Leonardo da Vinci

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Data:30.01.2001
Numero di pagine:25
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Carta d'identità
Nome: Leonardo
Cognome: Da Vinci
Data di nascita: 15 aprile 1452
Luogo di nascita: Anchiano Da Vinci
Stato civile: Celibe
Professione: Pittore e scultore, teorico dell’arte, musico, scrittore, ingegnere meccanico e militare, architetto, scenografo, maestro fonditore, esperto di artiglieria, inventore, scienziato.
Ultimo domicilio: Castello di Amboise, Francia
Morto il: 2 maggio 1519
ARTE
Vita di Leonardo
Pittore, architetto, scienziato e scrittore (Vinci, Firenze, 1452 – Castello di Cloux, Amboise, 1519). Discepolo del Verrocchio in pittura, fu in ogni altro campo un autodidatta. Fu al servizio di Ludovico il Moro dal 1482; dopo la caduta del duca, peregrinò in varie città (Mantova, Venezia, Firenze) e fu ingegnere militare di Cesare Borgia. Ancora a Firenze nel 1503-1506, tornò a Milano nel 1506, dove progettò lavori di fortificazione del Naviglio presso S. Cristoforo; fu quindi a Roma, al servizio di Giuliano de’ Medici, dal 1517 in Francia, presso la corte di Francesco I, dove morì. Come pittore creò una tecnica ‘sfumata’, con delicati contrasti di luce e di ombra che fanno sparire i contorni e creano un’illusione d’atmosfera e di vita nella scena rappresentata. Opere principali: la Gioconda, la Vergine delle rocce e S. Anna, la Vergine e il Bambino (tutti a Parigi, Louvre), l’Ultima Cena (Milano, Refettorio di S. Maria delle Grazie), Annunciazione e Adorazione dei Magi (entrambe a Firenze, Uffizi). Come scienziato, Leonardo compì fondamentali ricerche di meccanica (studi sulle leve), di anatomia (dimostrazione della funzione dei muscoli), di ottica, di chimica, di geologia, di astronomia. Precursore di molte conquiste della tecnica moderna, progettò macchine per volare, strumenti nautici, macchine belliche. Gli scritti di Leonardo, dominati dall’entusiasmo quasi mistico di chi, nei misteri della natura, ricerca la traccia del divino, hanno carattere frammentario: nel 1631 fu pubblicato il Trattato della pittura, nel 1828 il Trattato del moto e della misura delle acque; nel 1894-1904 apparve l’edizione diplomatica del Codice Atlantico, raccolta di note scientifiche e disegni.
Il problema della luce e dell’ombra
Se nei primi dipinti fiorentini è presente una precisione disegnativa che rende i profili definiti e le ombre leggere, successivamente, per mezzo del chiaro-scuro, le figure assumono rilievo plastico capace di staccarle del fondo. Introduce l’uso dell’ombra sfumata che confonde i contorni e avvolge le figure rendendole indefinite.
I dipinti
Le opere di Leonardo, molte delle quali rimaste incompiute, non sono numerose, ma per la loro straordinaria novità hanno esercitato una grandissima influenza sulla pittura dei secoli seguenti. Nei dipinti giovanili Leonardo aderì allo stile del Verrocchio, ma risentì anche dell'influsso dell'arte fiamminga nella resa della luce e sviluppò un interesse particolare per la rappresentazione della natura, fino a concepire la pittura come una vera e propria scienza, utile per comprendere e raffigurare fedelmente i fenomeni naturali.
Nell'Adorazione dei Magi introdusse un nuovo genere di composizione, con un'articolazione della scena molto complessa, nella quale la varietà degli eventi viene coordinata attraverso il movimento e i gesti delle figure.
Le novità dello stile di Leonardo sono ancora più evidenti nel Cenacolo, in cui rese il tema tradizionale dell'Ultima Cena in modo completamente nuovo. Il pittore dipinse gli apostoli a tre per volta, in unità compositive dinamiche attorno all'immagine del Cristo, il quale, isolato al centro, annuncia che uno di loro lo tradirà. La serenità del Cristo contrasta con l'espressione concitata di tutti gli altri personaggi, che reagiscono animatamente alle parole del Maestro. La rappresentazione dell'ambiente nel quale si verifica l'evento sacro "sfonda" illusionisticamente lo spazio reale entro cui è collocato il dipinto.
Il dipinto della Gioconda è famosissimo sia per il virtuosismo dell'esecuzione, sia per il mistero del sorriso della donna raffigurata. Nella realizzazione del ritratto Leonardo fece uso di due tecniche fondamentali della pittura, delle quali è considerato il primo grande maestro: lo sfumato e il chiaroscuro. Lo sfumato consiste nel dissolvere in modo quasi impercettibile i tratti del disegno, fondendo i colori in sottili gradazioni; i trapassi dalle zone di luce a quelle d'ombra vengono ammorbiditi, creando un effetto di trasparenza che rende quasi evanescente il sorriso della donna ritratta. Il chiaroscuro consiste nel modellare e definire le forme per mezzo del contrasto luminoso; ad esempio, le mani sono raffigurate prevalentemente con una modulazione di luce e ombra.
Leonardo fu tra i primi a usare la prospettiva aerea: la profondità e la lontananza degli oggetti rappresentati vengono rese attraverso un sapiente uso del colore, in straordinari giochi di effetti atmosferici. Tutti i maestri del Rinascimento si confrontarono con le tecniche pittoriche e lo stile innovativo di Leonardo.
