Materie: | Altro |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Download: | 117 |
Data: | 08.03.2007 |
Numero di pagine: | 5 |
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Testo
Leonardo da Vinci
Vita: Leonardo nasce e Vinci nel 1452 e presto va a Firenze con il padre, che lo manda come apprendista nella bottega del Verrocchio, con il quale collaborò nella realizzazione di alcune opere. Qui il giovane elabora la concezione del fare artistico come un’azione empirica, fondata cioè sull’osservazione del reale nella sua varietà. Il suo campo d’indagine sarà vastissimo, dall’anatomia alla botanica, dall’astronomia alla meccanica, proprio perché all’epoca agli artisti delle botteghe erano richieste diverse abilità e non c’era separazione tra progetto e realizzazione di un’opera. Nel 1482 Leonardo lascia Firenze per andare alla corte di Ludovico il Moro a Milano, dove si cimentò in ogni campo artistico, tra cui la pianificazione urbanistica e l’architettura, fino all’ideazione di giostre e nuovi sistemi di irrigazione. Nel 1499, a seguito dell’invasione francese del ducato di Milano, Leonardo andò a Mantova e a Venezia, per poi tornare a Firenze. Dopo un anno al servizio di Cesare Borgia, visse gli ultimi 20 anni tra Milano, Firenze e Roma, fino al 1517, anno in cui si trasferì nel castello di Cloux, presso Amboise, ospite di Francesco I re di Francia. Qui morì nel 1519.
Opere:
• Paesaggio della Val d’Arno: è un disegno a penna e bistro (un tipo di fuliggine impastata a gomma) su carta. Qui appare già evidente la fusione tra realtà e pensiero; la stessa indicazione di un preciso luogo è una novità per l’epoca, nonostante le linee si limitino a suggerire le forme senza definirle precisamente, in un dinamico chiaroscuro.
• Battesimo di Cristo: è un’opera del Verrocchio in cui interviene anche Leonardo, a cui spetta l’esecuzione dell’angelo a sinistra e del paesaggio alle sue spalle. Dal maestro, egli riprende l’aspirazione a rompere la rigidità delle forme attraverso un movimento dello spazio, ma la cosa che interessa più all’allievo è la costruzione dei corpi attraverso la luce.
• Madonna Benois: tutta la scena ruota intorno al fiore che la Madre porge al Bambino; esso è il fulcro di un’intensa animazione psicologica, resa con i gesti e gli sguardi delle due figure, che costituiscono una grande novità, che deriva anche dalla conoscenza anatomica propria dell’artista.
• Adorazione dei magi: è un’opera rimasta incompiuta, che testimonia uno studio della rappresentazione dei sentimenti umani: la folla alle spalle della Madonna testimonia lo sconvolgimento che la venuta di Gesù ha creato nel mondo. Il capo della Vergine è il vertice di un triangolo compositivo, formato prevalentemente dalla folla e spicca come un cuneo di luce nel buio dello sfondo, che stimola una riflessione religiosa. La rappresentazione dello spazio è ben lontana dalle regole rigide della prospettiva quattrocentesca.
• Vergine delle rocce: è la prima commissione milanese ed è frutto di uno studio sulla luce e sui suoi effetti nello spazio, in particolare sulla rifrazione atmosferica. La luminosità della scena non è più ottenuta per mimesi esterna (imitazione delle superfici cromatiche da ritrarre) ma per mimesi interna, cioè simulando gli stessi processi fisici che producono i colori, essendo che la luce si posa ugualmente su ogni cosa. Le rocce allora sembrano svanire all’orizzonte e le figure emergono dolcemente dallo sfondo buio: questa soluzione pittorica è detta “sfumato”, ovvero un sottilissimo graduarsi dell’ombra, che diviene l’elemento generatore dell’immagine.
