Vittore Carpaccio.

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

CARPACCIO Vittore, pittore italiano, ( Venezia, 1455- Capodistria ? 1526), ritenuto allievo di Gentile Bellini, ebbe vasta e complessa formazione: fu sensibile alla contemporanea pittura fiamminga e ai grandi artisti ferraresi, ma soprattutto alle opere lasciate a Venezia da Antonello da Messina, dalle quali assimilò, oltre che al senso del colore, la precisione dei rapporti volumetrici e cromatici: Cristo fra quattro apostoli ( Firenze, Collezione Contini Bonacossi). Artista fra i più colti del suo tempo, fu vicino agli ambienti dell’umanesimo veneto e sentì profondamente il fascino dei soggetti cortesi e cavallereschi: la sua Ambasciata delle Amazzoni a Teseo ( Parigi) illustra un episodio del Teseide del Boccaccio. La fama del Carpaccio è soprattutto legata ai cicli di dipinti i a Venezia per le “scuole minori”, confraternite di Sant’Orsola, San Giorgio degli Schiavoni, degli Albanesi, e di Santo Stefano: opere che hanno esercitato una potente suggestione sulla sensibilità popolare e nella quale rifulgono, unite all’estremo rigore formale, le doti del narratore del maestro veneto. Sullo sfondo di fiabeschi scenari: paesaggi, scenari, vedute di città favolose, ma sempre evocanti l’atmosfera della Venezia del tempo, in interni giustamente considerati i primi esempi di pittura intimista in Italia, la rappresentazione insieme sacra e profana delle Storie di Sant’Orsola (1490 –95 Gallerie dell’Accademia di Venezia) si svolge con fasto e solennità quasi liturgica delle cerimonie civili della Repubblica, in una cornice di folla che partecipa coralmente all’azione: Dal 1502 il Carpaccio iniziò il ciclo delle storie dei Santi dalmati, Giorgio, Girolamo e Trifone, nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. Qui la rigorosa intelaiatura prospettica delle tele è dilatata da accordi di colore che già preludono agli effetti tonali di Giorgione. Dalla “quiete dello spirito”, protagonista del San Girolamo nello studio, all’agitato “ divertimento” della fuga dei monaci di fronte al leone ammansito al convento, dalla semplice e patetica scena dei Funerali di San Girolamo al fasto orientale del Trionfo di San Giorgio e alla fiabesca evocazione della lotta di san Giorgio e il drago sullo sfondo della città turrita, si rinnova continuamente con inesauribile ricchezza di motivi e invenzioni, risolte con perfetto magistero formale. Nelle successive Storie della Vergine, per la Scuola degli Albanesi, ( Bergamo, Accademia Carrara; Venezia, Ca d’Oro; Milano, Brera), il tono si abbassa per il basso intervento di scolari e solo alcune storie di Santo Stefano, in particolare la Disputa ( Milano, Brera,) tornano al livello delle opere precedenti, con accentuazione del valore atmosferico degli accordi del colore.
I medesimi caratteri stilistici sono presenti nelle opere che il Carpaccio dipinse negli stessi anni, parallelamente ai cicli delle “scuole”, si ricordano il Miracolo della Reliquia della Croce ( 1494, Gallerie dell’Accademia), il polittico di Grumello de Zanchi, le cosiddette Cortigiane al Museo Correr e le complesse meditazioni religiose, ambientate in paesaggi ideali vicini al gusto dei Ferraresi; Cristo con gli strumenti della passione ( Udine, Museo Civico). Meditazione sulla Passione di Cristo ( Metropolitan Museum, New York) e Pianto per il Cristo Morto 8Berlino, Staatliche Museum).
Nel 1507 il Carpaccio, chiamato da Giovanni Bellini a collaborare al ciclo di dipinti storici per la sala del Maggior consiglio in Palazzo Ducale, distrutti nell’incendio del 1577, raggiunse l’apice della sua fama.
Le ultime opere mostrano tuttavia un certo irrigidimento formale e l’incapacità del maestro, legato ormai a un mondo spirituale in via di trasformazione, di tenere il passo con il rinnovarsi della pittura veneta nei primi decenni del 1500:

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