Disegno della gioconda inserito qui
FISICA
La luce
Forma di radiazione elettromagnetica, come il calore, le onde radio e i raggi X. La luce consiste sostanzialmente di rapidissime oscillazioni del campo elettromagnetico, in un particolare intervallo di frequenze che possono essere rivelate dall'occhio umano e che costituiscono il cosiddetto campo del visibile. I diversi colori della luce corrispondono alle diverse frequenze di vibrazione del campo elettromagnetico. Lo spettro della luce visibile si definisce generalmente in termini di lunghezza d'onda, e va dalla lunghezza d'onda minore, quella del violetto, alla lunghezza d'onda maggiore del rosso. A frequenze più alte di quella della luce violetta (e quindi per lunghezze d'onda più piccole), si trovano la radiazione ultravioletta e i raggi X. A frequenze più basse (lunghezze d'onda più grandi) si trovano invece la radiazione infrarossa e le onde radio. La radiazione luminosa viene generalmente prodotta dalla vibrazione degli elettroni in seguito, ad esempio, a forti sollecitazioni termiche: maggiore è la temperatura, maggiore è la frequenza di vibrazione degli elettroni e quindi della radiazione emessa.
Natura della luce
La luce si propaga in linea retta in tutte le direzioni, raggiungendo, man mano che si allontana dalla sorgente che l'ha emessa, aree sempre più ampie. Quando colpisce un oggetto, essa può essere riflessa, diffusa o assorbita. In relazione alla natura della superficie su cui incide la radiazione, alcune frequenze vengono riflesse o diffuse meglio di altre, e questo determina il colore con cui vengono percepiti i vari oggetti. Le superfici bianche riflettono con la stessa intensità tutte le lunghezze d'onda della luce, mentre quelle che appaiono nere assorbono praticamente tutta la radiazione incidente. Perché si abbia il fenomeno della riflessione speculare è necessario che la superficie riflettente sia altamente pura e levigata, simile appunto a quella di uno specchio.
La definizione della natura della luce ha sempre rappresentato un problema fondamentale per la fisica. Il matematico e fisico britannico Isaac Newton propose un modello corpuscolare, cioè considerò la luce come composta da fasci di particelle, o in generale di corpuscoli di varia specie, prodotti da tutti i corpi luminosi. L'astronomo, matematico e fisico olandese Christiaan Huygens, invece, attribuì alla luce una natura ondulatoria, spiegandone il meccanismo di propagazione secondo le leggi del moto ondulatorio.
Attualmente si pensa che queste due teorie siano sostanzialmente complementari: lo sviluppo della teoria quantistica ha portato infatti a osservare che, in esperimenti diversi, la luce mostra alternativamente comportamenti tipicamente corpuscolari e comportamenti ondulatori. Nelle situazioni in cui la luce si propaga secondo le caratteristiche del moto ondulatorio, le vibrazioni avvengono lungo una direzione perpendicolare a quella di propagazione, e sono quindi possibili due piani di polarizzazione mutuamente perpendicolari.
Velocità della luce
La velocità della luce fu misurata per la prima volta in un esperimento di laboratorio dal fisico francese Armand-Hippolyte-Louis Fizeau, sebbene altre osservazioni astronomiche avessero già permesso di determinarne il valore con una buona approssimazione. Oggi il valore della velocità della luce si conosce con estrema precisione: nel vuoto esso risulta pari a 299.792.458 m/sec.
Misurando l'intervallo di tempo impiegato dalla radiazione luminosa per raggiungere un bersaglio e quindi tornare indietro, diventa possibile determinare distanze altrimenti non valutabili in modo ugualmente accurato. In ciò consiste ad esempio il principio di funzionamento del radar e del sonar. L'unità di misura della lunghezza del Sistema internazionale, il metro, è stato ridefinito come la lunghezza del cammino percorso dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo di 1/299.792.458 di secondo. La velocità di propagazione della luce nell'aria varia leggermente in funzione della lunghezza d'onda, e risulta in media minore di circa il 3% del suo valore nel vuoto; la velocità in acqua si riduce invece in media del 25% circa e nel vetro del 33%.
La luce svolge un ruolo fondamentale in moltissimi campi, di cui è impossibile fornire un elenco completo. La luce del Sole ad esempio, è essenziale per le piante nel processo di fotosintesi, che serve a sintetizzare sostanze organiche complesse a partire da molecole inorganiche.
CHIMICA
Il colore
Percezione sensoriale associata alle diverse lunghezze d'onda della radiazione elettromagnetica nello spettro del visibile. Come sensazione propria dell'uomo e di alcuni animali, la percezione dei colori è un processo neurofisiologico molto complesso; la retina dell'occhio raccoglie la radiazione luminosa attraverso cellule a forma di bastoncelli e coni: mentre i bastoncelli registrano l'intensità globale della luce, i coni sono sensibili a tre diversi intervalli di lunghezze d'onda, che il cervello sintetizza e traduce in colori.
I metodi usati oggi per specificare i colori in campo tecnico appartengono alla colorimetria, e consistono in accurate misurazioni scientifiche basate sulle lunghezze d'onda di tre colori primari.
