di bronzo
§ Pila: palla, con cui si giocava una specie di tennis
§ Alea: dadi
§ Pupae: bambole di legno, stoffa o terracotta
§ Ludus castellorum: si mettevano quattro mucchietti di noci, tre a terra ed il quarto su questi, ed il gioco consisteva nel colpirli con altre noci tenute in mano: a chi era tanto abile da abbatterne uno, spettava il mucchietto, e così via
§ Par impar: tenendo dei sassolini stretti in pugno, si chiedeva se fossero pari o dispari: risultava vincitore chi rispondeva esattamente
§ Capita et navia: si lanciava in aria una moneta, recante incisa su una faccia una testa e sull’altra una nave, e si chiedeva quale delle due sarebbe stata visibile
§ Musca aenea: di derivazione greca e corrispondente al nostro “nascondino”
§ Captationes: indovinelli, la cui risoluzione, ci informa Gellio, comportava un premio del valore di un sesterzio
§ Harpasta: un gioco con la palla molto simile al nostro foot-ball
Gli spettacoli
§ Ludi scaenici: spettacoli teatrali, a cui si interessavano maggiormente le persone colte, di derivazione greca e legati in tempi antichi al culto dei morti, introdotti a Roma nel 264 a.C., erano rappresentati fino al 55 a.C. in teatri di legno. Primo locale in muratura quello di Pompeo nel Campo Marzio.
§ Grex: compagnia di attori
§ Dominus gregis: capocomico
§ Scaena: palco su cui recitavano gli attori
§ Cavea: parte del teatro dove sedevano gli spettatori
§ Ludi circenses: preferiti dal popolo, si svolgevano nel circo ed erano allestiti dagli edili curuli. Si suddividevano in stati, votivi ed extraordinarii
§ Ludi stati: in occasione di celebrazioni sacre (Cereales per Cerere, Megalenses per Cibele, Floreales per Flora)
§ Ludi votivi: per commemorazioni solenni
§ Ludi extraordinarii: in occasione di trionfi o per occasioni speciali
§ Ludi plebei: importanti, ricordavano la vittoria della plebe sul patriziato
§ Bigae…trigae…quadrigae: cocchi a 2, 3 e 4 cavalli che partecipavano alle corse negli stadi
§ Auriga: cocchiere; dopo aver indossato la veste della fazione per cui gareggiava (le fazioni erano distinte da un colore diverso, dal rosso al turchino), doveva effettuare un dato numero di giri dell’arena limitata nella parte centrale da due colonnine (metae)
§ Ludus troianus: una specie di carosello di giovani a cavallo svolgentesi negli stadi e che comprendeva anche altri esercizi (pugilato, lancio del disco, …)
§ Ludi gladiatorii: combattimenti dei gladiatori effettuati negli anfiteatri (uomo/uomo, uomo/belva, belva/belva)
§ Lanista: istruttore dei gladiatori
§ Samnites: gladiatori armati di scudo ovale, elmo e spada corta
§ Thraces: forniti di piccolo scudo rotondo e di un corto pugnale (sica)
§ Retiarii: uomini che combattevano senza elmo ed armati solo di un pugnale, di un tridente e di una rete
§ Murmillones: gladiatori così chiamati dal pesce murma dipinto sullo scudo
§ Laquearii: combattenti forniti di un laccio con cui catturare il nemico
§ Pollice verso: abbassando il pollice imperatore e Vestali condannavano il gladiatore perdente (un prigioniero di guerra, ma poteva anche essere un volontario) a morte sicura
§ Venationes: combattimenti di belve tra loro o con uomini addestrati (bestiarii)
§ Damnare ad bestias: formula con cui si condannava a combattere con le bestie feroci
Hastati
§ In numero di 1200 e divisi in 10 manipoli di 120 fanti ognuno, erano i più giovani ed occupavano la prima linea dello schieramento della legione in battaglia
I funerali
§ Salve et vale: ultime parole di saluto rivolte dai parenti più stretti a chi era morto; faceva, poi, seguito il rito di chiamarlo tre volte a voce alta (conclamare)
§ Vespillones: con i pollinctores ed i fossores erano gli addetti delle imprese di pompe funebri
§ Libitinarius: era l’imprenditore di dette imprese che, per volontà dei familiari del morto, si incaricava di preparare il cadavere ed i funerali
§ Libitina: dea della morte nel cui tempio i familiari denunciavano il decesso
§ Lectus funebris: feretro, collocato nell’atrio in modo che il defunto avesse i piedi verso l’uscio; restava dai 3 ai 7 giorni
§ Praeco: banditore incaricato di annunziare il giorno e l’ora delle esequie
§ Funus: detto anche pompa od exequiae, era il funerale
§ Dissignator: cerimoniere che precedeva il corteo funebre
§ Praeficae: donne pagate per piangere e per cantare neniae
§ Archimimus: indossando la maschera del morto ed imitandone i gesti, guidava mimi e danzatori
§ Imagines maiorum: maschere di cera degli antenati con le quali, nei funerali importanti, parenti ed amici del defunto si coprivano il volto
§ Laudatio: elogio funebre
§ Ilicet: formula di congedo detta dal sacerdote dopo aver spruzzato i presenti tre volte con acqua lustrale (da ire licet)
§ Pomerium: spazio considerato sacro lungo le mura della città in cui era sepolto il cadavere (uomini importanti e Vestali erano sepolti, invece, nella città)
§ Urna cineraria: urna in cui si riponevano, racchiuse in un panno, le ceneri dopo la cremazione
§ Columbarium: nicchia per più urne
§ Feriae denicales: cerimonie espiatorie (si purificava la tomba con acqua lustrale e si sacrificava un maiale)
§ Silicernium: banchetto funebre
§ Novendiale: periodo di 9 giorni di lutto stretto alla fine del quale si sacrificava ai Mani e si faceva una cena con uova, lenticchie e sale
§ Feralia: commemorazione dei defunti, annuale e celebrata negli ultimi 11 giorni di febbraio
§ Inferiae: sacrifici presso le tombe con acqua, miele, latte, vino e vittime nere
§ Vale: formula di saluto ripetuta tre volte (si salutavano i morti anche con sit tibi terra levis)
I mestieri
§ Aurifices: o fabri aurarii, orefici (ma facevano anche capsule per i denti)
§ Figuli: artigiani liberi che fabbricavano oggetti di terracotta (vasa fictilia)
§ Fabri lignarii: falegnami
§ Tinctores: o infectores, tintori
§ Corarii: cuoiai
§ Sutores: calzolai
§ Librarii: librai
§ Vetrarii: vetrai
§ Vestiarii: o paenularii, sarti
§ Tornatores: gli addetti al tornio
§ Phrigiones: o plumarii, artigiani che ricamavano stoffe o facevano tappeti
§ Lapidarii: spaccapietre
§ Marmorarii: gli addetti alla lavorazione del marmo
§ Caementarii: tagliapietre
§ Fabri carpentarii: carpentieri
§ Tonsores: barbieri
§ Lanii: macellai
§ Pistores: o furnarii, panettieri
§ Caupones: osti
§ Salsamentarii: salumieri
§ Fullones: lavandai
§ Tabernae: botteghe
§ Forum Boarium: così detta la piazza (ma è una delle tante) in cui si facevano i mercati
§ Mercator: commerciante all’ingrosso
§ Emporia: grandi magazzini situati lungo il Tevere
§ Institores: commercianti al minuto
§ Tabernae argentariae: banche
§ Officinae pistoriae: negozi in cui si vendevano pane e dolci
§ Tabernae vinariae: o cauponae, trattorie
§ Tabernae dulciariae: pasticcerie
§ Pomarii: erbivendoli
§ Tonstrinae: botteghe dei parrucchieri
§ Archiatrae: medici pubblici
§ Pharmacopolae: farmacisti
§ Iuris consultus: avvocato che stabiliva in che modo dovesse essere trattata una causa
§ Orator: o patronus, avvocato che perorava la causa
§ Advocati: persone autorevoli chiamate ad assistere le parti
§ Causidici: avvocati di poco conto sempre a caccia di clienti
Il campo militare
§ plutei: parapetti mobili di legno
§ moenia: opera di difesa, mura con o senza merli, pinnae
§ manus ferrae: detti anche corvi, ganci fissati all’estremità di lunghi pali, utilizzati dagli assediati per respingere i nemici
§ aggeres: argini di terra fatti a difesa dell’accampamento
§ vallum: palizzata di legno costruita sugli aggeres
§ stimuli: filo spinato posto davanti al vallum
§ circumvallationes: fosse scavate intorno all’accampamento
§ cuniculi: gallerie sotterranee per accostarsi alle mura
§ stativa: accampamento permanente, di forma quadrata
§ tabernacula: tende in pelle o tela degli ufficiali
§ tentoria: tende dei soldati
§ excubiae: soldati addetti alla guardia di giorno
§ vigiliae: sentinelle con parola d’ordine
§ castra: campo trincerato
§ signum: insegna della legione (un’aquila d’oro, d’argento o di bronzo)
Il giorno della nascita
§ Incunabula: piccoli indumenti del neonato con cui questo era vestito dopo che, appena nato, era stato messo a terra nell’atrio della casa
§ Genius: nume al quale la madre consacrava il bimbo affinchè lo proteggesse durante la vita
§ Vagitanus: dio a cui si facevano preghiere perché accogliesse i primi vagiti (così come le dee Educa e Potina dovevano assistere il bambino nei suoi pasti)
§ Dies lustricus: ricorrente dopo 9 giorni dalla nascita per i maschi, 8 per le femmine, in esso, dopo aver purificato con acqua lustrale il neonato, gli si dava un nome. In questo giorno il padre riconosceva il figlio (agnoscere filium) e, alzandolo, lo consegnava alla madre
§ Cognata: parente che nel dies lustricus bagnava fronte e labbra del bambino di saliva
§ Bulla: medaglione portafortuna che si metteva al collo del bambino e che poteva essere d’oro (aurea) o di cuoio (scortea)
§ Dies natalis: giorno in cui si festeggiava il compleanno
§ Cena natalitia: cena di compleanno a base di focacce (liba) e vino (merum)
§ Nutrix: balia, che in epoca tarda allattava anche
§ Nutricula sicca: bambinaia, per lo più greca, a cui erano affidati i bambini dei ricchi perché imparassero la lingua
Il nome
§ Praenomen: era il primo dei tre nomi spettanti ad ogni cittadino e con esso si indicava la persona
§ Nomen: secondo nome, con cui si designava la gens
§ Cognomen: terzo nome, che distingueva la famiglia, ma era diffuso portare anche un secondo cognomen a ricordo di imprese o per indicare caratteristiche fisiche. I figli adottivi, oltre ai tre suindicati, conservavano anche il nome della loro gente; le donne avevano solo il nome gentilizio del padre al femminile; i liberti, oltre al loro nome, avevano il praenomen ed il nomen di chi li aveva liberati
Il tempo
§ Nox media: mezzanotte
§ Gallicinium: momento in cui canta il gallo
§ Canticinium: momento del giorno in cui il gallo cessa di cantare
§ Diluculum: alba
§ Mane: primo mattino
§ Ad meridiem: mattino avanzato
§ Meridies: mezzogiorno
§ De meridie: dopo mezzogiorno
§ Hora suprema: prima del tramonto
§ Vespera: tramonto
§ Crepusculum: sera
§ Concubium: l’ora di coricarsi
§ Intempesta nox: notte profonda
§ Clepsidra: clessidra; sostituì l’orologio solare (formato da un’asta la cui ombra si proiettava su linee corrispondenti alle varie fasi del giorno); permise una diversa divisione del giorno (non più in 24 ore, ma in 6 horae dalle 6 alle 18 ed in 4 vigiliae dalle 18 alle 6 corrispondenti ai servizi di guardia di 3 ore ciacuno)
§ Dies fasti: giorni in cui si potevano svolgere le udienze
§ Dies nefasti: giorni in cui era vietato attuare udienze
§ Dies festi: giorni festivi
§ Dies profesti: giorni lavorativi
Interdictio aqua et igni
§ Esilio forzato, anch’esso con confisca dei beni; l’ad metalla era la condanna ai lavori forzati, mentre l’infamia comportava la perdita dei diritti politici
Interrex
§ Senatore che, in caso di morte dei consoli, assumeva il potere per cinque giorni e così di seguito, di senatore in senatore, finchè non erano nominati i magistrati ordinari.
Iuniores
§ Esercito attivo comprendente cittadini dai 17 ai 46 anni; apparteneva ai seniores la milizia territoriale a cui partecipavano i cittadini dai 46 ai 60 anni
L’esercito in marcia
§ aquilifer: soldato che portava il signum: si metteva in terza linea, vicino ai triarii
§ vexillum: bandiera della cavalleria e delle truppe alleate
§ signa vocalia: comandi dati a voce, ma li si poteva dare anche con strumenti a fiato, quali tuba, cornu, buccina, lituus
§ classicum: una specie di tromba al cui suono si andava all’assalto
§ agmen: esercito in marcia e sua parte centrale
§ exploratores: soldati mandati all’avanscoperta
§ speculatores: fanti incaricati di spiare il nemico
§ primum agmen: avanguardia
§ novissimum agmen: retroguardia
§ agmen quadratum: schieramento di marcia con i soldati posti “a quadrato” intorno ai bagagli, impedimenta
§ iter: marcia; ogni tappa era di circa km. 25, ma poteva toccare anche i km. 75 quando effettuata a marce forzate, maxima itinera
§ acies: schieramento dell’esercito in ordine di battaglia
§ acies triplex: schieramento su tre linee a scacchiera
§ obsidio: assedio di una città; oppugnatio, l’assalto
§ circuitio: servizio di ronda
§ fustuarium: flagellazione attuata contro i disertori; per lo stesso motivo veniva praticata anche la lapidatio, lancio di pietre
§ pecuniaria mulcta: diminuzione della paga per mancanze varie
§ gradus deiectio: degradazione, causata da mancanze molto gravi
§ ignominiosa missio: espulsione dall’esercito; punizione riservata al soldato che aveva trasgredito più volte ed in maniera grave i comandi
La casa
§ Vestibulum: rientranza della facciata anteriore, senza tetto
§ Ostium: ingresso
§ Ianua: porta, detta anche fores
§ Tintinnabulum: campanello d’ingresso, ma al suo posto si poteva anche trovare il malleus, un martelletto con cui battere per farsi aprire
§ Cella ostiarii: stanzetta del portinaio, responsabile della porta che chiudeva sprangandola con un’asse di ferro (sera), con lucchetti (pessuli o repagula) o semplicemente girando la chiave (clavis)
§ Atrium: parte centrale della casa, divenuta col tempo una specie di sala di ricevimento
§ Impluvium: vasca situata nella parte centrale dell’atrium, raccoglieva la pioggia che veniva giù dal compluvium (apertura utile ad illuminare l’atrio)
§ Cubicula: ripostigli o camere da letto che si allungavano ai lati dell’atrio
§ Tablinum: studio od archivio, in cui si raccoglievano contratti di nozze (tabulae nuptiales), testamenti (tabulae supremae), i libri dell’amministrazione (tabulae accepti et expensi) o si conservava una specie di agenda con le varie scadenze (calendarium)
§ Peristylium: detto anche cavaedium, di origine greca, cortile molto ampio arricchito da fontane ed aiuole, a cui si accedeva attraverso un corridoio (fauces)
§ Exedrae: salotto, ma ai lati dell’atrio c’erano anche la biblioteca (bibliotheca), il bagno (balneum), la dispensa (cella penaria), la cantina (cella vinaria), la cucina (culina) e ripostigli vari (criptae)
§ Triclinium: sala da pranzo, che vedeva al centro una tavola larga e bassa (mensa) e su tre lati i divani (lecti tricliniares) su cui i convitati mangiavano
§ Lectus: letto, di legno o di bronzo
§ Torus: materasso di lana o di piuma
§ Stragula: coperte
§ Cervicalia: cuscini
§ Pulvinaria: cuscini che servivano a rendere più comodo il lectus lucubratorius (letto posto nell’atrio o nelle esedre), molto simile al lectus triclinaris (letto ad una spalliera per la mensa), ma diverso dal lectus cubicularis (proprio della stanza da letto)
§ Arca: cassaforte di legno o di ferro, posta nel tablinum
§ Armarium: armadio per abiti od armi, collocato spesso nell’atrio
§ Sellae: sedie – solia (a forma di trono), cathedrae (con spalliera), scanna (senza spalliera), bisellium (per due persone), subsellium (per una persona)
§ Lucernae pensiles: lampade ad olio pensili
§ Foculus: braciere di bronzo
§ Solum: pavimento, ma, se di marmo colorato, assumeva il nome di opus sectile, se di lastre a scacchiera, di opus tessellatum, se di lastre a mosaico, di opus musivum
Legati
§ In numero di 2 o 3 erano gli aiutanti di campo dell’imperator
Legio
§ Formata da 10 coorti, cohortes, di 600 uomini (per un totale di 6000 uomini), ciascuna delle quali si divideva in 3 manipoli, manipuli, di 200 uomini ed i manipoli, a loro volta, in due centurie, centuriae, di 100 fanti
Libri e bibliote-che
§ Tabellae: o cerae, tavolette spalmate di uno strato di cera, di forma rettangolare; su di esse si incidevano le lettere con lo stilus (punteruolo di osso o di metallo, da una parte appuntito, dall’altra “a spatola” per cancellare)
§ Diptyca: tavolette riunite a due, ma potevano essere anche a tre (triptyca) od in maggior numero (polyptyca o codices)
§ Papyrus: o charta, ottenuto intrecciando strisce del fusto della pianta di papiro (molto diffusa in Egitto e nella parte meridionale della Sicilia), dopo averle seccate e compresse. Queste strisce, riunite, formavano un rotolo largo ca. 35 cm. e di diversa lunghezza
§ Paginae: colonne della parte interna del rotolo su cui si scriveva
§ Frontes: i margini del rotolo
§ Paenula: involucro di pelle in cui si conservava il rotolo
§ Capsae: o scrinia o cistae, cassette destinate a conservare più paenulae
§ Calamus: canna appuntita; serviva per scrivere su papiri e pergamene (le pergamene, ottenute da pelli di animali, per consistenza e praticità soppiantarono ben presto la carta di papiro divenuta poco conveniente)
§ Atramentum: inchiostro nero fatto di gomma e nerofumo
§ Minium: inchiostro rosso
§ Atramentarium: vasetto in cui si conservava l’inchiostro
§ Calamarium: l’astuccio che custodiva le canne (calami)
§ Sculprum: utensile che permetteva di cancellare, raschiando dalla pergamena l’inchiostro secco (quello fresco lo si toglieva con un po’ d’acqua)
§ Palimpsesta: pergamene raschiate e poi riscritte
§ Scribae: schiavi addetti alla copia
§ Librarii: schiavi e liberti amanuensi al servizio di un editore (questo, per avere più copie di uno scritto, lo dettava contemporaneamente a molti librarii)
§ Taberna libraria: libreria (sotto Cesare si pubblicarono gli acta populi, una specie di giornale)
§ Bibliotheca: si intende quella privata, ma non possiamo dimenticare che a Roma, da Asinio Pollione in poi, se ne formarono numerose pubbliche (Octaviana, Palatina, Ulpiana)
§ Armaria: scaffali su cui erano sistemati i libri
Lorica
§ La corazza inizialmente di solo cuoio e poi fatta con lamine di rame o di ferro; ocrae erano gli schinieri di bronzo usati dai soldati i quali si servivano, per offendere, del gladius, una daga lunga ca. mezzo metro, a doppio taglio, portata in una bandoliera, balteus, od attaccata ad una cintura di cuoio, cingulum
Luoghi sacri
§ Aedes: luogo sacro non inaugurato dagli àuguri
§ Fanum: nome generico di luoghi sacri
§ Delubrum: luogo di espiazione con una vasca di purificazione (lubrum)
§ Lucus: bosco sacro
§ Templum: in origine era la parte di cielo scelta dagli àuguri per gli auspìci, poi la terra consacrata con riti, infine l’edificio sacro in muratura; il luogo dove doveva sorgere era scelto dal magistrato (dedicatio), consacrato da un pontefice (consecratio), mentre il tempio era inaugurato dagli àuguri (inauguratio). Le sue parti erano: suggestus (basamento), alae (colonne esterne), pronaus (portico), fastigium (frontone triangolare), posticum (portico posteriore), cella (parte sacra) con le arae (altari) per i sacrifici ed il simulacrum (statua) del dio in una aedicula (nicchia)
§ Instrumenta: arredi sacri
§ Sacrarium: sacrario
§ Foci: bracieri per i profumi
§ Candelabra: candelieri
§ Patella: piatto per offerte solide
§ Pàtera: vaso per offerte liquide
§ Simplum: vaso per libagioni
§ Dolabra: ascia per i sacrifici
§ Guttus: ampolla per vini
§ Aspergillum: aspersorio
§ Dona votiva: offerte dei fedeli
§ Tabulae pictae: tavolette dipinte per grazia ricevuta o richiesta
§ Aedituus: custode del tempio
§ Templum in antis: tempio con due colonne sulla facciata; con almeno quattro colonne si chiamava prostylos, con colonne sulla parte anteriore e posteriore amphiprostylos, con un portico ad un solo ordine di colonne peripteros, con un portico a doppio ordine dipteros
Magister officiorum
§ Capo della burocrazia agli ordini dell’imperatore
Mandata
§ Circolari dell’imperatore ai funzionari; decreta erano dette, invece, le decisioni assunte dall’imperatore su casi particolari
Matrimo-nio e divorzio
§ Iustae nuptiae: matrimonio legittimo, celebrato a) quando non c’erano relazioni di parentela, b) se, in caso di patria potestas sui due, il paterfamilias era consenziente, c) se i coniugi godevano tutti e due dei diritti civili (ius connubii)
§ Lex Canuleia: importante legge, proposta dal tribuno della plebe Canuleio ed approvata nel 445 a.C., che permetteva il matrimonio tra patrizi e plebei
§ Sine conventione: primo tipo di matrimonio per cui la donna conservava i suoi beni e restava sotto la patria potestà
§ Conventio in manus: altro tipo di matrimonio, celebrato in tre modi: a) per confarreationem, molto antico, durante il quale, alla presenza di 10 testimoni, si offriva agli dei del pane di farro (farreum libum); b) per coemptionem, in cui la donna era venduta dal padre al marito dietro un compenso simbolico; c) per usus, nel quale alla donna bastava non essersi allontanata 3 notti dalla casa del marito per diventarne la moglie. Questo matrimonio, nelle sue tre forme, era molto diffuso ed in esso la donna univa le sue sostanze a quelle del marito
§ Dies nefasti: giorni in cui era proibito celebrare matrimoni (così come in quelli infausti: calende, none, idi, mese di maggio, primi 15 giorni di giugno)
§ Sponsalia: fidanzamento, in cui i due promessi sposi si scambiavano la promessa (Spondesne?… spondeo)
§ Anulus pronubus: anello di fidanzamento, ma il futuro sposo poteva dare anche una somma di denaro (arra)
§ Sponsa: sposa che, il giorno precedente il contratto matrimoniale ed il banchetto nuziale, consacrava ai Lari i suoi giocattoli ed alla Fortuna Virginale la toga
§ Paraninfi: tre paggetti, con i genitori ancora in vita, guidavano la sposa dalla sua casa a quella del marito preceduti da ancelle e suonatori di flauto
§ Taeda: fiaccola di pino tenuta in mano da uno dei tre paraninfi durante il corteo (uxorem ducere)
§ Carmen nuptiale: canto nuziale
§ Pronuba: matrona che accompagnava la sposa nella camera nuziale dopo che questa aveva ricevuto dal marito, sulla soglia di casa, la chiave, dell’acqua e del fuoco
§ Matrona: condizione della sposa il giorno successivo al matrimonio
§ Repotia: primo banchetto imbandito nella nuova casa
§ Epithalamium: canto intonato durante il banchetto
§ Domina: ma anche matrona o materfamilias, tra gli epìteti attribuiti alle mogli, a dimostrazione dell’alta considerazione in cui erano tenute prima degli influssi orientali su Roma
§ Iudicium: tribunale familiare, che si riuniva raramente in epoca repubblicana, per esaminare i motivi di un eventuale divorzio
§ Devortium: divozio, in periodo imperiale molto diffuso (nonostante le leggi di Augusto), che comportava, in caso di colpa della moglie, perdita di parte della dote, in caso di colpa del marito, restituzione di tutta la dote alla famiglia della donna
Mezzi di trasporto e posta
§ Sella gestatoria: sedia sostenuta da schiavi portatori
§ Lectica: lettuccio coperto portato a spalla da almeno quattro schiavi
§ Carpentum: carrozza a due ruote usata dai ricchi
§ Raeda: simile al carpentum, ma a quattro ruote e coperta
§ Arcera: per il trasporto di malati
§ Plaustrum: per le merci
§ Petorritum: carrozza scoperta a quattro ruote
§ Pilentum: cocchio utilizzato dalle donne
§ Essedum: carro da guerra
§ Sarracum: carro a due ruote usato dai contadini
§ Carrus: da trasporto, a quattro ruote
§ Carruca: da viaggio, a quattro ruote
§ Viator: viaggiatore
§ Viaticus: la provvigione
§ Lecticarius: lettighiere
§ Readarius: cocchiere
§ Deversoria: alberghi
§ Tabernae deversoriae: osterie con alloggio
§ Cauponae: o popinae, osterie senza alloggio
§ Deverticola: o deversoria, alberghi per solo due persone
§ Villae: stazioni pubbliche per alloggio e vitto
§ Tabellarii: corrieri privati per la posta, quasi sempre schiavi
§ Cursores: nome dei corrieri sotto Augusto
Monete e misure
§ Monete:
as 1…………………12 once (= gr. 327 ca.)
