Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 31.08.2001 |
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MASACCIO
La carriera artistica di Masaccio fu brevissima ma fortemente innovativa, infatti con lui la pittura inizia un nuovo corso. Nelle sue opere infatti, l'uomo diventa un individuo autentico con veri sentimenti, ancorato alla fisicità ed alla concretezza della vita reale. Masaccio è il primo artista del Rinascimento che ha saputo cogliere ed interpretare la realtà quotidiana dell'uomo; nella sua pittura la rigorosa costruzione prospettica, il sapiente uso del chiaroscuro e del colore, si accompagnano ad un profondo contenuto umano e morale espresso con intensa e tragica drammaticità. Masaccio ha condizionato con le sue opere artisti quali Leonardo, Michelangelo e Raffaello, soprattutto per le soluzioni adottate nel riprodurre il più fedelmente possibile la teoria della prospettiva che proprio in quegli anni prendeva forma.
la VITA dell’ARTISTA
Tommaso nasce a San Giovanni in Altura (conosciuta oggi come San Giovanni Valdarno) il 21 Dicembre 1401 dal notaio Giovanni di Mone Cassai e da monna Jacopa di Martinozzo. Viene chiamato così poichè Tommaso era il Santo festeggiato in quel giorno. Il nome del casato Cassai deriva dall’attività di falegnami svolta dalla famiglia del padre. Tommaso rimane orfano di padre nel 1406 a soli 5 anni. Nello stesso anno a Tommaso nasce un fratello a cui viene dato il nome di Giovanni in ricordo del padre morto, anch’egli come il fratello diviene pittore e sarà ricordato come Scheggia. La madre si risposa con un uomo molto più anziano di lei ,benestante che garantirà a Masaccio ed alla sua famiglia un’infanzia piuttosto agiata.
Il soprannome di Masaccio gli deriva non perché fosse una persona cattiva ma , come ci spiega il Vasari nelle “Vite”, per la grande trascuratezza che egli aveva per le cose del mondo e per se stesso, perchè fin da giovanissimo era attratto dall’arte.
Masaccio vive a San Giovanni in Altura fino al 1417 quando con la madre rimasta nuovamente vedova e con il fratello Giovanni si trasferisce a Firenze; qui vanno ad abitare nella parrocchia di San Niccolò Oltrarno. Nel 1422 si iscrive all’Arte dei medici e speziali ed inizia così la sua attività di pittore autonomo, nel 1426 è a Pisa dove è stato chiamato da Giuliano di Colino degli Scalzi a dipingere una importante pala di altare. Nel 1428 Masaccio si reca a Roma per una commissione e lì muore giovanissimo.
La produzione artistica di Masaccio si concentra soprattutto negli ultimi quattro anni di vita, e cioè dal 1424 al 1428.
le INNOVAZIONI di MASACCIO
Masaccio, come ci riferisce il Vasari, fu fin da giovanissimo attratto dall'arte. Già a San Giovanni Valdarno, dove trascorre l'infanzia e la giovinezza, ebbe modo di affinare la sua innata sensibilità pittorica, ma è a Firenze che il pittore sviluppa la propria personalità artistica. A Firenze, nei primi anni del '400, grazie soprattutto alle opere di Brunelleschi e Donatello, era in corso una rivoluzione artistica e culturale che cambiò moltissimo l'intesa e la realizzazione dell'architettura e della scultura. Essi furono gli artisti che Masaccio scelse come punti di riferimento; per la loro affinità artistica, questi due grandi maestri divennero in seguito suoi grandi amici ed estimatori. Masaccio rimase impressionato dalle nuove e bellissime opere di architettura e di scultura che venivano realizzate in quegli anni a Firenze. Sono infatti di quegli anni le più grandi realizzazioni architettoniche fiorentine come il Duomo ed il Battistero e le chiese di Santa Croce e Santa Maria Novella.
Ma nella pittura, arte alla quale Masaccio si sentiva naturalmente portato, non vi era traccia di significativi cambiamenti. La pittura nei primi anni del '400 faceva ancora riferimento a quello stile tardo gotico che da tantissimi anni ormai era richiesto ed apprezzato dalla maggioranza dei nobili e degli ecclesiastici. Stile che proprio per la tipologia consolidata poteva essere facilmente riprodotto da validi copisti senza alcun gusto proprio e senza alcun sviluppo artistico. Masaccio riuscì invece nella trasposizione di queste grandi novità già introdotte nell’architettura e nella scultura anche nella pittura e per questo fu considerato già nel suo secolo un artista grandioso.
Avendo prodotto con la sua opera una svolta storica nella pittura ed essendo stato successivamente seguito da moltissimi altri insigni pittori, Masaccio è considerato pressoché unanimemente come "Il fondatore della pittura rinascimentale".
le OPERE
Datato 1422 il Trittico della Chiesa di San Giovenale a Cascia è la più antica opera di Masaccio giunta sino a noi. Il Trittico rappresenta un caposaldo della pittura del primo Rinascimento è infatti un opera dal già evidente impianto prospettico, priva di ornamenti esteriori ma ricca di contenuti morali, eloquente dimostrazione dell'indipendenza rispetto al tardogotico.