Lo spettro visibile
La cosiddetta luce bianca è composta da uno spettro continuo di onde elettromagnetiche di lunghezza d'onda compresa circa tra 350 e 750 nanometri, o nm, cioè milionesimi di millimetro. Se le intensità di queste radiazioni sono distribuite in maniera uniforme su tutto lo spettro, la luce appare effettivamente bianca o grigia (secondo l'intensità dell'illuminazione). Una radiazione composta da onde di un'unica frequenza (o lunghezza d'onda) si dice monocromatica: le onde monocromatiche sono qualitativamente diverse, e questa differenza qualitativa è percepita soggettivamente come diversità di colore. Ad esempio la luce di lunghezza d'onda di 700 nm appare rossa, quella con lunghezza d'onda di 400 nm è percepita come violetta. Le lunghezze d'onda intermedie, partendo dal violetto e spostandosi verso il rosso, sono blu, verde, giallo e arancio.
Il colore di un fascio di luce monocromatico, o che contiene radiazioni elettromagnetiche comprese entro una ristretta banda di lunghezze d'onda, viene detto colore puro o tono di colore. I colori puri sono definiti saturi, e capita molto raramente di poterli vedere al di fuori dei laboratori dove vengono prodotti artificialmente.
Colori primari
L'occhio umano non funziona esattamente come un analizzatore di spettri, e quindi la medesima sensazione di un colore può essere prodotta da stimoli fisici (ossia radiazioni luminose) diversi. Così un miscuglio di luce rossa e verde con intensità appropriate viene percepita dalla retina in modo identico al giallo dello spettro, pur non contenendo la lunghezza d'onda del giallo. È possibile produrre una qualunque sensazione di colore mescolando in dosi opportune i tre colori rosso, blu e verde. Se luci di questi colori, detti "additivi primari", sono mescolate con intensità approssimativamente uguali si produce la sensazione di luce bianca. Esistono anche coppie di colori puri "complementari" che, se mescolati, producono la stessa sensazione di bianco: ad esempio, il giallo e il blu, e certi rosso-arancione con il blu-verdastro.
Il colore degli oggetti
Molti dei colori percepiti nell'esperienza quotidiana sono determinati da radiazioni che contengono varie lunghezze d'onda, risultanti dal parziale assorbimento della luce bianca. Ad esempio i pigmenti, che conferiscono il colore a molti oggetti, assorbono alcune delle lunghezze d'onda della luce bianca e ne riflettono o trasmettono altre, alle quali appunto si deve la sensazione cromatica legata all'oggetto.
I colori che assorbono la luce composta da colori additivi primari si dicono colori "sottrattivi primari". Sono il magenta che assorbe il verde; il giallo che assorbe il blu e il ciano o blu-verde che assorbe il rosso. Così, un fascio di luce verde che colpisce una superficie rossa viene assorbito quasi completamente e l'occhio vede una superficie nera. I colori sottrattivi primari, che sono anche detti pigmenti fondamentali, possono essere mescolati in diverse proporzioni per ottenere quasi ogni tono di colore. Se vengono mescolati tutti insieme in proporzioni pressoché uguali, essi producono un colore molto scuro, ma non perfettamente nero. I colori sottrattivi primari sono usati nella fotografia a colori, per realizzare le diapositive e le pellicole per stampe a colori. Inchiostri magenta, giallo e ciano si usano per le immagini stampate a colori; l'inchiostro nero è invece utilizzato spesso per rinforzare il quasi-nero prodotto dalla miscela dei tre colori primari.
Il meccanismo che determina il colore
Il meccanismo che determina la formazione dei colori per assorbimento della luce da parte delle diverse sostanze non è ancora del tutto chiaro; apparentemente dipende dalla struttura molecolare delle sostanze. Nel caso di composti organici, solo quelli in cui gli atomi di carbonio presentano legami non saturi (ovvero nei quali alcuni elettroni sono liberi di vibrare, e dunque di intercettare particolari lunghezze d'onda della luce) sono colorati, e il loro colore può essere modificato per mezzo di reazioni chimiche (vedi Chimica organica). I composti inorganici sono invece generalmente incolori in soluzione o allo stato liquido, a eccezione di quelli contenenti gli elementi di transizione.
Si può avere colorazione anche per cause diverse dall'assorbimento della luce. I colori della madreperla o delle bolle di sapone, ad esempio, sono dovuti al fenomeno dell'interferenza. Alcuni cristalli mostrano una colorazione diversa quando varia l'angolo di incidenza del fascio di luce sulla loro superficie (il fenomeno è detto pleocroismo). Diverse sostanze inoltre mostrano una colorazione diversa a seconda che la luce sia trasmessa o riflessa; così una sottilissima lamina d'oro, gialla nella luce riflessa, appare verde alla luce trasmessa. Il "fuoco" di certe gemme, in modo particolare del diamante, è dovuto alla dispersione della luce bianca nelle sue componenti spettrali, esattamente come si verifica nel prisma. Alcune sostanze, se illuminate con una luce monocromatica, assorbono il colore a essa associato ed emettono una radiazione diversa, sempre di lunghezza d'onda maggiore; questo fenomeno è detto fluorescenza, oppure, nel caso particolare in cui l'emissione sia ritardata, fosforescenza. Il blu del cielo è dovuto alla diffusione, da parte delle molecole dei gas atmosferici, delle componenti blu a corta lunghezza d'onda della luce bianca proveniente dal Sole. Un'analoga diffusione si nota nella sala buia di un cinema: visto di lato, il fascio di luce del proiettore appare blu a causa della polvere e delle particelle di fumo sospese nell'aria che diffondono i raggi luminosi.