deunx 11/12………..11 “
dextans 5/6…………10 “
dodrans ¾..…….……9 “
bes 2/3.…..…..………8 “
septunx 7/12….……...7 “
semis ½…….………...6 “
quincunx 5/12……….5 “
triens 1/3……….……..4 “
quadrans ¼…………...3 “
sextans 1/6……………2 “
uncia 1/12…………….1 oncia
sescuncia 1/8…….1-1/2 di oncia
semuncia 1/24……….1/2 “
silicus 1/48…………..1/4 “
sextula 1/72………….1/6 “
scripulum 1/288……..1/24 “
sestertius (sec. III a.C.; di bronzo; = assi 2 ½)
denarius (sec. III a.C.; di argento; =assi 10)
aureus (al tempo di Cesare; = 100 sesterzi)
§ Misure di lunghezza:
pes (= cm. 30 ca.)
palmipes……………..1 piede + 1 palmo
cubitus……………….1 piede e ½
gradus………………..2 piedi e ½
passus………………...5 piedi (= m. 1,479)
pertica………………10 piedi
actus………………..120 piedi
§ Misure di superficie:
pes constratus o quadratus……..unità di misura
iugerum (= 25,182 are)
§ Misure di capacità:
amphora o quadrantal (= litri 26)
modius (= 1/3 dell’amphora; per i solidi)
Municipia cum suffragio
§ Le città italiche con diritto di cittadinanza romana, mentre sine suffragio erano quelle con amministrazione propria senza diritto di voto a Roma; civitates foederatae le città italiche e latine con autonomia limitata
Onagri
§ Con le carroballistae, anch’esse catapulte, rappresentavano l’artiglieria leggera e mobile
Per legis actiones
§ Procedura formale in cui si riproduceva testualmente la legge invocata; per formulam, invece, era la procedura sommaria in cui il pretore, dopo aver sentito le ragioni dell’attore e del reo, li rimandava alla sentenza di un giudice
Pilum
§ Giavellotto di ferro lungo ca. due metri era tra le armi più utilizzate dai soldati romani i quali si servivano pure dell’hasta, una lancia di legno con punta di ferro (cuspis), del iaculum, un giavellotto con punta a tre facce più corto del pilum, delle glandes, palle di piombo che si lanciavano con la fionda, del verutum, un altro tipo di giavellotto, leggero e sottile, e dell’arcus, arco con cui i sagittari lanciavano sagittae, frecce di legno con punta di ferro spesso avvelenata
Praefectus
§ Ufficiale romano a capo della cavalleria o della coorte degli alleati
Praefectus annonae
§ Prefetto che sovrintendeva agli approvvigionamenti.
Praefectus urbi
§ Capo della polizia di Roma sotto l’imperatore.
Praefectus vigilum
§ Capo dei vigili (pompieri e guardie di pubblica sicurezza).
Praetor
§ Magistrato ordinario, eletto per aiutare i consoli nella giurisdizione civile, appena in carica, emanava un edictum perpetuum in cui fissava i principi giuridici di quell’anno. Col tempo divennero due (praetor urbanus e praetor peregrinus), ma, in seguito, giunsero ad essere sedici ed a sostituire i consoli in caso di loro assenza.
Praeto-riani
§ Guardie imperiali appartenenti a corpi scelti, come le cohortes urbanae (guardia civica) e le cohortes vigilum (addette agli incendi ed alle prigioni)
Prefetto del pretorio
§ Funzionario imperiale (ma sotto l’impero i magistrati ordinari hanno una carica solo apparente) comandante dei pretoriani.
Principes
§ 1200 e ripartiti in 10 manipoli di 120 fanti ciascuno, erano i soldati più maturi ed erano collocati in seconda linea
Proconsu-les
§ Ex consoli con autorità solo fuori Roma a tempo anche indeterminato (lo stesso valeva per gli ex pretori e per gli ex questori).
Provinciae
§ Formate dai territori conquistati fuori Roma e trattate in modo diverso l’una dall’altra, da 14 durante la Repubblica passarono a 44 durante l’impero
Quaestio-nes
§ Commissioni speciali presiedute da un pretore, ma erano dette perpetuae quelle delegate dall’imperatore
Quaestores
§ Magistrati ordinari sine imperio, da due che erano agli inizi divennero prima otto, poi venti, infine quaranta sotto Cesare: curavano le finanze dello Stato.
Ramnen-ses
§ Con i Titienses ed i Luceres era una delle tribù primitive ed ognuna forniva 1000 fanti (milites o pedites) e 100 cavalieri (equites o celeres)
Riti pubblici e privati
§ Salutatio: saluto alla divinità
§ Adoratio: momento in cui i fedeli, a capo coperto, giunti all’altare, lanciavano un bacio alla divinità
§ Precatio: preghiera, detta in piedi, a capo scoperto, dai fedeli rivolti ad oriente, così come era previsto dal formulario (indigitamentum)
§ Supplicatio: solenne funzione pubblica, fatta per placare l’ira degli dei, a cui i fedeli partecipavano stando prostrati a terra
§ Votum: preghiera a cui si univa una promessa
§ Ver sacrum: voto solenne con cui si offriva agli dei tutto quello che fosse nato la successiva primavera
§ Devotio: voto solenne con cui ci si consacrava agli dei infernali
§ Februm: o piamen, purificazione, che avveniva per ablutio (bagno), aspersio (spruzzatura) o suffimen (bruciando zolfo od incenso)
§ Lustrum: purificazione generale, fatta dal censore ogni cinque anni
§ Consecratio: consacrazione di cose o persone pubbliche o private
§ Sacrificium: distruzione di quanto consacrato; col fuoco si chiamava libatio, con l’uccisione di più animali e con l’osservazione delle loro viscere dopo momenti rituali ben precisi prendeva il nome di holocaustum
§ Lectisternium: banchetto offerto agli dei
§ Auspicium: cerimonia in cui si esaminava la volontà dei celesti o ex coelo (dal volo degli uccelli) o ex avibus (da come mangavano i polli sacri) o ex tripudiis (dall’avidità con cui mangiavao)
§ Nuntiatio: annunzio pubblico da parte degli àuguri dell’esito degli auspìci
§ Procuratio prodigiorum: indicazione fornita dai prodigi dei mezzi con cui placare l’ira degli dei
§ Sacra privata: sacrifici propri di ogni famiglia per Lares, Penates, Manes e Vesta nell’atrio della casa presso il focolare, che si poteva spegnere solo il 1° marzo di ogni anno, e che vedevano riconosciuto sacerdote il capofamiglia
§ Parentalia: festa dei morti, dal 13 al 21 febbraio
§ Lemuria: cerimonie che si effettuavano nelle notti dall’11 al 13 maggio per placare le ombre dei morti
§ Sacra Compitalia: feste di gruppi di famiglie o di un rione
§ Matronalia: festa della mamma
§ Suovetaurilia: purificazione del popolo stabilita dai censori ogni cinque anni dopo il censo che portava al sacrificio di un toro, di un ariete e di un maiale nel Campo Marzio
Sacerdoti
§ Pontifices: passati da 5 a 15 sotto Silla, sovrintendevano ai riti, giudicavano in cose sacre, avevano la giurisdizione sugli altri sacerdoti, ordinavano il calendario, riportavano gli avvenimenti più importanti negli annales pontificum; il collegio era presieduto dal Pontifex Maximus che nominava i sacerdoti ed era l’esecutore delle decisioni prese dal collegio
§ Augures: àuguri, passati da 5 a 16 sotto Cesare, traevano gli auspìci da segni detti auguria
§ Haruspices: indovini di origine etrusca, interpretavano i prodigia, segni del volere divino
§ Fetiales: dichiaravano guerra o stipulavano accordi di pace tra Roma e gli altri popoli attraverso la parte attiva che aveva il loro capo (pater patratus), nominato di volta in volta, ma sempre fermo nel proposito di far rispettare gli accordi
§ Quindecemviri sacrorum: 15 sacerdoti incaricati di custodire i libri sibillini e di sorvegliare i culti stranieri
§ Septemviri epulones: 7 sacerdoti a cui toccava organizzare banchetti religiosi (epulae) e soprattutto quello in onore di Giove (lectisternium)
§ Curiones: curioni, incaricati di sorvegliare sulle curie
§ Flàmines: in numero di 15, erano addetti al culto di una particolare divinità; i maggiori: Dialis (di Giove), Martialis (di Marte), Quirinalis (di Quirino)
§ Rex sacrorum: addetto al culto di Giano
§ Vestales: 6 sacerdotesse di Vesta, scelte tra bambine di 6/10 anni, dovevano rimanere caste per 30 anni; avevano speciali privilegi e custodivano il fuoco sacro
§ Salii: confraternita divisa in due collegi (Palatini e Agonales) ciascuno di 12 membri, custodi degli scudi (ancìlia, simbolo della durata di Roma); dal 1° al 24 marzo cantavano, danzavano e portavano gli ancìlia sacri per tutti i rioni
§ Sodales augustales: sodalizio di 21 membri istituito alla morte di Augusto per il culto della gente Giulia
Scuole e palestre
§ Ludi litterarum: o tabernae litterariae, erano le scuole pubbliche per l’insegnamento primario che, sotto l’impero, si aggiunsero o sostituirono l’istruzione data fino ad allora privatamente dalle famiglie
§ Litterator: o grammatista, il primo maestro, che insegnava a leggere ed a scrivere
§ Grammaticus: o litteratus, l’insegnante che, in una fase successiva, interessava i giovani alla storia, alla geografia, alla lettura di scrittori latini e greci, …
§ Rhetores: insegnanti di scuola superiore che preparavano i giovani alla vita pubblica. Alla fine della repubblica, tuttavia, i figli di famiglie ricche preferivano perfezionare i propri studi non a Roma, ma in vere e proprie università sorte in Grecia. Solo dopo Augusto si formarono anche nell’Urbe scuole di retorica e di filosofia con maestri latini e greci, anche se frequentate per lo più da maschi, in quanto l’istruzione delle fanciulle si fermava a quella elementare
§ Calculi: sassolini che servivano a fare i conti
§ Dictata: dettato
§ Abacus: tavola dove si segnavano le lettere dell’alfabeto
§ Elementa puerorum: le prime nozioni che si acquisivano a scuola tutti i giorni (tranne quelli festivi ed i mesi più caldi) frequentandola dall’alba alle 11.00 ca
§ Recitationes: letture pubbliche a cui partecipavano gli alunni della scuola superiore
§ Tirocinium fori: pratica nella vita pubblica da parte di quei giovani che a 16 anni avevano terminato il ciclo educativo (dai 17 ai 30 anni erano adulescentes)
§ Tirocinium militare: pratica nella vita militare
§ Ferula: pianta del cui stelo fibroso i maestri si servivano per battere i ragazzi indisciplinati un numero di volte proporzionato alla gravità della mancanza commessa
§ Palaestra: palestra in cui i giovani facevano attività ginnica
§ Collegia iuvenum: società sportive
§ Magister: direttore dei collegia, ma così era chiamato anche il maestro di scuola
§ Cathedra: cattedra
§ Subsellia: sgabelli su cui sedevano gli alunni
Scutum
§ Scudo di legno e cuoio di forma quadrangolare, di m. 1,40 x 0,90, con una piastra metallica, umbo, al centro per deviare le frecce; era detto, invece, clypeus uno scudo di forma ovale o rotonda, di metallo, mentre parma era quello di metallo, piccolo e rotondo, usato dalla cavalleria e dalla fanteria leggera
Securi percutere
§ Pena della morte a mezzo decapitazione con confisca dei beni
Senatus
§ Era la suprema autorità legislativa: inizialmente costituito da 300 membri, portati a 600 da Silla ed a 900 da Cesare; i senatori, che dovevano avere più di 25 anni, erano scelti dai censori fra i patrizi, ma successivamente, in età repubblicana, anche tra i plebei, ed erano convocati dai consoli; li caratterizzava il calceus senatorius (calzatura nera) e la tunica laticlavia (tunica con due strisce di porpora); si interessavano anche della pubblica amministrazione.
§ Le convocazioni ordinarie avvenivano alle calende, none ed idi di ogni mese (senatus legitimus), quelle straordinarie nei momenti gravi (senatus indictus), ma, presiedute dal magistrato che le aveva sollecitate, le sedute si svolgevano sempre nel Foro, senza pubblico, e secondo un iter che andava dalla relatio al senatus consultum.
Triarii
§ In numero di 600, suddivisi in 10 manipoli ciascuno di 60 fanti, erano i soldati della terza linea, formata dai veterani di riserva
Tribunal
§ pedana di legno posta nel Foro; sulla sella curulis sedeva il pretore per le udienze (che dovevano svolgersi nei giorni favorevoli ed alla luce del sole)
Tribuni celerum
§ Erano i 3 comandanti della cavalleria che dipendevano dal re; i decuriones erano 30 ed erano subordinati ai tribuni celerum
Tribuni militari consolari
§ Magistrati straordinari, in numero, prima, di tre e, poi, di quattro e di sei.
Tribuni militum
§ In numero di 3 comandavano la fanteria e dipendevano dal re, i centuriones, invece, in numero di 30 ricevevano ordini dai tribuni
Tribuni plebis
§ Magistrati ordinari sine imperio; prima due, poi cinque e dieci, erano eletti dai concilia plebis annualmente: tutelavano la plebe con la intercessio tribunicia che aveva potere solo a Roma.
Tumultus
§ Mobilitazione generale; secondo la Costituzione Serviana, solo in caso di emergenza i poveri, i proletarii, erano chiamati alle armi a spese dello Stato: il che non accadeva per le classi ricche che potevano provvedere al proprio armamento
Turres
§ Vere e proprie torri in legno che permettevano ai soldati di balzare dentro la città assediata su dei ponti che venivano spinti fuori
Vélites
§ 1200, suddivisi in ciascun manipolo delle prime 3 linee: erano soldati male armati che dovevano attuare solo azioni di disturbo
Vineae
§ Porticati di legno atti a proteggere i fanti al momento dell’attacco: uguali alle vineae erano anche i musculi e le testudines
LA LETTERATURA
ACCIO
170 – 90/80 a.C.
Coturnate e preteste: Antenoridae – Astyanax – Deiphobus – Eurysaces – Nyctegresia – Telephus – Clytaemestra – Atreus – Oenomaeus – Antigona – Epigoni – Alphesiboea – Meleager – Phinidae – Erigona – Diomedes – Aeneadae seu Decius – Achilles seu Myrmidones – Armorum iudicium – Epinausimache – Neoptolemus – Philocteta – Aegisthus – Agamemnonidae – Crysippus – Pelopidae – Phoenissae – Alcumeo – Medea – Bacchae – Hecuba – Andromeda – Brutus
ACCIO
170 – 90/80 a.C.
Epica: Annales
ACCIO
170 – 90/80 a.C.
Poesia didascalica: Didascalica
ACCIO
170 – 90/80 a.C.
Poesia scientifica: Praxidica
ACCIO
170 – 90/80 a.C.
Grammatica: Pragmatica
AFRANIO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Brundisinae – Augur – Compitalia – Emancipatus – Promus – Iureconsulta – Depositum – Omen – Abducta – Prodigus – Simulans – Vopiscus – Auctio – Cinerarius – Divortium – Libertus – Talio – Crimen – Titulus – Pompa – Excepta – Proditus – Incendium
AGOSTINO
354 d.C. Tagaste – 430
Le opere: Confessiones (ll. 13) – De Civitate Dei (ll. 22) – Lettere – Sermoni – Contra Academicos – De vita beata (sul problema della conoscenza) – Soliloquia (sulla felicità) – De musica (sugli elementi ritmici) – De quantitate animae (sulla spiritualità dell’anima) – De libero arbitrio (sulla volontà umana e sul peccato) – De moribus Ecclesiae catholicae et de moribus Manichaeorum (contro l’errore della dottrina dei Manichei) – De Genesi adversus Manichaeos – De diversis quaestionibus ad Simplicianum – De agone Christiano – De fide rerum quae non videntur – De doctrina Christiana – De trinitate
AMBROGIO
340 d.C. Treviri – 396
L’opera: Inni (Deus creator omnium, Aeterne rerum conditor, Iam surgit hora tertia, Veni Redemptor gentium) – De officiis ministrorum (in ll. 3, trattato di etica cristiana) – Hexameròn (9 omelie pronunciate in 6 giorni consecutivi) – Sermoni – Lettere – De paradiso – De Cain et Abel – De Noe – De Abraham – De Isaac et anima – De bono – De Jacob et vita beata – De fuga saeculi – De Joseph – Apologia David – De Helia – De Nabuthe – De patriarchis – Enarrationes – Psalmos (12) – Expositio in Lucam – De virginitate – Exhortatio virginitatis – De viduis – De fide (ll. 5) – De Spiritu Sancto (ll. 3) – De incarnationis dominicae sacramento – De poenitentia (ll. 2) – De Sacramentis (ll. 6)
AMMIANO
MARCELLINO
335 d.C. Antiochia – 400
L’opera: Rerum gestarum libri XXXI (riporta gli avvenimenti da Nerva alla battaglia di Adrianopoli [96/378] in ll. 31 pubblicati man mano che li terminava; nel 392 furono pubblicati i ll. 1/25, nel 397 l’intera opera; ci sono rimasti i ll. 14/31 che riportano gli avvenimenti dal 353 al 378)
ANTONIO GNIFONE
Periodo pre-augusteo
Grammatica: De latino sermone
APICIO
Contemporaneo di Tiberio
L’opera: De re coquinaria (un ricettario di cucina giunto a ll. 10 nel sec. IV d.C. per ampliamenti anonimi)
APPIO
CLAUDIO
Seconda metà del sec. IV a.C.
Poesia filosofica: Carmen de sententiis (perduto)
APPIO
CLAUDIO
Seconda metà del sec. IV a.C.
Storia: De usurpationibus (perduto)
APPIO
CLAUDIO
Seconda metà del sec. IV a.C.
Oratoria: Discorso contro Cinna (280 a.C.; perduto)
APPIO
CLAUDIO
Seconda metà del sec. IV a.C.
Filosofia: Carmen de sententiis (perdute, tranne tre)
APPIO
CLAUDIO
Seconda metà del sec. IV a.C.
Diritto: De usurpationibus
APULEIO
125 d.C. Madaura – 170
Orazioni: Apologia o Liber de magia – Florida (antologia; pervenuti solo 24 frammenti)
Scritti filosofici: De deo Socratis (sulla natura dei demoni) – De Platone et eius dogmate (in ll. 3; sulla dottrina platonica) – De mundo (rifacimento di un’opera pseudoaristotelica)
Romanzi: Hermagoras (perduto) – Asino d’oro o Metamorphoseon libri XI
AQUILIO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Boeotia
ARNOBIO
235 d.C. – 327
L’opera: Adversus nationes (in ll. 7; del 300 ca.)
ASINIO
POLLIONE
Periodo pre-augusteo
Oratoria: Contra Catonem
ATEIO
PRETESTATO
Periodo pre-augusteo
Grammatica: Breviarium rerum omnium Romanarum
ATILIO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Misogynos
ATTA
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Aedilicia – Megalensia – Conciliatrix – Materterae – Socrus – Supplicatio – Tiro proficiscens – Lucubratio – Nurus
AUGUSTO
OTTAVIANO
? – 14 d.C.
Opere perdute: Hortationes ad philosophiam – Descriptio Italiae – De vita sua (autobiografia in ll. 13 fino al 25) – Rescripta Bruto de Catone – Sicilia (in esametri) – Aiax (tragedia)
Opere superstiti: Index rerum a se gestarum (sommario delle sue imprese affidato alle Vestali e riportato su due colonne di bronzo nel Campo Marzio alla sua morte; da esso fu tratta la copia pervenuta e destinata alla provincia: il “Monumentum Ancyranum”, scolpito sul tempio dedicato all’imperatore ad Ancira in Galazia, su cui si leggono il testo latino e la traduzione greca)
AULO GELLIO
130 d.C. – 180
L’opera: Noctes Atticae (in 20 ll., perduto l’8°)
AURELIO VITTORE
Epoca incerta
L’opera: fu autore di “Historiae abbreviatae”, una specie di sommario storico da Augusto al 360 d.C.
Opera incerta: gli si attribuisce anche un “De viris illustribus”
AUSONIO
DECIMO
Inizio sec. IV d.C. Bordeaux – 379
Le opere: Parentalia (30 epigrammi) – Idilli – Commemoratio professorum Burdigalensium – Epitaphia heroum qui bello Troico interfuerunt – Ordo nobilium urbium – Ludus septem sapientium – Caesares – Cento nuptialis – Ephemeris – Epigrammata (120) – Epistulae (25) Bissula –Mosella (483 esametri; composto nel 370)
BIBACULO
103 - ?
Lirica: Aethiopis
BIBACULO
103 - ?
Storia: Annales Belli Gallici
BIBACULO
103 - ?
Poesia scientifica: Lucubrationum libri
CALVO
82 – 47 a.C.
