van gogh e gauguin

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

I mangiatori di patate, raffigurante una misera famiglia intorno a un tavolo, riassume il senso del suo lavoro di quegli anni, attraversato dal proposito di realizzare opere di carattere documentario per illustrare la durezza della vita contadina. Si trattava di una pittura d’intonazione realistica, fondata su toni scuri, terrosi, ancora in sintonia con la tradizione olandese e il suo gusto per i forti contrasti di luce e di ombra.
La camera da letto. Quest’ultima è cromaticamente risolta attraverso i rapporti dei tre colori fondamentali con i loro complementari: il rosso e il verde, il giallo e il viola, il blu e l’arancione. Una quarta coppia di colori è costituita dal bianco e dal nero dello specchio sulla parete, che costituisce una sorta di punto di sosta per l’occhio.
Notte stellata: la sua struttura compositiva è ancora tradizionale, ma il linguaggio, che asseconda il progetto di una pittura di sintesi tra sguardo interiore e percezione del mondo esterno, tende al superamento della visione naturalistica attraverso i movimenti astratti della linea e un concitato ritmo espressivo.
Chiesa di Auvers, costruita sul netto contrasto tra la luminosità del prato in primo piano – dipinto a brevi tratti verdi, gialli, bianchi, con qualche tocco di ocra – e il fondo notturno. “[...] un effetto – scrisse Van Gogh alla sorella Willemien – che mostra la costruzione azzurro-viola contro un cielo di un azzurro profondo e semplice, cobalto puro; le finestre dai vetri piombati sono come macchie d’oltremare; il tetto è viola e in parte arancio. In primo piano un po’ di verde, fiori e sabbia con la luce del sole rosa”: tale arbitrarietà dei colori e le forzature prospettiche anticipavano i caratteri tipici dell’espressionismo.
RITRATTO DELLA SIGNORA GINOUX Già affascinato dal genere del ritratto, nel soggiorno di Arles Van Gogh usò come modella la sua affittacamere, Madame Ginoux, ossia L’arlesiana.Ecco la descrizione che l’artista stesso fece del dipinto: “Io possiedo infine un’arlesiana, dal fondo limone pallido, il viso grigio, l’abbigliamento nero, nero, nero, di blu di Prussia completamente crudo.Lei si appoggia su un tavolo verde e siede su una poltrona di legno arancione”.Van Gogh non si dilunga nella resa minuziosa della fisionomia della donna, cogliendone subito l’essenza, con pochi e decisi tratti.La donna ha un aspetto arcigno e non accessibile per l’abito severo e per i lineamenti affilati del volto.La sua austerità è tuttavia mitigata dallo sguardo un po’ languido e malinconico, e dai dettagli più frivoli dei guanti verdi e dell’ombrellino rosso appoggiati sul tavolo.
AUTORITRATTO L’autoritratto è uno degli ultimi di una lunga serie, realizzata dall’artista nel corso della sua attività.Il dipinto è quasi monocromo, tutto giocato sulle tonalità di un delicato azzurro marino.L’unico tocco di colore è costituito dalla barba rossiccia del pittore.
Van Gogh non guarda direttamente lo spettatore, ma volge lo sguardo corrucciato verso un orizzonte molto lontano.La mascella serrata e l’atteggiamento dell’artista denotano una grande inquietudine e sofferenza interiori. Il ritratto fu infatti eseguito quando Van Gogh era internato all’ospedale di Saint-Rèmy.Il senso di forte disagio è enfatizzato dalla pennellata, nervosa e contorta.Lo sfondo, una stesura di colore azzurro dall’andamento ondulato, contribuisce con rara efficacia alla resa del tormento psicologico dell’artista.
I GIRASOLI Il dipinto raffigura un vaso di girasoli. La scelta di questo soggetto, più volte replicato dal maestro olandese, era in parte determinato dall'impossibilità da parte di Van Gogh di poter pagare dei modelli, nonostante che il pittore prediligesse la rappresentazione della figura umana.Il vaso, definito da pochi tratti nitidi, poggia su un piano, probabilmente un tavolo.
Alla definizione sommaria di questi elementi della composizione si contrappone una descrizione accurata e naturalistica dei girasoli, aperti e un po’ appassiti.Mutano le tonalità cromatiche del giallo e dell'arancio, mentre ogni petalo è disegnato con tratti rapidi e decisi.
Nonostante la prevalenza dei toni caldi, esaltati dalla luminosità diffusa, il dipinto sembra esprimere inquietudine nelle linee curve degli steli e nei petali accartocciati, bruciati dal sole.
Il dipinto è firmato.La composizione è molto semplice, conseguente alla scelta del soggetto.
La profondità della composizione è data dal piano di appoggio, distinto dallo sfondo solo per la variazione cromatica e per il contorno scuro.Il contorno scuro che sullo sfondo delimita il piano, taglia in due anche il vaso; la linea assume tuttavia un andamento convesso che asseconda la rotondità del volume.L'assenza di passaggi chiaroscurali e di ombre trasporta l'oggetto raffigurato in una dimensione irreale, corrispondente al mondo emotivo di Van Gogh. Non mancano d'altra parte descrizioni concrete e naturalistiche di particolari, come rivela la costruzione in scorcio dei girasoli in secondo piano.