La collaborazione con Masolino ma anche la loro diversità appare ben visibile nella Madonna col Bambino e Sant'Anna del 1424 circa, in cui due epoche diverse, Medioevo e Rinascimento sono messe a confronto, è la prima opera dove i due artisti manifestano il loro sodalizio che continuerà nella Cappella Brancacci ed in alcune committenze romane. In essa Masaccio rende esplicita la ricerca di una nuova energia plastica con figure che conquistano saldamente lo spazio in profondità.
La straordinaria personalità di Masaccio esplode nei suoi lavori successivi, prima accanto a Masolino, poi in maniera autonoma negli affreschi della Cappella Brancacci nella Chiesa del Carmine a Firenze (1424 - 1425). Il Tributo, San Pietro che risana gli infermi, Il Battesimo dei Neofiti sono alcune delle opere presenti in tale cappella e che possono essere considerate come il vero inizio della pittura rinascimentale, in esse infatti Masaccio condensa le basi della sua rivoluzione naturalistica: lo spazio rappresentato secondo le leggi della prospettiva, le luci e le ombre che determinano il rilievo dei corpi, la forte intensità emotiva.
Importante è La cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre, un’opera drammaticamente realistica e molto lontana dalla tardo gotica raffigurazione di Masolino che le sta di fronte all’interno della Cappella Brancacci. L'uomo, pur peccatore, in Masolino non ha perduto la sua dignità, non è degradato o abbrutito, il suo aspetto fisico rimanda anche a modelli di bellezza classica, mentre invece l'Eva di Masaccio sembra portare su di se il non solo suo peccato ma "tutti i peccati" e sul suo volto si legge il dolore del mondo.
Di particolare rilievo l'affresco illustrante Il Pagamento del Tributo, che unifica nella stessa scena diversi momenti temporali del racconto evangelico, privilegiando, con un atto assolutamente rivoluzionario, l'importanza e la dignità del singolo uomo, ritratto accanto ad un Cristo che possiede fattezze umane.
Questa concezione rivoluzionaria pareggia nella rappresentazione "Uomo" e "Dio" e fa di Cristo stesso un uomo tra gli uomini, anch'egli uomo sofferente nella Crocifissione (1426).
Del 1426 è Il Polittico di Pisa presso la Chiesa dei Carmelitanidi; di questo complesso purtroppo smembrato restano pannelli in diversi musei del mondo. In esso, le immagini sono ripulite da ogni se pur minima decorazione e concentrate totalmente nell'evento rappresentato.
ANALISI dell’OPERA: “LA TRINITA’”
La Trinità risale agli anni tra il 1426 ed il 1428, appena prima della morte di Masaccio.
Il dipinto si trova nella navata sinistra della chiesa di Santa Maria Novella, a Firenze, e le figure sono disposte secondo una struttura piramidale facilmente riconoscibile.
Scorrendo l’affresco dal basso verso l’alto troviamo prima un sarcofago indicante la caducità delle cose terrene, più in alto troviamo i due vecchi committenti: un mercante e sua moglie, e ancora più in alto rispetto ad essi la Madonna e san Giovanni.
Innalzati rispetto al resto della composizione, anche in senso metaforico, si scorgono i componenti della Trinità, e quindi: Cristo crocefisso, la colomba dello Spirito Santo e alla sommità Dio che sorreggendo il figlio domina l’intera opera.
La Trinità è una dei primi dipinti del Rinascimento nel quale si utilizzano le regole della prospettiva per ricreare su una superficie piatta l’illusione della profondità.
La scena è avvolta in un’inquadratura architettonica classica di chiara ispirazione brunelleschiana, composta da un arco a tutto sesto sorretto da colonne ioniche inquadrate da lesene dall’esclusiva funzione decorativa, sulle quali poggia l’architrave, tanto che si pensa che Brunelleschi sia intervenuto in prima persona nella composizione dell’opera fornendo a Masaccio il modello di tale inquadratura architettonica. Essa è scorciata in relazione a un osservatore il cui sguardo sia posto all’altezza delle figure dei committenti, ed infatti qui convergono le linee di fuga della volta: questo fatto è testimonianza di come nel Rinascimento l’uomo sia misura di tutte le cose e come lo spazio sia fatto a sua misura, anche in ambito religioso. Inoltre i committenti sono ritratti in una scala metrica uguale a quella delle figure sacre, fatto che mai si era verificato prima di Masaccio nella storia della pittura cristiana.
Per quanto riguarda le figure dei due santi, anche queste come i committenti sono scorciate dal basso verso l’alto.
Restano solo da analizzare le figure sacre della Trinità: Masaccio scelse di rappresentarle in una visione perfettamente frontale, senza scorci né variazioni di scala, poichè le figure divine non devono essere assoggettate alle imperfezioni della vista, infatti tali imperfezioni sono proprie solo degli uomini e non devono intaccare invece l’immagine e la dignità delle figure sacre.
Il dipinto presenta quindi una grande innovazione, in quanto la gerarchia delle figure all’interno di un opera non è più determinato dalla scala metrica ma dal modo in cui sono disposte e vengono presentate dall’artista all’interno della composizione.