Lirica: Ludicra – Epigrammata – Quintilia - Epithalamia
CASCELLIO
Periodo pre-augusteo
Diritto: Liber bene factorum
CASSIODORO
Sec. V d.C.
Le opere: Storia del popolo gotico – Lettere
CATONE
234 (Tuscolo) – 149 a.C. (Roma)
Lirica: Carmen de moribus (operetta morale)
CATONE
234 (Tuscolo) – 149 a.C. (Roma)
Poesia filosofica: Disticha Catonis [?] – Apophthegmata [?] (raccolta di proverbi)
CATONE
234 (Tuscolo) – 149 a.C. (Roma)
Storia: Origines (in 7 libri iniziati dopo il 174 - in essi traccia la storia di Roma fino al 151 – ci restano pochi frammenti)
CATONE
234 (Tuscolo) – 149 a.C. (Roma)
Enciclopedismo: Praecepta ad filium (raccolta di precetti per il figlio Liciniano) – Apophtegmata (raccolta di proverbi) – Orazioni (più di 150, ma ci sono giunti solo frammenti)
CATONE
234 (Tuscolo) – 149 a.C. (Roma)
Prosa tecnica: De agri cultura (ll. 3, a carattere enciclopedico)
CATONE
LICINIANO
Periodo pre-augusteo
Diritto: Regula Catonis
CATULLO
84 – 54 a.C.
Lirica: Liber
CECILIO
METELLO
IL MACEDONICO
Sec. II a.C.
Oratoria: De prole augenda
CELIO RUFO
82 - ?
Oratoria: In C. Antonium
CELSO
Vive nell’età di Tiberio ed è autore di un vasto manuale enciclopedico, “Artes” o “Cesti”, che tratta di agricoltura, medicina, arte militare, oratoria, filosofia e giurisprudenza: ci restano solo gli 8 ll. relativi alla medicina.
CESARE
100 – 44 a.C.
Poemetti: Anticato (45, in ll. 2, perduto) – Laudes Herculis (perduto)
CESARE
100 – 44 a.C.
Poesia didascalica: Iter (46, perduto)
CESARE
100 – 44 a.C.
Storia: Comm. De bello Gallico (ll. VII, pubblicati nel 51, riporta gli avvenimenti dal 58 al 52) – Comm. De bello civili (ll. III, riporta i fatti dal 49 al 48)
CESARE
100 – 44 a.C.
Filosofia: Dicta collectanea
CESARE
100 – 44 a.C.
Retorica: Orationes (una contro Dolabella, un’altra contro M. Antonio; perdute)
CESARE
100 – 44 a.C.
Grammatica: De analogia (54, in ll. 2, perduto)
CESARE
STRABONE
Periodo pre-augusteo
Coturnate e preteste: Adrastus – Tecmesa - Teuthras
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Mimi ed atellane: Uxorius
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Lirica: Thalia maesta
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Poemetti: Glaucus – Alcyones – Nilus – Marius
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Storia: De expeditione Britannica
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Oratoria: Pro Quinctio (81) – Pro Roscio Amerino (80) – Pro Roscio Comoedo (76) – Pro Tullio – Verrinae (70) – Pro Fonteio (69) – Pro Caecina (69/68)– De imperio Cn. Pompei (66) – Pro Cluentio (66) – De lege agraria – Pro Rabirio perduellionis reo – In Catilinam (63) – Pro Murena (62) – Pro Sulla (62) – Pro Archia (62) – Pro L. Flacco (59) – Post reditum in Senatum (57) – Post reditum ad Quirites (57) – Pro domo (57) – Pro Sestio (56) – In Vatinium (56) – Pro Caelio (56) – De haruspicum responso (56) - De provinciis consularibus (56) – Pro Balbo (56) – In Pisonem (55) – Pro Plancio (54) – Pro Scauro (54) – Pro Rabirio Postumo (54) – Pro Milone (52) – Pro Marcello (46) – Pro Ligario (46) – Pro rege Deiotaro (45) – Philippicae(14, scritte tra il 44 ed il 43)
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Filosofia: De legibus (ll. 5, tra 51 e 46) – De re publica libri VI (54 – 51) – Paradoxa Stoicorum (46) – Consolatio ad se ipsum (perduto) – Hortensius (perduto) – De finibus bonorum et malorum libri V (45) – Academica (ll. 2, 45) – Tusculanarum disputationum libri V (45) – Timaeus – De natura deorum libri III (45) – Cato maior de senectute (44) – De divinatione libri II – De fato (44) – Laelius de amicitia (44) – De gloria (44, perduto) – De officiis (ll. 3, 44) – Oeconomicus – Protagoras – De virtutibus – De auguriis
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Epistolografia: Ad Atticum (ll. XVI, tra il 68 ed il 44) – Ad familiares (ll. XVI, tra il 62 ed il 43) – Ad Quintum fratrem (ll. III, tra il 61 ed il 58) – Ad Marcum Brutum (ll. II, del 43)
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Retorica: De inventione (86) – De oratore (ll. 3, del 55) – Partitiones oratoriae (54) – Orator (46) – Brutus (46) – De optimo genere oratorum (45) – Topica ad Trebatium (44)
CICERONE
MARCO
TULLIO
106 (Arpino) – 43 a.C. (Formia)
Grammatica: Limon
CICERONE
QUINTO
Periodo pre-augusteo
Storia: Annales
CINNA
Periodo pre-augusteo
Lirica: Zmyrna – Epigrammata – Propempticon Pollionis
CIPRIANO
Sec. III d.C. Cartagine – 258
Le opere: Lettere (riassume l’attività pastorale dal 248 al 258) – De Catholicae Ecclesiae unitate (si affronta il problema dell’unità della chiesa cattolica) – Ad Donatum (epistola autobiografica) – Ad Demetrianum (contro il pagano che imputava ai cristiani le calamità che affliggevano l’impero) – De lapsis (sull’ammissione degli apostati nella Chiesa) – Quod idola dii non sint (contro il politeismo)
CLAUDIANO
Metà del sec. IV d.C. Alessandria d’Egitto – 410
Le opere: Epitalami – De bello Gotico (del 402) – De raptu Proserpinae (in ll. 3; del 395/398) – Epigrammi (in greco) – Gigantomachia (in greco, fr. in 77 versi) – Panegirici – Laus Stilichonis (ll. 3) – De nuptiis Honorii et Mariae (del 398) – Fescennina – Contra Rufinum (invettiva in ll. 2 del 396) – Contra Eutropium (invettiva in ll. 2 del 399) – De bello Gildonico (del 398) – Gigantomachia (poema mitologico; pervenuti solo 127 esametri)
COLUMELLA
Originario di Cadice, contemporaneo di Seneca
L’opera: De re rustica (trattato in 4 ll. portato, poi, a 10 e, infine, a 12 ll.; possediamo questa seconda edizione)
COMMODIANO
Sec. III d.C. o IV/V d.C. o tra il 285 ed il 311 d.C.
Le opere: Carmen Apologeticum (1060 esametri raggruppati a due a due – Institutiones (80 componimenti acrostici in ll. 2, pubblicati nel 1649)
CORNIFICIO
Sec. I a.C.
Lirica: Glaucus
CORNIFICIO
Sec. I a.C.
Retorica: Rhetorica ad Herennium (ll. IV; composti tra l’86 e l’82) [?]
CURZIO RUFO
L’Autore è forse da identificarsi nel retore Q. Curtius Rufus che Svetonio colloca tra M. Porcio Latrone e L. Valerio Primano. Per il resto nessun’altra notizia.
L’opera: Historiarum Alexandri Magni libri X (composti in età di Claudio)
DECIMO
LABERIO
106 – 43 a.C.
Mimi ed atellane: Augur – Virgo – Carcer – Centonarius – Tusca – Cancer – Catularius – Anna Perenna
ELIO PETO
Sec. II a.C.
Diritto: Tripertita
ELIO STILONE
Sec. II a.C.
Grammatica: De proloquiis
ELIO
TUBERONE
Sec. II a.C.
Oratoria: In Ligarium
ELIO
TUBERONE
Sec. II a.C.
Diritto: Historiae
ENNIO
239 – 169 a.C.
Satire: Saturae [?]
ENNIO
239 – 169 a.C.
Palliate e togate: Caupuncula – Pancratiastes
ENNIO
239 – 169 a.C.
Coturnate e preteste: Sabinae – Achilles – Alexander – Ambracia – Aiax – Andromeda – Hecuba – Iphigenia – Telamo – Thyestes – Medea – Cresphon – Melanippa – Andromaca aechmalotis – Hectoris lutra – Telephus – Eumenides – Erechteus – Phoenix
ENNIO
239 – 169 a.C.
Epica: Annales (ll. XVIII)
ENNIO
239 – 169 a.C.
Lirica: Epigrammata
ENNIO
239 – 169 a.C.
Poesia filosofica: Epicharmus – Euhemerus – Sota – Praecepta
ENNIO
239 – 169 a.C.
Poesia scientifica: Hedyphagetica
EUTROPIO
Periodo dell’imperatore Valente
L’opera: Breviarium ab Urbe condita (sommario di storia romana da Romolo a Gioviano composto in ll. 10 per volontà dell’imperatore)
FANNIO STRABONE
Sec. II a.C.
Oratoria: De sociis et nomine Latino
FEDRO
L’opera: Favole (il titolo “Phaedri Augusti liberti fabulae Aesopiae”; sono 125, in ll. 5; si sono aggiunte altre 30 favole trovate in un manoscritto nella seconda metà del sec. XV dal Perotti; ogni libro è preceduto da un prologo in cui l’autore espone i suoi intenti artistici)
FLORO
LUCIO ANNEO
Da alcuni identificato con un personaggio del periodo augusteo, dai più con un autore vissuto tra i secc. I/II d.C.
L’opera: Epitome de T. Livio o Bellorum omnium annorum DCC libri duo
FRONTINO
40 d.C. – 104 d.C.
L’opera: estratti di una “gromatica” – commentari di un’opera d’arte militare – De aquaeductu urbis Romae libri II (scritta nel 97, pubblicata sotto Traiano, scoperta dal Bracciolini nel 1429 a Montecassino
FRONTONE
MARCO CORNELIO
110 d.C. Cirta – 175
Orazioni: De testamentis transmarinis (pochi frammenti)
Esercitazioni retoriche: Eroticòs (componimento in greco) – Arion (poemetto) – Laudes neglegentiae (di ispirazione sofista) – Laudes fumi et pulveris (di ispirazione sofista) – De feriis Alsiensibus (epistola) – De nepote amisso (discorso consolatorio) – De eloquentia (trattatello)
Saggi storici: De bello Parthico (sulla campagna di Lucio Vero) – Principia historiae (sulle imprese militari di Vero; mai ultimata)
Epistole: da ricondurre agli anni 139/145 e 161/165; in ll. 7 dedicati a M. Aurelio
FURIO
Sec. II a.C.
Epica: Annales (ll. XI)
GAIO
Periodo post-augusteo
L’opera: Institutiones (in ll. 4)
GIOVENALE
DECIMO GIUNIO
Nacque ad Aquino e visse sotto Traiano od Adriano
L’opera: Satire (16, in esametri, in ll. 5)
GIOVENCO
Periodo cristiano – sec. IV
L’opera: Historia Evangelica
GIOVENZIO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Anagnorizomene
GIROLAMO
Metà sec. IV d.C. Stridone – 420
Le opere: Vulgata – Cronaca – De viris illustribus (elenca 113 scrittori da S. Pietro a Girolamo stesso) – Lettere (117) – Altercatio Luciferiani et ortodoxi (dialogo) – Liber de perpetua virginitate beatae Mariae (scritto a Roma nel 384) – Dialogus adversus Pelagianos – Contra Joannem Hierosolymitanum – Apologia – Liber Hebraicarum quaestionum in Genesim – traduzioni dal greco
GIUNIO
BRUTO
Periodo pre-augusteo
Diritto: Ius civile (ll. III)
GNEO FLAVIO
Sec. IV a.C.
Diritto: Ius civile Flavianum (ne cura la pubblicazione)
IGINO
CAIO GIULIO
Nacque probabilmente in Spagna e fu portato a Roma prigioniero da Giulio Cesare dopo la prima occupazione di Alessandria, capitale dell’Egitto, in cui il Nostro si era recato. Nell’Urbe Igino non solo ottenne sotto Augusto la libertà, ma anche la direzione della Biblioteca Palatina. Caduto in disgrazia (ma non se ne conoscono i motivi), morì povero.
L’opera: sotto il suo nome ci sono giunti due manuali, alterati e manipolati in età successive: il “De astronomia”, di argomento astronomico, e le “Fabulae”, a carattere mitologico.
LATTANZIO
250 d.C. Africa – 317
Le opere: Institutiones divinae (304/313; in ll. 7) – De mortibus persecutorum (318/321) – Symposium (dialogo) – Hodoeporicum (itinerario geografico) – Grammaticus – De ave Phoenice (85 distici) – De opificio Dei (303/304) – De ira dei (313)
LEVIO
Sec. I a.C.
Lirica: Erotopaegnia – Adonis – Centauri – Protesilaudamia – Ino – Polymetri – Alcesti – Phoenix – Sirenocirca
LICINIO
CALVO
82 – 47 a.C.
Oratoria: In Vatinium – Pro Messio
LICINIO
CALVO
82 – 47 a.C.
Prosa tecnica: De aquae frigidae usu
LICINIO
IMBRICE
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Neaera
LICINIO
LUCULLO
Sec. I a.C.
Storia: Storia della guerra marsica
LICINIO
MACRO
82 – 47 a.C.
Oratoria: In Vatinium
LIVIO
ANDRONICO
Fine sec. III a.C.
Palliate e togate: Gladiolus – Virgus o Virgo o Vargus o Verpus – Ludius
LIVIO
ANDRONICO
Fine sec. III a.C.
Coturnate e preteste: Achilles – Andromeda – Danae – Hermiona – Ino – Aegisthus – Aiax mastigophorus – Equos Troianus – Tereus
LIVIO
ANDRONICO
Fine sec. III a.C.
Epica: Odyssia
LIVIO
ANDRONICO
Fine sec. III a.C.
Lirica: partenio a Giunone Regina
LUCANO
M. ANNEO
39 d.C. Cordova – 65
Le opere giovanili perdute: La caduta di Troia – Panegirico di Nerone
L’opera: Pharsalia (si propone di cantare la guerra civile tra Cesare e Pompeo, ma il poema si interrompe al v. 546 del 10° libro; l’opera è conosciuta anche con il titolo di “Bellum Civile”)
LUCILIO
180 o 148 – 134 o 102 a.C.
Satire: Saturae (in 30 ll.)
LUCREZIO
98 – 55 a.C.
Poesia filosofica: De rerum natura
LUSCIO
LANUVINO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Thesaurus – Phasma
MACROBIO AMBROSIO TEODOSIO
Seconda metà del sec. IV d.C.
L’opera: Saturnalia (in ll. 7) – commento al “Somnium Scipionis”
MAMERTINO
Fine del sec. III d.C.
L’opera: Panegirico di Giuliano (nel 362)
MANILIO
Sec. II a.C.
Diritto: Ius civile (ll. III)
MARCO
ANTONIO
Periodo pre-augusteo
Oratoria: De ratione dicendi
MARZIALE
M. VALERIO
40 d.C. Bilbilis – 104
L’opera: Epigrammi (in ll. 12 pubblicati tra l’85 ed il 96) – Liber de spectaculis – Xenia – Apophoreta
MAZIO
Periodo pre-augusteo
Mimi ed atellane: mimi ad imitazione di Eroda [?]
MAZIO
Periodo pre-augusteo
Epica: Ilias
MINUCIO
FELICE
Sec. II d.C.
L’opera: Ottavio
MUZIO
SCEVOLA
Sec. II a.C.
Diritto: De iure civili (ll. X)
MUZIO
SCEVOLA
IL PONTEFICE
Sec. I a.C.
Diritto: De iure civili (ll. XVIII)
NAMAZIANO
RUTILIO
Sec. V d.C. Gallia - ?
Le opere: De reditu (ll. 2 in distici elegiaci; il 2° l. è formato di soli vv. 68; vi è descritto il viaggio marittimo del poeta da Porto a Luni)
NEPOTE
CORNELIO
100 Ticinum (Pavia) – 30 a.C.
Storia: Chronica (una cronologia in ll. 3 della storia universale) – Exempla – De viris illustribus (dei suoi almeno ll. 16 possediamo solo la sezione nota come Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium, comprendente la praefatio ad Attico + 19 biografie greche + 1 asiatica + 2 africane) – De latinis historicis (ci restano le biografie di Catone e di Attico)
NEVIO
275 – 201 a.C.
Palliate e togate: Tarentilla – Astyologa – Commotria – Agitatoria – Clamidaria – Leon – Acontizomenos – Colax – Appella o Apella – Carbonaria – Tunicolaria – Corollaria – Ariolus o Hariolus
NEVIO
275 – 201 a.C.
Satire: Satura (frammento di un verso)
NEVIO
275 – 201 a.C.
Coturnate e preteste: Danae – Iphigenia – Lycurgus – Clastidium – Aesiona o Hesiona – Equos Troianus – Hector proficiscens – Romulus o Lupus
NEVIO
275 – 201 a.C.
Epica: Bellum Punicum o Poenicum (ll. VII)
NIGIDIO
FIGULO
Periodo pre-augusteo
Enciclopedismo: opere di zoologia – di astrologia – di scienze occulte
NIGIDIO
FIGULO
Periodo pre-augusteo
Filosofia: De diis
NIGIDIO
FIGULO
Periodo pre-augusteo
Grammatica: Commentarii grammatici
NOVIO
Periodo pre-augusteo
Mimi ed atellane: Bubulcus cerdo – Duo Dossenni – Maccus copo – Maccus exul – Pappus praeteritus – Hercules coactor – Fullones feriati – Gallinaria – Togularia – Ficitor – Bucculus – Fullones – Lignaria – Agricola – Vindemiatores – Phoenissae – Fullonicum
ORAZIO FLACCO
65 Venosa – 8 a.C.
Le opere: Epodi (17, quasi tutti in giambi) – Odi (103, in ll. 4) – Satire (in ll. 2: il 1° comprende 10 satire, il 2° 8 satire) – Epistole (in ll. 2: il 1° comprende 20 epistole, il 2° solo 3) – Carmen saeculare (inno ad Apollo e Diana cantato da un coro di 27 fanciulli; composto nel 17 per volontà di Augusto)
ORTENSIO
ORTALO
114 - ?
Oratoria: Pro Vargunteio – Pro Procilio
OSTIO
Sec. II a.C.
Epica: Bellum Histricum (ll. III)
OVIDIO
NASONE
43 a.C. Sulmona – 17 d.C.
Le opere: Amores – Heroides – Ars amatoria – Remedia amoris – Medicamina faciei – Metamorfosi (ll. 15, in esametri) – Fasti (ll. 6) – Tristia (ll. 5) – Epistulae ex Ponto (ll. 4)
PACUVIO
220 – 132/130 a.C.
Satire: Saturae [?]
PACUVIO
220 – 132/130 a.C.
Coturnate e preteste: Antiopa – Teucer – Atalanta – Chryses – Hermiona – Pentheus – Paulus – Niptra – Iliona – Armorum iudicium – Dulorestes – Medus – Periboea
PAOLINO
Secc. IV/V d.C.
L’opera: Carmi in onore di S. Felice
PAPINIO
STAZIO
54 d.C. Napoli – 96
L’opera: Tebaide (in ll. 12, canta la leggendaria lotta dei figli di Edipo distinta in due esadi) – Achilleide (interrotta al principio del 2° canto) – Silvae (32 componimenti in ll. 5; ogni libro, tranne l’ultimo [non pubblicato dall’autore] ha una prefazione in prosa dedicata ad un personaggio storico) – Agave (perduta) – Carmen sulla campagna germanica (perduto)
PAPIRIO
CARBONE
Sec. II a.C.
Oratoria: Pro Opimio
PERSIO FLACCO
34 d.C. Volterra – 62
L’opera: Satire (6, in esametri)
PERVIGILIUM
VENERIS
Periodo cristiano
93 tetrametri trocaici intervallati da un ritornello – di anonimo
PETRONIO
? – 65 d.C.
L’opera: Satyricòn (lungo romanzo, scritto nella forma della satira menippea, in almeno 16 ll. di cui, però, sono pervenuti solo larghi frammenti dei ll. 15 e 16)
PITOLAO
Periodo pre-augusteo
Oratoria: Historiae
PLAUTO
250 – 184 a.C.
Palliate e togate: Amphitruo – Aulularia – Curculio – Cistellaria – Bacchides – Menaechmi – Mercator – Poenulus – Rudens – Trinummus – Vidularia (frammentaria) – Asinaria – Captivi – Casina – Epidicus – Mostellaria – Miles gloriosus – Pseudolus – Persa – Stichus – Truculentus
PLINIO
IL VECCHIO
23 d.C. Como – 79 d.C. Stabia
L’opera: Naturalis historia (in 37 ll., dedicata a Tito)
PLINIO
IL GIOVANE
62 d.C. Como – 113
Opere: Panegyricus Traiani (pronunciato nel 100) – Epistulae (247 lettere ad amici riunite in 9 ll.; 72 lettere a Traiano riunite nel l. X; i ll. 1/9 furono pubblicati tra il 97 ed il 110; il l. 10° fu pubblicato postumo)
POMPEO TROGO
La sua opera, “Historiae Philippicae”, perduta, è in parte attestata in un florilegio allestito dall’epitomatore Giuniano Giustino del sec. II d.C.
POMPONIO
Periodo pre-augusteo
Mimi ed atellane: Bucco auctoratus – Bucco adoptatus – Maccus miles – Macci gemini – Maccus virgo – Maccus sequester – Pappus agricola – Pappus praeteritus – Hirnea Pappi – Sponsa Pappi – Verres aegrotus – Decuma fullonis – Aruspex vel pescor rusticus – Praeco posterior – Agamemno suppositus – Armorum iudicium – Lar familiaris – Pytho Gorgonius – Calendae Martiae – Fullones – Piscatores – Capella – Philosophia – Pistor – Maialis – Placenta – Vacca – Aleones – Pannuceati – Quinquatrus – Rusticus – Verniones – Medicus – Atalante
POMPONIO MELA
Di origine spagnola, visse sotto il regno di Caligola o di Claudio.
L’opera: Chorographia in ll. 3
PROPERZIO
SESTO
? Assisi [?] - ? (a 40 anni)
L’opera: ci sono pervenuti ll. 4 di elegie, quasi tutte dedicate a Cinzia
PRUDENZIO
348 d.C. Calahorra – 405
Le opere: Liber Cathemerinòn (12 inni lirici di contenuto ascetico e liturgico) – Liber Peristhephanòn (14 inni) – Apothéosis (1084 esametri, poemetto teologico morale) – Hamartigenìa (966 esametri, poemetto teologico morale) – Psycomachìa (915 esametri, poemetto teologico morale) – Contra Symmachum (ll. 2) – Quartine esametriche di argomento biblico (49)
PUBLILIO
SIRO
Periodo pre-augusteo
Mimi ed atellane: Murmurco – Putatores
PUBLIO
VALERIO
CATONE
90 - ?
Lirica: Indignatio – Lydia – Dictynna
Q. COSCONIO
Periodo pre-augusteo
Oratoria: In actionibus
Q. ORTENSIO
Periodo pre-augusteo
Storia: Annales
QUINTILIANO
MARCO FABIO
35 d.C. Calahorra – 95/96 d.C.