BIOLOGIA
La luce per la vita
La luce proveniente dal Sole fornisce 2 calorie per cm² al minuto. Di essa solo il 67% raggiunge la superficie della Terra nella misura di 1,34 calorie per cm² per minuto a mezzogiorno in estate. La luce solare è uno dei principali fattori che influenzano sia direttamente sia indirettamente ogni attività vitale della biosfera; è fondamentale nel meccanismo complesso della fotosintesi e quindi risulta la fonte di energia per tutta la catena trofica degli esseri viventi sia in ambiente terrestre sia in quello acqueo. L’alternanza di una fase luminosa e di una fase oscura condiziona poi tutta una serie assai complessa di fenomeni biologici: nei vegetali, oltre alla fotosintesi, i fototropismi e i fotoattismi, i fotoperiodismi, alcuni bioritmi, la respirazione, la germinazione dei semi, la fioritura, ecc. Negli organismi eterotrofi, la luce è fondamentale per la visione e per lo svolgersi di particolari ritmi di attiità o riposo, i cosiddetti “orologi biologici”, per l’attività riproduttrice legata al fotoperiodismo e per altri fenomeni collegati ai bioritmi come per esempio le migrazioni degli uccelli o il cambiamento di livrea di alcuni mammiferi, fatti che, alle latitudini medie e alte, dipendono da meccanismi ormonali attivati da centri nervosi sensibili alle variazioni stagionali della durata del periodo giornaliero di illuminazione solare. Secondo la necessità di forte o scarsa illuminazione per compiere le proprie funzioni vitali, si parla rispettivamente di organismi fotofili e fotofobi (o scotofili). Per i vegetali è più preciso il termine di “piante eliofile”, che necessitano di una forte illuminazione, oppure sciafile, se preferiscono un’illuminazione debole e schermata, come per esempio le associazioni vegetali di un sottobosco. Organismi veramente fotofobi sono i componenti della fauna endogea, ma allo stesso modo si possono considerare quelli delle zone marine abissali, gli animali strettamente cavernicoli (molto spesso depigmentati e completamente ciechi) o i parassiti interni di altri animali.
STUDI SCIENTIFICI
I disegni
I disegni, che sono parte integrante dell'opera di Leonardo, comprendono sia studi preparatori di dipinti sia studi scientifici. I temi trattati sono numerosissimi: architettura, idraulica, volo degli uccelli, anatomia, macchine, fortificazioni, ottica, geologia, meteorologia, aerodinamica. Il più noto è un Autoritratto da vecchio (1510-1513, Biblioteca Nazionale, Torino).
I progetti scientifici
Leonardo comprese l'importanza della sperimentazione scientifica meglio di ogni altro scienziato del suo secolo. Le sue teorie scientifiche, così come le sue innovazioni artistiche, erano basate su un'attenta osservazione dei fenomeni naturali. Purtroppo, come accadde spesso per i progetti artistici, molti suoi trattati scientifici non furono mai portati a termine. I suoi manoscritti constano di circa cinquemila pagine di appunti, quasi tutti leggibili soltanto allo specchio poiché Leonardo, mancino, scriveva alla rovescia, da destra verso sinistra. Tra i codici più importanti, ricordiamo il Codice Atlantico (Pinacoteca Ambrosiana, Milano), i manoscritti della Royal Library del Castello di Windsor (Londra), i codici del Victoria and Albert Museum e il codice Arundel del British Museum (entrambi a Londra), i manoscritti della Biblioteca Nacional di Madrid, i codici dell'Institut de France a Parigi e la raccolta conservata presso la Biblioteca Reale di Torino.
Anticipando numerose scoperte dell'era moderna, Leonardo studiò, nel campo dell'anatomia, la circolazione sanguigna e il movimento degli occhi, indagò profondamente i fenomeni meteorologici e geologici, studiò l'effetto della luna sulle maree, presagì alcune teorie moderne riguardo alla formazione dei continenti e approfondì lo studio delle origini dei fossili. Fu anche uno degli iniziatori della scienza dell'idraulica e il primo a considerare la botanica una scienza autonoma. Progettò un efficace sistema di canalizzazione dei fiumi e inventò molte macchine e attrezzi ingegnosi, tra i quali lo scafandro. Per tutta la vita studiò e analizzò il volo degli uccelli: le sue scoperte sul volo lo portarono a enunciare principi di aerodinamica tuttora considerati validi.
Le invenzioni
I progetti vinciani sono talmente numerosi che è difficile elencarli tutti. Alcuni si possono catalogare anche come opere di ingegneria militare. Sono progetti di straordinaria modernità. In alcuni casi si tratta di miglioramenti apportati a macchinari già esistenti, in altri invece di vere e proprie invenzioni.
Ma in tutte le sue macchine prevale il senso dell’automazione, Leonardo progettò infatti anche un robot, che è stato ricostruito nel 1945 seguendo i disegni dell'artista.
Uno spazio particolare l'ha riservato all’ingegneria meccanica. Una gran mole di strumenti "macchinali" per agevolare il lavoro dell’uomo, tra cui macchine per incidere lime, martelli automatizzati a canne, strumenti per segare il marmo a lastre parallele, un orologio a balestra e ingranaggi dai complicati ruotismi.
Un altro settore delle ricerche vinciane è l’idraulica, e non c’è committente leonardesco che non abbia cercato di approfittare della sua competenza nel settore. Chiuse, ponti mobili e retrattili, molini, draghe, canalizzazioni ardite come quella prevista in alternativa all'Adda, porti, dighe. E poi battelli e imbarcazioni di tutti i tipi, compresa una anticipazione del sommergibile; Leonardo concepisce quindi l’acqua come una possente, economica e inesauribile riserva energetica.
Il suo interesse per l’energia termica o eolica è invece minore anche se esistono molti schizzi di macchine utilizzanti questi tipi di energia.
