Nike di Samotracia

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Titolo: Nike di Samotracia.
Autore: Pythòkritos (Pitocrito) della Scuola di Rodi.
Data: 190 a.C.
Materiale: originale in marmo, calco in gesso.
Dimensioni: 328 cm (ali incluse).
Luogo di conservazione: Parigi, Museo del Louvre
La Nike
Nike è la personificazione della Vittoria. In Esiodo viene detta figlia del Titano Pallante e di Stige; appartiene perciò alla prima stirpe divina, anteriore agli Olimpici. Per i Greci aveva le sembianze di una donna giovane e bella con le ali.
La statua
La statua venne scolpita per commemorare le vittorie riportate dalla flotta di Rodi su Antioco Terzo re della Siria.
Secondo una ricostruzione questa statua alata faceva parte in origine di un gruppo marmoreo raffigurante un'imbarcazione da guerra con la dea della Vittoria sulla collocata su una collinetta di fronte al Santuario dei Cabri, nell'isola di Samotracia e adornava una fontana proprio del santuario
Analisi
Sembra atterrare o spiccare il volo dalla prua della nave: la figura, eretta, si sviluppa lungo l'asse perpendicolare della gamba destra, sulla quale appoggia tutto il corpo, mentre la gamba sinistra è arretrata come a cercare stabilità o per darsi lo slancio necessario.
Il torace è spinto in avanti, quasi gonfio, e leggermente ruotato a destra rispetto l'asse centrale, quasi come se stesse per volgere il proprio busto, mentre la parte inferiore del corpo sembra accennare una rotazione verso il lato opposto: questa lieve torsione crea una linea sinuosa che percorre tutto il corpo della dea, ispirando un forte senso di dinamismo.
Forse essa innalzava una corona, o, come sostengono alcuni studiosi, reggeva un trofeo con la mano sinistra ed una tromba con la destra, nella quale soffiava.
Porta una leggerissima veste, il chitone, che un vento impetuoso sembra incollare, quasi dissolvendolo, al bellissimo corpo, lasciando intravedere i suoi seni prorompenti, le curve morbide del ventre, il leggero infossamento dell'ombelico.
Stile
In questa statua si possono ritrovare i tratti degli scultori più famosi dell'epoca: l'effetto bagnato tipico delle sculture di Fidia, la ponderazione "antitetica" delle statue di Lisippo, e il photos apparso per la prima volta nelle opere di Scopas.
E' considerato il modello insuperato della bellezza muliebre che l'arte ellenistica ha consegnato alla posterità, per l'eleganza e l'armonia delle forme.

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