Opere perdute: Discorsi (mai pubblicati) – De causis corruptae eloquentiae
Opere pervenuteci: 19 declamazioni complete dette “maiores” – 145 declamazioni abbozzate dette “minores” – Institutio oratoria (in ll. 12, scritta tra l’89 ed il 95, dedicata all’amico V. Marcello
SALLUSTIO
86 Amiterno – 35 a.C.
Storia: De coniuratione Catilinae (del 42, in 61 capitoli) – Bellum Iugurthinum (in 114 capitoli) – Historiae (ll. V, riporta gli avvenimenti dal 78 al 67)
SALLUSTIO
86 Amiterno – 35 a.C.
Filosofia: Empedoclea (54, dubbia)
SALLUSTIO
86 Amiterno – 35 a.C.
Epistolografia: Epistulae ad Caesarem senem de re publica (2, dubbia) – Invectiva in Ciceronem (del 54, dubbia)
SANTRA
Periodo pre-augusteo
Coturnate e preteste: De nuptiis Bacchi
SANTRA
Periodo pre-augusteo
Storia: Vitae
SANTRA
Periodo pre-augusteo
Grammatica: De antiquitate verborum
SCIPIONE
NASICA
Sec. II a.C.
Diritto: Serapione
SCRIBONIO
Sec. II a.C.
Oratoria: Contra Q. Metellum Nepotem
SCRIBONIO LARGO
Autore di un ricettario a carattere empirico-pratico, le “Compositiones”, vive durante il regno di Claudio.
SCRIPTORES
HISTORIAE
AUGUSTAE
Raccolta di biografie imperiali dovuta a vari scrittori: Flavio Vopisco, Elio Sparziano, Giulio Capitolino, Volcacio Gallicano, Trebellio Pollione, Elio Lampridio
SEMPRONIO
ASELLIONE
Periodo pre-augusteo
Storia: Rerum gestarum libri XIV
SENECA
IL VECCHIO
55 a.C – 39 d.C.
L’opera: Oratorum et rhetorum sententiae, divisiones, colores
SENECA
IL GIOVANE
4 a.C. Cordova – 65 d.C.
Opere perdute: De situ Indiae – De situ et sacris Aegyptiorum – De superstitione – De matrimonio – Vita patris – Libri moralis philosophiae
Opere morali: Dialogorum libri: Consolatio ad Marciam (40) – De ira (41) – Consolatio ad Helviam (esilio) – Consolatio ad Polybium (esilio) – De brevitate vitae (49/50) - De constantia sapientis (55/56) – De vita beata (59) – De tranquillitate animi (61) – De otio (62) – De providentia (ultimi anni)
Opere filosofiche: De clementia (56, in ll. 3) – De beneficiis (58/62, in ll. 7) – Epistulae ad Lucilium (63/64, in ll. 20, lettere 124)
Opere scientifiche: Naturales quaestiones (62/63, in ll. 7)
Opere poetiche: Apocolocynthosis divi Claudi (54) – Epigrammata (solo 3 su 70 autentici)
Tragedie: Hercules furens – Troades – Phoenissae – Medea – Phaedra – Oedipus – Agamemnon – Thyestes – Hercules Oetaeus
SESTO
TURPILIO
? – 104 a.C.
Palliate e togate: Boethuntes – Paraterusa – Canephoros – Epicleros – Lindia – Paedium – Thrasyleon – Leucadia – Demiurgos
SEVERINO BOEZIO
Sec. V d.C.
L’opera: De consolatione philosophiae (misto di prosa e versi)
SILIO
ITALICO
25 d.C. Campania [?] – 101
L’opera: Punica (in ll. 17, canta la guerra contro Annibale fino alla battaglia di Zama, seguendo la narrazione di Livio)
SILLA
Periodo pre-augusteo
Storia: Commentarii rerum gestarum
SIMMACO
QUINTO AURELIO
340 d.C. – 391
L’opera: Epistolario (900 lettere pubblicate dal figlio in ll. 9 più un decimo comprendente anche le relazioni all’imperatore, quando fu “praefectus urbi” nel 384) – Orazioni (8) – Relationes (49, comprese nel l. 10° dell’epistolario)
SINNIO
CAPITONE
Periodo pre-augusteo
Grammatica: Liber de syllabis
STAZIO
220 – 166 a.C.
Palliate e togate: Nauclerus – Asotus – Andreia – Plocium – Progamos – Exchautuhestos – Aetherio – Portitor – Fallacia – Triumphus – Meretrix – Obolostates sive Faenerator – Epistathmos – Androgynos – Synephebi – Chalcheia – Epicleros – Dardanus – Exul – Pugil – Epistula – Demandati – Syracusii – Hypobolimaeus sive Subditivos
SUEIO
Sec. I a.C.
Lirica: Moretum – Pulli
SVETONIO
TRANQUILLO
75 d.C. – 160 [?]
Opere perdute: Roma (di carattere erudito) – Prata (di carattere antiquario) – De regibus – Historia ludicra (di carattere enciclopedico) – De republica Ciceronis – De vitiis corporalibus – De rebus variis – De viris illustribus
Opera pervenutaci: De vita Caesarum (in 8 ll., riporta le biografie dei 12 Cesari, da Giulio Cesare a Domiziano; i primi 6 sono dedicati ciascuno agli imperatori della casa Giulio-Claudia, il 7° raccoglie le biografie dei tre imperatori del 69, l’8° è consacrato ai tre Flavi; dedicata a Setticio Claro, prefetto dal 119 al 121)
TACITO
CORNELIO
55/56 d.C. Terni [?] – 120
Le opere: Dialogus de oratoribus (scritto nell’81 e dedicato a F. Giusto) – De vita et moribus Iulii Agricolae (scritto nel 98) – Germania o De origine et moribus Germanorum (98/99) – Historiae (106/109, ci sono giunti i ll. I/V, riportano gli avvenimenti dal 69 al 96) – Annales (scritti nel 117, riportano gli avvenimenti dal 14 al 68)
TERENZIO
195 – 159 a.C.
Palliate e togate: Andria – Eunuchus – Adelphoe – Heautontimoroumenos – Phormio – Hecyra
TERTULLIA-NO
Sec. II d.C. Cartagine – 220
Le opere: Ad Nationes (ll. 2; contro i pagani e le persecuzioni) – Apologeticum (50 cap.; da difesa durante i processi ai cittadini incolpati) – Ad Scapulam (lettera destinata a Scapula Tertullo, proconsole d’Africa persecutore dei cristiani) – Adversus Judaeos (dimostrazione che Cristo è il vero Messia) – Adversus Marcionem (vi sostiene l’unità della Divinità) – De idolatria (sull’idolatria) – De carne Christi (Cristo non è puro spirito) – De anima (l’anima è illuminata dallo Spirito Santo) – De cultu feminarum (rivolto alle donne) – De virginibus velandis (rivolto alle donne) – De monogamia (rivolto alle donne) – De pudicitia (rivolto alle donne)
TIBULLO
ALBIO
? Gabii [?] – 14 a.C.
L’opera: ci sono giunti ll. 3 di elegie: nel primo canta Delia, nel secondo Nemesi, il terzo, diviso dagli umanisti in due, forse non è attribuibile al poeta)
TIRONE
Periodo pre-augusteo
Storia: Vita Ciceronis – De iocis Ciceronis
TITINIO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Ferentinatis – Ulubrana – Fullonia – Iuisperita – Barbatus – Psaltria – Varus – Setina – Veliterna – Tibicina – Gemina – Prilia – Quintus
TITO LIVIO
59 Padova – 17 d.C.
L’opera: Ab urbe condita libri (iniziata nel 29, si ferma al 142° libro dei 150 previsti; a noi sono pervenuti i libri 1/10 e 21/45; ci sono giunti anche brevi compendi compilati nel sec. IV d.C.)
TITO
POMPONIO
ATTICO
Periodo pre-augusteo
Storia: Liber annalis – Imagines
TIZIO
Periodo pre-augusteo
Coturnate e preteste: Protesilaus
TIZIO
Periodo pre-augusteo
Oratoria: Pro lege Fannia sumptuaria
TREBAZIO TESTA
Periodo pre-augusteo
Diritto: De religionibus
VALERIO
MASSIMO
Vissuto nella prima metà del sec. I d.C., si può desumere, sulla base di un atteggiamento di commossa gratitudine nei confronti di Sesto Pompeo, che l’autore, forse di umile condizione, l’avrebbe seguito in Asia dove questo si recò proconsole nel 27 d.C..
L’opera: Durante il principato di Tiberio compilò un’opera dedicata allo stesso imperatore dal titolo “Factorum et dictorum memorabilium libri IX”, opera spesso declamatoria, suddivisa in oltre 90 capitoli e comprendente numerosi aneddoti.
VALERIO FLACCO
Poco o nulla si sa della sua vita
L’opera: Argonautica (in ll. 8, ad imitazione dell’opera di Apollonio Rodio)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Satire: Saturae (perdute) – Saturae Menippeae (in 150 ll., perdute)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Poesia filosofica: De rerum natura (perduto)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Storia: Annalium libri tres (perduti) – De Pompeio (ll. III, perduto) – De vita sua (ll. III, perduto)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Enciclopedismo: Antiquitates rerum humanarum (ll. XXV, perduto) – Antiquitates rerum divinarum (ll. XVI, perduto) – De gente populi Romani (ll. IV, perduto) – De familiis Troianis (perduto) – Tribuum liber (perduto) – Aetia (perduto) – Legationum libri III (perduto) – Disciplinarum libri IX (perduti) – Rerum rusticarum libri III (del 37)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Filosofia: Logistorici (ll. LXXVI, perduto)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Retorica: Orationes (ll. XXII, perdute) – Suasiones (ll. III, perdute) – Laudatio Porciae (perduta) – Pseudotragoediae (ll. VI, perdute)
VARRONE
116 Rieti – 27 a.C.
Grammatica: Hebdomades (ll. XV, perduto) – Quaestionum plautinarum libri V (perduto) – De comoediis plautinis (perduto) – De actis scaenicis (ll. III, perduto) – De actionibus scaenicis (ll. V, perduto) – De poetis (perduto) – De compositione saturarum (perduto) – De lingua latina (del 45, pervenuti solo i ll. V/X)
VARRONE
ATACINO
82 – 36 a.C.
Lirica: una traduzione delle “Argonautiche” – Leucadia
VARRONE
ATACINO
82 – 36 a.C.
Storia: Bellum Sequanicum
VARRONE
ATACINO
82 – 36 a.C.
Prosa tecnica: Chrographia
VATRONIO
Periodo pre-augusteo
Palliate e togate: Burra [?]
VEGEZIO
RENATO
Epoca incerta
Opera non sicura: Mulomedicina (trattato di veterinaria)
Opera pervenuta: Epitome institutorum rei militaris (raccolta forse sotto Teodosio I)
VIRGILIO MARONE
70 Andes – 19 a.C.
Le opere: Bucoliche (10, in esametri) – Georgiche (ll. 4, in esametri) – Eneide (ll. 12, in esametri) – Appendix (comprende: Cataleptòn, Aetna, Ciris, Copa, Moretum, Culex)
VITRUVIO
POLLIONE
Vive nel periodo augusteo, probabilmente tra il 49 a.C. e la battaglia di Azio
L’opera: L’unica giuntaci è il “De Architectura”: in ll. 10 dedicati ad Ottaviano
VOLCACIO SEDIGITO
Periodo pre-augusteo
Poesia didascalica: canone dei dieci comici
C U R I O S I T A ‘
Cantieri attrezzati
A proposito di navi… i cantieri di Arles, riferisce Cesare (b.c., I, 36), potevano allestire in soli 30 giorni ben 12 navi
Corrieri… distratti
I corrieri, “perterriti voce et vultu”, confessano a Cicerone (ad att., II, 8, 1-2) di aver smarrito la lettera indirizzata all’amico; ma sono schiavi gli addetti alla posta e non è che l’Arpinate li abbia molto in simpatia, se arriva a qualificare “mercennarii” (in verr., III, 78) finanche gli scribi da sempre considerati alquanto positivamente (de leg., III, 20)
Dove sistemare una fattoria
Sui fondi e sull’idonea sistemazione della “villa rustica” si attardano anche Palladio (I, 9) e Columella (I, 5-6), nonché lo stesso Varrone (de r.r. I, 4, 3-4)
I lavoranti
Catone calcola che per un uliveto di 250 iugeri (de a.c. 10, 1) siano necessari 13 schiavi, un “vilicus”, un pastore; per una vigna di 100 iugeri ben 14 schiavi più un “vilicus” ed una “vilica” (de a.c. 11, 1)
I mercanti: che malfattori!
Non solo nel “De officiis” (I, 42, 151), ma anche nella “Pro Flacco” (91) e nell’”Ad Quinctium” (I, 1, 5), Cicerone discute sull’onorabilità dei mercanti, ma… la mette sempre in discussione!
I proprietari di poderi
Mentre in Catone gli “officia domini” presuppongono una certa competenza del proprietario del podere ed una sua abitudine a vivere in campagna, Varrone (de r.r., II praef.) si lamenta del disinteresse all’agricoltura dei grandi proprietari impegnati a divertirsi al teatro od al circo, mentre Columella (I, 8) giunge ad augurarsi che il padrone di un fondo abbia per “vilicus” una persona ignorante e, quindi, menzionando Celso, meno capace di compiere frodi.
I salari della manodopera
Catone menziona i salari dovuti ai lavoranti; e così sappiamo che la manodopera interessata alla pigiatura delle olive (de a.c. 67) riceveva un sestario di olio, mentre quella dedita alla raccolta (de a.c. 144) aveva 5 moggi di olive salate, 9 libbre di olio e 5 quadrantali di aceto ogni 1200 moggi
Impiego degli schiavi nelle campagne
Nonostante si diffonda sempre di più l’impiego di schiavi nelle campagne, sia Catone che Varrone lo ammettono solo per la raccolta (de a.c. /, 8, 9), mentre lo sconsigliano decisamente per lavori in luoghi malsani, onde non patire con la morte dello schiavo eventuali perdite
Importanza dei fiori
Piantagioni di fiori utilizzati nella preparazione di profumi sono attestate, oltre che da Varrone, anche a Cirene e Preneste da Plinio il Vecchio (n.h. XXI, 19 e XIII, 5), nonché a Paestum da Columella (X, 37)
Importanza delle donne… in campagna
Oltre Catone, anche Columella in più parti (I, 8, 5; 18, 1; 18, 50) si sofferma sull’importanza di una presenza femminile nella conduzione di un’azienda agricola, arrivando persino (XII, proem.) a riconoscerle meriti maggiori rispetto a quelli del marito
L’allevamento
L’allevamento del bestiame in genere, più dell’agricoltura per gli utili netti, è consigliato, oltre che da Varrone (I, 7; III, 2, 10), anche da Columella (VI, praef.) e Cicerone (de off., II, 25)
La perfetta concimazione
Precetti per una perfetta concimazione: 1) il concime adatto sia molto fermentato (Catone, de a.c. 5)… lo si sotterri con l’aratura (Columella, II, 16)… e lo si distribuisca più in collina che in pianura (Palladio, 10, 1); 2) la concimazione deve essere attuata al calare della luna (Columella, II, 5) e con tempo secco (Plinio il Vecchio, n.h. 17, 9)
La rotazione agraria
Due sono i principali sistemi di rotazione agraria praticati già dai Romani: il primo, riferito da Varrone (de r.r. I, 44), consiste nell’alternare colture leguminose alle cerealicole; il secondo, praticato per i terreni meno fertili e fatto conoscere da Columella (II, 10), consente una raccolta di cereali solo ogni due anni
Le coltivazioni più redditizie
Per Catone (de a.c. I) le colture più redditizie sono: 1 vinea, 2 hortus irriguus, 3 salictum, 4 oletum, 5 pratum, 6 campus frumentarius, 7 silva caedua, 8 arbustum, 9 glandaria silva
Macchinari… industriali
Vitruvio menziona numerosi utensili semplici utili all’agricoltore, ma anche (X, 5 e VI, 6, 3) macchinari complessi, come il torchio a vite oppure le mole a trazione umana e animale o idraulica, mentre Plinio il Vecchio (n.h. 18, 48) ricorda una macchina per la mietitura trainata da animali
Strane Divinità
Cicerone, nel “De legibus” (II, 27-28), menziona quali divinità “Contumelia, Inpudentia e Febris”: alle prime due si deve un tempio innalzato dagli Ateniesi su consiglio di Epimenide dopo la cacciata degli Alcmeonidi, il culto della terza risulterebbe diffuso specie nelle campagne appestate dalla malaria
Tipi di aratri
Catone cita (de a.c. 135) due tipi di aratri a secondo della consistenza della terra, mentre Varrone (de r.r. I, 29) e Plinio il Vecchio (n.h. 18, 20) ricordano che, aggiungendo ad essi due tavolette ai lati, si può sia arare che coprire i semi
Vantaggi dell’allevamento
Che l’allevamento renda ce lo attesta Varrone: in III 2 riferisce di 25.000 sesterzi annui guadagnati da un contadino per la vendita di pollame e pesce, mentre in III 6 ricorda che ad Aufidio Lurco l’allevamento dei pavoni fruttava 60.000 sesterzi all’anno
Il lavoro femminile
Frequentemente a Roma troviamo donne impiegate anche in attività esercitate normalmente da uomini, …pure in età non più giovane, come l’”anicula quae agreste holus vendebat” (Petronio, sat., I, 6)
Il lavoro servile? Antieconomico!
L’antieconomicità del lavoro servile per il notevole aumento dei prezzi è evidenziata, oltre che da Columella (I, 7), anche da Plinio il Vecchio (VII, 4 e altri)
La donna etrusca
Non complessa la posizione della donna etrusca: Teopompo, riportato da Ateneo (XII, 517 d), parla dell’eccezionale bellezza delle rappresentanti del gentil sesso, della loro abitudine a stare nude in pubblico, del forte senso di ospitalità che le portava a tavola a trascurare il marito ed a farle sedere accanto al primo venuto
Macchine nuove… anche orologi
Soprattutto nel l. X Vitruvio si sofferma nella descrizione di strumenti e macchinari complessi, quali mulini ad acqua (5), pompe (7), strumenti musicali idraulici (8), macchine da guerra (12) ed orologi ad acqua (anche in IX 9)
Marmo e… granito
Famosi sono i marmi bianchi di Luni, il granito verde del Tanaro e quello rosso di Siene, il porfido rosso del “mons Claudianus”, l’alabastro del “mons Berenicides”, il marmo giallo di “Simitthus”, il marmo rosso di “Sigus”, …
Poveri e “frumentatio-nes”
Svetonio (aug. 41) ricorda che è stato Augusto a portare a 200.000, da 150.000 che erano sotto Cesare, il numero delle persone idonee a beneficiare delle “frumentationes”, cioè delle distribuzioni gratuite di grano ai poveri
Pregiudizi razziali
Se i Greci sono poco “considerati” da Catone e, in seguito, da Plinio e da Seneca, il flusso immigratorio di stranieri dall’Africa genera giudizi a dir poco avventati nel timore che possano diventare “i futuri padroni” (Giovenale, I, 73); e così si giudicano “stupidi” i Frigi, “tolleranti” i Siri, “ipocriti” gli Egiziani, “avari” gli Ebrei, “evanescenti” i Persiani, “perfidi e superstiziosi” gli Africani
Schiavi
Valerio Massimo ricorda (IV, 4, 11) “paucos servos” nella vita antica di Roma, ma Plinio il Vecchio prima (XXXIII, 26) parla di “legiones servorum” e poi (XXXIII, 135) menziona un tale Celio Isidoro che nell’8 a.C. lascia ben 4.116 schiavi, mentre Gaio riferisce (I, 47) che la Legge Caninia dell’8 d.C. consentiva a chi possedesse da 100 a 500 schiavi di manometterne un quinto e, infine, nel sec. I d.C., Marziale mette in evidenza (XII, 97) l’imbarazzo di quei pochi Romani proprietari di un solo schiavo!
Verso la specializzazione del lavoro
Columella parla anche delle “qualità” che devono possedere i vari addetti ai campi. E così, leggiamo in I 9, forti e di media statura devono essere i vignaioli, alti gli aratori, di buona voce i “bubulci”, tranquilli quelli destinati alla coltivazione dei cereali, scattanti e vivaci gli addetti alle colture arboree, …
Il Sole
Secondo gli antichi il Sole si trovava nella parte intermedia del cielo tra gli altri pianeti (Luna, Venere, Mercurio, Marte, Giove, Saturno) e reggeva con la sua potenza gli stessi astri ed il cielo
Il mercurio
Plinio il Vecchio ricorda (XXXIII, 8) il largo uso, nella fusione dell’oro, del mercurio ottenuto o allo stato libero o per sublimazione del cinabro (minerale, abbondante sull’Amiata, formato, appunto, da solfuro di mercurio)
Il rame
Importante, dice Plinio il Vecchio (XXXIV, 14), il rame che consente, nella percentuale dell’87%, unito a stagno e piombo, saldature autogene
Il ferro
I Romani non conoscono il ferro fuso e, quindi, dopo everlo messo in fornaci a temperatura non certo elevata, lo conservano così preparato. Quando serve, viene rimesso sul fuoco e lavorato sull’incudine mentre viene raffreddato con acqua. E fra le varie qualità di acqua Plinio il Vecchio (XXXIV, 154) considera migliori quelle di Como
Il piombo
Il piombo, necessario per i tubi delle condutture, per le caldaie, nonché per ricoprire le case e per rivestire gli scafi delle navi, nella percentuale del 66%, entra a far parte delle saldature (Plinio il Vecchio, XXXIV, 14)
I… forzati
Nell’”opera sulphuraria”, dice Cipriano (ep. 76), ci si serve spesso, ed in condizioni penose, dei “servi poenae”, cioè dei condannati ai lavori forzati
Il vetro
L’introduzione della canna da soffiare soppianta l’antica lavorazione, che si serviva di forme in cui si rovesciava la pasta di vetro fuso. Plinio il Vecchio, comunque, ricorda (XXXVI, 195 e 198; XXXVII, 93 e 98) anche altre innovazioni per ottenere colori più vivi durante la fase della lavorazione
Maestri e…stipendi
La retribuzione dei maestri, ben misera (8 assi al mese per alunno, secondo Orazio [sat., I, 6, 73-75]), spesso li costringe ad altre attività meglio pagate, quale quella degli scribi. E Vitruvio (VII, 9), infatti, ne ricorda uno addirittura proprietario di una casa sull’Aventino
Il lavoro… minorile
Mancando una legge atta a disciplinare l’impiego dei giovani nei vari lavori, siamo a conoscenza di fanciulli impegnati più nelle diverse attività che a scuola. E così Varrone (I, 7; II, 10) e Columella (VIII, 2) riferiscono di giovani pastori o sfrondatori di viti, Petronio (sat., I, 53) di copisti, “calculatores”, “histriones”
Cambiano le leggi per i coloni…
Da Costantino in poi cambia la politica agraria ed il Codice di Giustiniano (XI, 53) prevede, per un colono che abbandoni la terra o cambi padrone, punizioni corporali e l’incatenamento
…ma anche per gli operai
Si inaspriscono le leggi anche per operai ed artigiani: un lavoro commissionato e pagato, dice il Codice di Giustiniano (VIII, 10, 12, 9) deve essere assolutamente terminato, pena una forte multa o l’espulsione dalla città
[…]
L’aborto in Grecia
Come logica conseguenza del dovere della donna verso Atene, il matrimonio e la maternità erano considerati lo scopo principale di ogni cittadina. Spesso la morte di una giovane fanciulla suscitava compianto specificamente per il mancato adempimento del ruolo di moglie a cui era destinata. Questo sentimento è espresso in alcuni epitaffi, e talvolta le tombe di fanciulle morte prima del matrimonio sono contrassegnate da vasi della forma usata per il trasporto dell'acqua per il bagno prenuziale. In questi vasi commemorativi la fanciulla morta è ritratta in abito da sposa.