Al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano e al Museo Vinciano sono state ricostruite alcune fra le sue invenzioni, che spesso lui progettava senza però realizzarle.
Ecco le principali invenzioni di Leonardo:
Macchine
da guerra
Macchine
idrauliche
Macchine
per il volo
Meccanica
Architettura
Balestra a tiro rapido
Draga
Tipi di ali
Vite
Città su tre piani
Catapulte
Canale Firenze - mare
Macchina volante
Molle
Carri falcanti
Escavatrice
Ornitoritteri
Cuscinetti a sfere
Carro armato
Scafandro e galleggianti
Anemometri
Macchine per la lavorazione
di specchi e lenti
Ponti
Sottomarino
Vite aerea
Odometro
Scale e tecnica d'assalto
Sfondacarene
Paracadute
Veicolo automobile
Carro coperto
Ventilatore
Orologi
Cannoni
Sega
Macchina intaglia lime
Mitragliatrice
Macchina per tagliare le pietre
Pallottole
Girarrosto automatico
Fucile
Il robot
disegno del cavallo inserito qui
STORIA
Rinascimento
Nella storiografia, termine che designa il periodo storico e il movimento di pensiero fioriti in Italia e diffusisi nel resto dell'Europa tra la fine del XIV e la metà del XVII secolo, caratterizzati dall'affermarsi di un nuovo ideale di vita e dal rifiorire degli studi e delle arti. In questo periodo la società frammentata di tipo feudale del Medioevo, basata soprattutto sull'economia agricola e su una vita intellettuale e culturale ispirata al pensiero religioso, si trasformò in una società dominata dalle istituzioni politiche centrali, che propugnavano un'economia commerciale di tipo urbano e il patrocinio laico nell'arte e nella letteratura.
Caratteristiche principali del Rinascimento
Il Rinascimento italiano fu essenzialmente un fenomeno urbano, un prodotto cioè delle città che fiorirono nell'Italia centrale e settentrionale, quali Firenze, Ferrara, Milano e Venezia.
Fu proprio la ricchezza di queste città, dovuta al periodo di grande espansione economica del XII e del XIII secolo, ad alimentare le conquiste culturali del Rinascimento. I mercanti che operavano in queste città controllavano i flussi commerciali e finanziari di tutta Europa. A questa società mercantile faceva da contrasto la società rurale e legata alle tradizioni dell'Europa medievale.
La rottura con la tradizione
Il Medioevo non cessò bruscamente, anche se sarebbe errato considerare il Rinascimento come una sua mera continuazione. Una delle rotture più significative con la tradizione si produsse nel campo della storia. L'opera Historiae Florentini populi libri XII (Dodici libri di storie fiorentine, 1420) di Leonardo Bruni, le Istorie fiorentine (1525) di Niccolò Machiavelli, la Storia d'Italia (1537-1540) di Francesco Guicciardini, e il Methodus ad facilem historiarum cognitionem (Facile introduzione allo studio della storia, 1566) di Jean Bodin, abbandonavano la visione degli storici medievali, legata a un concetto di tempo segnato dall'avvento di Cristo, per sviluppare un'analisi degli avvenimenti che ha origine da una concezione laica del tempo e dall'atteggiamento critico verso le fonti.
La storia divenne una branca della letteratura e non più della teologia. Gli storici del Rinascimento rifiutavano la divisione cristiana della storia che doveva avere inizio con la Creazione, seguita dall'Incarnazione di Gesù Cristo e dal Giudizio Finale. La visione rinascimentale della storia esaltava il mondo greco e romano, condannava il Medioevo come un'era di barbari e proclamava la nuova epoca come quella della luce e della rinascita del classicismo.
L'idea rinascimentale dell'Umanesimo rappresentò un ulteriore elemento di rottura culturale con la tradizione medievale. Secondo lo studioso americano Paul Oscar Kristeller, questo termine, spesso mal interpretato, sottolineava la generale tendenza del Rinascimento "a dare molta importanza agli studi classici e a considerare l'antichità classica come il riferimento comune e il modello guida di tutta l'attività culturale". Il fervido interesse per l'antichità si esprimeva nella ricerca dei manoscritti classici: i Dialoghi di Platone, le Storie di Erodoto e Tucidide, nonché le opere dei drammaturghi e dei poeti greci, furono riscoperti e pubblicati. Poiché gli intellettuali provenienti da Bisanzio, dopo la conquista della città compiuta dai turchi ottomani insegnarono a Firenze, a Ferrara e a Milano, lo studio del greco fiorì tra il XV e il XVI secolo. Gli studi umanistici vennero incoraggiati e sostenuti dalle famiglie dei Medici di Firenze, degli Este di Ferrara, degli Sforza di Milano, dei Gonzaga di Mantova e dei duchi di Urbino, dei nobili di Venezia e della Roma papale.
Scienza e tecnologia
Il Rinascimento realizzò notevoli progressi nel campo della medicina e dell'anatomia, scienze per le quali venne redatta anche, a cavallo tra il XV e il XVI secolo, la prima traduzione delle opere di Ippocrate e Galeno. Alcuni dei più noti trattati greci di matematica furono tradotti nel XVI secolo, mentre venivano date alle stampe le opere di astronomia di Copernico, Tycho Brahe e Keplero. Verso la fine del XVI secolo, Galileo applicò i modelli matematici alla fisica. Lo studio della geografia venne trasformato dalla nuova conoscenza favorita dalle esplorazioni extraeuropee, ma anche in seguito alla prima traduzione delle opere di Tolomeo e Strabone.