• Ritratto di dama con ermellino: una delle opere che eseguì a Milano ritraendo personaggi importanti della corte; la donna è forse Cecilia Gallerani, amante di Ludovico, il cui nome ha una curiosa assonanza con la parola yalen, ermellino in greco, simbolo nel dipinto dello stesso Ludovico. La luce è incisiva, simile ai ritratti fiamminghi; la vivacità dell’espressione è un’assoluta novità, insieme con l’impostazione spaziale (il volto ruotato, che imprime alla figura un moto a spirale).
• L’Ultima cena (Il cenacolo): l’affresco si trova nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, fu commissionata da Ludovico intorno al 1496 e costituisce il vertice della ricerca artistica di Leonardo: convergono qui gli studi anatomici, la funzione espressiva dei moti del corpo, il rapporto tra luce e spazio prospettico e la sperimentazione tecnica e materiale. Vi è nella scena un’intensissima drammaticità quasi violenta, provocata dalla rivelazione di Cristo: «In verità vi dico, uno di voi mi tradirà» e testimoniata dallo stupore sul volto degli apostoli, disposti a triadi (Bartolomeo-Giacomo minore-Andrea, Pietro-Giovanni-Giuda Iscariota, Giacomo maggiore-FilippoTommaso, Matteo-Giuda Taddeo-Simone) convergenti al centro nella figura di Cristo, isolato ed autonomo. L’impianto spaziale è chiaro e severo; la sala dipinta riprende l’architettura di quella reale dove è collocata, tanto che la scena sembra svolgersi alla presenza degli osservatori e ben visibile a tutti (i personaggi sono infatti più grandi del normale e sovraproporzionati anche rispetto allo spazio che li contiene. La novità dell’opera sta anche nella sua realizzazione materiale: Leonardo stese infatti sul muro una preparazione (arriccio) asciutta sulla quale dipinse con colori all’uovo. Questa è la causa del suo precoce deterioramento.
• Sant’Anna con la Vergine, il Bambino e l’agnello: deriva dal disegno preparatorio Sant’Anna con la Vergine, il Bambino e San Giovannino e viene oggi conservato al Louvre. La raffigurazione è complessa e fondata sulle contrapposizioni plastiche e per vettori sfuggenti. Spicca l’asse discendente da sinistra a destra, rappresentato dal doppio abbraccio della Vergine al Bambino e del Bambino all’agnello. I fulcri sono la testa di Sant’Anna e i tre piedi alla base. La gestualità è estremamente naturale ma con una forte valenza simbolica: la Vergine tenta di distogliere Gesù dall’agnello sacrificale e quindi dalla meditazione sul proprio destinino di Redentore. Il paesaggio di sfondo si ricollega a quello della Gioconda.
• La Gioconda (Monna Lisa): la data di realizzazione è incerta; Leonardo era molto legato a questo dipinto, che portò con sé in Francia. È il risultato dello studio di un nuovo modello di ritratto, sia per la naturalezza dell’impostazione, sia per la verità dell’espressione e sia per il trattamento della superficie, formata da numerosi strati di vernice che conferiscono una soffusa e trasparente luminosità. Il soggetto (secondo il Vasari sarebbe Monna Lisa, moglie del mercante fiorentino Francesco di Giocondo) è in una posizione sopraelevata rispetto allo sfondo, costituito da un vasto paesaggio (novità nella ritrattistica, in cui il fondo era tradizionalmente scuro). Il busto, le braccia e la testa ruotano in direzioni diverse, infrangendo le leggi della simmetria e rompendo ogni rigidità, donando alla figura una naturalezza straordinaria. Il volto è percorso da complesse sfumature psicologiche: l’espressione non è definita ma sembra mutare come se fosse viva; questo effetto è ottenuto attraverso lo sfumato, che lascia le forme indefinite ed ambigue, in particolar modo sul volto e nel paesaggio, gravido di umidità e la cui acqua rappresenta la ciclicità della vita, alternanza tra nascita e morte. La metà sinistra del viso sembra più matura di quella a destra; il sentiero rappresenta forse il “sentiero della virtù”, ricavata da una storia di Ercole di Senofonte, assai diffusa al tempo. Il tema della maternità è stato impiegato da Freud per la sua interpretazione della Gioconda.