GAUGUIN
La visione dopo il sermone: oltre che per le grandi campiture cromatiche piatte – che risentivano dell’influenza dell’arte giapponese, evidente anche nel tronco che taglia in diagonale il dipinto – il sintetismo che si andava delineando, in contrapposizione all’oggettività ottica dell’impressionismo, si caratterizzava per la condensazione in un’unica immagine di dati reali e di elementi visionari e per l’attribuzione ai colori, arbitrari e innaturali, di valori simbolici. Tale scelta di linguaggio è coerentemente sviluppata in
La bella Angèle, ritratto di una ragazza di Pont-Aven eseguito durante il terzo soggiorno bretone, dove un ulteriore elemento di novità è costituito dai tratti lievemente caricaturali del volto. Oltre a motivi floreali decorativi, nel quadro compare una piccola ceramica peruviana, che ci ricorda l’infanzia passata dall’artista a Lima. L’impianto compositivo, con il busto di Angèle in un semicerchio ben distinto dal fondo, è ancora una volta di derivazione giapponese: è d’altronde possibile che Gauguin si sia ispirato – manifestando così il proprio interesse per fonti iconografiche anche “basse” – alla carta intestata di un albergo di Pont-Aven in cui compariva, iscritta in un cerchio, la figura di una donna bretone in costume tradizionale.
Ia orana Maria: una visione da Eden, completata da una grande natura morta in primo piano, cromaticamente giocata sul rosso e il blu dei pareo e il giallo delle ali dell’angelo. È un’opera ispirata al tema cristiano della Madonna con il bambino: le due giovani tahitiane in preghiera non sono però riprese dal vero, ma derivano da figure di danzatrici di un antico rilievo del tempio giavanese di Borobudur, di cui l’artista possedeva forse una fotografia.
Manaò Tupapaù è un nudo “un po’ indecente” – come scrisse Gauguin – in parte ispirato all’Olympia di Manet. Nel suo Quaderno per Aline (la figlia) il pittore descrive il processo di genesi del quadro, sottolineandone i valori formali e “musicali” legati all’andamento per linee orizzontali ondulate e agli accordi dei colori complementari: il blu del pareo e l’arancio delle sue decorazioni, il giallo del lenzuolo e il violetto del fondo. I colori assumono inoltre precisi significati simbolici: il giallo evoca la luce, il giorno; il viola del fondo la paura, la notte. Nella figura nera si fondono l’autorappresentazione dell’artista e l’immagine animista dello spirito dei morti, in un unico personaggio raffigurato – con un gusto per la contaminazione di forme e linguaggi tipico di Gauguin – secondo i modi dell’arte egizia, che mescolava frontalità e profilo.
Due tahitiane, un’opera che fu esposta con successo alla grande mostra retrospettiva del 1906. La posa delle giovani donne, solo apparentemente naturale, è ancora ripresa dal fregio buddista di Borobudur, una delle fonti di arte antica non occidentale più frequentemente utilizzate da Gauguin. Svolta sul tema dell’offerta (non è chiaro di che cosa: forse di petali di fiore di mango, oppure di una marmellata di frutti esotici), la tela piacque per l’equilibrio tra impianto classico dell’immagine e grazia barbarica delle donne e costituì uno dei capisaldi della successiva grande fortuna dell’artista.
CONTADINE BRETONI Il dipinto fu eseguito dall’artista durante un soggiorno in Bretagna.
L’influenza dell’esperienza tahitiana è tuttavia evidente nei colori primari e brillanti e nella composizione sintetica e monumentale. Le donne in primo piano sono vestite con il tradizionale costume bretone ma nei tratti del volto evocano figure esotiche ed orientali. Le forme del corpo sono lineari e scandite da larghe zone di colore puro, non modulato per toni. Le vesti delle donne scendono lisce e senza pieghe, tanto che l’uso del chiaroscuro è praticamente estraneo al dipinto.
Alle spalle delle figure femminili si staglia un paesaggio campestre, in cui si intravede un contadino che lavora nell’orto e un gruppo di case in lontananza. Rispetto ai contorni netti e precisi delle donne, il paesaggio naturale è reso con pennellate più morbide e sfumate, per macchie di colore. Particolare il contrasto tra il giallo oro del terreno e il blu violaceo del masso alle spalle delle donne, accostato al verde intenso del prato sullo sfondo.
FEMMES DE TAHITI OU SUR LA PLAGE L'opera, che colpisce per i colori vivaci e violenti, raffigura due donne indigene sulla spiaggia di Tahiti. La vita delle popolazioni polinesiane, esempio di accordo fra l'uomo e la natura e allo stesso tempo recupero di una semplicità primitiva, è il principale soggetto delle opere che Gauguin esegue negli ultimi anni della sua vita.
Le due donne siedono sulla sabbia in posa rilassata e naturale, vestite dei loro abiti colorati. I volti delle donne sono caratterizzati dai lineamenti negroidi e dai lucidi capelli neri ordinatamente pettinati e ornati con fiori. L'atmosfera silenziosa e meditativa della scena è data dall'atteggiamento delle due protagoniste, assorte nei propri pensieri e non comunicanti l'una con l'altra.
Gli oggetti indefiniti che sono posati sulla spiaggia in primo piano conferiscono all'immagine un significato misterioso e simbolico.Il dipinto è firmato.La forma orizzontale della tela è ripresa dalla linea che definisce il limite della spiaggia e dalle striature verdi e blu del mare retrostante. L'orizzonte corre alto sopra le figure delle due donne, tanto che il cielo non è visibile. La concretezza spaziale della scena è data soprattutto dalle forme dilatate dei corpi delle due donne, quasi costrette nei limiti della tela. Entrambe le figure sono disposte lungo una direttrice diagonale che taglia la superficie da sinistra a destra.Tranne che per pochi passaggi chiaroscurali presenti negli incarnati, il colore è steso per campiture di colore compatte e bidimensionali.

Esempio