In campo tecnologico, l'invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo rivoluzionò la diffusione del sapere. La nuova invenzione rese possibile aumentare la quantità di libri in circolazione, aiutò a eliminare gli errori di trascrizione e trasformò lo sforzo intellettuale in un'attività di confronto e di scambio piuttosto che di elaborazione solitaria. Se poco appariscenti migliorie nella tecnologia navale aprirono alle flotte europee le rotte oceaniche, l'impiego della polvere da sparo rivoluzionò le tattiche militari tra il 1450 e il 1550, favorendo lo sviluppo dell'artiglieria che avrebbe rivelato i suoi effetti devastanti contro le mura di castelli e città.
Politica
Nel campo del diritto si tendeva a confutare il metodo dialettico dei giuristi medievali mediante l'interpretazione storico-filologica delle fonti del diritto romano. Per quanto concerne il pensiero politico, il principio medievale secondo cui la preservazione della libertà, del diritto e della giustizia doveva costituire l'obiettivo centrale della vita politica venne ridimensionato, anche se non radicalmente, dai teorici rinascimentali, per i quali il compito primario del governo dello stato era mantenere la sicurezza e la pace. Machiavelli, senza dubbio il più originale e innovatore fra i pensatori politici del Rinascimento, sosteneva che la forza creativa ("virtù", ma intesa senza connotati morali) del principe rappresentava la chiave per il mantenimento sia della sua posizione sia del benessere dei suoi sudditi.
Le principali città-stato italiane diedero vita a stati regionali (vedi Signoria), ognuno dei quali cercava di espandersi a spese degli altri. L'unificazione territoriale su dimensione nazionale ebbe luogo anche in Spagna, in Francia e in Inghilterra. Il processo portò allo sviluppo della moderna diplomazia; entro il XVI secolo, l'istituzione di ambasciate permanenti si diffuse dagli stati italiani anche in Francia, in Inghilterra e nel Sacro romano impero.
Religione
Gli uomini di Chiesa del Rinascimento, soprattutto se di rango elevato, modellarono il proprio comportamento sull'etica della società laica. Le attività di papi, cardinali e vescovi si distinguevano ben poco da quelle dei grandi mercanti e dei principi. Il cristianesimo rimase comunque un elemento vitale ed essenziale della cultura rinascimentale: predicatori quali san Bernardino da Siena e teologi e prelati come sant'Antonino di Firenze, ispiravano ammirata devozione e influenzavano notevolmente l'opinione pubblica. L'approccio umanistico ai misteri della teologia si può rintracciare nelle opere di Francesco Petrarca come in quelle di Erasmo da Rotterdam.
Valutazioni
Il Rinascimento fu un periodo di fermento intellettuale, che aprì nuove vie per i pensatori e gli scienziati del secolo successivo. L'idea rinascimentale che l'umanità governa la natura, ripresa da Francesco Bacone, diede l'avvio allo sviluppo della scienza e della tecnologia moderne. Le nozioni di repubblica e libertà, preservate e difese con riferimenti classici dai pensatori rinascimentali, ebbero un impatto indelebile sul corso della teoria costituzionale. Ma, sopra ogni altra cosa, il Rinascimento ha lasciato in eredità capolavori d'arte e monumenti di tale bellezza da incarnare la definizione stessa di cultura occidentale.
GEOGRAFIA
Vengono in questa sezione presentati gli spostamenti di Leonardo, insieme alle sue opere.
La formazione e le prime opere fiorentine
Leonardo era figlio naturale del notaio Piero di Antonio, che si preoccupò di dargli un'ottima educazione, anche musicale. Verso il 1469 entrò nella bottega del pittore e scultore allora più famoso di Firenze, Andrea del Verrocchio, grazie al quale acquisì una vasta esperienza, sia come pittore di pale d'altare e quadri su tavola, sia come ideatore di sculture in marmo e bronzo. Nel 1472 era già iscritto alla Compagnia di San Luca, la corporazione dei pittori fiorentini, ma la collaborazione con il Verrocchio proseguì almeno fino al 1476. Nel celebre Battesimo di Cristo (1475-1478, Uffizi), attribuito al Verrocchio e a un altro pittore, forse Sandro Botticelli, si riconosce la mano di Leonardo in alcuni rifacimenti del paesaggio e nell'angelo inginocchiato a sinistra.
Nel 1478 Leonardo aprì una propria bottega e ricevette alcune importanti commissioni. I monaci di San Donato a Scopeto (Firenze) lo incaricarono di dipingere un'Adorazione dei Magi (Uffizi, Firenze), iniziata nel 1481 e mai terminata. Altre opere giovanili sono il ritratto di Ginevra Benci (1474 ca., National Gallery, Washington), l'Annunciazione degli Uffizi (1472-1475; ne esiste anche una seconda versione, più tarda, al Louvre), la Madonna Benois (1478 ca., Ermitage, San Pietroburgo), la Madonna del garofano (1478-1480, Alte Pinakothek, Monaco) e il San Girolamo (1481 ca., Pinacoteca Vaticana, Roma), anch'esso incompiuto.
Il primo soggiorno milanese
Intorno al 1482, Leonardo entrò al servizio di Ludovico il Moro, duca di Milano, dopo avergli scritto una celebre lettera in cui offriva la sua opera per costruire forti, ponti e macchine da guerra, oltre che per dipingere e scolpire. Prese parte come ingegnere alle campagne militari del duca e progettò anche numerosi apparati per feste e celebrazioni. Inoltre collaborò con il noto matematico Luca Pacioli al famoso trattato di estetica De divina proportione (1509), nel quale è esposta la teoria della sezione aurea.