Lo scopo del matrimonio, dunque, era la procreazione, entro i limiti delle risorse economiche della famiglia. Il giorno del matrimonio, prima che lo sposo la raggiungesse, la sposa mangiava un frutto con molti semi, simbolo della fertilità. La nascita di un figlio, soprattutto se maschio, era considerata come il raggiungimento dello scopo del matrimonio.
Era, quindi, logico, come leggiamo in Galeno (An animal sit id quod in utero est, XIX, 158-181 Kuhn) e nello stoico Musonio Rufo (del sec. I d.C.), che da statisti, quali Licurgo e Solone, ed in genere dai legislatori del tempo, onde impedire alle donne di procurarsi l'aborto, fossero state fissate delle pene contro chi si fosse reso responsabile di tale delitto.
Nelle condizioni ideali la fanciulla si sposava per la prima volta a quattordici anni con un uomo sulla trentina. La necessità che la sposa fosse vergine, unitamente all'antica credenza che le fanciulle giovani fossero sensuali, rendeva desiderabile un matrimonio precoce. Il marito che si era sposato a trenta anni poteva anche essere morto a quarantacinque, avendo avuto dal matrimonio due o tre figli e lasciando la moglie candidata a nuove nozze. Il fatto che ad Atene gli uomini si sposassero tardi può essere attribuito al dovere di servire nell'esercito per dieci anni, ma pare anche che fosse un espediente per compensare la bassa proporzione di donne rispetto alla popolazione. Una giovane vedova poteva servire da moglie in un certo numero di matrimoni consecutivi.
A Roma
Il matrimonio e la maternità erano la prospettiva tradizionale delle donne benestanti di Roma, come lo erano stati in Grecia. La scarsità di donne nubili indica che la maggioranza si sposava almeno una volta, sebbene in seguito un certo numero preferisse rimanere divorziata o vedova.
La maggior parte delle Romane di ceto elevato riusciva a trovare marito non solo per il primo matrimonio, ma anche per i successivi. Un motivo evidente era che nell'ambito della loro condizione sociale le donne erano meno numerose degli uomini. Come in Grecia, questa sproporzione era causata dalla minor durata della vita delle femmine, il cui numero si assottigliava sensibilmente al raggiungimento del periodo della fertilità. Nel "Truculentus" di Plauto (vv. 200-211), la cui scena è ambientata ad Atene, l'aborto, tra le cause di quanto prima detto, è chiaramente inteso come omicidio: la cortigiana Fronesia, a sentire la sua serva Astafia, avrebbe evitato di abortire e di "enacare puerum", portando coraggiosamente avanti la sua gravidanza al fine di rendere padre il soldato Stratofane.
C'erano in più i fattori dell'infanticidio selettivo e dell'esposizione delle femmine neonate e, forse più importante, una tendenza, sfuggente, ma dominante, a dare ai ragazzi un trattamento preferenziale.
La legislazione di Augusto si proponeva di tener quante più donne fosse possibile nello stato matrimoniale e di far generare figli. Le sanzioni per il mancato matrimonio o paternità diventavano operanti a venti anni per le donne ed a venticinque per gli uomini. Il divorzio non era disapprovato esplicitamente, a patto che ogni successivo marito venisse reclutato nell'ambito del ceto sociale appropriato. Chi non si risposava veniva punito, sempre allo scopo di non sprecare gli anni della fertilità. Le donne non potevano sfuggire alle sanzioni della legislazione augustea con la stessa facilità degli uomini.
Il tasso di natalità continuava ad essere basso, e la legislazione matrimoniale di Augusto fu rafforzata da Domiziano e rimessa in vigore nel II e III sec. d.C.. Appare evidente che le donne, come gli uomini, si stavano ribellando contro i ruoli biologicamente determinati. Una spiegazione del basso tasso di natalità era la pratica della contraccezione.
Le coppie romane, per limitare il numero dei figli, non ricorrevano solo all'infanticidio ed all'abbandono dei neonati, ma anche ai contraccettivi ed all'aborto, mentre le donne non sposate o adultere vi ricorrevano per evitare o troncare gravidanze illegittime. Fra le classi superiori era presente l'elemento essenziale alla contraccezione: il desiderio di non avere figli. La contraccezione era evidentemente preferibile all'aborto ed all'infanticidio, poichè la madre evitava il fardello ed i pericoli della gravidanza e del parto. La letteratura medica e scientifica sull'aborto e la contraccezione aveva una lunga tradizione, ma la maggioranza delle nostre testimonianze è tratta da Autori che raccolsero le nozioni più antiche ed aggiunsero le proprie raccomandazioni.
o o o
Repertorio Bibliografico:
§ ROVERI - ENCICLOPEDIA CLASSICA
§ MOSSE - LA VITA QUOTIDIANA DELLA DONNA
NELLA GRECIA ANTICA
§ PAOLI - VITA ROMANA
§ POMEROY - VITA ROMANA
§ NOLI/SANTI - VITA ROMANA
§ ARCHEO - n. 60, gennaio 1990
o o o
I TESTI
Lisia (sec. V/IV a.C.)

(Contro Antigene per aborto [di dubbia autenticità], fr. 8)
tr. Medda
o o o
Testimonianze greche al passo controverso
TEONE:
(Progymn. 2, I 166 W.)
TEONE:
(Proleg. "Tòn stàseon" VII I, 16)
SOPATRO:
(Ad Hermog. V 3W.)
SOPATRO:
("Ek diafòron tina crésima", LXIV 576)
trad. Medda
o o o
"L'accusa mossa da Antigene, afferma il Medda, (che doveva essere un parente del marito della donna) alla vedova era quella di aver volontariamente abortito, ledendo in questo modo i diritti del marito e dei suoi parenti; la difesa è sostenuta dai figli che la donna aveva avuto da un precedente matrimonio.
E' del tutto improbabile che l'aborto potesse essere di per sè ritenuto punibile in una società che ammetteva l'infanticidio e l'esposizione dei neonati: è difficile però capire quali interessi cercasse di tutelare la causa per aborto.
Infatti, se a essere lesi fossero stati solo i diritti del padre, si sarebbe trattato di un fatto privato, e la controversia avrebbe dovuto avere un'altra forma; invece proprio il frammento lisiano, che allude all'eventuale multa di mille dracme nel caso che l'accusa fosse ritirata, testimonia che l'aborto poteva essere anche oggetto di un processo pubblico.
Questo potrebbe far pensare che esso fosse sentito come una lesione dell'interesse collettivo; ma l'Harrison opportunamente osserva che il processo pubblico può essere interpretato come una forma di protezione dei diritti di chi non poteva difendersi attraverso un procedimento (in questo caso il feto), e allora anche un padre che avesse costretto la madre all'aborto sarebbe stato perseguibile.
Esiste anche la possibilità che la causa servisse soprattutto in casi come quello trattato da Lisia, per tutelare cioè gli interessi di erede del nascituro, la cui scomparsa, in caso di morte del padre, avrebbe favorito i parenti più prossimi.
Per di più nel discorso lisiano si discuteva se l'embrione potesse essere già considerato un uomo, e questa discussione potrebbe essere un indizio del fatto che fossero proprio i suoi diritti ad essere tutelati."
o o o
Ippocrate (metà sec. V/inizio sec. IV a.C.)
>
(Aforismi, V, 37)
(Aforismi, V, 38)

(Aforismi, V, 44)
(Aforismi, V, 55)
(Aforismi, VII, 27)
o o o
Platone (fine sec. V/metà sec. IV a.C.)
Le levatrici e le loro mansioni
>
(Apolog., IX, 8)
trad. Resta Barrile
o o o
In medicina
>
Secondo la legge italiana
224.067 aborti procurati, 1982 -> 234.801, 1983 -> 233.976, 1984 -> 227.446, 1985 -> 210.597, 1986 -> 198.375, 1987 -> 191.469, 1988 -> 179.193, 1989 -> 171.684; verso una diminuzione dei casi segnalati, quindi, e con una percentuale del 2,4% di minorenni che hanno fatto ricorso all'aborto, che è tra le più basse della media europea [e, sempre secondo l'AIED, dal 1978 ad oggi si è passati da più di un milione di aborti clandestini annuali ad 80-100.000 concentrati, per lo più, al Sud e nelle isole].
I punti della legge 194 oggetto ancora oggi di controversie sono i seguenti:
- il limite di 90 giorni entro il quale può essere compiuto l'aborto non-terapeutico (che andrebbe ridotto);
- la decisione adottata solo dalla donna (ma anche dall'uomo);
- la condizione che l'intervento abortivo può essere effettuato solo nelle strutture ospedaliere pubbliche od in quelle convenzionate (ma anche nelle altre, a garanzia di un servizio altrimenti traumatico per l'inefficienza delle strutture);
- il ruolo dei Consultori Familiari (da potenziare).
Secondo la Chiesa
La posizione della Chiesa, per la quale vi è un senso solo nella funzione riproduttiva, è da sempre categorica: l'aborto è un omicidio e, come tale, va condannato senza riserve [ma con esso anche la contraccezione, la risposta più logica all'aborto].
Nel 1930 Pio XI, con l'Enciclica "Casti connubii", consigliava la castità ad una coppia che non voleva figli; Pio XII e Giovanni XXIII riconoscevano, indirettamente, la liceità dei metodi contraccettivi naturali; nel 1968 Paolo VI, con l'Enciclica "Humanae vitae", confermava la tendenza assunta dai due Papi precedenti; il 16 ottobre 1988 Papa Wojtyla, con l'Enciclica "Mulieris dignitatem", rivelava indirettamente la sua intransigenza alla contraccezione; il 4 febbraio 1990, con la pubblicazione della CEI "Evangelizzazione e cultura della vita umana", Giovanni Paolo II condannava il sesso non procreativo e l'uso dei mezzi contraccettivi.
L'aborto nel mondo
Negli USA la legalizzazione dell'aborto avvenne nel luglio del 1973 e da allora si calcola che più di 22.000.000 di aborti siano stati praticati nei vari ospedali.
Il 30% di aborti sul totale delle gravidanze che gli USA hanno fatto segnare negli ultimi anni è una percentuale molto alta se paragonata al 13% della Germania, al 14% del Canada ed al 27% del Giappone, ma è pressochè trascurabile se paragonata al 68% dell'URSS.
In tutta l'Europa dell'Est le cifre sono altissime: in Polonia vengono praticati 5-6.000 aborti all'anno ed in Ungheria nel 1990 ce ne sono stati 90.000 su una popolazione di appena 10.000.000 di abitanti.
La legalizzazione dell'aborto nei Paesi ex-comunisti risale quasi per tutti alla metà degli anni Cinquanta (fa eccezione l'ex Germania Orientale dove fu introdotta nel 1972) ed è retaggio dei vecchi regimi comunisti: significativo il caso della Romania che l'ha introdotto nel 1989 dopo la rivoluzione liberale.
Un pò ovunque, però, è in atto la reazione in senso contrario: sia per il cambiamento politico, sia per la nuova penetrazione della religione.
Nei Paesi del Terzo Mondo l'aborto è normalmente consentito: le legislazioni nazionali non pongono limiti, cosicchè è assai diffuso l'aborto clandestino, che uccide più di 200.000 donne all'anno per infezioni contratte a seguito dell'operazione abortiva.
o o o
TERENZIO
“ADELPHOE”1, vv. 26/80
ATTO I - SCENA I2
Metro: senari giambici
Micione illustra il suo metodo educativo3
vv. 26-49
MICIONE: Storace!4 Questa notte Eschino non è tornato dal banchetto e (non si è fatto vedere) nessuno dei servi5 che gli erano andati incontro6.
(E’) proprio vero quello (che) dicono: se te ne stai lontano da casa in qualche luogo e7 se colà indugi troppo, è meglio8 che ti capiti ciò che tua moglie nell’ira dice contro di te e quello che pensa nel suo animo, piuttosto che9 quello che (dicono) i genitori indulgenti.
Se ritardi, tua moglie sospetta o che tu sia preso dall’amore (per un’altra) o che (un’altra donna) sia presa d’amore per te10 o che ti dai al bere11 e te la godi e che tu solo ti dai al bel tempo, mentre12 a lei (solo) tocca tribolare.
Poiché mio figlio non è ritornato, quali pensieri io ho e da quali preoccupazioni sono ora agitato13!
O che14 abbia preso freddo15 o che sia caduto in qualche luogo o che si sia rotto le ossa16.
Perbacco! (Ma è mai possibile) che un uomo si metta17 in testa di procurarsi18 ciò (= di adottare un figlio) che gli sia più caro di se stesso19!
Eppure20 non è figlio mio, ma di mio fratello21, che22 fin dall’adolescenza è di un carattere23 così24 diverso (dal mio): io mi son dato a questa comoda vita di città25, senza pensieri, e, ciò che costoro considerano una fortuna, una moglie non l’ho avuta mai.
Egli, invece, (ha fatto) tutto il contrario: trascorre26 la vita in campagna, tira a campare sempre tra strettezze e privazioni; ha preso moglie, gli son nati due figli; di essi27 il maggiore28 l’ho adottato io29, l’ho tirato su da piccolo30; l’ho sempre tenuto con me, gli ho voluto bene come se fosse mio; nell’educarlo è il mio godimento, solo ciò mi è caro.
vv. 50-6331
Mi do da fare32 con cura affinché da parte sua egli abbia verso di me (gli stessi sentimenti): lo fornisco (di denaro), lascio passare le sue stranezze, ritengo che non è necessario che egli faccia ogni cosa secondo il mio diritto33; insomma ho abituato mio figlio a non tenermi nascoste quelle (scappatelle) che comporta con sé la giovinezza e che gli altri (giovani) fanno di nascosto dai padri34.
Chi, infatti, si sarà abituato a mentire o avrà il coraggio di ingannare il padre, tanto più avrà il coraggio (di ingannare) gli altri.
Credo che sia meglio tenere a freno i figli (facendo leva) sulla vergogna35 (delle loro colpe) e sull’indulgenza piuttosto che (facendo leva) sul timore (che i padri incutono).
Questo mio (principio) non va a genio a mio fratello né gli piace.
Viene spesso da me a rimproverarmi36: “Che fai, o Micione? Perché mi37 mandi in rovina il giovane? Perché si dà agli amori? Perché si dà al bere? Perché tu gli fornisci denaro38 per queste cose e l’accontenti troppo nel vestire? Tu non sei fatto (per educare un giovane)”39.
vv. 64-80
Egli è troppo rigido, al di là del giusto e del ragionevole40, d’altra parte sbaglia di molto, secondo il mio punto di vista, chi crede che l’autorità che si consegue con la forza sia più forte o più duratura di quella che si consegue con l’affetto41.
Questa è la mia norma (di vita) e di questo sono convinto: chi compie il suo dovere spinto dal (timore del) castigo, starà in guardia tanto tempo finchè crede che sarà scoperto; se invece spera che (la sua colpa) resterà nascosta, ricade nella sua inclinazione42.
Colui che tu cerchi di conquistartelo con le buone maniere, fa di buon grado (il suo dovere), cerca di ricambiarti (la sua gratitudine) e sarà sempre lo stesso sia che tu gli stia accanto sia che gli stia lontano.
Questo43 è il dovere di un padre, abituare il figlio ad agire bene spontaneamente più che per timore di altri: in ciò differiscono il padre e il padrone.
Chi non è capace (di fare) ciò, confessi di non saper governare i figli.
Ma questo44 (che viene) è forse quello stesso di cui parlavo?
Si, è proprio lui.
Lo vedo preoccupato, non so di che cosa: credo che ormai mi farà dei rimproveri, secondo il solito.
Sono lieto che tu giunga in buona salute45, Demea.
“ADELPHOE”, vv. 81/154
ATTO I - SCENA II
Metro: senari giambici
Il dissenso di Demea con Micione46
DEMEA: Oh, proprio a proposito! Vado in cerca proprio di te.
MICIONE: Perché sei preoccupato?
D: E me lo domandi dal momento che a noi è (un figlio come) Eschino? Perché io sono preoccupato?
M: Non dicevo che così sarebbe finita? Cosa ha combinato47?
D: Che cosa ha combinato egli che non si vergogna di nulla, non teme nessuno né crede di essere soggetto a nessuna legge? Infatti non considero ciò che (da lui) è stato commesso prima: che cosa di vergognoso non ha combinato poco fa!
M: Di che cosa mai si tratta?
D: Ha sfondato una porta e si è precipitato a forza in casa di altri; ha battuto fino ad ucciderli il padrone e tutta la servitù; ha portato via la donna che amava: tutti gridano che è stata commessa un’azione molto vergognosa48.
Quanti, o Micione, me lo hanno detto mentre venivo qua!
(La notizia) è sulla bocca di tutti.
Insomma, se bisogna portare un esempio, non si accorge che suo fratello bada agli interessi di casa e vive in campagna modestamente e frugalmente?
Quello (non ha commesso) nessuna azione simile a questa.
E quando dico queste cose a lui, le dico a te, o Micione: (sei proprio) tu (che) lasci che egli si guasti.
M: Non c’è mai nulla più ingiusto di un uomo privo di esperienza, il quale non considera ragionevole se non quello che ha fatto lui.
D: A che cosa (mira) questo (discorso)?
M: Perché tu, o Demea, giudichi male queste cose49.
Non è un delitto, credi a me, che un giovane frequenti le donne e beva: (no), non è (delitto); né (è delitto) sfondare una porta50.
Queste cose se non le abbiamo fatte né io né tu, (fu) la povertà (che) non ci permise di farle.
E tu ora ti fai un merito di ciò che allora facesti costretto dalla miseria?
Non è giusto; infatti se noi avessimo avuto i mezzi per farlo, l’avremmo fatto (anche noi).
Anche tu, se fossi (veramente) un uomo, permetteresti a quell’altro tuo (figliuolo) di fare (lo stesso) ora finché l’età glielo permette piuttosto che farlo poi, in età non adatta, quando ti avrà portato a seppellire dopo aver (a lungo) atteso (la tua morte).
D: Per Giove, tu, (che sei) uomo (di giudizio), mi fai diventare pazzo! Non è forse vergogna che un giovane faccia queste cose?
M: Ah, dammi retta, non infastidirmi spesso con questa questione: mi hai affidato tuo figlio perché lo adottassi51.
Ormai è diventato mio. Se sbaglia in qualche cosa, o Demea, sbaglia a spese mie; in ciò io sopporto la maggior parte (del danno).
(Se) banchetta, (se) si ubriaca, (se) odora di profumi, (spende) del mio; va a donne: gli sarà dato da me denaro finché ne avrò la possibilità; quando poi non ne avrò le possibilità, forse gli si chiuderà in faccia l’uscio.
Ha rotto una porta: sarà riparata; ha strappato un vestito: sarà risarcito; e, grazie agli dei, ho il denaro per farlo, ed ancora non è scarso.
Insomma o smettila o dammi un giudice, chiunque vuoi: dimostrerò che tu in questa faccenda sbagli di più.
D: Ahimè! Impara ad essere padre da quelli che sul serio sanno (esserlo).
M: Tu sei padre per (vincolo di) natura, io per i (buoni) consigli.
D: Tu coi tuoi consigli (gli fai) qualcosa (di buono)?
M: Ah, se continui, me ne andrò.
D: Così tratti tu?
M: Dovrei forse sentire tante volte la tua musica?
D: (Eschino) mi sta a cuore.
M: Anche a me sta a cuore. Ma, o Demea, ciascuno di noi si prenda cura della parte che gli spetta: tu dell’uno, io egualmente dell’altro; infatti il prenderti cura di entrambi è come un ridomandarmi quel (figlio) che mi hai dato.
D: Ah, Micione!
M: Così mi sembra.
D: Che cosa si deve dire? Se ti piace proprio questo, scialacqui, sperperi, vada alla malora52; (la cosa) non mi riguarda per nulla.
Se ormai una sola parola53 d’ora in poi...54
M: Di nuovo, Demea, ti adiri?
D: O non credi? Ti richiedo forse (il figlio) che ti ho affidato? Mi dispiace; non sono poi un estraneo; se mi oppongo... ecco, smetto (di parlare).
Vuoi che mi occupi solo di uno: mi occupo (di uno); e ringrazio gli dei che è così come voglio (che sia)55.
Il tuo, invece, se ne accorgerà più tardi... no, non voglio dire contro di lui (parole) troppo dure.
M56: Ciò che egli dice non è una cosa da nulla, ma nemmeno è tutta la verità: tuttavia un pò mi dispiacciono queste (sue parole)57; ma non ho voluto fargli capire che ne soffro.
Quell’uomo, infatti, è (fatto) così: ogni volta che voglio calmarlo, mi ci metto di punta e lo smonto, tuttavia egli a stento sopporta pazientemente (le mie parole); se però io facessi crescere o se anche assecondassi la sua furia, senz’altro impazzirei con lui.
D’altra parte Eschino in questa faccenda un pò di torto verso di noi ce l’ha58.
Quale è la cortigiana di cui egli non è stato l’amante o a cui non abbia dato qualche (dono)?
Infatti, poco fa [credo che si sia ormai stancato di tutte] mi ha detto di voler prendere moglie.
Speravo che fossero ormai sbolliti (gli ardori della) giovinezza: ero contento.
Invece, eccolo (cominciare) da capo!
Ma, qualunque cosa ci sia, voglio vederci chiaro ed incontrarmi con lui, se si trova nel foro.
“ADELPHOE”, vv. 636/712
ATTO IV - SCENA V
Metro
636-637 settenari trocaici; 638-678 senari giambici; 679-706 settenari trocaici; 707-711 settenari giambici; 712 ottonario giambico
Il chiarimento di Eschino con Micione
MICIONE: Fate come ho detto, Sostrata; io andrò da Eschino per fargli sapere come si sono messe le cose.
Ma chi ha bussato qui alla porta?
ESCHINO: Per Ercole! E’ mio padre: è finita per me.
M: Eschino...
E: Che affari ha costui qui?
M: ...hai bussato tu a questa porta?
[Tace. Perché non prendermi gioco di lui per un pò? Lo merita, dal momento che non ha mai voluto confidarmi questo (suo segreto)].
Non mi rispondi nulla?
E: In quanto a me, per quel ch’io sappia, non (ho bussato) a codesta (porta).
M: Sicuro? Infatti mi domandavo con meraviglia che cosa tu avessi a che fare qui.
[E’ arrossito: la cosa si mette bene59].
E: Per piacere, padre, dimmi, che cosa hai tu da fare in questa casa?
M: Per conto mio nulla. Poco fa mi ha trascinato qui dal foro un amico perché lo assistessi (in una sua questione).
E: Quale?
M: Te lo dirò: abitano qui alcune povere donnette; tu non le conosci; anzi so bene (che non le conosci); infatti sono venute ad abitare qui da non molto tempo.
E: E poi che altro c’è?
M: C’è una ragazza con la madre.
E: Continua.
M: Questa ragazza è orfana del padre: il parente più stretto a lei è questo mio amico: le leggi60 le impongono di sposarlo.
E: Per me è finita!
M: Che c’è?
E: Niente, bene, continua.
M: Egli è venuto per portarsela via con sè; infatti abita a Mileto.
E: Eh! Per portar via con sè la ragazza?
M: Proprio così.
E: In nome del cielo, fino a Mileto?
M: Si.
E: Mi sento male. Ma esse, che cosa, che cosa dicono?
M: Che cosa pensi che esse (possano dire)? Nulla davvero.
La madre, però, ha inventato una storia, che cioè (alla ragazza) è nato un figlioletto da un altro uomo, non so da chi, ma non ne ha fatto il nome; (dice) che quello ha la precedenza e che (perciò la ragazza) non deve essere data in moglie a questo (suo parente).
E: Oh, bella! Insomma, non ti pare questa una buona ragione?
M: No.
E: Perché no, di grazia? Forse, padre, costui se la porterà via da qui?
M: Perché non la dovrebbe portar via?
E: Avete agito con troppa durezza e senza pietà, anzi, o padre, e lascia che te lo dica, con troppa franchezza, (avete agito) in modo sconveniente61.
M: Perché?
E: E me lo domandi? Quali sentimenti insomma pensate che proverà quell’infelice che è stato il primo a far l’amore con lei e che, poveretto, forse l’ama ancora perdutamente, quando sotto i propri occhi se la vedrà strappar via e portar lontano? Che brutta azione, padre!
M: Per quale ragione (dici) ciò? Chi gliel’ha promessa? Chi gliel’ha data? A chi è andata sposa lei e quando? Chi ha dato il consenso62? Perché sposò (una donna) destinata ad altri?
E: Doveva forse ammuffire in casa una ragazza (come lei) in età da marito attendendo finché questo suo parente venisse di là (da Micione) qui (da lei)?
Queste cose, caro padre, avresti dovuto esporre e sostenere.
M: E’ proprio curiosa! Avrei dovuto parlare contro colui in difesa del quale ero venuto come avvocato? Ma che ci importa di queste cose, Eschino? O che interessi abbiamo con essi? Andiamocene; ma che hai? Perché piangi?
E: Ascoltami, padre, te ne prego.
M: Eschino, ho udito tutto e so (tutto)63; io ti amo davvero e perciò maggiormente mi sta a cuore (tutto) ciò che fai.
E: Vorrei che tu, o padre, finché vivrai, mi amassi così, per i miei meriti, per come mi addolora moltissimo di aver commesso questa mancanza e perciò provo vergogna davanti a te.
M: Lo credo veramente; infatti conosco la tua indole onesta; ma temo che tu sia troppo trascurato.
Insomma; in quale città credi di vivere? Hai sedotto una ragazza che non avevi il diritto di toccare. Questa (è) la prima colpa, (colpa) grave, sì, tuttavia nella natura umana: l’hanno spesso commessa anche altri (che pur sono) galantuomini.
Ma dimmi un pò: dopo che l’hai commessa, hai forse considerato la cosa in tutti i suoi aspetti? O hai forse pensato a ciò che dovevi fare ed in che modo? (Hai pensato) come avrei potuto saperlo, se tu stesso ti vergognavi di parlarmene?
E mentre continuavi ad essere incerto, son passati dieci mesi.
Per quanto almeno è dipeso da te, hai rovinato te, quella poveretta ed il bambino.
Credevi forse che gli dei avrebbero fatto tutto per te, mentre te ne stavi a dormire64?
E che essa ti sarebbe stata condotta a casa, nella tua camera da letto, senza che tu ti dessi da fare?
Mi auguro che tu non sia allo stesso modo imprevidente (anche) nelle altre cose. Sta’ tranquillo, la sposerai65.
E: Eh?
M: Sta’ tranquillo, te lo ripeto.
E: In nome del cielo, padre, (perché) ora vuoi prenderti gioco di me tu?
M: Io di te? Perché?
E: Non lo so: temo di più appunto perché desidero così fortemente che sia vero (tutto) quello (che dici).
M: Va’ a casa e prega gli dei che ti venga in casa la moglie: va’.
E: Che? Di già la moglie?
M: Di già.
E: Di già?
M: Ma si, al più presto.
E: Possano maledirmi gli dei tutti, o padre, se non è vero che io ora ti amo più dei miei occhi.
M: Che cosa? (Mi ami più) di lei?
E: Quanto lei.
M: Troppa grazia.
E: Ebbene, dove è l’uomo di Mileto?
M: Non esiste più, se ne è andato, si è imbarcato. Ma perché non ti muovi?
E: Va’, padre, pregali tu piuttosto gli dei; infatti so bene che essi daranno tanto più retta a te in quanto sei molto più buono di me.
M: Io entro in casa a far preparare ciò che occorre: tu, se hai giudizio, fa’ come ti ho detto.
E: Che affare è questo66? Questo significa essere padre o essere figlio? Se fosse un fratello o un amico, come potrebbe essere più compiacente verso di me67? Dovrei non voler bene a lui, ad un uomo tale, dovrei non averlo nel cuore? Oh! Appunto perciò con la sua indulgenza mi ha messo addosso un grande scrupolo68 che io possa per caso fare imprudentemente ciò che egli non vorrebbe (che io facessi): sapendolo mi guarderò (dal farlo).
Ma (perché) indugio ad entrare? (Forse temo) di far ritardare proprio io le mie nozze?

Terenzio
ANDRIA
vv. 52 – 157
SIMONE: Poi, o Sosia, dopo che egli uscì dall’adolescenza, appena che ebbe modo di vivere con maggiore libertà (infatti prima come avresti potuto conoscere o comprendere la (sua) indole quando l’impedivano l’età, la soggezione, il maestro?).
SOSIA: Così è; di quelle cose che fanno quasi tutti i giovani, (che) cioè rivolgono l’animo a qualche occupazione, o allevare i cavalli, o cani da caccia, o studiare i filosofi, egli nessuna ne coltivava in modo particolare più delle altre, ma alla buona tutte quante; e ne avevo piacere.
SO: Non a torto: perchè penso questo che sopra ogni cosa è utile nella vita che non (si faccia) alcuna cosa di troppo.
SI: Così era il suo sistema di vita: sopportare e tollerare tutti di buon animo; con chiunque si trovasse insieme accordarsi con essi, non contrario ad alcuno: rispettare le loro inclinazioni, mai mettendosi innanzi agli altri: sicchè facilmente ti guadagni stima senza (destare) invidia e ti procuri amici.
SO: Si era fatta una vita veramente saggia: invero al giorno d’oggi la condiscendenza procura amici, la sincerità odio.
SI: Intanto tre anni fa una donna emigrò da Andro (e venne a stare) qui nel vicinato, costretta dalla povertà e dalla trascuratezza dei parenti, di bell’aspetto e nel fiore dell’età.
SO: Ahi!, temo che la donna d’Andro non ci porti qualche malanno.
SI: Dapprima costei viveva onestamente, con privazioni e stenti, guadagnandosi la vita con il filar la lana e con il tessere la tela.
Ma, dopo che le si mise intorno uno che l’amava offrendole un dono, uno e poi un altro, proprio com’è la natura umana proclive (a passare) dalla fatica al divertimento, (ella) accettò la proposta: e poi iniziò (a cercare) il guadagno.
Quelli che allora la praticavano, per caso, come succede, vi condussero per forza mio figlio, perchè stesse insieme con loro.
Ed io subito tra me: “E’ preso di sicuro: l’ha avuta”.
La mattina osservavo i loro servi che venivano o andavano, (e) andavo chiedendo: “Ehi!, ragazzo, dimmi, se ti piace, chi mai ieri si trattenne con Criseide?”, infatti questo nome avea quella ragazza d’Andro.
SO: Capisco bene.
SI: Fedro o Clinia o Nicerato [allora quei tre insieme la praticavano] (dicevano): “Ebbene, che ha fatto Panfilo?”, “Che ha fatto? Ha pagato la (sua) quota (e) ha cenato”: io ne ero contento.
Allo stesso modo mi informavo un altro giorno (e) venivo a sapere che proprio nulla si poteva attribuire a Panfilo.
A dire il vero, lo credevo abbastanza provato ed un grande esempio di continenza; infatti chi si trova a contatto con caratteri di tale natura senza che tuttavia il suo animo si corrompa in tale pratica, puoi dire che da sè costui già è riuscito a trovare la regola della sua vita.
Da una parte questo mi faceva piacere, dall’altra tutti ad una voce (ne) dicevano ogni bene e si compiacevano della mia sorte, perchè avevo un figlio fornito di tale carattere.
Che bisogno c’è di parole? Cremete spinto da questa fama venne spontaneamente da me, per offrire in moglie a (mio) figlio con una grossa dote la sua unica figlia.
(La proposta mi) piacque: detti la mia parola; questo è il giorno fissato per le nozze.
SO: Che cosa dunque si oppone perchè non si facciano?
SI: Sentirai. All’incirca nei pochi giorni nei quali queste cose furono fatte, Criside, questa (nostra) vicina, muore.
SO: Ben fatto! Mi hai consolato: temevo da Criside qualche danno.
SI: In quella casa allora (mio) figlio si trovava quasi sempre insieme con quelli che avevano praticato Criside: insieme (con questi ne) preparava il funerale: triste frattanto, di quando in quando prorompeva in singhiozzi.
Ciò allora mi piacque. Così pensavo: “Questo (ragazzo), per affetto d’una relazione abbastanza breve, sopporta tanto intimamente l’amore di costei: che cosa (farebbe) se egli amasse (veramente)? Che cosa questo (ragazzo) farebbe per me (che sono suo) padre?”.
Io credevo che tutte queste fossero manifestazioni di un’indole affettuosa e di un animo gentile. (Ma) perchè indugio con molte (parole)?
Io stesso anche, per amore di lui, prendo parte al funerale, niente ancora sospettando di male.
SO: Ahi!, che cosa è questo (che vuoi dire)?
SI: Lo saprai. Si porta fuori il cadavere: ci muoviamo. In questo mentre tra le donne che là sono presenti scorgo per caso una fanciulla di aspetto...
SO: Bella, forse?
SI: ...e di un volto, o Sosia, così modesto, così grazioso, che niente c’è di superiore. Quella allora mi parve che si lamentasse più delle altre: e poichè era d’aspetto dignitoso e nobile, più delle altre, mi accosto alle ancelle (che l’accompagnavano), domando chi sia.
Mi dicono che è la sorella di Criside. (La notizia) subito mi colpì l’animo.
Ah, ecco! Questo è quello (che non sapevo): di qui quelle lacrime, questa è (la causa) di quella (sua) afflizione.
SO: Quanto temo dove vada a finire!
SI: Intanto il corteo avanza; lo seguiamo; arriviamo alla tomba: (la morta) è posta sul rogo: si piange.
Frattanto questa sorella che ho detto si avvicinò alla fiamma con molta imprudenza con (suo) grande pericolo. A questo punto Panfilo sbigottito rivela l’amore (suo che era) ben dissimulato e nascosto: accorre, afferra la fanciulla a mezza vita; dice: “O mia Glicera, che fai? Perchè vai a morte sicura?”.
Allora lei, così che facilmente avresti potuto riconoscere un amore divenuto consuetudine, piangendo si abbandonò a lui più che affettuosamente.
SO: Che (mi) dici?
SI: Ritorno di là sdegnato e mal sopportando (la cosa); ma non (c’era) abbastanza ragione per rimproverarlo.
(Mi) avrebbe detto: “Che cosa ho fatto? In che cosa ho mancato, o padre, o che cosa ho commesso di male? Trattenni (quella fanciulla) che volle gettarsi nelle fiamme: l’ho salvata”.
Il ragionamento è (sarebbe) giusto.
SO: La pensi bene; infatti, se rimproveri colui che ha portato aiuto ad una vita (in pericolo) che cosa farai a quello che abbia recato danno o (fatto del) male?
SI: Il giorno dopo venne da me Cremete gridando che aveva scoperto un’azione indegna: (che cioè) Panfilo aveva come moglie codesta straniera.
(Eccomi) io con ogni calore a smentire quel fatto: egli insiste nel (dire che è tale il) fatto. Alla fine allora mi separo così da lui come se dicesse di non dare più (sua) figlia.
SO: E allora tu non rimproverasti tuo figlio?
SI: Neppure questa (era) una ragione abbastanza forte perchè lo rimproverassi.
SO: Come? Di grazia.
SI: “Tu stesso, o padre, hai posto un termine a queste cose: prossimo è il tempo in cui io dovrò vivere secondo il volere altrui: pertanto lascia che ora io viva a mio modo”.
SO: Quale ragione di rimproverarlo allora è rimasta a te?
SI: Se per causa d’un capriccio non vuole prender moglie, tale colpa da parte sua sarà da punirsi per prima.
vv. 267 - 300
PANFILO: Chi mai parla qui? Ti saluto, Miside.
MISIDE: Oh, salve, Panfilo.
P: Che fa (Glicera)?
M: Me lo domandi? Spasima nei dolori (del parto) e per questo, poveretta, è in gran pena, perchè già le nozze furono stabilite per questo giorno.
Ora teme questo, che tu l’abbandoni.
P: Io potrei pensare una simile cosa? Io permetterei che sia ingannata per causa mia quella poveretta che mi ha donato il suo cuore e tutta la sua vita? Che io ebbi per moglie cara al mio animo sopra ogni altra cosa, io permetterei che il suo cuore educato ed allevato al bene ed al pudore, costretto dal bisogno, si avesse a mutare? Non lo farò mai.
M: Non temerei se (ciò) fosse posto solo in te; ma temo che tu possa sopportare la violenza.
P: Mi credi dunque così indifferente, anzi così ingrato o disumano o crudele, che nè la lunga relazione nè l’amore nè il sentimento dell’onore mi commuovano nè mi consiglino a mantenere la fede data?
M: Questo solo io so: che costei si è ben meritata che tu sia memore di lei.
P: Che sia memore (di lei)? O Miside, Miside, ancora mi restan scritte nel cuore le parole che Criside mi disse riguardo a Glicera.
(Ella) già quasi morente mi chiama; accorsi; voi eravate poco lontano, noi soli.
Comincia: “O mio Panfilo, tu vedi la sua bellezza e la sua età; nè ti è nascosto quanto ora quelle sue (qualità) le siano pericolose per difendere l’onestà e le sostanze. Quindi per questa destra prego te ed il tuo genio, ti scongiuro per la tua lealtà e per l’abbandono di lei (in cui costei si trova) che tu non allontani nè rigetti costei da te. Se ti ho amato come un fratello germano, se lei fece sempre il massimo conto solo di te, se ti fu obbediente in tutte le cose, a costei ti dò come marito, come amico, tutore, padre: ti affido questi miei beni e li raccomando alla tua onestà”.
Pone (la mano di) costei nella (mia) mano; subito dopo la morte la porta via.
Io presi (quella mano): conserverò ciò che (da lei) ho accettato.
M: Così per lo meno spero.
P: Ma perchè ti allontani da lei?
M: Vado per la levatrice.
P: Fa’ presto. E... hai capito? Guardati dal dire una parola intorno alle nozze, perchè non si aggiunga alla malattia anche questa (disgrazia).
M: Starò attenta.
vv. 796 - 819
CRITONE: (Mi) è stato detto che in questa piazza ha abitato Criside, colei che preferì procurarsi qui ricchezze disonestamente piuttosto che vivere povera ma onesta, nella sua patria.
Per la sua morte quei (suoi) beni secondo la legge sono toccati a me.
Ma vedo persone a cui potrò chieder notizie. Buongiorno.
MISIDE: Per gli dei, chi vedo! Non è costui Critone, bis-cugino di Criside?
E’ lui.
C: Salute, o Miside.
M: Sii il benvenuto, o Critone.
C: E così... Criside... ma!
M: Ha gettato (in grande dolore), per Polluce, anche noi poverette.
C: E voi che (fate)? In qual modo qui (vivete)? (State) abbastanza bene?
M: Noi? Così e così. “Come si può”, dicono, quando non è lecito dire “Come vogliamo”.
C: Glicera che fa? Ha già trovato qui i suoi genitori?
M: Volessero gli dei!
C: Non ancora dunque? Non con buoni auguri sono venuto qui (allora); perchè, per Polluce, se avessi saputo questo, mai avrei messo qui il piede. Sempre costei (Glicera) si disse che era sorella di quella (Criside), e (come tale) è stata considerata; (giustamente ora) possiede le cose che furono di quella. Ora, far liti io straniero, quanto codesto per me sia facile e utile lo dicono gli esempi degli altri. Nello stesso tempo penso che già lei abbia qualche amico e protettore: infatti partì di là già quasi grandicella.
Mi chiamino pure imbroglione, che vado a caccia di eredità, pezzente: ebbene non mi piace privar di tutto costei.
DAVO: Oh, bravo, straniero!
M: Per Polluce, o Critone, conservi l’antico (carattere).
C: Conducimi da lei, poichè sono venuto qui, che la veda.
M: Volentieri.
D: Li seguirò: non voglio che mi veda il vecchio in questo momento.
P R O S O D I A L A T I N A
§ Le principali leggi
1 - I dittonghi (ae, au, oe, ...) sono lunghi
2 - Vocale davanti ad altra vocale è breve
3 - Vocale seguita da due o più consonanti o da x e z è lunga (per posizione)
4 - La a finale è breve al Nom. Sing. di I Decl. ed al Nom., Acc., Voc. Plur. Neutro di II, III e IV Decl.; è lunga in altri casi
5 - i / o / u finali sono lunghe
6 - e finale è lunga all'Abl. di V Decl. ed all'Imper. di II Con.; è breve in altri casi
7 - Ogni sillaba finale in consonante, che non sia s, è breve
8 - as / es / os finali sono lunghe
9 - is / us finali sono brevi (ma is è lunga al Dat. ed Abl. Plur. di I e II Decl.)
10 -Vocale seguita da muta (b, c, t, ...) + liquida (r, ...) è ancipite (cioè può essere o breve o lunga)
11 - La penultima sillaba di una parola almeno trisillabica è lunga, se accentata; breve nell'altro caso
12 - Elisione: una sillaba finale in vocale od in m cade se la parola che segue inizia per vocale o per h
(es.: regere imperio -> regerimperio )
§ Applicazione pratica
Atria nobilium valvis celebrantur apertis
24 23 3 9 3 7 3 9 ........................leggi
quindi, se lo schema dell'esametro (che esamineremo meglio in seguito) è...
- v v (- -) | - v v (- -) | - v v (- -) | - v v (- -) | - v v | - - (- v)
...avremo...
_ vv _ v v_ _ _ v v _ v v _ _
Atria nobilium valvis celebrantur apertis
N O T I Z I E D I M E T R I C A
La metrica studia: a) i piedi (insieme di sillabe brevi e lunghe)
b) i versi (insieme di più piedi)
c) le strofi (insieme di più versi)
§ Il piede
La sua unità di misura è la mora, che indica la durata musicale della vocale breve. I piedi possono essere di due o più more:
pirrichio.......................due more............................... v v
trìbraco........................tre more................................. v v v
giambo......................... " ................................. v -
trocheo / coréo........... " ................................. - v
dàttilo.........................quattro more............................ - v v
anapèsto..................... " ............................. v v -
anfìbraco.................... " ............................. v - v
proceleusmàtico....... " ............................. v v v v
spondèo...................... " ............................. - -
crètico........................cinque more............................ - v -
bacchìaco.................. " ............................. v - -
ionico a minore..........sei more.................................. v v - -
ionico a maiore.......... " ................................... - - v v
molòsso........................ " ................................... - - -
antispasto.................... " .................................. v - - v
coriambo..................... " ................................... - v v -
apìtrito........................sette more............................... - - - v
§ Il verso
La sua unità di misura è il metro, formato da uno o più piedi (in genere, però, solo due). Una serie di metri forma il verso. I versi possono essere:
in base al numero dei piedi ->
dipodìe...........................2 piedi
tripodìe...........................3
tetrapodìe.......................4
pentapodìe.....................5
esapodìe.........................6
in base al numero dei metri ->
dìmetri............................2 metri
trìmetri...........................3
tetràmetri......................4
pentàmetri.....................5
esàmetri.........................6
in base ai piedi che li formano ->
dattìlico…………....da dattilo (unità di m.)
giàmbico…………..da giambo (unità di m.)
trocàico.....................da trocheo (unità di m.)
alcàico........................da Alceo
asclepiadèo..............da Asclepìade
archilochèo...............da Archìloco
sàffico.........................da Saffo
ecc.
quindi
tripodìa trocàica = verso formato da 3 trochèi
trìmetro giàmbico = verso formato da 3 metri giambici
esàmetro dattìlico = verso formato da 6 dàttili
ecc.
§ La strofa
Risulta formata da più versi di struttura ed estensione varia raggruppatisi in modo da presentare un periodo ritmico maggiore di un distico.
Si ricordi che due versi disuguali accoppiati insieme formano un distico (quello elegiaco è composto di un esametro più un pentametro); formano un epòdo, se i due versi non sono nè un esametro, nè un pentametro.
L E P R I N C I P A L I
F I G U R E R E T O R I C H E
Elisione: fusione di una sillaba finale (in vocale, dittongo od in m) con la prima sillaba (in vocale, dittongo od in m) della parola seguente
Es.: Conticuer(e) omnes || intentiqu(e) ora tenebant
Sinizèsi (o sinèresi): unione di due sillabe di una stessa parola in modo da formare una sola sillaba lunga
Es.: Tristis Aristaeus || Penei genitoris ad undam
Diéresi: separazione di due sillabe, in genere formanti un suono unico, in due sillabe aventi suono disinto
Es.: Stamina non ulli || dissoluenda deo
Sìstole: uso, per necessità metriche, si una sillaba lunga come breve
Es.: Occiderunt magnis || qui gentibus imperitarunt
Diàstole: uso di una sillaba breve come lunga
Es.: Accepisse simul || vitam dederitis in undis
Afèresi: caduta di sillaba iniziale di parola
Es.: Altera signata (e)st, || altera forma biceps
Sìncope: caduta di vocale all'interno di una parola
Es.: Sed mihi tarda gelu || saeclisqu(e) effeta senectus
Apòcope: caduta di lettera o sillaba a fine parola
Es.: Pauperis et tuguri (=ii) || congestum caespite culmen
Pròtesi: aggiunta di lettera o sillaba ad inizio parola
Es.: Eduramque pir(um) et || spina iam pruna ferentes
Epèntesi: aggiunta di lettera o sillaba dentro una parola
Es.: Quantos ille virum || magnam Mavortis ad Urbem
Paragòge: aggiunta di lettera o sillaba a fine parla
Es.: Dulce caput magicas || invit(am) accingier artis
La metrica delle commedie: cenni teorici
I versi ricorrenti nelle parti da leggere sono:
il senario giambico - il settenario trocaico - il settenario giambico - l’ottonario giambico
§ Il senario giambico
-> Esso è l'evoluzione latina del trìmetro giambico greco di cui conserva lo stesso numero di piedi [la cui unità di misura è la "mora" che indica la durata musicale della vocale breve; i piedi possono essere di due o più "more" e vanno dal "pirrìchio", "u u" cioè due "more", all'"epìtrito", "- - - u" cioè sette "more"] ma non lo stesso numero di "metra" [che è l'unità di misura del verso ed in genere è formato da due o più piedi]: nel trìmetro ci sono tre "metra" (cioè tre dipodìe [di cui ognuna formata da due piedi]), mentre nel senario i "metra" sono sei perchè i singoli piedi costituiscono un "metrum".