È documentato che a Milano Leonardo ebbe degli allievi, ai quali forse erano destinati gli scritti poi raccolti nel Trattato sulla pittura (Codice vaticano urbinate 1270). Tra le opere pittoriche più importanti di questo soggiorno milanese, si ricorda la prima versione della Vergine delle rocce (1483-1485 ca., Louvre, Parigi), la Dama con l'ermellino (1485-1490, Czartoryski Muzeum, Cracovia), il Ritratto di dama noto anche come La bella Ferronière (Louvre, Parigi), il Ritratto di musico (Pinacoteca Ambrosiana, Milano). Leonardo, forse insoddisfatto di ciò che aveva cominciato, tornò a più riprese sui suoi dipinti. Dal 1495 al 1497 fu impegnato in un'opera d'importanza capitale per la storia della pittura, l'Ultima Cena, affrescata su una parete del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Disgraziatamente, il suo esperimento sull'impiego di tempere grasse da applicarsi sull'intonaco causò, già pochi anni dopo, il deterioramento dell'opera, e i tentativi di restauro fatti a partire dal 1726 non ebbero fortuna. Grazie a un programma coordinato di restauro e conservazione fondato su criteri scientifici, iniziato nel 1977, è stata restituita parte della pittura originale, mediante l'asportazione delle ridipinture dovute ai restauri precedenti. Sono venuti alla luce i colori brillanti e le pennellate stese da Leonardo ed è stato evidenziato l'effetto illusionistico dell'impianto prospettico ricercato dal pittore.
Durante il soggiorno milanese, Leonardo eseguì, oltre ad altri dipinti e disegni, anche scenografie, studi di architettura e progetti per il tiburio del Duomo di Milano. Ludovico gli commissionò una colossale statua equestre in bronzo raffigurante il padre Francesco Sforza. Ma nel dicembre 1499 gli Sforza furono cacciati da Milano dall'esercito francese e il bronzo destinato alla statua fu usato per fabbricare cannoni; il modello in creta fu inoltre distrutto dai soldati francesi. Leonardo riparò prima a Mantova e a Venezia, quindi nel 1500 tornò a Firenze.
Il ritorno a Firenze
Nel 1502, in qualità di ingegnere militare, Leonardo entrò al servizio di Cesare Borgia, duca di Romagna e figlio del papa Alessandro VI, che per diversi mesi seguì in Romagna e in Umbria. Nella primavera del 1503 tornò a Firenze, dove ricevette la commissione di un grande affresco raffigurante la Battaglia di Anghiari per il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. L'opera non fu mai terminata, tuttavia Leonardo eseguì il cartone, che venne studiato dai maggiori artisti fino al Settecento, quando andò distrutto. A noi è pervenuto solo tramite copie, la più famosa delle quali (1615 ca., Louvre) è dovuta a Pieter Paul Rubens. Il dipinto doveva essere affiancato da un affresco di Michelangelo Buonarroti, la Battaglia di Cascina, anch'esso mai terminato.
Durante il suo secondo periodo fiorentino, Leonardo realizzò vari ritratti, tra i quali la celebre Monna Lisa (1503-1506, Louvre), conosciuta col nome di Gioconda dal cognome del marito della donna ritratta, Francesco Bartolomeo del Giocondo. Leonardo mostrò un interesse speciale per questo dipinto, portandolo con sé in tutti gli spostamenti successivi.
Gli ultimi anni
Leonardo tornò a Milano nel 1506, chiamato dal governatore francese Charles d'Amboise, e fu nominato pittore di corte del re di Francia. Lavorò a opere di ingegneria e disegnò un monumento equestre (mai realizzato) per Gian Giacomo Trivulzio, comandante dell'armata francese che occupava la città. Risalgono inoltre a questo secondo soggiorno milanese il dipinto Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e san Giovannino (1501-1510 ca., Louvre, Parigi), per il quale aveva già eseguito un cartone nel 1498 ca. (National Gallery, Londra), e la seconda versione della Vergine delle rocce (realizzata con collaboratori; 1506 ca. - 1508, National Gallery, Londra). Tra il 1514 e il 1516 soggiornò a Roma, sotto la protezione del cardinale Giuliano de' Medici, e si dedicò soprattutto agli esperimenti scientifici. Dal 1517 visse in Francia al servizio del re Francesco I.
LETTERATURA
I codici leonardeschi
Di tutta la produzione di Leonardo ci restano ancora, fortunatamente, oltre cinquemila pagine di appunti, circa un quinto della sua produzione, scritti con la sua inconfondibile scrittura speculare, orientata da destra a sinistra. Può essere che utilizzasse questo stratagemma solo per divertimento, poiché era un appassionato di giochi d'ingegno e di barzellette.
Questa enorme massa di scritti, sicuramente la piu' consistente del periodo rinascimentale, è restata coinvolta, dopo la morte di Leonardo, in incendi, ed è stata oggetto di rapina e di atti di vandalismo.
Quando Leonardo morì lasciò tutte le sue pagine al suo fedele discepolo Francesco Melzi, che le conservò con cura, ma alla sua morte i suoi eredi diedero inizio alla dispersione di questo importantissimo e immenso materiale; addirittura, non avendone compreso l'importanza, inizialmente lasciarono gli scritti in un sottotetto, per poi regalarli o cederli a poco prezzo ad amici o collezionisti.