-> E' formato da sei piedi giambici: u - , u - , u || - , u - , u - , u X
1^ 2^ 3^ 4^ 5^ 6^
-> Tutti gli elementi dei primi cinque piedi possono subire sostituzioni e dar luogo a:
trìbrachi...................u u u [tre more]
spondéi...................- - [quattro more]
dattili.......................- u u [quattro more]
anapesti..................u u - [quattro more]
proceleusmàtici........u u u u [quattro more]
Queste sostituzioni si realizzano secondo precise norme: ad esempio il "proceleusmàtico" è usato quasi esclusivamente nella prima sede. Per questo è difficile trovare consecutivi "dàttilo" (- u u) ed "anapésto" (u u -), perchè formerebbero una successione di quattro brevi.
-> Il metro giambico è impiegato nei versi del dialogo, ma va tenuto presente che la difficoltà di scansione dei versi giambici deriva dalla diversa prosodia [che regola l'alternanza di brevi e lunghe] dei testi arcaici (Plauto) rispetto a quelli più recenti (Fedro, Seneca): questi ultimi sono decisamente più regolari e di facile scansione.
-> Il senario giambico ha cesure pentemìmere ([dette anche "semiquinarie"];cesure principali, che troviamo dopo il quinto elemento, cioè dopo due piedi e mezzo o, meglio, dopo la breve del terzo piede) e cesure eftemìmere ([dette anche "semisettenarie"]; cesure principali che troviamo dopo il settimo elemento, cioè dopo tre piedi e mezzo).
-> Esempio di lettura:
Erat ìmperàtor sùmmus ||. Nèptunì nepòs
§ Il settenario trocaico
-> E' il verso delle parti recitate, ma compare anche nei "càntica".
-> Esso è formato da sette trochéi [o "coréi"; u -, cioè di tre "more"] più un elemento, cioè da due tetrapodìe trocaiche [vale a dire, da due versi di quattro piedi ciascuno] di cui la seconda "cataléttica" [con l'ultimo piede, cioè, privo del secondo elemento] ed ha tutte le sostituzioni possibili nei senari giambici.
⇒ Il penultimo piede è sempre puro; la cesura ricorre generalmente dopo l'ottavo elemento che è "anceps" [cioè "breve" o "lunga"].
-> Schema: - u , - u , - u , - X || , - u , - u , - u , X
1^ 2^ 3^ 4^ 5^ 6^ 7^ 8^
-> Esempio di lettura:
dùlci[a] àtqu[e] amàr[a] apùd te || sù[m] elocùtus òmnia
§ Il settenario giambico
-> Detto anche “comicus quadratus”, presenta le stesse sostituzioni del senario giambico (ognuno dei primi cinque piedi può essere u - / - - / u u u / - u u / u u -) e le stesse risoluzioni metriche.
-> Esempio di lettura:
male mètuòne Philùmenàe || magis mòrbus àdgravèscat
§ L’ottonario giambico
-> I primi sette piedi ammettono tutte le sostituzioni già viste per il senario; l’ottavo piede è puro.
-> Esempio di lettura:
ag[e] inèpte! quàsi nunc nòn norìmus || nos intèr nos, Ctèsiphò!

L'esametro
Questo verso, "chiamato" da Ennio a sostituire l'antico saturnio, prende il nome di "esametro" da "ex = sei" + "mètron = misura/piede", anche se lo si conosce pure come "epico" o "pizio", perchè adoperato dagli oracoli nel secondo caso, nei poemi epici nel primo.
Formato da sei dattili, presenta, quindi, uno schema originario...
- v v , - v v , - v v , - v v , - v v , - v v
1^ 2^ 3^ 4^ 5^ 6^..............sede
...che, presentando l'ultimo dattilo catalettico, cioè mancante di una o più sillabe nella parte finale (- v [v]), con la possibilità di alternare (per dare ad esso un carattere di musicalità) al trocheo (- v) lo spondeo (- -) e di considerare, quindi, ancipite (X) l'ultima sillaba, facilmente vediamo trasformato in...
- v v , - v v , - v v , - v v , - v v , - X
...e, spesso, per la possibilità di poter sostituire al dattilo uno spondeo nelle prime quattro sedi, nello schema definitivo...
- v v (- -) , - v v (- -) , - v v (- -) , - v v (- -) , - v v , - - (- v)
Solo raramente si incontra lo spondeo (- -) in quinta sede ed il dattilo (- v v ) in quarta, ma, quando succede, l'esametro assume il nome di "spondaico"; rarissimo il caso di esametri formati solo da spondei.
Al ritmo ed all'armonia dei versi concorrono anche le "cesure", quasi sempre a fine parola e spesso dopo un segno di interpunzione.
Quelle proprie dell'esametro sono:
- la semiquinària: cesura principale, dopo due piedi e mezzo, molto frequente
- la semisettenària: cesura principale, dopo tre piedi e mezzo
- la trocaica del terzo piede: cesura principale, dopo il terzo trocheo, rara
- la semiternaria: cesura secondaria, dopo il terzo mezzo piede
- la trocaica del secondo piede: cesura secondaria, dopo il secondo trocheo
- la bucolica: dopo il quarto piede dattilico, coincide spesso con la fine di un piede
Il romanzo
Le problematiche legate al romanzo greco antico
Si tratta, quello del romanzo, di un genere letterario destinato, in ambiente greco, ad essere un prodotto di consumo e di evasione per un pubblico di facile gusto ed appagamento; di livello artisticamente modesto o mediocre, caratterizzato generalmente da un sentimentalismo convenzionale, così lo considera il CHIOSSI, si dimostrò tuttavia vitale e straordinariamente fecondo di sviluppi nelle età successive (ad Eliodoro si ispirerà il Cervantes e nella "Gerusalemme Liberata" del Tasso il personaggio di Clorinda è simile a quello di Cariclea) e fino a noi.
Ciò che di esso conosciamo
In base ai documenti attualmente da noi conosciuti si può affermare solo...
_ che il romanzo greco è stato un prodotto della tarda età ellenistica;
_ che i suoi rappresentanti sono: Caritone con "Cherea e Calliroe" del sec. I d.C., Senofonte di Efeso con le "Efesiache" del sec. II d.C., Longo con "Dafni e Cloe" dei secc. II/III d.C., Achille Tazio con "Leucippe e Clitofonte" dei secc. II/III d.C., Eliodoro con le "Etiopiche" del sec. IV d.C.;
_ che di esso fa parte anche il "Romanzo di Nino" del sec. I a.C.;
_ che, quindi, il periodo di maggiore fioritura fu il sec. II d.C. (anche se la datazione spazia dal sec. I a.C. al sec. IV d.C.);
_ che non sappiamo a quando ed a chi risalga la composizione del primo romanzo.
Le ipotesi sulle origini
Circa le problematiche legate alla sua formazione la teoria classica è quella che vede, alle origini del romanzo, la fusione del racconto di viaggi e di avventure con quello d'amore, fusione avvenuta, secondo il ROHDE, sotto il segno della Seconda Sofistica.
Quando, con la scoperta dei papiri, si ha la prova che il romanzo, pur avendo avuto il suo rigoglio nel sec. II d.C., è di molto più antico della Nuova Sofistica, se ne cercano le origini...
_ o nell'elaborazione di leggende locali in età alessandrina,
_ o, secondo il LONGHI, nella storiografia e biografia di epoca ellenistica (Duride e Filarco tendono a far risaltare l'elemento patetico a discapito della verità dei fatti storici e Clitarco esalta il meraviglioso ed il favoloso della vita di Alessandro),
_ o nella ripetizione delle avventure della coppia divina egiziana Iside-Osiride,
_ o in un'ultima evoluzione dell'elemento avventuroso dell'epica (l'"Odissea", soprattutto, poteva offrire il modello per la descrizione di viaggi e peripezie),
_ o, infine, come fa il CATAUDELLA, nell'elaborazione di vicende realmente avvenute o di fatti immaginari e romanzeschi ad opera delle scuole di retorica, in quelle esercitazioni su temi fittizi che avrebbero, si, contribuito in passato al sorgere del romanzo e che sarebbero state oggetto di maggiore diffusione ad opera della Nuova Sofistica del sec. II d.C..
Una conclusione apparentemente logica la trova il CANTARELLA il quale chiama in causa ciascuno degli elementi prima riferiti come i più idonei ad aver contribuito a formarlo ed a fornirgli schemi, tipi e materia.
Le analogie degli schemi
Tutti i romanzi, infatti, hanno uno schema sostanzialmente analogo, tuttavia non rigido, ma evolutivo fino al sec. IV d.C., che così possiamo, con il CIZEK, sintetizzare:
_ Motivazione fondamentale - a) Amore / b) Tyke + Amore
_ Civiltà di sfondo - a) Orientale persiana / b) Ellenistica / c) Grecoromana
_ Varianti tematiche - a) Viaggi per mare / b) Naufragi / c) Rapimenti / d) Gelosie / e) Morti presunte / f) Riconoscimenti / g) Coincidenze / h) Peripezie
_ Essenza dell'intrigo - a) Avventure
_ Personaggi - a) Buoni e malvagi, coinvolti in situazioni melodrammatiche
_ Narrazione - a) Oggettiva, realizzata per scomparti: 1) su piani diversi; 2) tramite l'inserimento di novelle nella narrazione principale
_ Altri procedimenti compositivi - a) Descrizioni / b) Dialoghi e monologhi / c) Processi fittizi / d) Discorsi / e) Sorprese multiple / f) Lettere fittizie.
Protagonisti, dunque, dice il CHIOSSI, sono due giovani appena sposati od in procinto di sposarsi, bellissimi entrambi, innamorati e fedeli; dopo una serie di peripezie che li tengono separati, alla fine si ritrovano e vivono la loro felice unione. Ma tra il loro perdersi e ritrovarsi si dipana un groviglio di vicende fortunose, spesso drammatiche e addirittura incredibili, che mettono a dura prova l'amore e la virtù dei protagonisti, ignari della sorte l'uno dell'altro: rapimenti, fughe, naufragi, salvataggi miracolosi, pirati e briganti, prigionia, schiavitù ed altro. Tutto questo è opera del Caso, della Tyke, che determina occasioni e coincidenze decisive per la soluzione dell'intreccio, non prevedibili razionalmente, ma preannunciate a volte da sogni e predizioni.
I personaggi
I personaggi, come in molte tragedie di Euripide e, più ancora, nella Commedia Nuova, non hanno legami con il mondo politico o con la società in cui vivono: essi sono privati cittadini, sia pure convenzionali, legati da un canovaccio, dall'amore, fedele e casto, pure a costo della vita.
L'evoluzione del romanzo sarà notevole e, più che con Luciano, raggiungerà motivo di perfezione con Petronio ed Apuleio in ambiente romano.
o o o
L'"Asino" di Luciano, ovvero il romanzo comico
Le notizie biografiche
Dal "Sogno" sappiamo dell'Autore che...
- nacque a Samosata sull'Eufrate, in Siria
- il padre, povero, lo mise a bottega da uno zio paterno scalpellino
- ruppe una lastra di marmo e fu punito dallo zio
- di notte gli apparvero in sogno due donne, Statuaria (sporca) ed Istruzione (bella), e ciascuna cercò di trarre il giovane dalla propria parte
- vinse Istruzione, diventò sofista e girò il mondo per conferenze fino ai quaranta anni.
Gli altri momenti della sua vita sono databili al...
- 159 - è nominato ambasciatore di Samosata a Roma
- 162 - diventa avvocato ad Antiochia, per poi recarsi ad Efeso e Corinto
- 167 - presenzia alle Olimpiadi e si ferma del tempo ad Atene
- 175 - si trasferisce ad Alessandria ed ottiene la direzione della cancelleria imperiale
- 180 - anno, probabile, della sua morte.
Al periodo della maturità, o pseudo-filosofico, sono da ascrivere i suoi romanzi più noti:
- "Vera Storia", in cui l'Autore fa il verso ai romanzi allora di moda con pagine divertenti e serene, e...
- "Asino", che, probabilmente, sarà preso a modello da Apuleio nelle "Metamorfosi".
La Seconda Sofistica
Pur appartenendo alla Nuova o Seconda Sofistica (movimento culturale che trae radice dalle scuole di declamazione e si riconnette al rinnovato fiorire dell'atticismo ed alle movenze dell'oratoria asiana con l'intento pedagogico di istruire il pubblico con conferenze a getto continuo) Luciano è ignorato da Filostrato I, che non l'include nella sua opera sulle vite dei sofisti, dimostrandosi così una delle figure più singolari del mondo greco con la sua bizzarra ed incatalogabile produzione.
Satira od arguzia?
Di Luciano non si può parlare di satira vera e propria perchè non ha ideali da evidenziare: la sua morale resta alla superficie.
Una sola cosa è sicura: Luciano alla vuota magniloquenza degli altri sofisti sostituisce un suo senso d'arte pieno di brio, di arguzia, di vivacità espressi con uno stile chiaro, atticissimo.
Egli non vuole correggere costumi, far crollare religioni, riportare gli intellettuali alle fonti del pensiero, ma far ridere: il che lo fa accostare alla commedia.
o o o
Confronto tra il romanzo greco e latino
A segnare quasi un momento di passaggio e ad anticipare un motivo di fondo su cui ci attarderemo più oltre riportiamo qui sinteticamente, del GARZYA, un confronto tra il romanzo greco e quello, appunto, in lingua latina:
Romanzo greco
- Complessità dell'intrigo
- Carattere avventuroso, spesso anche erotico
- La motivazione essenziale è nel gioco del destino e dell'amore
- La narrazione è effettuata per scomparti, oggettivata e riferita dall'Autore su piani differenti o mediante incastri
- Tono serio, solo talvolta umoristico
- Stile unitario, di tipo medio;
Romanzo latino
- Complessità dell'intrigo
- Carattere avventuroso, ma con infrastruttura filosofica
- La motivazione essenziale consiste nella ricerca di un adeguato stile di vita, implicante la restituzione della condizione umana sconvolta
- La narrazione è solo in prima persona e concerne situazioni di immediata attualità, nell'ambito di un contesto sociale minuziosamente descritto e criticato
- Tono umoristico, solo talvolta serio
- Mistione di stili nella quale non mancano elementi popolari.
o o o
L'età di Nerone
Subentrato a Claudio a soli diciassette anni ed accettato senza contrasti sia dal Senato che dai pretoriani, Nerone inizialmente accettò di lasciarsi guidare dalla madre Agrippina, dal filosofo, suo maestro, Anneo Seneca e dal prefetto del pretorio Afranio Burro, proponendosi fin dall'inizio fautore di una politica che vedeva la sua persona interessarsi dell'esercito e dei rapporti con le province, il Senato della politica interna.
L'indole crudele dell'imperatore
La sua indole crudele si rivelò quasi subito: dopo aver fatto avvelenare Britannico, nel 59 d.C. fece uccidere Agrippina, quindi allontanò Seneca e, rimasto a governare da solo, non esitò ad eliminare la moglie Ottavia per sposare Poppea.
Le riforme
Anche le casse dello Stato non navigavano nell'oro e a poco, od a nulla, valse l'importante riforma della svalutazione dell'"aureus" fatta nel 63 d.C., mentre esito più favorevole avrebbe potuto avere la sua proposta di riforma finanziaria del 58 d.C. se il Senato, colpito nel proprio con i ceti più ricchi, non l'avesse respinta.
L'incendio di Roma
Ai confini e nelle province (per l'esasperato aggravio delle imposte) la situazione non era che fosse più rosea con la ripresa della guerra con i Parti e con ribellioni esplose in Britannia, Palestina, Gallia, Mesia, Reno: questa era la situazione nelle province e nell'Urbe quando vi fu l'incendio di Roma e fu attuata la prima persecuzione contro i Cristiani.
L'apostolo Paolo
"Colui che dette al cristianesimo", commenta il MORESCHINI, "il primo impulso a staccarsi dal giudaismo fu l'apostolo Paolo. Egli stesso sottolinea più volte la sua origine della più pura stirpe giudaica, ma la sua predicazione, che gli valse il titolo di fu rivolta principalmente al mondo greco-romano. Svoltasi tra il 45 ed il 64 circa, essa ebbe un'ampiezza di respiro e di vedute incommensurabile: fu soprattutto merito suo la fondazione di numerose chiese cristiane in tutto il Mediterraneo. Intorno al 64 la situazione del cristianesimo nella capitale era particolarmente buona: lo si ricava dall' e dal fatto che la nuova religione aveva convertito, intorno al 60, un certo numero di liberti imperiali, nè si hanno tracce di sentimenti ostili alla nuova religione da parte dell'autorità imperiale. Ma la catastrofe dell'incendio di Roma, che per sei giorni e sette notti, a partire dal 19 luglio del 64, bruciò tre quarti della città e gettò migliaia di persone nella miseria, fu uno di quegli avvenimenti che possono capovolgere una situazione. è la definizione che le persone colte danno del cristianesimo agli inizi del 2° secolo. Comunque sia, l'incendio di Roma del 64 ed i provvedimenti punitivi di Nerone costituiscono il primo contatto ufficiale dell'autorità imperiale con il cristianesimo. Da allora, per i cristiani Nerone sarà il persecutore per eccellenza, l'Anticristo che deve precedere il secondo avvento del Signore".
Crisi e malcontento popolare
La costruzione della "Domus Aurea" sulle rovine della città e la crisi completa delle casse dello Stato non fecero che sollevare un maggiore malcontento che sfociò in varie congiure l'ultima delle quali, ordita da Calpurnio Pisone con la collaborazione [?] di Seneca, fu soffocata nel sangue.
Rivolte militari e suicidio di Nerone
Quello che non seppero fare le congiure l'ottennero le rivolte militari di Vindice (in Gallia), di Galba (in Spagna), di Otone (in Lusitania) e di Macro (in Africa) che costrinsero Nerone a fuggire da Roma ed a darsi la morte (9 luglio del 68 d.C.), una volta dichiarato dal Senato "nemico pubblico".
o o o

Il "Satyricon" di Petronio, ovvero il romanzo satirico
Una parodia del romanzo greco sarebbe, secondo alcuni studiosi, il "Satyricon" di Petronio Arbitro [?].
Poche opere della letteratura mondiale sono segnate da zone d'ombra così numerose e sovrapposte: di quest'opera, infatti, sono incerti l'Autore, la data di composizione, il titolo ed il suo significato, la sua estensione primitiva, la trama, il genere letterario in cui identificarlo.
La posizione degli Unionisti
Sulla sua identificazione si sono create molteplici posizione critiche: quella che ricorderemo per prima, degli UNIONISTI, sembra la teoria che presenta una soluzione oggi concordemente accettata quasi da tutti.
Essi danno grande importanza al passo di Tacito (Annales XVI, 18-20) che contiene il "ritratto" di Petronio, un raffinato che amava dormire di giorno e divertirsi di notte, entrato in rapporti di familiarità talmente stretti con Nerone che questo non considerava nulla "elegans", se non fosse stato approvato da Petronio: da ciò il nome di "maestro di eleganza".
Lo stesso Tacito non riferisce il suo luogo di nascita, ma dice che egli fu legato alla Campania dove, in una villa, si suicidò per volontà di Nerone che lo aveva condannato a morte in seguito all'accusa mossa da servi, corrotti da alcuni familiari dello stesso imperatore gelosi di Petronio, di aver partecipato alla congiura dei Pisoni.
Le polemiche con Seneca e Lucano
Ad avallare la posizione degli unionisti sono anche le polemiche che l'Autore del "Satyricon" affronta con Lucano sul piano letterario (sembra mettere in parodia, pur in parte contraddicendosi, il poema epico lucaneo nei capp. CXVIII-CXXIV) e con Seneca su quello sociale (la posizione dello schiavo a mensa, ritenuta umana da Seneca [Epist. 47, 1-2], viene ridicolizzata da Petronio [Satyr. XXXIV e LXXI], mentre alcune parti simili sembrano implicare una reciproca conoscenza degli Autori).
Il riferimento di Terenziano Mauro
"Rimane significativo", ci soccorre il CASTORINA, "il fatto che Terenziano Mauro (vissuto nell'età di Adriano e primo a citare Petronio come autore del ) lo chiami senz'altro (De metris v. 2489) e solo quattrocento versi dopo (v. 2852) lo chiami : ciò significa che già alla fine del secondo secolo l'autore del aveva ufficialmente assunto il , il che ha prodotto un'inverosimile catena di supposizioni: 1) che nel giro di due o tre generazioni un copista dotto del abbia aggiunto, accanto al , il riferimento alla frase di Tacito ; 2) che questa frase, perdendo il primo termine, sia successivamente divenuta ; 3) che questo , sempre nel giro di un paio di generazioni dall'inizio del fenomeno, si sia trasformato in ".
La posizione dei Separatisti
I SEPARATISTI, invece, pur dando, i più moderati tra essi, un valore relativo alla contemporaneità dell'Autore del "Satyricon" con Seneca e con Lucano (manca in Tacito un esplicito riferimento al "Satyricon", a meno che non si voglia intendere in tal modo il "perscripsit" del cap. XIX, ma... sembra una forzatura, specie se si legga il capitolo successivo degli "Annales"), arrivano anche a ritener possibile una collocazione di Petronio sotto Commodo o sotto i Severi, basandosi sul fatto che Terenziano Mauro (De metris v. 2484 sgg.; v. 2525 sgg.) definisce Petronio "novellus", un innovatore, accomunandolo ai "poetae novelli", e, quindi, in chiara contrapposizione con le idee neroniane, oppure giungono alla conclusione, non inattendibile per l'esistenza nell'età di Nerone di novantasei Petronii, di due Petronii diversi.
Anche se la personalità dell'Autore, purtroppo, continua a restare nel vago e dà adito a controversie forse inconciliabili, tutti gli elementi di datazione interni all'opera, le allusioni ai personaggi storici, i presupposti economici ed istituzionali ricavabili dalla trama, l'ambiente in cui i vari personaggi si muovono, la lingua dei minori profondamente diversa dal latino letterario, sono tutti elementi che concordano per una datazione del "Satyricon" da individuare non oltre il principato di Nerone.
Quanto ci resta del "Satyricon"
Attraverso un codice del 1423 scoperto nel 1663 a Traù, in Dalmazia, da Pietro Petit, iniziante con "venerat iam tertius dies" (cap. XXVI) e terminante con "fugimus" (cap. LXXVIII), abbiamo parte dei ll. XV e XVI del romanzo dal titolo di "Satyricon" o "Satyricon libri", titolo che, se si accetta l'ultima dizione, si presume derivi dall'aggettivo greco a tre uscite ed indichi la "satura" latina ovvero un componimento di carattere vario e misto.
Il "Satyricon" è, infatti, una satira menippea con due digressioni poetiche: "Troiae halosis", in 65 senari giambici (cap. LXXXIX), parodia del carme intorno alla presa di Troia declamato da Nerone con l'accompagnamento della lira durante l'incendio di Roma, ed il "Bellum civile", in 295 esametri (capp. CXIX-CXXIV), parodia dell'omonima opera di Lucano.
La prima parte del "Satyricon", non in nostro possesso, sembra sia ambientata a Marsiglia (e, infatti, ipoteticamente si è anche fatto Petronio originario di quelle zone), la seconda parte, invece, in una "graeca urbs", in una città greca o grecizzata e sicuramente di mare, data la presenza in essa di personaggi quasi tutti marinai, città che si è individuata in Cuma o in Terracina oppure in Puteoli.
L'opera si conclude con toni ironicamente dissacratori del "macabro" tipico di Lucano: Eumolpo, uno dei quattro personaggi del romanzo, invero, sbarcato a Crotone, spacciandosi per un ricco proprietario terriero, propone agli abitanti di quella città, che egli distingue in "imbroglioni" ed in "imbrogliati", di devolvere il proprio enorme, quanto fantastico, patrimonio a chi mangerà il suo cadavere.
La trama
Anche difficile è definire la trama dell'opera per i tagli, gli spostamenti, le interpolazioni subite dal testo nel corso del tempo: di sicuro il romanzo era preceduto da un lunghissimo antefatto, narrato, forse, in 14 ll., e seguito da una parte di lunghezza imprecisabile.
Le vicende, in prevalenza erotiche e canagliesche, non hanno un vero protagonista, ma risultano incentrate sulle avventure di due giovani, Ascilto, rozzo e brutale, che funge anche da narratore, ed Encolpio, giovane colto e dissoluto, avvezzo a vivere di truffe e di espedienti, entrambi omosessuali ed innamorati dell'effeminato Gitone, adolescente bello, capriccioso e vizioso, secondo il MARCHESI "il ritratto di una cortigiana", che si diverte a provocare scene di gelosia e litigi tra i due predetti compagni di viaggio.
Quarto protagonista è il vecchio Eumolpo, geniale e scostumato, critico, poeta e truffatore, altro omosessuale che si finge pedagogo solo per poter stare accanto ai tre giovani.
Il tema del viaggio, con cui si apre il romanzo, si rifà alle peregrinazioni dei "clerici vagantes", ma, mentre questi viaggiavano per diffondere la cultura, Ascilto ed Encolpio viaggiano per il desiderio di avventura e di nuove esperienze.
D'altronde elemento conduttore è proprio la persecuzione di Ascilto da parte del dio Priapo, che lo ha reso impotente e lo ha fatto respingere dalla sua donna, Trifena (nè mancano altri tipi femminili, di una spudorata dissolutezza o di una ipocrita virtù), costringendolo ad andare ramingo con gli amici per l'Italia meridionale.
Le differenze con il romanzo greco
Dissacratoria ed ironica è la finalità che si prefigge Petronio verso la tradizione classica, se si pensa che il romanzo tradizionale greco verteva su elementi fissi, tra cui le peripezie di una coppia normale, e non di omosessuali, destinate a concludersi sempre a lieto fine.
L'amore, che nel romanzo greco è pudico, trattato come passione seria, coinvolgente per l'eroina non fino al punto di farle perdere la castità, nel romanzo romano è casto, nè portatore di valori morali, ma dissoluto, anormale, sessuale e visto come fonte continua di situazioni comiche: il rapporto omosessuale tra Encolpio e Gitone è stato giudicato "la degradazione ironica dell'amore romantico che lega i del romanzo greco".
Nè Petronio, affermando che "i Catoni dovevano tenersi lontano dalla sua opera", frutto di spontanea schiettezza ("novum simplicitatis opus"), e che nulla poteva essere più negativo di un falso giudizio e di un falso moralismo, disconosceva il carattere poco "convenzionale" di un'opera ampiamente censurabile ed un suo forte potere dissacratorio verso il romanzo tradizionale.
La "fabula Milesia"
Se Petronio attinse al genere narativo, non ignorò anche una letteratura novellistica, a grande diffusione dal sec. I a.C., e caratterizzata da amorali situazioni comiche: la "fabula Milesia" (perchè attribuita ad Aristide di Mileto del sec. II-I a.C., ma ebbe nuovo splendore da Apuleio fino a Boccaccio e diffusione notevole in Francia tra i secc. XII e XIII).
E tipica di questo genere è quella raccontata da Eumolpo della matrona di Efeso (capp. CXI-CXII), una vedova inconsolabile che, dopo aver ceduto alle voglie di un soldato, per una serie di circostanze finisce con l'esporre sulla croce la salma del marito per salvare l'amante.
Frequente nel "Satyricon" è anche l'interruzione del racconto in prosa a favore di intervalli in versi ("Troiae halosis" e "Bellum civile"), di inserimenti poetici strutturati come interventi del narratore il quale abbandona la sua storia per operare un commento, per lo più con funzione ironica in quanto non corrispondente per stile o contenuto o livello letterario alla situazione di partenza, con una continua variazione, quindi, di tonalità tra sogno e realtà, tra illusioni e brusche ricadute.
Petronio e Seneca
L'alternanza di prosa e versi ha fatto pensare a stretti contatti tra l'opera di Petronio e la satira menippea, più propriamente l'"Apokolokyntosis" di Seneca, che contiene numerosi inserti poetici formati da parti originali dello Spagnolo e da citazioni di autori classici parodiati.
Questa rimembranza petroniana da parte di Seneca nella tecnica compositiva, caratterizzata anch'essa da un'alternanza di aulico e di volgare, di serio e di giocoso, perde vigore, tuttavia, qualora si pensi che, mentre l'opera di Seneca fa parte di un disegno polemico contro l'imperatore Claudio, non si può dire altrettanto per Petronio il quale mai travalica la parodia per seguire un proprio intento di opposizione, tanto meno programmatico.
Il realismo
Originale in Petronio è la sua carica realistica, evidente nella "Cena Trimalchionis", un frammento che si estende dal cap. XXXI al cap. LXXVIII, dove diventa anche un fenomeno linguistico, ma risulta ben presente pure in altre parti del romanzo.
La scuola di retorica, la pinacoteca, la piazza del mercato, il tempio, ... sono luoghi vivi e reali del mondo romano, non astratti e fuori dal tempo, come nel romanzo greco, e Petronio in questi luoghi muove i personaggi della sua epoca, non tipici e quasi incasellati in "categorie" (come nella satira), e li fa parlare nel loro linguaggio di tutti i giorni, nel "sermo quotidianus", per offrire ai lettori una visione della realtà disincantata ed oggettiva.
Ma è la "Cena" ad offrire maggiormente spunti per considerazioni: Trimalcione, uno schiavo arricchito, ma rimasto rozzo e "cafone", ha modo di fare sfoggio, nei capitoli interessati, della sua "cultura" e di ostentare "ingenuamente" il suo fasto esprimendosi nella lingua del "sermo familiaris".
E così, pur dicendo ai commensali invitati a cena di aver avuto il giorno precedente persone più importanti di loro, nonostante ciò, fa servire il vino migliore, ad attestare una sua superiorità segno solo di "zoticaggine"; nè, durante il lungo e sontuoso banchetto, si astiene da innumerevoli atteggiamenti di cattivo gusto e da esagerazioni paradossali, nello stesso tempo non lesinando percosse ai servi o pesanti offese a Fortunata, la "degna" moglie; anche nel chiedere ad Abinna, l'incisore di lapidi, a che punto sia la tomba ordinatagli coglie l'occasione Trimalcione per descrivere le pompose decorazioni, con scene che lo ritraggono in trionfo, della sua casa per l'eternità e del proprio corteo funebre; lo stesso regalo che offre agli invitati, un orologio, ha uno scopo di autoesaltazione perchè il "buzzurro" ha fatto incidere sul quadrante il suo nome, sicchè chiunque legga l'ora sia costretto a ricordarsi di lui; ...
Anche verso la filosofia ed i suoi esponenti Petronio non fu tenero negli atteggiamenti, pur prendendo a prestito da essi espressioni tipiche.
Il Nostro, in effetti, si pone in antitesi con Seneca, si serve di alcune sue frasi idiomatiche, le dissacra nei loro valori etici, ironizza sulla filosofia facendo suo l'epitaffio che Trimalcione legge ai presenti: "Sono stato pio, forte, valoroso e non ho ascoltato i filosofi; possa fare ciò anche tu".
Le conclusioni
Il romanzo, in conclusione, esprime una vocazione satirica "incompleta" dominata dalla parodia, ma il ritenerlo solo parodia sarebbe senz'altro riduttivo.
Petronio in esso ha reinterpretato tutti i generi letterari nella loro storia ed i miti della propria epoca: Omero, Virgilio, la tragedia, l'elegia, la storia, la filosofia, il romanzo sentimentale, la novella, i mimi, le declamazioni, il racconto, ...

BIBLIOGRAFIA
§ Per il romanzo greco:
DE ROMILLY, Compendio di letteratura greca, Bologna
CATAUDELLA, Il romanzo classico, Firenze
CANTARELLA, Letteratura greca, Roma
MORESCHINI, Il romanzo greco, Firenze
GARZYA, Storia della letteratura greca, Torino
§ Per Luciano:
CANFORA, Storia della letteratura greca, Bari
CATAUDELLA, La novella greca, Napoli
§ Per l'età di Nerone:
GARZETTI, L'imperio da Tiberio agli Antonini, Bologna
§ Per Petronio:
CIAFFI, Introduzione al "Satyricon", Torino
BARCHIESI, I moderni alla ricerca di Enea, Roma
CASTORINA-PALADINI, Storia della letteratura latina, Bologna
ANDRIA-REYNAUD, Echi di Roma antica, vol. III, Napoli
LA CONOSCENZA DELLA TERRA NEL MONDO GRECO-ROMANO
In Grecia
I Greci presero quanto potettero, in fatto di nozioni elementari, dagli Egiziani e dai Babilonesi, ma, nonostante ciò, alcuni elementi caratteristici della genialità di quel popolo si affermarono anche nel modo di attingere alle fonti, dimostrando di voler interessarsi solo a ciò che ritenevano importante.
Essi ebbero pure un importante vantaggio nei confronti di detti popoli: in quei paesi la scienza era monopolio della classe sacerdotale, con il pericolo che i risultati ottenuti finivano con l'impegolarsi in prescrizioni, in osservanze di rito, in sterili formule.
I Greci, invece, non avendo una classe sacerdotale organizzata, liberi da dogmi e superstizioni, furono capaci di creare un organismo vitale e suscettibile di illimitato sviluppo.
L'astronomia inizia con Talete (624-547) allorchè predisse un'eclisse solare, probabilmente quella del 28 maggio 585, basandosi sulle osservazioni già fatte dai Babilonesi che avevano notato il ricorrere di questo fenomeno ogni 223 lunazioni: allo stesso si attribuiscono anche l'individuazione del Polo (per mezzo dell'Orsa Minore) e la disuguaglianza delle quattro stagioni astronomiche.
Pitagora (572-497) fu il primo a sostenere sia la sfericità dei corpi celesti e, quindi, della Terra (che, però, era considerata al centro del cosmo), sia un proprio movimento di Sole, Luna e pianeti.
Iceta di Siracusa, successore di Pitagora nella scuola, ritornò alla tesi geocentrica della Terra ed a quella che Sole, Luna e pianeti si muovevano in rotazione circolare intorno al "fuoco centrale".
La scoperta del moto di rotazione della Terra intorno a se stessa in ventiquattro ore e di Mercurio e di Venere intorno al Sole fu opera di Eraclide (388-315).
Aristarco (310-230) divenne famoso per aver anticipato le teorie di Copernico: basandosi su quanto fissato da Eraclide, avanzò l'ipotesi che il Sole fosse fermo e che i pianeti allora conosciuti, compresa la Terra, si muovessero circolarmente intorno al Sole. Dedusse anche le dimensioni e le distanze del Sole e della Luna, ma commise l'errore di attribuire ad un angolo di 89° 50' un'ampiezza di soli 87° e di valutare 2° l'angolo sotteso al centro della Terra tanto dal diametro del Sole quanto dal diametro della Luna, con il risultato che a) il diametro del Sole fu ritenuto da 18 a 20 volte maggiore del diametro della Luna, b) la lunghezza del diametro della Luna fu misurata tra 2/45 e 1/30 della distanza dal centro della Luna alla Terra, c) il diametro del Sole fu calcolato tra 19/3 e 43/6 del diametro della Terra.
Eratostene, quasi contemporaneo di Archimede (287-212), operò un metodo per misurare la Terra (fino ad allora ritenuta di 300.000 stadi): egli osservò che a Siene, nel solstizio d'estate, a mezzogiorno, il Sole non proiettava alcuna ombra, mentre nello stesso momento ad Alessandria il gnomone verticale proiettava un'ombra corrispondente ad un angolo, fra il gnomone ed i raggi solari, di 1/50 di quattro angoli retti. Poichè la distanza tra Siene ed Alessandria era di 5.000 stadi, la lunghezza della circonferenza terrestre venne da lui calcolata in 250.000 stadi, poi corretti a 252.000 (= km. 12.660; solo 80 km. in meno dell'autentico diametro).
A prescindere da quanto detto sopra, Eratostene prese in esame anche la distanza tra i tropici ed i circoli polari, le dimensioni e le distanze del Sole e della Luna, le eclissi, e, per la prima volta, tracciò le linee di una storia della geografia.
Da Posidonio (135-51), infine, fu di nuovo computata (ma in modo erroneo) la circonferenza terrestre in 240.000 stadi e furono avanzate delle ipotesi (molto vicine alla verità) secondo le quali il diametro del Sole sarebbe stato di 3.000.000 di stadi (quasi 40 volte quello della Terra).
La sintesi finale delle conoscenze, pure geografiche, dell'antichità venne effettuata, al tempo di Adriano e di Antonino Pio (tra il 117 ed il 161), ad Alessandria, da Claudio Tolomeo. Servendosi anche della carta di Agrippa, visibile nel portico di Polluce a Roma, seppe sviluppare un suo sistema per rappresentare la superficie curva della Terra su una superficie piana. Nel suo schema di proiezione i paralleli della latitudine erano archi di cerchi concentrici che avevano il centro al Polo Nord. Fra questi paralleli i principali erano l'equatore ed i circoli che passavano rispettivamente attraverso Tule, Rodi ed il regno di Meroe. I meridiani della longitudine erano rappresentati da linee rette convergenti al Polo. In tal modo egli delineava tutto il mondo allora conosciuto i cui confini erano rappresentati, a nord, dall'Oceano che circondava le Isole Britanniche e dalle parti settentrionali di Europa ed Asia, a sud, dalle terre sconosciute intorno all'Oceano Indiano e da quelle meridionali di Libia ed Etiopia, ad est, dai Sinae [Cinesi] e dal popolo della Serica [terra che produce la seta], ad ovest, dall'Oceano Occidentale e dalle terre sconosciute della Libia: il tutto corrispondeva per lunghezza ad un emisfero, mentre per larghezza si estendeva dal 63° di latitudine nord al 16° di latitudine sud.
A Roma
I Romani non si occuparono di questioni scientifiche che piuttosto tardi, per lo più solo per scopi pratici (soprattutto con Varrone, Mela e Vitruvio), emergendo con le "grosse" personalità di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) e di Seneca (3 a.C.-65 d.C.), i quali, però, ripercorsero, romanizzandole, le esperienze precedenti, immergendole, il primo, in un enciclopedismo praticistico, il secondo, in un misticismo filosofico da molti ritenuto più vicino al Dio cristiano che a quello pagano
Il trucco
In Grecia
La donna greca non aveva niente da invidiare alle sue nipoti d'oggigiorno per quel che riguarda la cura della persona.
Essa faceva il bagno in casa, aiutata dalle sue schiave, a meno che non fosse un'etèra o una donna di bassa condizione, nel qual caso, almeno in età recenti, frequentava i bagni pubblici; si profumava con profumi costosi ed esotici e si "truccava" con molta cura.
I cosmetici, infatti, conosciuti forse nell'età più antica, erano usati in epoca classica anche presso le madri di buona famiglia, che ne facevano un uso moderato, mentre le etère ne abusavano; finchè in età ellenistica divennero l'indispensabile artificio per la bellezza di tutte le donne, specie di quelle di città.
Il colorito pallido, conseguenza della vita chiusa e sedentaria, la prima ruga, la pelle rilassata e "stanca" erano inconvenienti da correggere o da nascondere in ogni modo e a qualunque costo.
Così si ricorreva al belletto bianco della biacca, al belletto rosso del minio, dell'ancusa o del fuco, che si spargevano sulle labbra e sulle guance con un apposito pennello, mentre si ombreggiavano le ciglia e le sopracciglia con un leggero velo di tintura nera di antimonio o di nerofumo.
Se poi la tinta naturale dei capelli non soddisfaceva o, peggio ancora, rivelava qualche filo d'argento, allora si tingeva tutta la capigliatura in biondo oro o in nero ebano e, quando, purtroppo, la natura spietata faceva l'ultimo oltraggio, si ricorreva all'inganno della parrucca.
D'altronde il desiderio che esse destavano nei loro amanti era la ragione stessa della loro importanza, specialmente in città quali Atene e Corinto.
Generalmente erano belle, e si servivano soprattutto della loro bellezza per attirare gli uomini.
Non ignoravano nessuno dei stratagemmi capaci di renderle ancora più seducenti, stratagemmi che le vecchie trasmettevano alle più giovani.
Le donne della buona società non esitavano a ricorrere a simili stratagemmi per conservare l'interesse dei loro mariti.
I belletti, i vestiti provocanti, le tuniche trasparenti di cui parla la Lisistrata di Aristofane sono tutte armi che le donne adoperavano per attirare gli uomini, mariti o amanti, quando volevano sedurli o trattenerli presso di sè.
Non c'è da dubitare sul fatto che tra la condizione sociale della donna, eterna minorenne che passava dalla tutela del padre a quella del marito, e la sua condizione reale ci fosse, anche su questo piano, una certa distanza: si può notare, infatti, una realtà quotidiana diversa dall'immagine un pò troppo incolore che una semplice analisi della vita delle donne basata sulla loro condizione sociale e giuridica farebbe supporre.
A Roma
Nei primi tempi i Romani non ebbero molta cura della loro persona e le donne raccoglievano semplicemente le chiome in un soffice nodo sulla nuca o in lunghe trecce.
Le donne della Roma repubblicana probabilmente non usavano i belletti colorati, tanto è vero che il "Cyprus", utilizzato da parecchi popoli barbari per colorare in rosa ed in rosso la pelle, non viene citato da alcun autore latino prima di Celso e da questo viene adoperato a scopo non cosmetico, ma come emolliente.
Dalla fine del III sec. a.C. cominciarono ad emanciparsi fino a raggiungere le stranezze dell'età imperiale dinanzi alle quali anche noi moderni rimarremmo stupiti.
Le povere schiave dovevano lavorare ore ed ore per sistemare l'acconciatura della propria padrona, che si ergeva sulla testa per 40 o 50 cm., in strati sovrapposti di riccioli, volute, posticci, o che ricadeva da un nodo centrale in riccioli fittissimi, ciascuno fissato da uno spillone.
Diffuso era poi l'uso delle tinture, ed il colore preferito era il biondo-rosso, che si otteneva cospargendo la chioma di sego di capra misto a cenere di faggio!
Non parliamo poi dei cosmetici e di come le donne romane fossero capaci di impiastricciarsi il viso!
Le labbra erano tinte di rosso con polvere di ocra; il volto e le braccia erano imbiancati con gesso e biacca, le ciglia ed il contorno degli occhi erano anneriti con fuliggine, ed i denti lucidati con polvere di corno!
Svariatissime erano le creme di bellezza, conservate in cofanetti od in cilindri.
Alcune, a base di miele, di cera di api, di latte cagliato, di olio ed altri unguenti sono assai simili a quelle dei giorni nostri; altre, invece, erano miscugli così schifosi che solo il proverbiale coraggio femminile per conservare, o creare la bellezza, poteva tollerare.
Inoltre le romane si depilavano accuratamente; si cospargevano di escrementi secchi di uccelli per depurare la pelle da macchie o foruncoli, e, come fondotinta, oltre alla biacca, quando si volevano nascondere inconvenienti maggiori, niente era più indicato di un abbondante strato di creta!
Curavano, quindi, molto la pulizia della cute, soprattutto di quella del viso.
Per detergere la pelle e liberarne i pori dalle impurità, Dioscoride adoperava estratti di "galle", escrescenze sferoidali delle foglie che hanno subìto la puntura di certi insetti.
Molto diffuso in questo campo fu l'"Hellenium", una pianta i cui estratti erano ritenuti efficacissimi nella cura della pelle.
La differenza tra la cosmesi orientale (Egizi, Micenei, Siri) e quella romana è che quest'ultima, nonostante quanto detto sopra, era più rudimentale e spesso nociva alla salute, mentre l'altra, avendo come base essenze vegetali, poteva veramente raggiungere buoni risultati terapeutici.
APPENDICE: La farmacia cosmetica romana
I medici romani conoscevano bene pressochè tutte le malattie della pelle ed avevano una medicina ed una farmacia dermatologiche. Essi eseguivano perfettamente la terapia di parecchie di queste malattie; anche le malattie cutanee venivano prese in degna considerazione. Così le verruche erano curate anche applicando alla loro superficie sostanze caustiche o corrosive, come i fichi acerbi cotti nell'acqua o la feccia del vino. Sugli esantemi prodotti dal sudore, sulle scottature dovute a prolungata esposizione ai raggi solari, sulle lesioni cutanee prodotte dal freddo, sulle pustole dei bambini, si applicavano le lenticchie, prima bollite, poi impastate con il miele. Contro la vitiligine vi erano molte preparazioni: quella composta da Imeneo era a base di foglie secche di fico. Circa l'acne Celso avverte: . Contro l'acne giovanile si adoperava una pomata composta in parti uguali da resina e da allume, con l'aggiunta di una piccola quantità di miele. Per le lentiggini occorreva applicare una pasta a base di galbano e di "nitrum" triturati assieme nell'aceto. Abbiamo anche la descrizione della prima maschera di bellezza che la storia ricordi.
La sua composizione, elaborata da un medico di nome Trifone, era a base di argilla azzurra, di mandorle amare, di farina d'orzo e di molti altri vegetali più rari polverizzati. Il tutto veniva amalgamato mediante il miele e l'impasto si applicava alla sera, in uno strato sottile ed uniforme; al mattino seguente si detergeva il viso.
Vi erano anche detergenti speciali per i denti: i migliori erano a base di corallo finemente macinato stemperato nell'acqua solo qualche istante prima di adoperarli.
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Repertorio Bibliografico:
§ ROVERI - ENCICLOPEDIA CLASSICA
§ MOSSE - LA VITA QUOTIDIANA DELLA DONNA
NELLA GRECIA ANTICA
§ NOLI/SANTI - VITA ROMANA
§ ARCHEO - n. 57, novembre 1989
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I TESTI
Esiodo (sec. VIII/VII a.C.)
Nelle "Opere e i Giorni" tra i saggi consigli a Perse anche...
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(vv. 373/375)
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(vv. 405/408)
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...e ancora, ai vv. 695/705...
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(trad. A. Colonna)
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Aristofane (sec. V/IV a.C.)
Povere donne!
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(Lisistrata, vv. 3/15; trad. Marzullo)
Un attestato di superiorità
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(Ecclesiazuse, vv. 908/915; trad. Marzullo)
Eubulo (in Ateneo, XIII, 557 f)
Che spettacolo!!!
(Venditrici di corone, fr. 98 K.; trad. Renna)
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Lisia (sec. V/IV a.C.)
La prova del tradimento

Esempio



  


  1. nunzia

    una ricerca su giulio cesare