Grandi responsabilità del rimescolamento delle carte ha lo scultore seicentesco Pompeo Leoni, che, con l'intenzione di separare i disegni artistici da quelli tecnologici e di unificare le pagine scientifiche, smembra parte dei manoscritti originali, tagliando e spostando le pagine così da formare due grandi raccolte: il Codice Atlantico e la Raccolta di Windsor. Proseguendo con lo stesso sistema Leoni compone almeno altri quattro fascicoli.
Dal 1637 al 1796 parte dei manoscritti è ospitata nella Biblioteca Ambrosiana, da cui però Napoleone li fa trafugare al suo arrivo a Milano. Nel 1851 solo una parte di essi tornano a Milano; altri restano a Parigi, e altri ancora in Spagna, dove alcuni verranno ritrovati solo nel 1966.
Ecco il perchè' della grande dispersione degli scritti di Leonardo, oggi divisi in ben dieci codici diversi:
- Il Codice atlantico
- La Raccolta di Windsor
- Il Codice Arundel
- Codici dell'Istituto di Francia
- Il Codice Forster
- Il Codice sul volo degli uccelli
- Il Codice Trivulziano
- I Codici di Madrid
- Il Codice Leicester (ex Codice Hammer)
- Codice Ashburnham
FILOSOFIA
I moti dell’animo
Altra tematica affrontata da Leonardo riguarda la corrispondenza degli affetti, delle passioni, dei moti dell’animo, con i gesti e le fisionomie. Nei suoi scritti Leonardo consiglia di studiare attentamente per poter rappresentare i vari stati d’animo e per questo ci ha lasciato molti disegni di teste colte nelle più diverse espressioni. Con lo studio dei moti dell’animo il pittore anticipa un aspetto della pittura del ‘500, quello rivolto alla rappresentazione visiva della psicologia dei personaggi, un tipo di ricerca che si svilupperà in stretta relazione fra gli studi scientifici e il lavoro artistico.
La luce per i filosofi
La luce ha offerto spunti alla riflessione ancor quando dalla mitologia si ricavavano i primi elementi di una cosmogonia: in tale senso la luce fu considerata una radiazione della sostanza divina. Il concetto di luce rimaneva però ancorato alla materia; lo stesso Eraclito, definendo la luce “mente del mondo”, le dava più nobile collocazione, senza però ancora disancorarla dal concetto di materia. Chiarì l’equivoco Platone, per il quale il Sole, l’astro fonte di luce sensibile, è simbolo e imitazione del Sole intelligibile, l’idea suprema del Bene, da cui ogni altra entità intelligibile trae vita e realtà, così come le cose sensibili traggono la loro vita e la loro forza dal Sole sensibile che è fonte di luce e di energia. Aristotele, pur affrontando diversamente il problema, lasciò alla luce il suo valore di “essenza eterna” e di entità appartenente al mondo celeste, in rapporto però col mondo terreno e regolante i suoi ritmi e mutamenti; infine Plotino e il neoplatonismo elaborarono una vera e propria “metafisica della luce”, che continuando platonicamente distinguere fra luce intelligibile e luce sensibile, fece dell’una e dell’altra gradi diversi di emanazione dall’Uno: grado superiore la luce intelligibile, emanazione diretta dell’Uno, e inferiore quella sensibile, propria del mondo dei corpi. Nel Medioevo, grazie soprattutto alle speculazioni ottico-matematiche della Scuola di Oxford, in special modo di Roberto Grossatesta, la metafisica della luce assunse un ruolo determinante nello sviluppo delle scienze fisiche e matematiche europee. La luce, considerata diretta emanazione di Dio, era studiata affinché attraverso di essa si giungesse alla comprensione delle leggi divine, stabilite per la regolamentazione dell’Universo. In periodo moderno il concetto di luce ha riassunto il suo significato fisico a eccezione di una momentanea affermazione metafisica nella “filosofia della Natura” di Schelling.
Disegno della testa dell’uomo
RELIGIONE
Simbologia
Nelle mitologie, soprattutto indoeuropee, la luce assume spesso un significato cosmogonico, che si esprime chiaramente in opposizione alle tenebre. Così nei miti vedici l’apparizione di Ushas, l’aurora, allude all’origine stessa del cosmo che emerge dal caos dell’oscurità. Sempre determinante è stata la parte della luce nella credenza dei popoli d’interesse etnologico, che alla luce lunare attribuiscono una potente influenza sulla vita vegetale; in particolare si pensa che la luce della Luna piena aiuti la crescita delle alghe e di altre piante marine, mentre quella del Sole in genere influenzi la vegetazione terrestre.
La luce cristiana
Nella liturgia del cristianesimo, la luce contiene molti elementi di simbolismo. Anzitutto richiama Cristo, annunciato quale “luce che deve venire” e che si è detto “la luce del mondo”. E’ il simbolo più appropriato della sua natura divina, perché Dio, dice la Scrittura, è luce sorgente di luce, abita in un regno di luce inaccessibile. Il cristiano, per il battesimo, diventa figlio della luce e deve mantenersi luminoso, non contaminato dalle tenebre del peccato. La luce è anche simbolo di gioia e della presenza del Signore. Perciò in molte azioni liturgiche ricorre l’uso della luce: nella messa, nel battesimo, nella liturgia funebre, nella dedicazione della Chiesa. Davanti al Sacramento deve ardere sempre una lampada, simbolo di presenza. Il canto del vangelo è accompagnato da lumi. Fin dall’antichità si accendevano lampade davanti alle reliquie e ai sepolcri dei martiri.
Disegno della madonna con s. anna

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